FONDAZIONE IFEL Rassegna Stampa dal 07 al 08 maggio 2016
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INDICE IFEL - ANCI 07/05/2016 Il Sole 24 Ore Gas, Venezia contro la paralisi delle gare
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08/05/2016 Il Tirreno - Pisa PISA I comitati dei residenti del centro storico c...
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08/05/2016 La Provincia di Sondrio Commissione Innovazione Anci, a guidarla c'è Della Bitta
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08/05/2016 La Sicilia - Siracusa Pressing. I vertici Anci chiedono la proroga per l ' approvazione dei bilanci
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07/05/2016 La Notizia Giornale I Comuni ignorano il digitale Si strapaga ancora per i fax
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07/05/2016 La Nuova Provincia di Biella Banda larga, ci sono soldi per lo sviluppo della rete
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07/05/2016 Quotidiano di Sicilia Agenzia Demanio vuole trasformare 19 immobili pubblici in altrettanti centri commerciali: uno individuato nell'Isola
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FINANZA LOCALE 08/05/2016 Il Sole 24 Ore Da Milano a Bologna la metamorfosi delle smart city
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore «Dalle Regioni solo una vecchia ricetta scaduta»
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07/05/2016 Milano Finanza Per chi compra casa, adesso anche l'Iva diventa detraibile
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07/05/2016 ItaliaOggi Un Patent box più locale
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07/05/2016 ItaliaOggi Nelle Asl nomine solo per merito
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08/05/2016 Libero - Nazionale Palermo, record di evasione Tari Ma Orlando abbassa le tariffe
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07/05/2016 QN - La Nazione - Nazionale Comune vende beni per 3,5 milioni Ex lavatoi e casello idraulico in testa
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 08/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale «Niente tasse per chi investe nelle imprese»
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08/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale Per gli avvisi bonari la moratoria di agosto
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08/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale «Risparmio gestito e digitale Così reinventiamo gli uffici»
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07/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale Tasse e pensioni, Padoan cauto «Attenti a non affrettare i tempi»
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07/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale E il governo pensa all'anticipo previdenziale «su misura»
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Il debito e la crescita: quello che la demagogia non spiega
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Pensioni, ecco le regole per l'uscita in anticipo
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Competitività, otto riforme sono frenate dai veti
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Padoan: «Misure funzionali alla politica economica»
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Pensioni, tutte le regole taglia-assegni
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Cannata: «Rischio sistemico dal tetto ai titoli di Stato»
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore È giunto il momento di ridurre il debito greco
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Casero: moratoria estiva sugli avvisi
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Giustizia fiscale e Mef: intreccio al test-Consulta
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore La decadenza fa scattare l'azione coattiva
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08/05/2016 Il Sole 24 Ore Equitalia, rate anti-pignoramenti
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore Unico e 730, così gli sconti dall'edilizia alla scuola
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore «Flessibilità, passi avanti ma non basta»
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore Dal migration compact all'output gap, l'Italia ritrova il dialogo con Bruxelles
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore Cigs prorogabile con la cessione
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore Per i collaboratori si sblocca l'indennità di disoccupazione
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore Fondi agli atenei, aumenta il merito
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore La prescrizione annulla il patteggiamento
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07/05/2016 Il Sole 24 Ore Pubblico impiego, legittimo lo stop alle ferie «monetizzate»
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08/05/2016 La Repubblica - Nazionale Banche, il bail in adesso divide Bruxelles e la Bce
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07/05/2016 La Stampa - Nazionale La cautela di Padoan sul taglio delle tasse "È possibile solo con i conti in equilibrio"
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08/05/2016 Il Messaggero - Nazionale Fisco, nuove semplificazioni e per agosto c'è la moratoria
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08/05/2016 Il Messaggero - Nazionale Starace (Enel): «Entro un decennio l'Italia avrà il 60% di energia pulita»
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08/05/2016 Il Messaggero - Nazionale Pensioni, con il prestito si perde una mensilità
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07/05/2016 Il Messaggero - Nazionale Anas-Ferrovie, ecco la fusione da 10 miliardi
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07/05/2016 ItaliaOggi Crociata Usa contro l'evasione
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07/05/2016 ItaliaOggi Agricoltura, più detrazioni Iva per latte fresco, bovini e suini
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07/05/2016 ItaliaOggi Scuola, dati mensa integrabili
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07/05/2016 ItaliaOggi Accertamenti in Dogana con il contraddittorio
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08/05/2016 Avvenire - Nazionale L'idea di «Fisco semplice»? Moratoria per gli avvisi di agosto
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08/05/2016 Il Giornale - Nazionale La Germania puntò 1,4 miliardi contro il debito dell'Italia
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07/05/2016 Libero - Nazionale Ora giustizia veloce per salvare le imprese
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08/05/2016 Il Fatto Quotidiano Panama Papers, la gola profonda vuole collaborare
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GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE 07/05/2016 Il Messaggero - Roma Zingaretti: «Presto gli Stati generali della nuova sanità» ROMA
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IFEL - ANCI 7 articoli
07/05/2016 Pag. 12
diffusione:162324 tiratura:213091
Gas, Venezia contro la paralisi delle gare APPELLO A RENZI Lettera al ministro ad interim dello Sviluppo economico In stallo una quindicina di bandi in Veneto, Lombardia e Piemonte Jacopo Giliberto pIl sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha scritto a Matteo Renzi per chiedergli un aiuto a districare i Comuni dal pasticcio che blocca le gare per le concessioni del metano. Basterebbe un chiarimento normativo, un sostegno, un'indicazione. Le aziende del metano- dice il decreto Letta del 2000 che liberalizza il settore del gas- si dividono fra venditori e distributori. Le aziende di distribuzione posseggono solamente le condutture cittadine, su concessione del Comune, e consegnano il metano che i consumatori acquistano dai rivenditori, facendosi pagare il "pedaggio" per il servizio di trasporto. Da anni le concessioni fra una proroga, un ritocco normativo e un rinvio devono essere rimesse a gara. Fra chi rischia di perdere la concessione, alcune aziende (e una più di altre, l'Italgas) ha facile gioco individuare le debolezzee fare ricorsia raffica al Tar per bloccare la quindicina di gare già avviate, soprattutto nel Triveneto, in Lombardia e Piemonte. Tra queste gare sotto Tar c'è quella di Venezia. Il sindaco Brugnaro, primo fra i sindaci, scrive a Renzi nel doppio ruolo di presidente del Consiglioe ministro a interim dello Sviluppo economico. In gioco, il bando per il gas per l'ambito Venezia 1-Laguna Veneta, 400mila abitanti e 200mila utenze. Il sindaco, aiutato dal Consorzio concessioni gas, dice di non avere ricevuto «adeguata collaborazione» né dal ministero né dall'Autorità dell'energia. Anche la gara del Comune di venezia è stata impugnata da Italgas, gestore uscente, che ne ha sostenuto l'illegittimità benchéa parere del sindaco il bando sia «attuativo delle norme sancite dal D.M 226/2011» e «della disciplina contenuta nelle deliberazioni» dell'authority dell'energia.E l'Autorità, scrive Brugnaro, «fino a questo momento è sembrata poco attenta alle ragioni del Comune Stazione Appaltante, mantenendo attivo, piuttosto, il tradizionale dialogo con i gestori, specie i più importanti». Lo scarso aiuto dato ai sindaci dalle due istituzioni non consente «di semplificare le proceduree di avere chia- rimenti condivisi per la concreta prosecuzione di un percorso così complesso». Brugnaro coinvolge i suoi colleghi sindaci attraverso l'Anci presieduta da Piero Fassino (Torino) e chiede «un intervento normativo finalizzato ad alleggerire l'iter procedurale e a rendere effettivo lo svolgimento delle gare in condizioni di trasparenza e concorrenza». Il Tar Lazio deciderà il 12 maggio sul caso Venezia, ma quasi tutte le altre gare sono paralizzate: alcune sono in attesa di sentenza, altre sono state ritirate, altre ancora prorogate.
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Concessioni. Il sindaco Brugnaro apre il fronte dei Comuni bloccati da norme contraddittorie e ricorsi al Tar VENEZIA
08/05/2016 Pag. 17 Ed. Pisa
diffusione:44615 tiratura:57997
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PISA I comitati dei residenti del centro storico c... PISA I comitati dei residenti del centro storico chiedono di poter partecipare alla giornata intitolata "Percorsi di sicurezza urbana" e rivelano che a Firenze, la mala-movida andrà alla sbarra il 4 ottobre per disturbo della quiete pubblica. La giornata sui percorsi di sicurezza urbana si terrà il 12 maggio all'auditorium della Prefettura e vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Filippo Bubbico, viceministro dell'Interno. «Non vogliamo che sia la solita parata di autorità, vorremmo che ci ascoltassero», riferiscono dai comitati. La giornata è voluta dall'Anci e vedrà gli interventi del prefetto Attilio Visconti e di Matteo Biffoni, sindaco di Prato e presidente dell'Anci Toscana. I comitati fanno sapere che Frenze si sta muovendo per debellare la malamovida. Il 4 ottobre, ben 11 locali e pub della movida fiorentina si ritroveranno davanti al giudice perché accusati dalla procura di "disturbo alla quiete pubblica". Alla decisione, la magistratura era giunta dopo una ventina di giorni di controlli che hanno riscontrato musica alta, alcolici consumati in strada e assembramenti che rendevano impossibile il riposo dei residenti. I comitati aspettano l'esito di questa sentenza per muoversi di conseguenza. (c.v.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 09/05/2016
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08/05/2016 Pag. 34
diffusione:25913 tiratura:32420
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Commissione Innovazione Anci, a guidarla c'è Della Bitta Il sindaco di Chiavenna Luca Della Bitta è il nuovo presidente della commissione nazionale Innovazione tecnologica e attività produttive dell'Anci. Mercoledì 4 maggio il presidente dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani e sindaco di Torino, Piero Fassino, in occasione del consiglio nazionale dell'associazione, ha conferito l'incarico di presiedere la commissione permanente al primo cittadino di Chiavenna e presidente della Provincia di Sondrio. «Si tratta per me di una grande responsabilità che accolgo con emozione e con la voglia di mettermi a servizio - ha commentato Della Bitta - . Una naturale prosecuzione dell'impegno di questi anni in qualità di vice coordinatore nazionale di Anci giovani nazionale che mi ha permesso di crescere insieme a tanti colleghi amministratori che sognano ancora di poter costruire un paese migliore. Il tema dell'innovazione rappresenta una delle sfide più affascinanti ed insieme impegnative per chi ha la responsabilità di guidare le nostre comunità verso il futuro». • • D. Pra.
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 09/05/2016
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08/05/2016 Pag. 29 Ed. Siracusa
diffusione:21326 tiratura:34037
Il sindaco di Canicattini Paolo Amenta, insieme con i vertici di AnciSicilia, di cui è vicepresidente hanno incontrato l ' assessore regionale agli enti locali Luisa Lantieri, a cui hanno chiesto una proroga per l ' approvazione dei bilanci dei Comuni siciliani. Infatti, quest ' anno la Regione aveva imposto che i bilanci di previsione, per l ' anno in corso, dovevano avvenire entro il 30 aprile. «Abbiamo chiesto la proroga per approvare i bilanci comunali - ha detto Amenta - e la Regione non può avere salvaguardia dei livelli occupazionali del personale precario e non, è stato ribadito da AnciSicilia l ' urgenza di un intervento che consenta la proroga dei termini per l'approvazione dei bilanci di previsione 2016. «Inoltre - ha proseguito Amenta - per quanto riguarda il mantenimento in servizio del personale precario è necessario che Regione e Comuni stipulino un vero e proprio patto per la salvaguardia del personale e per una progressiva stabilizzazione che consenta di tutelare gli equilibri finanziari degli enti. Vanno riprese le ragioni della proposta congiunta tra Anci e sindacati, fatta propria dalla stessa Regione durante il confronto avuto in seguito alla manifestazione svoltasi a dicembre scorso. Molti Comuni si trovano ancora a dover rinnovare contratti senza avere a disposizione un quadro finanziario chiaro e dovendo fare i conti con una conflittualità crescente, che spesso si traduce oltre che in dramma sociale in un aumento del contenzioso. L ' unica nota positiva dell ' incontro sono state l ' accordo e le garanzie sui trasferimenti della 4° trimestralità e delle accise Enel, e sull ' anticipazione2016. PAOLO MANGIAFICO
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Pressing. I vertici Anci chiedono la proroga per l ' approvazione dei bilanci
07/05/2016 Pag. 9
I Comuni ignorano il digitale Si strapaga ancora per i fax Stampare ogni documento resta la regola E solo a Roma il cartaceo costa 800mila euro Molti i progetti di digitalizzazione delle amministrazioni Dopo le promesse però i fatti non si vedono mai Stefano iannaccone Un risparmio potenziale di miliardi di euro. Che nessuno riesce a quantificare esattamente. Perché manca una vera mappatura della digitalizzazione in Italia. Ma che porterebbe grandi benefici alle casse statali, come sta già dimostrando la fatturazione elettronica. Alcuni dati aiutano a comprendere il quadro. In un Comune medio-grande si arrivano a spendere anche 100mila euro all'anno di fax. E si parla solo di un capitolo di spesa parziale. A Roma il Campidoglio ha speso quasi 800mila euro di carta, cancelleria e stampati. Milano, inve ce, ha messo in conto circa 715mila euro per lo stesso capitolo. Per carità, si tratta di un dato complessivo e la somma non può essere azzerata del tutto. ESEMPI D'altra parte il caso virtuoso di Campobasso racconta come l'eliminazione della carta, solo per la convo cazione dei consigli comunali, abbia favorito un taglio dei costi di circa 12mila euro. Il percorso intrapreso a Bergamo sulla "guerra alla carta" per i documenti ha favorito una riduzione della spesa di almeno 170mila euro all'anni. E per finire i conti, più in generale, c'è una vecchia stima dell'Osservatorio Netics, secondo cui la riduzione della spesa sanitaria potrebbe superare i 12 miliardi di euro grazie alla digitalizzazione. "Ma non è solo una questione di soldi, c'entra soprattutto di efficienza dei servizi", spiega nello iacono dell'associazione Stati generali dell'Innovazione. Che mette in evidenza un altro aspetto: "In un primo momento servirebbe un investimento per creare figure competenti. Quindi i benefici sareb bero tangibili sul medio-lungo termine". Un altro esperto, andrea Lisi , presidente dell'Associazione nazionale per operatori e responsabili della conservazione digitale (Anorc), insiste: "Bisogna intervenire su un vuoto organizzativo molto pericoloso per lo sviluppo del nostro Paese in chiave digitale". APPELLO AI CANDIDATI Da questi dati parte la nuova sfida per coinvolgere i candidati sindaci nell'iniziativa "digitale in Comune". A un mese dalle elezioni comunali 2016, la deputata iscritta ai Radicali, Mara Mucci , ha an nunciato l'invio di una lettera per impegnarli ad assumere un impegno. "Ma la digitalizzazione deve interessare anche le amministrazioni già insediate", sottolinea la parlamentare. E non mancano delle criticità: "Le risorse stanziate per il digitale sono stimate tra i 3 e i 5 miliar di di euro l'anno. Ma i comuni si isolano", aggiunge Mucci. E infine, l'Associazione naziona le dei Comuni italiani (Anci), attraverso il suo rappresentante, alessandro Delli noci , ha spiegato le sue ragioni: "La Pubblica amministrazione non trova vantaggi a parlare digitale e talvolta protocolla due volte perché non si fida del digitale. Ma come Anci ab biamo deciso di introdurre nel nuovo turn over, una quota obbligatoria di assunzioni di professionisti del digitale".
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Spese inutili
07/05/2016 Pag. 14
diffusione:15000
Banda larga, ci sono soldi per lo sviluppo della rete BIELLA (ces) La Regione investirà nei prossimi tre anni 290 milioni di euro, provenienti dai fondi europei, per vincere la sfida di portare la banda ultralarga nelle zone montane, che soffrono maggiormente il digital divide. Se n'è parlato nel corso del convegno "Il cambiamento come opportunità. Innovazione e tecnologia nelle Terre Alte", giovedì nella sede del CSI Piemonte e organizzato da Anci e Uncem. Aprendo l'incontro, il vicepresidente della Regione Aldo Res chigna ha ricordato come «il Piemonte si fosse distinto in passato come soggetto motore dell'inn ovazione in Italia. Un primato, questo, perso nel corso del tempo e che porta oggi alla improrogabile necessità di tornare a investire in infrastrutture infor matiche».
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 09/05/2016
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REGIONE PIEMONTE
07/05/2016 Pag. 3
diffusione:5897 tiratura:6600
MILANO - Trasformare 19 immobili pubblici inutilizzati sparsi in tutta Italia in altrettanti centri commerciali, restituendo al territorio luoghi che rischierebbero di finire nel degrado e contribuendo a generare un giro d'affari di oltre un miliardo di euro. è questo lo scopo di un nuovo progetto operativo di riuso degli immobili pubblici lanciato dall'Agenzia del Demanio, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (Cncc) e dell'Anci. Se ne è parlato ieri a Milano, nel corso di un workshop intitolato "Il riuso degli immobili pubblici: nuovi scenari per i Centri Commerciali". Partendo dal presupposto che i principali centri commerciali italiani hanno in programma per i prossimi anni un ingente programma di investimenti e che comuni, regioni e lo stesso stato hanno a disposizione un'enorme quantità di beni immobili collocati in luoghi strategici in attesa di essere dismessi, Agenzia del Demanio e Anci hanno lanciato questa collaborazione tesa ad avvicinare domanda e offerta di beni pubblici che si intendono valorizzare. Dopo aver vagliato 700 immobili si è deciso di focalizzarsi su circa 160, per poi partire, in una prima fase del progetto, con l'individuazione di 19 strutture (una in Lombardia, una in Piemonte, una in Veneto, una in Friuli, tre in Emilia Romagna, quattro in Toscana, una in Liguria, tre in Abruzzo, nel Molise, due in Campania e una in Sicilia) con caratteristiche idonee al riuso per fini commerciali, sulla basi di criteri di idoneità come l'accessibilità, il bacino d'utenza e la zona d'attrazione. è stata inoltre creata un'apposita commissione con il compito di definire i criteri di idoneità degli immobili e di valutare i vantaggi che ne potranno conseguire in termini di nuove infrastrutture, rivitalizzazione del territorio e creazione di occupazione. Secondo Massimo Moretti, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, infatti, "il progetto potrebbe generare un valore complessivo di un miliardo di euro". Roberto Reggi, direttore dell'Agenzia del Demanio, ha invece spiegato che "i centri commerciali possono rappresentare un'opportunità di valorizzazione importante del real estate pubblico, una forza d'investimento su cui fare leva per riqualificare le nostre città, riutilizzando immobili non più utili ed evitando un nuovo consumo del suolo". Sulla stessa lunghezza d'onda Alessandro Cattaneo, presidente della Fondazione Patrimonio Comune Anci, che ha detto: "Le città hanno problemi di rigenerazione urbana, per cui i comuni devono fare la loro parte dando spazio ai privati. Questa iniziativa permette di iniziare a lavorare a quattro mani fin da subito". Nella seconda fase del progetto è in programma la cosiddetta "chiamata" degli enti locali disposti a cedere i propri asset, con interventi di consulenza gratuita da parte delle aziende che, grazie al loro know how, potranno guidare il processo di valorizzazione degli immobili e supportare tutte le attività operative successive, dagli studi di fattibilità alle gare pubbliche.
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Agenzia Demanio vuole trasformare 19 immobili pubblici in altrettanti centri commerciali: uno individuato nell'Isola
FINANZA LOCALE 7 articoli
08/05/2016 Pag. 19
diffusione:162324 tiratura:213091
Da Milano a Bologna la metamorfosi delle smart city LUOGHI SIMBOLO Dalla Fabbrica del Vapore all'Opificio Fondazione Golinelli dove vengono ripensate le trasformazioni Aldo Bonomi Milano, Fabbrica del Vapore. È stato promosso da MilanoIn un incontro con la nuova composizione sociale milanese al lavoro nell'innovazione diffusa sostanziata dalla denominazione glamour e british: startup, coworking, fab lab e impresa sociale (l'unica denominazione nostrana) che fanno sintesi nella sharing economy. Luca De Biase, animatore di Nova del Sole 24 Ore, nel suo intervento ha provocatoriamente affermato che «è finita l'epoca dello storytelling, occorre tornare alla storia». Se lo dice lui, che con Nova è stato lo storyteller degli innovatori diffusi, da quando la new economy siè fatta "comunità di pratiche" nella metamorfosi del fare impresa e comunicazione, bisogna riflettere e cercare nei miei microcosmi il senso di questa discontinuità. Lo storytellingè l'atto del narrare, disciplina che usa i principi della retorica e della narratologia. Nel caso degli innovatori diffusi, soprattutto giovani, siè fatta community e realtà aumentata nella rete. È stato un modo radicale e altro di rendere visibili i tanti soggetti invisibili per una società, un'economia e una politica ancora ferma al paradigma capitale-lavoro e Stato in mezzo nell'epoca dei flussi, della società circolaree della condivisione. Le Internet companye il capitalismo delle reti hanno praticato la retorica dello storytelling management per promuovere e posizionare prodotti e idee. Basti pensare alla potente retorica di Google, Fb, Amazon, sinoa Uber e AirB&B, che muta antropologie, economiee il fare società. La storia rimanda alle lunghe derive, al racconto interpretativo e interrogante, alle biografiee alle genealogie, più che alla narrazione del presente nell'accelerazionee nella velocità della rete. Lo storytelling, nelle due polarità, quella degli smanettoni che si rendono visibili e fanno communitye quella del management che promuove e vendono i loro prodotti, sincreticamente si ritrovano nella sharing economy che viene avanti. Qui la parola d'ordineè condividere. La storia fa riemergere carsicamente una parola antica, ridà attualità all'inattualità del fare comunità. Bologna, Auditorium Opificio Fondazione Golinelli. Seminario di formazionee riflessione con gli assistenti sociali, gli educatoriei dirigenti del Comune di Bologna che si occupano delle emergenze sociali sul tema dello sviluppo di comunità.È organizzato dall'Iress (Istituto Regionale Emilia Romagna Servizi Sociali) animato da Marisa Anconellie Rossella Piccinini con Flavia Franzoni e Graziella Giovannini, storiche presenze nel comitato scientifico. Si parte dalla storia, Adriano Olivetti e gli operatori di comunità, Danilo Dolcia Partinicoe le lotte della comunità per l'acqua. Si arriva alle tracce di comunità della Terza Italia dei distretti, delle economie locali di Arnaldo Bagnasco, Giuseppe De Rita e di Romano Prodi, per precipitare in sei quartieri di Bologna che si fa area metropolitana. Nessuna nostalgia per ciò che nonè più, si parte dalla storia dello sviluppo di comunità per ragionare della comunità che viene, nella città che si fa smart city, nodo di reti, e storico punto di riferimento per le politiche di welfare, anche queste in metamorfosi nella scarsità dei trasferimenti pubblici. Occorre condividere, ripar- tire dal basso, dalla metamorfosi dei servizi, nelle comunità locali guardando allo storytelling della smart city che viene avanti. Che non sarà se non guardando alla storia di Casa Zanardi, mitico sindaco di Bologna che ha lasciato una casa per il panee il pasto caldo degli ultimi. Oggi trasformata in un progetto di emporio solidale che si interfaccia con ipermercati e Ipercoop recuperando la memoria del cooperare.O il mettersi in mezzo degli assistenti sociali e degli educatori tra strategie del Comunee reti delle parrocchie rivitalizzando il tessuto della solidarietà, così promuovendo progetti come Re-Agisco per disoccupati versoi 50 anni espulsi dalla velocità dei cambiamenti ma vitalie utili portatori di saperi ed esperienze. Ma soprattutto,a proposito di condivisione, si promuovono nella città che viene patti di collaborazione tra cittadini e Comune per la manutenzione e l'uso di spazi pubblici, parchi e giardini,e per l'arredo urbano, tenendo assieme cura e bellezza che non fa male quando si abita. Si fa patto anche per il FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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... MICROCOSMI LE TRACCE E I SOGGETTI
08/05/2016 Pag. 19
diffusione:162324 tiratura:213091
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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riuso di edifici pubblici nei quartieri e si fa patto sui temi che fanno paura alle famiglie in difficoltà per affrontare il tema dei giovani adolescenti a rischio di devianzae disagio, sinoa quello della sicurezza. Il tema è lo sviluppo della comunità che viene avanti per l'inclusione nella città che cambia. Ma il tutto non rinserrandosi, ma in rapporto con l'innovazione del fare comunità per fare brand di quartiere, innovando racconto e narrazione del margine guardando alla centralità del welfare culturale: il teatro, la musica, gli smanettoni, i creativi, e le biblioteche di quartiere si trasformano in luoghi dello storytelling per mangiare il centro, per mettersi in circolo nella smart city. Questi due microcosmi che stanno in uno inducono a dire, guardando la storia, che anche le città hanno una memoria sociale in metamorfosi. Milano è la città anseatica ove, più che altrove, innovazione e metamorfosi dei modi del produrre e del commerciare, si direbbe oggi mettere in rete, sono visibili. Bolognaè da sempre città crocevia socialee culturale delle due Italie, di quae di là dall'Appennino edè storicamente stata un laboratorio del welfare municipale. Se vogliamo andare oltre la retorica dello storytelling, delle smart city, occorre guardare alle lunghe derive nell'epoca della conoscenza globale in rete, soprattuttoa base urbana. Occorre scomporre e ricomporre la parola chiave innovazione. Serve un racconto non subalterno allo storytelling del management degli innovatori dall'alto, ma guardare alle città, anche alle società locali, ai loro progetti che stanno disegnando una via più situata nelle lunghe derive dei nostri modelli sociali. Tenere assieme lo storytelling, le community degli smanettoni che fanno startup, co-working e fab labe storia delle città significa capire che senza l'accompagnamento e l'inclusione dei soggetti sociali che fanno social city, non si fa smart city. Foto:
[email protected]
07/05/2016 Pag. 11
diffusione:162324 tiratura:213091
«Dalle Regioni solo una vecchia ricetta scaduta» «Il piano di tagli fa pagare all'industria inefficienze e sprechi degli altri» «Disposti a discutere sui ripiani (e a pagare), non a fare il bancomat del sistema» Roberto Turno pUna «vecchia ricetta» anti industriale, che rischia di affossare l'innovazione e gli investimenti e che colpisce la libertà di scelta dei cittadini. «Se qualcuno pensa di usarci ancora come un bancomat per pagare sprechi e inefficenze di altri, si sbaglia di grosso. O si fa una governance seria del farmaceutico, o non ci stiamo e ce ne andiamo da questo Paese». È un fiume in piena, Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, contro la proposta delle regioni - anticipata ieri in queste pagine - di tagliare i prezzi dei farmaci e di limare i criteri su innovazione e concorrenza nel settore. Il mercato farmaceutico pubblico, per inciso, vale più di 16 miliardi. Una partita enorme. Presidente, le regioni mettono sottosopra l'attuale assetto del pharma italiano. Immagino non sia granché d'accordo... È la vecchia e inaccettabile ricetta di far pagare all'industria l'inefficienza di altri nel sistema sanitario. Un metodo fallimentare per l'Italia. Qualcuno si ostina a non capire che va trovato tutti insieme un sistema veramente sostenibile, e non misure che penalizzano l'industria, la ripresae l'occupazione. Politiche anti industriali a prescindere, intende? Sembra che a qualcuno nulla importa se si penalizzano le industrie. Peccato che poi se in una determinata regione si perdono posti di lavoro e l'economia non cresce, sale la preoccupazione. Ma quando può essere troppo tardi. Bisogna pensarci prima? Tutto da buttare delle proposte dei governatori? A rendermi ancora più perplesso è anche il fatto che tra quelle proposte ci siano cose che già si fanno comei prezzi legati ai volumi di vendita o il pay by result. Ma sanno come avvengono le negoziazioni in Aifa, o vivono in un altro mondo? Però, il dibattito sull'equivalenza terapeutica è aperto da tempo.E il reference priceè costato molto agli italiani... Certe cose mi preoccupano anche come cittadinoe paziente. Affidare la mia salute in base a quanto si propone su equivalenza terapeuticae sostituibilità dei farmaci, è inaccettabile. E rischioso per la salute.È il solito, vecchio sistema di dire che i farmaci sono tutti uguali, ma non è così. Guardii biosimilari. Vuol dire? I biosimilari non sono generici normali. Non si può permettere la sostituibilità di un farmaco che è diverso da un altro, solo perché qualcuno pensa che siano uguali. Non è un caso che l'Ema( l'authority europea, ndr)è stata molto chiara soprattutto dicendo che la scelta finale poggia sulle prescrizioni del medico. Quei cinque miliardi pagati dagli italiani per la differenza di prezzo tra genericie farmaci griffati, non sono poca cosa... Le regioni vogliono forse toglierea tutti la libertà di scegliere i farmaci? La spesa territoriale è sotto controllo: se io voglio quel farmaco, che importa alla regione? Quello delle regioni nonè un documento per la governance, ma per imporre norme comportamentali di cui vogliono assumere la paternità senza averla. Le regioni chiedono regole sicuree trasparenti per la valutazione dell'innovazione. Dipende da come si cambia. Seè per dire che nienteè innovativo per poi non fare innovazione, allora l'Italia scelga pure di non avere farmaci innovativi. Ripeto: quello delle regioni è solo un modo per farci pagare ancora una volta altre inefficienze e sprechi. Mi sarei aspettato idee nuove, come quelle del Mise sulle categorie terapeutiche nella spesa ospedaliera, ad esempio. Non di sicuro l'equivalenza terapeutica solo per dire che tutto è ugualee che decidono le regioni. Aspettiamo il tavolo delle regioni col Governo e valuteremo il vero risultato finale. Spero che il Governo abbia a cuore l'interesse del Paese,e non per fari favori. Dovete pagare 1,65 miliardi alle regioni peri ripiani proprio della spesa farmaceutica in ospedale. Pagherete? Abbiamo sempre detto che siamo prontia pagare. Ma le sentenze hanno bocciato il metodo applicato. Se vogliono che ci sediamo al tavolo, bene. Purché si faccia un discorso di governance seria, senza pensare di usarci ancora una volta come bancomat. Così no. Altrimenti i soldi non li diamo e ce ne andiamo da questo Paese. Al Paese siamo prontia dare soldi in termini di innovazione, investimenti e lavoro. Un'altra stangata mai più. FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Massimo Scaccabarozzi INTERVISTA
07/05/2016 Pag. 11
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FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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IL DIBATTITO Farmaci, regioni in campo per tagliare i prezzi n 18 p Roberto Turno ROMA Prezzi dei farmaci, soprattutto quelli più costosi, legati ai volumi di venditae al numero di pazienti "trattati", ma anche ai risultati della cura. Riduzionee comunque fissazione di un'asticella sui ticket occulti pagati dai cittadini per le differenze di listino rispetto ai generici. Nuovi criteri per definire la reale innovatività delle medicine e più concorrenza. Due tetti di spesa, sensibilmente diversi dagli attuali. Sostituibilità immediata dei medicinali biosimilari coni farmaci originali in scadenza di brevetto. Le regioni si preparano al tavolo col Governo con una proposta sulla farmaceutica che metterebbe letteralmente sottosopra le attuali regole. Obiettivo dichiarato: riportare la spesa sotto controllo,a partire da quella ospeda- cartelline( si veda Sanità24 ), ma potenzialmente esplosivo per il mercato italiano del pharma, quello licenziato ieri dai governatori dopo un lungo confronto tecnico interno. Approderà al tavolo col Governo, nel qualeè destinatoa trovare pochi sponsor ministeriali, anche se sarà interessante conoscere il parere dell'Economia che IL DOCUMENTO Nel dossier di cinque pagine ipotizzate pratiche innovative come il legame tra il prezzo e l'esito della terapiao al numero di pazienti trattati tienei cordoni della borsae che però dovrà farei conti con le intenzioni politiche di palazzo Chigi che su- caso. Tra le altre, l'ipotesi di concedere alle imprese uno sconto del 10-20% come transazione sui vecchi ripiani miliardari di cui le regioni hanno bisogno come l'ossigeno peri loro bilanci. Senza scordare che qualsiasi modifica di sistema avrà bisogno del paracadute di una legge, con tuttii dubbi sui tempi per incassarla. Tagliarei prezzi dei farmaci, questa la manovra regionale. Con la procedura prezzo/volume,i listini verrebbero ridottio scontati in modo progressivo in rapporto all'aumento dei pazienti trattati, al crescere delle indicazioni, delle terapie combinatee della loro durata. Con il prezzo legato all'esito della terapia (pay by result) verrebbe dato un altro scossone ai prezzi. Mentre per arginarei costi peri pazienti per il pagamento della differenza di prezzo tra genericie originator, che di prezzo superiore al 100%e per 30 specialità oltre il 200%. Di più. Nella proposta c'è la rivisitazione dei «registri Aifa» peri farmaci ad alto costoe di forte impatto sanitario.E sulla valutazione dell'innovatività dei prodotti, viene proposto il modello tedesco per stabilire criteri sicurie verificati. C'è poi la richiesta di creare più concorrenza, attivando tra l'altro nella determinazione dei prezzi procedure selettivea evidenza pubblicae la possibilità per le regioni su tutte le categorie di prodotti di svolgere gare in «equivalenza terapeutica»:a premiare dovrebbe essere il criterio del minor costoa «parità di dosaggio, forma farmaceuticae unità posologiche per confezione». Infine, un altro capitolo scottante: la sostituibilità automatica dei farmaci biosimilari con gli «originator»: anche in que- La denuncia di Coldiretti Impresa& territori Chiuse 12mila stalle in cinque anni Negli ultimi cinque anni hanno chiuso quasi 12mila stalle da carne per effetto delle importazioni dall'estero che oggi rappresentano quasi 1/3 dei consumi, con effetti sull'economia, sull'occupazionee sulla sicurezza alimentare. Emerge dal dossier Sul Sole 24 Ore di ieri Sanità. Le proposte al tavolo con il Governo per riportare la spesa sotto controllo Ipotesi di sconto del 10-20% per il rossoa carico delle imprese Le Regioni si preparano al tavolo con il Governo con una proposta sulla farmaceutica che potrebbe sovvertire le attuali regole. Obiettivo: riportare la spesa sotto controllo Foto: FOTOGRAMMA Foto: Farmindustria. Il presidente, Massimo Scaccabarozzi
07/05/2016 Pag. 63 N.89 - 7 maggio 2016
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Per chi compra casa, adesso anche l'Iva diventa detraibile Norberto Villa Anche l'Iva può essere portata in detrazione dall'Irpef. Una nuova misura introdotta dall'ultima legge di Stabilità consente infatti, ma solo per l'acquisto entro il 31 dicembre 2016 dall'impresa costruttrice di unità immobiliari a destinazione residenziale, di classe energetica A o B, di detrarre dall'imposta il 50% dell'Iva pagata. La detrazione dovrà essere ripartita in dieci anni. Le criticità della nuova misura sono quelle di essere stata introdotta solo in via temporanea (è valida solo per gli acquisti rogitati nell'anno 2016) e di aver previsto un utilizzo della stessa diluito nel tempo (in 10 anni). Sul punto recentemente sono intervenuti i primi chiarimenti dell'amministrazione finanziaria contenuti nella circolare 12/E del 2016. Nel primo, non positivo, si afferma che il presupposto per godere della detrazione è l'acquisto di immobili nuovi venduti direttamente dalle imprese costruttrici dei medesimi immobili. Ciò comporta che l'acquisto di un immobile nuovo, non perché appena costruito ma perché appena completamente ristrutturato, non consente di approfittare dell'agevolazione. Un secondo punto analizzato concerne la tempistica del bonus. Si è detto che quest'ultimo è limitato all'anno 2016 e l'amministrazione ne ha chiarito le modalità di applicazione: - in applicazione del principio di cassa, è necessario che il pagamento dell'Iva intervenga nel periodo di imposta 2016, e quindi nel caso di Iva pagata nel 2015 su acconti per un rogito effettuato nel 2016 non vi è la possibilità di godere del bonus; - nel caso invece di Iva in acconto versata nel 2016 per acquisti effettuati nel 2017 o in anni successivi nessuna detrazione spetta al contribuente in quanto la norma si riferisce agli acquisti effettuati o da effettuare «entro il 31 dicembre 2016». Di certo grazie a tale bonus si elimina qualche differenza ancora esistente circa il carico fiscale che sorge in capo all'acquirente nel caso di immobile acquistato con imposta di registro o con Iva. Non tutti gli acquisti di immobili sono infatti assoggettati a Iva (e in tal caso è dovuta l'imposta di registro): si pensi per esempio all'acquisto da un privato o da un'impresa che emette fattura in esenzione. Purtroppo però nei due casi citati la fiscalità non è identica e con ciò si rischia di introdurre una turbativa del mercato. Si pensi solo al fatto che nel caso di prima casa, se l'acquisto è assoggettato a imposta di registro, la misura dell'imposta è del 2% (magari anche calcolato sul valore catastale), mentre se assoggettato a Iva l'imposta è pari al 4% calcolato sul corrispettivo della transazione. Il bonus ora concesso accorcia un po' queste differenze. Ed è stata allora opportuna la presa di posizione della prassi che, nella circolare 12/E, ha specificato che anche nel caso di cessione di fabbricati abitativi da parte di imprese costruttrici ultimati da più di cinque anni, l'Iva eventualmente dovuta (che non è un'Iva obbligatoria ma dovuta solo in forza di opzione del cedente) può consentire il riconoscimento della detrazione nella misura del 50% della medesima. (riproduzione riservata)
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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I VOSTRI SOLDI NEL MATTONE FISCO & MATTONE
07/05/2016 Pag. 24
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Un Patent box più locale Istanze da inoltrare alle direzioni regionali DI GIORGIA PACIONE DI BELLO Le direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate (e direzioni provinciali di Trento e Bolzano) avranno la competenza su tutte, più precisamente 4.198, le istanze, per l'agevolazione Patent box, inoltrate da imprese con ricavi inferiori a 300 milioni di euro, a prescindere dal loro domicilio fiscale. Confermata, invece, la competenza dell'Ufficio accordi preventivi e controversie internazionali della direzione centrale accertamento, sulla gestione delle domande ruling per le imprese con un volume di affari o ricavi superiori a 300 mln di euro, le restanti 287, prescindendo sempre dal domicilio fiscale. Queste sono le nuove attribuzioni di competenze date alle direzioni regionali, che sono state stabilite, ieri, da un provvedimento dell'Agenzia delle entrate. I tempi Tutte le istanze che sono state già presentate prima della data di entrata in vigore del provvedimento di ieri dell'Agenzia delle entrate saranno riassegnate dall'Agenzia delle entrate alle direzioni regionali di competenza (solo la Lombardia dovrà gestirne 1.149). Per l'invio, invece, della documentazione integrativa, se alla data del 6 maggio 2016, non sono ancora scaduti i termini di presentazione, sarà compito del contribuente stesso spedire tutto il materiale alle direzioni regionali e provinciali dell'Agenzia delle entrate. Per le istanze per usufruire dell'agevolazione per gli anni futuri si dovrà far riferimento da ieri a questa ripartizione di competenze. Il dato spartiacque per l'invio dell'istanze, quello dei 300 mln di euro di ricavi, si legge nel provvedimento, «deve essere il maggiore tra volume d'affari ovvero ammontare di ricavi» risultante dall'ultima dichiarazione presentata prima dell'invio dell'istanza. Motivazioni Il provvedimento specifi ca che la scelta della regionalizzazione per l'esame delle domande, si è resa necessaria «in considerazione dell'elevato numero di istanze presentate successivamente all'emanazione del provvedimento. Tale ripartizione è attuata per consentire una gestione più efficiente delle procedure connesse alle istanze medesime». La scelta era già stata illustrata l'11 febbraio 2016 durante un confronto nelle sedi di Milano e Roma, sul tema del Patent box, tra i principali esponenti del mondo delle imprese e l'Agenzia delle entrate (si veda ItaliaOggi del 12/2/2016). La soluzione oggi è diventate realtà con il provvedimento dell'Agenzia delle entrate. Nei casi di incertezza sulla direzione competente l'agenzia invita a trasmettere una richiesta di chiarimenti all'indirizzo di posta elettronica:
[email protected] © Riproduzione riservata Foto: Da ItaliaOggi del 12 febbraio 2016
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Provvedimento delle Entrate per le imprese sotto i 300 mln di ricavi
07/05/2016 Pag. 26
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Nelle Asl nomine solo per merito Separazione tra politica e gestione. Spoils system al bando FRANCESCO CERISANO Nomina e revoca dei vertici delle Asl sulla base di criteri meritocratici e non politici. E nessuna commistione tra politica e amministrazione nella gestione delle aziende sanitarie. Con il parere n.1113/2016 diffuso ieri, la Commissione speciale del Consiglio di stato ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto legislativo (attuativo della riforma Madia, legge n.124/2015) in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Palazzo Spada ha apprezzato l'intento del decreto di assicurare «trasparenza e imparzialità» nelle procedure di nomina, verifi ca e revoca dei direttori generali e delle altre figure dirigenziali (direttore amministrativo, direttore sanitario, direttore dei servizi socio-sanitari) previste dalla legislazione sanitaria nazionale e locale. Secondo il Consiglio di stato, è proprio la commistione tra politica e gestione a causare le numerose ineffi cienza che si registrano nel settore. E in questa prospettiva la procedura a due fasi disegnata dal decreto per la nomina dei direttori generali coglie nel segno. Si prevede, infatti, un primo step con la formazione di un elenco nazionale di idonei da parte di una Commissione nazionale istituita ad hoc e che vede l'assegnazione di un punteggio da 75 a 100 ai candidati. Il secondo step, invece, è caratterizzato da una procedura selettiva non concorsuale su base regionale a conclusione della quale la commissione propone al presidente della giunta regionale una terna di nomi, tra cui verrà scelto il dg sulla base di «criteri meritocratici e procedure ispirate alla massima trasparenza, pur nella riaffermata natura fi duciaria e discrezionale della nomina, quale atto di alta amministrazione, da parte della regione». Oltre alla procedura di nomina, i giudici apprezzano anche quella di revoca, «ispirata», osservano, «al principio del giusto procedimento e fi nalizzata a evitare ogni forma, anche surrettizia, di spoils system». Vi sono, tuttavia, anche alcune criticità. A cominciare dalla mancanza di una preventiva consultazione delle associazioni rappresentative degli utenti del Ssn e degli operatori del settore. Non solo. Secondo il supremo organo di giustizia amministrativa risulta problematico il rapporto tra l'elenco nazionale dei direttori generali (con assegnazione di un punteggio tra 75 e 100), e la valutazione delle commissioni regionali, e la scelta del dg che resta comunque fi duciaria. Anche l'obbligatoria frequenza dei corsi regionali quale requisito di ammissione all'elenco nazionale dei direttori generali è parso un aspetto non esente da criticità, in quanto potrebbe limitare l'ingresso del management privato alla dirigenza pubblica sanitaria, ingresso che invece la riforma ha inteso favorire. Le altre lacune evidenziate dal Consiglio di stato riguardano «la genericità di criteri quali le manifeste violazioni di legge o di regolamenti per valutare l'operato dei direttori generali e per disporne la revoca», nonché l'assenza di una disciplina analoga a quella del direttore generale per la revoca delle altre fi gure dirigenziali. Foto: Il parere del Consiglio di stato sul dlgs in materia di nomine dei dirigenti delle Asl su www.italiaoggi.it/documenti
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Il Consiglio di stato ha dato l'ok allo schema di dlgs sulla scelta e revoca dei dg
08/05/2016 Pag. 3
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Palermo, record di evasione Tari Ma Orlando abbassa le tariffe EDOARDO CAVADINI Evviva, i palermitani possono esultare: grazie ai buoni uffici del sindaco Leoluca Orlando il 2016 sarà il terzo anno consecutivo in cui avranno una riduzione delle tariffe della Tari, la tassa rifiuti, uno degli strumenti che - abolita la tassa sulla prima casa - i Comuni utilizzano per puntellare le proprie casse e garantire i servizi. Il consiglio comunale ha approvato due giorni fa la proposta che era stata avanzata a marzo dalla giunta del quattro volte primo cittadino. Ecco gli abbassamenti tariffari: per le utenze non domestiche del 4% rispetto al 2015 e per le utenze domestiche con superficie tipo di 120 mq fra il 5% e il 7,5% rispetto all'anno scorso. Il sindaco, già coordinatore nazionale dell'Italia dei Valori e paladino delle battaglie antimafia, ha gongolato: «La riduzione delle tasse si rende possibile grazie a due assi di intervento: ridurre gli sprechi e razionalizzare i costi da un lato e fare in modo che diventi concreto lo slogan "pagare tutti per pagare tutti di meno"». Sìperché una delle cose di cui mena vanto l'amministrazione panormita è essere riuscita ad abbattere drasticamente la quota di furbetti che di versare l'obolo per il ritiro della monnezza non avevano punto voglia. Ma sarà poi vero che l'implacabile maglio del primo cittadino è calato sugli evasori? A voler scartabellare nelle pagine del bilancio di palazzo delle Aquile emerge un quadro che di idilliaco non ha proprio nulla. Su 122 milioni di euro di gettito Tari previsto per il 2015, solo 70 sono effettivamente entrati nelle casse del municipio. Manca all'appello più di un terzo del dovuto. Altro che pagare tutti. La cosa che fa più specie è che i furbetti della gabella si concentrano per la maggior parte nei quartieri più ricchi della città: dalla zona Libertà al Politeama, dalla zona litoranea di Mondello al centro storico. Qui il tasso di morosità si mantiene su livelli inaccettabili, se si considera che circa centomila abitanti tra i più facoltosi non hanno fatto il proprio dovere di contribuenti. Ma questa situazione non pare impensierire Orlando che invece rivendica i mirabolanti risultati nella lotta all'evasione, secondo una ricetta che sulla carta è vincente: più abbasso la tassa, meno farò pagare tutti. Vero, verissimo. Peccato che questo possa valere ad esempio in Svizzera, dove il tasso pressoché inesistente di evasione consente l'abbassamento effettivo delle tariffe, per altro innescato dal benefico principio della concorrenza fiscale tra Cantoni e dall'ampio utilizzo della flat tax. Purtroppo per Orlando e i palermitani onesti, la Sicilia dista troppo da Berna e quindi si può dire che la lotta all'evasione dà i suoi frutti, anche se questi sono numericamente risibili. Ma c'è ancora una cosa. È una tecnicalità da addetti ai lavori che però impatta, come sempre accade, sulle tasche del contribuente ingnaro. Si tratta del comma 7 dell'articolo 9 del decreto enti locali che prevede fra le componenti di costo che formano la Tassa anche «gli eventuali mancati ricavi relativi a crediti risultati inesigibili con riferimento alla tariffa di igiene ambientale, alla tariffa integrata ambientale, nonché al tributo comunale sui rifiuti e sui servizi». Tradotto: il costo delle sacche di evasione è spalmato sui bollettini postali di chi, invece, smadonna ma paga il dovuto ogni anno. E che si ricorderà di Orlando quando andrà in posta. Foto: Leoluca Orlando [LaP]
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Ricette perverse
07/05/2016 Pag. 24
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di M. SERENA QUERCIOLI VENTUNO beni fra terreni e immobili saranno venduti dal Comune di Campi Bisenzio nell'arco di tre anni. E' stato approvato il piano delle «alienazioni» cioè i beni vendibili perché inutilizzati. Quest'anno l'amministrazione prevederebbe di incassare 548mila euro, nel 2017 1,3 milioni e nel 2018 1,7 milioni euro. In totale il Comune potrebbe incassare in tre anni oltre 3,5 milioni di euro. I due immobili in vendita sono gli ex lavatoi di San Martino (30mila euro) e il casello idraulico di piazza Matteotti del valore di 400mila euro. In quest'ultimo caso si tratta di una palazzina a ridosso del centro storico, davanti alla pieve di Santo Stefano, ceduta lo scorso anno dalla Città metropolitana al Comune di Campi. Qui, secondo i progetti, doveva nascere un punto di accoglienza per i richiedenti asilo, ma a quanto pare la ristrutturazione e messa a norma pare siano costose (l'immobile è chiuso da tempo) e il Comune ha optato per la vendita. E' un edificio di una certa consistenza e che può essere trasformato in appartamenti di pregio. L'ALTRO «pacchetto» di terreni che potrebbero essere appetibili per i costruttori sono le aree destinate a completamento residenziale (via Barberinese, via Milano, via Confini, via Chiella, via Cavalcanti, via Gunizzelli), tutte a prezzi abbastanza convenienti: da 3.500 a 66.893 euro. Nel 2018 sarà venduta anche l'area ex Hangar (la parte di proprietà del Comune) per 286mila euro ma qui c'è il problema della bonifica. L'ex Hangar è un'area quasi sconfinata, fra l'Indicatore e Sant'Angelo a Lecore in gran parte di proprietà del Demanio. E' un ex poligono di tiro e di addestramento dell'esercito quindi i terreni sono pieni di bossoli, proiettili e bombe inesplose. Negli anni l'area è stata più volte incendiata o utilizzata come discarica, tanto che gli accessi sono stati chiusi ed è una ferita aperta della città. Ci sarà qualcuno che vorrà comprare almeno una parte per riportarla a nuova vita? Sarebbe già un primo risultato. L'elenco dei terreni e dei singoli valori è sul sito www.comune.campi-bisenzio. fi.it.
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Comune vende beni per 3,5 milioni Ex lavatoi e casello idraulico in testa
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 38 articoli
08/05/2016 Pag. 1
diffusione:325546 tiratura:405864
«Niente tasse per chi investe nelle imprese» Padoan: pensioni, misure nella legge di Stabilità Enrico Marro Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un'intervista al Corriere annuncia incentivi agli «investimenti di lungo termine nelle piccole e medie imprese» con «esenzione fiscale sui rendimenti». Per convogliare lì i risparmi degli italiani. alle pagine 2 e 3 ROMA Un decreto legge per favorire la crescita e la competitività delle piccole e medie imprese. Il provvedimento verrà varato dal governo «nelle prossime settimane», annuncia al Corriere della Sera il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Servirà, tra l'altro, a «incentivare gli investimenti di lungo termine nelle pmi» con una «esenzione fiscale sui rendimenti». Obiettivo: convogliare il risparmio delle famiglie italiane verso l'ossatura della struttura produttiva del nostro Paese, la rete di piccole e medie imprese che hanno bisogno di ricapitalizzarsi per fare il salto di dimensione (in Italia il 95% delle aziende ha meno di 10 addetti, dati Istat) e conquistare i mercati esteri. Secondo le stime dei tecnici, con l'aliquota zero sui rendimenti degli investimenti nelle pmi, realizzati attraverso prodotti specializzati come i piani di risparmio a lungo termine, si potrebbero far affluire a queste imprese una decina di miliardi di euro all'anno, con ricadute positive sul Prodotto interno lordo. Ministro, a proposito di Pil, questo governo ha speso molto per favorire la crescita: dagli 80 euro alla decontribuzione al taglio dell'Irap. Ma i risultati sono modesti, nonostante condizioni di offerta monetaria e tassi d'interesse senza precedenti. A questo punto che si può fare? Utilizzare l' helicopter money, cioè mettere i soldi direttamente nelle tasche dei cittadini, come dicono alcuni o cosa? «Intanto non sono d'accordo. L'economia italiana cresce proporzionalmente più di altre, sostenuta dalla domanda interna proprio perché i consumi hanno ricevuto una spinta dagli 80 euro. Ora stanno accelerando gli investimenti dopo anni di calo. C'è stato un aumento dell'occupazione di quasi 400 mila posti di lavoro mentre il tasso di disoccupazione scende e i contratti a tempo indeterminato aumentano. Questi sono meriti del governo. Quanto alla politica monetaria, la deflazione è dura a morire. Con i prezzi che scendono consumatori e imprese possono essere tentati di rimandare le decisioni di spesa. Se bisogna arrivare all' helicopter money se lo chiedono in molti. Vorrei però sottolineare che gli effetti delle ultime misure prese dalla Banca centrale europea, l'aumento del Ltro (finanziamenti agevolati alle banche, ndr .) e la decisione di intervenire sul mercato dei titoli corporate, si devono ancora vedere. Io continuo a pensare che la crescita dell'economia debba essere sostenuta da una combinazione di politica monetaria e politica di bilancio e di riforme strutturali, possibilmente con un maggior coordinamento a livello europeo». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato a breve un provvedimento di legge per la competitività. Ci può anticipare qualcosa? «Si tratterà di un pacchetto articolato con diverse misure. Una di queste serve a convogliare il risparmio privato verso le piccole e medie imprese, che hanno bisogno di aumentare la loro dotazione di capitale per fare ricerca e investimenti. Dalle nostre analisi si potrebbe arrivare ad attivare risorse private fino a 10 miliardi l'anno. Pensiamo di portare questo decreto legge in Consiglio dei ministri tra qualche settimana. L'idea è quella di dare una esenzione fiscale ai privati che investono in strumenti di risparmio a lungo termine specializzati nel finanziare l'economia reale». In queste settimane sono circolate molte altre ipotesi di interventi per stimolare la crescita: 80 euro ai pensionati al minimo, taglio dell'Irpef, taglio del cuneo fiscale, investimenti pubblici. Lei su cosa concentrerebbe le risorse? Cosa può funzionare di più? ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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INTERVISTA
08/05/2016 Pag. 1
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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«Intanto gli investimenti hanno invertito la tendenza. Dopo anni di caduta, nel 2015 hanno ripreso a crescere e quest'anno aumenteranno di oltre il 3 per cento. Con gli investimenti pubblici stiamo facendo la nostra parte. Domenica scorsa il Cipe (Comitato interministeriale per la politica economica, ndr. ) ha sbloccato più di tre miliardi di euro per ricerca e cultura. Gli investimenti pubblici sono una priorità. L'iniziativa sulle sinergie possibili tra Anas e Ferrovie, aziende pubbliche con grandi capacità d'investimento, è frutto di questo orientamento. Cosa funziona di più? Non esiste la bacchetta magica, bisogna usare più strumenti in modo coordinato». Parliamo di banche. Il presidente del Fondo interbancario che garantisce i depositi, Salvatore Maccarone, lancia l'allarme dicendo che «le casse sono vuote e contribuiscono a renderle tali i provvedimenti di ristoro degli obbligazionisti delle quattro banche. Ora nel fondo volontario ci sono 300 milioni, pochi, non si fa granché». Cosa risponde? «Staremo a vedere se 300 milioni sono pochi. Intanto vorrei dire che molti di questi obbligazionisti delle 4 banche finite in risoluzione (Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti, ndr. ) hanno subito un misselling (vendita fraudolenta, ndr. ) e ora bisogna ristabilire un rapporto di fiducia tra risparmiatori e banche. Il governo sta prendendo misure in questo senso, a partire proprio dal decreto che ha permesso di salvare i depositanti e le imprese clienti delle 4 banche. Sarebbe opportuno che anche il sistema bancario facesse un esame di coscienza riconoscendo che ci sono stati alcuni comportamenti sbagliati verso la clientela. Per esempio, gli azionisti delle banche che sono in fase di transizione potrebbero promuovere azioni di responsabilità verso il management che in passato non ha adottato condotte trasparenti. Siamo quindi in una fase delicata, ma il sistema bancario è nel suo complesso solido». La commissione Ue voleva che le 4 nuove banche nate sulle ceneri di quelle fallite fossero vendute entro il mese scorso. Avete chiesto più tempo. Vi è stato dato? «Sì, abbiamo trovato l'accordo sul 30 settembre 2016. Il precedente termine era davvero troppo breve. Nel frattempo le 4 banche stanno operando bene e ci sono numerose manifestazioni d'interesse sia italiane sia estere». Il fondo Atlante, anche questo alimentato con risorse private, per sostenere la ricapitalizzazione delle banche e aiutarle nello smaltimento dei crediti in sofferenza appare inadeguato rispetto alle esigenze. È un fatto che il mercato non se la sia sentita di investire nella popolare vicentina e che ancora non sia stata trovata una soluzione di sistema per le sofferenze. La presidente del fondo di risoluzione europeo, Elke König, ha commentato che «chi arriva tardi viene punito dalla storia». I titoli bancari continuano ad andare giù. Il governo ha in serbo altri interventi? «Mi sembra che il governo abbia già fatto molte cose e osservo che le sofferenze hanno cominciato a diminuire da diversi mesi. Le misure varate permetteranno di velocizzare le procedure di recupero dei crediti deteriorati, con effetti sia sui nuovi contratti sia sullo stock. Se si considerano anche le misure approvate l'estate scorsa, i tempi medi di recupero dei crediti si abbatteranno di 3 anni. Altre misure arriveranno con l'attuazione in Parlamento della delega sul diritto fallimentare. Tutto ciò consentirà di aumentare il valore di questi crediti sul mercato. Inoltre, abbiamo messo in campo la Gacs, la garanzia sulle sofferenze cedute tramite cartolarizzazione. Il Fondo Atlante non sarebbe sufficiente? La sua capitalizzazione dipende dal sistema privato. È partito da appena due settimane ed è presto per trarre delle conclusioni. Quanto alle parole di Elke König (presidente dell'autorità europea di risoluzione bancaria, ndr ), trovo ingenerosa la tesi che chi arriva tardi ha torto, visto che il Paese di cui è cittadina la König (Germania, ndr ) ha fatto ampio uso di risorse pubbliche per sostenere il sistema bancario. L'Italia invece sta dimostrando di saper far fronte ai problemi pur in un contesto di regole molto più severe». Ma lei se la sente di dire ai risparmiatori italiani che non ci saranno altre banche che falliranno?
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«Premesso che anche in regime di bail in (le regole europee che prevedono perdite per gli azionisti e i creditori delle banche che falliscono, ndr.) i depositi sono garantiti fino a 100 mila euro, noi siamo impegnati a rafforzare i meccanismi di prevenzione delle crisi, a partire dalla vigilanza europea, e insistiamo, nonostante l'opposizione di alcuni Paesi, affinché si arrivi alla garanzia europea sui depositi, elemento che riteniamo fondamentale. Poi c'è un versante che riguarda le banche stesse, che devono essere molto più trasparenti che in passato quando vendono strumenti finanziari ai clienti». Nel decreto banche si amplia da 5 a 7 anni la possibilità di prepensionamento dei bancari, sia pure mettendone il costo a carico del fondo di categoria. Tutto questo mentre per gli operai non c'è ancora la «flessibilità in uscita». Due pesi e due misure? «No. Sulla flessibilità - ribadito che la riforma delle pensioni è un pilastro solido sul quale si basa la stabilità del Paese - il governo sta esaminando ipotesi per consentire l'uscita anticipata dal lavoro proprio tenendo conto delle esigenze di chi svolge attività più usuranti. Ma qualsiasi soluzione deve essere compatibile con i vincoli di bilancio e la sostenibilità di lungo termine». Allo studio c'è il prestito previdenziale, ora ribattezzato Ape (Anticipo pensionistico) dal premier Renzi. Secondo il segretario della Cgil, Susanna Camusso, «un regalo a banche e assicurazioni». Cosa risponde? «Non commento affermazioni del genere». Ci sarà l'anticipo al 2017 della riduzione dell'Irpef. Si parla di un taglio delle aliquote intermedie. Conferma? «Anche qui bisognerà valutare le diverse alternative, ragionando sia sull'efficacia relativa sia sui vincoli di bilancio. Vedremo nell'ambito della legge di Stabilità, a settembre». Ho capito, chiudiamo con la Roma: Totti deve giocare anche l'anno prossimo oppure andare in pensione? «Totti deve giocare finché fa i gol». Ed è l'unico momento in cui il ministro dell'Economia, seduto nel suo ufficio al primo piano di via Venti Settembre, accenna un sorriso . © RIPRODUZIONE RISERVATA I crediti difficili Posizioni deteriorate e rapporto tra sofferenze nette e garanzie del sistema bancario italiano (miliardi di euro) d'Arco Garanzie 122 Sofferenze nette 87 Sofferenze lorde 210 Totale deteriorati 360 Fonte: ministero dell'Economia Le parole Ape Sta per Assegno pensionistico anticipato. È l'ipotesi su cui lavora il governo per introdurre dal 2017 la «flessibilità in uscita». Si potrebbe andare in pensione fino a tre anni prima dei 66 anni e 7 mesi richiesti ora. Il lavoratore prenderebbe un assegno ridotto sotto forma di prestito Fondo Atlante Costituito da banche, assicurazioni e fondazioni su base volontaria, ha due funzioni: 1) Intervenire per assicurare il successo degli aumenti di capitale delle banche 2) investire nei crediti deteriorati ceduti dalle banche Foto: Il titolare dell'Economia Pier Carlo Padoan. Ha ricoperto in passato il ruolo di capo-economista dell'Ocse
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Per gli avvisi bonari la moratoria di agosto Fabio Savelli L'intento principale è non costringere il contribuente a dichiarare ciò che il Fisco sa già. Una ridondanza di dati spesso inutile, che genera malintesi, sovrapposizioni tra le diverse banche dati fiscali, porta spesso ad avvisi bonari perché le amministrazioni non dialogano (ancora) a sufficienza. Lo strumento legislativo allo studio del governo dovrebbe essere quello del «correttivo» alla delega fiscale. C'è tempo fino al 30 maggio per intervenire in questo modo, altrimenti da giugno verranno inserite nel decreto Finanza per la crescita, «ma - dice Luigi Casero, viceministro dell'Economia - c'è tutta la volontà del governo di semplificare la vita del contribuente e delle imprese». La formula del Fisco amico, assicura Casero, stavolta è sensata. «D'ora in poi andranno comunicate all'Agenzia delle Entrate solo le variazioni». Se per gli affitti «si è scelto di aderire al regime forfettario con le semplificazioni, la novità andrà comunicata una sola volta e non ogni anno». Il cambio più atteso è però quello della «moratoria» degli avvisi fiscali in arrivo durante le ferie estive. L'idea è quella di concedere un mese in più per rispondere a tutti gli avvisi recapitati ad agosto nel pieno delle vacanze. Tra le misure anche la possibilità di ripresentare il modello F24 cartaceo in banca per i non titolari di partite Iva (novità pensata per facilitare la vita ai pensionati). Dopo aver sondato le associazioni di categoria delle imprese (da Confindustria a Confartigianato e Cna), Casero incontrerà in settimana il Consiglio nazionale dei commercialisti, al quale dettaglierà le iniziative in cantiere e chiederà osservazioni. Il nuovo pacchetto di semplificazioni fiscali sarà a costo zero, non prevederà abolizioni di tasse o ridefinizioni di perimetri impositivi, rimandati alla legge di Stabilità. Ecco perché l'ipotesi di una seconda «voluntary disclosure», l'emersione di capitali detenuti all'estero tramite adesione volontaria, potrebbe divenire realtà soltanto se inserita nella legge di Stabilità. Sul tema degli studi di settore Casero ha sottolineato che alcuni di essi, soprattutto quelli riguardanti i professionisti, verranno aboliti perché poco usati. E da ora in poi serviranno solo come strumento di collaborazione (e non di accertamento) nel rapporto tra Fisco e contribuente. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«Fisco semplice»
08/05/2016 Pag. 29
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«Risparmio gestito e digitale Così reinventiamo gli uffici» Abbiamo imparato la lezione di Amazon e PayPal e già oggi è nostro il 25% dell'e-commerce Il digitale non è più un gadget, bensì un paradigma industriale: non se ne può fare a meno Le novità vanno spiegate nel rapporto, spesso fisico, con il cliente Daniele Manca Francesco Caio probabilmente non se l'aspettava di dover essere lui a immaginare possibili alternative italiane a Jeff Bezos. Tanto meno di guardare alla PayPal, inventata da Elon Musk, come modello possibile. E di farlo non avendo a disposizione una start up ma un elefante che deve, come disse una volta, era il 2003, l'allora capo di Ibm, Lou Gerstner, «imparare a ballare». Soprattutto se si devono garantire 140 mila stipendi tutti i mesi . Concorrenti di Amazon, modelli come PayPal. Le Poste possono essere tutto questo grazie però al fatto di avere più anime... «Qualcuno ci ha persino rimproverato per questo. La realtà è che stiamo correndo. Che facciamo tre mestieri: la posta, i pagamenti e gestiamo il risparmio». E come dicono gli economisti con un business sussidiate l'altro... «Dovevamo restare fermi? Ci troviamo di fronte a un mondo che cambia velocemente. E altrettanto velocemente quelle che erano solo lettere sono diventate anche pacchi (l'e-commerce), il bollettino postale è diventato anche un conto e una carta di pagamento, il buono fruttifero si è trasformato in risparmio gestito». Ma non sono troppe anime? «Sono tre anime. Che ci hanno obbligato al cambiamento, seppur sotto l'ombrello protettivo di un marchio e di prossimità data dai 13 mila sportelli. Non sottovaluti questo intreccio tra spazi e digitale». E chi lo sottovaluta? Anzi, spesso i vostri concorrenti dalle banche ai gestori di risparmio lamentano l'onnipresenza... «Siamo concorrenti... Ma al di là delle battute, la grande trasformazione digitale, che è continua, che fa sì che l'azienda si modifichi momento dietro momento che la filiera industriale sottostante cambi anch'essa, deve tenere conto del fatto che non tutto il mondo sarà digitale» . Ma come, tutti parlano solo di digitale. «Quella paradossalmente è la parte facile, la parte difficile è duplice. Primo, il digitale non è più un gadget ma un nuovo paradigma industriale che richiede cambiamenti profondi dei processi, dei sistemi e della cultura. Come per l'alta velocità ci vogliono nuovi binari per far correre i treni. Secondo, bisogna combinare il digitale con le persone. I nostri 140 mila colleghi ma soprattutto i milioni di clienti. Nei nostri uffici stiamo digitalizzando pagamenti e transazioni per dedicare tempo delle nostre persone a relazioni più continue con i clienti . Di fronte al fatto che i tassi siano a zero (interessi e per di più prezzi in discesa), la nostra responsabilità è quella di far capire a un risparmiatore che i rendimenti non possono essere gli stessi di quando buona parte di essi venivano mangiati dall'inflazione» . Sì, ma concretamente? «Concretamente i 110 miliardi di riserve tecniche delle nostre polizze che prima erano investiti in titoli di stato per l'80%, dovranno avere anche altre destinazioni. È nel rapporto con il cliente, fisico spesso, che si può spiegare questo. E dove se non nello spazio ufficio postale?» . E, ripeto, il digitale? «Ancora concretamente attraverso la nostra Poste Pay passa il 25% dell'e-commerce italiano. Una sorta di nuova PayPal. Ma mentre diventiamo partner delle piccole e medie imprese che utilizzano il nostro sistema di pagamento elettronico, allo stesso tempo il ritiro del pacco può avvenir presso un ufficio postale» .
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L'intervista Caio (Poste)
08/05/2016 Pag. 29
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E così mantenete il contatto con il cliente ... «Certo, le parrà banale, deve tenere conto però che è sempre più difficile consegnare pacchi in palazzi dove i portinai sono stati sostituiti da imprese di pulizia e citofoni...Come vede la fisicità si accompagna continuamente allo sviluppo digitale» . Perché ora sì e ieri no? «Perché il cambio di paradigma è stato dato dallo smartphone che è sempre più l'interfaccia dei clienti. Il wifi negli uffici postali è anche questo: il fisico della presenza di impiegati e clienti nello stesso luogo, la possibilità di essere connessi» . In tutto questo, le lettere che fine hanno fatto? «Stiamo avviando la consegna a giorni alterni» . Ma siete pagati per fornire il servizio universale. «Un quarto di qualche anno fa». Le lettere sono diminuite. «E con loro anche i soldi del servizio universale e questo facendo in modo che le persone che prima facevano i portalettere non venissero messe da parte». Ma i sindacati, che alle Poste contano e tanto, cosa dicono? «Tutto questo non si fa senza un dialogo franco con chi rappresenta i lavoratori. Sapendo entrambi che alcune cose possiamo deciderle noi, altre le decide il mondo che ci circonda» . Il famoso mercato? «No, banalmente il fatto che abbiamo in tasca degli smartphone appunto invece che semplici telefoni. Che nella Silicon Valley si sta studiando l'auto che si guida da sola, vado avanti?» E l'essere andati in Borsa vi ha aiutati? «Io sono soddisfatto. Il prezzo nonostante i cali di Borsa è rimasto pressoché quello della quotazione il che significa una performance del 17% circa, meglio dell'indice. E la quotazione costituisce un impegno con il mercato di indipendenza, trasparenza, qualità . Anche un protezione quindi dal pericolo di depauperamento del valore aziendale di Poste, la sua anima, il suo futuro e quello dei suoi dipendenti; ci ha già aiutato ad accelerare il cambiamento, sarà la bussola per proseguire nel nostro lavoro» . Ma c'è chi dice che con Japan Post i giapponesi abbiano fatto guadagnare di più al governo. «Hanno preferito spezzare in tre l'azienda. Noi siamo convinti che l'unitarietà di Poste sia un grande valore per il Paese, per i clienti e per l'azienda e pensiamo che il nostro modello sia migliore. Non sempre all'estero l'imbroccano giusta» . © RIPRODUZIONE RISERVATA numeri d'Arco Il bilancio Ricavi totali Risultato operativo Utile netto Masse gestite/ amministrate 2015 2014 Dati in euro 30,7 miliardi 880 milioni 691 milioni +27,4% 552 milioni 212 milioni +27,4% 476 milioni 462 milioni +3,1% +7,8% 28,5 miliardi Le operazioni 50 milioni di operazioni al giorno 30 milioni di bollettini al mese 33 milioni di clienti I servizi finanziari 13,5 milioni di carte Postepay 6,5 milioni di carte Postamat 1,6 milioni di servizi online al mese La rete 13.200 uffici postali 7.000 ATM Postamat Le persone 143.700 dipendenti 28.000 postini telematici Foto: Francesco Caio, amministratore delegato e direttore generale di Poste italiane, il presidente è Luisa Todini
07/05/2016 Pag. 12
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Furlan (Cisl) e Barbagallo (Uil): pronti al confronto, ma convocateci Mario Sensini ROMA «Sicuramente c'è spazio per considerare miglioramenti del sistema pensionistico», ma al tempo stesso bisogna salvaguardare la sostenibilità dei conti pubblici. E lo stesso vale per la riduzione delle imposte, che «resta una priorità», ma che deve essere compatibile con il bilancio. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, conferma le aperture del governo ad un nuovo intervento sul fisco e la previdenza già nel prossimo anno. «C'è un quadro generale di compatibilità che va difeso e questo è il compito del ministro dell'Economia. Bisogna trovare spazi per la riduzione delle tasse e lo faremo trovando le compatibilità di bilancio necessarie» ha detto il ministro intervenuto alla trasmissione «Radio Anch'io», di RadioRai. «Il nostro sistema pensionistico è uno dei più stabili e sostenibili in Europa. Il debito scende ma va finanziato ogni anno con centinaia di miliardi e questo significa che i mercati devono credere alla sostenibilità del Paese, e un sistema pensionistico solido è un elemento di questa sostenibilità» ha detto il ministro. Quanto alle tasse, «la riduzione è e rimane uno dei pilastri della politica del governo, ma la tempistica è quella nota, non bisogna affrettare i tempi, o prendere misure fuori contesto» ha detto Padoan. Sulle pensioni il segretario della Cisl Anna Maria Furlan di dice «pronta al confronto», mentre il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, chiede una convocazione al governo per «discutere nel merito». Al momento, però, da Palazzo Chigi non è arrivato nessun invito formale. La flessibilità previdenziale e l'eventuale sgravio Irpef per il 2017 dovranno dunque essere discussi ed inquadrati nella prossima Legge di Stabilità, che verrà varata a ottobre, e che delineerà gli interventi di bilancio per il prossimo anno tenendo conto dei vincoli europei. Per il 2017 è già finanziato uno sgravio dell'Ires per le imprese da 3 miliardi, ed il governo ipotizza di far salire il deficit pubblico per congelare ancora un anno gli aumenti delle aliquote Iva, che valgono circa 15 miliardi di euro. Farci stare anche l'Irpef ed un intervento costoso sulle pensioni sembra piuttosto irrealistico. I conti pubblici vanno bene, dice Padoan, ma non sono ancora in sicurezza. «Il debito comincia a scendere, e se la discesa è rallentata si deve parzialmente, o forse interamente, al fatto che l'inflazione non c'è. La crescita dell'economia è aumentata, noi siamo in regola e la disciplina fiscale continua. Abbiamo uno dei deficit più bassi dell'eurozona» ha detto Padoan, respingendo le critiche del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. «L'Italia non ha niente da rimproverarsi. È uno dei Paesi che sta facendo più riforme strutturali e ha anche uno dei maggiori avanzi primari di bilancio pubblico. Stiamo crescendo e abbiamo conti pubblici sostenibili. Francamente non capisco queste critiche» ha detto Padoan, ribadendo anche le sue perplessità sulla recedente direttiva Ue sui salvataggi bancari, criticata anche dal governatore della Banca d'Italia. «Quando si prendono misure sulle singole banche» nell'ambito del bail-in «non bisogna mai dimenticare gli effetti sul sistema. Se una banca chiude quella vicina potrebbe esserne rimasta "infettata"». © RIPRODUZIONE RISERVATA 3 miliardi lo sgravio dell'Ires per le imprese già finanziato per il 2017. La flessibilità previdenziale e l'eventuale sgravio Irpef dovranno tener conto di tutto il quadro 15 miliardi di euro il valore di un eventuale congelamento di un anno degli aumenti aliquote Iva.
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Tasse e pensioni, Padoan cauto «Attenti a non affrettare i tempi»
07/05/2016 Pag. 12
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Il governo ipotizza di far salire il deficit pubblico per riuscire a congelarli 2,6 per cento del Pil il deficit in Italia nel 2015, quando l'indebitamen- to netto delle amministrazioni pubbliche è risultato in diminuzione di circa 6,5 miliardi rispetto al 2014 Foto: Al vertice Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
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E il governo pensa all'anticipo previdenziale «su misura» Lorenzo Salvia Il modello è quello del mutuo per la casa. Con la possibilità di scegliere sia quanti soldi prendere subito sia in quanti anni restituirli a rate. Potrebbe diventare «personalizzabile» l'Ape, l'anticipo pensionistico che dovrebbe entrate nella prossima legge di Stabilità per consentire ai lavoratori di lasciare l'ufficio o la fabbrica prima dei 66 anni e 7 mesi fissati dalla Legge Fornero. Così la misura potrebbe diventare più appetibile e coinvolgere un maggior numero di lavoratori visto che le esigenze personali possono cambiare da caso a caso. Qualcuno potrebbe preferire un anticipo piccolo, perché ha la moglie o il marito che lavora ancora e vuole avere rate più leggere quando saranno tutti e due in pensione. Qualcun altro, invece, potrebbe voler spalmare le rate su un periodo più lungo per sentirle meno al momento del pagamento. Una flessibilità nella flessibilità. Che però non sarebbe assoluta visto che assicurazione e interessi saranno a carico dello Stato e il loro costo dipenderà sia dall'importo sia dalla durata del prestito. Per questo è possibile che, almeno per il numero degli anni in cui restituire il prestito, sia predisposta una griglia all'interno della quale scegliere: 5, 10 o 15 anni (ad esempio), proprio come avviene per i mutui sulle case. Per quanto riguarda le penalizzazioni dell'assegno, confermato che il taglio sarà in media del 4% per ogni anno di anticipo. E che sarà modulabile rispetto al livello della pensione, diventando più pesante per quelle alte e più leggero per quelle basse. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Tommaso Nannicini, invece, ha chiarito un dubbio che stava montando dopo il primo annuncio del premier Matteo Renzi. L'anticipo pensionistico non sarà una misura spot, che riguarderà solo le persone nate nel 1951, '52 e '53. Ma andrà a regime e anche in futuro e coinvolgerà i lavoratori che sono a non più di tre anni dalla pensione. Il dubbio era stato sollevato anche da Susanna Camusso. Intervistata dal Corriere , il segretario generale della Cgil aveva detto che una misura «temporanea non serve». Il sottosegretario Nannicini ha risposto indirettamente su Twitter: «Nessuna ingiustizia e nessun salto. Se si farà l'Ape anche i nati nel '54 e '55 ne beneficeranno appena raggiunti requisiti individuali d'età». Aggiungendo poi «se l'Ape volerà». Perché la decisione finale arriverà solo dopo l'estate. E tutto dipende dal quel grande gioco d'incastri, tra volontà politica e risorse disponibili, che resta la Legge di Stabilità. lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA 4% Quanto alle penalizzazioni, resta confermato che il taglio dell'assegno sarà in media del 4% per ogni anno di anticipo
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L'analisi
08/05/2016 Pag. 1
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Il debito e la crescita: quello che la demagogia non spiega Luca Ricolfi Finora, il governo non siè ancora rimangiato l'impegno di ridurre il rapporto debito-Pil a partire dal 2016. Un impegno che gli osservatori più gufi (o più lucidi) non hanno mai preso troppo sul serio, ma che da qualche giorno comincia ad essere messo in dubbio anche dalle autorità europee. La ragione dello scetticismo europeoè presto detta. Nel 2016 il Pil dell'Italia crescerà poco più dell'1% (e anche questo non è dato per scontato), mentre i prezzi potrebbero restare sostanzialmente fermi. Nello scenario più pessimistico il Pil (reale) cresce piùo meno dell'1%ei prezzi diminuiscono di qualche decimale, quindi il Pil nominale rischia di progredire di un modestissimo 0,7 o 0,8%. Nello scenario più ottimistico il Pil cresce come prevede il governo (+1,2%) e l'inflazione torna in territorio positivo di qualche decimale, il che permette al Pil nominale di crescere intorno all'1,5 per cento. Può bastare per far scendere il rapporto debito-Pil? No, a meno che la velocità di crescita del volume del debito pubblico sia inferiore all'1,5 per cento. Ma il debito pubblicoè cresciuto al ritmo del 2,5% nel 2015, e a quello dell'1,7% nei primi due mesi del 2016 (ultimi dati disponibili). Difficile pensare che possa rallentare nel resto del 2016 in una misura sufficiente a compensare la lentezza con cui crescerà il Pil nominale. Ecco perché osservatori indipendenti e autorità europee non credono che nel 2016 il rapporto debito-Pil dell'Italia comincerà a diminuire. Giunti a questo punto, vale forse la pena affrontare senza giri di parole la questione: è opportuno perseguire comunque, fin da ora, l'obiettivo di riduzione del debito? A questa domanda il governo non può rispondere, perché nega che il problema esista. Non è difficile, tuttavia, indovinare che cosa risponderebbe quando, posto di fronte all'evidenza dei fatti, non fosse più in grado di negare il problema. La risposta, immagino, sarebbe quella che abbiamo ascoltato più volte in questi mesie che suona piùo meno così: "il debito non si batte con l'austerità, il debito si abbatte con la crescita". Continua pagina 25 u Continua da pagina 1 Questa crisi profonda della politica rende le democrazie plebiscitarie, con la tendenza a concentrare, anche costituzional- mente, nel carisma del capo tutti i poteri dell'esecutivo, dimenticando che la mo- derna democrazia si regge, dall'illuminismo in poi, soltanto sulla rigida divisione dei poteri. Il dirompente pessimismo populista sta provocando altresì la frantumazione dell'Unione europea, che ha almeno tre recentissimi indici: il voto inglese sul Brexit, cui potrebbero seguire altri Paesi, la recentissima bruciante sconfitta del partito laburi- sta in Scozia e del suo ultimo idolo Jeremy Corbyn, e la proclamazione a sindaco di Londra del laburista islamico Sadiq Khan. In aggiunta, anche in Spagna i "podemos", incapaci di gestire il governo, devono andare a nuove elezioni. La verità è che il populismo ha cancellatoi distinguo tra destra e sinistra, che costituivano la base programmatica dei partiti tradizionali. La soluzione a questo caos mondiale è presentata, nell'ultimo numero di «Foreign Affairs», come possibile dall'utopistica fusione delle civiltà in campo: l'occidentale, l'asiatica e l'islamica. Gli esempi indicati sembrano ferri vecchi dell'ordinamento internazionale, che finora hanno dato risultati contrari. Solo un ottimista come Mao Tse-Tung avrebbe potuto constatare e poi concludere: «Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole».
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NUOVI POPULISMI
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Pensioni, ecco le regole per l'uscita in anticipo Il taglio agli assegni peserà più sulla parte retributiva De Cesari, Venanzi PEcco le prime indicazioni sul piano per la flessibilità allo studio del Governo per la riforma delle pensioni. In caso di uscita in anticipo, il taglio agli assegni riguarderà soprattutto la parte retributiva. Le misure saranno valide ogni anno a partire dal 2017. pagina3 La quota Esclusa dal taglio 2-3% per oggi anno di anticipo 5-8% per oggi anno di anticipo La misura della penalizzazione potrebbe essere proporzionale all'assegno Come funziona La penalizzazione si applicherà di più sulla quota retributiva della pensione Nessun taglio diretto per la quota di pensione contributiva 1 gennaio 1996 31 dicembre 1995 1 gennaio 2012 31 dicembre 2011 per quanti avevano più di 18 anni di contr ibuti al 31 dicembre 1995 Fino a tre volte l'importo della pensione minima (fino a 1.500 € circa) per chi a quella data aveva meno di 18 anni di contributi per chi al 31 dicembre 1995 aveva meno di 18 anni di contr ibuti Quella maturata dal Quella maturata sino al Oltre tre volte l'importo della pensione minima (oltre 1.500 € circa) per chi al 31 dicembre 1995 aveva più di 18 anni di contr ibuti Il nuovo meccanismo Le regole e gli esempi u pagina 3PTrovato l'acronimo, l'anticipo pensionistico - Ape, come ha reso noto qualche giorno fa il presidente del Consiglio, Matteo Renzi - è allo studio del gruppo di esperti coordinato dal sottosegretario Tommaso Nannicini (si veda anche l'articolo riportato sotto). Dell'Ape finora sono state fissate solo le coordinate principali. L'anticipo rispetto al pensionamento di vecchaia sarà al massimo di tre anni sull'età fissata dalla riforma Fornero. Dunque il meccanismo, se approvato con la prossima legge di Stabilità, dovrebbe interessare, per primi, i nati nel 1951 (da maggio in poi), nel 1952e nel 1953. Si tratta dei lavoratori che, alla vigilia della pensione, hanno subito - per la riforma Fornero - un rinvio dell'assegno anche di quattro/cinque anni. Per questi lavoratori non ha operato neppure la salvaguardia introdotta dai decreti correttivi del Dl 201/11, cioè la possibilità di andare in pensione anticipata a 64 anni (cui va aggiunta l'aspettativa di vita) per quanti entro il 31 dicembre 2012 avessero maturato quota 96, con almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi oltre ai resti. Residuale, finora, la possibilità di andare in pensione di vecchiaia a 63 anni (oltre all'aspettativa di vita) con la pensione totalmente contributiva (con almeno 20 anni di contributi versati tutti dal 1996). Per quanto riguarda le donne del privato (lavoratrici subordinate) l'Ape potrebbe - all'inizio - avere un impatto limitato. Le nate nel 1951, dipendenti dels ettore privato, infatti, hanno potuto andare in pensione con 20 anni di contributi e 60 anni di età alla fine del 2011. Inoltre, fino allo scorso anno era aperta l'opzione per la pensione di anzianità con l'assegno contributivo, a patto che le lavoratrici dipendenti maturassero 57 anni di etàe 35 di contributi, oltre alla speranza di vita (58 e 35 per le autonome). Il meccanismo di anticipo dell'Apeè strutturale e, in base allo sconto massimo di tre anni rispetto al pensionamento ordinario di vecchiaia, interesserà a scorrere gli anni successivi rispetto al triennio di prima applicazione. Come anticipato nei giorni scorsi, la penalizzazione percentuale per ogni anno di anticipo della pensione dovrebbe interessare la quota retributiva dell'assegno, quella, cioè, relativa ai contributi versati fino al 1995 (per quanti al 31 dicembre 1995 avevano meno di 18 anni di contributi) o fino al 2011 (per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano almeno 18 anni di contributi). Il taglio percentuale potrebbe essere più alto per gli assegni oltre tre volte il trattamento minimo (superiori, nel 2016, a 1.505 euro mensili): fino a questo limite la penalità potrebbe essere del 2-3% per ogni anno di anticipo, oltre potrebbe arrivare al 5-8 per cento. Si tratta naturalmente di ipotesi che andranno vagliate alla luce dei costi e della compatibilità dei conti pubblici. Per quanto riguarda la quota contributiva della pensione non dovrebbero esserci penalizzazioni, ma occorrerà stabilire se il coefficiente di trasformazione della dote di contributi sarà quello dell'età anticipata di pensionamento o quello dell'età ordinamentale. Nel primo caso occorrerà prevedere una copertura figurativa che, come ipotizza Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia, potrebbe essere offerta dalla ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Il progetto del Governo per il riordino: misure valide ogni anno a partire dal 2017
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banche o dalle assicurazioni. L'intervento di banche e assicurazioni, in questo caso, avrà una doppia valenza, in quanto dovrà assicurare anche il finanziamento per l'anticipo della pensione, così da non caricare l'operazione sulle finanze statalie non incidere sul fabbisogno. Il conto di banche e assicurazioni, in questo modo, rincarerà. Una prima stima dei costi, ma solo per quanto riguarda l'anticipo della pensione (e non in relazione all'utilizzo del coefficiente di trasformazione più vantaggioso) è stato fatto dalla Uil. Con un tasso di interesse del 3,5% - pari a quello applicato dall'Inps per i prestiti pluriennali ai dipendenti pubblici per una pensione lorda di 1.500 euro mensili l'anticipo di un anno potrebbe costare al pensionato 1.700 euro; con una pensione di 3mila euro lordi il conto salirebbe a oltre 3.400 euro. La restituzione avverrà una volta raggiunta l'età della vecchiaia e potrà essere dilazionata in più anni. Occorrerà comunque prevedere una garanzia statale a favore di banche e assicurazioni in caso di mancata restituzione del prestito. Uno degli aspetti fondamentali da chiarire è quello se l'Ape interesserà anche i pubblici dipendenti, finora non toccati dagli ammorbidimenti della legge Fornero. LA PENALIZZAZIONE La penalizzazione si applicherà di più sulla quota retributiva della pensione Quella maturata sino al 31 dicembre 1995 per chi a quella data aveva meno di 18 anni di contr ibuti La quota La misura della penalizzazione potrebbe essere proporzionale all'assegno: più è alto maggiore è la percentuale di penalizzazione Fino a tre volte l'importo della pensione minima (fino a 1.500 € circa) I punti principali del progetto 2-3% 5-8% 1950 1950 1951 1960 1970 1951 1980 1990 1952 2000 2010 2020 1953 1954 1953 1974 1978 17 anni 34 anni 39 anni 21 anni 43 anni 1995 1995 2012 2012 2018 ESEMPI Uomo nato nel Uomo nato nel Inizio lavoro Inizio lavoro 2019/'20 PROBLEMA 1995 r iforma Dini Pensione 2017 APE Pensione vecchiaia 2017 APE Come funziona per oggi anno di anticipo per oggi anno di anticipo APE è possibile solo con la pensione di vecchaia Nati dal 1° giugno 1951 al 31 maggio 1952 Nati dal 1° giugno 1952 al 31 gennaio 1953 CONVIENE Anticipa di 1 anno l'uscita dal lavoro con un taglio sui 17 anni di retr ibutivo NON CONVIENE La pensione anticipata tradizionale permette di uscire nel 2017 senza penalizzazioni 1° gennaio 1996 Quella maturata dal 1° gennaio 2012 31 dicembre 2011 Oltre tre volte l'importo della pensione minima (oltre 1.500 € circa) A CHI SI RIVOLGE L'APE Che quest'anno compiono 65 anni a cui manca 1 anno alla pensione di vecchiaia. Le donne, con già 20 anni di contr ibuti al 31 dicembre 2011 possono uscire in qualsiasi momento Nati entro il 31 maggio 1951 Retr ibutivo (penalizzato) Contr ibutivo (non penalizzato) Introduce nel 1996 il sistema contributivo nelle pensioni. Resta al retributivo chi ha almeno 18 anni di versamenti e ha un sistema misto chi ne ha meno di 18 Che quest'anno compiono 64/65 anni, a cui manca da 1 anno e 1 mese a 2 anni alla pensione di vecchiaia. Le donne nate entro il 31 marzo 1952 hanno un dir itto acquisito nel 2015 se vantano 20 anni di contr ibuti, le lavoratr ici nate dal 1° apr ile al 31 maggio 1952 anticipano da 11 mesi a 12 mesi Che quest'anno compiono 63/64 anni a cui manca da 2 anni e 5 mesi a 3 anni alla pensione di vecchiaia. Analoghi requisiti per le donne 2011 r iforma Fornero Introduce nel 2012 il calcolo contr ibutivo pro rata anche per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano versato almeno 18 anni di contr ibuti per chi al 31 dicembre 1995 aveva meno di 18 anni di contr ibuti per quanti avevano più di 18 anni di contr ibuti al 31 dicembre 1995 per chi al 31 dicembre 1995 aveva più di 18 anni di contr ibuti Esclusa dal taglio Nessun taglio diretto per la quota di pensione contributiva Banche e assicurazioni potrebbero anche anticipare la pensione al posti dell'erar io, fino all'età di pensionamento ordinar ia La quota di pensione contr ibutiva verrà calcolata con il coefficiente di trasformazione corr ispondente all'età di effettivo pensionamento (con il r isultato di una pensione più bassa) o con il coefficiente corr ispondente all'età di pensionamento ordinar io? Nel caso si adotti la seconda soluzione la differenza tra i due importi potrebbe essere presa in prestito da banche e assicurazioni e restituita in un certo numero di anni dal pensionato Per anno di nascita e per anni mancanti alla pensione di vecchiaia al 31 dicembre 2016* (*) Per lavoratrici intendiamo sempre le dipendenti del settore privato, perché le autonome e le dipendenti pubbliche hanno altri requisiti
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Competitività, otto riforme sono frenate dai veti Eugenio Bruno Dalla legge concorrenza, prima bloccatae poi ridimensionata dal Parlamento, alla riforma del trasporto locale, bocciata dal Consiglio di Stato, dal regolamento edilizio unico, fermato per oltre un anno da Regionie Comuni, alla riduzione dei tempi per le opere strategiche. Poi legge annuale per le Pmi mai arrivata, sharing economy boicottata, riforma della Sciae conferenza di servizi. In arrivo,a fine mese, un nuovo decreto competitività. pagina 2 con l'analisi di Giorgio Santilli pLa strada per rendere l'Italia più competitiva resta irta di ostacoli. Siano essi burocratici (come i rilievi del Consiglio di Stato sulla riforma dei servizi pubblici locali), istituzionali (le riserve delle regioni sul regolamento Madia che dimezza i tempi per le opere pubbliche) o semplicemente politici (la poltrona di ministro dello Sviluppo economico che è vuota ormai da 38 giorni). E nel giorno in cui il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ribadisce l'intenzione del governo di continuare a conciliare rigore e crescita si conta almeno una dozzina di provvedimenti economici nel "limbo". Alcuni bloccati da mesi, se non da anni. Altri annunciati e non ancora emanati, come il nuovo "decreto competitività" atteso per fine maggio. Il capitolo più corposo al momento appare quello di competenza diretta o indiretta del Mise. La mancata nomina di un successore dell'ex ministra Federica Guidi ha stoppato a pochi metri dal traguardo il piano di digitalizzazione dell'industria "Manifattura Italia" che si inserisce nella partita più ampia di "Industry 4.0": un obiettivo al quale l'Ue ha appena dedicato un piano da 50 miliardi. Ma l'assenza di un titolare allo Sviluppo economico si fa sentire anche in Parlamento. Ad esempio nell'utilizzare tutta la moral suasion possibile per portare al traguardo il Ddl concorrenza, che è stato varato dal governo oltre un anno fa ma "vivacchia" sul tavolo della commissione Industria del Senato dal 14 ottobre. Con tuttii suoi nodi ancora da sciogliere. Ad esempio su notai e farmacie. Per non parlare della legge per le Pmi che dovrebbe essere annuale e invece non è mai arrivata. Sempre in tema di concorrenza, con un occhio di riguardo alle nuove tecnologie, una sorte parlamentare ancora più incerta sembra circondare la proposta di legge sulla sharing economy a prima firma Tentori (Pd) che tenta di disciplinare alcune piattaforme di condivisione di beni e servizi (Airbnb, BlaBlaCar ma non Uber), prevedendo un'aliquota fissa del 10% per tutte le transazioni fino a 10mila euro di reddito. Sul testo, che ha appena iniziato il suo iter nelle commissioni riunite Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive di Montecitorio, è in corso una consultazione pubblica fino al 31 maggio. Mentre qualche metro in più (è in sede legislativa davanti alla Attività produttive) pare aver percorso, sempre alla Camera, quella targata Quintarelli (Gruppo misto) che abbatte i pa- letti nell'accesso al mercato delle app e dei servizi sul web. La vacatio prolungata al dicastero di via Molise si sta abbattendo anche sui provvedimenti che non hanno ancora visto la luce. E che vedono allungarsi i tempi per il loro varo. A cominciare dal decreto ex "Finanza per la crescita" (ribattezzato nel frattempo "competitività"), al cui interno sono previste le misure per agevolare l'accesso delle imprese al credito alternativo alle banche e attrarre più investimenti, grazie a nuova forma di detassazione degli utili reinvestiti. Un testo da cui dovrebbe uscire il corposo pacchetto di semplificazioni fiscali (su tutte l'eliminazione delle comunicazione beni ai soci e operazioni con i paesi black list) destinatoa confluire in un Dlgs correttivo della delega fiscale (su cui si veda altro articolo a pagina 19). Un discorso simile riguarda gli ultimi tasselli del Jobs act. Si pensi alla seconda gamba della riforma del Lavoro, cioè il decollo della nuova agenzia nazionale per le politiche attive. La nuova Anpal avrà un compito delicato, visto che dovrà risollevare le sorti dei centri pubblici per l'impiego, che finora non hanno affatto brillato per efficienza; e far decollare un nuovo, e moderno, sistema di servizi per il lavoro, delineato dal Jobs act, che apra alla partecipazione dei privati, coinvolgendo anche le Regioni, per aiutare i disoccupati a tornare nuovamente "attivi" nel mercato del lavoro grazie alla ricollocazione. Qui il ritardo comincia a essere sensibile: l'agenzia doveva partire a gennaio e probabilmente vedrà la luce non prima dell'estate. All'appello ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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LE LEGGI BLOCCATE
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mancano infatti altri provvedimenti attuativi: il Dpcm con il trasferimento di risorse e personale; il Dpr per la nomina del Dg;ei decreti per le nomine di Cda, Collegio revisori, consiglio di vigilanza. A proposito di riforme che stentano a compiere l'ultimo miglio viene alla mente il regolamento edilizio unico per tuttii comuni italiani: un grande esempio di semplificazione, destinataa superare spezzatini e campanilismi eccessivi, che ha impiegato quasi due anni ad arrivare in porto. Fra qualche giorno dovrebbe arrivare il testo definitivo che dovrebbe raccogliere il via libera della Conferenza unificata dopo oltre un anno di braccio di ferro. Nel provvedimento le definizioni tecniche, le norme statali e regionali in materia di urbanisticae l'articolato di accompagnamento. I comuni potranno scostarsi dal regolamento-tipo ma potranno farlo solo a certe condizioni e su alcuni aspetti, non su altri. Rispetto all'anarchia, anche solo a livello definitorio, di oggi, un bel passo avanti. Anche il dimezzamento dei tempi per le autorizzazioni e i poteri sostitutivi a Palazzo Chigi per grandi infrastrutture strategiche e stabilimenti privati è bloccato dalla Conferenza unificata e il braccio di ferro ancora non trova una soluzione. Più rapidamente viaggia invece la riforma della conferenza di servizi che diventa 2.0, con procedure digitali, mentre ha del clamoroso lo stop del Consiglio di Stato (si veda Il Sole 24 Ore del 5 maggio) al decreto legislativo sui servizi pubblici locali: Palazzo Spada chiede lo stralcio della riforma del trasporto pubblico locale, ma il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, conta sul sostegno di Regioni e Parlamento per andare avanti. Senza dimenticare gli altri decreti attuativi della riforma Madia collegati al rilancio competitivo del paese che faticanoa completare il loro iter. Un discorso che vale per il modulo unico della Scia e, ancora di più, per la stretta sulle partecipate. Sempre in predicato di scendere da 8mila a mille. LA PAROLA CHIAVE Sharing economy 7 L'economia collaborativa è un nuovo modello di consumo che predilige la razionalizzazione delle risorse basandosi sull'utilizzo e sullo scambio di beni e servizi piuttosto che sul loro acquisto, dunque sull'accesso piuttosto che sul possesso. Grazie anche a una diffusione capillare delle nuove tecnologie che hanno contribuito a rendere sempre più diffuse alcune piattaforme come Airbnb, BlaBlacar, Uber. Un fenomeno in via di regolamentazione in diversi paesi europei. I dossier aperti LEGGE ANNUALE PMI SCIA CONFERENZA SERVIZI TRASPORTO LOCALE INFRASTRUTTURE SHARING ECONOMY MANIFATTURA ITALIA POLITICHE ATTIVE SEMPLIFICAZIONI FISCALI LEGGE CONCORRENZA REGOLAMENTI EDILIZI FINANZA PER LA CRESCITA ...e quelle in arrivo Le misure incagliate... Detassazione degli utili Il provvedimento era atteso entro la primavera, maè da verificare l'impatto della vacatio al dicastero dello Sviluppo. Si tratta di un decreto che potrebbe contenere una nuova forma di detassazione degli utili reinvestiti in azienda oltre agli sgravi per gli investitori retaile istituzionali che impiegano il risparmio verso le medie imprese Nodi su notaie farmacie Il Ddl concorrenzaè stato varato dal governo oltre un anno fa,e si fa sentire l'assenza del titolare dello Sviluppo economico: il testoè ancora sul tavolo della commissione Industria del Senato dallo scorso 14 ottobre. Con tuttii suoi nodi ancora da sciogliere. Ad esempio su notaie farmacie Regole uniche per i comuni Il regolamento edilizio unico per tutti i comuni italiani ha impiegato quasi due anni ad arrivare in porto. Fra qualche giorno dovrebbe arrivare il testo definitivo che dovrebbe
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raccogliere il via libera della Conferenza unificata dopo oltre un anno di braccio di ferro Digitalizzazione dell'industria La mancata nomina del nuovo titolare del ministero dello Sviluppo economico ha stoppato, quando ormai era vicino al via libera, il piano di digitalizzazione dell'industria "Manifattura Italia" che si inserisce nella partita più ampia di "Industry 4.0": un obiettivo al quale l'Ue ha appena dedicato un piano da 50 miliardi Procedure più snelle Iniziaa destare qualche interrogativo la sorte che avrà la legge annuale sulle Pmi. Era pronta per essere esaminataa Palazzo Chigi giàa fine 2014.È ancora nel cassetto. Un provvedimento che, con misure ad hoc, miraa semplificare la burocrazia per le piccole imprese Più trasparenza sui costi Prevista, per il trasporto pubblico, più trasparenza sui costi. Ma il Consiglio di Stato ha fermato il decreto legislativo sui servizi pubblici locali: chiede lo stralcio della riforma del trasporto pubblico locale, ma il ministro delle infrastrutture Delrio, conta sul sostegno di Regionie Parlamento Dimezzamento dei tempi Il dimezzamento dei tempi per le autorizzazioni e i poteri sostitutivi a Palazzo Chigi per grandi infrastrutture strategiche e stabilimenti privati è bloccato dalla Conferenza unificata e il braccio di ferro ancora non trova una soluzione. Nuovi servizi per il lavoro In attesa dello sprint finale è il decollo della nuova agenzia nazionale per le politiche attive. La nuova agenzia avrà un compito delicato, visto che dovrà risollevare le sorti dei centri pubblici per l'impiego, che finora non hanno affatto brillato per efficienza, e far decollare un nuovo, e moderno, sistema di servizi per il lavoro Tempi fissi per le decisioni Previsto un massimo di cinque mesi per le decisioni in conferenza dei servizi. Si prevedono riunioni telematichee i "rappresentati unici" della Pa. Il Consiglio di Stato ha chiesto di definire chi nominai rappresentanti unici per le amministrazioni territoriali Riduzione degli oneri È in arrivo un pacchetto di semplificazioni fiscali che dovrebbe finire in un Dlgs correttivo della delega fiscale. L'obiettivoè semplificare la vita alle imprese attraverso la cancellazione di alcune comunicazioni al Fiscoe la riduzione degli oneri da adempimento. Rinviata alla stabilità la flat tax sulle ditte individuali Modulo unico standard Sulla Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) la riforma della Pa prevede la creazione di un modulo unico, da presentare anche per via telematica. Il Consiglio di Stato ha chiesto un maggior coordinamento con le altre regole di autorizzazione Disciplina delle piattaforme Sorte parlamentare incerta (il testo ha appena iniziato l'iter in commissione alla Camera) per la proposta di legge sulla sharing economya prima firma Tentori (Pd) che tenta di disciplinare alcune piattaforme di condivisione di benie servizi (Airbnb, BlaBlaCar ma non Uber)
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Padoan: «Misure funzionali alla politica economica» Marco Bellinazzo pIn un'assolata piazza Vittorio Veneto a Bergamo, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha tracciato ieri un excursus della politica economica del Governo Renzi, rivendicando i risultati raggiunti, ma delineando anche le linee guida del prossimo futuro che si intrecciano con le riforme istituzionali in corso. Un discorso "programmatico" pronunciato davanti ai reggimenti degli allievi ufficiali dell'Accademia della Guardia di Finanza chiamati al rituale del giuramento. Nel suo discorso di saluto il ministro ha ringraziato calorosamente il generale comandante della Gdf Saverio Capolupo (seduto accanto al Capo di stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano) per il servizio svolto in questi anni (il prossimo 24 maggio al suo posto subentrerà il generale Giorgio Toschi). Nella lotta all'evasione sono stati conseguiti risultati positivi con un recupero stabile di risorse che potranno es- sere destinate alla riduzione della pressione fiscale. «Nel 2015 - ha sottolineato Padoan sono stati recuperati 14,9 miliardi di euro, il 4,9% in più rispetto al 2014. E ciò è stato possibile anche grazie all'impegno quotidiano della Guardia di Finanza. La Gdf è un alleato prezioso per la politica economica del governo di cui riscuote la piena fiducia». Padoan ha rimarcato come dopo anni di recessione «l'Italia sia tornata a crescere» e come gli strumenti messi in campo dall'Esecutivo «stiano dando risultati positivi». Il Governo intende proseguire su questa strada «rafforzando l'impegno a conciliare la sostenibilità di bilancio con il sostegno per la crescitaa favore di famiglie e imprese. Con la legge di Stabilità 2016 sono state introdotte misure che vanno esattamente in questa direzione, muovendosi nel solco della semplificazione e della razionalizzazione del prelievo». Quanto al primo versante, Padoan ha ricordato come «l'obiettivo prioritario rimane quello del contenimento dello stock di debito delle amministrazioni pubbliche, fondamentale per la fiducia dei mercati. L'indebitamento netto dopo aver raggiunto nel 2015 l'obiettivo prefissato di riduzione al 2,6% del Pil, si ridurrà nel 2016 al 2,3 per cento. Nel 2015 il rapporto debito/Pil si è sostanzialmente stabilizzato. Per la prima volta nel 2016 il debito registrerà un andamento decrescente e si accentuerà nei prossimi anni il processo di riduzione del rapporto rispetto al Pil». Sul secondo versante, invece, il ministro dell'Economia ha citato il prossimo taglio dell'Ires, il super-ammortamento e misure come le norme dirette a favorire l'internazionalizzazione delle imprese italiane o gli investimenti dall'estero nella Penisola. «In questa stessa ottica - ha aggiunto Padoan vanno lette anche le iniziative per tagliare i tempi della giustizia civile, per ridurre la burocrazia e digitalizzare i procedi- menti amministrativi. Inoltre, le riforme costituzionali, il superamento del bicameralismo, la diversa ripartizione di competenza tra Stato e Regioni e la stessa riforma elettorale saranno funzionalia una politica economica di ampio respiro, assicureranno governi più stabili ed efficaci e contribuiranno a rafforzare la politica economica in Italia e in Europa». Quanto alle famiglie Padoan ha voluto ricordare come in queste settimane i contribuenti italiani per il secondo anno stanno usufruendo della novità delle dichiarazioni online. «Rispetto al passato - ha spiegato Padoan - oggi è l'amministrazione finanziaria a recuperare e a mettere insieme le informazioni chiedendo ai cittadini solo di controllarne il contenuto e se necessario di integrarlo».E in futuro, ha concluso il ministro, più la razionalizzazione e il controllo della spesa pubblica saranno efficaci più sarà facile abbassare la pressione fiscale. I NUMERI 14,9 miliardi La lotta all'evasione Nel 2015, ha detto Padoan, sono stati recuperati 14,9 miliardi di euro, il 4,9% in più rispetto al 2014. «E ciò è stato possibile grazie all'impegno quotidiano della Guardia. La Gdf è un alleato prezioso per la politica economica del governo di cui riscuote la piena fiducia»
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Il ministro. «Le riforme istituzionali assicureranno governi più stabili ed efficaci e contribuiranno a rafforzare le scelte sull'economia in Italia e in Europa» - «Gdf alleato prezioso» BERGAMO
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2,3% L'indebitamento netto 2016 Dopo aver raggiunto nel 2015 l'obiettivo prefissato di riduzione al 2,6% delll'indebitamento netto sul Pil, il rapporto si ridurrà nel 2016 al 2,3 per cento. «Nel 2015 il rapporto debito/Pil si è sostanzialmente stabilizzato ha spiegato il ministro -per la prima volta nel 2016 il debito registrerà un andamento decrescente» I PRINCIPI FONDAMENTALI Focus sul debito Secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan «l'obiettivo prioritario rimane quello del contenimento dello stock di debito delle amministrazioni pubbliche, fondamentale per la fiducia dei mercati» Oltre il rigore Fondamentale «l'impegnoa conciliare la sostenibilità di bilancio con il sostegno per la crescitaa favore di famigliee imprese. Con la legge di Stabilità 2016 sono state introdotte misure che vanno esattamente in questa direzione» Foto: IMAGOECONOMICA Foto: A Bergamo. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
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Pensioni, tutte le regole taglia-assegni Il quadro Le prime indicazioni sul meccanismo che è allo studio del Governo Il punto di partenza L'operazione sarà a regime e peserà più sulla parte retributiva dei contributi Come funzionerà il meccanismo di ritiro anticipato in cambio di una riduzione dei «mensili» LA RICERCA Secondo la Uil per pensioni di 1.500 euro l'anticipo costerebbe 1.700 euro all'anno e per assegni di 3.000 il conto salirebbe a 3.400 euro l'anno Maria Carla De Cesari Fabio Venanzi PTrovato l'acronimo, l'anticipo pensionistico - Ape, come ha reso noto qualche giorno fa il presidente del Consiglio, Matteo Renzi - è allo studio del gruppo di esperti coordinato dal sottosegretario Tommaso Nannicini (si veda anche l'articolo riportato sotto). Dell'Ape finora sono state fissate solo le coordinate principali. L'anticipo rispetto al pensionamento di vecchaia sarà al massimo di tre anni sull'età fissata dalla riforma Fornero. Dunque il meccanismo, se approvato con la prossima legge di Stabilità, dovrebbe interessare, per primi, i nati nel 1951 (da maggio in poi), nel 1952e nel 1953. Si tratta dei lavoratori che, alla vigilia della pensione, hanno subito - per la riforma Fornero - un rinvio dell'assegno anche di quattro/cinque anni. Per questi lavoratori non ha operato neppure la salvaguardia introdotta dai decreti correttivi del Dl 201/11, cioè la possibilità di andare in pensione anticipata a 64 anni (cui va aggiunta l'aspettativa di vita) per quanti entro il 31 dicembre 2012 avessero maturato quota 96, con almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi oltre ai resti. Residuale, finora, la possibilità di andare in pensione di vecchiaia a 63 anni (oltre all'aspettativa di vita) con la pensione totalmente contributiva (con almeno 20 anni di contributi versati tutti dal 1996). Per quanto riguarda le donne del privato (lavoratrici subordinate) l'Ape potrebbe - all'inizio - avere un impatto limitato. Le nate nel 1951, dipendenti dels ettore privato, infatti, hanno potuto andare in pensione con 20 anni di contributi e 60 anni di età alla fine del 2011. Inoltre, fino allo scorso anno era aperta l'opzione per la pensione di anzianità con l'assegno contributivo, a patto che le lavoratrici dipendenti maturassero 57 anni di etàe 35 di contributi, oltre alla speranza di vita (58 e 35 per le autonome). Il meccanismo di anticipo dell'Apeè strutturale e, in base allo sconto massimo di tre anni rispetto al pensionamento ordinario di vecchiaia, interesserà a scorrere gli anni successivi rispetto al triennio di prima applicazione. Come anticipato nei giorni scorsi, la penalizzazione percentuale per ogni anno di anticipo della pensione dovrebbe interessare la quota retributiva dell'assegno, quella, cioè, relativa ai contributi versati fino al 1995 (per quanti al 31 dicembre 1995 avevano meno di 18 anni di contributi) o fino al 2011 (per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano almeno 18 anni di contributi). Il taglio percentuale potrebbe essere più alto per gli assegni oltre tre volte il trattamento minimo (superiori, nel 2016, a 1.505 euro mensili): fino a questo limite la penalità potrebbe essere del 2-3% per ogni anno di anticipo, oltre potrebbe arrivare al 5-8 per cento. Si tratta naturalmente di ipotesi che andranno vagliate alla luce dei costi e della compatibilità dei conti pubblici. Per quanto riguarda la quota contributiva della pensione non dovrebbero esserci penalizzazioni, ma occorrerà stabilire se il coefficiente di trasformazione della dote di contributi sarà quello dell'età anticipata di pensionamento o quello dell'età ordinamentale. Nel primo caso occorrerà prevedere una copertura figurativa che, come ipotizza Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia, potrebbe essere offerta dalla banche o dalle assicurazioni. L'intervento di banche e assicurazioni, in questo caso, avrà una doppia valenza, in quanto dovrà assicurare anche il finanziamento per l'anticipo della pensione, così da non caricare l'operazione sulle finanze statalie non incidere sul fabbisogno. Il conto di banche e assicurazioni, in questo modo, rincarerà. Una prima stima dei costi, ma solo per quanto riguarda l'anticipo della pensione (e non in relazione all'utilizzo del coefficiente di trasformazione più vantaggioso) è stato fatto dalla Uil. Con un tasso di interesse del 3,5% - pari a quello applicato dall'Inps per i prestiti pluriennali ai dipendenti pubblici - per una pensione lorda di 1.500 euro mensili l'anticipo di un anno potrebbe costare al pensionato 1.700 euro; con una pensione di 3mila euro lordi il conto salirebbe a oltre ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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La ripresa difficile LE MISURE SULLA PREVIDENZA
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3.400 euro. La restituzione avverrà una volta raggiunta l'età della vecchiaia e potrà essere dilazionata in più anni. Occorrerà comunque prevedere una garanzia statale a favore di banche e assicurazioni in caso di mancata restituzione del prestito. Uno degli aspetti fondamentali da chiarire è quello se l'Ape interesserà anche i pubblici dipendenti, finora non toccati dagli ammorbidimenti della legge Fornero. LA PENALIZZAZIONE La penalizzazione si applicherà di più sulla quota retributiva della pensione Quella maturata sino al 31 dicembre 1995 per chi a quella data aveva meno di 18 anni di contr ibuti La quota La misura della penalizzazione potrebbe essere proporzionale all'assegno: più è alto maggiore è la percentuale di penalizzazione Fino a tre volte l'importo della pensione minima (fino a 1.500 € circa) I punti principali del progetto 2-3% 5-8% 1950 1950 1951 1960 1970 1951 1980 1990 1952 2000 2010 2020 1953 1954 1953 1974 1978 17 anni 34 anni 39 anni 21 anni 43 anni 1995 1995 2012 2012 2018 ESEMPI Uomo nato nel Uomo nato nel Inizio lavoro Inizio lavoro 2019/'20 PROBLEMA 1995 r iforma Dini Pensione 2017 APE Pensione vecchiaia 2017 APE Come funziona per oggi anno di anticipo per oggi anno di anticipo APE è possibile solo con la pensione di vecchaia Nati dal 1° giugno 1951 al 31 maggio 1952 Nati dal 1° giugno 1952 al 31 gennaio 1953 CONVIENE Anticipa di 1 anno l'uscita dal lavoro con un taglio sui 17 anni di retr ibutivo NON CONVIENE La pensione anticipata tradizionale permette di uscire nel 2017 senza penalizzazioni 1° gennaio 1996 Quella maturata dal 1° gennaio 2012 31 dicembre 2011 Oltre tre volte l'importo della pensione minima (oltre 1.500 € circa) A CHI SI RIVOLGE L'APE Che quest'anno compiono 65 anni a cui manca 1 anno alla pensione di vecchiaia. Le donne, con già 20 anni di contr ibuti al 31 dicembre 2011 possono uscire in qualsiasi momento Nati entro il 31 maggio 1951 Retr ibutivo (penalizzato) Contr ibutivo (non penalizzato) Introduce nel 1996 il sistema contributivo nelle pensioni. Resta al retributivo chi ha almeno 18 anni di versamenti e ha un sistema misto chi ne ha meno di 18 Che quest'anno compiono 64/65 anni, a cui manca da 1 anno e 1 mese a 2 anni alla pensione di vecchiaia. Le donne nate entro il 31 marzo 1952 hanno un dir itto acquisito nel 2015 se vantano 20 anni di contr ibuti, le lavoratr ici nate dal 1° apr ile al 31 maggio 1952 anticipano da 11 mesi a 12 mesi Che quest'anno compiono 63/64 anni a cui manca da 2 anni e 5 mesi a 3 anni alla pensione di vecchiaia. Analoghi requisiti per le donne 2011 r iforma Fornero Introduce nel 2012 il calcolo contr ibutivo pro rata anche per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano versato almeno 18 anni di contr ibuti per chi al 31 dicembre 1995 aveva meno di 18 anni di contr ibuti per quanti avevano più di 18 anni di contr ibuti al 31 dicembre 1995 per chi al 31 dicembre 1995 aveva più di 18 anni di contr ibuti Esclusa dal taglio Nessun taglio diretto per la quota di pensione contributiva Banche e assicurazioni potrebbero anche anticipare la pensione al posti dell'erar io, fino all'età di pensionamento ordinar ia La quota di pensione contr ibutiva verrà calcolata con il coefficiente di trasformazione corr ispondente all'età di effettivo pensionamento (con il r isultato di una pensione più bassa) o con il coefficiente corr ispondente all'età di pensionamento ordinar io? Nel caso si adotti la seconda soluzione la differenza tra i due importi potrebbe essere presa in prestito da banche e assicurazioni e restituita in un certo numero di anni dal pensionato Per anno di nascita e per anni mancanti alla pensione di vecchiaia al 31 dicembre 2016* (*) Per lavoratrici intendiamo sempre le dipendenti del settore privato, perché le autonome e le dipendenti pubbliche hanno altri requisiti
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Ministero delle Finanze. Il direttore del debito pubblico italiano parla degli effetti sottostimati nelle norme in discussione in Europa
Cannata: «Rischio sistemico dal tetto ai titoli di Stato» LA RILEVANZA DEL DATO Il problema riguarda circa 1,7mila miliardi di euro di titoli di Stato che potrebbero uscire dal capitale delle banche Maximilian Cellino
ABANO TERME. Dal nostro inviato p«La norma in discussione che prevede di limitare i titoli di Stato nei portafogli delle banche è fonte potenziale di un incredibile rischio sistemico, completamente sottostimato da chi la propone». Non ricorre certo a giri di parole il direttore del debito pubblico del ministero delle Finanze, Maria Cannata, quando si tratta di commentare la ventilata ipotesi di porre un tetto alla concentrazione dei bond sovrani nei bilanci degli istituti di credito. «Non è vero che non esistono meccanismi e regole in grado di prevenire o limitare l'esposizione in titoli di Stato: alcune ci sono già e altri limiti alla concentrazione arriveranno nei prossimi mesi», ha pre- cisato Cannata, intervenuta ieri alla tavola rotonda conclusiva del Liquidity2016, il meeting annuale degli operatori di mercato organizzato da e-Mid e Assiom Forex che quest'anno è dedicato all'Unione del mercato dei capitali. Il problema risiede ovviamente nelle conseguenze che una simile norma sarebbe in grado di provocare sui movimenti di capitale: «Stiamo parlando di circa 1,7 trilioni di euro di bond che potrebbero uscire dal capitale delle banche, e se poi gli istituti di credi- to italiani o spagnoli dovessero mettere in vendita le eccedenze che cosa dovrebbero poi comprare?», ha aggiunto Cannata, obiettando che «se la ragione per cui si investe in titoli di Statoè distribuire rischi, costi e profitti, operando in tal modo si creerebbe invece sin da subito un grande problema per le banche, costrette a dover chiedere aumenti di capitali in un momento assolutamente sfavorevole». Paradossalmente gli effetti negativi potrebbero ritorcersi anche contro i piu convinti sostenitori della necessità di recidere il cordone che lega banche e debito pubblico nazionale. «Un problema simile - ha spiegato infatti Cannata lo avrebbero anche le tedesche, senza contare che i bond governativi rappresentano un benchmark per tutto il mercato obbligazionario e occorrerebbe sostituirli con altri strumenti che però non hanno i requisiti per rispettare i criteri di liquidità imposti alle banche stesse». Per tutte queste ragioni la proposta «si muove nella dire- zione opposta a quanto auspicabile». «Credo piuttosto - ha concluso Cannata- che le autorità regolamentari dovrebbero avere a cuore la sicurezza di ogni singolo player del mercato senza ignorare le interazioni che si potrebbero creare: è arrivato il momento di avere una visione più olistica, le banche e i mercati devono essere messi in grado di digerire le misure già adottate e di trovare il loro equilibrio nello scenario "new normal" prima di pensare di introdotte misure addizionali».
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È giunto il momento di ridurre il debito greco SOSTENERE LA CRESCITA Dopo otto lunghi anni è arrivata davvero l'ora di dare alla Grecia tutto l'aiuto di cui ha bisogno Mohamed El-Erian Ancora una volta la Greciaè arrivata al punto di flesso. Coni suoi saldi di cassa sottopostia così forti tensioni, appare inverosimile che possa essere in grado di regolarei pagamenti del debito che nei prossimi mesi scadranno in successione uno dopo l'altro.E cosìè impegnata nell'ennesimo round di discussioni polemichee prolungate coni suoi creditori. Un ennesimo round negoziale che potrebbe portare all'ennesima soluzionea breve termine. Temporeggiare, tuttavia, nonè certo l'unica opzionea disposizione dei negoziatori. In verità, si tratta dell'approccio sbagliato. Un paese ha cinque alternative a sua disposizione quando deve risolvere gravi problemi legati ai suoi pagamenti. In primo luogo può ridurre le sue riservee attingere alle ricchezze monetarie accumulate in tempi migliori e, in secondo luogo, può prendere capitali in prestito all'estero per far fronte ai pagamenti in scadenza nel breve periodo. In terzo luogo, può varare nel contempoo nel giro di poco misure interne di austerità (per esempio alzando le tasseo tagliando la spesa pubblica) che mettanoa disposizione nuove risorse da utilizzare peri pagamenti del debito. In quarto luogo, un paesea secco di liquidità può anche mettere in atto strategie voltea incentivare la crescita economica, generando di conseguenza un reddito incrementale che potrà poi essere utilizzato per far fronte ad almeno una parte dei pagamenti. Se poi nessuna di queste manovre dovesse andarea buon fine,a un paese in difficoltà resta sempre possibile ricorrerea una quinta opzione: permettere alle forze di mercato di operare una sostanziosa ristrutturazione, per mezzo di cospicui ritocchi dei prezzi (tasso di cambio incluso) o con l'imposizione forzosa di un default. Ciò che in teoria sembra funzionare, però, nella pratica si dimostra di difficile attuazione. In ogni modo, quando un paeseè già troppo indebitato, potrebbe scoprire che nessuna realistica ristrutturazionee nessun possibile finanziamento potranno mai bastarea salvarlo- maledizione meglio nota in gergo tecnico con la definizione "eccesso di indebitamento". In simili circostanze fare affidamento soltanto sull'austerità per rendere disponibili le risorse internee servire il debito non fa che soffocare la crescita. Poiché ristrutturare con queste modalità nonè più attraente peri creditori di quanto lo sia peri debitori, entrambe le parti si impegnano in estenuanti round di trattative soprannominate in gergo "extend and pretend" (estendii termini del prestitoe fingi che quel prestito non sia in sofferenza, ndt) che in ogni caso portano via molto tempo nella speranza che primao poi affiori una soluzione magica. Naturalmente ciò non accade. Questa,è la storia della Grecia. Astenendosi dall'intraprendere un'azione decisiva per affrontare e risolvere l'eccesso di indebitamento, il paeseei suoi creditori hanno contribuitoa creare una situazione insoddisfacente per chiunque.I partner europei di Atene non hanno nulla di tangibile in mano in cambio dei miliardi di euro che hanno prestato al paese. Il Fmie la Bce che hanno sposato l'approccio "extend and pretend" hanno messoa repentaglio la loro stessa credibilità. La Grecia potrà superarei suoi guai economici soltanto cambiando il modo col quale li affronta. In particolare, la Greciae i suoi creditori devono riuscirea concordare un programma accettabile di riduzione del debito che vadaa sostegno delle riforme interne indispensabilia infondere vigore ai motori della crescita grecaea riallineare gli obblighi interni con le sue effettive capacità. Un simile approccio,a favore del quale l'Fmi siè già espresso, incentiverebbe in maniera considerevole le prospettive di una crescita futura per la Grecia. Dopo otto lunghi anniè giunto davvero il momento di dare alla Grecia tutto l'aiuto di cui ha bisogno sotto forma di negoziati adeguati per procederea una riduzione del debito finalizzata alla crescita. Foto: L'autoreè consulente economico capo di Allianz La versione integrale dell'articolo su www. ilsole 24ore.com (traduzione Anna Bissanti)
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L'ANALISI
08/05/2016 Pag. 21
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Casero: moratoria estiva sugli avvisi G.Par. pUna moratoriaa regime per gli avvisi di agosto. Ad annunciarlaè il viceministro all'Economia, Luigi Casero. Una misura che stabilizzerebbe quanto avvenuto per via amministrativa negli ultimi anni, come peraltro richiesto dai dottori commercialisti (Cndcec). Il progettoa cui lavora il Governoè concedere un mese in più per rispondere a tutti gli avvisi recapitati durante le vacanze estive. «Se ad esempio l'avviso viene consegnato il5 agosto, mentre siè in ferie- spiega Casero- si avranno quattro settimane in più per rispondere.I termini scatteranno cioè il5 settembre». Una novità che si vaa inserire in un nutrito pacchetto di semplificazioni destinate a entrare o nel Dl «Finanza per la crescita 2.0»o in un Dlgs correttivo del decreto attuativo della delega fiscalee già più volte anticipate su queste colonne (si vedano, da ultimi, i numeri del 30 aprile e del 5 maggio). È il caso dell'eliminazione di comunicazioni o adempimenti. «Verranno abolite tutte le comunicazioni da inviare alle Entrate i cui dati sono già in possesso dell'Agenzia - precisa il viceministro -. D'ora in poi andranno comunicate solo le variazioni». In pratica, se per gli affitti «siè scel- to di aderire al regime forfettario, oggi la scelta va comunicata ogni anno. Con le semplificazioni, andrà comunicata una sola volta». Vicine al passo d'addio anche la comunicazione beni ai soci e quella sulle operazioni black list. Così come si studia se sopprimere il modello 770 peri sostituti d'impostao far debuttare un 770 precompilato dall'Agenzia. Tra le altre misure in arrivo il ritorno all' F24 cartaceo in banca per i non titolari di partite Iva, in modo da facilitare la vita soprattutto ai pensionati.
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Accertamento. Un mese in più per rispondere agli atti notificati ad agosto
08/05/2016 Pag. 21
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Giustizia fiscale e Mef: intreccio al test-Consulta IL PUNTO Diventa determinante il rapporto fra processo tributario e giurisprudenza della Corte europea Enrico De Mita L'organizzazione delle commissioni tributarie, alle dipendenze del ministero dell'Economiae delle Finanze, è incostituzionale nella sua struttura in quanto vengono violatii principi di indipendenza e imparzialità anche apparente, alla luce dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo6 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo (Cvedu), come interpretato e applicato dalla Corte di Strasburgo (Cedu). È pur vero che la giurisprudenza della Cedu ha escluso dall'applicazione del giusto processo (articolo 6) proprio il giudizio tributario. Ma la clausola del giusto processo è applicabile a tutti i processi tributari nei quali sono in gioco sanzioni comunque qualificate. La tutela dei diritti fondamentali dell'uomo è applicabile ogni qualvolta l'attuazione della pretesa tributaria venga a intaccare i diritti fondamentali come nel caso della frizione tra poteri di indagine finanziaria e diritti dell'individuo. Ma la disciplina da parte Cedu per quanto non direttamente rivolta al processo tributario costituisce un momento cogente del "giusto processo". In ogni caso nella controversia in esame sono in gioco sanzioni. Le norme della Convenzione sono norme interposte di legittimità costituzionale, sicchè la loro violazione determina l'illegittimità costituzionale delle norme interne. Alla luce di queste premesse con l'ordinanza del 14 ottobre 2014 (Gazzetta Ufficiale, 13 aprile 2016, I, serie speciale n. 15) la commissione tributaria di Reggio Emilia ha sollevato questione di legittimità costituzionale del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, di questi articoli: 1 2,15,31,32,34,35 in ordine alle attribuzioni di presidenti, giudici, direttore delle segreterie e segreterie, per il profilo dell'indisponibilità da parte del giudice tributario dei mezzi personali per l'esercizio della giurisdizione nella parte in cui non assicurano, in conformità alla giurisprudenza, l'indipendenza sotto il profilo del disporre autonomamente del personale ausiliario, attribuendo tali poteri all'amministrazione cui appartiene le autorità che emana gli atti sottoposti al controllo giurisdizionale; 1 13 per quanto attiene alla lesione dell'apparenza di indipendenza sotto il profilo dell'assetto dei poteri di determinazione del trattamento economico, sotto il profilo di prevedere determinazione, liquidazione e amministrazione del compenso da parte della stessa amministrazione cui appartengono anche gli organi che emettono sottoposti al controllo giurisdizionale, con la lesione della parenza di indipendenza in conformità alla giurisprudenza della Cedu; 1 2, 29 bis, 31 e 35 sotto il profilo dell'omessa previsione di autonome gestione finanziariae contabile delle Commissioni Tributarie nella parte in cui non assicurano in conformità alla giurisprudenza Cedu l'apparenza di indipendenza sotto il profilo della possibilità di disporre autonomamente dei mezzi materiali; 1 è impugnato infine l'articolo 6 del decreto 546/1992 e 51 del Codice di procedura civile nella parte in cui non prevedono accanto alla possibilità di astensione individuale del giudice per motivi "personali", un rimedio che consente di rimediare al difetto di apparenza c.d. ordina- mentale del giudice ovvero di evitare che venga adottata una decisione che per effetto della sua adozione da parte di un giudice non apparentemente indipendente per violazione della clausola del giusto processo (articolo 111 Costituzione e 6 Cvedu) sia nulla per difetto di costituzione del giudice e fonte di responsabilità italiana per violazione dei diritti fondamentali dell'uomo. La commissione ha rilevato che la questione di costituzionalità si riferiscea struttura del processo, selezione, formazione, assegnazione, vigilanza, determinazione dello stato giuridicoeconomico, determinazione degli obiettivi, valutazione della produttività, progressione in carriera e giudizio disciplinare del personale amministrativo preposto alla giustizia tributaria e alla supervisione sull'organizzazione dei relativi uffici che dipende dalla stessa amministrazione che emana gli atti soggetti al controllo giurisdizionale. Le norme soggette al giudizio di costituzionalità non sono le norme che disciplinano il merito della controversia ma quelle che dovrebbero assicurare l'indipendenza del giudice. Se queste norme non dovessero essere soggette al giudizio di costituzionalità il legislatore ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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FISCO E COSTITUZIONE
08/05/2016 Pag. 21
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potrebbe costituire una giurisdizione illegittima, sottraendosi al controllo della Corte costituzionale. Senza freno e controllo della Corte costituzionale il legislatore potrebbe violare gli obblighi internazionalie la norma del giusto processo. Dipenderà dal giudizio della Corte stabilire se le norme eventualmente dichiarate incostituzionali impediscono la prosecuzione dei processi. Si può fortemente dubitare della rilevanza della questione:i giudici tributari sono concretamente liberi come dimostrato dalla stessa ordinanza della commissione di Reggio Emilia. La Corte potrebbe dichiarare infondata la questione inquadrandola diversamente, facendo ricorsoa quella giurisprudenza necessitata alla quale ricorse quando volle salvare la sopravvivenza delle commissioni tributarie. Ma c'è un punto nel quale l'argomentare della commissione appare non lineare: gli argomenti a favore dell'applicabilità della giurisprudenza Cedu sono molteplici e creano qualche contraddizione, sicchè la Corte potrebbe dichiarare ipoteticamente la non applicabilità della giurisprudenza Cedu al processo tributario.
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La decadenza fa scattare l'azione coattiva DURATA EXTRA-LARGE Per i piani fino a un massimo di dieci anni il richiedente è chiamato a dimostrare la gravità della condizione economica Ro. Ac. pDecadenza dalla rateazionea seguito del mancato pagamento di cinque rate anche non consecutive e non più otto. La presentazione dell'istanza blocca l'avvio di nuove misure cautelari (iscrizione di fermo amministrativo e di ipoteca) e di nuove misure esecutive (pignoramento ed espropriazione sia mobiliare che immobiliare). Sono due delle modifiche apportate dal Dlgs 159/2015 ai piani dilazione concessi da Equitalia a decorrere dal 22 ottobre 2015. In particolare, per i piani di dilazione concessi dal 22 ottobre scorso (data di entrata in vigore del Dlgs 159), il debitore decade dal beneficio della dilazione concessa dall'agente della riscossione se non versa cinque rate mensili, anche non consecutive. Per i piani di dilazione già concessi, invece, la decadenza continua a verificarsi con il mancato pagamento di otto rate del piano, pure non consecutive. Inoltre, la decadenza dal beneficio della rateazione opera di dirittoe non occorre che venga accertata con specifico atto amministrativo. In tale circostanza, l'intero importo iscrit- toa ruolo non ancora versato potrà essere automaticamente e immediatamente riscosso in unica soluzione. Quindi potrà essere subito avviata ex novoo ripresa l'azione di recupero coattivo delle somme. Inoltre, sempre peri piani di dilazione concessi dal 22 ottobre 2015, se il debitore decade dalla dilazione «il carico può essere nuovamente rateizzato se, all'atto della presentazione della richiesta, le rate scadute alla stessa data sono integralmente saldate». In tal caso, il nuovo piano di dilazione può essere ripartito nel numero massimo di rate non ancora scadute alla stessa data. Rimane, comunque, confermata la possibilità per il debitore di chiedere a Equitalia una dilazione ordi- nariao straordinaria, nonché di presentare un'istanza di proroga di una rateazione ordinaria già concessa in caso di comprovato peggioramento della propria situazione economico finanziaria. Su richiesta del contribuente, il concessionario può concedere, anche ad esecuzione avviata, la dilazione del debito in un massimo di 72 rate mensili, senza la prestazione di alcuna garanzia e previa dimostrazione della temporanea situazione di obiettiva difficoltà all'adempimento. L'importo minimo di ogni rataè di regola paria 100 euro. Lo stato di difficoltà economica, dal punto di vista operativo, viene dimostrato dal contribuente mediantei requisiti indicati da Equitalia in varie direttive. In particolare, per debiti fino a 50mila euro si può ottenere la rateizzazione con domanda semplice, senza la necessità di dover allegare alcuna documentazione comprovante la situazione di difficoltà economica. Per debiti oltre 50mila euro invece la concessione della rateazione è subordinata alla verifica della situazione di difficoltà economica. Inoltre, laddove vi sia un comprovato peggioramento della situazione economica, la dilazione può essere prorogata, una sola volta, per un periodo di 72 mesi,a condizione che non sia intervenuta già la decadenza. Poi si può chiedere che il piano di rateazione preveda, in luogo di rate costanti, rate variabili di importo crescente per ciascun anno, a pre- scindere dal peggioramento della propria situazione economica. Esiste, infine, la dilazione «straordinaria» - in aggiunta a quella «ordinaria»ea quella «prorogata» - che prevede una durata massima finoa dieci anni, anche se la sua concessione è condizionata alla presentazione di prove adeguate sulla grave situazione di difficoltà economica che non consente al contribuente di rispettare il piano di dilazione ordinario o in proroga già concesso. A seconda che si tratti di persone fisicheo di società,i contribuenti interessati sono chiamati a presentare un'istanza, con documentazione attestante il reddito mensile del nucleo familiare (persone fisiche)o il valore della produzione mensile e l'indice di liquidità (società), anche se l'importoè inferiorea 50mila euro.
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Le regole. Dal 22 ottobre scorso bastano cinque e non più otto mancati pagamenti anche non consecutivi
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Equitalia, rate anti-pignoramenti Con la dilazione lettera di revoca della procedura ai clienti del contribuente moroso Rosanna Acierno Giovanni Parente pL'ammissione alla rateazione con Equitalia per il contribuente moroso ha effetto anche sui suoi clienti. Dopo le lettere inviate dal concessionario della riscossione per il pignoramento presso terzi, arrivano anche quelle di revoca. Una procedura che segue quasi contestualmente l'avvenuta concessione del piano di rientroa rate del soggetto debitore verso l'Erario ma in credito nei rapporti commerciali con altri operatori privati. Identica la modalità d'invio: la Pec (posta elettronica certificata). Maa differenza degli avvisi di pignoramento il numero di paginee il contenutoè molto più stringato. In quanto Equitalia si limita a dichiarare la rinuncia «all'esecuzione intrapresa con il suddetto pignoramento, liberando le somme da qualunque vincolo da esso derivante». Il contesto Ma qual è lo scenario normativo di riferimento? L'articolo 19 del Dpr 602/1973 - modificato dal decreto legislativo 159/2015, attuativo della delega fiscale- prevede che, una volta presentata la domanda di dilazione, l'agente della riscossione non possa avviare nuove azioni esecutive e, in caso di successivo accoglimento dell'istanza e di pagamento della prima rata, non può più proseguire con le misure esecutive già avviate, a meno che non si sia ancora tenuto l' incanto con esito positivo o non sia stata presentata istanza di assegnazione, o il terzo non abbia reso dichiarazione positiva o non sia stato già emesso provvedimento di assegnazione dei crediti pignorati. Una chance, quindi, anche per chi ha ricevuto la notifica dell'atto di pignoramento presso terzi: potrà sbloccare, infatti, le somme pignorate, accedendo alla richiesta di rateazione e versando la prima rata, a prescindere dal fatto che la misura esecutiva avviata riguardi il pignoramento del conto corrente presso l'istituto bancario oppure il pignoramento dello stipendio o della pensione presso il datore di lavoro o l'istituto di previdenza o ancora il pignoramento dei crediti vantati per attività svolte nei confronti dei propri clienti. A questo proposito, bisogna ricordare che, trascorsi 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento o generalmente 90 giorni dalla notifica dell'avviso di accertamento esecutivo o ancora 5 giorni dalla notifica dell'avviso di mora, qualora il contribuente non provveda a mettersi in regola con i pagamenti delle somme dovute neanche attraverso la richiesta di rateazione, l'agente della riscossione può (in base all'articolo 543 del Codice di procedura civile) ordinare ai terzi di pagare direttamente nelle sue mani crediti vantati dal debitore. I terzi non ricevono la notifica dell' intimazione di pagamento in qualità di debitori di Equitalia e degli enti per i quali riscuote, ma soltanto in forza dei rapporti che intrattengono con il debitore inadempiente e delle somme dovute a quest'ultimo. Così, in caso di ammissione alla dilazione e versamento della prima rata, Equitalia sarà tenuta sempre tramite Pec a notificare agli stessi soggetti terzia cui aveva inviato precedentemente il pignoramento dei crediti vantati dal debitore un atto di rinuncia.Tuttavia ciò avverrà solo a condizione che il contribuente debitore provveda a chiedere entro 60 giorni dalla notifica dell'atto di pignoramento - e comunque prima della risposta da parte del terzo - un piano di dilazioneea pagare almeno la prima rata entro lo stesso termine. I numeri Gli incassi da rateazione rappresentano quasi la metà (il 49,6% nel 2015) delle somme riscosse da Equitalia. Un fenomeno che dal 2008 ha visto la presentazione di circa 5,6 milioni di istanze per un valore di oltre 107 miliardi di euro. Tale è la rilevanza che trai progetti allo studio c'è anche quello di proporre la dilazione già direttamente nella cartella o nell'avviso esecutivo notificato. I passaggi principali LA RICHIESTA DI RATEAZIONE • Secondo quanto stabilito dal Dlgs 159/2015, dal 22 ottobre 2015, una volta presentata la domanda di dilazione, l'agente della riscossione non può avviare nuove azioni esecutive e, in caso di successivo accoglimento dell'istanzae di pagamento della prima rata, non può più proseguire ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Riscossione. Il 49,6% dei recuperi arriva da versamenti in tranche - Dal 2008 gestite 5,6 milioni di istanze per oltre 107 miliardi
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con le misure esecutive già avviate • Questoa meno che il terzo non abbia già reso dichiarazione positivao non sia stato già emesso provvedimento di assegnazione dei crediti pignorati L'ATTO DI RINUNCIA AL PIGNORAMENTO • Qualora il contribuente debitore, una volta notificato l'atto di pignoramento presso terzi, provvedaa chiedere entro il termine di 60 giorni una rateazioneea pagare la prima rata, l'agente della riscossione procederàa notificare ai terzi stessi un atto di rinuncia al pignoramento ai sensi dell'articolo 629 del Codice di procedura civile • Nell'atto attesta di rinunciare alla procedura esecutivae di liberare, contestualmente, le somme dovute da qualunque vincolo derivante IL MANCATO ACCOGLIMENTO DELLA RATEAZIONE necessariamente tenuti a versare le somme pignorate direttamente all'agente della riscossione • Anche l'eventuale accoglimento di una successiva istanza di rateazione non consentirà più al contribuente debitore di rientrare in possesso delle somme ormai versate dai suoi debitori alla stessa Equitalia • Qualora l'istanza di rateazione non dovesse essere accolta e, nel frattempo, dovessero scadere i 60 giorni dal momento della notifica del pignoramento, i terzi saranno LA DECADENZA DALLA DILAZIONE • Peri piani di dilazione concessi dal 22 ottobre scorso, il Dlgs 159/2015 ha previsto che, se il debitore decade dalla dilazione, «il carico può essere nuovamente rateizzato se, all'atto della presentazione della richiesta, le rate scadute alla stessa data sono integralmente saldate» • In tal caso, il nuovo piano di dilazione può essere ripartito nel numero massimo di rate non ancora scadute alla stessa data L'anticipazione La comunicazione ai clienti Sul Sole 24 Ore del 3 aprile scorso l'anticipazione delle lettere inviate via Pec con cui Equitalia avvia il pignoramento presso terzi chiedendo ai clienti il pagamento dei crediti vantati dal contribuente
07/05/2016 Pag. 1
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Unico e 730, così gli sconti dall'edilizia alla scuola Luca De Stefani Le spese per la mensa scolastica possono essere detratte in dichiarazione dei redditi anche se il servizio è fornito dal Comune. E il bonus sull'installazione delle valvole contacalore è al 50%. Ecco alcuni dei numerosi chiarimenti forniti dall'agenzia delle Entrate in risposta ai quesiti, formulati dai Caf e dagli operatori del settore, relativi alle spese detraibili nel modello 730 o in Unico. Nella circolare pubblicata ieri le indicazioni pratiche su come far valere nella dichiarazione dei redditi tutte le agevolazioni per le spese sanitarie, per quelle di istruzione e per gli interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica in casa e in condominio. u pagina 19 pL'installazione nei condomini dei contatori individuali per misurare il consumo di ciascuna unità immobiliare, obbligatoria entro la fine del 2016, non è detraibile al 65% se non viene effettuata nell'ambito della sostituzione, integrale o parziale, di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione, con pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa entalpia. È questo uno dei principali chiarimenti delle Entrate, contenuti nella circolare 6 maggio 2016, n. 18/E, con la quale sono state chiarite, tra l'altro, anche le modalità di documentazione delle spese per le mense scolastiche (si veda «Il Sole 24 Ore» del 22 aprile scorso). Contatori individuali Per favorire il contenimento dei consumi energetici nei condomìni, entro il 31 dicembre 2016, vanno installati contatori individuali per misurare l'effettivo consumo di calore o di raffreddamento o di acqua calda per ciascuna unità immobiliare (o sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore individuali). Secondo l'agenzia delle Entrate, per questi dispositivi la detrazione Irpef o Ires del 65% spetta solo se installati "in concomitanza" con la sostituzione, integrale o parziale, di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di caldaie a condensazione ovvero con pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa entalpia (articolo 1, comma 347 della legge 296/2006). Se ciò non accade (ad esempio perché la nuova caldaia installata non è a condensazione), queste spese sono detraibili solo al 50% (36% dal 2017), in base all'articolo 16-bis, comma 1, lettera h) del Tuir, come interventi per il risparmio energetico non qualificato. Questo chiarimento non dovrebbe incidere, comunque, su quanto previsto dall'articolo 9, comma 3 del decreto 19 febbraio 2007, per il quale non sono necessari, ai fini della detrazione del 55-65%, questi requisiti per gli interventi di «trasformazione degli impianti individuali autonomi in impianto di climatizzazione invernale centralizzato con contabilizzazione del calore e le trasformazioni degli impianti centralizzati per rendere applicabile la contabilizzazione del calore». Spese di istruzione Dal 2015, tra le spese per la frequenza di asili, elementari, medie e superiori, detraibili dall'Irpef al 19% fino a 76 euro rientrano anche le spesa per la mensa scolastica, anche quando tale servizioè «reso per il tramite del Comune o di altri soggetti terzi rispetto alla scuola». A questo fine, non è necessario che il servizio di ristorazione scolastica sia deliberato dagli organi di istituto, in quanto è istituzionalmente previsto dall'ordinamento scolastico per tutti gli alunni di queste scuole. Questi chiarimenti dati dalle Entrate per gli asili, elementari, medie e superiori sono una spiegazione del termine «spese per frequenza»; quindi, dovrà essere chiarito se sono applicabili anche peri corsi universitari, in quanto anche in questo caso si parla di "spese per frequenza". Relativamente alla modalità di certificazione delle spese sostenute per la mensa, va recuperata la ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario, effettuati per pagare la scuola, il Comune o altro fornitore del servizio. Questa ricevuta, però, deve riportare nella causale l'indicazione del servizio mensa, la scuola di frequenza e il nome e cognome dell'alunno. Se il servizio mensaè stato pagato in contanti, con altre modalità (ad esempio, bancomat) o tramite acquisto di buoni mensa in formato cartaceo o elettronico, la spesa può essere documentata mediante un'apposita attestazione, rilasciata dal soggetto che ha ricevuto il pagamentoo dalla scuola, che certifichi l'ammontare della spesa sostenuta nell'anno e i dati dell'alunno o studente. Solo per il 2015, se questi documenti di spesa risultano incompleti ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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FOCUS NORME
07/05/2016 Pag. 1
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dei dati richiesti, i dati mancanti relativi all'alunno o alla scuola possono essere annotati a penna dal contribuente sul documento stesso. Relativamente al limite massimo di spesa detraibile per la frequenza delle università non statali, l'Agenzia ha chiarito che siccome gli importi indicati nel decreto ministeriale 29 aprile 2016, n. 288 sono distinti per area disciplinare (medica, sanitaria, scientifico-tecnologica e umanistico-sociale) e sede del corso di studio (nord, centro, sud e isole), per i corsi universitari all'estero occorre fare riferimento alla «zona geografica in cui ricade il domicilio fiscale del contribuente». I chiarimenti sulle spese mediche detraibili al 19% PROBLEMI ESTETICI Le spese per le prestazioni di dermopigmentazione sono detraibili al 19% dall'Irpef se il contribuente possiede una certificazione medica che attesti che l'interventoè finalizzatoa correggere l'effetto anche secondario della patologia soffertae se, contemporaneamente, la fatturaè rilasciata da una struttura sanitaria autorizzatae dalla stessao da altra documentazione risulti che la prestazioneè resa per mezzo di personale medico. Questo intervento, anche se non eseguito per finalità di cura,è voltoa correggere almeno in parte una condizione secondaria alla malattiae ad alleggerire il suo impatto psicologico. Quindi, può essere ricondottoa un intervento medico-sanitario, se eseguito da personale medico presso strutture sanitarie provviste della regolare autorizzazione EMBRIONI In linea con quanto già precisato sulla crioconservazione degli ovociti (circolare 17/E/ 2015, paragrafo 1.3), anche le spese per prestazioni di crioconservazione degli embrioni rientrano tra le spese sanitarie, detraibili al 19% dall'Irpef,a patto che siano effettuate nell'ambito di un percorso di procreazione medicalmente assistita con finalità di curao di preservazione della fertilità dell'individuo, maschioo femmina,e in tuttii casi in cui vi sia un rischio importante di perderla: patologie tumorali, chemioterapiae radioterapia, patologie immuni, urologichee ginecologiche. Vanno documentate con la fattura emessa da un centro rientrante fra quelli autorizzati per la procreazione medicalmente assistita EMBRIONI ALL'ESTERO Sono detraibili anche le prestazioni di crioconservazione degli ovociti e degli embrioni effettuate all'estero, se sono eseguite per le finalità consentite in Italia e attestate da una struttura estera specificamente autorizzata ovvero da un medico specializzato italiano. La documentazione relativa alle spese sostenute deve essere rilasciata da una struttura di procreazione medicalmente assistita autorizzata dall'autorità competente del Paese estero secondo le normative vigenti. Se è in lingua straniera, va corredata da una traduzione in italiano; se è redatta in inglese, francese, tedesco o spagnolo, la traduzione può essere eseguita anche a cura del contribuente e da lui sottoscritta PROCREAZIONE ASSISTITA Anche le spese sostenute per il trattamento di iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (Icsi), nell'ambito di un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma) effettuato all'estero, sono ammesse in detrazione al 19% dall'Irpef. Le norme di riferimento sono la legge 40/2004, istituita al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilitào dalla infertilità,e il decreto del ministro della Salute 1° luglio 2015. Ai fini della detrazione, serve la documentazione rilasciata da una struttura di procreazione medicalmente assistita autorizzata dall'autorità competente del Paese estero. Da questa documentazione, ovvero da una dichiarazione di un medico specializzato italiano, deve risultare che la prestazione è conforme ai trattamenti consentiti dalla normativa italiana
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«Flessibilità, passi avanti ma non basta» L'iniziativa fiorentina Il premier ha chiuso l'edizione 2016 dello State of the Union a Firenze L'Africa «È un continente su cui scommettere non solo perché è etico ma anche perché è utile» Nella «due giorni» europea Renzi incassa consensi sui migranti anche se resta il nodo eurobond SODDISFAZIONE «Adesso tutta l'Europa discute di immigrazione, ma solo un anno fa eravamo praticamente solia dire che il problema non riguardava solo alcuni Paesi Ue» Emilia Patta FIRENZE. Dal nostro inviato p«Nel 2014 la parola chiave dello State of the Union, la prima edizione a cui ho partecipato da premier, era flessibilità. Allora dissi che il fiscal compact e le regole di bilancio troppo rigide erano un drammatico errore, e applicarle in quel modo avrebbe portato l'Europa al disastro economico e sociale. La flessibilità è stata poi al centro del nostro semestre di guida dell'Unione europea. Ebbene, nel gennaio del 2015 è arrivata la Comunicazione sulla flessibilità della nuova Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker. Per noi è sempre troppo poco, ma è già un passo in avanti». Flessibilità di cui l'Italia ha usufruito anche nella Legge di stabilità di quest'anno per un valore intorno all'1% del Pil (16 miliardi), e la Commissione darà il suo giudizio finale il prossimo 18 maggio. Informalmente sono già state accordate le clausole di flessibilità richieste dall'Italia sulle riformee sugli investimenti, mentre resta fuori lo 0,2% (3,5 miliardi) chiesto per lo sforzo fatto dal nostro Paese nell'accogliere i migranti. Negli incontri di questi giornia Roma, soprattutto in quello con Juncker, è possibile che il tema sia stato sfiorato, anche se quella romana non era la sede adatta. E le parole del presidente della Commissione, che ha ribadito in un'intervista televisiva che all'Italia sarà accordata tutta la flessibilità «possibile», sem- brano forse aprire qualche varco. Ma al di là dei 3,5 miliardi in questione, Renzi può dirsi soddisfatto di aver contribuito a portare il tema della crescita e degli investimenti in primo piano nell'Unione, se anche Angela Merkel nella conferenza stampa congiunta di giovedì a Palazzo Chigi ha detto che prima deve arrivare la crescita e poi sarà più semplice affrontare il problema del debito. Ma questi due giorni intera- mente dedicati all'Europa tra Roma e Firenze, dove Renzi ha chiuso l'edizione 2016 dello State of the Union organizzato ogni anno dall'Istituto universitario europeo, hanno senz'altro il segno dell'immigrazione. Con Merkel e Juncker («Proposta italiana nella giusta direzione») che hanno pubblicamente apprezzato il contributo italiano sull'Africa (il Migration Compact), sia pure con la distinzione della Cancelliera sugli eurobond come strumento per finanziare lo sforzo condiviso sull'immigrazione. E il 2015 Renzi lo vuole dedicare proprio all'immigrazione. «Adesso tutta l'Europa discute di immigrazione, ma solo un anno fa eravamo praticamente soli, con il primo ministro maltese Joseph Muscat, a dire che il problema migranti non riguardava solo alcuni Paesi ma tutta l'Unione». Con la recente proposta della Commissione Ue sulla ripartizione degli oneri, pena sanzioni, siè di fatto superato il Trattato di Lisbona quando solo un anno fa era impensabile, sottolinea Renzi. Che ne approfitta anche per gettare qualche ombra, alla luce delle ultime dichiarazioni e iniziative antieuropee di Erdogan, sull'accordo (fortemente voluto dalla Germania) stretto con la Turchia sui migranti: «Non può essere la sola soluzione», dice usando quasi le stesse parole del ministro degli Esteri russo (si veda pagina 7). L'Italia, con il suo Migration Compact, guarda soprattutto all'Africa, in particolare quella subsahariana, terra di emigrazione e dove il terrorismo estremista trova terreno fertile, ma anche continente sul quale «scommettere non solo perché è etico, ma perché è utile». E «se noi diciamo di aiutarli a casa loro, alloraè evidente che non possiamo tagliare sulla cooperazione internazionale». Con uno sguardo largo, Renzi si preoccupa infine di recuperare «la cultura come elemento di identità europea». Edè appunto la cultura, per il premier, il tema del 2016. Cita Barak Obama, che nei suoi recenti giorni europei ha ricordato l'importanza dell'identità dell'Europa «terra di libertà»: «È lui che ci ha ricordato chi siamo, come se avesse tirato fuori la nostra carta di identità che avevamo smarrito».
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Le sfide per l'Europa IL CONFRONTO CON BRUXELLES
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Foto: ANSA Foto: State of the Union Il premier Matteo Renzi ieri a Firenze
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Dal migration compact all'output gap, l'Italia ritrova il dialogo con Bruxelles DOPO LA TENSIONE Sono passati due mesi e mezzo dall'incontro a Palazzo Chigi fra Renzi e Juncker che ha segnato la tregua rispetto alle tensioni delle settimane precedenti Dino Pesole Dal contenzioso sulle banche, originato dalla crisi dei quattro istituti di credito che ha richiesto una lunga fase di confronto anche aspro con Bruxelles, alla trattativa sulla flessibilità, per finire con la proposta avanzata da otto ministri (tra cui il titolare dell'Economia, Pier Carlo Padoan) per modificare alcuni dei criteri portanti della disciplina di bilancio europea,a partire dall'output gap,e con il «migration compact». Se si guarda agli ultimissimi sviluppi della strategia europea del Governo, non vi è dubbio che qualcosa sia cambiato rispetto a un inizio d'anno in cui siè partiti con i durissimi botta e risposta tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, culminati con la grave affermazione che in Italia mancava un interlocutore sui vari dossier. All'accusa di esserea capo di un manipolo di burocrati, Juncker replicava così: «Devo dire a Renzi che io non sono il capo di una banda di burocrati, forse lui lo è. Io sono il presidente della Commissione Ue, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi». Si è provato ad aprire qualche breccia,e il punto di svoltaè stato l'incontro a palazzo Chigi tra Renzi e Juncker del 26 febbraio scorso, preparato con cura dalle rispettive diplomazie e chiusosi con un'intesa sull'immigrazione (che stenta però a trovare sponde, con murie steccati già erettio annunciati che non sono certo gli auspicati ponti), una cauta apertura sulla flessibilità di bilancio chiesta dal Governo e inserita nei saldi di finanza pubblica per lo 0,8% quest'anno,e successivamente per lo 0,7% nel 2017. Cambio di prospettiva, dunque, a partire dai due fronti della politica migratoria e della politica economica, cheè coinciso con l'esordio a Bruxelles del nuovo rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea, Carlo Calenda. Una nuova stagione che ha visto anche nascere un'iniziativa franco-italiana per rafforzare il nuovo Fondo unico di risoluzione bancaria con un prestito del Meccanismo europeo di stabilità. Qualche passo in avanti sul fronte delle regole che governano la disciplina di bilancio europea è stato fatto, se si considera che nell'ultimo Ecofin informale di Amsterdam ha preso formalmente avvio il cantiere per rivedere il criterio del deficit strutturale. Entro fine anno, potrebbe subentrare un nuovo parametro quadriennale basato sull'evoluzione della spesa pubblica. Da anni, sul criterio di determinazione dello scarto che separa la crescita effettiva da quella potenziale era in atto un acceso confronto tra Roma e Bruxelles, peraltro fino a qualche settimana fa senza grandi prospettive d'intesa. Il 22 febbraio, il Governo ha provato ad aprire in contemporanea una breccia sul versante della governance economica, con il «position paper» in cui sono riassunte le proposte in tema di «crescita, lavoro e stabilità» definite in vista del successivo vertice del Pse del 12 marzo a Parigi. Tra queste, la revisione del Fiscal compact, il ricorso alla flessibilità di bilan- cio per promuovere la crescita, la creazione di un sussidio europeo per i disoccupati. Sui migranti, si registra da ultimo quanto ha affermato ieri Juncker dopo l'incontro con il Papa in Vaticano: il migration compact proposto da Renzi «ci indica la direzione giusta. Non farò un commento sul finanziamento con eurobond o altro, in ogni caso il programma italiano è in linea con l'agenda che la Commissione europea ha da parecchi mesi». Sul fronte bancario, la lunga trattativa sui criteri di salvataggio dei quattro istituti di credito finiti a un passo dal fallimento, e del meccanismo di indennizzo dei risparmiatori coinvolti ha imposto diverse maratone negoziali. Alla fine è giunto il via libera allo schema adottato per gestire i crediti deteriorati, definito dal commissario alla Concorrenza, Marghrete Vestager, «molto equilibrato, concreto, non è assolutamente un programma di aiuti, bensì basato sul mercato». Il fondo Atlante certo non sarà risolutivo, e tuttavia è un primo passo. L'Italia ha riconquistato un ruolo nello scenario europeo? Dipenderà dal grado di realizzazione effettiva delle diverse proposte messe in campo ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Le proposte. Primi successi su flessibilità dei conti e immigrazione, ma restano posizioni distanti su banche, riforma delle istituzioni - La battaglia su Cina e Ttip
07/05/2016 Pag. 4
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sui vari fronti, e tuttavia si osserva che di fronte al vuoto sostanziale di politica, con gli spettri della Brexite della Grexit all'orizzonte, una qualche iniziativa "europea" il Governo l'ha messa in campo. È di qualche giorno fa l'affermazione, forte ma di certo coerente con quel che sta accadendo, di Padoan: l'Europa sta vivendo «una situazione eccezionale in cui sta rischiando forse come non mai da quando è stata inventata». E con l'emergenza rifugiati «quello cheè in discussioneè il trattato di Schengen ed è più pericoloso della crisi dell'euro di qualche anno fa». Il ritorno alle frontiere costerebbe finoa 18 miliardi l'anno,e colpirebbe l'Europa nel bel mezzo di una faticosa transizione che somiglia molto a un'eterna incompiuta. Un caso per tutti, l'unione bancaria, cui manca (e con la persistente opposizione tedesca continuerà a mancare) la «terza gamba», indispensabile, quella della garanzia comune sui depositi. I dossier POSITION PAPER La posizione italiana Il Governo ha provato a rilanciare sulla riforma della governance economica, con il «position paper» presentato il 22 febbraio in cui sono riassunte le proposte in tema di «crescita, lavoro e stabilità» definite in vista del successivo vertice del Pse del 12 marzo a Parigi. Tra queste, la revisione del Fiscal compact, il ricorso alla flessibilità di bilancio per promuovere la crescita, la creazione di un sussidio europeo per i disoccupati. La situazione Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sta promuovendo in tutte le sedi il position paper, con l'obiettivo di cercare paesi alleati. Più la Francia che la Germania, contraria a forme di mutualizzazione del debito MIGRATION COMPACT La posizione italiana L'Italia ha presentatoa Bruxelles una sua proposta per risolvere la crisi dei migranti, il «Migration compact». Le misure per arginare l'emergenza migranti potrebbero essere finanziate con eurobond: l'Ue potrebbe intervenire nella realizzazione di opere ad alto impatto socialee infrastrutturale; in cambio Bruxelles potrebbe chiedere il controllo dei confini, la cooperazione su rimpatrie riammissioni, la gestione dei flussi dei rifugiati con il sostegno locale di strutture di accoglienza La situazione L'ostacolo più grande alla proposta è l'opposizione della Germania agli eurobond e a forme di condivisione del debito. Tuttavia Berlino si è detta disponibile a trovare forme alternative di finanziamento FLESSIBILITÀ E CONTI La posizione italiana Il governo italiano ha chiesto flessibilità di bilancio sui conti pubblici e di fatto l'ha già inserita nei saldi di finanza pubblica per lo 0,8% quest'anno, e successivamente per lo 0,7% nel 2017 La situazione Il prossimo 18 maggio la Commissione europea dovrà esprimersi sui conti pubblici italiani. Il via libera dovrebbe arrivare senza ostacoli - anche alla luce delle nuove stime di primavera diffuse dalla Ue e all'impegno dell'Italia sulle privatizzazioni - con annessa la flessibilità prevista per il 2016. Ci sarà la constatazione della presenza di squilibri macroeconomici eccessivi e il rituale richiamo a rispettare il timing di riduzione del debito OUTPUT GAP La posizione italiana Sul criterio di determinazione dello scarto che separa la crescita effettiva da quella potenziale (l'output gap)è in atto un confronto tra Romae Bruxelles. L'obiettivoè superare il parametro del deficit strutturale, per rendere meno rigida l'intera impalcatura della disciplina di bilancio europea La situazione Qualche passo in avanti sul fronte delle regole che governano la disciplina di bilancio europeaè stato fatto, se si considera che nell'ultimo Ecofin informale di Amsterdam ha preso formalmente avvio il cantiere per rivedere il criterio del deficit strutturale. Entro fine anno, potrebbe subentrare un nuovo parametro quadriennale basato sull'evoluzione della spesa pubblica CINA E ACCORDO TTIP La posizione italiana L'Italiaè fermamente contraria all'ipotesi di concedere alla Cina entro l'anno lo status di economia di mercato (Mes). Invece sul Ttip (il Trattato Usa-Ue di libero scambio) posizione favorevole, maa patto di ottenere maggiori concessionie (minori pressioni) da Washington La situazione Il dibattito sul Mes alla Cinaè ancora apertoe vede soprattutto i Paesi nordici più favorevoli. Se ne discuterà ancora, insieme alla crisi dell'industria siderurgica, nel Consiglio Affari esteri del 13 maggio. Per un accordo sul Ttip, il percorso appare in salita dopo le rivelazioni di Greenpeacee la presa di posizione negativa della Francia. Obama spinge per un'intesa entro la fine del suo mandato: obiettivo
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sempre meno probabile UNIONE BANCARIA La posizione italiana Il governo italiano spinge per il completamento dell'unione bancaria con l'indispensabile garanzia sui depositi. Il governo si oppone con fermezza, invece, al tetto ai titoli di Stato posseduti dagli istituti di credito, vista l'esposizione di banche e assicurazioni italiane al debito sovrano La situazione Su questi due fronti l'Italia incontra la resistenza della Germania. Per Berlino la garanzia sui depositi deve essere tra gli ultimi passi da compiere dopo aver completato l'unione bancaria. La Germania è anche a favore del tetto ai titoli di Stato posseduti dalle banche: l'obiettivo è ridurre i rischi per gli stessi istituti di credito LA PAROLA CHIAVE Fondo Atlante 7 È il fondo promosso dal governo con risorse private per il settore bancario che, con una dote fino a 6 miliardi, sarà utilizzato per la ricapitalizzazione delle banche in crisi e la cartolarizzazione dei crediti in sofferenza. Verrà finanziato da gruppi assicurativi, fondazioni bancarie e istituti di credito. All'operazione partecipa anche la Cassa depositi e prestiti. Alla fine di aprile il fondo Atlante aveva raccolto 4,25 miliardi da 67 investitori, tra cui anche le grandi banche italiane come Unicredit e IntesaSanpaolo.
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Cigs prorogabile con la cessione Alessandro Rota Porta pPossibile la proroga della cassa integrazione straordinaria in caso di crisi aziendale. Ieri, infatti, il ministero del Lavoro ha pubblicato sul suo sito internet il decreto interministeriale 95075 del 25 marzo 2016, concertato con il ministero dell'Economia e previsto dall'articolo 21, comma 4, del Dlgs 148/2015, con specifico riferimento alla proroga della Cigs connessa alla cessazione di attività. Il Dlgs 148/2015 oltre a confermare l'uscita di scena della Cigs per questa causale ha disposto però uno stanziamento ad hoc fino al 2018, per consentire l'autorizzazione (con accordi stipulati in sede governativa al ministero del Lavoro, in presenza del Mise) di ulteriori periodi di trattamento, in deroga alla durata canonica del programma di Cigs per crisi aziendale e, altresì, al limite di durata complessiva delle Cig (articolo 4, comma 1, del Dlgs 148/2015). I limiti potranno essere elevati rispettivamente di 12,9e6 mesi, per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018: proprio su questo punto è intervenuto il Dm 95075 (che dovrà essere pubblicato in Gazzetta ufficiale), con l'obiettivo di gestire le crisi attraverso la conservazione del patrimonio delle competenze dei lavoratori e di evitare ricadute occupazionali. Nel dettaglio, per poter accedere alla proroga della Cigs per crisi devono sussistere congiuntamente quattro condizioni: l'aggravamento della situazione dell'impresa, che ne determini la cessazione del- l'attività ma con concrete e rapide prospettive di cessione dell'azienda; la sottoscrizione di una specifica intesa presso il ministero del Lavoro, in presenza del Mise (prima del termine del programma di Cigs già richiesto con la causale di crisi e producendo idonea documentazione probatoria), previa verifica della sostenibilità finanziaria dell'intervento; la sussistenza di un piano circa la sospensione dei lavoratori correlata all'iter di cessione aziendale; la presenza di un programma per la rioccupazione del personale in capo al cessionario, attraverso l'iter previsto dall'articolo 47 della legge 428/1990. Gli ultimi due requisiti vanno rendicontati in sede di istanza di Cigs al ministero del Lavoro, una volta siglato l'accordo. Peraltro, proprio per fronteggiare con rapidità queste fattispecie, il Dm in questione prevede la non applicazione del normale procedimento di richiesta del trattamento indicato dall'articolo 25 del Dlgs 148/2015: si deroga, in questo modo, anche al divieto generalizzato di poter sospendere i lavoratori in Cigs prima che siano decorsi 30 giorni dalla data di presentazione della domanda di concessione dell'ammortizzatore. Poiché la deroga all'articolo 25 sembra superarne in toto la disciplina, sarà opportuno che venga chiarito l'esatto termine di presentazione dell'istanza, di norma individuato nei sette giorni successivi alla data di conclusione della procedura sindacale.
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Crisi d'azienda. Per tutelare l'occupazione
07/05/2016 Pag. 20
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Per i collaboratori si sblocca l'indennità di disoccupazione FASE TRANSITORIA Per le collaborazioni cessate entro il5 maggio il periodo di 68 giorni per l'invio della domanda si calcola da tale datae termina il 12 luglio Maria Rosa Gheido pI titolari di partita Iva che non esercitano l'attività, i cosiddetti "silenti", devono chiudere la posizione se intendono presentare la domanda di disoccupazione per i collaboratori (Discoll). È una delle avvertenze contenute nella circolare 74/2016 con cui l'Inps fornisce le istruzioni per la richiesta della Dis-coll riferita al 2016, riservata ai collaboratori coordinati e continuativi iscritti in via esclusiva alla gestione separata, non pensionati e privi di partita Iva, che hanno perduto involontariamente l'occupazione. L'indennità, introdotta in via sperimentale per il 2015, è stata prorogata dalla legge di Stabilità 2016 con riferimento agli eventi che si verificano quest'anno, nel limite di spesa di 54 milioni di euro edè riconosciutaa condizione che il richiedente: 1 al momento della domanda di prestazione sia in stato di disoccupazione e abbia dichiarato la propria immediata disponibilità al lavoro o alla partecipazione a misure di politica attiva concordate con il centro per l'impiego. La domanda di indennità Discoll all'Inps vale come dichiarazione di disponibilità; 1 possa far valere almeno tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal 1° gennaio 2015 alla cessazione dal lavoro. L'accredito contributivo mensile presuppone il rispetto del minimale annuo che, per il 2015 e 2016, è pari a 15.548,00 euro, quindi una mensilità di contribuzione corrispondea un compenso di almeno 1.295,66 euro. Ai fini della verifica del requisito contributivo sono considerati utili i periodi di contribuzione figurativa per maternità. L'indennità è destinata ai collaboratori coordinatie continua- tivi, con esclusione di amministratori, sindaci e revisori di società ed entie di tutti quei soggetti tenuti per altro titolo all'iscrizione alla gestione separata quali assegnisti di ricerca, dottorandi, titolari di particolari borse di studio. L'indennità ammonta al 75% del reddito imponibile previdenziale, se uguale o inferiore a 1.195 euro mensili; se il reddito è superiore, l'indennità è incrementata di una somma pari al 25% del differenziale tra l'importoe il reddito medio mensile. Il sussidio non può in ogni caso superare i 1.300 euroea partire dal quarto mese si riduce del 3% ogni mese. La durata è pari alla metà dei mesi di contribuzione nel periodo utile, ma non può comunque superare i sei mesi. Dal calcolo si escludono periodi che hanno già dato diritto a una prestazione precedente. Per fruire dell'indennità i beneficiari devono presentare la domanda all'Inps entro 68 giorni dalla data di cessazione della collaborazione. In questa fase transitoria, per le cessazioni intervenute dal 1° gennaio 2016 alla data di pubblicazione della circolare 74/2016 i giorni decorrono da quest'ultima, ossia dal 5 maggio e terminano quindi il 12 luglio. La prestazione verrà corrisposta a partire dall'ottavo giorno successivo alla data di cessazione dal lavoro. Qualora il beneficiario della Dis-coll si rioccupi con un contratto di lavoro dipendente, l'indennitàè sospesa d'ufficio, in base alla comunicazione del datore di lavoro, se il contrattoè di durata pario inferiorea cinque giorni, invece si decade dal diritto se la durataè superiore. Qualora il beneficiario intraprenda una attività di lavoro autonomoo di impresaè necessaria la comunicazione all'Inps entro trenta giorni e l'indennità non viene corrisposta se il reddito presunto supera quello che genera il diritto alle detrazioni fiscali (4.800 euro per il lavoro autonomo, 8mila per i parasubordinati). L'indennitàè del tutto cumulabile coni voucher, se l'importo degli stessi non supera i 3mila euro netti nell'anno civile.
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Ammortizzatori. Possibile inviare le richieste relative al 2016
07/05/2016 Pag. 20
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Fondi agli atenei, aumenta il merito L'INNOVAZIONE Sono valorizzati i dottorati innovativi previsti dal piano nazionale di ricerca per favorire il collegamento con il mondo produttivo Marzio Bartoloni pArrivano i fondi per il 2016 per gli atenei. Il Miur mette sul piatto 6,921 miliardi - praticamente le stesse risorse del 2015 e nel decreto di riparto del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo)inviato ieri ai rettori della Crui e al Cun - il Consiglio universitario nazionale- peri pareri di rito inserisce delle novità. Trovano subito spazio alcune delle attese misure previste dal Pnr,il Piano nazionale della ricerca, varato dal Cipe nei giorni scorsi (2,5 miliardi in 3anni): il provvedimento infatti prevede che almeno il 60% dei 135 milioni destinati a finanziare le borse post lauream sia riservato al lancio dei «dottorati innovativi» previsti dal Pnr per favorire il dialogo tra mondo accademico e produttivo. Ma il decreto sul Ffo 2016 fa crescere anche la quota di fondi che sono distribuiti in base ai risultatie alle performance dei singoli atenei che sale a 3 miliardi (erano 2,6 nel 2015) sui 6,9 totali. In particolare aumenta il peso del costo standard- il "prezzo giusto" per ogni ateneo calcolato attraverso il numero degli studenti in corso e quello delle cattedre presenti- che quest'an- no passa dal 25 al 30% (1,4 miliardi) dei 4,58 miliardi di quota base distribuita in base alla spesa storica. Ma cresce anche la cosiddetta quota premiale distribuita in base ai risultati nella ricerca e nella didattica che passa da 1,385 miliardi del 2015 a 1,6 miliardi di quest'anno. Anche se in quest'ultima cifra rientrano anche i fondi destinati ai cosiddetti interventi "perequativi" necessari per non penalizzare troppo alcuni atenei: la bozza di decreto prevede infatti che ogni università non perda più del 2,5% della quota che le era stata assegnata nel 2015 (era il 2% nel 2015). Quest'anno nel Dm di riparto non compaiono però i criteri con cui dividere la torta della quota premiale: sarà un successivo decreto a farlo anche in base al nuovo round di valutazione della qualità della ricerca che l'Anvur sta per completare nelle prossime settimane. Non è tutto. Il ministro dell'Istruzione, universitàe ricerca Stefania Giannini ha deciso di aiutare gli atenei nella pianificazione indicando subito alcune novità di peso in un altro decreto - inviato ai rettori insieme a quello del Ffo - che riguarda la programmazione del sistema universitario 2016-2018. Per fa- vorire l'autonomia degli atenei dal 2017 si interviene proprio sui criteri con cui si mettono a punto le "pagelle" che decidono la distribuzionespesso contestata - dell'ambita quota premiale. Per rimettere un po' in gioco il sistema e non premiare sempre gli atenei più forti nella ricerca ci sarà un nuovo meccanismo che distribuirà il 20% della quota premiale consentendo a ogni università di scegliere autonomamente 2 indicatori su cui essere valutati scelti da un paniere indicato dal Miur. Di ciascun indicatore saranno considerati sia il valore nell'anno di riferimento (peso 3/5) che il miglioramento rispetto all'anno precedente (peso 2/5). Il decreto sulla programmazione prevede anche maggiore flessibilità sull'offerta formativa per un numero limitato di corsi (al massimo il 10%) e semplifica le possibilità di reclutamento dei vincitori di programmi Erc (i più prestigiosi a livello europeo) che potranno essere chiamati sia come ricercatori che come professori universitari. Il quadro 6,921 I miliardi distribuiti nel 2016 L'anno scorso erano 6,923. Dei fondi stanziati per quest'anno 1,4 miliardi sono distribuiti in base ai costi standard, altri 3 miliardi in base alla spesa storica, mentre 1,6 miliardi saranno assegnati premiando le università più virtuose 47 I milioni per il piano ricercatori Nel decreto di riparto dei fondi 2016 sono state inserite anche le risorse per il piano straordinario per l'assunzione di 800 ricercatori previsto dalla legge di stabilità. In pista anche i fondi per i dottorati innovativi annunciati dal Piano nazionale ricerca
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Università. La bozza di decreto sui finanziamenti 2016: 6,9 miliardi di cui 3 miliardi distribuiti in base ai risultati e costi standard
07/05/2016 Pag. 21
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La prescrizione annulla il patteggiamento CONTROLLO PREVENTIVO Il Gup ha l'obbligo di verificare in anticipo la causa estintiva che priva di fondamento l'accordo tra parte e Pm Alessandro Galimberti pIl giudice dell'udienza preliminare ha sempre l'obbligo della immediata declaratoria delle cause di non punibilità. Pertanto un patteggiamento concordato con il pm non ha alcun valore - neppure quello di rinuncia implicita alla prescrizione - se il giudice non ha svolto il preventivo controllo imposto dall'articolo 129 del Codice di procedura penale. Le Sezioni unite della Cassazione - sentenza 18953/16, depositata ieri - hanno portato fino in fondo il precedente affrontato tre anni fa (5838/15) ma non risolto poiché, in quel caso, la prescrizione non era in realtà ancora maturata. Al contrario della vicenda approdata ora, in cui un' imputata aveva patteggiato per un delitto di truffa (aveva incassato su delega la pensione di una persona dece- duta nel 2007) accorgendosi solo dopo di aver così "rinunciato" alla prescrizione. La Corte presieduta da Giovanni Canzio, dopo aver verificato il decorso utile per la declaratoria - avvenuta anche grazie alla riforma del 2005 più "benevola" verso i reati commessi in continuazione - ha focalizzato la questione a monte, cioè su ciò che deve essere fatto «prima» dell'avvio negoziale tra imputato e pubblica accusa. Questione che, in sostanza, si gioca sulla invalicabilità di quanto stabilito dall'articolo 129 del Codice di procedura, a tenore del quale «in ogni statoe grado del processo, il giudice il quale riconosce (...) che il reato è estinto o che manca una condizione di procedibilità, lo dichiara di ufficio con sentenza». La ricorrente, scrive l'estensore, ha «ragione di dolersi del mancato esercizio, da parte del giudice a quo, del potere-dovere» previsto dal codice. Nonostante la soluzione "a monte" - con l'annullamento senza rinvio della condanna patteggiata - le Sezioni Unite non rinunciano però a sciogliere il nodo se il patteggiamento sia, o meno, una rinuncia implicita ai benefici della prescrizione. Anche in questo caso la Corte opera una scelta del tutto "letterale" , ancorandola a quanto previsto dal 7° comma dell'articolo 157 del codice penale: «La prescrizione è sempre espressamente rinunciabile dall'imputa- to». Sull'avverbio «espressamente», la cui direzione semantica non appare equivoca, i giudici delle SsUu cancellano di fatto l'orientamento che aveva sinora letto nel negoziato con il pm una «volontà implicita» a rinunciare al decorso del tempo. Ma questa è solo una questione in certo senso subordinata, perchè il tema è tutto concentrato nella «priorità della verifica dell'insussistenza delle cause di non punibilità da compiersi aliunde, ossia indipendentemente dalla piattaforma negoziale, e precisamente sulla base degli atti del fascicolo del pubblico ministero». Solo dopo lo stesso giudice potrà procedere all'esame di legittimità dell'accordo tra pm e imputato, e in quella sede, eventualmente, quest'ultimo deve/ può dichiarare la rinuncia al beneficio prescrizionale.
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Sezioni unite Sciolto il nodo della dichiarazione «implicita» di rinuncia MILANO
07/05/2016 Pag. 21
diffusione:162324 tiratura:213091
Pubblico impiego, legittimo lo stop alle ferie «monetizzate» Gianni Trovati pIl divieto di monetizzare le ferieè «una normativa settoriale», nata dall'obiettivo di «arginare un possibile uso distorto della monetizzazione», e quindi non cozza contro il diritto al riposoe l'obbligo di pagare il lavoro aggiuntivo rispettoa quello stabilito dal contratto. Su questi presupposti, nella sentenza 95/2016 depositata ieri la Corte costituzionale (presidente Lattanzi, relatore Sciarra) ha salvato il blocco alla traduzione in euro delle ferie dei dipendenti pubblici, imposto dal Governo Monti nella spending review del 2012 (articolo 5, comma 8 del Dl 95/2012) all'interno del pacchetto di misure scritte per frenare la spesa pubblica. A portare la questione sui tavoli dei giudici delle leggi è stato il Tribunale di Roma, che oltrea giudicare «manifestamente irragionevole» (e quindi contrario all'articolo 3 della Costituzione) lo stop assoluto alla monetizzazione, ha chiamato in causa anche l'articolo 36 della Carta fondamentale, quello che fissa il diritto «al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite». Per la Consulta, però, questi diritti costituzionali non sono messi a rischio dalla spending review di Monti che anzi riaffermerebbe «la preminenza del godimento effettivo delle ferie». Il meccanismo applicativo, disciplinato dalle istruzioni a suo tempo diffuse da Inps, Ragioneria generale dello Stato e Funzione pubblica, hanno infatti permesso di trasformare le ferie in euro nel caso più a rischio, cioè quello in cui il rapporto di lavoro con l'amministrazione di riferimento si chiude per ragioni «che non chiamino in causa la volontà del lavoratore e la capacità organizzativa del datore di lavoro». In tutti gli altri casi, dalle dimissioni al pensionamento, il diritto alle ferie non è messo a rischio, perché se il rapporto di lavoro si chiude per ragioni prevedibili o per la volontà del lavoratore c'è lo spazio per prevedere l'uscita, e quindi programmare il riposo in anticipo. Foto:
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Spending review. Esclusi i casi di cessazione imprevista MILANO
08/05/2016 Pag. 1
diffusione:235298 tiratura:335733
Banche, il bail in adesso divide Bruxelles e la Bce FERDINANDO GIUGLIANO Banche, il bail in adesso divide Bruxelles e la Bce A PAGINA 22 ROMA. Le nuove norme europee che regolamentano i salvataggi bancari hanno tra i loro obbiettivi quello di rendere più prevedibile e trasparente chi perderà soldi in caso di crisi. Ma a soli quattro mesi dall'entrata in vigore della "Bank Recovery and Resolution Directive" (BRRD) cominciano ad emergere differenze fra le diverse autorità sull'interpretazione delle regole. Al centro del dibattito è soprattutto l'applicazione del cosiddetto bail in, il principio per cui le perdite di una banca in crisi vanno spalmate su obbligazionisti e alcuni correntisti, prima di ricadere sui contribuenti. Il principio è stato messo apertamente in discussione da Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, che in un intervento a Firenze giovedì ha rivendicato la necessità di prevedere aiuti di Stato per le banche in difficoltà. «Uno strumento - il bail in - pensato per ridurre l'impatto di una crisi non deve creare le premesse per renderne una più facile», ha detto Visco, aggiungendo che «la sua architettura e la sua implementazione vanno ripensati». All'interno del dibattito europeo sul bail in, la Banca d'Italia mantiene una posizione piuttosto estrema. Ma anche fra i tecnici più convinti della bontà delle nuove norme, non mancano interpretazioni divergenti. In particolare, la questione che più crea dissensi fra Bruxelles, Francoforte e le diverse capitali europee è la possibilità di evitare o meno il bail in per ragioni di stabilità finanziaria. La questione può sembrare per ora astratta: molti istituti a cui si è applicato il bail in, come le quattro piccole banche italiane, erano di dimensioni relativamente modeste e dunque meno in grado di creare effetti sistemici. Ma questo dibattito diventerebbe essenziale nel caso di fallimento controllato di una banca più grande, che sarebbe inevitabilmente in grado di produrre un "effetto domino". La BRRD prevede esplicitamente che "le autorità di risoluzione dovrebbero essere capaci di applicare il bail in in maniera soltanto parziale" ove il suo impatto sulla stabilità finanziaria avesse effetti contrari all'interesse generale dello Stato membro o di tutta l'Ue. In particolare, la legge prevede che "in circostanze eccezionali", le autorità di risoluzione possano escludere alcuni strumenti dal bail in, per esempio per evitare il contagio. In un'intervista di alcuni mesi fa, Joanne Kellermann, membro del Comitato di Risoluzione Unico che da quattro mesi ha l'incarico di gestire i fallimenti controllati delle banche europee, non ha voluto specificare quello che si intenda per "circostanze eccezionali". «Non si tratta di qualcosa che possiamo disegnare in anticipo», ha detto la Kellermann. «Dovremo stabilire un'interpretazione di quella espressione quando ci arriviamo». Margrethe Vestager, commissario alla Concorrenza, è invece molto più netta a riguardo. L'ex ministro danese, che oggi decide sulla legalità o meno degli aiuti di stato alle banche europee, ha affermato qualche settimana fa che il principio del bail in non debba mai essere in discussione. «Non ci sono eccezioni al bail in», ha detto Vestager. «A seconda delle circostanze, le autorità possono decidere di applicarlo su strumenti diversi, ma devono comunque coprire almeno l'8% degli attivi». Una terza prospettiva sembra arrivare dalla Banca Centrale Europea. Ignazio Angeloni, membro del Consiglio di Vigilanza della Bce, sostiene che l'interpretazione esatta delle norme debba venire prima di tutto dalla Commissione e dal Comitato di Risoluzione Unico. Ma Angeloni ritiene anche che ci siano comunque i margini per un'applicazione meno draconiana del "bail in".
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IL RETROSCENA
08/05/2016 Pag. 1
diffusione:235298 tiratura:335733
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«La BRRD contiene un paio di provvedimenti in proposito», ha detto recentemente Angeloni. «Uno riguarda eccezioni al bail in di determinati strumenti, sempre in caso di rischio di contagio o di effetti sproporzionati. In un altro si prevede che la risoluzione non scatti, anche in caso di aiuti di Stato, se vi sono seri disturbi economici e finanziari», ha aggiunto. Il dibattito sulla direttiva contestata è destinato a andare avanti. Nonostante gli auspici iniziali, la chiarezza che si sperava di ottenere dopo anni di salvataggi bancari ad hoc sembra ancora lontana.
07/05/2016 Pag. 19
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La cautela di Padoan sul taglio delle tasse "È possibile solo con i conti in equilibrio" ROBERTO GIOVANNINI Il messaggio è chiarissimo: agli italiani, all'Europa e forse anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi il minist ro dell'E conomia Pier Carlo Padoan ribadisce che sull'uscita anticipata verso la pensione e sulla riduzione delle imposte dirette si proverà a fare qualcosa in vista della prossima legge di Stabilità. Ma che non bisogna aspettarsi più di tanto, perché «c'è un quadro generale di compatibilità che va difeso, perché è un bene per l'Italia. Q uesto è il compito del ministro dell'Economia». Padoan è intervenuto alla t rasmissione radio fonica «Radio Anch'io». Chi si attendeva chiarimenti sui possibili interventi - o meglio ancora, un possibile endorsement per i provvedimenti ventilati dal premier - è rimasto deluso. Il ministro pur senza chiudere la porta è apparso interessato più a frenare le aspettative che ad alimentare le speranze. «Sicuramente c'è spazio per considerare miglioramenti del sistema pensionistico - ha detto rispondendo a una domanda sulla flessibilità in uscita e il nuovo meccanismo dell'Ape, l'anticipo pensionistico annunciato da Renzi - ma le misure vanno valutate quando sono disponibili». E il punto centrale, ha aggiunto Padoan, è che non bisogna indebolire il sistema previdenziale italiano, che «è uno dei più stabili e sostenibili in Europa». Il debito, ha ricordato Padoan, «scende ma va finanziato con centinaia di miliardi ogni anno e questo significa che i mercati devono credere alla sostenibilità del Paese e un sistema pensionistico solido fa parte di questa sostenibilità». Stessa estrema cautela sul nodo della riduzione del preli evo fiscal e. «La riduzione delle tasse è e rimane uno dei pilastri della politica del governo - ha detto il ministro ma la tempistica è quella nota, non bisogna affrettare i tempi, non bisogna prendere misure fuori contesto, questo almeno è il compito del ministro dell'Economia, ovvero - ha specificato - ricordare che c'è un quadro generale di compatibilità dei conti che va difeso perché è un bene per l'Italia». Un rigore e un'austerità che peraltro l'Italia deve mantenere (richieste di flessibilità a parte) per reggere alle consuete critiche che arrivano dalla Germania, come quelle del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. «L'Italia non ha niente da rimproverarsi. È uno dei Paesi che sta facendo più riforme strutturali e ha anche uno dei maggiori avanzi primari di bilancio pubblico. Stiamo c res cendo e abbiamo conti pubblici sostenibili. Francamente non capisco queste critiche», ha spiegato Padoan. «Noi siamo in regola, la nostra disciplina fiscale continua», e se il debito pubblico scende lentamente «non dipende da noi», ma «dalla mancanza di inflazione che impatta sulla crescita del Pil nominale». c Foto: ANSA Foto: Pier Carlo Padoan
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IL MINISTRO: SULLE PENSIONI SPAZIO PER MIGLIORARE. STOCCATA AI TEDESCHI
08/05/2016 Pag. 1
diffusione:116159 tiratura:152668
Un mese in più per le cartelle che arrivano durante le ferie Michele Di Branco R O M A Il governo è al lavoro su un nuovo pacchetto di semplificazioni fiscali per cittadini e imprese. E prepara una moratoria per le cartelle esattoriali di agosto. L'idea è quella di concedere un mese in più per rispondere agli avvisi recapitati durante le vacanze. L'esecutivo punta così ad evitare il ripetersi degli episodi di fine estate 2015 quando i contribuenti si riversarono negli stessi giorni presso gli uffici di Equitalia e delle Entrate. Tra le misure allo studio c'è anche la possibilità di ripresentare il modello F24 cartaceo in banca per i non titolari di partite Iva. Di Branco a pag. 11 R O M A Nessuna cartella fiscale sotto l'ombrellone. Fedele alla sua strategia di semplificazione del sistema tributario, il premier Matteo Renzi blocca la macchina dei temuti avvisi esattoriali estivi. L'annuncio lo ha fatto il viceministro dell'Economia Luigi Casero parlando di una moratoria ad agosto in grado di congelare gli obblighi temporali a carico dei cittadini quando vengono raggiunti da una comunicazione da parte di una delle varie amministrazioni fiscali. L'idea del governo è quella di concedere un mese in più per rispondere a tutti gli avvisi recapitati nel pieno delle vacanze. «Se ad esempio l'avviso viene consegnato il 5 agosto, mentre si è in ferie, - ha esemplificato Casero - si avranno 4 settimane in più per rispondere: i termini scatteranno cioè il 5 settembre». IL CASO DEL 2015 L'esecutivo punta così ad evitare il ripetersi degli incresciosi episodi di fine estate 2015 quando centinaia di migliaia di contribuenti infuriati, di ritorno dal mare o dalla montagna, si riversarono in massa, negli stessi giorni, presso gli uffici di Equitalia e delle Entrate di Milano, Roma e Napoli ingolfando gli sportelli. In quella circostanza, il fisco si palleggiò le responsabilità con le Poste che non avevano interrotto la corrispondenza e stavolta, a scanso di equivoci, il governo ha cercato di muoversi per tempo. Non a caso, alcuni giorni fa, l'Ad di Equitalia Ruffini ha annunciato che a Ferragosto i contribuenti non riceveranno cartelle di pagamento da parte di Equitalia né subiranno pignoramenti, fermi auto o ipoteche: è stata infatti rinnovata la tregua già inaugurata nel periodo tra Natale scorso e l'Epifania. La moratoria agostana rientra nel quadro di un nuovo pacchetto di misure attraverso il quale l'esecutivo punta a semplificare la vita a contribuenti, cittadini e piccole imprese, che lamentano di sprecare puntualmente ogni anno negli adempimenti fiscali e burocratici troppo del loro tempo. LA COMPILAZIONE L'obiettivo, ha puntualizzato ancora Casero, è quello di snellire i procedimenti, rendendoli più semplici e soprattutto più rapidi «dedicando al fisco meno tempo possibile». In questo quadro strategico sarà resa più facile e automatica la compilazione dei moduli che, riempiti una prima volta, resteranno poi a disposizione del contribuente già precompilati in alcune informazioni chiave. «Verranno abolite tutte le comunicazioni da inviare all'Agenzia delle Entrate i cui dati sono già in possesso dell'Agenzia - ha precisato il viceministro -. D'ora in poi andranno comunicate solo le variazioni». In pratica, se ad esempio per gli affitti «si è scelto di aderire al regime forfettario, oggi la scelta va comunicata ogni anno, con le semplificazioni andrà comunicata una sola volta». Tra le misure allo studio c'è anche la possibilità di ripresentare il modello F24 cartaceo in banca per i non titolari di partite Iva (novità escogitata per facilitare la vita ai pensionati) e l'invio solo via Pec (la posta elettronica certificata) delle comunicazioni fiscali alle aziende. IL CANALE E, sempre a proposito di Equitalia, le rate minime di pagamento, che oggi non possono essere sotto i 100 euro al mese, dovrebbero scendere a 50 euro per i debiti inferiori a 50 mila euro. Il nuovo pacchetto di semplificazioni fiscali sarà rigorosamente a costo zero, non contemplerà quindi abolizioni di tasse o ridefinizioni di perimetri impositivi, rimandati tutti alla legge di Stabilità, e dovrebbe arrivare entro fine maggio. Una delle ipotesi sarebbe quella di inserirlo nel nuovo decreto Finanza per la crescita 2.0, tra la fine del mese e l'inizio di giugno. Ma il canale legislativo più semplice sembra quella di apportare un ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Fisco, nuove semplificazioni e per agosto c'è la moratoria
08/05/2016 Pag. 1
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"correttivo" alla delega fiscale. Se questa fosse la strada prescelta, infatti, basterebbe un decreto legislativo di modifica, da sottoporre alle competenti Commissioni parlamentari. Michele Di Branco L'evasione fiscale 122,2 miliardi di euro 40 3 16,3 23,4 5,2 34,4 7,5% + 3,1% + 335.000 Iva Ires Irpef del Pil Irap Nel 2015 Occupati Se l'evasione fosse dimezzata... Impatto sul Pil altre imposte indirette contributi previdenziali Fonte: Csc Confindustria TRA LE ALTRE NOVITÀ IL RITORNO DEL MODELLO F24 CARTACEO IN BANCA PER I PENSIONATI Foto: Il ministro dell'Economia, Padoan
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Starace (Enel): «Entro un decennio l'Italia avrà il 60% di energia pulita» Roberta Amoruso e Andrea Bassi Dice Francesco Starace, amministratore delegato dell'Enel, nel Forum organizzato dal Messaggero: «Entro i prossimi dieci anni l'energia che erogheremo agli italiani sarà per il 60 per cento energia pulita. Non chiediamo nuovi incentivi ma bisogna uniformare il meccanismo di concessione delle autorizzazioni». Alle pag. 8 e 9 Ingegner Francesco Starace, il referendum sulle trivelle ha riacceso il dibattito sulle fonti fossili. Una parte dell'opinione pubblica, ritiene che la transizione ad un sistema basato essenzialmente su fonti rinnovabili possa avvenire in tempi brevi. Quanto c'è di illusorio? «Il mondo, Italia compresa, da anni investe sulle rinnovabili la fetta più grande delle risorse a disposizione per la generazione di energia. Questo per due motivi. Il primo è che sono sempre più produttive ed efficienti e dunque rendono conveniente l'investimento. Il secondo è che il ritorno è più sicuro e veloce». Può essere più esplicito? «Per costruire un campo eolico o solare, ci vogliono uno o due anni. Nessuno fa barricate contro questo tipo di investimento. Se invece vuoi costruire un altro tipo di centrale sorgono mille problemi. Poter realizzare un investimento in un anno è un tempo imbattibile. Molti Paesi hanno colto la convenienza e hanno già imboccato questa strada». In Italia c'è un problema in più, la devolution alle Regioni delle politiche sull'energia. A ottobre si voterà un referendum costituzionale che, tra l'altro, restituisce allo Stato centrale le competenze. È favorevole? «Penso che una delle più grandi iatture della devolution alle Regioni sia stata quella in materia energetica. Non c'è nulla di più folle della frammentazione di un sistema energetico nelle sue sottoparti in termini di costi. Basta pensare ad un investitore che si deve orientare tra processi autorizzativi difformi nel giro di soli 100 chilometri. Penso sia stato un errore grave che ha favorito abusi. E c'è un analogo problema a livello europeo». Cosa intende? È il solito problema dell'Europa unita soltanto sulla carta? «Se oggi l'Europa armonizzasse i sistemi regolatori, autorizzativi e di dispacciamento, tutte le economie ne avrebbero un incredibile beneficio visto che l'infrastruttura è già interconnessa e capace di lavorare insieme. In Europa c'è dunque un grande lavoro da fare per eliminare le difformità e fare convergere i sistemi regolatori e di dispacciamento in un sistema unico». Torniamo alle rinnovabili. Quanto ci vorrà perché sostituiscano gas e petrolio? «Di qui al 2050 probabilmente le fonti fossili saranno sparite». Come immagina la produzione di energia nel nostro Paese per quella data? «So per certo che non ci sarà quasi più nulla di termico. Per il resto è difficile prevedere quale sarà il mix di rinnovabili che in quel tempo si sarà imposto». Enel avrà sicuramente degli obiettivi. Quali sono? «Bisogna fare una premessa. In Italia, come in gran parte d'Europa, abbiamo una sovrabbondanza produttiva dovuta a investimenti sbagliati del passato. Ci troviamo così ad affrontare una progressiva obsolescenza del parco di generazione. Per questo abbiamo scelto di dismettere 23 centrali termoelettriche. Verranno totalmente smontate e diventeranno altro: musei, centri commerciali, centri sportivi». Più nessuna verrà sostituita da nuovi impianti? «Solo in piccola parte, perché come ho già detto in Italia di impianti ce ne sono già troppi. A un certo punto, però, ricominceranno a crescere le rinnovabili, mano a mano che altre centrali convenzionali chiuderanno: i tempi saranno dettati dalla conclusione del ciclo ventennale delle autorizzazioni. Inoltre, tra qualche anno la maggioranza dei campi eolici avrà superato i 12-15 anni di vita. A quel punto, semplicemente cambiando le macchine e grazie alle nuove tecnologie, potremo ottenere fino al 70% di energia prodotta in più sullo stesso campo eolico, senza la necessità di occupare altro suolo». Con quale risultato? «Che se oggi la produzione italiana da fonti rinnovabili è atorno al 44%, già nel 2030 arriveremo a sfiorare il 60%». È già stabilito che al termine dei 20 anni di vita dei parchi eolici ci possa essere un rinnovo delle relative autorizzazioni? «Per niente. Va fatto un intervento in questo senso, stabilito un nuovo orizzonte di altri 20 anni. In questo modo si dà agli investitori la necessaria chiarezza sul quadro e le concessioni. Ma questo quadro deve essere nazionale, valido ovunque». Quindi che cosa vorreste chiedere al governo? «La ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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I Forum del Messaggero
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certezza di un orizzonte a lungo termine, con contratti a lungo termine e aste competitive. Non servono gli incentivi. Purché non ci sia la frammentazione regolatoria avuta finora». Sembra di capire che all'Italia serva un nuovo piano strategico sull'energia. «No, il piano c'è già e si chiama Strategia Energetica Nazionale. Fu l'ex ministro Passera a vararlo. Forse è un po' datato, ma basta riprenderlo in mano e fare le opportune modifiche. Tuttavia prima bisogna capire chi ha titolo per parlare, qualora si superino le frammentazioni». Le rinnovabili fino ad oggi sono cresciute impetuosamente a suon di incentivi. In bolletta pesano ancora per 13 miliardi l'anno. Finiti gli incentivi quale sarà il modello per renderle sostenibili? «Il modello c'è già, fuori dall'Europa, dove le rinnovabili crescono in maniera impetuosa senza incentivi. Solo nel 2015, in tutto il mondo sono stati investiti oltre 300 miliardi di dollari». Cosa serve perché anche in Italia e in Europa gli investimenti ripartano? «La prima condizione è dare la possibilità di stipulare contratti di lungo termine. Oggi noi possiamo fare solo contratti al massimo di due anni dai quali è possibile recedere in ogni momento. In Messico, ad esempio, si fanno anche contratti a 15-20 anni. Solo così è possibile abbattere i costi. La seconda condizione è che venga introdotto un processo concorsuale competitivo per assegnare l'investimento». È evidente, e si capisce anche dal vostro piano industriale, che la vostra crescita maggiore è all'estero: America Latina, Stati Uniti... «Dobbiamo chiarirci. Crescita in cosa? Lo dico perché si tende a porre molta attenzione sulla generazione. Ma ciò è sbagliato. Il mondo sta andando in un'altra direzione, verso la distribuzione. Su questo c'è bisogno di un flusso importante di investimenti in Europa, perché bisogna digitalizzare le reti. Se non digitalizzi le reti limiti la penetrazione delle rinnovabili». Dunque, crescerete nelle reti? «L'intenzione nostra è di investire soprattutto in acquisizione di asset di rete nei paesi dove oggi il valore della distribuzione non è ancora pienamente compreso. Tutto il Sudamerica è un mondo dove le reti possono diventare una leva di creazione di valore importante». Tocchiamo il tasto del lavoro. Come procede il piano di uscite e nuove assunzioni? «Il piano di assunzioni di Enel in Italia, finalizzato a garantire un ricambio generazionale, prevede 3.000 nuovi posti nel periodo 2016-2020, di cui 1.000 nel 2016, e 6.000 cessazioni, di cui 1.900 nel 2016. Per i neo-assunti è generalmente previsto un contratto di apprendistato professionalizzante che, al termine del periodo di formazione, si può trasformare in un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. In caso di persone con una pregressa esperienza lavorativa o in generale di età oltre i 29 anni, è prevista l'assunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato, sempre a tutele crescenti. Parliamo di prezzi, un argomento che interessa molto i consumatori. A gennaio è entrata in vigore una nuova politica tariffaria che ha reso uguali per tutti gli oneri di sistema e i costi di rete. Un sistema che rende più onerosa la bolletta per chi consuma di meno. «Fino ad oggi esisteva un sussidio incrociato. Era un sistema antico, partiva dal presupposto che se hai un contatore di una potenza superiore sei ricco, con un contatore più piccolo sei povero. Così al ricco faccio pagare di più e al povero di meno. Però il risultato era che le famiglie numerose sussidiavano i consumi di un single benestante». Intende dire che il nuovo sistema favorisce soprattutto le famiglie numerose? «Diciamo che non le penalizza più. Ma in realtà la ragione di questo nuovo sistema tariffario è anche un'altra». Quale? «Se dobbiamo completare il percorso di liberalizzazione del mercato, non è possibile farlo con una fetta di quest'ultimo che è sussidiata». Visto che l'argomento l'ha introdotto lei, parliamone. Nel 2018 circa 25 milioni di consumatori dovranno passare dal sistema di maggior tutela, quello con i prezzi calmierati, al mercato libero. Che secondo l'Authority dell'energia fino ad oggi non ha dato buona prova di sè, avendo tariffe più alte. C'è da preoccuparsi? «Andiamo con ordine. Se si guarda al mercato elettrico in termini di numero di persone si ha una certa visione. Se si prende il mercato in termini di chilowattora se ne ha una opposta. Il mercato elettrico è di gran lunga stato liberalizzato. Dei circa 300 Terawattora consumati in Italia, solo 60 sono regolati nel mercato di maggior tutela. Se uno va a vedere le teste, sono invece tante». Perché questi milioni di persone non sono ancora sul mercato libero? «Hanno scelto di non scegliere». E perché lo hanno fatto? «Alcuni per inerzia. Altri per convenienza, che dipende da come è stato disegnato il mercato di maggior tutela». Si spieghi meglio. «Chi opera in questo mercato, opera al costo. È difficile
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competere con un signore che non deve guadagnare nulla». Come si esce da questo paradosso? «Ci sarà un percorso graduale, che si chiama tutela-simile. La tariffa regolata sarà resa un po' meno conveniente, poi alla fine chi ancora rimane sarà passato di forza al mercato libero». Dunque le tariffe saliranno per i milioni di clienti che oggi sono nel mercato regolato? «In realtà è già successo. O meglio, la tariffa è scesa meno di quanto avrebbe potuto scendere visto l'andamento della materia prima. Ma va anche detto che i margini su questi clienti sono molto bassi, quindi non c'è un accanimento competitivo». Dunque trova corretto che i clienti tutelati vengano assegnati agli operatori con un meccanismo di asta? «Corretto a due condizioni. La prima è che gli operatori siano in qualche modo certificati e filtrati attraverso la creazione di un albo. La seconda è che il cliente deve essere rispettato dandogli possibilità di scelta. Non si possono mettere su un vagone e dire tu stai con quell'operatore e tu con quell'altro. E soprattutto non devi essere obbligato a restarci per la vita. Le aste, se introdotte, vanno fatte con cadenza periodica, ad esempio ogni due anni». Senta, quanto è contento di fare l'esattore del canone Rai? «Zero. Non è un ruolo per me entusiasmante». Però non abbiamo avuto l'impressione che voi abbiate fatto grande opposizione al piano del governo. «Non potevamo dire "non lo vogliamo mettere in bolletta", perché se prendete l'ultima pagina della bolletta elettrica e leggete quello che c'è dentro, trovate di tutto. Il canone tv è una delle cose più odiate, ma anche pagare lo smantellamento delle centrali nucleari credo non sia piacevole per nessuno». Sarete pronti per luglio? «Si può ancora fare». Intende dire che non c'è ancora la certezza? «Credo manchi ancora un passaggio formale. Il nostro ciclo di fatturazione è di due mesi. A luglio si riceveranno le bollette che noi prepariamo a maggio. C'è ancora qualche giorno di margine, credo che si possa riuscire». La gestione sarà complessa? «Molto, soprattutto i primi mesi. Già oggi il 5% delle telefonate che ricevono i nostri call center sono per il canone. Questo 5%, una volta che questo farà la sua comparsa sulla bolletta, potrà diventare il 50% o addirittura il 70%. Noi ci stiamo preparando molto seriamente». Non teme che, caduto questo muro, altri possano svegliarsi, per esempio chiedendo di mettere in bolletta altre gabelle come la Tari? «Non è possibile usare la bolletta a fini fiscali, già il canone della tv è un caso limite». Ingegnere, Telecom Italia lunedì 9 presenterà un'offerta per Metroweb, in risposta alla sfida lanciata da Enel sulla banda larga. Che cosa farete se l'offerta Telecom avrà successo? «Il nostro mestiere. Enel Open Fiber è nata per fare bene e in autonomia il suo lavoro, che potrà continuare a svolgere anche senza avere Metroweb. Una società, peraltro, che in questo momento è attiva in città dove non è presente Enel». Però Metroweb potrebbe risultare strategica nelle aree a fallimento di mercato, dove i bandi di gara daranno un vantaggio agli operatori non integrati verticalmente. Se Telecom non riuscisse a prenderla, sarebbe più semplice per Enel vincere? «Non sono questi i criteri che guidano la scelta di integrazione dei business: pensare che Enel possa essere interessata a Metroweb solo per trovare personale qualificato o che la società possa essere utile a Telecom per superare i limiti che derivano dall'essere un operatore verticalmente integrato, sarebbe contraddittorio e non terrebbe conto della relazione dimensionale tra le parti». Lunedì 9 ci sarà un'informativa al cda di Enel su Metroweb. Anche voi siete pronti a fare la vostra offerta? «Ci stiamo ancora lavorando. Ci vorrà un po' di tempo». Il vostro obiettivo di cablare 224 città in tre anni è considerato ambizioso. Pensate di avere le competenze e le professionalità necessarie? «Assumeremo tecnici e ricorreremo anche a società esterne, come del resto fanno già altri operatori, inclusa Metroweb. Sulla parte più sostanziosa, la posa dei cavi, francamente qualche cosa la sappiamo già fare. Stimiamo che per il piano dovremo utilizzare, tra risorse interne ed esterne, 4.500 nuovi lavoratori. Poi, a regime, saranno impiegate circa 300 persone nella fibra». Che impatto avrà tutto ciò sui conti del gruppo? «Qualche centinaio di milioni a livello di margine operativo lordo. È un modello che potremo esportare anche all'estero». Enel da tempo ha anche un progetto sull'auto elettrica. A che punto è? «Stiamo conducendo uno studio con il Politecnico di Milano per capire quante colonnine dobbiamo impiantare in Italia, e dove, per dare la certezza di poter viaggiare in tutta Italia, senza l'ansia di rimanere con l'auto scarica. A giugno avremo il risultato. Naturalmente il nostro primo obiettivo è costruire questa rete». I
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produttori sono pronti? «Abbiamo vari contatti con tutti i produttori, ma soprattutto con la giapponese Nissan, l'unica casa che ci permette di caricare ma anche di scaricare dall'auto energia, in modo da bilanciare la rete stessa. Sono convinto che il biennio 2017-2018 sarà quello dell'auto elettrica. Non sarà più relegata al ruolo di city car, a breve le vedremo in autostrada come i veicoli tradizionali». (a cura di ) 39 3,9 È in miliardi il valore della capitalizzazione del gruppo, la prima nel settore dopo il sorpasso di Iberdrola In euro il prezzo del titolo, che da inizio anno (+0,26%) ha battuto l'indice di settore Ue (-4,92%) La scheda Cavi in oltre 30 Paesi e 68mila dipendenti Metà degli investimenti all'energia verde 1 2 3 2,9 9% 75,7 15,3 37,5 2015 Ricavi 40% Italia Iberia 15,3 EBITDA 20% Altro EBITDA Utile netto ordinario Miliardi America Latina Rinnovabili Indebitamento netto (margine operativo lordo) Europa dell'Est Dati in miliardi di euro 21% 12% Enel è uno dei principali operatori integrati globali nell'elettricità e nel gas, con focus particolare su Europa e America Latina. Il gruppo guidato da Francesco Starace, ad e direttore generale, opera in oltre 30 Paesi di quattro continenti (con 68.000 dipendenti), produce energia attraverso una capacità installata netta di oltre 89 GW e distribuisce elettricità e gas su una rete di circa 1,9 milioni di chilometri. Con oltre 61 milioni di utenze nel mondo (22, 8 milioni i clienti nel mercato libero), Enel ha la più ampia base di clienti rispetto ai suoi competitor europei e nel 2015 ha registrato ricavi per 75,7 miliardi a fronte di un margine operativo lordo fotografato a 15,3 miliardi, con un indebitamento sceso a 37,5 miliardi. Il piano industriale 2016-2019 centrato sullo sviluppo delle rinnovabili e sulle reti prevede oltre metà degli investimenti proprio sulla produzione di energia pulita. Quotata dal 1999 alla Borsa di Milano ha da poco superato Iberdrola per capitalizzazione, conquistando il primato del settore (39,67 miliardi). Enel è anche la società italiana con il più alto numero di azionisti, 1,1 milioni tra retail e istituzionali ed è controllata dal ministero dell'Economia e delle Finanze con una quota del 23,57%. Risultati finanziari 2015 di Enel 1. Include par tite straordinarie - 2. Est Europa include Russia, Slovacchia, Romania, Francia, Belgio 3. Non include Large Hydro Fonte: Enel 17 2,3 Sono, in miliardi, gli investimenti previsti dal piano al 2019, di cui oltre la metà nelle rinnovabili In miliardi, le dismissioni da realizzare sui 6 miliardi del piano di rotazione previsto dal piano 2,9 In miliardi l'utile del 2015. Il dividendo proposto è di 16 centesimi per azione, per complessivi 1,63 miliardi «Il canone Rai in bolletta? Possibile già a luglio Ma all'inizio la gestione sarà molto complessa» 60 Rappresenta la percentuale di payout, cioè di utili da distribuire, prevista per il 2017 dal piano industriale Il grupp o Enel nel mondo 3 2 3 3 3 : 0,1 mn Fonte: Enel : 10,1 mn : 22,8 mn : 12,6 mn Nord e Centro America Capacità: 3,5 GW = Presenza Enel Gruppo Enel Capacità: 89,7 GW Reti: 1,9 mn km America Latina Capacità: 18,2 GW Reti: 0,32 mn km Utenti finali: 15,0 mn Italia Capacità: 30,7 GW Reti: 1,14 mn km Utenti Finali: 31,6 mn Clienti Utenti finali: 61,2 mn Clienti Iberia Capacità: 22,9 GW Reti: 0,32 mn km Utenti finali: 11,9 mn Clienti Africa Sub-Sahariana e Asia Capacità: 0,2 GW Europa e Nord Africa Capacità: 14,2 GW Reti: 0,09 mn km Utenti finali: 2,7 mn Clienti Dati al 31/12/2015 - 2. Presenza in Paesi con asset operativi 3. Clienti Mercato libero Foto: Francesco Starace ad del gruppo Enel Foto: Hanno partecipato al Forum: Virman Cusenza Osvaldo De Paolini Roberta Amoruso Giusy Franzese Carlotta Scozzari Rosario Dimito Andrea Bassi Umberto Mancini e Roberto Stigliano Video su IlMessaggero.it
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Pensioni, con il prestito si perde una mensilità Le prime simulazioni realizzate dalla Uil sul piano del governo per l'uscita anticipata Penalizzazione del 7% con un assegno di 1.000 euro e poi crescente con il reddito RESTANO DA CHIARIRE I DETTAGLI DELLA PROPOSTA CHE RIGUARDERÀ ANCHE CHI È NATO DOPO IL 1953 Luca Cifoni R O M A Gli italiani che intendono anticipare il momento dell'uscita dal lavoro troveranno conveniente la formula del prestito pensionistico a cui sta lavorando il governo? Non è facile rispondere a questa domanda finché non saranno noti i dettagli della proposta, che dovrebbe poi trovare attuazione normativa con la legge di Stabilità. Ma secondo le prime simulazioni realizzate dal Servizio politiche previdenziali della Uil, il nuovo meccanismo si tradurrebbe per gli interessati in una decurtazione del reddito complessivo pari ad almeno una mensilità l'anno. Un sacrificio consistente che potrebbe risultare comunque appetibile solo per coloro, per scelta personale, intendono in ogni caso smettere l'attività lavorativa. LA FLESSIBILITÀ Quel che è certo è che il governo intende rispondere alla domanda di flessibilità senza mettere in discussione la struttura della riforma Fornero, ed allo stesso tempo evitare pericolosi ammanchi di cassa legati al maggior afflusso verso la pensione. Di qui la scelta della formula del prestito, che pone a carico del bilancio dello Stato i soli interessi e oneri, mentre le rate riconosciute ai lavoratori prima della definitiva maturazione dei requisiti - essendo erogate dalle banche - non sarebbero classificate come spesa pensionistica pubblica. IL CHIARIMENTO Il sottosegretario Tommaso Nannicini, che sta seguendo il dossier, ha chiarito che le nuove regole non riguarderanno solo chi - essendo nato negli anni 1951,1952 e 1953 - è rimasto particolarmente penalizzato dall'entrata in vigore della riforma del 2011. Potranno quindi sfruttare il prestito in futuro anche i lavoratori ai quali attualmente mancano più di tre anni al pensionamento. In attesa che siano chiariti tutti gli aspetti del prestito (che dispone già dell'acronimo Ape, probabilmente per "anticipo della pensione") la Uil ha realizzato delle simulazione sulla base di alcune ipotesi: interessi a carico dello Stato ed aspettativa di vita (e di conseguenza durata del prestito) differenziata per uomini e donne, indicizzazione della pensione fissata all'1 per cento l'anno. Con queste premesse sono state messe a punto alcune ipotesi tipo. Ad esempio un lavoratore che sceglie di andare in pensione a 65 anni e 7 mesi, quindi con un anno di anticipo rispetto all'età della vecchiaia, avendo maturato il diritto ad un trattamento di 1.000 euro mensili lordi, dovrebbe poi rimborsare 69 euro al mese (con una decurtazione quindi di quasi il 7 per cento). In un anno, con 13 mensilità, l'importo perduto arriverebbe a 898 euro, ovvero una mensilità netta. Percepirebbe quindi 807 euro netti mensili, una volta detratta la rata del prestito e la tassazione Irpef. Il sacrificio sarebbe un po' più contenuto per una lavoratrice nelle stesse condizioni, che dovrebbe restituire il prestito per un periodo più lungo. L'IMPORTO La perdita economica risulta però crescente se si ipotizzano un anticipo maggiore ed anche un importo più consistente della pensione maturata. Ad esempio con 2 anni e un trattamento di 1.500 euro, sempre per un uomo, la rata comporterebbe una decurtazione pari al del 13 per cento. Con tre anni di anticipo e un assegno maturato di 3.000 si dovrebbe accettare una penalizzazione del 18,4 per cento e dunque un sacrificio di oltre 7.000 euro l'anno, ovvero oltre due mensilità. A proposito dell'effetto differenziato in base al diverso livello di pensione, va anche ricordato che il governo, pur senza chiarire i dettagli, aveva parlato di penalizzazioni proporzionalmente più basse per i trattamenti di importo più contenuto, senza però spiegare se tutto ciò comporterà una sorta di solidarietà tra pensionati. Le ip otesi 69,15 130 184 50,0 95,71 137,73 87,57 167,38 240,91 69,59 135,28 197,67
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PREVIDENZA
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75,00 143,57 206,60 131,5 251,06 361,36 104,38 202,92 296,51 150,00 287,14 413,20 262,70 502,13 722,72 208,77 405,85 593,02 PENSIONE 1.000 EURO LORDI PENSIONE 2.000 EURO LORDI 103,72 195,00 276,11 PENSIONE 3.000 EURO LORDI 207,45 390,00 552,21 Fonte: Uil 1 anno 2 anni 3 anni 1 anno 2 anni 3 anni 1 anno 2 anni 3 anni Donne Donne Anticipo Uomini Uomini Con interessi a carico dello Stato Con interessi a carico del lavoratore Costo mensile che dovrebbero sostenere coloro che vanno in pensione in anticipo Foto: Il presidente dell'Inps, Tito Boeri
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Anas-Ferrovie, ecco la fusione da 10 miliardi Umberto Mancini Sarà un colosso da oltre 10 miliardi di fatturato. Gestirà non meno di 42 mila chilometri di reti, tra strade e ferrovie, con circa 75 mila dipendenti. Avrà il ruolo di playmaker, dando una regia unica alle infrastrutture per «individuare la migliore risposta alla domanda di mobilità» del Paese, evitando sovrapposizioni, colmando gap storici e mettendo fine a mille gelosie locali. A pag. 15 R O M A Sarà un colosso da oltre 10 miliardi di fatturato. Gestirà non meno di 42 mila chilometri di reti, tra strade e ferrovie, con circa 75 mila dipendenti. Avrà il ruolo di playmaker, dando una regia unica alle infrastrutture per «individuare la migliore risposta alla domanda di mobilità» del Paese, evitando sovrapposizioni, colmando gap storici e mettendo fine a mille gelosie locali. I numeri e, soprattutto, la filosofia della fusione tra Anas e Fs sono sul tavolo del ministero dell'economia, Pier Carlo Padoan, e di quello delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Dettagli, cifre e mission di un matrimonio che va celebrato, almeno nelle intenzioni di Palazzo Chigi, entro l'anno per dar vita ad un soggetto nuovo, «un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale», capace di fare massa critica e dunque di competere anche nelle gare all' estero con i big del settore. I benefici dell'integrazione sono scritti nero su bianco nelle dossier recapitato ai Trasporti e al Tesoro. E verranno evidenziati nei piani industriali che stanno mettendo a punto gli amministratori delegati di Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani. Il nuovo colosso dovrà in primo luogo definire i fabbisogni di infrastrutture ferroviarie-terrestri secondo un disegno unitario. Coordinare strettamente le strategie di investimento in una «ottica di integrazione e non di competizione». Mettendo in soffitta i conflitti e le gelosie del passato. E' evidente che tutto questo permetterà di gestire secondo le migliori regole di best practice gli appalti. Anche la progettazione sarà integrata, come chiesto dal ministro Delrio, per migliorare l'intermodalità e l'ottimizzazione della costruzioni dei nodi di interscambi. Insomma, ferrovie, strade, porti e aeroporti dovranno essere sempre più connessi, eliminando i colli di bottiglia. APPALTI E MANUTENZIONE Il colosso Anas-Fs, sempre secondo i dossier arrivati al ministro, sarò più agile e trasparente, interfaccia unico verso le amministrazioni locali. Non solo. Attraverso una regia unica semplificherà gli iter autorizzativi e taglierà i tempi. La gestione unitaria permetterà, sempre secondo il piano, di coordinare al meglio anche le politiche dei pedaggi. Tra gli obiettivi c'è anche quello di diventare un unico referente con la committenza del trasporto pubblico locale, allo scopo «di programmare interventi a supporto di servizi di trasporto integrati». In altre parole, dare una risposta complessiva al problema dei pendolari e della mobilità in senso più ampio. Va da se poi che il nuovo polo gestirà le politiche di manutenzione e quelle relative alle emergenze. Ma prima di convolare a nozze l'Anas dovrà uscire dal perimetro pubblico, permettendo così allo Stato di ridurre di circa 2 miliardi il peso delle partecipazioni soggette alle regole di Bruxelles. Cambierà quindi il sistema di finanziamento dell'Anas. Due i canali immaginati. Non più trasferimenti diretti da parte del Tesoro, ma un prelievo sulle accise già esistenti sulla benzina. In questo modo il costo di gestione non ricadrà più su tutti i cittadini che pagano le tasse, ma solo su quelli che utilizzano i mezzi di trasporto e quindi le strade gestite dalla società. Una tariffa quindi rivolta all'utente finale, tramite il meccanismo del prelievo sul carburante. Oppure, un corrispettivo, in caso di servizio dell'Anas verso lo Stato. Cioè una sorta di contratto di programma sul modello Atlantia-Autostrade. Il meccanismo finale, fanno notare al Tesoro, sarà assolutamente coerente con i vincoli europei, soggetto cioè ai rischi del mercato e in grado di superare le verifiche di Bruxelles. Il sistema dei ricavi e la riorganizzazione societaria di Anas e Fs finiranno in un unico provvedimento normativo. Un pacchetto nel quale, probabilmente, si cercherà di sciogliere anche il nodo del contenzioso lavori da 9 miliardi che non permette all'Anas di essere valutata. L'operazione d'integrazione, dopo la predisposizione dei piani industriali dei due soggetti, sarà quindi blindata in un apposito Dpcm. L'operazione, ribadiscono alle ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Definito il piano
07/05/2016 Pag. 1
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Infrastrutture, vuole centrare quattro obiettivi: sinergie nella logistica, nella finanza e nei controlli; economie di scala per l'acquisto di beni e servizi; il know how da condividere per progettazione e gestione; la riduzione della spesa pubblica tagliano di costi complessivi. Umberto Mancini Le cifre della fusione tra Anas e FS I NUMERI LE SINERGIE 10 miliardi Economie di scala nell'approvvigionamento e acquisto di ser vizi esterni Sinergie nei ser vizi di logistica Risorse umane Finanza e controllo Legali mila chilometri Semplificazione dei rappor ti con le istituzioni locali mila Possibilità di riduzione della spesa pubblica attraverso lo sfruttamento delle sinergie e la conseguente riduzione dei costi 42 75 Reti gestite Dipendenti Fatturato complessivo Foto: Graziano Delrio
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Banche, broker e fondi di investimento Usa obbligati a registrare e conservare i nomi delle persone fisiche titolari di società e schedare le persone giuridiche GLORIA GRIGOLON Crociata antielusione fiscale a stelle e strisce. Gli Usa si muovono, sull'onda dello scandalo dei Panama papers, e schedano persone fisiche e giuridiche titolari di società e imponendo vincoli stringenti di controllo sulle attività gestite da stranieri. L'affondo dell'amministrazione Obama però non arriva fino a quello che per l'Europa è lo snodo cruciale: un registro trasparente dei titolari effettivi dei trust. a pag. 27 Crociata antielusione fiscale a stelle e strisce. Gli Usa si muovono, sull'onda dello scandalo dei panama papers, (milioni di documenti pubblicati dai giornali sui meccanismi elusivi di società e imprese a Panama) e schedano persone fi siche e giuridiche titolari di società, imponendo vincoli stringenti di controllo sulle attività gestite da stranieri. L'affondo dell'amministrazione Obama, però, si ferma a un primo censimento, senza dir nulla su quello che, per l'Europa, è, ora, lo snodo cruciale: un registro trasparente dei titolari effettivi dei trust. Lo scandalo dei Panama Papers, dunque, ha messo sull'attenti non solo l'Europa e le mete black list, ma anche la prima economia del mondo: gli Usa. Il tormentone antielusione, insomma, ha contagiato gli Stati Uniti, i quali, oltre a preoccuparsi dei furbetti del fi sco extra confi ne, dovranno fare i conti con un problema singolare: l'essere loro stessi destinazione di società nate sotto mentite spoglie per nascondere traffi ci non dichiarati. Il progetto Obama. Dopo l'Unione europea e il Regno Unito, che hanno apertamente dichiarato guerra a multinazionali e gestori patrimoniali, a muoversi in termini regolamentari contro il rischio elusione sono ora gli Stati Uniti, che tramite le parole dell'uscente presidente alla Casa Bianca, Barack Obama, hanno reso nota l'intenzione di attuare un programma fi scale che abbia per obiettivi combattere il riciclaggio e il denaro sporco, contrastare le vie del fi nanziamento al terrorismo e mettere in chiaro gli escamotage dell'evasione fi scale. Ciò a completamento di quanto già portato a termine tramite l'attuazione del Fatca, Foreign account tax compliance act, che rintraccia gli americani in giro per il mondo facendogli pagare quanto dovuto all'Irs, le Entrate a stelle e strisce. Screening e registrazione delle persone. Nello specifico, una norma amministrativa (contenuta nella procedura semplificata di vigilanza nei confronti dei clienti) interesserà banche, broker e fondi di investimento, che dovranno registrare e conservare l'anagrafi ca di tutte le persone fi siche titolari di società. Non scamperanno a verifi ca da parte delle autorità nemmeno le persone giuridiche proprietarie di almeno un 25% del capitale di una società avente sede in loco. Tali disposizioni, che dovranno essere attuate entro due anni, non sono in realtà nuove, ma portano a compimento una norma in fase di approvazione dal 2012; processo che i Panama Papers sembrano all'evidenza aver accelerato. Le banche che si troveranno a gestire capitali per conto di terzi dovranno operare verifiche stringenti sulla clientela, mentre le società straniere verranno interrogate prima del loro insediamento in territorio americano per evitare che gli stessi Stati Uniti divengano meta prediletta di società veicolo offshore. I piani dell'Ue e il Cbcr. L'impresa tentata da Obama è solo una delle differenti strategie che i Governi hanno annunciato a fronte dello scoppio dello scandalo Papers.A muoversi in prima battuta è stata l'Unione europea che, già attiva (più degli Stati Uniti) in materia di direttive antiriciclaggio e accordi per la lotta all'evasione, ha utilizzato la faccenda Panama per accelerare la messa in pratica del cosiddetto Country by country reporting, lo scambio automatico dei principali dati tributari (tra cui ammontare di ricavi, utili e imposte pagate) di multinazionali e gruppi aventi fatturato pari ad almeno 750 milioni e operanti nell'Ue (si veda ItaliaOggi del 6/5). Una seconda iniziativapilota, sospinta da Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna, riguarderebbe invece lo scambio automatico di informazioni sui proprietari di fatto (beneficial owner) di società, fondazioni e altre entità. Cameron e la Gran Bretagna. A correre ai ripari, infi ne, la Gran Bretagna, che, vedendo coinvolto nel giro ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Crociata Usa contro l'evasione
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di elusione internazionale il suo stesso Primo ministro, David Cameron, ha annunciato per bocca di quest'ultimo l'intenzione di introdurre un nuovo reato contro le società fi nanziarie che lasceranno spazio ai propri rappresentanti e gestori di spingere la clientela verso comportamenti evasivi. Il Regno Unito, inoltre, ha ricordato come da giugno 2016 sarà il primo e per ora unico stato del G20 a dotarsi di un registro pubblico delle società, col fi ne di evitare che attività quali quella di Mossack Fonseca (specializzata nella costituzione di business offshore) trovino terra fertile sul suolo britannico. L'effetto Panama Papers sui governi STATI UNITI REGNO UNITO Banche broker e fondi di investimento Usa avranno obbligo di • Banche, broker e fondi di investimento Usa avranno obbligo di • registrare e conservare i nomi di persone fi siche titolari di società e schedare le persone giuridiche che possiedono almeno il 25% di un'attività (attuazione entro due anni). Previste nuove misure in materia di contrasto al riciclaggio, lotta • all'evasione internazionale e maggior controllo sulle attività di soggetti stranieri UNIONE EUROPEA Introduzione del Country by Country reporting (pubblicazione • dei principali dati societari, tra cui ricavi, utili e imposte pagate) per multinazionali e gruppi (con fatturato di almeno 750 milioni) operanti nell'Unione. Iniziativa-pilota spinta da Regno Unito, Germania, Francia, Italia e • Spagna per lo scambio automatico di informazioni sui proprietari di fatto (benefi cial owner) di società, fondazioni e altre entità L'Uk sarà il primo paese G20 ad avere un registro pubblico delle • proprietà effettive (giugno 2016). Previsto un nuovo reato contro le società fi nanziarie che lasciano • spazio ai loro rappresentanti di intimare l'evasione fi scale alla clientela.
07/05/2016 Pag. 22
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Agricoltura, più detrazioni Iva per latte fresco, bovini e suini Fabrizio Giovanni Poggiani Maggiore detrazione Iva per allevatori e produttori di latte e derivati. Passano, infatti, rispettivamente, dal 7% al 7,65% e dal 7,3 al 7,95% le percentuali di compensazione Iva per bovini e per i suini, limitatamente al periodo d'imposta 2016, mentre a regime viene fi ssata al 10% la misura per latte fresco, yogurt e kephir. L'Agenzia delle entrate, con la circolare di ieri, la n. 19/E, è intervenuta sulle novità introdotte dal comma 908, dell'art. 1, della legge 208/2015 (Stabilità 2016) che ha apportato alcune modifi che nell'ambito della disciplina Iva del comparto agricolo. Si ricorda, innanzitutto, che il comma 1, dell'art. 34, dpr 633/1972, per i produttori agricoli che applicano il cosiddetto «regime speciale» (regime, peraltro, «naturale»), dispone che la detrazione dell'Iva è «forfetizzata» in misura pari all'applicazione all'ammontare imponibile delle percentuali di compensazione, con applicazione in uscita (vendita) delle aliquote edittali (ordinarie). Le percentuali sono state stabilite da alcuni decreti (quello vigente sino allo scorso anno era il dm 23/12/2005), di cui il più recente è il dm 26/01/2016, che in attuazione delle disposizioni contenute nella Stabilità 2016, ha previsto l'innalzamento di talune percentuali (bovini, suini e latte, in particolare) a partire dal 1° gennaio scorso. Nello specifi co, soltanto per l'anno 2016, sono state innalzate le aliquote per gli animali vivi della specie bovina, compresi i bufali (7,65%) e della specie suina (7,95%), mentre sono state fi ssate a regime le percentuali di compensazione del latte fresco, non concentrato e non condizionato e di alcuni prodotti derivati, indicati nel n. 9), della Tabella A, parte I allegata al decreto Iva (10%). In considerazione di ciò, le Entrate hanno precisato che, stante la decorrenza dall'1/1/2016, per le consegne eseguite nel corso del 2015, ma con pagamento del prezzo dopo il 1° gennaio scorso, si rendono applicabili le nuove percentuali, se si tratta di cessioni da parte di produttori agricoli verso cooperative o altri organismi associativi e di somministrazione, giacché l'operazione si deve considerare eseguita al momento del pagamento del prezzo. Con riferimento alle cessioni eseguite verso altri soggetti, invece, si rendono applicabili le regole ordinarie, con la conseguenza che, in presenza di fattura immediata, nel 2015 sono applicabili le vecchie aliquote, mentre in presenza di fatturazione differita (beni consegnati nel 2015 ma fatturati nel 2016, grazie alla consegna con documento di trasporto) si dovranno applicare le nuove aliquote.
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CIRCOLARE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE PER IL COMPARTO ZOOTECNICO
07/05/2016 Pag. 25
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Scuola, dati mensa integrabili Detrazione, indicando nome dell'alunno e della scuola ANDREA BONGI Sanabili, e quindi detraibili, le spese per la mensa scolastica sostenute nel 2015. Nel caso in cui la documentazione dei pagamenti del servizio risulti infatti incompleta, il contribuente potrà annotare sulla stessa i dati relativi all'alunno o alla scuola. Dati dell'alunno o della scuola che dovranno essere indicati nel bonifi co o nella ricevuta di pagamento perché tali spese siano detraibili anche quando il servizio mensa è fornito dal Comune o da altri soggetti terzi rispetto alla scuola. Detraibili, ma solo se rispettano precise indicazioni, anche le spese sanitarie per la crioconservazione degli ovociti e degli embrioni e più in generale per la procreazione medicalmente assistita, sostenute all'estero. Sono queste alcune delle precisazioni contenute nella circolare n.18/E diffusa ieri, con la quale l'Agenzia delle entrate ha fornito chiarimenti in relazione alle spese detraibili dall'irpef formulati dai Caf e dagli operatori del settore. Mense scolastiche. Dopo aver ricordato che con decorrenza dall'anno 2015 le spese per i servizi delle mense scolastiche rientrano tra le spese di istruzione, la circolare precisa che le stesse risultano agevolabili anche quando il servizio risulti fornito da soggetti diversi dalla scuola. In queste situazioni però si dovrà aver cura di specifi care nel bonifico o nel bollettino postale di pagamento il riferimento al servizio mensa ed inoltre il nome e cognome dell'alunno e la scuola di frequenza. Nel caso di pagamento del servizio per contanti la detrazione sarà subordinata al rilascio di una attestazione da parte della scuola o del soggetto che eroga il servizio mensa che certifi chi sia l'ammontare della spesa annua sostenuta sia i dati dell'alunno. Per le spese sostenute nel 2015 in assenza di tali dati il contribuente potrà provvedere ad inserire manualmente gli stessi nei documenti di spesa o nelle ricevute in suo possesso. Ristrutturazioni edilizie. La circolare fornisce importanti chiarimenti in ordine alla esatta detrazione irpef spettante per l'installazione di contatori individuali nei condomini al fine di misurare l'effettivo consumo di calore o di raffreddamento o di acqua calda. Tutto dipende dal fatto che tali spese siano effettuate in concomitanza o meno con la sostituzione, integrale o parziale, di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di caldaie a condensazione oppure con pompe di calore ad alta effi cienza o con impianti geotermici a bassa entalpia. Se i sistemi di contabilizzazione del calore sono installati in concomitanza a tali altri interventi allora si potrà beneficiare della detrazione irpef più elevata del 65 per cento prevista per interventi di riqualifi cazione energetica spettante su un massimo di 30mila euro di spesa. Se invece l'installazione dei sistemi di contabilizzazione è interventi a sé stante allora sulle spese sostenute si potrà benefi ciare solo della detrazione del 50 per cento prevista per le ristrutturazioni edilizie. Spese mediche. Le spese sostenute all'estero per i procedimenti di crioconservazione degli ovociti e degli embrioni e più in generale per interventi all'estero nell'ambito della procreazione medicalmente assistita sono detraibili soltanto se eseguite per fi nalità consentite in Italia e attestate da una struttura estera autorizzata o da un medico specializzato italiano. In assenza di tali requisiti i contribuenti non potranno dunque detrarre dalla loro dichiarazione dei redditi tali spese mediche sostenute all'estero. Ok alla detraibilità delle spese sostenute per le prestazioni di dermopigmentazione delle ciglia e delle sopracciglia. In questi casi, trattandosi sempre e comunque di interventi medico-sanitari, le spese saranno detraibili solo se tali interventi siano stati eseguiti da personale medico presso strutture sanitarie provviste della regolare autorizzazione. © Riproduzione riservata I chiarimenti dell'Agenzia Spese mense scolastiche detraibilità ampia Le spese per la mensa scolastica Spese mense scolastiche, detraibilità ampia. Le spese per la mensa scolastica possono essere detratte in dichiarazione dei redditi anche se il servizio è fornito dal Comune o da altri soggetti terzi rispetto alla scuola, purché il bonifi co o la ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Chiarimenti delle Entrate sugli sconti da inserire nella dichiarazione precompilata 2016
07/05/2016 Pag. 25
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ricevuta di pagamento contenga anche i dati dell'alunno e della scuola. Per il servizio mensa 2015 annotazioni dei dati relativi all'alunno o alla scuola anche a mano. Le spese per la mensa scolastica rientrano tra le spese di istruzione scolastica e pertanto sono agevolabili anche se il servizio è fornito da soggetti diversi dalla scuola. Per fruire dell'agevolazione, nella causale del bonifi co o del bollettino postale andranno indicati il servizio mensa, il nome e cognome dell'alunno e la scuola di frequenza. I contribuenti che pagano il servizio in contanti o con altre modalità diverse dal bonifi co (es. bancomat o buoni mensa), dovranno chiedere alla scuola o al soggetto che riceve il pagamento un'attestazione che certifi chi l'ammontare della spesa sostenuta nell'anno e i dati dell'alunno. L'Agenzia chiarisce che sia la domanda del contribuente sia l'attestazione sono esenti da imposta di bollo. Installazione dei sistemi di contabilizzazione del calore nei condomini come risparmio energetico. Nella circolare, l'Agenzia chiarisce in che misura sono agevolabili le spese per l'installazione di contatori individuali nei condomini al fi ne di misurare l'effettivo consumo di calore o di raffreddamento o di acqua calda delle singole unità immobiliari o di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore. Queste spese sono ammesse alla detrazione prevista per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio in quanto sono fi nalizzati al conseguimento di risparmio energetico (per le spese sostenute fi no al 31 dicembre 2016, la detrazione è pari al 50% per un importo massimo di spesa di 96 mila euro). Bonus Irpef nei modelli UnicoPf/2016 e 730/2016. Qualora il datore di lavoro non abbia potuto riconoscere l'agevolazione prevista per i lavoratori dipendenti ovvero per i ricercatori e i docenti, il contribuente può fruirne direttamente nella dichiarazione dei redditi. A tal fi ne i contribuenti devono indicare nella casella «Casi particolari» il codice «1» se vogliono fruire in dichiarazione dell'agevolazione prevista per i lavoratori dipendenti; il codice «2» se vogliono fruire in dichiarazione dell'agevolazione prevista per i docenti e ricercatori. Fecondazione assistita, detraibilità delle spese sostenute all'estero se fatta secondo la normativa italiana. Il documento di prassi risponde anche alle numerose richieste di chiarimento in materia di spese sanitarie. In particolare, le spese effettuate all'estero per la crioconservazione degli ovociti e degli embrioni sono detraibili solo se eseguite per fi nalità consentite in Italia e attestate da una struttura estera autorizzata o da un medico specializzato italiano.
07/05/2016 Pag. 25
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Accertamenti in Dogana con il contraddittorio I giudici del Lussemburgo dovranno stabilire se la disciplina italiana viola il principio generale del contraddittorio preventivo Valerio Stroppa La tutela del contribuente accertato sui tributi doganali fi nisce all'esame della Corte di giustizia europea. I giudici del Lussemburgo dovranno stabilire se la disciplina italiana viola il principio generale del contraddittorio preventivo, laddove non prevede la sospensione automatica dell'atto a seguito dell'impugnazione amministrativa da parte del soggetto che non sia stato ascoltato dall'ufficio prima dell'accertamento. Così ha deciso la 6° sezione civile della Cassazione, con l'ordinanza n. 9278/16, depositata ieri. Il caso vedeva coinvolta una società raggiunta da una contestazione tributaria per avere omesso di introdurre merci importate nel deposito Iva, come invece aveva dichiarato. Gli avvisi chiarivano che il contribuente poteva esperire il ricorso doganale, ai sensi dell'articolo 11, comma 7 del dlgs n. 374/1990 (oggi abrogato), all'esito del quale la parte avrebbe potuto attivare i rimedi giurisdizionali. Gli atti precisavano anche come, in linea con l'articolo 244 del Regolamento Ce n. 2913/1992, sarebbe stato possibile ottenere la sospensione dell'esecutività della rettifi ca presentando istanza al direttore regionale dell'Agenzia delle dogane, corredata da idonea garanzia in funzione dei maggiori diritti doganali accertati. La vicenda sfociava poi in contenzioso, ma i ricorsi della srl venivano bocciati sia dalla Ctp Livorno sia dalla Ctr Toscana. Da qui il ricorso per cassazione della società, che lamentava tra l'altro la violazione dell'articolo 12, comma 7 della legge n. 212/2000. Vale a dire l'obbligo del contraddittorio sancito dallo Statuto del contribuente, anche se recentemente limitato dalle Sezioni unite della Cassazione alle sole verifi che «a tavolino» (sentenza n. 24823/2015). I giudici di legittimità, dopo un'ampia ricostruzione delle disposizioni interne e comunitarie, evidenziano che il citato articolo 12 dello Statuto non trova applicazione in materia doganale, «operando in tale ambito lo ius speciale di cui all'articolo 11 del dlgs n. 374/1990». Orientamento, questo, già affermato dagli ermellini con la sentenza n. 8399/13 e con un nutrito gruppo di decisioni pubblicate tra il febbraio e il dicembre 2014. Tuttavia, a cambiare le carte in tavola è intervenuta la sentenza nella causa C-129/13 della Corte di giustizia Ue, resa il 3 luglio 2014. Esaminando un caso analogo di diritto olandese, la Corte ha affermato come «quando il destinatario di un'intimazione di pagamento adottata a titolo di un procedimento di recupero a posteriori di dazi doganali all'importazione non è stato sentito dall'amministrazione prima dell'adozione ditale decisione, i suoi diritti della difesa sono violati». © Riproduzione riservata
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LA CASSAZIONE HA INVIATO LA QUESTIONE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE
08/05/2016 Pag. 9
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L'idea di «Fisco semplice»? Moratoria per gli avvisi di agosto Dall'evasione 14,9 miliardi nel 2015. Le somme recuperate serviranno alla «riduzione della pressione fiscale» Roma . Lotta all'evasione e nuove semplificazioni fiscali in arrivo. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha ringraziato la Guardia di Finanza - in occasione della cerimonia di giuramento dei cadetti della Gdf a Bergamo - per «i risultati positivi». I 14,9 miliardi di euro recuperati nel 2015 serviranno alla «riduzione della pressione fiscale». Intanto entro maggio il governo dovrebbe varare un nuovo pacchetto di misure volto a semplificare la vita ai contribuenti, cittadini e piccole imprese, che lamentano di sprecare puntualmente ogni anno troppo del loro tempo negli adempimenti fiscali e burocratici. L'obiettivo, spiega il viceministro dell'Economia, Luigi Casero, è quello di snellire i procedimenti, rendendoli più semplici e soprattutto più rapidi «dedicando al fisco meno tempo possibile». In quest'ottica sarà resa più facile e automatica la compilazione dei moduli che, riempiti una prima volta, resteranno poi a disposizione del contribuente già precompilati in alcune informazioni chiave. «Verranno abolite tutte le comunicazioni da inviare all'Agenzia delle Entrate i cui dati sono già in possesso dell'Agenzia - precisa il viceministro -. D'ora in poi andranno comunicate solo le variazioni». La novità più attesa è però quella della "moratoria" degli avvisi fiscali in arrivo durante le ferie estive. L'idea del governo è quella di concedere un mese in più per rispondere a tutti gli avvisi recapitati ad agosto, nel pieno delle vacanze. «Se ad esempio l'avviso viene consegnato il 5 agosto, mentre si è in ferie - spiega Casero - si avranno quattro settimane in più per rispondere». Tra le misure anche la possibilità di ripresentare il modello F24 cartaceo in banca per i non titolari di partite Iva (novità pensata per i pensionati) e l'invio solo via Pec delle comunicazioni fiscali alle aziende. Il nuovo pacchetto di semplificazioni fiscali sarà rigorosamente a costo zero. Una delle ipotesi sarebbe quella di inserirlo nel nuovo decreto "Finanza per la crescita 2.0". La via più semplice sembra quella di apportare un «correttivo» alla delega fiscale.
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Padoan
08/05/2016 Pag. 1
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La Germania puntò 1,4 miliardi contro il debito dell'Italia Renato Brunetta a pagina 6 di Renato Brunetta Avevamo ragione noi, fin da quel lontano 2011, ancorché ignorati, derisi, combattuti. Oggi la verità sta venendo a galla. I problemi dell'Europa, soprattutto nel mondo del credito, nascono da quello sempre occultato e sempre negato dei troppo numerosi contratti derivati nascosti nei portafogli delle banche tedesche. Lo scrive in un suo studio perfino il ministero dell'Economia: «Le banche di altri Paesi sono molto più esposte di quelle italiane su quegli strumenti derivati da cui ha preso le mosse la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2008, per poi contagiare il comparto del debito sovrano e l'economia reale». Frase evidenziata in grassetto. Più volte abbiamo denunciato la clamorosa vendita di titoli di Stato italiani, per un importo pari a 7 miliardi di euro su 8 miliardi allora in bilancio (-88%), che la principale banca tedesca, Deutsche Bank, effettuò tra gennaio e giugno 2011, innescando così un meccanismo folle che presto spinse le istituzioni finanziarie degli altri Stati a fare lo stesso. Ebbene, scopriamo oggi, dalle carte della procura di Trani che indaga su Deutsche Bank, che, come se non bastasse, in quello stesso periodo la banca sottoscrisse 1,4 miliardi di credit default swap a fini di «copertura» sul «rischio Italia». La pistola fumante. Deutsche Bank, cioè, prima scommise contro il debito sovrano italiano, comprando i Cds, e poi ne scatenò la crisi, vendendo i nostri titoli di Stato. Bel comportamento da irresponsabili. Ecco come è nata la tempesta perfetta. Le operazioni della principale banca tedesca hanno creato panico sui mercati, ma soprattutto aumento della domanda di Bund tedeschi, che da allora cominciarono ad essere considerati l'unico bene rifugio in Europa, e corrispondente aumento del prezzo e riduzione del rendimento (le due grandezze sono inversamente proporzionali). È stato così che nell'estate-autunno del 2011 lo spread tra i titoli di Stato emessi dalla Germania e i titoli equivalenti emessi dagli altri Paesi europei, soprattutto del «Club Med», è aumentato vorticosamente. Ma perché Deutsche bank l'ha fatto? È presto detto: tra febbraio e maggio 2011, c'era stata calma piatta sui mercati. I rendimenti dei titoli decennali tedeschi erano stabili attorno al 3,28%, livello massimo degli ultimi anni, e stabili erano anche i rendimenti dei Btp italiani, tra il 4,73% e il 4,84%, con 150 punti base circa di differenza (spread). Calma piatta, ma con un'avvertenza: i rendimenti dei titoli del debito pubblico della Germania erano su una curva ascendente, in ragione non tanto dei problemi della finanza pubblica, quanto di quelli della finanza privata: le banche tedesche, imbottite di titoli tossici e di derivati, e oggettivamente a rischio. La reazione, alla luce di quello che è successo, è stata geniale, cinica e irresponsabile al tempo stesso: la finanza privata tedesca, probabilmente con l'appoggio implicito del proprio governo, ha trasferito la crisi potenziale del suo sistema bancario sui paesi più deboli dell'Eurozona. Come? Vendendo e dando indicazioni generalizzate di vendita dei titoli del debito sovrano, prevalentemente greci, italiani e spagnoli, sul mercato secondario, al fine di aumentarne i rendimenti sul mercato primario. Molto probabilmente, la strategia tedesca, più o meno concertata, mirava unicamente a un riequilibrio dei rendimenti, per riportare il Bund sotto il 3%. Ma, dati i tempi, l'operazione ha finito per sfuggire di mano, provocando il disastro. La crisi che ha sconvolto l'intera Europa dal 2011, quindi, non nasce tanto per la debolezza dei conti pubblici greci, quantitativamente piccola cosa, bensì per la debolezza delle oscure, rischiose, pericolose banche tedesche, ben tutelate dal governo di Angela Merkel, ma non solo (si pensi anche alla Francia). La narrazione che in questi anni è stata fatta della crisi e le ricette «sangue, sudore e lacrime» che ne sono derivate e che hanno distrutto le economie dei paesi dell'Eurozona, non sono state altro che la foglia di fico voluta dalla Germania per nascondere la verità. E la proposta, che circola negli ultimi mesi, del governatore della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, e del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, di introdurre un tetto all'ammontare di titoli del debito sovrano del proprio paese che le banche possono detenere in portafoglio, non è altro che la continuazione dello stesso disegno: nascondere le nefandezze delle banche tedesche ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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LA CRISI DELLO SPREAD DEL 2011
08/05/2016 Pag. 1
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puntando l'indice, quasi razzista, su quelle degli altri Stati. È così, infatti, che è andata nella definizione dell'unione bancaria dell'area euro, quando proprio su richiesta-ricatto tedesca sono state escluse dal perimetro di vigilanza della Bce gli istituti regionali - le Landesbanken - e le casse di risparmio - le Sparkassen - dove in Germania si annida la più alta opacità e la più alta compromissorietà tra credito e potere politico locale. Ed è così anche che nella direttiva sul bail-in , che noi italiani conosciamo bene e di cui portiamo ancora le ferite, sono state consentite particolarissime eccezioni alle banche le cui insolvenze derivavano da grosse perdite su derivati. E, guarda caso, sono proprio gli istituti di credito tedeschi quelli che più ne hanno beneficiato, in quanto pieni di derivati nei loro portafogli. Da qui, infine, ultimo in ordine di tempo, anche lo studio del ministero dell'Economia e delle finanze italiano, che abbiamo citato sopra. E se lo scrive il Mef, implicitamente lo dice Renzi. A questo punto, per uscire finalmente dalla crisi c'è una sola strada: la crescita. Cioè tornare al primo, vero Trattato di Maastricht del 1992 e buttare a mare il Patto stabilità che lo ha modificato nel 1997. Patto di Stabilità, tra l'altro, illegittimo, come ha dimostrato il professor Giuseppe Guarino, in quanto costituito da due Regolamenti che, essendo di rango inferiore ai Trattati, non avevano la forza giuridica di modificare Maastricht. Tornare a Maastricht significa recuperare la lezione di Guido Carli. Fu su proposta dell'allora ministro del Tesoro, infatti, che nel testo del Trattato fu inserita una clausola che, con riferimento ai parametri fissati, consentiva agli Stati «di tenere conto della tendenza ad avvicinarsi al valore di riferimento e di eventuali cause eccezionali o temporanee di scostamento da quei parametri». Significava che gli Stati che non rispettavano i «paletti» di Maastricht non dovevano realizzarli attraverso un piano di rientro a tappe forzate che avrebbe richiesto misure di politica economica restrittive, bensì adottando politiche virtuose che comportassero miglioramenti progressivi. Il Patto di stabilità del 1997 (e le modifiche successive) ha illegittimamente cambiato proprio questo punto fondamentale del Trattato, inviso ovviamente ai tedeschi, in quanto contrario alla loro dottrina calvinista e alla loro ossessione nei confronti dell'inflazione. L'eccesso di rigidità dei parametri ha, pertanto, prodotto l'effetto opposto rispetto all'obiettivo per cui era stato pensato Maastricht. Così facendo, infatti, è stato dato un segnale alla speculazione e ai mercati, che si sono scatenati a scommettere sulla prevedibilità del non rispetto di quei «paletti», considerati troppo rigidi e per questo irrealizzabili. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto negli ultimi anni. Lo stesso meccanismo potrebbe scattare con l'introduzione del tetto ai titoli di Stato, di cui abbiamo già parlato, che bisogna assolutamente scongiurare. Renzi si ponga alla guida di un vasto fronte europeo per cancellare o sospendere il Patto di stabilità che ha di fatto ucciso il Trattato di Maastricht. Così da consentire a tutte le banche centrali dei paesi dell'euro, in caso di circostanze eccezionali e di speculazione sul proprio debito sovrano, di poter usare lo stesso bazooka di Draghi, il whatever it takes che consentì di salvare l'euro nel luglio del 2012. Il tutto sempre all'interno dell'unione monetaria. È ora di tornare all'Europa vera, solidale, illuminata, lungimirante, della crescita, vincendo così anche i populismi e gli estremisti. Ce lo chiede anche, con parole dure e accorate, il Papa. Non ne possiamo più dell'Europa opportunista, egoista di Merkel, Weidmann, Schäuble. Sì alla genialità di Maastricht, ma basta agli egemonismi e ai ricatti tedeschi. Per questo facciamo nostre le parole del cancelliere tedesco Helmut Kohl: no alla germanizzazione dell'Europa, ma sì alla europeizzazione della Germania. L'EGO LA GRANDE SPECULAZIONE SULLO SPREAD Foto: www.freefoundation.com www.freenewsonline.it
07/05/2016 Pag. 4
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Ora giustizia veloce per salvare le imprese CLAUDIO ANTONELLI Giustizia veloce per le sofferenze e per le somme che le banche italiane non riescono a recuperare o semplicemente a levarsi dai bilanci. Ma giustizia sia per i banchieri e pure per gli imprenditori che al momento sembrano invece destinati a rimanere figli di un dio minore. Gli oltre 83 miliardi di sofferenze e incagli netti sono ormai protagonisti della cronaca quotidiana. Il decreto del governo (che agevola l'escussione dei crediti o dei beni a garanzia) è così da un lato destinato a mettere benzina sul fuoco della Borsa, ma l'incendio finanziario rischia di bruciare la pace sociale di molte realtà produttive italiane. Dove le Pmi sono un pilastro del territorio. La novità del patto di trasferimento contenuto nella norma consente agli istituti di procedere senza che un giudice t e r z o dia un parere. N u l l a cambia se lo s t e s s o capannone o ufficio siano già messi a garanzia fidejussioria, la nuova norma prevale. Come è stato detto «da sette anni a sette mesi». Questo diventerà da adesso in avanti il tempo medio per escutere. Ma attenzione. Se l'inottemperanza fosse in realtà un calcolo sbagliatoo degli interessi e l'errore fosse della banca? A quel punto l'imprendiotre dovrebbe rivolgersi al giudice naturale. E qui comincerebbe il solito calvario lungo sette anni. Perché non è detto che il ricorrente riesca a portare a casa un procedimento d'urgenza. E gli altri iter non andrebbero a bloccare l'escussione. Per questo il governo dovrebbe rendere il decreto più equilibrato. La giustizia veloce deve valere anche per gli imprenditori o per i semplici cittadini (vedi seconde case) ai quali dev'essere data la possibilità in ogni caso di ottenere un parere legale super partes entro quegli stessi sette mesi concessi alle banche. Visto che istituire tribunali speciali per i non performing loans o in genere per i contenziosi bancari non è immaginabile. Basti pensare alla situazione dei tribunali fallimentari. Allora perché non creare arbitrati privati. Renzi da tempo annuncia la riforma delle Camere diCommercio. «Devono rinnovarsi e stare al passo coi tempi», ha fatto capire. Quale occasione migliore di questa? La struttura è capillare. Centocinque Camere di commercio, diciannove Unioni regionali e sessantasei Camere arbitrali. Inoltre il sistema ha un conto in banca che due anni fa superava il miliardi di euro. Insomma, avrebbe la capacità di offrire un tale servizio in pochi mesi. Un servizio che sarebbe ovviamente a pagamento. Tanto che gli introiti potrebbero consentire l'assunzione di personale già specializzato o da formare. Magari in parte quello proveniente dagli esuberi bancari. Si c r e e r e b b e un circolo virtu o so . Si tratta in fondo di due privati che litigano e niente impedisce che un terzo, sempre privato, faccia da paciere o da giudice. Ovviamente entro i 180 giorni concessi dal governo alle banche. D'altronde la legge del 2010 dell'allora ministro Claudio Scajola potrebbe anche permettere questo salto. Le generiche attribuzioni previste nel 1993 per le Camere sono diventate sei anni fa «compiti e funzioni», ampliandone la portata con l'aggiunta del riferimento alle «economie locali» oltre al supporto e promozione degli interessi generali delle imprese. «Si tratta», recitava una nota ufficiale di allora, «di funzioni assegnate dalla normativa alle Camere di Commercio, che opera una significativa trasformazione». In sostanza, più rappresentatività, più autonomia funzionale meno localismi e perché no, anche arbitrati sulle sofferenze. Forse varrebbe la pena di pensarci. Foto: La pagina di «Libero» di ieri
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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Gli immobili espropriati dalle banche
08/05/2016 Pag. 15
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Panama Papers, la gola profonda vuole collaborare » MATTIA ECCHELI Berlino John Doe si è rifatto vivo e ha spiegato le ragioni della sua crociata contro l'evasione planetaria. Dietro il nome fittizio si nasconde il Robin Hood del Terzo millennio che ha sfilato a ricchi e potenti la possibilità di sottrarre i loro affari a una equa tassazione attraverso la messa a disposizione di oltre 11 milioni di documenti di più di 210 mila società offshore i cui interessi sono stati curata dallo studio panamense Mossack Fonseca. Attraverso la Süddeutsche Zeitung e l'altro centinaio di testate del consorzio che tiene in vita il giornalismo investigativo, ha messo nelle mani dell'opinione pubblica un'arma affilata: la conoscenza. Lo studio, dichiara la fonte anonima, " è più di una rotella nell'ingranaggio della gestione del risparmio " , perché ha " usato la sua influenza per dettare le leggi e aggirarle e difendere così per anni gli interessi dei criminali " . A POCO più di un mese di distanza dalla rivelazione dei primi P a n ama Papers , l'uomo che sussurra ai cronisti è tornato a farsi vivo con i giornalisti del quotidiano bavarese, Bastian Obermayer e Frederik Obermaier, con un documento che spiega le ragioni della sua crociata: " La disuguaglianza dei redditi e nella crescita del divario fra ricchi e poveri " . Secondo l'Oxfam, i 62 paperoni del mondo hanno ricchezze pari alla metà più povera degli abitanti del pianeta: 3,6 miliardi persone. Lo scorso anno, l'1% più abbiente è arrivato a detenere più del restante 99% e grazie ai paradisi fiscali vengono sottratti al fisco 190 miliardi di dollari l ' anno. " C'è una corruzione estesa e quotidiana " , lamenta. " Ho deciso di mettere lo studio Mossack Fonseca di fronte al giudizio dell'opinione pubblica - si legge nel manifesto - perché penso che i fondatori, gli impiegati e i clienti debbano essere portati in tribunale per il loro ruolo " . Per la prima volta si dice anche pronto a collaborare con le autorità, anche se lamenta il trattamento riservato a chi, prima di lui, ha svelato documenti scottanti. Edward Snowden è costretto in esilio in Russia perché perseguitato dall'Amministrazione Obama, mentre dovrebbe venire considerato " un eroe " per le sue rivelazioni sull'Nsa, mentre Antoine Deltour è sotto processo in Lussemburgo per aver reso pubblica l'intesa fra governo e multinazionali per eludere il fisco di altri Paesi (l'attuale presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha guidato per 18 anni il piccolo stato). Ancora: Bradley Birkenfeld è stato premiato con una " provvigione " di 104 milioni di dollari per i dati forniti alle autorità americane che hanno fatto scattare una multa da 780 milioni di dollari alla banca svizzera Ubs. " Birkenfeld tuttavia - scrive John Doe - è stato condannato negli Stati Uniti " . Hervé Falciani, 5 anni di pena in Svizzera, proprio al Fat to Quotidiano aveva spiegato come fosse necessaria " una seria legge a tutela dei whi stl ebl owe r , coloro che denunciano frodi, illegalità e situazioni a rischio per ragioni di giustizia " . " Non lavoro per un governo o per un qualche servizio segreto e non l'ho nemmeno mai fatto, né come dipendente diretto o a contratto - scrive l'informatore senza volto - Qui rappresento solo e soltanto la mia opinione, così come è stata mia la decisione di condividere i documenti con la Süddeutsche Zeitung e con l' International Consortium of Investigative Journalists . Questo non per uno scopo politico definito, ma perché ho capito abbastanza di quei documenti per intuirne la dimensione delle ingiustizie che contengono " . Secondo Doe è finita con la " retorica gentile del passato " , con la quale venivano esonerati dalle responsabilità dei loro atteggiamenti sbagliati " ricchi e potenti " . E tuttavia, poiché lunedì dovrebbero venire pubblicati altri milioni di documenti, lo studio legale si è fatto vivo cercando di impedirne la diffusione impiegando quello stesso linguaggio formale dietro al quale sono stati protetti (e continuano a venire tutelati) gli interessi di poche centinaia di migliaia di persone: " Sarebbe una banca dati basata sul furto di informazioni confidenziali e una violazione dell ' ac cordo di fiducia fra avvocati e clienti che noi siamo chiamati a pr ot egg ere " , ha fatto sapere lo studio legale in una nota. Ma al Robin Hood del terzo millennio sta a cuore la fiducia di tutti i non clienti di questo e di altri studi legali che non hanno mai creato ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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EVASIONE FISCALE La fonte (si fa chiamare John Doe) spiega il perché delle rivelazioni: " Basta tutelare i potenti, molti giornali e tv hanno deciso di tacere "
08/05/2016 Pag. 15
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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società offshore. Gli avvocati e la loro etica vengono duramente attaccati da Doe, così come il sistema dell'informazione, in molti casi omertoso ( " Perfino Wikileaks non ha reagito alle mie informazioni " ): " L'amara verità - accusa - è che alcune delle più importanti ed influenti società mediatiche del pianeta non erano interessate a raccontare questa vicenda " . JOHN DOE si appella a Commissione europea, Parlamento britannico, Congresso degli Stati Uniti Uniti e a tutte le nazioni affinché " operino con grande velocità non solo per proteggere i whi stl eblow ers , ma anche perché pongano fine agli abusi nascosti nei registri delle società " . Le società offshore sono una ipocrisia normativa: " Per definizione non sono illegali, servono a commettere una vasta gamma di crimini peggiori dell'evasione " , avverte. 19 0 m i l i a rd i di dollari: quanto viene sottratto al fisco nel mondo ogni anno O F F-S H O R E VLADIMIR PUTIN Co i nvo l t i uomini della sua cerchia DAVID CAMERON Imbarazzo per i soldi del padre FLAVIO BRIATORE Il suo nome nei Panama papers JOSÉ MANUEL SORIA L ' ex ministro dell ' Industria spagnolo Foto: Il quartier generale La sede dello studio Mossack Fonseca a Panama City La Presse
GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE 1 articolo
07/05/2016 Pag. 43 Ed. Roma
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L'INCONTRO
Zingaretti: «Presto gli Stati generali della nuova sanità» Il governatore del Lazio ha approfittato dell'incontro con gli operatori dell'Aiop (Associazione italiana degli ospedali privati) che ieri festeggiava i 50 anni, per lanciare la sfida per un nuovo modello organizzativo della sanità. «Entro l'anno - ha annunciato - organizzeremo gli Stati generali della nuova sanità regionale. Ci sono diversi campi su cui aprire la fase nuova: come, per esempio, il sistema può potenziare i servizi territoriali, su cui siamo indietro perché dovevamo togliere le macerie. Sono praterie da esplorare». E ancora: «Poi c'è il tema degli investimenti sulle nuove tecnologie per la ricerca. Terzo - ha proseguito come contribuire a creare una rete per i malati cronici, abbiamo iniziato e sarà molto complesso. Quarto punto infine - ha concluso il governatore - la collaborazione per potenziare il settore della prevenzione, su cui occorre una grande alleanza». IL DOSSIER Zingaretti ha parlato dopo che l'Aiop ha fatto il punto della situazione. «Il Lazio è da ben sette anni sotto piano di rientro, in un contesto di forte crisi finanziaria che ha interessato l'intero Paese, e per quanto concerne la sanità privata si è assistito a un'inversione di tendenza: dal 2008 ad oggi, infatti, questa ha visto un taglio del 30% del budget e dei posti letto», si legge nel dossier presentato dall'associazione. Il presidente Aiop, Jessica Veronica Faroni, ha evidenziato come «con il presidente Zingaretti, avviato fin dal 2014 e il supporto oggi del ministro Beatrice Lorenzin, si è giunti all'approvazione, all'interno della legge di stabilità nazionale, della regolamentazione dei ricoveri verso i pazienti residenti fuori regione, aumentando così la qualità delle prestazioni». Apprezzamento per il miglioramento ottenuto rispetto ai tempi di pagamento delle prestazioni erogate per conto della Regione: «Siamo infatti giunti a 60 giorni dalla data di emissione della fattura, cosa che consente alle strutture un cash flow di ben altro tipo rispetto a prima», ha concluso Faroni. Foto: L'ANNUNCIO DURANTE IL CONVEGNO AIOP SERVIZI TERRITORIALI DA POTENZIARE E NUOVE TECNOLOGIE SU CUI PUNTARE
GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 09/05/2016
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