Rassegna stampa Rassegna Stampa dal 13 al 21 marzo 2016
INDICE RIZZOLI - RIZZOLI 18/03/2016 L'Espresso EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA Il racconto Nel nostro tempo, le notizie si accavallano e si coprono l'una con l'altra. Così scorderemo presto i due amici che hanno massacrato un essere umano senza nemmeno odiarlo. Una scrittrice ripercorre l'omicidio del Collatino Elena Stancanelli
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19/03/2016 La Stampa - Nazionale EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA EDOARDO ALBINATI Un monumentale viaggio (1300 pagine) nella palude degli Anni 70 tra l'omicidio di Rosaria Lopez e i fallimenti del mondo borghese Né un romanzo, né un saggio, ma il tentativo di fare i conti con i mostri che ci accompagnano Un vampirismo letterario che riconduce al Truman Capote di «A sangue freddo» Andrea Cortellessa
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18/03/2016 La Stampa - Nazionale EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA DOMANI SU TUTTOLIBRI
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20/03/2016 Corriere della Sera - La Lettura EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA Il dibattito delle idee Un omicidio, brutale nella sua gratuità inspiegabile, sconvolge lettori di giornali e spettatori della tv. Abbiamo chiesto a nove studiosi - medici, scienziati, umanisti, artisti di ragionare sull'origine del bene e del male. In queste pagine le loro risposte
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18/03/2016 Il Tempo - Nazionale LIBRI COME Flaminio EVENTO Tib. De Mat.
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21/03/2016 L'Unità - Nazionale EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA L'iniziativa della Regione Lazio per gli studenti delle superiori Oggi i ragazzi incontrano i The Pills Tra i film in programma ci sono grandi classici del neorealismo italiano Arrigo Fortebello
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17/03/2016 Corriere della Sera - Nazionale EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA AnteprimaEsce oggi da Rizzoli il nuovo, denso romanzo dell'autore romano: una sorta di grappolo di narrazioni Quasi 1.300 pagine per affrontare i grandi temi. Si parte da un istituto della capitale. E dal delitto del Circeo Partendo dall'autobiografia si parla di educazione cattolica, famiglia, sesso, violenza Francesco Piccolo
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19/03/2016 Avvenire - Nazionale EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA Lupus in pagina Gianni Gennari
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17/03/2016 Corriere della Sera - Nazionale D. TARTT + E. ALBINATI Cresce la tendenza: Hallberg in America, Doninelli in Italia Ida Bozzi
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18/03/2016 L'Unità - Nazionale E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA Edoardo Albinati
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21/03/2016 Il Piccolo di Trieste - Nazionale
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20/03/2016 Il Giornale - Nazionale EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA IL ROMANZO LIBRI E CLASSIFICHE / controcultura / recensioni Andrea Caterini
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17/03/2016 Il Messaggero - Nazionale E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA Esce oggi il nuovo romanzo di Edoardo Albinati che racconta gli anni Settanta di terrore e follia a Roma. Al centro l'Istituto San Leone Magno e alcuni ex studenti che divennero gli aguzzini del delitto del Circeo. I riti e i metodi dell'insegnamento cattolico. Il potere del branco, la vita agiata di quei giovani e la convinzione di rimanere intoccabili IL LIBRO Renato Minore
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18/03/2016 L'Unità - Nazionale EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA Stefania Scateni
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17/03/2016 Il Secolo XIX - Nazionale E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA PREMI LETTERARI LE OPERE IN CORSA LETTE NEL PUNTO IN CUI SCENDE L'ATTENZIONE Andrea Plebe
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19/03/2016 D Repubblica EDOARDO ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA now LIBRI Tra diario generazionale, delitto del Circeo e memoria, Edoardo Albinati racconta in oltre mille pagine come gli uomini hanno cominciato a non capire più nulla. Dell'altra e di se stessi Elena Stancanelli
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18/03/2016 IL Idee e Lifestyle E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA EXPLICIT FICTION Le milletrecento pagine di Edoardo Albinati su Roma, la borghesia, il delitto del Circeo Francesco Paci&Amp;#64257;Co
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17/03/2016 Marie Claire E. ALBINATI, LA SCUOLA CATTOLICA NOTES libri
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RIZZOLI - RIZZOLI 18 articoli
18/03/2016 Pag. 54 N.12 - 24 marzo 2016
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Il racconto
Del delitto di Roma non ricorderemo nulla
Nel nostro tempo, le notizie si accavallano e si coprono l’una con l’altra. Così scorderemo presto i due amici che hanno massacrato un essere umano senza nemmeno odiarlo. Una scrittrice ripercorre l’omicidio del Collatino
di Elena Stancanelli O RICORDEREMO ancora tra quarant’anni? Per quanto tempo il delitto del Collatino occuperà la nostra immaginazione, sarà esemplare e inconsciamente deterrente per comportamenti di colpo interpretabili come pericolosi? Smetteremo di drogarci, fare sesso occasionale, rispondere a sms che ci invitano in case sconosciute? Per quanto tempo, una settimana, un mese, un anno? Sono passati quarant’anni e se scrivo “delitto del Circeo” capiscono tutti: è quello lì, 29 settembre 1975. È stato un choc e poi un’ossessione collettiva. Abbiamo avuto paura, ci siamo interrogati, ci sono stati flm, libri, interviste, ci ricordiamo persino i nomi degli assassini, e delle vittime. Edoardo Albinati, che ha frequentato lo stesso liceo di Izzo, Ghira e Guido, il San Leone Magno di Roma, intorno a quella storia ha costruito il suo ultimo, bellissimo, libro: “La scuola cattolica”. Che cos’è un uomo, si chiede Albinati, come si forma il suo immaginario, la sua relazione col femminile, come tiene a freno la violenza, come si confronta con l’omosessualità? La stessa domanda funziona benissimo anche per questo nuovo, inspiegabile e orrorifco delitto. Gli elementi sono gli stessi, il sesso e la droga, identica è la gratuità, uguale il nichilismo machista/ frocio. Che cos’è un uomo capace di massacrare un essere umano senza odiarlo, senza sapere nemmeno chi è?
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Eppure tra quarant’anni di questo delitto non ci ricorderemo. Perché il mondo è cambiato, le notizie si accavallano e si coprono l’una con l’altra, i media sono esplosi. Del delitto del Circeo abbiamo una sola foto, scattata all’apertura del bagagliaio della 127 parcheggiata a Via Pola. Si vede un fantasma, uno zombie, un essere umano martoriato, il volto pestato e coperto di sangue, nudo, che si tira su. È Donatella Colasanti. L’altra, Rosaria Lopez, è lì accanto a lei, morta. Come dimenticarlo? Un paio di giorni dopo l’omicidio del Collatino, il padre di uno degli assassini va in una televisione, nel talk show di Vespa. Valter Foffo ha i capelli bianchi, un bel viso, un forte accento romano. È vestito con eleganza, ha un completo grigio e una cravatta rossa, di mestiere fa il ristoratore. Parla con calma, senza emozione. Nel momento in cui tutti noi vediamo la sua intervista, nessun giornale è riuscito ancora a procurarsi una foto di suo fglio, Manuel. Chissà se è un caso o c’è una regia. Se qualche astuto avvocato ha immaginato che sarebbe stato meglio che prima vedessimo un uomo distinto, coi capelli bianchi e la cravatta, e più tardi l’immagine del fglio, l’assassino. Un’unica fototessera sgranata. Chissà se l’asimmetria di informazione è reale, pilotata dalla difesa o inventata dai giornali come strategia narrativa. Perché dell’altro invece, Marco Prato, sappiamo tutto. Dalla sua pagina Facebook sono uscite decine di fotografe
molte delle quali selfe. Ambientate quasi tutte in locali, durante feste in cui la gente sembra divertirsi moltissimo. Tutti tranne lui, Marco, che come chiunque si sia esercitato a lungo a imporre la propria volontà e il carisma, sa che non bisogna mai sorridere. Di questa sua attitudine alla manipolazione degli altri hanno parlato alcuni suoi conoscenti, distribuendo infniti particolari sulle sue predilezioni sessuali, la seduzione per la violenza, il sangue, le pratiche sado-masochiste. Rimorchiava uomini su Grindr, la app per gli incontri gay. Il vizietto, sembra fosse il suo nick. Ma da qualche tempo non gli bastava più: cercava di comporre sesso a tre, orgie, festini resi infniti dalla potenza concessa dalle droghe, dicono i suoi conoscenti. O forse semplicemente Marco non sorride perché lui non si diverte, perché davvero è una persona rabbiosa, rivendicativa e del tutto a disagio nel suo corpo. C’è persino chi si è accanito sui suoi capelli, su un ciuffo o un parrucchino posticci, come sintomo di chissà cosa. Marco Prato faceva il PR, qualunque cosa voglia dire. Il suo lavoro era mostrare che tutto quello che gli accadeva intorno era meraviglioso, e seguirlo era la scelta giusta. Il suo lavoro erano quelle fotografe. È bello da poco tempo, dicono. Grazie a una dieta, e molta palestra, si è trasformato da ragazzino grasso, emarginato perché omosessuale, in un perfetto maschione. Sulla sua pagina ci sono foto di
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
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Disegno di Giuseppe Fadda
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quando era bambino, e dell’adulto. Niente della fase sfigato. La sua auto-narrazione è organizzata e fnalizzata alla costruzione di un personaggio che conosciamo bene, che sappiamo riconoscere perché già letto in un romanzo di Ellis, interpretato da Leonardo DiCaprio, descritto nell’autobiografa di una qualsiasi rock star: il tossico psicopatico. Che chiamiamo così per semplicità, ma non sappiamo con esattezza quale dei due termini sia derivato dall’altro, o se convivano fn dall’inizio nel suo proflo psichiatrico. È stato detto che non si uccide perché si prendono droghe, altrimenti chiunque lo farebbe. Che non è stata la cocaina a massacrare a martellate e coltellate Luca Varani, ma due uomini, adulti. Vero. Eppure quei due adulti, interrogati a caldo, hanno detto quella frase terribile: volevamo fare del male a qualcuno, volevamo vedere che effetto fa uccidere. Chi, in uno stato di lucidità, direbbe una frase del genere dopo l’arresto? Poi, a mente fredda, la frase è sparita. Dopo le foto di Marco e i commenti dei suoi conoscenti sono arrivate altre parole, altre prospettive. Ma di Manuel Foffo ancora pochissimo. Possiamo accanirci contro il padre, per quella sua apparizione televisiva in giacca e cravatta, per la freddezza con cui ha detto mio fglio è «un ragazzo modello, contro la violenza, molto buono, forse eccessivamente buono. E riservato, con un quoziente intellettivo sopra la norma». Parole scelle24 marzo 2016
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Il racconto CI RESTERÀ IMPRESSA SOLO LA FOTOTESSERA DI MANUEL, L’UNICA SUA IMMAGINE DISPONIBILE. PERCHÉ OGNI COSA CHE MANCA È PIÙ FORTE DI OGNI COSA CHE C’È rate di fronte a un omicidio, certo. Ma non ci aiutano a capire. Amici, fdanzate, colleghi non ne abbiamo sentiti. Chi è Manuel? L’appartamento al Collatino è suo: cosa ci faceva Marco? Sono eterosessuale, ha detto. Ma a Capodanno ho avuto un rapporto orale con Marco. Lui lo ha flmato e mi ricattava. Mi imponeva la sua presenza, era fssato con me. Marco racconta invece che Manuel voleva scopare con lui, e per questo lo aveva invitato, ma voleva che fosse vestito da donna, voleva che fossi la sua bambolina, specifca Marco. Per questa ragione si porta una parrucca, un vestito, tacchi e smalto per le unghie, quando va nella casa al Collatino. Martedì sera. Luca verrà ucciso venerdì mattina, intorno alle nove. Cioè più di 60 ore dopo l’inizio di tutta la faccenda. E mentre il cadavere di Luca è nel bagno, i due, Manuel e Marco, esausti dormiranno abbracciati sul letto. Un tempo infnito, ore, giornate chiusi in quella casa. Cosa fanno? Si drogano, bevono, scopano. Invitano altre persone, per adesso ne abbiamo contate quattro: uno spacciatore albanese, tale Giacomo,Alex Tiburtina come era memorizzato sul telefonino di Foffo che dovrebbe essere un militare, e un’altra persona non identifcata. L’albanese porta cocaina o quella che sia. Forse anche GHB, un acido che “a dosi basse, può causare uno stato di euforia e di aumentata socialità. Si avranno anche una sensazione di benessere, rilassatezza, aumento della sensazione tattile e del desiderio sessuale. Negli uomini è diffusa soprattutto poiché aumenta il mantenimento dell’erezione maschile. Il mattino dopo l’assunzione, si avranno gli stessi effetti di un dopo sbronza (nausea, vertigini, confusione mentale e la quasi totale assenza di ricordi che riguardino 56
il periodo d’azione del GHB), tranne se assunto in dosi elevate, in quanto funge da anestetico” (Wikipedia). Il GHB, chiamato anche droga dello stupro, dovrebbe essere la ragione per cui Luca, la vittima, si è sentito male ed è stato incapace di difendersi dall’aggressione. Marco, secondo la sua stessa ricostruzione, fa sesso con Manuel e con Alex, sempre vestito da donna. La notte tra giovedì e venerdì Manuel ha una tipica reazione da tossico: si fssa che devono portarsi a casa una marchetta e stuprarla. Aveva alcune fissazioni ricorrenti, dichiara Marco, tra cui quella di uccidere suo padre (Valter, quello che è andato in televisione a dire che suo fglio è un ragazzo modello, buono, forse eccessivamente buono). Quindi escono e vagano per la città, Marco è sempre vestito da donna. Non trovano nessuno e quindi decidono di convocare Luca, offrendogli
150 euro per farsi scopare. Non è chiaro in che relazione fosse Luca con Marco, perché avesse il suo numero sul telefonino. Forse questa transazione sessuale era avvenuta altre volte, forse, come ha invece provato a immaginare un amico di Luca, era la droga il loro legame. Secondo questo amico 150 euro sono troppo pochi per una prestazione sessuale a domicilio e quindi è più probabile che si trattasse dell’ennesima consegna di cocaina. Quando siano partiti gli altri 22 messaggi di convocazione di cui si è parlato, non è stato detto. Forse sono precedenti, si tratta di persone che hanno partecipato al festino notturno, o forse contemporanei, e disattesi. All’inizio si era detto che Manuel e Marco avessero fatto una specie di pesca a strascico, e Luca fosse l’unico rimasto impigliato nella rete. Ma poi di questi messaggi non si è più parlato. Qualcuno doveva morire. Lo hanno detto all’inizio nella confusione mentale, e lo ritirano fuori dopo un po’. Lo accenna Marco, e poi lo ribadisce con maggior precisione Manuel: qualcuno doveva morire, e quel qualcuno era mio padre. Marco mi ascoltava, e io scoprivo tutta la mia rabbia, il mio rancore, il desiderio di vendetta. Invece è morto Luca Varani, 23 anni. È morto dissanguato, per le coltellate e le martellate. Forse mentre si accaniva su di lui, Manuel immaginava che quel corpo fosse del padre, al quale fnalmente la stava facendo pagare. Ma tra quarant’anni di certo non ce lo staremo chiedendo ancora. Perché il nostro tempo non garantisce nessuna esemplarità, non sa dire: ecco, questa cosa inizia qui e fnisce qui. È un tempo, lo diciamo sempre, in cui tutto sta in un fusso, liquido, continuo. Ma per tutto il tempo in cui lo ricorderemo, una settimana, un mese, un anno, ci sarà rimasta impressa molto di più quell’unica foto tessera sgranata che ritrae Manuel Foffo, di tutte le decine di immagini festaiole di Marco Prato. Compresa quella, grottesca, con gli occhiali a cuore. Perché ogni cosa che manca è più forte di ogni cosa che c’è. E questo non cambierà mai. n
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
Corriere della Sera - La Lettura 20/03/2016 Pag. 2 N.225 - 20 marzo 2016
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Corriere della Sera - La Lettura 20/03/2016 Pag. 2 N.225 - 20 marzo 2016
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diffusione:17058 tiratura:32889 18/03/2016 Pag. 21
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L'Unità 18/03/2016 Pag. 1
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
diffusione:193702 tiratura:293380 19/03/2016 Pag. 99 N.980 - 19 marzo 2016
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diffusione:193702 tiratura:293380 19/03/2016 Pag. 99 N.980 - 19 marzo 2016
18/03/2016 Pag. 130 N.79 - 18 aprile 2016
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18/03/2016 Pag. 130 N.79 - 18 aprile 2016
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RIZZOLI - Rassegna Stampa 21/03/2016
diffusione:95439 tiratura:137322 17/03/2016 Pag. 252 N.4 - aprile 2016
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La carica del «librone»: quei romanzi sopra le 1.000 pagine
Cinquecento, settecento, mille, milletrecento pagine. La nuova tendenza in libreria il romanzo monumentale, l'opera-mondo: lo notiamo in occasione dell'uscita delnuovo libro di Edoardo Albinati La scuola cattolica (Rizzoli, pagine 1294, e 22, in libreria da gioved 17 marzo) che sfiora appunto le 1.300 pagine. Una tendenza nuova, almeno per il romanzo mainstream, cio non di genere. Infatti thriller e gialli, magari da portare sotto l'ombrellone d'estate o da sistemare sotto l'albero a Natale, raggiungono spesso dimensioni gigantesche, mentre, soprattutto in Italia, il colosso letterario sempre stato pi raro. Almeno finora: in questa gallery, alcuni dei romanzi big che ben incarnano il fenomeno. Gallery a cura di IDA BOZZI Nella foto: la copertina del romanzo di Albinati Lo scrittore Edoardo Albinati, nato a Roma nel 1956. Tra le sue opere, il romanzo Il polacco lavatore di vetri (Longanesi, 1989), e il memoir Vita e morte di un ingegnere (Mondadori, 2012). Il suo romanzo La scuola cattolica, pubblicato da Rizzoli, in libreria gioved 17, di 1.300 pagine Il romanzo Le cose semplici di Luca Doninelli, uscito da pochi mesi per Bompiani, misura 838 pagine Altro big dell'inizio d'anno: appena uscito in Italia il volume d'esordio dello scrittore americano Garth Risk Hallberg, Citt in fiamme (Mondadori), con 1.005 pagine tutte dedicate alla New York degli anni Settanta Il fenomeno del libro voluminoso non certamente nuovo: senza risalire nel tempo fino al Don Chisciotte, padre dei romanzi fiume, proprio sotto il segno della monumentalit che nato il romanzo moderno: nella foto, un'edizione francese del ciclo della Commedia umana di Honor de Balzac, in migliaia di pagine In America la tendenza al libro voluminoso pi diffusa: il recente Perfidia, di James Ellroy, in Italia uscito per Einaudi, il prequel di L.A. Confidential e vanta ben 886 pagine Per i lettori di thriller o di noir, invece, la dimensione gigante del volume non una novit: nella foto, la copertina del primo libro della trilogia Millennium, Uomini che odiano le donne, dello svedese Stieg Larsson (Marsilio), un libro da 676 pagine Una caratteristica dei libri di mille pagine o quasi, che sono spesso racconti che seguono la vita del protagonista, da un punto focale dell'infanzia fino a un evento importante dell'et adulta: tipico il caso del romanzo dell'americana Donna Tartt, Il cardellino (Rizzoli), che segue la storia di Theo dal terribile trauma dell'infanzia (la madre muore in un attentato) fino all'et matura, in 892 pagine Uno dei libri che hanno segnato la storia, per cos dire, del libro monumentale, naturalmente Infinite Jest: online si trovano addirittura progetti di lettura e di comprensione della gigantesca opera di David Foster Wallace (in Italia edita da Einaudi Stile Libero, 1280 pagine)
http://www.corriere.it/foto-gallery/cultura/16_marzo_16/libri-voluminosi-805351c6-eb96-11e5-bd81-e841f592bd45.shtml
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Data Pubblicazione 18/03/2016
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La scuola di Albinati è il mondo Esce per Rizzoli il nuovo romanzo del narratore: quasi 1.300 pagine Si parte da un istituto romano, e si arriva fino al delitto del Circeo Il fenomeno del libro colossale di Ida Bozzi | Gli esempi di FRANCESCO PICCOLO La prima scelta che bisogna fare nel parlare di La scuola cattolica, il nuovo romanzo di Edoardo Albinati, se occuparsi del fatto che sia lungo 1.300 pagine. S, esatto, 1.300 pagine. Sono tante? Sono troppe? Per un romanzo, si potrebbe rispondere quasi sempre s. Se si tratta di un tentativo di capire il mondo, o, come nel caso del libro di Albinati, ancora pi precisamente un tentativo di trovare un modo di starci, nel mondo, allora no. Allora sono poche. Sono sempre poche. shadow carousel Il fenomeno dei libri voluminosiLa carica delle 1.000 pagine
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Data Pubblicazione 16/03/2016
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Il fenomeno dei libri voluminosiLa carica delle 1.000 pagine
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L'operazione narrativa che ha fatto Albinati, che pure autore di libri interessanti e/o importanti come Maggio selvaggio o Vita e morte di un ingegnere, quasi disarmante per la sua evidente potenza. Ha preso un nucleo intorno al quale ragionare, e da l ha fatto scaturire invece che un romanzo, una specie di grappolo di narrazioni che di solito nella storia di uno scrittore occupano la vita intera. Spesso, degli autori basta mette in fila i libri che hanno scritto per concludere che il grande romanzo lo hanno scritto cos, una puntata alla volta, durante l'arco di una carriera. Albinati, invece, partendo da un'esperienza anche banale perch affrontata da tutti gli esseri umani, gli anni della scuola, fa germogliare il mondo intero, facendo partire una quantit di racconti e temi e riflessioni e collegamenti impressionanti. La scuola il San Leone Magno intorno alla via Nomentana; l'obiettivo dove il romanzo punta il delitto del Circeo, uno dei primi pi appassionanti e feroci della cronaca nera (legato a giovani che hanno frequentato quella scuola). Ma i temi sono innumerevoli, e sembra riduttivo elencarne solo alcuni: la formazione del maschio, l'educazione cattolica, la famiglia, la borghesia, il sesso, la violenza come risultato spesso poco sotterraneo delle frustrazioni che creano tutte queste cose insieme. Ma mentre scrivo questo elenco di massima, i temi, i ragionamenti, le storie che affiorano sono tante e tante ancora. E sarebbe uno sforzo inutile cercare di riassumere qui. Albinati macina pagine e pagine in modo del tutto consapevole, dialogando a volte con i lettori e l'argomento proprio quello della ponderosit, o RIZZOLI WEB - Rassegna Stampa 21/03/2016
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Ecco, la questione che non soltanto questo libro importante, a volte grandioso, non soltanto necessita di tutte queste pagine, ma grazie a questo tempo che si prende, a questo spazio che si prende, genera un tipo di narrazione assolutamente originale che, insomma, pu rimanere un punto fermo degli anni letterari che stiamo vivendo. Il protagonista si chiama Edoardo, e probabilmente anche letteralmente il romanzo della vita di Albinati, per quanto possa esserlo un romanzo, cio mai; ma soprattutto un libro molto ambizioso; non perch il nucleo sostanziale sia originale o potente, ma quasi al contrario: perch un romanzo contenitore, e contiene il tentativo, lo sforzo meraviglioso di mettere in gioco tutti i tasselli che la vita ti ha messo davanti, raccoglierli tutti, tutti, uno per volta, e cercare, avendoli messi insieme, di capire la propria esistenza, quella della propria scuola, del quartiere (il quartiere Trieste); per cercare di comprendere le radici o la follia di un delitto spaventoso, e quindi i modi in cui un Paese intero li accoglie, li digerisce e alla fine cerca in qualche modo di espellerli. Prende tutta questa materia e cerca pian piano, appassionatamente, un modo per attraversare il mondo con un senso, avendoci capito qualcosa, e soprattutto provando a pensare che alla fine poi un modo di stare al mondo si trova. Quindi il racconto si prende tutto il tempo, tutta la libert che vuole. E in questo consiste la sua specialit (e quindi le sue 1300 pagine ne costituiscono quasi la ragione principale della sua forza). proprio questo il dialogo con il lettore: io lo devo fare, devo andare per la mia strada, ho rotto gli argini del tempo e dello spazio da occupare, se li ho rotti vado dove voglio per quanto tempo voglio. Puoi seguirmi o no, per un tratto o disordinatamente. Ma io vado. E in questa formula di libert, si concede praticamente tutto. E in questo concedersi tutto sta praticamente la potenza espressa al massimo della sua scrittura, ma anche della letteratura in s. In definitiva: un libro di 1300 pagine, allora, vuol dire che gi per questo un libro importante? La risposta no. Per quanto riguarda invece questo libro, la risposta invece : decisamente s. Un libro importante. Questo quello che bisogna, in fondo, dire. Perch si finisce dentro un mondo e una vita e non si ha nessuna fretta di uscirne, e intanto che si gode l'alternanza tra racconto e ragionamento (ma non questa la vita? Vivere e ragionare su come si vive?) si prova un'enorme ammirazione e un morboso piacere. Insomma, le recensioni non lo dicono quasi mai, per una forma di pudore, ma stavolta vale la pena farlo: La scuola cattolica un grande libro, Edoardo Albinati un grande scrittore. 16 marzo 2016 (modifica il 16 marzo 2016 | 23:07) http://www.corriere.it/cultura/16_marzo_16/scuola-albinati-mondo-1b42b948-eb91-11e5-bd81-e841f592bd45.shtml
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comunque della necessit: Abbiate pazienza se proseguo qui per qualche pagina a parlare di famiglia. Se non scrivessi ancora qualche riga, se non ci ragionassi sopra con calma, i ragazzi di questo libro resterebbero incollati come figurine su grandi fogli bianchi. A volte invece concede al lettore, se non gli va di approfondire un capitolo, di saltare avanti. Altre volte si scusa, fa un sunto dei capitoli che state per affrontare, casomai non dovessero interessare.
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi 17:16 (ANSA) - ROMA - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Spettacolo/A lbinati-anni-piu-veloci-oggi/20-03-2016/1-A _023533351.shtml
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi Nuovo romanzo La scuola cattolica 1300 pagine dai '70 a oggi
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
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La scuola cattolica cova il delitto del Circeo
Un monumentale viaggio (1300 pagine) nella palude degli Anni 70 tra l'omicidio di Rosaria Lopez e i fallimenti del mondo borghese È un doppio legame collettivo quello che induce a tentare, ogni volta, Il Libro Degli Anni Settanta: questo tempo che proprio non si riesce a passare alla storia . Anche il libro- monstre di Edoardo Albinati si confronta con questo nodo, ma anziché pretendere di tagliarlo si sforza di dipanarlo in tutte le sue laocoontiche volute: a rischio di restarne, lui per primo, soffocato. Della matassa la sorte gli ha messo in mano un bandolo, e non tra i minori. A lungo il delitto del Circeo è stato infatti un paradigma dell'intreccio fra violenza individuale e collettiva (sulle sue interpretazioni c'è un'intera monografia di Fabio Pierangeli: « È finita l'età della pietà », Sinestesie 2015); e si consumò a un solo grado di separazione da lui, Albinati, allievo della scuola che intitola il libro, il San Leone Magno nel borghesissimo quartiere Trieste: la stessa degli estremisti di destra Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, come lui di ottima famiglia, che una notte di settembre del '75 rimorchiarono due ragazze invece di umile estrazione – Rosaria Lopez e Donatella Colasanti – e ne fecero scempio (la seconda, fortunosamente, sopravvisse). Non si pensi però alla Scuola cattolica come a un libro-inchiesta, che risponda magari alla riapertura delle indagini (lo scorso gennaio) sulla sorte dell'irreperibile Ghira. Quasi provocatoriamente, anzi, Albinati capovolge la vulgata stucchevole del noir-che-fa-finalmente-chiarezza-sui-misteri-d'Italia. La «storia centrale» è talmente correlata con Tutto Il Resto da perdersi, da subito, come una cifra nel tappeto. Del Fattaccio non manca di dare spiegazioni, Albinati: il clima di violenza (il leit-motiv dei film di Peckinpah); la fallita pedagogia dei preti cogli adolescenti rinchiusi in una scuola tutta maschile; la «rappresaglia» simbolica dei maschi sull'universo femminile; l'inversione del decoro borghese (quello per cui quegli spostati – gli altri ex compagni si riveleranno maniaci suicidi, nazimaoisti piromani, anarchici scoppiati col loro ordigno sul tetto del manicomio – tutte le sere «tornano a cena dai genitori»). Più vicino a Calvino che a Pasolini, dunque. Ma più s'inoltra nella palude, il narratore, più vi affonda con tutto se stesso. Finendo per specchiarvi le proprie ambivalenze nei rapporti col femminile, coll'estrazione borghese, colla sua storia religiosa e ideologica, con lo stesso vampirismo letterario: l'accostamento al Truman Capote di A sangue freddo regge, nel bene come nel male (quel «disturbo del comportamento» che è l'hoarding, di cui Albinati ha parlato nel notevole Oro colato, Fandango 2014: «ovvero il fare man bassa, accaparrarsi, saccheggiare»), mentre un altro possibile modello, Massa e potere di Elias Canetti (la volontà di trascendere gli eventi in un saggio filosofico sul proprio tempo, le cui digressioni costituirebbero invece «un diretto e immediato proseguimento del discorso»), resta lontano per l'incapacità di rinunciare a tornare sugli stessi scogli ossessivi, persino sulle stesse «filastrocche sciocche e oscene, cavolate e calembour scolastici» (le dodici pagine di chat cogli ex compagni di classe, per esempio, ce le saremmo risparmiate volentieri). Il fatto è che questo di Albinati non è un romanzo né un saggio, ma neppure un misto dei due (come quello che resta il suo capolavoro, Maggio selvaggio ). È invece il tentativo più coraggioso possibile (dopo il recupero della memoria con Vita e morte dell'ingegnere , quattro anni fa) di fare una buona volta i conti, non tanto cogli Anni Settanta e i loro mostri, ma col mostro che incontra tutte le mattine allo specchio. La condizione carceraria che scopre accomunarlo ai reduci di quelle guerre lontane (dopo tredici anni di reclusione al San Leone Magno, da più di vent'anni insegna a Rebibbia) si rivela così l'oscura sanzione di una colpa ancora più oscura. Davvero «questo libro non è in grado di rispondere a molte domande»; ma in compenso forse ha fatto del suo autore, finalmente, un uomo libero.
Alcuni diritti riservati. http://www.lastampa.it/2016/03/19/cultura/tuttolibri/la-scuola-cattolica-cova-il-delitto-del-circeoa2c4Q MJetW9O WO GO hRO Q RJ/pagina.html
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Un giorno con Raffaele La Capria
di minima&moralia pubblicato domenica, 20 marzo 2016 · Aggiungi un commento
Questo pezzo è uscito sul Foglio, che ringraziamo. di Salvatore Merlo Un tempo era più facile capire, c'era la buona letteratura e c'era la cattiva letteratura. Oggi c'è la falsa buona letteratura. Quasi tutti scrivono bene, qualcuno anche benissimo, ma sono senz'anima. Libri costruiti. Goffredo Parise, il Parise del Sillabario, faceva diventare poetico il senso comune, perché solo la poesia rende un libro animato, vivo . E quando gli si chiede di fare un esempio di libro artificioso, lui è forse quasi sul punto di citare il suo amico appena scomparso, Umberto Eco (ma non lo fa): Penso ai libri dei personaggi televisivi, libri che loro si promuovono reciprocamente . Dunque mette su un tono ironico, accompagnato da quell'inflessione napoletana che lui è capace di modulare, di accendere e di spegnere all'occorrenza, come se pensasse che in talune occasioni non si debbano sfuggire le reminiscenze regionali poiché farlo equivarrebbe a dare alle parole un che di neutro, d'inconsistente. Così quando è ironico, lui è anche napoletano. In libreria si trovano i libri di cani e porci, i miei non si trovano mai . E allora gli si racconta di una visita a casa del vecchio Ettore Bernabei: le pareti dello studio foderate di volumi, iscritte in un rettangolo di carta rilegata e di legno color noce, e su uno scaffale sorprendentemente incongruo ecco un libro di Fabio Volo, addirittura annotato, con dei segnalibro che sbucano da ogni parte. E Bernabei che spiegava: L'ho letto per curiosità, volevo capire cos'è la narrativa contemporanea che vende, quella che fa numeri .
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E cos'è? È il nulla dell'esistenzialismo. L'espressione di una società che vive il momento, non sa niente del passato e non si pone il problema dell'avvenire . Così lui, dopo aver ascoltato di Bernabei, ride a questo racconto. Bernabei è sempre stato un uomo intelligente , dice. Quando lavoravo in Rai si raccomandava: Tieni sempre presente che noi dobbiamo fare dei programmi per quelli che scendono dagli alberi' , come le scimmie, i macachi. E fu Bernabei ad assumerlo in Rai, lui e pure Eco, assieme a molti altri scrittori, intellettuali Era una forma di mecenatismo. In questo modo Bernabei finanziava la cultura italiana, poi quasi nessuno di loro lavorava troppo alla televisione, in realtà. Debbo confessare che sono stato un parassita , dice con uno sguardo quasi da monello. Ma poi mi dico pure: era meglio fare il bravo impiegato, o scrivere tutti i romanzi che ho scritto in quegli anni? Forse sono stato più utile così alla società . Il vecchio, largo ascensore color noce scivola rapido verso l'ultimo piano di Palazzo Doria, spalancato su Piazza Grazioli, con la sua scala monumentale, che ci passerebbe comodamente anche una Jeep o una Land Rover (ma è vero che i Doria Pamphilj affittarono questi appartamenti agli scrittori, perché volevano essere circondati dagli intellettuali, come in una corte del Rinascimento? Vivo qui dal 1961, ed è vero che hanno tenuto gli affitti sempre un po' più bassi, rispetto al mercato ). Ed eccolo finalmente, al quinto piano, ecco Raffaele La Capria, che bianco di capelli e piccolo d'ossa, ma con qualcosa di solido e d'affettuoso nel gesto, nello sguardo, sta in piedi come un giunco oscillante sulla soglia di casa e sorride contagiosamente: la giacca a quadretti, un po' anni Cinquanta, il volto che raggia un'intelligenza vitale. Io ho novantatré anni , dice. Lei quanti anni ha? . Trentatré. Eh, chissà se ci capiremo. Sono curioso, venga dentro . Il piccolo ingresso, poi una seconda saletta, con un divano e le poltroncine, lascia intravedere una terza stanza, appena in ombra: la scrivania e un solitario telefono, che ogni tanto squilla e strepita, ma invano, trascurato. Pare che questa casa possieda la più bella terrazza della città, imperiosamente aperta sui tetti di Roma, ma non mi sarà mostrata, e nemmeno lo chiedo. Ogni passaggio, da una stanza all'altra, è scandito da una diversa, fitta libreria. I vecchi volumi Einaudi, poi i Meridiani Mondadori, e tra questi ce n'è anche uno con il suo nome sul dorso, ovviamente: La Capria, Opere ( lo guardo, e non so perché mi viene da ridere. Opere'. Non sarà troppo solenne? ). Così, mentre si cala con precauzione sulla poltroncina, alle spalle di un'allegra finestra sui tetti, l'ultimo grande scrittore italiano mi avverte, con spiritosa serietà: Poiché sono un po' sordo, ho studiato la disposizione dei posti. Lei si metta qui , dice, indicando una sedia che lui piazza proprio di fronte a sé, di modo tale che tra le mie gambe e il bracciolo a cui lui si appoggia non c'è quasi soluzione di continuità. Ho novantatré anni e la morte non mi fa più paura, ho piuttosto paura dell'eternità , dice. Penso che non bisogna superare il senso del limite. E la morte è un limite sacro . E mentre pronuncia queste parole si capisce che le ha già tutte in testa, gli pulsano come vene. Poi, però, insorge dentro di me un altro La Capria, che mi avverte: È inconcepibile vivere senza la certezza che i buoni saranno premiati e i cattivi puniti'. E la mia idea della morte oscilla, come il mio segno zodiacale, che è la bilancia . Crede in Dio? E come fai a rispondere, dai. Ti sei mai fatto un'idea dell'infinità dell'universo? Figurati se puoi rispondere sull'esistenza di Dio. Non vado in chiesa. Ma suppongo di essere un uomo religioso. Credo nel mistero. Nell'insufficienza dell'uomo , dice, sporgendo appena dalla poltrona, dove adesso pare seduto un po' in bilico. Ma è vero, gli si chiede, che negli anni Novanta lei sceneggiò Nanà, il romanzo di Zola, con Peppino Patroni Griffi, e preparaste così una fiction televisiva di Berlusconi, uno sceneggiato che doveva essere interpretato dalla sua favorita di quei tempi, da Francesca Dellera? Che fosse la favorita di Berlusconi non lo sapevo, ma quella è davvero una storia irrilevante, me l'ero persino dimenticata. A lei chi lo ha detto? . Mi sono informato. D'altra parte viviamo nel mondo dell'irrilevanza , mormora, quasi fuggevolmente, e senza protervia. D'altra parte lui è soprattutto lo
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sceneggiatore di Le mani sulla città, altro che fiction. E a proposito d'irrilevanza: dicevamo di Fabio Volo. Ah, sì, ecco. Io Fabio Volo non l'ho letto, lo metto da parte. In questo caso sono ignorante, la mia è una ignoranza procurata , sorride. Ma guardi qua invece , e indica un volume di oltre milleduecento pagine, l'ultimo romanzo di Edoardo Albinati. Libri come questo fanno capire che da qualche parte c'è ancora ambizione. Lo presento allo Strega . La Capria lo vinse nel 1961, quando lo Strega era ancora lo Strega, all'apogeo del premio: raccontano che dal '61 in poi lui sia stato fondamentale, determinante nell'attribuzione dei premi successivi. Allora glielo dico, ma forse lui non mi sente, la sua lieve sordità è d'altra parte selettiva: tanto più la domanda è incerta, timida, o appena insidiosa, tanto più si acuisce il difetto d'udito. Dopo la vittoria tutti i miei amici cominciarono a diffidare del libro , che era Ferito a Morte, racconta. Compresa Elsa Morante, che pure lo aveva presentato. Elsa era una donna impulsiva, la sua non era meschinità, semplicemente s'era forse accorta quanto io le fossi in realtà estraneo: il mio partito era quello del senso comune, della logica elementare, dei sentimenti, mentre tutt'intorno, in Italia, spirava una certa idea dell'impegno ideologico, c'era Pasolini E invece, guardi, tutta la storia della letteratura è composta da una semplice e sublime sostanza: la comunicazione dei sentimenti, delle emozioni. La Storia, quella con la esse maiuscola, ci racconta l'assedio di Troia da parte degli Achei. Ma la letteratura è composta dai sentimenti di Andromaca e di Ettore . Lei non ama la televisione, io la televisione la odio. Sembra fatta per bambinetti di nove anni, e cretini un po', per giunta . E al cinema ci va? E come potrei? Cammino come un piccione, mi appoggio al bastone, e quando mi guardo mi commisero persino. Sono arrivato a pensare che la vera vita non sia quella che si vive, bensì quella che si scrive. La vita vera è quella contemplativa, perché osservando la vita, e osservando te stesso, capisci . E chi è lo scrittore italiano più elegante? Parise . Sciascia? A me non piace tanto. Diciamo che la complicazione mafiosa delle sue trame si riflette anche nella sua lingua . Guido Morselli? Non l'ho mai letto . Sto leggendo Federico De Roberto. La prima parte dei Vicerè è degna di Proust . A Croce non piaceva, lo considerava un minore. Anche Omero ogni tanto si addormentava . Nel 1957 La Capria fece un viaggio in America, fu invitato per tre mesi dall'Università di Harvard con Giovanni Urbani, il famoso critico d'arte, che da allora divenne uno dei suoi più cari amici. Entrambi partirono accompagnati dalla speranza di poter guarire d'un grande e infelice amore, le cose tra me e mia moglie , Fiore Pucci, la nipote di Ernesto Rossi ( vivevamo a Vigna Clara e il suo appartamento era esattamente sotto il nostro ), non andavano più come prima . Poi lei sposò Sandro Viola, il grande giornalista, uno dei fondatori di Repubblica, morto qualche anno fa. E allora La Capria racconta, non senza intenzioni scherzose: Sandro Viola mi ha sollevato da parecchie responsabilità. Alla fine diventammo persino amici, anche se lui aveva cominciato a frequentare mia moglie quando eravamo ancora sposati. Mi ricordo, a questo proposito, una conversazione con mia madre, che era un tipo particolarissimo. Io mi lamentavo, mi struggevo dicendo che ero stato tradito, mentre lei mi rispondeva così: Ma Viola è tanto a modo, tanto simpatico, tanto per bene', insomma me lo raccomandava. Era un tipo da commedia inglese, mia madre, più che da commedia napoletana. Quando mio padre morì, lei mi telefono, dicendo: Sai, credo che babbo sia morto'. E io: Che vuol dire credo?'. E lei: Credo, credo, perché lo vedo fermo davanti al televisore, gli parlo e non mi risponde'. Era una conversazione assurda, me ne rendo conto. Ma era fatta così . Negli Stati Uniti conobbe Kissinger, allora rettore di Harvard, che era spiritoso, e aveva pure delle amiche belline. Gli traducevo il proverbio napoletano ogni scarafone è bello a mamma sua', e scandivo: Every bug is beautiful for his mother', lui si sbellicava dalle risate. Chissà cosa capiva .
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E quella di La Capria è stata un'esistenza costellata di donne più o meno importanti nell'economia della sua vita sentimentale: l'amore, i litigi, l'attrazione erotica, come ripensa oggi a tutte queste cose? Tutto ciò che piace al mondo è breve segno. Mi capita di ripensare a tutto questo genere d'emozioni vissute come fossero un sogno, come una storia che qualcuno mi sta raccontando . Ma intanto la mente gli dipana persone, luoghi, cose, tastandovi un ordine, un senso. Proprio l'altro giorno mi domandavo: le donne mi piacevano o non mi piacevano? Perché devo confessare che non me lo ricordo più il rapporto che avevo con il sesso. Mi ricordo invece la bellezza, questo sì, che è come una corazza, una corazza che l'uomo deve perforare, con fatica, perché tanto più una donna è bella tanto più la corazza è tosta . E a quarant'anni, dopo il primo matrimonio, lui sposò una delle donne più ammirate d'Italia, Ilaria Occhini. Lei mi inibiva , dice. E allora lo scrittore novantenne si solleva lentamente dalla poltrona, e tira fuori una fotografia in bianco e nero, il volto magnifico di giovane donna, di attrice, di modella corteggiata dall'obiettivo di Vogue. Devi passare da questo ritratto inaccessibile , spiega, a quest'altro , aggiunge, indicando un'altra foto di donna: ma questa volta accanto alla Bella, in barca, c'è la Bestia, cioè lui. In un suo racconto, evidentemente autobiografico, ma narrato in terza persona, il suo alter ego, Dudù, una notte, a letto, scambia questo genere di battute con la sua bellissima moglie: La tua bellezza mi distrae , dice. E lei: Che faccio, spengo la luce? . Di sinistra, eppure mai dentro la chiesa del Partito comunista, non è mai stato quello che un tempo si chiamava intellettuale organico. Eppure La Capria era circondato dai comunisti: è da sempre amico di Giorgio Napolitano, e di tanti altri che sono morti e di cui tengo scrupolosamente la contabilità, come misura del tempo, il mio conto alla rovescia : Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Moravia, Parise, Ghirelli Erano quasi tutti comunisti i suoi amici, com'è che lei non lo è stato mai? E se è per questo molti erano pure froci. Ma io non sono mai stato frocio. A me del comunismo non me ne è mai importato nulla, per via di quella che chiamo logica elementare' che si contrappone alla logica ideologica' . E a loro tutti, agli amici di una vita, adesso lui ha dedicato un libro, che uscirà a breve, e che ha per titolo una terzina di Dante, Ai dolci amici addio . La Capria ha scritto delle pagine spassosissime, strepitose su Moravia: era tirchio. Era lapalissiano . E allora l'anziano scrittore ricostruisce il passato, in immagini secche e brevi, ma vivide. Una volta eravamo al mare insieme, e io ero arrabbiato con lui, mi infastidiva la facilità con la quale riusciva a scrivere, come un fiume, per tutto il giorno, mentre io invece zoppicavo. Così a cena ero molto di malumore. E quando a un certo punto venne servito del pesce castagna, io dissi, incazzoso, sembra di mangiare una castagna bollita . Mentre Moravia, trionfante, col sorriso di Lapalisse: È proprio per questo che viene chiamato pesce castagna' . Un po' assurdo. Ma era fatto così. Il pesce castagna secondo lui si chiamava così perché aveva il sapore di castagna. Ed era anche un incredibile pessimista, Moravia. Ma a livelli patologici. Un mattino in barca, con un sole che spaccava le pietre, mentre io gli magnificavo il clima della Costiera amalfitana, e la giornata superba, lui, corrugando la fronte, tagliava corto: Adesso viene a piovere'. Era pessimista, ma in realtà era uno che viveva bene, anche con se stesso. Tutto il contrario di Ennio Flaiano, con il quale ci vedevano nella trattoria di via della Croce, un ristorante molto economico frequentato da artisti, scrittori, gente del cinema: c'erano spesso Fellini, Arbasino, Enzo Siciliano, Parise, persino Maccari. Adesso è molto cambiato quel posto, è un luogo qualunque . Ma diceva di Flaiano. Ah sì, Moravia s'atteggiava a umor nero, ma viveva comodo, stava bene con se stesso. Flaiano invece aveva la battuta spiritosa, l'epigramma lucente, ma soffriva, aveva una figlia nata malata, la sua vita intima non era felice . In quella trattoria di via della Croce venivano
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anche Bassani e Soldati. Li ho frequentati meno. Soldati era un chiacchierone esuberante, vizioso come tutti i cattolici. Aveva saputo estrarre dal suo cattolicesimo le cose migliori, trasmettendole nei suoi scritti, è riuscito a mettere a frutto il senso del peccato . Ma a questo punto La Capria s'interrompe, sembra cercare degli argomenti, metterli insieme nella testa, poi però li scaccia con una scrollata di spalle. Forse si è un po' stancato. Fissa in avanti senza posare davvero lo sguardo. Me ne accorgo, e faccio per congedarmi. Mi piace incontrare i giovani , dice, anche se mi chiedo sempre come si fa a creare una connessione . E il suo sguardo adesso è un dolce, indulgente interrogativo.
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E' Edoardo Albinati l'autore su cui ha scelto di puntare la Rizzoli al prossimo premio Strega
Come anticipato dal Foglio, Rizzoli ha deciso di candidare allo Strega Edoardo Albinati con “La scuola cattolica”, un volume di 1.300 pagine. La trama del volume prende il via a Roma, negli anni 70. Da un quartiere relativamente tranquillo, da una scuola apparentemente tranquilla e rispettabile, emergono alcune personalità tutt'altro che pacate. Tra gli ex alunni della scuola privata romana, infatti, abbiamo gli autori del Delitto del Circeo. Albinati era un loro compagno e nel suo nuovo romanzo guarda indietro per raccontare gli eventi mescolando personalità reali a personaggi di fantasia, creando una galleria estremamente variegata di personaggi – sacerdoti, teppisti, grandi insegnanti, terroristi – toccando una moltitudine di temi e narrando anche, al contempo, porzioni di storia italiana recente. E' Edoardo Albinati l'autore su cui ha scelto di puntare la Rizzoli al prossimo premio Strega. — Claudio Cerasa (@claudiocerasa) March 17, 2016
http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/03/17/e-edoardo-albinati-lautore-su-cui-ha-sce elto-di-puntare-la-rizzoli-al-prossimo-premio-strega___1-v-139516-rubriche_c794.htm
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Data Pubblicazione 17/03/2016
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi (ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni". CA
http://www.ilgiornaledivicenza.it/home/spettacoli/albinati-anni-70-pi%C3%B9-veloci-di-oggi-1.4730556
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi
ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni".
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Albinati, anni '70 più veloci di oggi (ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni". CA
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(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il primo a essere sbalordito dalla ponderosità, 1.300 pagine, del suo nuovo romanzo, 'La scuola cattolica' (Rizzoli), e' stato lo stesso autore: Edoardo Albinati. "Sapevo che sarebbe stato un lungo romanzo, pensavo di 6-700 pagine. Poi, quando alla fine ho visto che erano oltre 1.300 pagine - ne ho scartate alcune - mi sono stupito" dice all'ANSA Albinati. La giovinezza, la religione, il sesso, la borghesia, l'innocenza perduta: nove anni per scriverlo, è il romanzo di una vita nel senso che "racconta un'intera vita che non è la mia ma quella della generazione nata tra il '56 e il '60" spiega lo scrittore tra i protagonisti di 'Libri come', la festa del libro all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensiamo di vivere nella società della velocità ma "la realtà degli anni '70 era molto più veloce. Nasceva un gruppo musicale, faceva quattro dischi in quattro anni e poi spariva. La guerra finiva in sei giorni. Oggi la giovinezza dura di più, le guerre durano all'infinito, i gruppi musicali durano 30 anni". CA
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Data Pubblicazione 20/03/2016