STORIA DELLA MEMORIA POPOLARE 17 Aprile 1944 il rastrellamento del Quadraro a Roma La ricerca dell’ANRP Ideazione e Direzione del Progetto di Pierluigi Amen
INCONTRO DI PRESENTAZIONE Prime risultanze di una vicenda storica poco divulgata
Per la Storia e la Memoria d’Italia
3 Dicembre 2014 ore 10:30 Archivio di Stato di Roma Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza Corso Rinascimento 40, Roma
“Il lato oscuro dell’obbedienza” "Ich schwöre bei Gott diesen heiligen Eid, dass ich dem Führer des Deutschen Reiches und Volkes Adolf Hitler, dem Oberbefehlshaber der Wehrmacht, unbedingten Gehorsam leisten und als tapferer Soldat bereit sein will, jederzeit für diesen Eid mein Leben einzusetzen."
“Faccio davanti a Dio sacro giuramento di assoluta obbedienza al capo del Reich e del popolo tedesco Adolf Hitler, capo supremo della Wehrmacht e giuro di comportarmi da bravo soldato e di essere sempre pronto a sacrificare la vita piuttosto che infrangere questo giuramento.”
Feldmaresciallo Werner Von Blomberg 1878-1946
Il cavaliere, la morte e il diavolo - incisione a bulino di Albrecht Dürer 1513, particolare
Primo Levi 1919-1987
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e i visi amici: considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca i vostri nati torcano il viso da voi.
Una premessa necessaria di Pierluigi Amen
Il termine tedesco “lager” (deposito), viene generalmente tradotto nella nostra lingua come “campo di concentramento” e con questo generico significato, viene identificato tutto il sistema concentrazionario nazista, inteso dalla stragrande maggioranza degli italiani unicamente come “campo di sterminio”. Si ritiene ancora oggi, prestando fede al classico luogo comune, che tutti coloro che sono stati deportati e internati nei territori del Terzo Reich a partire dall’8 settembre 1943, abbiano conosciuto gli orrori e le nefandezze destinate a chi doveva essere comunque eliminato, nella folle concezione della “soluzione finale” decisa ed organizzata dai vertici del partito nazionalsocialista. Fortunatamente così non è stato, anche se nel convinto giudizio comune sia al soldato che al cittadino tedesco suddito di Hitler, gli italiani, anche quando erano degli alleati, venivano generalmente disprezzati e considerati solo come degli appartenenti ad uno Sklavenvolk in contrasto con gli Herrenvolk, al quale di converso apparteneva la cosiddetta razza ariana. Tale concezione fu aggravata dalla caduta del fascismo e dal repentino cambio di alleanze da parte del Regno d’Italia, causando la massiccia invasione tedesca del territorio italiano e la cattura degli appartenenti alle nostre Forze Armate ovunque fosse possibile, allo scopo di destinarli al lavoro coatto nell’economia del Terzo Reich. Lager di Fossoli (Carpi) 1943-44
A questi prigionieri di guerra - ai quali verrà poi arbitrariamente imposta la definizione di Internati Militari Italiani (I.M.I.) e lo status di civili-, si aggiunsero via via, tramite rastrellamenti anche casuali in Italia, tutti quei civili che venivano ritenuti necessari al lavoro coatto. La vicenda del Quadraro deve essere pertanto inserita, al di là delle motivazioni della resistenza attiva e passiva nella città di Roma, nel più ampio contesto di reperimento di manodopera nei territori occupati, indispensabile alla manutenzione e alla prosecuzione delle lavorazioni delle industrie tedesche che, pur avendo inserito le donne nel proprio personale, sarebbero state certamente costrette a rallentare e poi fermare le proprie attività, per mancanza di operai generici e di specialisti. I rastrellati del Quadraro trasferiti nel Terzo Reich quindi – ad eccezione di alcuni singoli e punitivi (o accidentali) casi di inserimento in campi riservati agli oppositori politici e sociali (denominati KZ o KL e dipendenti dall’apparato delle SS), dove i deportati erano comunque destinati all’annientamento tramite il lavoro -, furono utilizzati per la produzione economica e industriale, ricevendo in tal modo “migliori” condizioni di trattamento che gli permisero - sopportando sottoalimentazione, violenze, stenti, fatiche, situazioni belliche e traversie di fare alfine ritorno alle proprie famiglie, dopo aver subito in media dodici mesi di detenzione.
Caprarola (Viterbo) XXVII° Congresso Nazionale dell’ANRP - Ottobre 2013
Chi siamo
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L’ANRP – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari – ha origine da quelle organizzazioni spontanee di prigionieri di guerra italiani che, prima e dopo l’8 settembre 1943, ebbero a formarsi nell’ambito del mondo concentrazionario dove, alla fine della guerra, l’esigenza di iniziative aggreganti si concretizzò in vere e proprie forme di associazionismo. L’ANRP, riconosciuta Ente Morale con DPR 30/05/1949 e successivamente Ente Nazionale con finalità assistenziali come da DM 10/09/1962, senza scopo di lucro, tutela gli interessi morali e materiali dei suoi associati (negli anni successivi alla guerra circa 600.000) e custodisce il patrimonio morale dei Reduci con l’impegno di trasmetterlo alle nuove generazioni. L’Associazione ha reinterpretato nel tempo il suo ruolo, dedicandosi ad un capillare lavoro di ricerca storica, archivistica e sulle testimonianze affinché la rievocazione degli avvenimenti del passato, troppo spesso confinata nel ristretto ambito delle scadenze commemorative, fosse superata per diventare occasione di approfondimento e di rilettura, al di fuori di ogni logica revisionistica o retorica. L’Azione dell’ANRP è indirizzata a: Mantenere viva la memoria di coloro che immolarono la vita per la salvezza della patria e tributare loro ogni onoranza; Curare la realizzazione, la gestione e il funzionamento di un museo luogo della memoria, di un centro studi, documentazione e ricerca con biblioteca e archivio annessi; Concorrere e sostenere la tutela e la valorizzazione, nel territorio nazionale e all’estero, dei monumenti e siti della memoria e della rimembranza, organizzando in loco viaggi della memoria. L’ANRP presso la propria sede dispone di una ricca biblioteca specializzata, di un ampio archivio fotografico e di una videoteca con testimonianze e filmati storici di varia provenienza. Promuove e svolge, anche d’intesa con le istituzioni italiane e straniere ricerche, iniziative culturali e editoriali, oltre ad organizzare convegni, mostre seminari e master. Pubblica il bimestrale Liberi (già rassegna dell’ANRP) e il periodico Le porte della memoria oltre a singoli testi di interesse specifico sui vari argomenti della storia e della memoria. Negli anni ha pubblicato un centinaio di titoli. E’ membro ope legis del Comitato costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Legge 27 dicembre 2006, n. 296 art 1 commi dal 1271 al 1276 – allo scopo di vagliare le domande di conferimento della “Medaglia d’Onore per i cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti” onorificenza ufficiale della Repubblica Italiana. In occasione del 70° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e della liberazione dei militari italiani dai lager nazisti l’ANRP è impegnata, con il sostegno del Ministero Affari Esteri italiano e di quello tedesco, nonchè del Ministero Difesa, che ha assegnato a tal fine idonei locali, nella realizzazione a Roma di un luogo della memoria da dedicare agli IMI-Internati Militari Italiani nei lager del Terzo Reich 1943-1945. Congiuntamente, sta preparando il Lessico biografico, in primis il Libro commemorativo degli IMI Caduti nei lager, banca dati online nella quale saranno registrati in ordine sistematico dati anagrafici e biografici del più alto numero possibile degli oltre 600mila militari italiani internati.
17 aprile 1944 i tedeschi e il “nido di vespe” Il 17 aprile 1944 nell’allora borgata del Quadraro Vecchio di Roma e zone limitrofe, per mano dei reparti tedeschi diretti dal Ten. Col. Herbert Kappler, avvenne il rastrellamento di tutti gli uomini dai 16 ai 55 anni che i nazisti riuscirono a catturare, circondando il luogo ed effettuando una violenta irruzione all’alba nelle abitazioni. Il Rastrellamento di massa con successiva deportazione nei territori controllati dal Terzo Reich fu, in ordine di tempo, il terzo organizzato e perpetrato dai tedeschi a Roma - dopo quello dei circa 2500 Reali Carabinieri del 7 ottobre 1943 e quello del ghetto ebraico del 16 ottobre 1943 - ed avvenne in quanto i nazisti avevano il duplice scopo di sgomberare l’area periferica dagli elementi di resistenza attiva e passiva al loro dominio territoriale procurando nel contempo mano d’opera forzata per le fabbriche del Terzo Reich. Secondo i registri della Parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio sita in via Tuscolana, presso i quali c’è l’unico elenco attendibile dei deportati con le relative schede personali e familiari, risultano prelevati dai tedeschi e condotti al nord 683 abitanti della cosiddetta “borgata ribelle” e di questi romani di nascita e di adozione 16 risultano deceduti (a questo stato della ricerca) in deportazione o in conseguenza di essa. E’ tuttavia noto che non tutti i rastrellati del Quadraro, riuscirono ad essere identificati dal benemerito Parroco Don Gioacchino Rey in quanto il sacerdote morì nel dicembre del 1944 in un incidente stradale, prima quindi che i deportati nel Terzo Reich facessero ritorno a casa ed è pertanto certo che i nominativi di ulteriori individui saranno aggiunti alla lista, tramite testimonianze e documentazioni di varia natura.
Elenco degli ordini che fu dato ai rastrellati al momento della cattura
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Cartolina diretta ad uno dei rastrellati detenuto nel campo di Fossoli (Carpi)
Linee guida dello sviluppo del progetto di ricerca
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Il progetto di ricerca già in corso di realizzazione, ideato e diretto per conto dell’ANRP dallo storico dell’arte Pierluigi Amen, ha come obiettivo primario la reale ricostruzione della vicenda - per quanto risulterà possibile -, sia nel senso collettivo che in quello individuale ed avrà come risultato la realizzazione di un testo in due volumi nei quali far confluire i risultati della ricerca sugli avvenimenti relativi alla deportazione del Quadraro. Nel primo volume verranno descritte le risultanze della ricerca sulla genesi degli avvenimenti che portarono al rastrellamento e sulle condizioni socio economiche della borgata ad iniziare dalla sua realizzazione e dall’inserimento nel tessuto urbanistico di Roma. Nel secondo volume verranno narrate individualmente le vicissitudini della deportazione e le storie personali dei rastrellati corredate da fotografie e riproduzioni di documenti originali. Per realizzare tale progetto, si stanno quindi vagliando tutti i fondi archivistici relativi ai fatti dell’epoca, sia in Roma che altrove giacenti, ai quali è oggi possibile accedere anche grazie alla piena collaborazione degli Enti e delle Istituzioni che li hanno prodotti. Le informazioni così ottenute saranno messe a confronto con i racconti dei rastrellati ancora viventi e degli eredi che contribuiranno in tal modo al chiarimento delle situazioni dubbie o incerte.
Elio Fabbri nella sua tipografia con il figlio Gilberto dopo la guerra
Inizio del testo del discorso pronunciato da Elio Fabbri per esortare i reduci del Quadraro a votare Repubblica al referendum del 2 giugno 1946; citazione della morte di Gino Franceschini
Certificato di morte di Gino Franceschini avvenuta a Firenze alla stazione di Campo di Marte il 29 Aprile 1944
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La Parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio: Don Gioacchino Rey il Parroco delle Trincee.
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Sullo sfondo della vicenda del rastrellamento del rione Quadraro, si staglia nitidamente la figura di Don Gioacchino Rey - all’epoca parroco di Santa Maria del Buon Consiglio -, una personalità che i testimoni descrivono come imponente e vigorosa, che non ha esitato a spendersi per gli altri. Eppure di Don Gioacchino, come di tanti altri, si sono sino ad ora perse completamente le tracce come se fosse stato solo un’ombra e non un eroe. Il benemerito sacerdote, graziosamente chiamato dal Pontefice Pio XI “il parroco delle trincee” - in ricordo ed in omaggio alla sua missione di Cappellano Militare, svolta durante tutta la Prima Guerra Mondiale e per la quale gli fu conferita anche una Medaglia di Bronzo al Valor Militare - è stato colui che si è battuto per la sua borgata sia durante l’azione predatoria che nel successivo conforto verso le famiglie dei rastrellati, indipendentemente dal fatto che essi fossero cattolici, suoi parrocchiani o seguissero fedi Foto del 1942 di Don Gioacchino Rey in divisa da cappellano militare politiche in antitesi con la fede cattolica. Un prete che fece la spola tra il Quadraro e gli studi cinematografici di Cinecittà, dove i rastrellati rimasero per circa due giorni, per interloquire con i tedeschi, portare conforto e benedire fino a piangere in ginocchio, quando vide partire verso un ignoto destino i camions carichi degli uomini prescelti per la deportazione. E’ grazie alla sua intuizione di raccogliere i nominativi dei rastrellati che si è potuto nel tempo far riconoscere a buona parte degli aventi diritto le provvidenze e le qualifiche dovute per legge, in quanto gli elenchi redatti dai tedeschi sin dalla cattura, poi utilizzati nei vari luoghi di detenzione, sono andati distrutti o non sono mai stati reperiti; per tale motivo, con il tramite della Stazione dei Carabinieri del Quadraro, la Prefettura di Roma ha potuto acclarare la veridicità della richiesta, concedendo quindi la qualifica di Rastrellato o Deportato Civile. Il Parroco tuttavia, non vide mai ritornare la quasi totalità dei rastrellati; per uno scherzo del destino infatti morì il 13 dicembre 1944 presso il Policlinico Umberto I°, investito da un autocarro. L’ANRP, intende quindi promuovere la concessione di un onorificenza al merito civile, alla memoria di quest’uomo e sacerdote che ebbe la forza civica e morale, in guerra come in pace, di dedicarsi all’altrui bisogno, anche quando la prudenza o il calcolo gli avrebbero permesso di evitare il proprio coinvolgimento diretto.
Il rastrellato Amedeo Guidi cittadino di Velletri (Roma)
“Alcuni di loro hanno partecipato alla Prima Guerra Mondiale”
Diploma e Medaglia di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto concesso ad Amedeo Guidi per la partecipazione alla Prima Guerra Mondiale
Angelo Bottini, decorato della Prima Guerra Mondiale, riceve in un raduno di Cavalleggeri un distintivo d’onore dal Cappellano Militare
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Primi risultati: una deportazione italiana non romana Il progetto di ricerca sta facendo riemergere volti, storie, vicissitudini che fino ad ora erano rimaste sepolte dall’oblio e dal trascorrere del tempo, nonostante l’ampiezza e l’importanza degli avvenimenti a partire dalla genesi del rastrellamento. Dall’esame della documentazione è già stato possibile acclarare che si tratta di una deportazione italiana, non soltanto romana, in quanto i luoghi di nascita dei rastrellati, sono ubicati in molte regioni italiane, con prevalenza di quelle meridionali. Dopo la detenzione discriminatoria e di controllo nel Campo di Fossoli (Carpi), considerato dai tedeschi come di smistamento e transito, chi fu avviato al lavoro coatto verso i territori controllati dal Terzo Reich fu impiegato, secondo quanto era stato originariamente dichiarato, sia come bassa forza di manovalanza sia come specialistica, subendo conseguentemente condizioni di lavoro più o meno pesanti, causate anche dalla destinazione a cui furono avviati. E’ risultato che anche grandi ed antiche aziende tedesche, tutt’ora in attività produttiva, come la multinazionale farmaceutica Merck KGaA di Darmstad (anno di fondazione 1668) o la fabbrica di pneumatici Continental A.G. di Hannover (anno di fondazione 1871), hanno impiegato come forza lavoro i rastrellati del Quadraro, insieme agli Internati Militari Italiani e a molti altri di diverse nazionalità. E’ stato poi appurato che alcuni cittadini italiani di religione ebraica furono rastrellati al Quadraro e deportati in Germania ma, dato che non vennero riconosciuti per la loro fede, anche tramite aiuti nel campo di Fossoli, non furono destinati ai campi di sterminio, riuscendo quindi a ritornare a casa dopo essere stati utilizzati, come tutti gli altri, per il lavoro coatto. Ulteriormente è stato possibile sino ad ora accertare che i decessi avvenuti in prigionia o appena tornati a Roma sono stati 16, per malattia, cause belliche o in conseguenza di maltrattamenti. La ricerca è ancora in corso e certamente, dall’incrocio delle fonti orali con quelle scritte, avremo molte altre informazioni che sono sino ad ora rimaste sconosciute; ciò è stato dovuto ad una molteplicità di cause, ad iniziare dal mancato o scarso sentimento associazionistico dei rastrellati che, pressati dal bisogno quotidiano comune a tutti i reduci e dalla scarsa volontà di rammentare le tristi esperienze subite, lasciarono per lungo tempo che i loro ricordi restassero solo un patrimonio personale e familiare, senza divulgarli se non in modo sporadico, prevalentemente in occasione di qualche anniversario della vicenda. Monumento al rastrellato del Quadraro Parco XVII Aprile 1944 (già Parco di Monte del Grano) - Via Asconio Pediano
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Da un graffito ritrovato nel campo di Bergen Belsen:
“Io sono qui e nessuno racconterà la mia storia”.
Eldio Del Vecchio deceduto all’età di 17 anni a Buchenwald
Foto di riconoscimento sul visto di permanenza nel Terzo Reich di Guido Stramaccioni, con timbri nazisti
Tesserini di riconoscimento dei lavoratori coatti di un campo di detenzione tedesco
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Foto segnaletica della scheda di Giovanni Domenici del lager di Lauterberg
Carta d’identità e passi della fabbrica Chem. Fabrik Dr. F. Rashig G.m.b.H. di Ludwigshafen a. Rh. rilasciata a Francesco Consiglio
Documento di assistenza e transito della Croce Rossa polacca, sede di Cracovia
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Diploma del Ministro dell’Interno attestante la concessione della Medaglia d’Oro al merito civile al X° Municipio di Roma (ora VII° Municipio) per il rastrellamento del Quadraro.
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Conferimento dell’onorificenza ufficiale della Repubblica Italiana “Medaglia d’Onore per i cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti” ai viventi e agli eredi dei rastrellati del Quadraro.
L’ANRP, in stretta collaborazione con Roma Capitale, ha promosso il conferimento dell’onorificenza ufficiale della Repubblica Italiana “Medaglia d’Onore per i cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti” – legge 27 dicembre 2006 Art.1 commi dal 1271 al 1276 - ai viventi e agli eredi dei rastrellati del Quadraro. L’ANRP e Roma Capitale, stanno quindi individuando gli eredi dei rastrellati, in quanto la legge istitutiva della “Medaglia d’Onore”, prevede che questa possa essere conferita anche ai loro congiunti ed eredi che - come è facilmente intuibile data la lontananza dagli avvenimenti derivati dalla Seconda Guerra Mondiale -, sono la quasi totalità. E’ quindi iniziata, ed è tuttora in corso di svolgimento tramite gli ufficiali di stato civile dell’anagrafe capitolina, la ricerca genealogica sulle famiglie dei rastrellati, in modo da reperire i necessari dati per poter informare gli eredi della possibilità di avanzare la richiesta di concessione della Medaglia alla Memoria del proprio congiunto.
Diploma dell’ANRP attestante il conferimento della Medaglia d’Onore
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Fronte anteriore della Medaglia d’Onore
La Sig.ra Liliana Menenti e il figlio Stefano mostrano la Medaglia d’Onore conferita al capofamiglia il Sig. Giorgio Giovannini, rastrellato del Quadraro
Verrà quindi avviata la necessaria campagna informativa per permettere agli aventi diritto fornendogli assistenza diretta - di compilare la modulistica e raccogliere la documentazione necessaria per completare la domanda da inoltrare al Comitato concedente l’onorificenza, costituitosi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e di cui l’ANRP fa parte ope legis. Al termine della ricerca, della compilazione delle domande di conferimento e dell’avvenuta concessione della Medaglia da parte del Comitato verrà organizzata una grande cerimonia di carattere nazionale nella città di Roma, in data da destinarsi, alla quale saranno invitati a partecipare oltre alle Istituzioni romane e nazionali, i sindaci e le delegazioni dei comuni di origine dei rastrellati.
Cronologia del rastrellamento La cronologia del rastrellamento, qui presentata in modo sintetico, non ha pretese di essere per il momento esauriente, dato che la ricerca è tuttora in corso e nuovi documenti e testimonianze potrebbero mutare alcuni aspetti, visto che si è appurato che i rastrellati del Quadraro non furono mai trasferiti tutti insieme, neppure alla partenza dalla Stazione di Carpi (Campo di detenzione e transito di Fossoli) verso i territori controllati dal Terzo Reich, dato che alcuni di loro furono fatti proseguire per diverse destinazioni del nord tramite autocarri. Sino a quando i prigionieri sono rimasti in territorio italiano poi, ci sono state da parte dei tedeschi alcune liberazioni per accertate malattie (prevalentemente t.b.c.) oltre a delle fughe avvenute sia individualmente che in gruppo. 17 aprile 1944 Rastrellamento del Quadraro, raccolta delle generalità preso il cinema Quadraro e trasporto presso gli studi cinematografici di Cinecittà; 18 aprile 1944 I° Gruppo Partenza da Cinecittà (sera)per Terni con arrivo il 19 aprile 1944; 19 aprile 1944 II° Gruppo Partenza da Cinecittà(sera)per Terni con arrivo il 20 aprile 1944; 29 aprile 1944 I° Gruppo Partenza da Terni con autocarri il 29 aprile 1944 con arrivo a Firenze(Stazione Campo di Marte) lo stesso giorno; partenza via ferrovia in serata con arrivo a Carpi (MO) il 30 aprile 1944; 30 aprile 1944 II° Gruppo Partenza da Terni con autocarri il 30 aprile 1944 con arrivo a Firenze(Stazione Campo di Marte) lo stesso giorno; partenza via ferrovia in serata con arrivo a Carpi (MO) il 01 maggio 1944; di questo gruppo un certo numero di rastrellati furono trattenuti nel carcere delle Murate di Firenze, giungendo a Fossoli solo il giorno 03 maggio venendo poi immatricolati insieme agli altri il giorno 04 maggio 1944; 01 maggio 1944 Prima Parte del II° Gruppo Arrivo alla Stazione di Carpi e trasferimento via stradale per il campo di Fossoli; 03 maggio 1944 Seconda parte del II° Gruppo Arrivo alla Stazione di Carpi e trasferimento via stradale per il campo di Fossoli; 04 maggio 1944 Immatricolazione nel Campo di Fossoli come deportati politici; 24 giugno 1944 Trasformazione da deportati politici in lavoratori coatti e partenza da Fossoli(Stazione Carpi)per il trasferimento in Slesia della maggior parte dei rastrellati, ad esclusione dei rilasciati sul luogo per malattia; 27 giugno 1944 Trasferimento in treno via Brennero o Tarvisio Linz e Praga e arrivo a Racibórz - in tedesco Ratibor - destinazione finale dei rastrellati con campo nella città della Slesia in Polonia; Discriminazione nel campo e assegnazione della destinazione del luogo di lavoro coatto in alcuni dei territori controllati dal Terzo Reich (Germania, Austria, Polonia); Prima metà del mese di aprile 1945 Liberazione dai lager dei rastrellati da parte delle truppe sovietiche ed americane; 8 Maggio 1945 Resa della Germania e fine della Seconda guerra mondiale in Europa. Dal mese di giugno 1945 fino alla fine del mese di ottobre 1945 Viaggio di ritorno a Roma in modo individuale o in piccoli gruppi dai luoghi di internamento.
Gruppo di ex rastrellati del Quadraro che entrano nel campo di Fossoli (Carpi) nel viaggio della memoria del 2005
Progetto sviluppato in collaborazione con Parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio in Roma Prefettura di Roma - Ufficio Territoriale del Governo
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