Sportello badanti, rete dei servizi e capacità di governance nell’area dell’informal care Valutazione del progetto I.S.L.A. Immigrazione, Servizi in rete, Lavoro ed Assistenza
PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA
Rapporto di Ricerca
a cura del Centro Studi ALSPES
Monza, dicembre 2013 C E N T R O S T U D I A L S P E S Via Tagliamento, 2 – 20097 San Donato Mi.se (MI) tel. 02.52.79.190 www.alspes.it
Direzione scientifica e coordinamento: Domenico Dosa Elaborazione dati: Laura Venegoni e Giulia Di Mucci Analisi dei dati: Laura Venegoni, Domenico Dosa e Ivana Pisoni Redazione del rapporto di ricerca: Laura Venegoni e Domenico Dosa Interviste a testimoni privilegiati e operatori effettuate da: Domenico Dosa e Laura Venegoni Interviste agli utenti effettuate da: Laura Venegoni e Giulia Di Mucci
Il Centro Studi ALSPES si è costituito nel 1996 e opera nell’ambito della ricerca sociale, della valutazione e sviluppo della qualità dei servizi e della consulenza tecnica rivolta a operatori e amministratori locali. Il Centro Studi privilegia un approccio multidisciplinare integrando competenze sociologiche, giuridiche ed economiche. Tra i progetti più significativi realizzati negli ultimi anni segnaliamo la realizzazione di studi e indagini locali (analisi dei bisogni dei cittadini, disagio sociale e nuove povertà, giovani, anziani e migrazione), la costituzione di Osservatori Sociali su base comunale, analisi e valutazione di progetti di intervento sociale, valutazione della qualità dei servizi, consulenza e supporto tecnico ai Piani di Zona e la realizzazione di Carte dei Servizi.
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Provincia di Monza e della Brianza Assessorato al Lavoro e Formazione Professionale Presidente Dario Allevi Assessore al Lavoro e Formazione Professionale Enrico Elli Direttore Settore Complesso Welfare Erminia Vittoria Zoppé Responsabile Servizio Programmazione Lavoro e F.P. Daniela Palumbo
Si desidera ringraziare per le interviste rilasciate e la collaborazione prestata nella raccolta dati, i referenti degli Uffici di Piano: Marco Belloni, Veronica Borroni, Luciana Fanton, Sergio Mazzini. E i responsabili degli Sportelli di Assistenza Familiare: Elena Casiraghi, Tiziana Dell’Orto, Elisabetta Fumagalli, Latif Mahri, Rosaria Mapelli, Paola Molteni. Infine, un sentito ringraziamento va a tutte le assistenti familiari e le famiglie che si sono rese disponibili per le interviste telefoniche.
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Il rapporto “Sportello badanti, rete dei servizi e capacità di governance nell’area dell’informal care” nasce per fornire una valutazione del Progetto I.S.L.A. (Immigrazione, Servizi in rete, Lavoro ed Assistenza), progetto presentato dalla Provincia di Monza e della Brianza nell’ambito dell’Accordo di Programma sottoscritto tra Regione Lombardia – Direzione Istruzione, Formazione, Lavoro e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione al fine di promuovere un'azione di sistema in tema di mercato del lavoro e qualificazione dell’assistenza familiare. Nonostante la congiuntura sfavorevole e la perdita di potere d’acquisto dei cittadini, il mercato del lavoro privato di cura, che fino al 2009 è stato in continua espansione, mantiene le posizioni. Un mercato caratterizzato da una manodopera tipicamente femminile ed immigrata e spesso dalla mancanza di un regolare contratto di lavoro. Lo stanziamento complessivo per la Regione Lombardia è stato pari ad Euro 2.359.000,00 che la Regione ha trasferito alle Province in qualità di soggetti attuatori apportando un cofinanziamento di altri 1.179.500,00 Euro, attraverso l’impiego del Fondo Sociale Europeo, per la gestione diretta dei percorsi di formazione degli assistenti familiari. Alla Provincia di Monza e della Brianza sono stati trasferiti Euro 214.000,00 che sono stati impiegati per il sostegno alle attività degli Sportelli Assistenti Familiari, per i bilanci di competenze degli assistenti, per lo sviluppo e l’integrazione dei sistemi informativi, per i buoni sociali alle famiglie finalizzati alle assunzioni regolari, per la promozione del programma. La scelta della Provincia è stata quella di valorizzare le esperienze già in essere. In un contesto generale di scarsità di risorse, l’idea-guida è stata mettere in rete gli sportelli pubblici e privati di incrocio domanda/offerta di assistenza: sportelli che informano, orientano ed assistono le famiglie e le persone nella loro ricerca di assistenza qualificata o di occupazione, nell’ottica di un uso efficiente delle risorse messe a disposizione. L’obiettivo è stato raggiunto rendendo disponibili le risorse sul territorio affinché si integrassero attraverso la partecipazione alla rete dei diversi soggetti del territorio: Provincia, Servizi per l’impiego, Uffici di Piano, Sportelli Assistenza Familiare, Caritas, Patronati, realtà territoriali diverse insieme per un obiettivo condiviso, ovvero il sostegno alla famiglia e alle persone in cerca di occupazione. Su questo punto emerge il ruolo di governance della Provincia: di facilitatore di scambi di buone prassi, di messa a disposizione di dati, di comunicazione tra i sistemi informativi e le banche dati, al fine di rispondere in maniera adeguata al bisogno espresso dalle famiglie e dalle stesse assistenti familiari. La sfida era impegnativa: far convergere in un solo programma diversi attori attorno ai quattro temi dell’immigrazione, del lavoro, della formazione e dell’assistenza. Se è vero che le reali prospettive di lavoro, anche per gli immigrati, sono nel settore dei servizi alla persona, l’obiettivo dei prossimi anni - considerando le tendenze all’invecchiamento della popolazione - deve essere quello di portare a sistema il progetto sperimentale sulle assistenti familiari con l’aiuto del Ministero e dei fondi europei per l’inclusione sociale, perché ciò significherà risolvere anche una parte dei problemi delle famiglie brianzole e del sistema del welfare. Enrico Elli Assessore al Lavoro e Formazione Professionale
Dario Allevi Presidente
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Sommario
SOMMARIO 1. UN QUADRO SINTETICO DELLA RICERCA........................................................................................................ 7 2. IL DISEGNO DELLA RICERCA............................................................................................................................13 2.1. Obiettivi..................................................................................................................................13 2.2. Metodologia utilizzata............................................................................................................13 3. ANALISI SOCIO-DEMOGRAFICA......................................................................................................................16 3.1. Il trend e le dinamiche demografiche ....................................................................................16 3.1.1. Movimenti naturali e migratori.......................................................................................19 3.2. La struttura per età della popolazione...................................................................................25 3.3. Gli anziani ...............................................................................................................................27 3.4. Gli stranieri .............................................................................................................................31 3.4.1. Il trend e le dinamiche demografiche .............................................................................31 3.4.2. Le aree geografiche e i Paesi di provenienza ..................................................................36 4. L’OFFERTA DI DOMICILIARITÀ ........................................................................................................................45 4.1. L’invecchiamento della popolazione......................................................................................45 4.2. Le soluzioni assistenziali.........................................................................................................46 4.3. I servizi domiciliari negli Ambiti Territoriali della Provincia...................................................47 5. LA PRESENZA DEGLI SPORTELLI BADANTI.....................................................................................................50 5.1. I cambiamenti percepiti .........................................................................................................50 5.2. Gli attori sul campo ................................................................................................................51 5.3. Sedi e orari di apertura degli sportelli....................................................................................52 5.4. Gli interventi effettuati ..........................................................................................................53 5.5. La domanda delle famiglie .....................................................................................................56 5.6. L’offerta delle assistenti familiari...........................................................................................59 5.7. Matching domanda-offerta....................................................................................................63 5.8. L’intreccio territoriale con la rete dei servizi .........................................................................66 5.9. Il ruolo riconosciuto agli sportelli...........................................................................................67 5.10. “Albo” delle assistenti familiari............................................................................................69 5.11. Elenco provinciale unificato e linee guida ...........................................................................70 6. CONCESSIONE DI UN BUONO SOCIALE A FAVORE DELLE FAMIGLIE .........................................................73 7. LA VALUTAZIONE DEL PROGETTO ISLA .........................................................................................................74 8. LE DOTI FORMAZIONE ASSEGNATE DA REGIONE LOMBARDIA .................................................................78 5
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Sommario
9. INDAGINECAMPIONARIASULLEFAMIGLIEESULLEASSISTENTIFAMILIARI.............................................................81 9.1. Il campione intervistato .........................................................................................................81 9.1.1. Identikit delle badanti intervistate..................................................................................81 9.1.2. Identikit delle famiglie intervistate .................................................................................84 9.2. Percorsi lavorativi e dinamiche motivazionali .......................................................................86 9.3. La qualità attesa nel rapporto di lavoro.................................................................................87 9.4. Processi formativi e competenze professionali .....................................................................90 9.5. Accesso ai Servizi del lavoro e agli sportelli ...........................................................................92 9.6. Condizioni contrattuali...........................................................................................................95 10. PERCORSI DOTALI E SERVIZI ALLE FAMIGLIE: IL RUOLO DELL’AFOL.........................................................99 10.1. Obiettivi del Progetto e il Partenariato................................................................................99 10.2. I percorsi dotali degli Assistenti Familiari ..........................................................................100 10.3. Il servizio alle famiglie e il servizio IDO ..............................................................................102 10.4. Analisi degli avviamenti .....................................................................................................103 10.5. Le Customer Satisfaction ...................................................................................................103 BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................................................................105 ALLEGATI ..............................................................................................................................................................106 I – Traccia per l’intervista ai responsabili degli sportelli badanti ................................................106 II – Traccia per l’intervista ai referenti degli Ambiti distrettuali..................................................108 III – Questionario per le assistenti familiari .................................................................................109 IV – Questionario per le famiglie .................................................................................................111
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1. Un quadro sintetico della ricerca
1. UN QUADRO SINTETICO DELLA RICERCA Il Rapporto di Ricerca che qui presentiamo, oltre ad avere come obiettivo quello di restituire in forma di indicatori e di valutazioni qualitative i risultati ottenuti dall’implementazione del Progetto I.S.L.A., vuole fornire anche un quadro più ampio del mercato del lavoro riferito all’assistenza familiare. Il rapporto fornisce elementi valutativi non solo sugli interventi previsti nel progetto, ma fornisce anche una chiave di lettura più sociologica evidenziando le dinamiche della domanda sociale: il trend demografico dell’ultimo decennio e l’invecchiamento della popolazione provinciale, la presenza di cittadini stranieri sempre più diffusa non solo nei grandi centri, l’articolazione della domanda di assistenza espressa dalle famiglie, i percorsi professionali e le aspettative espresse dalle assistenti familiari. Dal lato dell’offerta, il Rapporto di Ricerca fornisce diversi elementi di lettura e in primo luogo concentra l’analisi sulla presenza e sul funzionamento degli Sportelli Assistenti Familiari (SAF). Altri focus trattati dal Rapporto riguardano l’offerta di servizi domiciliari per Ambito territoriale, l’intreccio degli sportelli con la rete dei servizi, la gestione degli Albi/Elenchi delle assistenti familiari. Il Rapporto prende in considerazione anche l’ipotesi di un Albo/Elenco Provinciale unificato delle assistenti familiari e, interpellando direttamente gli operatori, traccia alcune linee guida che potrebbero essere condivise e adottate in modo uniforme su tutto il territorio provinciale. Tutto questo in un’ottica di ascolto delle dinamiche interne ed esterne, al fine di migliorare la capacità di governance del sistema dei servizi, in un ambito ormai strategico per lo sviluppo e la qualità del welfare locale dei prossimi anni. Dinamismo demografico in frenata La popolazione provinciale cresce nell’ultimo decennio più della media regionale: in 10 anni aumenta di 73.591 abitanti. Tra il 2002 e il 2012 l’incremento è quasi del 10% contro poco più del 7% della Lombardia. L’Ambito territoriale che cresce meno è quello di Monza (+1,4%) trascinato dal basso tasso di crescita del Comune capoluogo. La crescita è dovuta in primo luogo ai nuovi ingressi: il saldo migratorio nel decennio infatti è maggiore 4 volte quello naturale. Negli ultimi anni, dal 2009, la crescita demografica si è attenuata: era stata molto più pronunciata nella prima metà del quinquennio. Il saldo naturale è sempre positivo e crescente per tutto il decennio, ma nel 2010 registra una flessione: per la prima volta perde quota trascinato dal valore negativo dell’Ambito di Monza. Anche il saldo migratorio, sempre positivo, flette nel 2009 e nel 2010 rispetto agli anni precedenti. È interessante notare come anche il tasso di natalità dal 2008 al 2010 diminuisce leggermente nella Provincia di Monza e della Brianza e nella Provincia di Milano il calo è ancora più marcato. Non sappiamo se il rallentamento della crescita demografica sia di natura strutturale o congiunturale, ma sicuramente l’acuirsi della crisi economica ha condizionato fortemente nelle famiglie le aspettative e le scelte di vita. Nel 2012 un residente su 5 della Provincia aveva più di 64 anni, quasi il 20% della popolazione locale, dieci anni prima gli anziani rappresentavano poco più del 16%. In un decennio gli anziani sono aumentati di 41.087 abitanti (+32,6%). Se ci riferiamo agli ultraottantenni gli anziani residenti sono oggi 43.452; in dieci anni sono aumentati di 18.443 unità (+73,7%). Il peso della fascia anziana nella Provincia di Monza e della Brianza rimane comunque inferiore a quella che si registra nella Provincia di Milano (22%) e in Lombardia (20,8%), se si esclude l’Ambito di Monza che registra tassi di invecchiamento più elevati (22,7%). È evidente che l’invecchiamento della popolazione e l’aumento del peso specifico dei più anziani con gli attuali tassi di crescita comporterà nei prossimi anni, anche per la Provincia di 7
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1. Un quadro sintetico della ricerca
Monza e della Brianza, una domanda di home care aggiuntiva che richiede fin da adesso l’impostazione di strategie di medio-lungo periodo adeguate per farne fronte. Anche le dinamiche migratorie registrano tassi di crescita particolarmente interessanti. In dieci anni i cittadini stranieri residenti nei Comuni dell’attuale Provincia di Monza e della Brianza sono più che triplicati: nel 2002 erano poco più di 17 mila, oggi superano i 59 mila, il 7,1% della popolazione provinciale, registrando nel decennio un incremento superiore ai 42 mila nuovi residenti (+246%). Tuttavia nel 2012 la presenza straniera rimane ancora sotto i livelli medi della Lombardia (9,8%) e della provincia di Milano (10,7%). Essendo la manodopera straniera il principale serbatoio del mercato del lavoro da cui si rifornisce la domanda di assistenza familiare, è evidente che la crescita della presenza straniera nella provincia di Monza e della Brianza, capillarmente diffusa in tutti gli Ambiti territoriali, ha consentito di far crescere l’offerta di informal care a tassi di crescita e a condizioni retributive compatibili con le dinamiche della domanda locale. Cambiamenti nell’informal care Da qualche anno si registra una leggera contrazione della domanda di assistenza familiare che avverte tutti gli effetti depressivi che la crisi economica sta producendo anche nella ricca Brianza, dove il tessuto produttivo manifatturiero ha subito forti contraccolpi negli ultimi cinque anni. Tuttavia non è meno forte il bisogno di assistenza delle famiglie, anzi, come abbiamo visto, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche in tarda età hanno reso più urgenti le richieste di supporto familiare, lasciate ancora più sguarnite dal ritiro o dal contenimento delle politiche protettive e da un welfare sempre più ridimensionato in termini di risorse disponibili. Se la crisi economica ha prodotto effetti depressivi anche sulla domanda di assistenti familiari è anche vero che grazie alla crisi si sono liberate nuove risorse e attivate nuove strategie familiari per fronteggiare le emergenze assistenziali. In molti casi la perdita di lavoro o la contrazione del tempo dedicato al lavoro retribuito ha liberato nuove risorse nella famiglia e si sono aperti nuovi spazi di manovra per fronteggiare le criticità quando emergono. Molte donne espulse o respinte dal mercato del lavoro si assumono il ruolo di “caregiver dedicato” quando un familiare anziano entra in una situazione di non autosufficienza. In qualche caso si rinuncia a rimanere agganciati a situazioni di lavoro precario perché si trova più conveniente economicamente farsi carico del lavoro di cura che sostenere i costi dell’assistenza affidata a terzi. È cambiata anche l’offerta di assistenza familiare: le badanti sono più consapevoli, si orientano meglio nel mercato del lavoro e sanno muoversi nella rete dei servizi, per certi versi in modo più avveduto delle famiglie. Questo è ancora più vero se ci riferiamo alle badanti più professionalizzate che vantano una lunga esperienza in questo segmento del mercato del lavoro. Le assistenti familiari Dalle interviste telefoniche effettuate su un campione di assistenti familiari che hanno beneficiato del progetto I.S.L.A. si registra una professionalità ormai consolidata, dove più del 63% delle badanti intervistate dichiara di svolgere l’attività di assistente familiare da più di 5 anni e il 27% da più di 10 anni. Abbiamo rilevato che la maggior parte delle assistenti familiari inizia da subito a trovare lavoro nell’ambito dell’informal care e non ricerca altro. Non è un ripiego lavorativo, ma si orienta fin dall’inizio su questo segmento del mercato del lavoro. Registriamo inoltre una forte spinta motivazionale: il 60% delle badanti intervistate alla domanda “perché ha scelto di svolgere il lavoro di badante?”, risponde “…perché mi piace lavorare con gli anziani”. Non è considerata nella maggioranza dei casi una scelta provvisoria, transitoria, ma è una scelta che ha prospettive di lungo periodo. Possiamo dire che assume le caratteristiche di una vocazione 8
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professionale: il 90% delle assistenti familiari intervistate ha intenzione di continuare anche in futuro la professione. Ancora scarsa però l’attenzione alla formazione. Due badanti intervistate su tre dichiarano di non aver mai frequentato un corso nell’area socio-assistenziale. Scarsa è la percezione di carenze significative in termini di formazione e di competenze acquisite da parte delle assistenti familiari, e anche le famiglie, se si escludono alcuni ambiti quali la conoscenza sanitaria o la gestione delle emergenze, non rilevano gravi carenze. Nella scelta dell’assistente familiare le famiglie sono guidate più dall’esperienza comprovata che dai titoli di studio o dalle qualifiche professionali vantate. Più del 43% delle famiglie da noi intervistate dichiara di privilegiare, tra i criteri con cui seleziona una badante, la presenza di buone referenze, e il 37% circa privilegia il poter vantare esperienze di cura precedenti. Soltanto il 17% fa riferimento alla professionalità della badante. Questi dati dovrebbero farci riflettere su quanta strada occorra ancora fare non soltanto nell’attivare interventi formativi che accompagnino le assistenti familiari nel loro percorso di qualificazione professionale, ma anche per rendere sempre più consapevoli operatori e famiglie dei contenuti professionali che sono richiesti e che devono essere esigiti per l’espletamento del lavoro di cura domiciliare. La necessità di prestazioni di cura sempre più professionalizzate acquista valore anche alla luce di interventi domiciliari sempre più concentrati, non più diluiti negli anni. Dalle interviste effettuate al nostro campione di assistenti familiari abbiamo registrato una permanenza media nell’attuale famiglia di meno di 7 mesi e una badante su tre lavora da meno di 5 mesi. Si è alzata la qualità relazionale attesa nel rapporto di lavoro di cura, sia dal lato delle assistenti familiari sia dal lato delle famiglie: le badanti aspirano, oltre all’innalzamento delle condizioni economiche anche ad un buon livello di qualità nella relazione con l’assistito e con la famiglia; le famiglie dichiarano livelli di soddisfazione nella relazione con la badante molto alti: il 63% delle famiglie intervistate si considera molto soddisfatta del rapporto con la badante. La valutazione degli sportelli badanti Un’ampia parte del Rapporto di ricerca è dedicata alla presenza sul territorio provinciale degli Sportelli Assistenti Familiari (SAF). L’analisi è stata condotta sulla base di interviste in profondità effettuate agli operatori degli sportelli e ai referenti degli Ambiti territoriali. Gli sportelli SAF censiti e legati alla rete dei servizi pubblici locali sono 6, uno per Ambito ad eccezione di Vimercate che ne conta due. In tre casi la titolarità del servizio è dell’Ambito o del Comune, ma la gestione è affidata a consorzi di cooperative; negli altri 3 casi la titolarità è in mano a gestori di natura privata che sono legati da convenzione agli Ambiti territoriali. Emerge quindi un servizio che si inquadra sempre più in una dimensione sovracomunale e che richiede capacità di governance locale all’interno di un sistema integrato di servizi. La riduzione delle risorse dedicate ha costretto però ad una minore capillarità del servizio sul territorio, con un minore numero di sedi decentrate e una minore copertura delle fasce orarie di front office. I SAF sono nati quasi sempre come espressione del territorio e come esperienze di punta nel fronteggiare le criticità del mercato di lavoro. In assenza di riferimenti alle spalle, alcune esperienze sono nate e cresciute sul filo della sperimentazione, misurandosi con percorsi inesplorati che poi nel tempo si sono adattati e consolidati. Oggi, in una fase più matura, i SAF sono entrati a far parte a pieno titolo del sistema integrato dei servizi, in cui l’ente locale è chiamato sempre più ad assumere un ruolo di governance più che di gestore diretto dei servizi. Gli sportelli sono percepiti dagli operatori che abbiamo intervistato come punti di forza della rete di servizi che ruota intorno alla ricerca e alla domanda del lavoro di cura. In particolare, sono evidenziati come punti di forza la qualità degli operatori SAF e l’aggancio alla rete dei servizi territoriali. La qualità degli operatori in termini di professionalità costruite e di competenze 9
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acquisite sul campo si traduce quasi sempre in efficacia dell’intervento che si misura in capacità di collocamento della badante e di risposta tempestiva alle richieste delle famiglie. Dalle informazioni ottenute dagli operatori e dai referenti di Ambito risulta che gli sportelli SAF operano in stretta connessione con i servizi comunali: in particolare sono più attivi i rapporti con il Segretariato Sociale, il Servizio Sociale e con l’Area Anziani. Sul versante del privato sociale, i rapporti più attivi si registrano con le Caritas, in particolare con quelle più grandi e strutturate. La valutazione data dalle assistenti familiari e dalle famiglie che hanno utilizzato gli sportelli SAF è sostanzialmente buona. Particolarmente buona la valutazione delle badanti intervistate sulla disponibilità degli operatori (il 90% la considera molto buona o buona), sui colloqui effettuati (93%) e sul livello di approfondimento dedicato al bilancio delle competenze (90%). Più critiche le assistenti familiari sulla “tempestività dell’intervento: il 47% la considera poco o per nulla buona, mentre le famiglie su questo specifico aspetto risultano più soddisfatte. Ma nonostante vi sia un sostanziale apprezzamento del ruolo giocato dagli sportelli SAF, sono emerse dalle interviste agli operatori alcune criticità. Innanzitutto, si evidenzia la debolezza con cui ancora oggi si riesce ad intercettare la domanda di assistenza delle famiglie, che privilegiano ancora canali informali e passaparola. Questo accade per diverse ragioni: -
l’elevato contenuto fiduciario attribuito alla relazione con l’assistente familiare fa propendere per una scelta più diretta che passa quasi sempre attraverso la mediazione di contatti informali, di indicazioni di conoscenti o di organizzazioni del privato sociale;
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la criticità rappresentata dai tempi necessariamente più lunghi della ricerca rispetto ai canali informali, mal si adatta all’urgenza con cui spesso la famiglia si deve confrontare;
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la mediazione dell’ente locale non sempre è avvertita come elemento di garanzia, semmai è percepita come eccessivamente istituzionale e burocratizzata;
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per ultimo, chi sceglie di non regolarizzare il rapporto di lavoro per non sostenere oneri aggiuntivi, difficilmente si rivolge agli sportelli per la ricerca della badante.
La domanda e l’offerta di lavoro mediata dai SAF Con riferimento alla ricerca dell’assistente familiare da parte delle famiglie, complessivamente nel 2012 sono passate dagli sportelli SAF esaminati 391 richieste. In base ai dati raccolti, la quota maggiore di richieste riguarda l’assistenza full time, segue quella diurna. Del tutto residuale la richiesta di assistenza solo notturna. Dai pochi dati disponibili sembrerebbe verificarsi una contrazione delle disponibilità di full time e una leggera crescita delle disponibilità solo diurne. Ad un’analisi diacronica, le richieste delle famiglie dal 2010 al 2012 risultano in contrazione: nel SAF di Monza passano da 287 a 163, nel SAF di Desio passano da 121 a 102. Dal lato dell’offerta registriamo nel 2012 un numero complessivo di assistenti familiari disponibili negli elenchi degli sportelli SAF pari a 1.153. Il rapporto tra il numero di richieste familiari e il numero di badanti disponibili è di 1 a 3. Negli ultimi tre anni anche il numero di assistenti familiari diminuisce: dal 2010 al 2012 le badanti iscritte negli elenchi del SAF di Monza si sono dimezzate, passando da 1.052 a 526; nel SAF di Vimercate da 102 a 60 e nello sportello MELC da 138 a 135. Aumenta, per ragioni viste prima, il numero di donne italiane che si propongono in questo segmento del mercato del lavoro. Nel SAF di Monza e nel SAF di Carate le italiane rappresentavano nel 2012 circa il 9% delle iscritte all’elenco delle badanti disponibili, mentre nel SAF di Desio la percentuale era ancora più elevata (16,3%). Anche la quota di uomini aumenta: le percentuali registrate oscillano tra il 5 e il 10%. L’aumento della presenza maschile sta introducendo una certa concorrenza di genere che qualche anno fa era ritenuta del tutto improbabile. 10
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Interessante è analizzare gli esiti della mediazione svolta dagli sportelli esaminati, sapendo che essi hanno come principale obiettivo quello di far incontrare la domanda e l’offerta di assistenza nel minor tempo possibile e con la maggiore corrispondenza possibile tra profilo della badante ed esigenze della famiglia. Dai dati raccolti il “tasso di matching” risulta contenuto, ma soddisfacente. Per la maggior parte degli sportelli esaminati la quota di famiglie che si è rivolta al servizio per reperire un’assistente familiare nel 2012 e che ha trovato la candidata idonea si aggira intorno al 40%. In alcuni casi è anche superiore, toccando la punta del 65%, laddove gli elenchi badanti risultano più frequentemente aggiornati. Ad una lettura diacronica risulta che i matching con esito positivo negli ultimi anni sono cresciuti in percentuale, evidenziando quindi un’accresciuta efficacia nell’implementazione degli interventi. Elenchi, non Albi professionali Nessuno degli Ambiti considerati ha istituito un Albo delle badanti, ma semplicemente sono stati predisposti degli elenchi sotto forma di banche dati informatizzate. La gestione delle banche dati consente di individuare velocemente i profili più idonei rispetto alle richieste delle famiglie. La consultazione della banca dati non è pubblica né accessibile on line, ma è riservata agli operatori degli sportelli. Le banche dati non comunicano tra loro. Il progetto ISLA ha rappresentato una novità per reperire disponibilità di lavoro e gestire i dati in un sistema finalmente integrato su base provinciale. I requisiti per accedervi sono standard e sono appiattiti sul livello normativo (maggior età, documenti di soggiorno in regola, assenza di condanne o di pendenze penali con l’autorità giudiziaria). Risulta inoltre necessario il domicilio collocato in uno dei Comuni dell’Ambito a cui appartiene lo sportello. Anche la conoscenza della lingua viene presa in considerazione da tutti gli sportelli, ma non è richiesta alcuna certificazione formale del livello di apprendimento. Non vi sono invece requisiti professionali vincolanti in termini di qualifiche o attestati che dimostrano la partecipazione a corsi di formazione in ambito socio-assistenziale. In alcuni sportelli abbiamo registrato l’obbligatorietà di vantare esperienze lavorative di cura pregresse dimostrate con referenze certe, certificate da attestazioni scritte o telefoniche. La qualifica professionale come ASA o OSS o la partecipazione a corsi di formazione per badanti possono tuttavia surrogare la presenza di esperienze lavorative pregresse, ma non sono vincolanti. Negli sportelli integrati con i Centri per l’Impiego, aperti a tutti i lavoratori, le badanti che si candidano vengono inserite nelle banche dati e nel caso di scarsa conoscenza del lavoro di cura vengono indirizzate su altre mansioni più attinenti al proprio profilo lavorativo. Verso un Elenco provinciale unificato Nell’indagine abbiamo verificato con gli operatori degli sportelli e con i referenti di Ambito l’ipotesi di istituire un Albo/Elenco provinciale unificato delle assistenti familiari, con l’intento di individuare delle linee guida da adottare allo scopo. Dalle opinioni raccolte emergono vantaggi e criticità nell’istituire un Elenco unificato. Tra i requisiti di accesso, oltre alla maggiore età e all’esclusione da ogni pendenza penale vengono riproposti altri requisiti più qualificanti, tra cui: - la certificazione della formazione professionale acquisita; - la certificazione di esperienze lavorative pregresse; - la conoscenza della lingua italiana. È opinione diffusa che un Elenco provinciale unificato con criteri di accesso più stringenti darebbe maggiori garanzie alle famiglie consentendo una scelta più centrata su un personale professionalmente selezionato. 11
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1. Un quadro sintetico della ricerca
Potrebbe inoltre rivelarsi una scelta virtuosa perché indurrebbe altre candidate ad iscriversi in un mercato più competitivo e professionalizzato con effetti positivi anche sull’emersione dell’irregolarità. La creazione di un Elenco provinciale unificato consentirebbe inoltre alle famiglie di poter contare da un lato su criteri di accesso e su standard di qualità uniformi e dall’altro su un’offerta più ampia che comprenderebbe le disponibilità registrate sull’intera Provincia di Monza e della Brianza. Da quanto espresso dagli operatori, l’accesso all’Elenco provinciale unificato potrebbe avere un doppio binario: l’accesso potrebbe avvenire sia direttamente con una consultazione autonoma e on line da parte delle famiglie, sia garantendo la presenza di uno sportello accessibile in ciascun Ambito con la funzione di accompagnare le famiglie nella scelta ed interpretare al meglio i bisogni del territorio. Si intravedono anche alcune criticità nell’adozione di un Albo/Elenco unificato. In primo luogo viene rilevata una criticità nell’estrema variabilità temporale e spaziale delle badanti (molte non sono più disponibili perché già assunte da altre famiglie, o si trasferiscono altrove con una forte mobilità) che richiede una capacità di aggiornamento degli elenchi coordinato e tempestivo volto ad evitare il vuoto di informazioni. Essendo poi per la maggior parte extracomunitarie, si pone un problema di continuo aggiornamento del loro stato di soggiorno. Ciò comporta modalità di aggiornamento e di monitoraggio molto stringenti che richiederebbero ingenti risorse da mettere in campo, in un momento dove invece le risorse sono sempre più scarse e discontinue. Un’altra criticità paventata riguarda la possibilità che un Elenco provinciale unificato più stringente dal punto di vista dei requisiti di accesso aggraverebbe la dualità tra un mercato più selettivo e professionalizzato e un mercato caratterizzato da canali di reclutamento informali con minori garanzie di tutela e guidato esclusivamente da criteri di risparmio di tempo e di denaro. Una valutazione del Progetto I.S.L.A. Per ultimo il Rapporto di ricerca raccoglie alcune valutazioni che hanno fornito gli operatori e i referenti di Ambito intervistati sul Progetto I.S.L.A.. Con il progetto ISLA si è puntato essenzialmente su due obiettivi complementari: da un lato il servizio ha consentito con il sistema dotale di rafforzare i processi di accesso e di orientamento delle assistenti familiari garantendo maggiore attenzione alla fase di “profilazione” e di inquadramento delle competenze e dall’altro ha consentito alle famiglie di allargare il bacino di riferimento al livello provinciale, sulla base di un sistema integrato informatizzato con possibilità di accesso diretto da parte delle famiglie. Tra il 1° ottobre 2012 e il 30 settembre 2013 ben 238 assistenti familiari hanno beneficiato di doti servizi al lavoro. Di queste, nello stesso periodo, ne sono state assunte 91, quasi il 40% dei profili professionali messi in rete dal progetto I.S.L.A. Le famiglie della provincia di Monza e della Brianza che sono state supportate attraverso il progetto nella ricerca di un’assistente familiare sono 88. Le valutazioni espresse, come si vedrà nel cap. 7, sono sostanzialmente di apprezzamento del progetto soprattutto sul versante delle risorse aggiuntive messe in campo e sul versante della spinta data alla costruzione di un sistema di banche dati più integrato che consenta un accesso alle informazioni più rapido e tempestivo. Tra gli operatori intervistati si registra anche qualche criticità, tra cui quella più evidente: una mancata integrazione tra i servizi dei diversi sportelli, che hanno sì condiviso una banca dati su base provinciale per il reclutamento delle assistenti familiari, ma che non hanno subito alcuna contaminazione reciproca in grado di uniformare procedure e criteri di accesso. L’accompagnamento delle famiglie nei percorsi di ricerca è stato il più delle volte condotto come in precedenza, segnalando prioritariamente alle famiglie richiedenti le assistenti familiari già in elenco e registrate in precedenza, non necessariamente profilate attraverso la dote. 12
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2. Il disegno della ricerca
2. IL DISEGNO DELLA RICERCA 2.1. Obiettivi Obiettivo del presente lavoro è quello di fornire un quadro valutativo del progetto Immigrazione, Servizi in rete, Lavoro ed Assistenza (I.S.L.A.) che possa mettere in luce criticità, obiettivi raggiunti e soluzioni volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza della rete dei servizi. A tal fine sono state predisposte una serie di azioni, ciascuna delle quali volta a fornire e ad approfondire specifici elementi, utili a completare il quadro di riferimento. - Azione 1: Realizzazione di un cruscotto di indicatori socio-demografici, al fine di evidenziare da un lato la struttura socio-demografica della Provincia di Monza e della Brianza e dall’altro il quadro dell’offerta provinciale di servizi di cura a domicilio degli anziani. Qualsiasi valutazione dei servizi provinciali non può prescindere infatti da un’attenta analisi delle caratteristiche del territorio interessato e delle persone che vi risiedono, così come dei servizi che su di esso insistono. - Azione 2: Definizione del profilo degli sportelli badanti degli Ambiti di Carate Brianza, Desio, Monza, Seregno, Vimercate, al fine di fornire un quadro articolato su base provinciale dell’offerta di servizi di sportello dedicati all’incontro domanda-offerta di lavoro di cura, sotto il profilo organizzativo, gestionale, territoriale e di rispondenza ai bisogni espressi. - Azione 3: Definizione di un quadro sinottico degli elenchi/albi locali, al fine di realizzare uno studio comparativo degli elenchi delle assistenti familiari esistenti nel territorio di riferimento, facendo emergere diversità o similarità nei criteri e nei regolamenti di accesso. - Azione 4: Definizione di linee guida di un possibile Elenco/Albo provinciale delle badanti, sulla base delle informazioni acquisite nell’azione precedente. Obiettivo di tale azione è quello di riflettere sull’opportunità e sui vantaggi di giungere alla costituzione di un elenco/albo di assistenti familiari unico su scala provinciale ed eventualmente individuare un regolamento condiviso che ne normi l’accesso, precisando i criteri minimi comuni per l’iscrizione e gli aspetti da presidiare e monitorare. - Azione 5: Ascolto dei soggetti che richiedono o offrono assistenza domiciliare, al fine di ricostruirne percorsi, motivazioni personali e dinamiche, nel più generale intento di migliorare l’efficacia delle reti e dei servizi dedicati all’assistenza familiare.
2.2. Metodologia utilizzata Per ciascun’azione precedentemente definita, sono state utilizzate metodologie di indagine e strumenti di rilevazione differenti. •
L’analisi socio-demografica della popolazione è stata effettuata a partire dai dati Istat, riferiti al periodo 2002-2012. Ciò ha permesso di effettuare analisi sincroniche e diacroniche della popolazione residente in ciascun Ambito della Provincia nell’arco degli anni considerati. Per i Comuni di maggiori dimensioni (superiori ai 30.000 abitanti) sono state predisposte tabelle ad hoc. I dati più aggiornati resi disponibili dall’Istat si riferiscono al 1° gennaio 2012; in alcuni casi però, come nell’analisi dei bilanci demografici e dei saldi demografici e migratori, l’ultimo dato disponibile si riferisce al 31 dicembre 2010. Questo in quanto, in seguito al Censimento generale della Popolazione del 2011, vi è stato un ricalcalo della popolazione residente all’8 di ottobre e i bilanci disaggregati a livello comunale e provinciale non sono ancora stati resi disponibili. Dove ritenuto significativo ai fini di ulteriori comparazioni, i dati provinciali sono stati raffrontati con quelli afferenti ad altre aggregazioni territoriali di interesse, ovvero Provincia di Milano e Regione Lombardia. 13
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2. Il disegno della ricerca
Infine l’analisi è stata integrata con la previsione di scenari di crescita della popolazione locale per gli anni 2015 e 2020. Il capitolo demografico (Capitolo 3) è suddiviso in quattro parti principali, ciascuna delle quali rappresenta uno specifico focus d’analisi: nel primo paragrafo verrà illustrato il trend della popolazione e le dinamiche naturali e migratorie dei 5 Ambiti; il secondo paragrafo è dedicato all’analisi della struttura per età della popolazione; gli ultimi due paragrafi si focalizzano sui due target: gli anziani (e il loro rapporto demografico con le altre generazioni) e gli stranieri residenti nella Provincia, con un’attenzione particolare a trend delle presenze, aree di provenienza, composizione per genere. •
La mappatura dei servizi di cura domiciliare è stata effettuata tramite l’invio di schede di rilevazione ad hoc, appositamente predisposte, ai Responsabili di ciascun Ufficio di Piano. La scheda mirava a raccogliere, per ciascuna unità di offerta, i dati sul tipo di gestione, sull’utenza e sugli operatori impiegati nell’anno 2012. Vista le difficoltà manifestate dagli enti pubblici nel raccogliere e fornire i dati richiesti, perché non immediatamente disponibili e di non facile e tempestivo reperimento, si è deciso di limitare la mappatura dei servizi al solo numero di utenti. In caso di difficoltà a fornire il dato al 2012 è stato richiesto di trasmettere le informazioni più aggiornate disponibili. Parallelamente all’invio delle schede è stata effettuata una ricognizione delle informazioni disponibili sulle unità di offerta tramite la lettura dei Piani di Zona 2012-2014 di ciascun Ambito. Tale studio ha permesso di completare, ove possibile, le carenze informative. Il quadro provinciale che si ricava dalla lettura congiunta è riportato nel Capitolo 4.
•
La definizione del profilo degli sportelli badanti e del loro funzionamento e, più in generale, la valutazione di interventi e risultati posti in essere dal progetto Prisma-Isla è stata effettuata grazie ad interviste semi-strutturate face-to-face sia ai responsabili degli sportelli badanti sia ai referenti dei Piani di Zona dei cinque Ambiti della Provincia. In tale sede si è infatti ritenuto opportuno ascoltare la voce sia di chi, operando direttamente allo sportello ed essendo a diretto contatto con l’utenza, ha una visione completa ed aderente a quelle che sono le esigenze del territorio, sia di chi è chiamato a coordinare ed integrare le iniziative nel più ampio quadro della programmazione territoriale. In particolare, le interviste ai referenti dei Piani di Zona miravano a rilevare le criticità e le potenzialità del sistema degli sportelli badanti e la loro evoluzione nel tempo, nonché le opinioni su un eventuale Albo provinciale unico (vedi allegato II, pag. 108). Le interviste ai responsabili di sportello, hanno avuto un taglio più operativo volto ad approfondire principalmente cinque aspetti: soggetti titolari e soggetti attuatori; rete dei servizi e risorse locali coinvolte; servizi offerti; albo/registro delle Assistenti familiari; domanda e offerta di assistenza domiciliare, matching domanda/offerta di lavoro (vedi allegato I, pag. 106). In sede di intervista con i responsabili degli sportelli inoltre, sono stati raccolti tutti i documenti, le pubblicazioni, le elaborazioni statistiche e le banche dati eventualmente prodotte dagli sportelli negli anni, con riferimento alla domanda e all’offerta di cura e all’attività di matching; in questo modo si è potuto supportare ed integrare con dati quantitativo-statici le informazioni qualitative emerse durante i colloqui. Le interviste sono state effettuate tra giugno e luglio 2013; i risultati emersi sono illustrati nei Capitoli 5 e 7.
•
La definizione delle linee guida di un eventuale Albo/Elenco provinciale delle assistenti familiari è stata effettuata grazie all’analisi delle considerazioni dei referenti di Ambito e dei responsabili degli sportelli, sollecitati sul tema in sede di intervista. In particolare, gli spunti di riflessione proposti hanno riguardato i vantaggi e gli svantaggi dell’istituzione di un Albo provinciale unico, i criteri di idoneità e i requisiti di competenza delle candidate, le modalità di accesso e di audit, le 14
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2. Il disegno della ricerca
modalità di verifica e di aggiornamento dell’Elenco, l’accesso e la consultabilità delle informazioni. I risultati di quanto emerso sono riportati nel paragrafo 5.11 a pagina 69. •
-
La voce e le opinioni di chi si trova in condizioni di richiedere o di offrire servizi di assistenza domiciliare privata sono state raccolte grazie all’ascolto sia delle assistenti familiari beneficiarie della dote lavoro, sia delle famiglie che hanno assunto regolarmente delle assistenti familiari. L’ascolto è avvenuto ricorrendo ad una rilevazione campionaria tramite interviste telefoniche. Nello specifico sono state effettuate, tramite questionario strutturato, 30 interviste telefoniche ad assistenti familiari ed altrettante a nuclei familiari residenti nel territorio provinciale; gli intervistati sono stati reperiti grazie agli elenchi forniti dalla Provincia di Monza e della Brianza, tramite campionamento casuale. Le dimensioni indagate sono state diverse (vedi allegati III e IV, pag. 109 e 111). Per le badanti sono stati indagati i seguenti punti: motivazioni e aspirazioni personali, livello di preparazione e formazione professionale, servizi per il lavoro, contratto e condizioni di lavoro. Per le famiglie sono stati indagati i seguenti punti: valutazione dell’assistente familiare, servizi per il lavoro, contratto e condizioni di lavoro. Alcune domande sono state sottoposte in modo identico sia alle famiglie sia alle assistenti familiari, in modo da poter effettuare delle comparazioni tra punti di vista diversi. Le interviste sono state realizzate nel mese di ottobre 2013; i risultati sono esposti nel Capitolo 9.
15
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3. Analisi socio-demografica
3. ANALISI SOCIO-DEMOGRAFICA 3.1. Il trend e le dinamiche demografiche Al 1° gennaio 2012 in Provincia di Monza e della Brianza risiedono 840.358 cittadini, più o meno equamente distribuiti tra i 5 Ambiti che compongono la Provincia: ciascuno di essi infatti ospita circa un quinto della popolazione totale. L’ambito leggermente più popolato – nonostante comprenda solo otto Comuni - risulta essere Desio, con 192.421 abitanti (23% del totale provinciale), mentre Carate, con i suoi 148.333 abitanti (pari a poco meno del 18% della popolazione provinciale) risulta il meno popolato (Tab. 3.1 e Graf. 3.1). Tab. 3.1 - Popolazione residente per Ambito (1 gennaio 2012) Ambito
N. di comuni
Numero di abitanti
% sul totale provinciale
Carate
13
148.333
17,7
Desio
8
192.421
22,9
Monza
3
166.736
19,8
Seregno
9
156.843
18,7
Vimercate
22
176.025
20,9
Provincia MB
55
840.358
100,0
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Graf. 3.1 – Distribuzione popolazione per Ambito (1 gennaio 2012) Carate 18%
Vimercate 21%
Seregno 19%
Desio 22%
Monza 20% Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Nell’arco di dodici anni (dal 1° gennaio 2002 al 1°gennaio 2012) la popolazione della Provincia di Monza e della Brianza è aumentata di poco meno del 10%, corrispondente ad un incremento di 73.591 unità (Tab. 3.2) e ad un incremento medio annuo dell’1,1%. Nello stesso arco temporale la popolazione lombarda complessiva è aumentata del 7,4%. Entrando nel dettaglio dei singoli Ambiti territoriali, si nota che a fronte di incrementi della popolazione relativamente significativi, si va infatti dal 10% di Desio, fino al 12% circa di Carate e Seregno e al 13% di Vimercate, l’Ambito territoriale di Monza risulta aumentato di soli 2.260 abitanti in tre anni, pari ad un incremento inferiore all’1,5%. Come conseguenza di questo basso tasso di crescita, l’ambito di Monza, dal 2008 in poi, cede a quello di Vimercate il posto di secondo distretto più popoloso della Provincia. Tale risultato è influenzato sia dai bassi tassi di crescita 16
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3. Analisi socio-demografica
registrati a Villasanta e Brugherio (+5% circa in 10 anni), sia soprattutto dalla moderata crescita del Comune di Monza, come meglio si vedrà in seguito. Inoltre, mentre in tutti gli altri Distretti, la popolazione risulta in progressiva crescita negli anni – con gli aumenti più significativi registrati soprattutto nel primo quinquennio -, l’Ambito di Monza mostra un trend di relativa stabilità, caratterizzato anche da un lieve calo della popolazione tra il 2005 e il 2008 (Graf. 3.2). Per tutti e 5 gli Ambiti, dal 2009 in poi la popolazione sembra crescere ad un ritmo inferiore rispetto agli anni precedenti. Da sottolineare che la flessione generale rilevata tra 2011 e 2012 è effetto del 15° Censimento Generale della Popolazione e delle Abitazioni, in corrispondenza del quale, in data 9 ottobre 2011, è ripartito il calcolo della popolazione legale residente sul territorio, con conseguenze aggiornamento delle anagrafi comunali che hanno così provveduto alla cancellazione di molti cittadini che non risultano più residenti. Tab. 3.2- Trend della popolazione per Ambito e anno (al 1 gennaio) Ambito
2002
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Carate
132.443
142.475
144.723
146.254
147.624
149.344
Desio
174.415
186.818
189.813
192.693
194.210
Monza
164.476
167.696
167.177
167.941
Seregno
139.452
148.991
151.425
Vimercate
155.981
166.851
Provincia MB
766.767
812.831
Variazione 2002-2012 V.a.
%
148.333
+15.890
+12,0
195.899
192.421
+18.006
+10,3
168.194
169.786
166.736
+2.260
+1,4
153.847
155.773
157.484
156.843
+17.391
+12,5
169.633
172.613
174.910
177.123
176.025
+20.044
+12,9
822.771
833.348
840.711
849.636
840.358
+73.591
+9,6
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Graf. 3.2 – Trend demografico nei Distretti (anni 2002-2012) 200.000 190.000 180.000 170.000 160.000 150.000 140.000 130.000 120.000 2002
2003
2004 Carate
2005
2006
Desio
2007 Monza
2008
2009
Seregno
2010
2011
2012
Vimercate
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
La Tab. 3.3 riporta il trend della popolazione nei Comuni della Provincia superiori ai 30.000 abitanti: Monza è l’unico tra i grandi Comuni a registrare nel 2012 rispetto al 2002 una diminuzione del numero di abitanti (-176 unità pari a -0,15%); i Comuni di Limbiate e Brugherio mostrano un tasso di crescita inferiore rispetto alla media provinciale, mentre risultano in linea o 17
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3. Analisi socio-demografica
poco al di sopra i Comuni di Seregno, Cesano Maderno e Desio. Da evidenziare l’elevato tasso di crescita dei cittadini di Lissone che in 10 anni aumentano di oltre il 22%. Dal punto di vista assoluto è proprio il Comune di Lissone che contribuisce maggiormente alla crescita dei cittadini della Provincia (+7.717 abitanti), seguito da Desio (+5.269) e Seveso (+4.018). Da un punto di vista relativo invece, i Comuni che registrano nel decennio il maggior incremento percentuale sono Comuni con meno di 10.000 abitanti, ovvero: Roncello (+67,2%), Correzzana (+43,7%), Busnago (+40%), Ornago (+36,4%), Bernareggio, Misinto e Lesmo (+25% circa). Infine, oltre a Monza, gli altri Comuni nei quali si osserva una flessione del numero di residenti sono Vimercate (-0,9%), Carnate (-2,1%) e Vedano al Lambro (-3%). Tab. 3.3 – Trend della popolazione Comuni >30.000 abitanti per anno (al 1 gennaio) Comuni
Variazione 2002-2012
2002
2007
2008
2009
2010
2011
2012
V.a.
%
Brugherio
31.414
32.854
32.871
33.124
33.119
33.484
33.232
+1.818
+5,79
Cesano Maderno
33.133
35.384
36.006
36.579
36.889
37.291
36.937
+3.804
+11,48
Desio
35.073
38.259
39.023
39.831
40.312
40.661
40.342
+5.269
+15,02
Limbiate
31.523
33.415
33.868
34.415
34.630
35.168
33.876
+2.353
+7,46
Lissone
34.482
38.996
40.142
40.787
41.381
42.474
42.199
+7.717
+22,38
Monza
120.104
121.445
120.826
121.280
121.545
122.712
119.928
-176
-0,15
Seregno
39.171
41.143
41.742
42.444
42.818
43.163
43.013
+3.842
+9,81
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Graf. 3.3 – Trend demografico nei Comuni >30.000 abitanti (anni 2002-2012) 44.000 42.000 40.000 38.000 36.000 34.000 32.000 30.000 2002
2003
Brugherio Limbiate
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Cesano Maderno Lissone
2010
2011
2012
Desio Seregno
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
La Tab. 3.4 riporta infine le previsioni della popolazione residente nella Provincia di Monza e Brianza nel 2015 e nel 2020.
18
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3. Analisi socio-demografica
Ipotizzando che il tasso di crescita dell’8,3% previsto dall’Istat con scenario centrale per la regione Lombardia sia applicabile uniformemente su tutto il territorio, la Provincia di Monza e della Brianza potrebbe crescere di 118.322 unità nei prossimi 8 anni. Tab. 3.4 – Previsione popolazione residente per Ambito (anni 2012, 2015, 2020) Ambito
2012
2015
2020
Variazione assoluta 2012-2020
Carate
148.333
156.229
169.218
+20.885
Desio
192.421
202.664
219.514
+27.093
Monza
166.736
175.612
190.212
+23.476
Seregno
156.843
165.192
178.926
+22.083
Vimercate
176.025
185.395
200.809
+24.784
Provincia MB
840.358
885.093
958.680
+118.322
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
3.1.1. Movimenti naturali e migratori L’andamento della popolazione è determinato dai movimenti naturali (ossia il numero delle nascite e delle morti) e dai movimenti migratori (ossia le iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche). Per capire dunque quale di questi due fattori sia principalmente responsabile dell’aumento della popolazione provinciale nel decennio considerato, è necessario considerare il saldo naturale – la differenza tra il numero delle nascite e il numero dei decessi intercorsi in un ambito territoriale in un preciso arco di tempo – e il saldo migratorio – la differenza tra il numero di iscrizione all’anagrafe dovute ai nuovi arrivi e il numero di cancellazioni per trasferimento in un altro Comune nel medesimo arco temporale. Osservando i movimenti naturali intervenuti nella Provincia di Monza e della Brianza dal 2002 al 2010 (Tab. 3.5), notiamo che il saldo naturale permane sempre positivo, anche se nel 2010 risulta decisamente inferiore (1.539 unità), rispetto all’anno precedente (1.746). In particolare, rispetto al 2009, sono stati registrati 206 decessi in più, compensati da un solo nato in più. Ad incidere su questo decremento è la contrazione dei saldi naturali di tutti i Distretti della Provincia che registrano una variazione negativa rispetto all’anno precedente (nello specifico: -134 Vimercate, -76 Desio, -48 Carate, -5 Monza), eccezion fatta per l’Ambito di Seregno, il cui saldo naturale risulta aumentato di 56 unità. Da sottolineare come l’Ambito di Monza sia il solo a far registrare, in tutto il decennio, dei saldi naturali negativi negli anni 2009 e 2010. Per quanto riguarda i movimenti migratori (Tab. 3.5), nel 2010 si conferma un saldo positivo, pari a 7.386 nuovi residenti, superiore a quello dell’anno precedente di 1.769 unità. Il saldo migratorio risulta positivo in tutti e cinque gli Ambiti ed è superiore a quello del 2009 in tutti, ad eccezione, ancora una volta, di Seregno, che si contraddistingue ora per un decremento, rispetto all’anno precedente, di 271 unità. Mettendo a confronto movimenti naturali e migratori, si nota come l’aumento della popolazione negli ultimi nove anni considerati (pari a 82.869 unità) è dovuto soprattutto ai nuovi iscritti: il saldo naturale totale si assesta infatti sulle 14.902 unità, a fronte di un saldo migratorio quattro/cinque volte superiore e pari a 67.967 unità. La prevalenza dei nuovi iscritti sui nati è evidente in tutti gli ambiti provinciali, anche se con sfumature diverse: l’incidenza maggiore del saldo migratorio sul totale si rileva a Seregno (86%), mentre quella minore a Monza (73%).
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3. Analisi socio-demografica
Tab. 3.5 - Saldo naturale e migratorio per Ambito (anni 2002-2010) Ambito
Carate
Movimenti
2002
2003
2004
2005
2006
204 1.776 1.980
188 2.031 2.219
269 1.789 2.058
273 1.516 1.789
348 1.638 1.986
430
403
477
464
677
Saldo migratorio
1.646
2.749
2.037
1.511
2.009
Totale
2.076
3.152
2.514
1.975
2.686
194
126
375
226
265
Saldo migratorio
1.232
867
927
310
- 682
Totale
1.426
993
1.302
- 84
- 417
104
141
311
138
372
Saldo migratorio
1.025
1.427
2.078
1.881
2.062
Totale
1.129
1.568
2.389
2.019
2.434
391
237
507
477
389
Saldo migratorio
1.857
1.939
1.729
1.670
1.674
Totale
2.248
2.176
2.236
2.147
2.063
Saldo naturale
1.323
1.095
1.939
1.578
2.051
Saldo migratorio
7.536
9.013
8.560
6.268
6.701
Totale
8.859
10.108
10.499
7.846
8.752
2007
2008
2009
2010
432 1.816 2.248
268 1.263 1.531
308 1.062 1.370
260 1.460 1.720
Saldo naturale Saldo migratorio Totale Saldo naturale
Desio
Saldo naturale Monza
Saldo naturale Seregno
Saldo naturale Vimercate
Provincia MB
Ambito
Carate
Movimenti Saldo naturale Saldo migratorio Totale
Monza
Seregno
431
516
574
498
4.470
Saldo migratorio
2.364
943
1.191
17.014
Totale
2.995
2.880
1.517
1.689
21.484
Saldo naturale
224
97
45
-50
1.412
Saldo migratorio
743
667
298
1.642
3.898
Totale
519
764
253
1.592
5.310
Saldo naturale
366
323
336
392
2.483
Saldo migratorio
2.068
2.099
1.590
1.319
15.549
Totale
2.434
2.422
1.926
1.711
18.032
425
549
573
439
3.987
Saldo migratorio
2.357
2.431
1.724
1.774
17.155
Totale
2.782
2.980
2.297
2.213
21.142
Saldo naturale
1.878
1.753
1.746
1.539
14.902
Saldo migratorio
8.062
8.824
5.617
7.386
67.967
Totale
9.940
10.577
7.363
8.925
82.869
Saldo naturale Vimercate
Provincia MB
2.550 14.351 16.901
2.564
Saldo naturale Desio
Totale 2002-2012
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
20
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Graf. 3.4 - Movimenti naturali e movimenti migratori per Ambito (periodo 2002-2010) 20.000 17.155
17.014
18.000
15.549
16.000
14.351
14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000
4.470
3.987
3.898
2.550
2.483 1.412
2.000 0 Carate
Desio
Monza
Saldo naturale
Seregno
Vimercate
saldo migratorio
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Graf. 3.5 – Trend naturale e migratorio nella Provincia di MB (anni 2002-2010) 10.000 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 2002
2003
2004
2005 saldo naturale
2006
2007
2008
2009
2010
saldo migratorio
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
21
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Tab. 3.6 – La dinamica naturale e migratoria per Ambito (variazione %, anni 2002-2010) Variazione dovuta a movimenti naturali
Ambito
Variazione dovuta a movimenti migratori
Variazione complessiva
Carate
+1,93
+10,84
+12,76
Desio
+2,56
+9,75
+12,32
Monza
+0,86
+2,37
+3,23
Seregno
+1,78
+11,15
+12,93
Vimercate
+2,56
+11,00
+13,55
Provincia MB
+1,94
+8,86
+10,81
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
L’analisi del tasso di natalità mostra come, a livello provinciale, il numero dei nati ogni mille abitanti sia diminuito nel biennio 2009-2010 rispetto al 2008, anno in cui il tasso – rispetto al decennio considerato - registra il suo picco più alto. Il confronto con l’andamento di altre ripartizioni territoriali, mostra come il tasso di natalità provinciale sia, in tutti gli anni, superiore sia al tasso regionale che a quello della Provincia di Milano (Tab. 3.7). Tab. 3.7 - Tasso di natalità1 per Ambito (anni 2002-2010) Anno 2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Media ’09-‘10
Carate
9,81
9,84
10,03
10,22
10,38
10,92
10,34
10,17
10,24
10,21
Desio
9,91
10,05
9,79
10,17
10,83
9,72
10,47
10,35
10,19
10,27
Monza
9,59
9,54
10,22
9,69
9,59
9,51
9,62
8,57
9,07
8,82
Seregno
9,02
9,58
9,75
9,06
10,39
10,50
10,10
10,50
10,42
10,46
10,03
9,94
10,46
10,08
10,06
10,37
10,96
11,09
10,32
10,70
Provincia MB
9,69
9,80
10,05
9,86
10,26
10,17
10,31
10,14
10,04
10,09
Provincia Milano
9,63
9,64
10,03
9,81
9,94
9,97
10,02
9,85
9,01
9,77
Lombardia
9,55
9,54
9,97
9,80
10,01
10,04
10,18
10,10
9,13
10,00
Ambito
Vimercate
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
A livello dei singoli Ambiti distrettuali, si può osservare come Vimercate si mantenga quasi sempre al di sopra della media provinciale fino a raggiungere, nel 2009, il valore più alto registrato negli ambiti nel decennio (11,09). Anche Seregno, il cui tasso di natalità si mantiene piuttosto basso nella prima parte del decennio, raggiunge valori al di sopra della media provinciale nell’ultimo quinquennio considerato. Situazione opposta per il distretto di Monza, il cui tasso di natalità, quasi sempre sotto alla media provinciale dal 2002 al 2010, decresce ulteriormente negli ultimi anni, facendo registrare anche il valore più basso di tutta la Provincia nel 2009 (8,57). Infine, Carate e Desio mostrano un andamento altalenante nel numero di nati rispetto alla popolazione residente, ma risultano discostarsi poco dal trend generale. Anche osservando i valori dell’indice di fecondità totale 2011 – ovvero il numero medio di figli per donna - si osserva una situazione provinciale in linea con quella regionale (Tab. 3.8). Qui occorre però effettuare un distinguo per nazionalità della madre. Fermo restando che il numero medio di figli per donna è superiore tra le cittadine non italiane, l’indice di fecondità delle donne straniere residenti nella Provincia di Monza e della Brianza è tra i più bassi a livello regionale (terzo dopo gli indici di Milano e Cremona); viceversa, l’indice di fecondità delle cittadine italiane 1
Tasso di natalità: numero di nati ogni 1.000 residenti [n° di nati / totale della popolazione residente (calcolato come media tra la popolazione al 1°gennaio e la popolazione al 31 dicembre) * 1.000].
22
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
brianzole è tra i più alti a livello lombardo (secondo solo a quello registrato a Bergamo e Lecco e a pari merito con i valori di Varese e Brescia). Tab. 3.8 - Indice di fecondità generico2 per Provincia (Anno 2011) Provincia
Italiane
Straniere
Totale
Varese
1,31
2,28
1,45
Como
1,03
2,21
1,42
Sondrio
1,04
2,35
1,47
Milano
1,28
2,01
1,42
Bergamo
1,37
3,05
1,06
Brescia
1,31
2,54
1,59
Pavia
1,22
2,39
1,37
Cremona
1,02
2,02
1,04
Mantova
1,22
2,05
1,53
Lecco
1,39
2,27
1,53
Lodi
1,28
2,17
1,46
Monza e della Brianza
1,31
2,04
1,46
Lombardia
1,03
2,27
1,48
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Per quanto concerne invece il tasso di mortalità – ovvero il numero di decessi ogni mille abitanti – si osserva come, a livello provinciale sia sempre molto al di sotto della media regionale e della Provincia di Milano nell’arco temporale considerato; nonostante negli ultimi anni risulti in crescita rispetto al periodo 2004-2007 (Tab. 3.9). Tab. 3.9 - Tasso di mortalità3 per Ambito (anni 2002-2010) Anno 2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Media ’09-‘10
Carate
8,28
8,46
8,08
8,26
7,92
7,91
8,50
8,07
8,49
8,28
Desio
7,46
7,78
7,15
7,64
7,18
7,43
7,77
7,39
7,63
7,51
Monza
8,41
8,79
7,98
8,34
8,02
8,18
9,04
8,84
9,37
9,10
Ambito
Seregno
8,28
8,58
7,58
8,11
7,88
8,06
7,98
8,33
7,92
8,12
Vimercate
7,54
8,45
7,32
7,16
7,71
7,85
7,75
7,79
7,82
7,81
Provincia MB
7,97
8,40
7,60
7,88
7,72
7,87
8,19
8,06
8,22
8,14
Provincia Milano
9,14
9,32
8,60
8,75
8,62
8,52
9,02
8,79
9,01
8,90
Lombardia
9,42
9,79
8,86
9,07
8,92
8,91
9,26
9,15
9,13
9,14
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
A livello distrettuale si sottolinea come Desio e Vimercate siano gli unici due Ambiti in cui il tasso di mortalità risulta, in tutto il decennio considerato, sempre al di sotto della media provinciale, non toccando mai la soglia dell’8 per mille residenti (unica eccezione nel 2003 per Vimercate). Al contrario, Monza è il Distretto con il più alto tasso di mortalità provinciale dal 2002 al 2010, anno in cui registra il picco più alto: 9,37. Tale valore è presumibilmente riconducibile, 2
Indice di fecondità generico: numero di nati ogni 1.000 donne in età feconda [n° nati / n° donne tra 15 e 49 anni (calcolata come media tra le donne 15-49 anni al 1°gennaio e le donne 15-49 anni al 31 dicembre) * 1.000]. 3 Tasso di mortalità: numero di morti ogni 1.000 residenti [n° di morti/ totale della popolazione residente (calcolato come media tra la popolazione al 1° gennaio e la popolazione al 31 dicembre) * 1.000].
23
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
come meglio si vedrà in seguito, al maggior numero di anziani ivi residenti: solitamente, infatti, quanto più “vecchia” è la popolazione, tanto maggiore è il tasso di mortalità. Infine, la Tab. 3.10 riporta il numero di famiglie residenti in ciascun ambito distrettuale. Al 31 dicembre 2011 risiedevano in Provincia di Monza e della Brianza 358.769 famiglie: si va dalle 81.151 di Desio alle 62.603 di Carate Brianza. Il numero medio provinciale di componenti per famiglia è di 2,38, leggermente al di sopra della media regionale e milanese. Famiglie lievemente più piccole si registrano a Monza e lievemente più grandi a Seregno. Il numero di componenti del nucleo familiare è andato via via diminuendo nel corso degli anni. Le cause sono molteplici: il calo della fecondità, l’invecchiamento della popolazione e la vedovanza, l’instabilità matrimoniale e gli stranieri soli di prima immigrazione. Nel solo comune di Monza, ad esempio, a fine 2011, le famiglie con un solo componente sono il 35% (19.120) del totale - mentre 20 anni prima erano il 24% -; il 29,3% ha due componenti, il 17,9% ne ha tre, il 13,7% ne ha quattro e solo il 3,9% ha 5 o più componenti. Non solo crescono le persone sole, ma aumentano anche le coppie senza figli e le madri sole con figli; diminuisce invece il numero di coppie con figli4. Un altro dato interessante che emerge sempre dai dati elaborati dall’Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza è che nel 2011, nel capoluogo provinciale le famiglie con anziani sono di più rispetto a quelle con minori: 37,4% le prime, 23,9% le seconde. Inoltre, le famiglie di ultrasessantacinquenni soli raggiungono il 14,9% della popolazione, mentre le famiglie di tutti anziani sono il 26% del totale delle famiglie con anziani. Considerando il totale degli over 65enni, vive da solo il 14,7% degli uomini e il 38,1% delle donne5. Per quanto riguarda gli stranieri invece, i dati Statistici del Comune di Monza6 rilevano che le famiglie con almeno un componente straniero residente nel comune di Monza nel 2011 sono 6.727 - di cui 5.526 composte interamente da stranieri e 1.201 famiglie miste -, pari al 12,3% delle famiglie monzesi. Nel 2005 tale percentuale era pari al 7,3%. Le famiglie mononucleari straniere nel 2011 sono 2.638, pari al 39,2% delle famiglie straniere; nel 2005 era il 31%. La nazionalità che conta il maggior numero di famiglie monopersonali è quella ucraina (61,6% dei residenti). Tab. 3.10 – Numero di famiglie e numero medio componenti per Ambito (Anno 2011, v.a.) Ambito
N. di famiglie
Carate
62.603
N. medio componenti 2,41
Desio
81.151
2,37
Monza
74.419
2,30
Seregno
65.342
2,43
Vimercate
75.254
2,35
358.769
2,38
Provincia di Milano
1.501.725
2,01
Lombardia
4.364.713
2,21
Provincia MB
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
4
Fonte: “La famiglia a Monza”. Edizione 2012, Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza. Pagina 16. ://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/LA_FAMIGLIA_A_MONZA_2012.pdf 5 ibidem, pagina 18. 6 Fonte: “Stranieri a Monza”. Edizione 2011. Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza. http://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/STRANIERI_2012.pdf
24
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3. Analisi socio-demografica
3.2. La struttura per età della popolazione Al 1° gennaio 2012, il 14,6% dei residenti della Provincia è costituito da infra quindicenni (pari a 122.399 abitanti), il 65,5% dalla popolazione in età attiva (15-64 anni, pari a 550.791 abitanti) e il restante 19,9% da ultra sessantacinquenni (Tab. 3.11). Il distretto che vanta la maggior percentuale di minori di 15 anni è Vimercate (15%), mentre quello a più alta incidenza di popolazione anziana è Monza (quasi 23%). Desio si contraddistingue invece per la più elevata percentuale di residenti nella fascia centrale (66,3%). Tab. 3.11 - Popolazione residente per grandi classi di età per Ambito (1 gennaio 2012, v.a. e %)7 Ambito
0-14 anni V.a.
15-64 anni %
V.a.
%
65 anni e più V.a.
%
Totale V.a.
%
Carate
21.761
14,7
97.535
65,8
29.037
19,6
148.333
100,0
Desio
28.472
14,8
127.544
66,3
36.405
18,9
192.421
100,0
Monza
23.332
14,0
105.490
63,3
37.914
22,7
166.736
100,0
Seregno
22.504
14,3
103.908
66,2
30.431
19,4
156.843
100,0
Vimercate
26.330
15,0
116.314
66,1
33.381
19,0
176.025
100,0
Provincia MB
122.399
14,6
550.791
65,5
167.168
19,9
840.358
100,0
Provincia Mi
419.325
13,8
1.947.345
64,2
668.773
22,0
3.035.443
100,0
1.385.776
14,3
6.297.189
64,9
2.017.916
20,8
9.700.881
100,0
Lombardia
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Comparando i dati dei cinque Distretti con altre aggregazioni territoriali si osserva come, al 1° gennaio 2012, il peso della fascia anziana è inferiore a quello osservabile in Provincia di Milano e in Lombardia in tutti i Distretti ad eccezione dell’ambito di Monza; viceversa l’incidenza della popolazione attiva è superiore rispetto al valore della Provincia milanese e regionale in tutti gli ambiti distrettuali, eccezion fatta, ancora una volta, per l’ambito di Monza. Infine, la percentuale di 0-14enni è ovunque superiore o in linea alla relativa percentuale regionale e della Provincia di Milano. Il dato relativo all’età media della popolazione mostra come nel giro di un decennio l’età media della popolazione residente in Provincia di Monza e della Brianza sia aumentata di circa 2 anni, segnale di un progressivo fenomeno di invecchiamento della popolazione. Dalla Tab. 3.12 si osserva inoltre come Monza si riconfermi il Distretto più “vecchio” della Provincia, con un’età media, al 1° gennaio 2012, di 44,3 anni; mentre Desio risulta il distretto più “giovane” con un’età media pari a 42 anni circa, ovvero la stessa età che l’Ambito di Monza registrava nel 2002. Il dato di Monza inoltre è l’unico superiore sia alla media regionale sia a quella della Provincia milanese.
7
La discrepanza tra il totale dei residenti riportato nel capitolo 1 e quello riportato in questo capitolo è dovuta alla diversa fonte. I dati del capitolo precedente derivano dal Modello ISTAT P2 – Movimento e calcolo della popolazione residente; mentre i dati contenuti nel presente capitolo provengono dal Modello ISTAT POSAS – Popolazione residente per sesso, età e stato civile. Può accadere che il Modello ISTAT POSAS non conteggi i residenti di cui si ignora lo stato civile.
25
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Tab. 3.12 - Età media della popolazione residente (anni 2002, 2007, 2012) Ambito
2002
2007
2012
Carate
40,9
41,8
42,8
Desio
40,3
41,3
42,3
Monza
42,1
43,3
44,3
Seregno
41,0
41,9
42,7
Vimercate
40,6
41,6
42,4
Provincia MB
41,0
42,0
42,9
Provincia Milano
42,3
42,9
44,1
Lombardia
42,0
42,6
43,3
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Infine, il Graf. 3.6 evidenzia la diversa struttura per età della popolazione residente nella Provincia di Monza e Brianza a seconda del genere. In particolare, si può osservare come fino ai 65 anni circa il numero di donne e uomini residenti sia più o meno speculare, una volta entrati nella fase della vita che corrisponde alla vecchiaia invece, le donne prevalgono nettamente sugli uomini, a conferma del fatto che la vita media delle donne è più lunga rispetto a quella degli uomini. Graf. 3.6 - Popolazione residente in Provincia di MB per sesso ed età (1° gennaio 2012) 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 10.000
8.000
6.000
4.000
2.000 FEMMINE
0
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
MASCHI
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
26
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3. Analisi socio-demografica
3.3. Gli anziani In questo paragrafo ci si soffermeremo sulla composizione della popolazione anziana. L'analisi della consistenza e del trend relativo a questo particolare segmento di popolazione è particolarmente importante ai fini della ricerca e consente di fornire utili informazioni in vista della programmazione dei servizi e delle politiche sociali. Tab. 3.13 - Anziani residenti con 65 anni e più per Ambito e anno (1 gennaio) Variazione 02-12
Ambito
2002
2007
2012
Carate
21.943
26.275
29.037
+7.094
+32,3
Desio
27.091
32.989
36.405
+9.314
+34,4
V.a.
%
Monza
29.616
35.174
37.914
+8.298
+28,0
Seregno
23.081
27.485
30.431
+7.350
+31,8
Vimercate
24.350
29.542
33.381
+9.031
+37,1
126.081
151.465
167.168
+41.087
+32,6
Provincia MB
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Innanzitutto si può osservare (Tab. 3.13) come gli ultra 65enni nella Provincia siano in costante crescita e abbiamo raggiunto, ad inizio 2012, le 167.168 unità, con un aumento del 32,6% rispetto a 10 anni prima (pari a 41.087 anziani in più). Tale crescita percentuale della popolazione anziana provinciale risulta quasi tripla rispetto a quella registrata a livello della popolazione complessiva (+9,6%). Nella Provincia monzese l’aumento del numero di anziani è stato maggiore rispetto al contesto regionale in cui è inserita: nello stesso arco temporale infatti gli anziani in Lombardia sono aumentati del 22,6%. In particolare l’aumento è stato molto più accentuato nel primo quinquennio (+20,1% dal 2002 al 2007), per poi rallentare notevolmente nel secondo (+10,4% dal 2007 al 2012). Il Distretto che registra il maggior aumento percentuale di anziani è quello del vimercatese (+37,1%), mentre l’aumento minore, al di sotto del dato provinciale, si osserva nell’ambito di Monza. Inoltre, a livello provinciale, più della metà degli anziani è costituito da donne (57%). In generale, responsabili di questa crescita sono soprattutto i “grandi anziani” – sopra agli 80 anni – che nell’arco di un decennio aumentano di quasi il 74% (Tab. 3.14). Il maggior incremento percentuale di ultra 80enni è rilevabile nel distretto di Desio (+82%). Tab. 3.14 - Anziani residenti con 80 anni e più per Ambito e anno (1 gennaio) Ambito
2002
2007
2012
Carate
4.433
5.932
Desio
4.955
Monza Seregno Vimercate Provincia MB
Variazione 02-12 V.a.
%
7.674
3.241
73,1
6.857
9.018
4.063
82,0
6.085
8.174
10.296
4.211
69,2
4.564
6.043
8.016
3.452
75,6
4.972
6.681
8.448
3.476
69,9
25.009
33.687
43.452
18.443
73,7
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Scomponendo ulteriormente la popolazione anziana in tre differenti fasce di età – giovani anziani, anziani e grandi anziani – si osserva come l’incremento della popolazione tra i 65 e i 74 anni nel decennio oscilla tra il 12,2% di Monza e il 26,6% di Vimercate; incrementi notevolmente 27
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
inferiori rispetto a quelli che caratterizzano gli anziani tra i 75 e gli 84 anni e gli ultra 85enni (54%56% circa). In particolare, si osserva che nel Distretto di Desio e Seregno è la fascia anziana centrale ad incrementare maggiormente, mentre nel vimercatese e nel caratese l’incremento interessa maggiormente gli over 84. Nel monzese l’incremento interessa entrambe le fasce nella stessa misura (Tab. 3.15). Tab. 3.15 - Anziani per classe di età per Ambito (1 gennaio 2012) e variazione % 2002-2012 Ambito Carate
2012 65-74 anni 15.403
Variazione % 02-12
75-84 anni 85 anni e più 65-74 anni 75-84 anni 85 anni e più 10.235 3.399 +17,9 +52,2 +58,0
Desio
19.751
12.868
3.786
+17,2
+65,1
+54,9
Monza
19.778
13.525
4.611
+12,2
+51,1
+51,9
Seregno
16.058
10.991
3.382
+14,4
+61,5
+50,8
Vimercate
18.302
11.298
3.781
+26,6
+51,1
+56,0
Provincia MB
89.292
58.917
18.959
+17,4
+56,1
+54,2
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Infine, il Graf. 3.7 mostra l’incidenza di ciascuna delle 3 coorti di età sul totale della popolazione anziana: risulta evidente come, nel corso del decennio considerato, l’incidenza degli under 74enni si riduca in favore della coorte centrale e degli ultra84enni. Graf. 3.7 – Anziani in Provincia di MB per classe d’età e anno (1 gennaio) 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0
9,8
9,1
11,3
29,9
33,2
35,2
60,3
57,7
53,4
2002 65-74 anni
2007 75-84 anni
2012 85 anni e più
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Soffermandosi sui Comuni con più di 30.000 abitanti, si osserva come essi contribuiscano alla crescita complessiva della popolazione anziana con 16.323 anziani in più (Tab. 3.16). Gli incrementi percentuali del decennio però variano molto da Comune a Comune: l’incremento risulta particolarmente accentuato a Brugherio (+41,5% pari a 2.002 anziani residenti in più) e più attenuato a Monza (+24,4%). Concentrandosi solo sugli over 80enni spicca invece Limbiate: qui i grandi anziani quasi raddoppiano nell’arco di dieci anni (Tab. 3.17).
28
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Tab. 3.16 - Anziani residenti con 65 anni e più nei Comuni >30.000 abitanti per anno (1 gennaio) Comune
2002
2007
2012
Variazione 02-12 V.a.
%
Brugherio
4.825
6.071
6.827
+2.002
+41,5
Cesano Maderno
5.435
6.451
6.996
+1.561
+28,7
Desio
5.754
6.929
7.580
+1.826
+31,7
Limbiate
4.822
5.845
6.400
+1.578
+32,7
Lissone
5.698
6.878
7.569
+1.871
+32,8
Monza
22.621
26.468
28.146
+5.525
+24,4
Seregno
6.888
8.200
8.848
+1.960
+28,5
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Tab. 3.17 - Anziani residenti con 80 anni e più nei Comuni >30.000 abitanti per anno (1 gennaio) Comune
2002
Brugherio
941
Cesano Maderno
2007
2012
1.265
1.648
Variazione 02-12 V.a. +707
% +75,1
953
1.299
1.792
+839
+88,0
1.123
1.543
1.950
+827
+73,6
781
1.141
1.530
+749
+95,9
Lissone
1.131
1.516
2.032
+901
+79,7
Monza
4.727
6.309
7.828
+3.101
+65,6
Seregno
1.383
1.833
2.411
+1.028
+74,3
Desio Limbiate
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
La popolazione anziana risulta in crescita non solo in termini assoluti, ma anche relativi rispetto cioè al totale dei residenti: l’indice di invecchiamento passa infatti da poco più del 16% nel 2002 a quasi il 20% nel 2012, con rilevanti differenze per genere, 17,3% per gli uomini, 22,3% per le donne, e territoriali: si va dal 18,9% di Desio al 22,7% di Monza. Nel monzese in particolare, l’incidenza degli anziani sul totale della popolazione è aumentata di quasi 5 punti percentuali. Solo l’ambito di Monza risulta quindi superare il dato regionale e della Provincia di Milano sia nel 2007 che nel 2012 (Tab. 3.18). Tab. 3.18 - Indice di invecchiamento8 della popolazione per Ambito e anno (1 gennaio) Ambito
2002
2007
2012
Carate
16,6
18,4
19,6
Desio
15,5
17,7
18,9
Monza
18,0
21,0
22,7
Seregno
16,6
18,4
19,4
Vimercate
15,6
17,7
19,0
Provincia MB
16,4
18,6
19,9
Provincia Mi
18,22
20,08
22,0
Lombardia
18,28
19,70
20,8
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
8
Indice di invecchiamento: percentuale di over 64 sul totale della popolazione [over64 / totale della popolazione residente *100].
29
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Rapportando invece la popolazione con più di 64 anni ai residenti con meno di 15 anni (indice di vecchiaia), si nota come vi sia un disequilibrio tra popolazione anziana e giovane: al 1° gennaio 2012 infatti, nell’intera Provincia di Monza e della Brianza, si contano quasi 137 anziani ogni 100 minori di 15 anni (in aumento di circa 18 unità in 10 anni). Decisamente più basso del valore provinciale il dato di Desio (127,9), mentre molto più elevato quello di Monza (162,5), unico distretto a superare il dato medio regionale e della Provincia milanese (Tab. 3.19). Il distretto di Monza vede quindi una crescita della popolazione generale e degli anziani più attenuata rispetto agli altri distretti, ma un incremento dell’incidenza della popolazione anziana sul totale e sulle nuove generazioni. Ciò è spiegabile dall’espulsione delle coppie giovani, con figli minori, dal Comune di Monza verso aree periferiche il cui il mercato immobiliare risulta probabilmente più accessibile. Tab. 3.19 - Indice di vecchiaia9 per Ambito e anno (1 gennaio) Ambito
2002
2007
2012
Carate
119,0
128,4
133,4
Desio
109,4
122,0
127,9
Monza
138,4
154,3
162,5
Seregno
123,3
134,8
135,2
Vimercate
110,0
122,5
126,8
Provincia MB
119,5
131,9
136,6
Provincia Mi
143,85
149,35
159,5
Lombardia
137,98
143,08
145,6
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Tale ipotesi è spiegata ulteriormente dall’indice di dipendenza totale, che mette in relazione la popolazione non ancora o non più attiva nel mercato del lavoro, con la popolazione attiva (Tab. 3.20). Si nota infatti come il distretto di Monza, che già nel 2002 registrava un valore più alto rispetto agli altri Ambiti, vede aumentare ulteriormente nel 2012 il divario con gli altri territori. Il processo di invecchiamento risulta quindi fortemente accentuato dall’uscita della popolazione giovane dal territorio, aumentando così l’incidenza degli anziani. Tab. 3.20 - Indice di dipendenza totale10 per Ambito e anno (1 gennaio) Ambito
2002
2007
2012
Carate
43,9
48,8
52,1
Desio
42,3
47,4
50,9
Monza
45,0
52,8
58,1
Seregno
42,8
47,3
50,9
Vimercate
42,5
47,4
51,3
Provincia MB
43,3
48,7
52,6
Provincia Mi
44,91
50,43
55,9
Lombardia
45,83
50,31
54,1
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
9
Indice di vecchiaia: rapporto tra la popolazione residente over 64enni e la popolazione residente minore di 15 anni [over64 / 0-14 anni *100] 10 Indice di dipendenza totale: rapporto tra la somma della popolazione residente over 65enni e la popolazione residente minore di 14 anni e la popolazione attiva [(over64 + 0-14) / 15-64 *100].
30
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Infine, in merito allo stato civile della popolazione anziana residente nella Provincia di Monza e Brianza al 1° gennaio 2012, si osserva come oltre il 60% sia coniugato/a e meno del 30% sia vedovo/a (Tab. 3.21). Considerando anche la variabile di genere, si notano però importanti differenze tra uomini e donne: a fronte di un 10,8% di anziani vedovi, si ha il 43,6% di anziane vedove. Ovviamente tale condizione varia enormemente anche al variare dell’età: dopo gli 85 anni infatti la situazione si capovolge e quasi due terzi degli over 85enni è vedovo/a, anche qui con evidenti differenze per genere: tra le over 85 il 79,3% è vedova, tra i coetanei uomini la percentuale è pari al 31,7%. Considerando infine celibi/nubili, divorziati/e e vedovi/e, circa il 75% della popolazione anziana sopra gli 85 anni è sola. In particolare le donne sole sono il 90%, mentre gli uomini il 35,8%. Da questi dati si evince dunque che gli uomini, che vivono mediamente meno rispetto alle donne, passano più spesso gli anni finale della propria vita in coppia, mentre le donne, che vivono mediamente di più degli uomini, concludono da sole l’ultima fase dell’esistenza. Tab. 3.21 – Anziani per fascia di età e stato civile in Provincia di MB (anno 2012, %) Celibe/nubile 6,3 7,4 8,3 6,9
Coorte d’età 65-74 anni 75-84 anni 85 e più Totale
Coniugato/a 76,0 54,6 25,5 62,0
Divorziato/a 1,9 0,8 0,5 1,4
Vedovo/a 15,8 37,2 65,7 29,7
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
3.4. Gli stranieri 3.4.1. Il trend e le dinamiche demografiche La consistente presenza di cittadini stranieri ha inciso profondamente, nell’ultimo decennio, sulla conformazione demografica della Provincia monzese, influenzando in particolar modo la composizione per età e gli incrementi della popolazione, come meglio si vedrà in seguito. Gli stranieri residenti della Provincia di Monza e della Brianza sono, ad inizio 2012, 59.725, pari al 7,1% della popolazione, nel 2002 erano pari al 2,3% (Tab. 3.22). Il valore attuale risulta al di sotto sia del dato regionale che di quello della Provincia di Milano di circa 3-4 punti percentuali. Rilevanti però le differenze tra Ambiti: mentre a Monza l’incidenza della popolazione straniera sul totale sfiora il 9%, a Seregno non raggiunge nemmeno il 6%. A livello comunale, i Comuni dove la presenza straniera supera il 9% del totale sono Monza, Carnate e Renate. La minor presenza straniera è invece rilevabile a Misinto e Lazzate (attorno al 2%). Tab. 3.22 - Stranieri residenti per Ambito (1 gennaio 2012) Ambito
Stranieri residenti
% stranieri sul totale della popolazione
Carate
9.016
6,1
Desio
14.029
7,3
Monza
14.841
8,9
Seregno
8.934
5,7
Vimercate
12.905
7,3
Provincia MB
59.725
7,1
Provincia Milano
324.749
10,7
Lombardia
952.295
9,8
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
31
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Al dato numerico sulla presenza degli stranieri regolarmente iscritti in anagrafiche, occorre aggiungere la quota di irregolari. Negli ultimi ventiquattro mesi si è registrata nella Provincia di Monza e della Brianza una netta diminuzione del numero di persone prive dell’autorizzazione alla permanenza in Italia rispetto agli anni precedenti: da più di 11mila al 1° luglio del 2006 – allorquando era irregolare quasi una persona su quattro – e ancora più di 9mila a metà 2009 sino a circa 6mila attualmente, con un tasso di irregolarità dell’8% sul totale degli stranieri presenti. A livello di singole cittadinanze la minima quota di persone prive di un valido titolo di soggiorno in Italia sul totale dei presenti si ritrova all’interno del gruppo ecuadoriano; quella massima tra ucraini, egiziani, senegalesi e moldavi11. Nell’ultimo decennio, gli stranieri residenti nella Provincia sono più che triplicati (+245,9% pari a 42.456 cittadini stranieri residenti in più), con un incremento medio annuo pari al 13,6% circa. Il ritmo di crescita è stato decisamente più sostenuto nel primo quinquennio (+134% dal 2002 al 2007) rispetto al secondo (+47,8% dal 2007 al 2012). In particolare gli incrementi percentuali maggiori si sono registrati nel 2003 (+33,2%) e nel 2004 (+24,2%), probabilmente in seguito agli effetti della regolarizzazione resa possibile dalle Legge Bossi-Fini12. Per quanto riguarda la composizione della popolazione straniera rispetto al genere, mentre nel 2002 vi era una sostanziale parità tra uomini e donne, al 1° gennaio 2012 le donne risultano prevalere leggermente sugli uomini (52,8% contro il 47,2%), ciò è dovuto al maggior incremento percentuale delle prime (+267,5%) rispetto ai secondi (+220,1%). Il Distretto di Monza, sebbene registri la più elevata presenza e incidenza di stranieri, nel decennio ha visto il minor – seppure elevato - incremento percentuale (+201,5%). Il più elevato incremento si rileva invece nel Distretto di Desio (+326,7%). Inoltre, Seregno e Carate, nonostante rimangano gli Ambiti con la più bassa presenza (sotto alle 10.000 unità) e incidenza di stranieri (circa 6% sul totale), evidenziano nel decennio un elevato incremento di questi ultimi (rispettivamente +264,1% e +261,8% circa). Questi differenti ritmi di crescita portano ad una modifica nella distribuzione percentuale dei residenti stranieri fra i diversi ambiti: nel 2012 infatti, rispetto a dieci anni prima, diminuisce la quota percentuale di stranieri residenti nei distretti di Monza (-4 punti percentuali) e Vimercate (-2 p.p.) a favore dei distretti di Carate, Desio e soprattutto Seregno (Graf. 3.8). Graf. 3.8 - Distribuzione percentuale residenti stranieri per Ambito, confronto 2002-2012
Seregno 15%
Vimercate 22% 24%
2012
14%
2002 Monza 29% 25%
14%
Carate 15%
Carate Desio Monza Seregno Vimercate
19% Desio 23%
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat 11
Fonte: Ismu. “L’immigrazione straniera nella Provincia di Monza e della Brianza”. Anno 2011. Pagg. 20-21. Legge 30 luglio 2002, n. 189, G.U. 26.08.2002. Modifica al Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (D.Lgs. 25.07.1998, n.286). 12
32
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Graf. 3.9 - Percentuale di stranieri sul totale della popolazione per Ambito e anno (1 gennaio) 10,0 8,9
9,0 8,0
7,3
7,3
7,0
6,4
6,1
5,7
6,0
5,2
5,0
5,0
4,3 3,0
2,6
3,0 2,0
5,0
3,8
4,0 1,9
7,1
1,9
2,3
1,8
1,0
2002
To ta le
Vi m
Se
er
re g
ca te
no
za M on
sio De
Ca r
at e
0,0
2007
2012
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Graf. 3.10 – Trend demografico popolazione straniera per Ambito (anni 2002-2012) 17.000 16.000 15.000 14.000 13.000 12.000 11.000 10.000 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 2002
2003
2004 Carate
2005
2006
Desio
2007
2008
Monza
2009
2010
Seregno
2011
2012
Vimercate
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
33
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Tab. 3.23 - Variazione 2002-2012 popolazione italiana e straniera per Ambito Ambito
Variazione stranieri 2002-2012 V.a. %
Variazione italiani 2002-2012 V.a. %
Variazione totale (%)
Variazione dovuta a italiani (%)
Variazione dovuta a straneri (%)
Carate
9.366
+7,2
6.524
+261,8
+12,0
+7,1
+4,9
Desio
7.265
+4,2
10.741
+326,7
+10,3
+4,2
+6,2
Monza
-7.658
-4,8
9.918
+201,5
+1,4
- 4,7
+6,0
Seregno
10.911
+8,0
6.480
+264,1
+12,5
+7,8
+4,6
Vimercate
11.251
+7,4
8.793
+213,8
+12,9
+7,2
+5,6
Provincia MB
31.135
+4,2
42.456
+245,9
+9,6
+4,1
+5,5
Lombardia
41.276
+0,5
626.003
+191,8
+7,4
+0,5
+6,4
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
La Tab. 3.23 mette a confronto l’aumento della popolazione italiana con quella straniera nel decennio. A livello provinciale si evidenzia come, dal 2002 ad oggi, la popolazione straniera sia cresciuta più di quella italiana non solo in termini relativi, ma anche in valori assoluti: +42.456 nuovi residenti pari a +245,9% per i primi e +31.135 unità pari al +4.2% per i secondi. Ciò significa che oltre la metà dell’incremento percentuale totale della popolazione, pari al 9,6%, è imputabile alla crescita dei cittadini non italiani. In particolare, tale situazione si verifica nel distretto di Desio e soprattutto in quello di Monza: qui, addirittura, la popolazione italiana risulta in forte decrescita ed è solo grazie all’aumento della popolazione straniera che il trend distrettuale totale si mantiene positivo. Questo spiega perché, nonostante la popolazione straniera nel distretto di Monza sia cresciuta meno rispetto agli altri contesti, la sua incidenza sul totale della popolazione cresce più che altrove. Nei distretti di Carate, Vimercate e soprattutto Seregno, la crescita della popolazione italiana invece continua a prevalere sia in termini relativi che assoluti, rispetto a quella straniera, sulla variazione totale. Tab. 3.24 - Trend demografico degli stranieri residenti per Ambito e anno (1 gennaio) Ambito
2002
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Variazione 2002-2012 V.a.
%
Carate
2.492
6.131
7.166
7.969
8.627
9.531
9.016
+6.524
+261,8
Desio
3.288
9.325
11.220
13.058
14.178
15.575
14.029
+10.741
+326,7
Monza
4.923
10.650
11.586
13.038
14.176
16.095
14.841
+9.918
+201,5
Seregno
2.454
5.711
6.602
7.421
8.248
9.288
8.934
+6.480
+264,1
Vimercate
4.112
8.595
9.963
11.373
12.441
13.711
12.905
+8.793
+213,8
17.269
40.412
46.537
52.859
57.670
64.200
59.725
+42.456
+245,9
326.292
728.647
815.335
904.816
982.225
917.714
952.295 +626.003
+191,8
Provincia MB Lombardia
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Soffermandosi sui Comuni di grandi dimensioni (Tab. 3.25) osserviamo andamenti molto diversificati. Il maggior incremento percentuale di stranieri, dal 2002 al 2012, si osserva nel Comune di Cesano Maderno, dove la popolazione è quasi quintuplicata nel decennio (+413,9%). Anche a Limbiate, facente parte dello stesso distretto di Cesano Maderno, la popolazione è aumenta di quasi 4 volte in 10 anni, con una variazione percentuale pari a +369,3%, valore al di sopra della media distrettuale (+326,7%). Anche nel comune di Lissone la popolazione straniera aumenta in percentuale maggiore rispetto alla media del proprio distretto (+394,8% a fronte del +261,8% del distretto di Carate); il Comune di Lissone inoltre, ospita da solo un terzo della popolazione straniera del distretto (nel 2002 ne accoglieva un quarto). Infine, i Comuni di Monza e 34
Centro Studi ALSPES per Provincia di Monza e della Brianza
3. Analisi socio-demografica
Brugherio, appartenenti allo stesso ambito territoriale, riconfermano il minor incremento percentuale del numero di stranieri nel loro territorio rispetto agli altri contesti (+205% circa, in linea con la media distrettuale). Tab. 3.25 - Trend demografico degli stranieri residenti nei Comuni >30.000 abitanti per anno (1 gennaio) Comune
Variazione 2002-2012
2002
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Brugherio
648
1.324
1.478
1.700
1.787
2.065
1.974
1.326
204,6
Cesano Maderno
591
2.144
2.558
2.937
3.130
3.334
3.037
2.446
413,9
Desio
836
1.844
2.270
2.609
2.931
3.244
3.139
2.303
275,5
Limbiate
625
2.094
2.504
2.888
3.150
3.558
2.933
2.308
369,3
Lissone
599
1.881
2.289
2.568
2.808
3.241
2.964
2.365
394,8
Monza
3.948
8.696
9.410
10.614
11.642
13.238
12.085
8.137
206,1
667
1.651
1.892
2.163
2.424
2.698
2.726
2.059
308,7
Seregno
V.a.
%
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Infine, analizzando i movimenti migratori della popolazione straniera, si evidenza come i nuovi iscritti siano sempre più del doppio dei cancellati e come tra i primi il numero di coloro che giunge in Brianza direttamente dal continente di origine sia in aumento sia in valori assoluti che relativi (Graf. 3.11). Il tasso migratorio risulta oscillare da un anno all’altro, in un trend generale che risulta però in diminuzione nel tempo: si passa da circa 116 stranieri ogni 1.000 residenti nel 2002, a 107 circa nel 2010 (Tab. 3.26). Tab. 3.26 - Dinamica migratoria della popolazione straniera per Ambito e anno (31 dicembre) Ambito
Saldo migratorio 2002
2006
Tasso migratorio 2010
2002
2006
2010
Carate
334
802
904
125,6
140,0
99,6
Desio
645
1.287
1.397
178,6
148,2
93,9
Monza
492
824
1.919
95,2
80,5
126,8
Seregno
269
664
1.040
103,9
123,4
118,6
Vimercate
398
1.028
1.270
92,3
127,2
97,1
2.138
4.605
6.530
116,6
120,8
107,2
52.215
62.763
82.222
148,2
90,0
80,3
Provincia MB Lombardia
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
35
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3. Analisi socio-demografica
Graf. 3.11 – Incidenza degli stranieri iscritti dall’estero sul totale iscritti in Provincia di MB (Anno 2010) 100%
80% 2030
5796 6065
60%
altri iscritti iscritti dall'estero
40%
20%
6651
1573
3928
2002
2006
0% 2010
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
3.4.2. Le aree geografiche e i Paesi di provenienza Considerando l’area geografica di provenienza dei residenti stranieri, al 1° gennaio 2010 (Tab. 3.27), a livello provinciale, la presenza più rilevante riguarda i cittadini provenienti dal continente africano, pari a 14.628 unità (22,8%), metà dei quali marocchini; seguono, a breve distanza, i cittadini provenienti da Paesi appartenenti al continente europeo, ma non facenti parte dell’U.E., pari a 12.977 individui (20,2%) in prevalenza albanesi (6.267) e ucraini (3.667); e i cittadini dell’Europa dell’Est entrati a far parte negli ultimi anni dell’Unione europea, pari a 12.775 residenti (20,2%), quasi esclusivamente rumeni (10.913 unità), seguiti da bulgari (972) e polacchi (600). Minore, ma comunque importante, la presenza di immigrati americani (11.030, pari al 17,2%), quasi esclusivamente provenienti da Centro e Sud America, in particolare da Ecuador (4.361) e Perù (3.342) e asiatici (10.520, pari al 16,4%; qui non vi è una nazionalità nettamente prevalente sulle altre). Esigua la presenza di cittadini comunitari, che si assesta al 3,5% (rappresentati per metà da francesi, tedeschi e spagnoli). Rispetto alla composizione regionale risultano essere sovrarappresentati i cittadini provenienti dai nuovi stati comunitari e i cittadini asiatici; vi è invece una sottorappresentanza di americani e africani. Tab. 3.27 – Stranieri residenti in Provincia di MB per area geografica di provenienza e anno (1 gennaio, v.a.) Area geografica
2003
2006
2010
Africa Altri Europa
7.710 5.017
11.458 8.006
14.628 12.977
America
4.342
6.888
11.030
Asia
4.326
6.879
10.520
UE (esclusa Europa 15)
2.512
5.077
12.775
Europa 15
1.931
2.085
2.248
Oceania
15
18
19
Apolide
2
1
3
25.855
40.412
64.200
Totale
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
36
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3. Analisi socio-demografica
Significative differenze sono riscontrabili a livello dei singoli Ambiti: nel caratese, nel vimercatese e nel distretto di Seregno prevalgono gli africani, mentre a Desio circa un quarto dei residenti stranieri proviene dai nuovi stati aderenti all’Ue (di questo 25%, il 90% è costituito da rumeni) e a Monza l’area geografica predominante è il Sud America (Tab. 3.28). Tra il 2003 e il 2010 infine, si è ridotto il numero di cittadinanze rappresentate nella Provincia: si è passati infatti dalle 190 del 2003 alle 152 del 2010. Tab. 3.28 – Stranieri residenti in Provincia MB per area geografica di provenienza al 1 gennaio 2010 (%) Ambito
13
Europa 15
UE 200414 2007
Altri 15 Europa
Africa
America
Asia
Totale %
V.a.
16
Carate
3,7
20,2
19,8
26,0
16,8
13,5
100,0
9.531
Desio
1,8
24,2
20,4
18,5
14,4
20,7
100,0
15.575
Monza
4,9
15,0
19,0
18,4
23,2
19,4
100,0
16.095
Seregno
2,7
17,6
22,5
25,1
12,1
20,0
100,0
9.288
Vimercate
4,2
22,1
20,2
29,0
16,9
7,5
100,0
13.711
Provincia MB
3,5
19,9
20,2
22,8
17,2
16,4
100,0
64.200
Lombardia
3,4
15,2
19,6
27,0
21,9
12,9
100,0
106.447
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Tab. 3.29 – Donne straniere residenti in Provincia di MB per area geografica di provenienza al 1 gennaio 2010 Area geografica
V.a.
% su tot. stranieri
Africa
5.771
39,5
Altri Europa
7.641
58,9
America
6.630
60,1
Asia
4.376
41,6
Europa al 2011
6.617
51,8
Europa a 15
1.387
61,7
32.437
50,5
Totale
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
13
Sono inclusi i 14 stati originari, fondatori o entrati a far parte dell’Unione Europea negli anni Novanta (Europa dei 15): Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Regno Unito, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia. 14 Sono inclusi gli stati entrati a far parte dell’Unione Europea nel primo decennio del Duemila, più precisamente tra il 2004 e il 2007 (Europa a 27 al netto dell’Europa a 15): Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria. 15 Sono inclusi: Albania, Andorra, Biellorussia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Islanda, Kosovo, Macedonia, Liechenstain, Moldavia, Principato di Monaco, Montenegro, Norvegia, Russia, San Marino, Serbia, Vaticano, Svizzera, Turchia, Ucraina. 16 Si segnalano inoltre, non presenti nelle percentuali in tabella, 3 residenti apolidi (2 nel Caratese e 1 nel Vimercatese) e 19 cittadini provenienti dall’Oceania (3 nel Distretto di Desio, 9 in quello di Monza, 1 in quello di Seregno e 6 nel vimercatese). In Lombardia invece sono presenti 417 stranieri proveniente dall’Oceania e 164 apolidi.
37
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3. Analisi socio-demografica
Graf. 3.12 – Stranieri residenti per area geografica di provenienza e anno (al 1 gennaio) 100% 90% 80% 70% 60%
19,4
19,8
20,2
7,5
5,2
3,5
9,7
12,6
19,9
16,7
17,0
50%
16,4
40%
16,8
17,0 17,2
30% 20% 10%
29,8
28,4
2003
2006
22,8
0% Africa Asia
2010 America Unione Europa al netto Europa 15
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Tab. 3.30 – Incremento (2003-2010) degli stranieri in Provincia di MB per area geografia di provenienza al 31 dicembre Area geografica
V.a.
%
Africa
+6.918
+89,7
Incremento % donne +112,7
Altri Europa
+7.960
+158,7
+208,1
America
+6.688
+154,0
+129,2
Asia
+6.194
+143,2
+144,7
+10.263
+408,6
+429,8
+317
+16,4
+16,8
+38.345
+148,3
+163,3
UE (escluso Europa a 15) Europa 15 Totale
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Guardando alle aree geografiche di provenienza, a livello provinciale, tra il 2003 e il 2010, risulta particolarmente consistente l’aumento dei cittadini provenienti dai Paesi neocomunitari (+408,6%) soprattutto per quanto riguarda la componente femminile (+429,8%), viceversa risulta essere sotto la media l’incremento dei cittadini africani e soprattutto dei cittadini provenienti dai Paesi dell’Europa a 15. Sopra la media invece, in particolar modo per quanto concerne le donne, l’aumento degli immigrati provenienti dai paesi non Ue (Tab. 3.30). In generale, questi diversi ritmi di crescita hanno portato, nel giro di alcuni anni, alla modifica dell’incidenza di ciascuna area geografica sul totale dei residenti stranieri in Provincia: aumenta infatti l’incidenza totale dei residenti provenienti dai nuovi paesi entrati nell’Ue, mentre diminuisce l’incidenza di residenti africani e del nucleo Ue originario. Inoltre, per tutte le aree geografiche considerate, l’incremento percentuale delle donne è sempre in linea, se non nettamente superiore, rispetto all’aumento maschile. Unica eccezione riguarda il Sud America dove l’incremento percentuale delle donne è inferiore rispetto a quello degli uomini. 38
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3. Analisi socio-demografica
Al 1 gennaio 2010, la presenza femminile risulta quasi perfettamente bilanciata con quella maschile, ma varia a seconda della macro-area di provenienza: le donne risultano prevalere tra gli immigrati europei e americani; risultano invece in minoranza tra africani e asiatici. Lo stesso accade a livello regionale. L’Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza, fornisce anche un breve quadro della situazione professionale delle donne provenienti dai Paesi a forte pressione migratoria (PFPM) e residenti nel Comune di Monza: le collaboratrici familiari costituiscono il 25,22%, le casalinghe il 25,03%, le badanti l’11,77%, le operaie l’8,12%. In totale le addette al welfare sono il 20%17. Passando al dettaglio delle singole nazionalità, la più rappresentata, al 1° gennaio 2010, è quella rumena che con le sue 10.913 presenze (pari al 17% circa degli stranieri), quasi sestuplicate rispetto al 2003 (+509,3%), supera Marocco, Albania ed Ecuador (prime tre nazionalità, nell’ordine, nel 2002), aumentate a ritmi più contenuti, seppur sempre elevati (rispettivamente +82,5%, +96,8% e +196,3). Anche i cittadini ucraini, al quinto posto per consistenza numerica, vedono aumentare le proprie presenze, rispetto al 2003, del 579%. Infine, rispetto al 2003, l’incremento più importante, anche se poco significativo in termini assoluti, ha riguardato la popolazione moldava che è passata da 150 a 1.386 residenti (+824%) (Tab. 3.31 e Tab. 3.32). Tab. 3.31 - Le maggiori comunità residenti in Provincia di MB al 1 gennaio 2010 Paese di origine Romania Marocco Albania Ecuador Ucraina Pakistan Perù Egitto Bangladesh Sri Lanka Senegal Cina Rep. Popolare Moldavia Tunisia Bulgaria Filippine Brasile Polonia Rep. Dominicana Altri Totale
V.a.
% su tot. stranieri
% di donne
10.913 7.248 6.267 4.361 3.667 3.496 3.342 2.451 1.969 1.742 1.475 1.460 1.386 1.078 972 894 849 600 579 9.451 64.200
17,0 11,3 9,8 6,8 5,7 5,4 5,2 3,8 3,1 2,7 2,3 2,3 2,2 1,7 1,5 1,4 1,3 0,9 0,9 14,7 100,0
49,6 42,0 45,6 57,1 77,5 32,8 57,9 32,3 36,0 43,2 29,2 50,7 70,1 33,1 51,7 59,6 70,9 76,7 62,3 58,1 50,5
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
17
Fonte: “Donne a Monza”. Edizione 2013, Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza. http://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/DONNE_MONZ A_2013.pdf.
39
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3. Analisi socio-demografica
Tab. 3.32 – Incremento (2003-2010) degli stranieri nella Provincia di MB per cittadinanza Paese d’origine
V.a.
Romania Marocco Albania Ecuador Ucraina Pakistan Perù Egitto Bangladesh Sri Lanka Senegal Cina Rep. Popolare Moldavia Tunisia Bulgaria Filippine Brasile Polonia Rep. Dominicana
+9.122 +3.277 +3.083 +2.889 +3.127 +2.234 +2.241 +1.456 +1.405 +1.074 +908 +673 +1.236 +454 +697 +439 +496 +413 +227
% +509,32 +82,52 +96,83 +196,26 +579,07 +177,02 +203,54 +146,33 +249,11 +160,78 +160,14 +85,51 +824,00 +72,76 +253,45 +96,48 +140,51 +220,86 +64,49
Incremento % donne +572,80 +114,73 +119,28 +169,30 +528,76 +255,11 +172,68 +178,52 +255,78 +153,54 +283,93 +90,72 +745,22 +128,85 +283,97 +89,68 +119,71 +208,72 +41,57
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
La comunità rumena rimane la più rappresentata in tutti e cinque i distretti provinciali, seppur con un’incidenza percentuale sul totale degli stranieri diversa: si va infatti dal 21,6% di Desio al 12,4% di Monza. Per quanto riguarda le altre nazionalità più rappresentate sono ravvisabili delle specificità a livello distrettuale. Si è già visto come a Desio la comunità rumena sia decisamente prevalente sulle altre; ad essa segue, a notevole distanza, la comunità pakistana (11,6% del totale). A Carate, Vimercate e Seregno, la comunità rumena è affiancata, per consistenza, alla comunità marocchina, seppure con percentuali diverse. A Seregno inoltre si sono insediati anche consistenti gruppi di pakistani. Monza risulta invece caratterizzata da un’eterogeneità di cittadinanze (127 cittadinanze diverse presenti) e dalla mancanza di un’etnia predominante sulle altre, tant’è che la prima comunità numericamente più rilevante, quella rumena, supera di poco il 12% così come la seconda comunità per numero di presenze, quella ecuadoregna, supera appena il 9% del totale. La comunità albanese, infine, risulta presente in maniera abbastanza consistente in tutti i distratti (si va dal 8% di Carate all’11 di Seregno e Vimercate) (Tab. 3.33).
40
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3. Analisi socio-demografica
Tab. 3.33 - Le 5 comunità maggiormente presenti al 1° gennaio 2010, per Ambito Carate Cittadinanza
Maschi
Desio
Femmine
Totale
% sul totale
Cittadinanza
Maschi
Femmine
Totale
% sul totale
Romania
791
817
1.608
16,9
Romania
1.738
1.633
3.371
21,6
Marocco
791
581
1.372
14,4
Pakistan
1.257
542
1.799
11,6
Albania
421
353
774
8,1
Albania
811
695
1.506
9,7
Ucraina
116
473
589
6,2
Marocco
820
492
1.312
8,4
Ecuador
252
300
552
5,8
Ecuador
447
543
990
6,4
Altri
2.206
2430
4.636
48,6
Altri
3.016
3.581
6.597
42,4
Totale
4.577
4.954
9.531
100,0
Totale
8.089
7.486
15.575
100,0
Monza Cittadinanza
Maschi
Seregno
Femmine
Totale
% sul totale
Cittadinanza
Maschi
Femmine
Totale
% sul totale
Romania
958
1.032
1.990
12,4
Marocco
809
560
1.369
14,7
Ecuador
630
861
1.491
9,3
Romania
656
709
1.365
14,7
Albania
773
621
1.394
8,7
Albania
565
477
1.042
11,2
Perù
540
774
1.314
8,2
Pakistan
647
352
999
10,8
Egitto
767
314
1.081
6,7
Ucraina
147
607
754
8,1
Altri
4.184
4.641
8.825
54,8
Altri
1.728
2.031
3.759
40,5
Totale
7.852
8.243
16.095
100,0
Totale
4.552
4.736
9.288
100,0
Vimercate Cittadinanza
Maschi
Femmine
Totale
Romania
1.354
1.225
2.579
18,8
Marocco
1.319
1.071
2.390
17,4
Albania
842
709
1.551
11,3
Ecuador
414
608
1.022
7,5
Perù
282
382
664
4,8
Altri
2.482
3.023
5.505
40,2
6.693
7.018
13.711
100,0
Totale
% sul totale
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Tab. 3.34 - Le comunità maggiormente presenti al 1° gennaio 2010, Comuni > 30.000 abitanti (v.a.) Cittadinanza
Brugherio
Cesano Maderno
Desio
Limbiate
Lissone
Monza
Seregno
Romania
343
472
766
609
554
1554
415
Albania
249
448
205
408
237
1077
137
Marocco
141
333
196
346
411
629
330
Pakistan
10
682
655
301
298
110
313
Ecuador
142
123
223
242
220
1144
80
Perù
165
116
127
141
152
1106
139
Ucraina
120
239
216
90
186
656
283
Altri
895
921
856
1.421
1.183
6.962
1.001
2.065
3.334
3.244
3.558
3.241
13.238
2.698
Totale
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
41
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3. Analisi socio-demografica
Soffermandosi sui comuni di maggiori dimensioni della Provincia (Tab. 3.34 e Tab. 3.35), si osserva come a Desio, la metà della popolazione straniera sia costituita da rumeni e pakistani, mentre le altre nazionalità non raggiungono la quota del 7%; a Cesano Maderno un quarto della popolazione straniera è costituita da pakistani; a Monza, la comunità rumena, pur essendo la più numerosa non raggiunge il 12% del totale. Tab. 3.35 - Le comunità maggiormente presenti al 1° gennaio 2010, Comuni > 30.000 abitanti (%) Brugherio
Cesano Maderno
Desio
Limbiate
Lissone
Monza
Seregno
Romania
16,6
14,2
23,6
17,1
17,1
11,7
15,4
Albania
12,1
13,4
6,3
11,5
7,3
8,1
5,1
Marocco
6,8
10,0
6,0
9,7
12,7
4,8
12,2
Pakistan
0,5
20,5
20,2
8,5
9,2
0,8
11,6
Ecuador
6,9
3,7
6,9
6,8
6,8
8,6
3,0
Perù
8,0
3,5
3,9
4,0
4,7
8,4
5,2
Ucraina
5,8
7,2
6,7
2,5
5,7
5,0
10,5
43,3
27,6
26,4
39,9
36,5
52,6
37,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Cittadinanza
Altri Totale
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Graf. 3.13 – Struttura per età dei residenti italiani e stranieri in Provincia di MB al 1 gennaio 2010 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 0
7
14
21
28
35 42 Stranieri
49 56 Italiani
63
70
77
84
91
98
Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Come già ricordato, la popolazione straniera si distingue generalmente da quella autoctona per la diversa struttura per età: infatti, gli immigrati risultano generalmente “più giovani”. Ciò è particolarmente evidente nel Graf. 3.13 che mette a confronto la composizione per età degli italiani con quella degli stranieri residenti nella Provincia di Monza e della Brianza: si può chiaramente notare l’elevata presenza di bambini fino ai 10 anni tra gli stranieri, nonché di giovani e giovani adulti tra i 18 e 45 anni. Dopo i 50 anni la popolazione straniera va lentamente a scemare fino quasi ad azzerarsi oltre i 70 anni.
42
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3. Analisi socio-demografica
Anche all’interno della popolazione straniera esistono però delle lievi differenze legate al genere nella struttura d’età. Le donne risultano prevalere, rispetto agli uomini, nella fascia di età tra i 20 e i 30 anni e oltre i 50 anni. Gli uomini invece spiccano nella fascia di età tra i 30 e i 45 anni. Graf. 3.14 – Struttura per età dei residenti stranieri maschi e femmine in Provincia di MB al 1 gennaio 2010 1.200 1.000 800 600 400 200 0 0
5
10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100 Femmine Maschi Fonte: Elaborazioni Centro Studi ALSPES su dati Istat
Infine, i dati statistici del Comune di Monza offrono un’interessante panoramica sulle professioni maggiormente diffuse tra gli stranieri provenienti dai Paesi a forte pressione migratoria residenti nei propri confini (Tab. 3.36), che potrebbero però essere generalizzate in quanto a trend generale, a tutta la Provincia monzese. Tab. 3.36 – Professioni dai PFPM, comune di Monza. Dichiarazioni anagrafiche (18+). Anno 2011 Uomini Professione
Donne %
Professione
2.051
41,1
Collab. familiare
1.256
24,2
Collab. familiare
343
6,9
Casalinga
1.214
23,4
Muratore
308
6,2
Badante
547
10,6
Studente
296
5,9
Operaia
385
7,4
Autista
187
3,7
Studente
301
5,8
Non dichiarato
134
2,7
Impiegata
130
2,5
Pizzaiolo
116
2,3
Non dichiarato
100
1,9
Artigiano
112
2,2
Infermiera
77
1,5
Magazziniere
81
1,6
Baby-sitter
63
1,2
Cuoco
68
1,4
Assist. anziani
56
1,1
Altro
1.293
25,9
Altro
1.053
20,3
Totale
4.989
100,0
Totale
5.182
100,0
Operaio
N. residenti
N. residenti
%
Fonte: Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza
La professione prevalente tra gli uomini è quella di operaio (41,1%), mentre le restanti sono mansioni residuali al di sotto del 7%. Da segnalare però che il secondo lavoro più diffuso, per quanto percentualmente esiguo, è quello del collaboratore familiare. Tra le donne invece prevalgono i lavori di assistenza e cura, complessivamente 37,1%, seguiti dall’attività di casalinga 43
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3. Analisi socio-demografica
(23,4%). Esistono però notevoli differenze a seconda della nazionalità (Tab. 3.37). Limitatamente alle principali nazionalità presenti nel Comune di Monza e al genere femminile, si osserva come le cittadine ucraine siano quelle maggiormente impiegate come collaboratrici familiari (39,9% sul totale) e come badanti (32,7%). Seguono le peruviane e le ecuadoriane; minore l’impiego nei lavori di cura delle rumene e decisamente ridotto quello di marocchine e albanesi (oltre la metà dichiarano di essere casalinghe). Tab. 3.37 – Collaboratrici familiari e badanti per nazionalità, comune di Monza (%). Anno 2011 Nazionalità
Collaboratrici familiari
Badanti
Ucraina
39,9
32,7
Perù
33,3
13,6
Ecuador
31,6
16,5
Romania
18,9
12,5
Marocco
8,4
4,2
Albania
6,2
1,3
Fonte: Elaborazioni Centro Studi Alspes su dati Ufficio Statistica e Studi Comune di Monza
44
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4. L’offerta di domiciliarità
4. L’OFFERTA DI DOMICILIARITÀ 4.1. L’invecchiamento della popolazione Il generale aumento del numero di anziani a livello nazionale è dovuto non solo al calo delle nascite, ma anche al progressivo allungarsi della vita media degli individui, reso possibile da molteplici fattori, tra i quali i progressi della scienza e la maggior prevenzione, accompagnati ad una maggiore attenzione verso la pratica di attività fisiche e una corretta alimentazione. Secondo le stime Istat per il 2011, le speranze di vita alla nascita in Italia sono di 79,4 anni per gli uomini e di 84,5 anni per le donne; rispetto a 10 anni prima si è assistito ad un incremento di 3 anni per gli uomini e di 2 anni per le donne. Nella Provincia di Monza e della Brianza, in particolare, nel 2010 la speranza di vita alla nascita è di 80,1 anni per gli uomini e di 85,1 anni per le donne18. Dietro a queste medie numeriche si nasconde però una realtà più eterogenea e complessa, composta da modi di invecchiare diversi da individuo a individuo. Se è vero che essere anziani non significa automaticamente essere disabili o malati, è altrettanto vero che la probabilità di non essere autonomi nella vita quotidiana aumenta, al pari del bisogno di cure, al crescere dell’età anagrafica. Il modello di Cape del 1984 ben evidenzia questa pluralità di forme di vecchiaia (Graf. 4.1). Graf. 4.1 – Prestazione funzionale degli individui per età
Fonte: R. Cape et al., Fundamentals of Geriatric Medicine, 1984
L’area grigia del grafico mostra il range di valori che può assumere la prestazione funzionale degli individui per età. Il massimo della prestazione si raggiunge tra i 25 e i 30 anni; passata questa soglia generazionale, si assiste non solo ad una diminuzione del valore della prestazione funzionale, ma anche ad un contemporaneo aumento della forbice che indica la variabilità di situazioni riscontrabili in ogni coorte di età. Ciò significa che accanto ad anziani ancora in grado di provvedere autonomamente a se stessi, con un valore dell’indice pari o vicino a 1, vi sono anziani in condizioni di parziale o totale non autosufficienza. Più aumenta l’età degli individui più l’eterogeneità delle condizioni aumenta. Se è infatti vero che essere anziani non significa 18
Fonte: Notiziario Statistico n.3 del 2013, Comune di Monza: http://www.comune.monza.it/export/sites/default/portale/DOCUMENTI/viveremonza/dati_statistici/NOTIZIARIO_3_ 2013_VITA_MEDIA_BRIANZA.pdf.
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4. L’offerta di domiciliarità
automaticamente essere malati o essere disabili, è altrettanto vero che le probabilità di non essere autonomi nella vita quotidiana aumentano, al pari del bisogno di cure, in maniera significativa al crescere dell’età anagrafica. Ci si trova quindi di fronte ad un ventaglio di bisogni variegati, che sfoceranno inevitabilmente in richieste di prestazioni assistenziali di natura molto diversa tra loro. Esistono inoltre importanti differenze legate al sesso. “Grazie all’aumento della speranza di vita le donne affrontano la fase anziana dell’esistenza in condizioni di salute migliorate rispetto al passato, ma a fronte di una vita media che è di sei anni maggiore, per le donne la porzione di vita afflitta da malattie invalidanti è superiore a quella degli uomini. A 65 anni un uomo può aspettarsi di vivere con disabilità 3,5 anni dei 18,4 che complessivamente lo attendono, mentre per una donna di questa stessa età gli anni che saranno vissuti con disabilità sono 5 a fronte di un vita media di 22,2 anni. Le donne anziane seguono dunque percorsi molto diversi dai loro coetanei. Le donne si trovano più spesso ad affrontare l’ultima parte della vita da sole, e gli ultimi anni sono proprio quelli che maggiormente conoscono il peso della malattia” (Rapporto Istat marzo 2004).
4.2. Le soluzioni assistenziali Un problema che si pone riguarda l’assistenza di quel segmento di anziani non più in condizioni di autosufficienza. Il progressivo invecchiamento della popolazione porta inevitabilmente ad un aumento della domanda di cura. Questo però ha delle importanti ripercussioni sul lato dell’offerta ed in particolare sulle reti di solidarietà: i carichi crescenti di cura si fanno meno sostenibili da parte di una rete parentale sempre più rarefatta di figli (dovuta alla diminuzione dei tassi di natalità) e soprattutto composta da donne - sulle quali gravano quasi interamente i compiti di cura - che devono destreggiarsi con la “doppia presenza”, tra lavoro e famiglia. A tale tipicità italiana si aggiunge un altro dato di tipo culturale: la diffusione del senso di colpa e dell’idea che l’anziano debba essere curato a casa, all’interno della propria famiglia, anziché in una RSA – senza però preoccuparsi della qualità di queste cure domiciliari. Il contemporaneo inserimento nel mercato del lavoro italiano, a fine anni '90, di una massa di forza lavoro femminile a basso costo, proveniente da altri Paesi, ha completato il quadro visto fin ora, rendendo così il ricorso alle assistenti familiari la soluzione di assistenza ideale per le famiglie, che permette loro di superare le criticità sopra viste e rispondere in maniera totale alle loro esigenze. Soluzione vista ormai non più come risposta temporanea, ma come una possibilità ritenuta fisiologica per le esigenze di cura familiari. Soprattutto in un quadro di politiche sociali non sempre in grado di fornire servizi adeguati alla nuova domanda. “Tradizionalmente infatti, il servizio di intervento pubblico nel campo della non autosufficienza si è basato sull’istituzionalizzazione degli anziani all’interno di strutture residenziali. La territorializzazione degli interventi è un fatto recente: a partire dagli anni ‘90 vengono creati i primi centri semiresidenziali (i centri diurni) e si avvia una politica di domiciliarizzazione. La fine degli anni ‘90 e gli anni recenti sono segnati dall’introduzione di buoni e voucher, misure cosiddette di “welfare leggero”, miranti al sostegno della permanenza a domicilio delle persone non autosufficienti”19. Il ricorso all’assistenza domiciliare privata rappresenta sicuramente una soluzione importante per le famiglie, che rischia però di diventare una soluzione riduttiva per il welfare italiano se non riesce a farla diventare una delle risorse e non l’unica come spesso viene vista: è una risorsa se viene affiancata da un’attività domiciliare che non può essere abbandonata; è una risorsa se si colloca all’interno di una reale scelta autonoma della famiglia e non costrittiva (Mara Tognetti, 2009).
19
http://www.qualificare.info/upload/Lavoro_privato_cura_Lombardia.pdf
46
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4. L’offerta di domiciliarità
4.3. I servizi domiciliari negli Ambiti Territoriali della Provincia Alla luce delle considerazioni fin qui esaminate, emerge dunque l’importanza, da parte del sistema di servizi domiciliari implementati dalle istituzioni pubbliche, di offrire servizi il più possibile adeguati a rispondere alle diverse tipologie di bisogni di care. A tal fine, nel presente paragrafo verranno illustrati i servizi domiciliari erogati dai cinque Ambiti Territoriali della Provincia di Monza e Brianza, prendendo come anno di riferimento il 2012. La Tab. 4.1 riporta, per ciascun Ambito Territoriale e per ciascun servizio, il numero di utenti fruitori. Tutti gli Ambiti garantiscono la copertura dei servizi SAD e ADI. I dati riportati in tabella non sono riferiti allo stesso anno, e quindi non sono comparabili. Osserviamo però che per quanto riguarda l’ADI, l’Ambito di Monza e quello di Seregno mostrano il maggior numero di utenti. Mentre per quanto riguarda il SAD gli ambiti con il maggior numero di utenti sono quelli di Carate e di Seregno. Nell’Ambito di Vimercate è stato adottato per il SAD il sistema dei voucher. Il servizio pasti a domicilio è garantito in tutti gli Ambiti Territoriali e registra una punta nell’Ambito di Carate. La figura del Custode Sociale ci risulta essere stata attivata solo in due Ambiti: quello di Monza e quello di Seregno. I Buoni Sociali e i Buoni Badanti sono erogati in tutti e cinque gli Ambiti. Monza, Seregno e Vimercate registrano un maggior impegno nell’erogazione dei Buoni Sociali di quanto registrato per gli Ambiti di Carate e di Desio. Anche il servizio trasporti è garantito in tutti gli Ambiti della Provincia e registra il maggior numero di utenti nell’Ambito di Seregno. Tab. 4.1 – Numero fruitori servizi domiciliari per Ambito Territoriale (v.a.). Anno 2012. 20
Servizio
Carate
22
Desio
21
Monza
20
Seregno
22
23
Vimercate 22
ADI
1.147
1.293
1.503
1.717
883
SAD
639
448
246
492
447
-
-
-
218
25
118
SAD Voucherizzato
24
Buoni Sociali
17
Buoni Badanti
163
51
35
N.d.
1.028
N.d.
72
1.697
244
160
233
160
-
-
457
60
-
92
N.d.
71
432
N.d.
63
N.d.
62
152
280
27
Trasporti Pasti a domicilio Custode sociale Contributi economici a sostegno della domiciliarità Telesoccorso
26
88
30
382
Non più attivo
26
71
28
610
N.d. 29
Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB 20
Per gli Ambiti Territoriali di Carate e di Monza i dati fanno riferimento al consuntivo 2011. Poiché l’Ambito di Desio ha inviato i soli dati relativi all’assistenza domiciliare nel 2012, per gli altri servizi sono stati utilizzati i dati 2010 riportati nel Piano di Zona 2012-2014. 22 Dati 2010 tratti dal Piano di Zona 2012-2014. 23 Di cui 246 per cure palliative. 24 Fruitori anno 2010. Dati da Piano di Zona 2012-2014. 25 Il dato si riferisce al triennio 2009-2011. Fino al 2010 il buono veniva corrisposto sia in favore del care-giver che per le spese relative alle assistenti familiari;nel 2011 è proseguito solo per queste ultime. Il servizio non è più attivo dal 2012. 26 Il dato si riferisce all’anno 2011. Il servizio non è più attivo dal 2012. 27 Il dato, tratto dal Piano di Zona 2012-2014, si riferisce ai primi 9 mesi del 2011. Il servizio è terminato nel 2011 in seguito all’azzeramento del FNA. 28 Il dato si riferisce all’anno 2010. Ultimo dato disponibile. 29 Servio erogato dal solo Comune di Seregno. 30 Il dato fa riferimento agli interventi economici a sostegno della domiciliarità. Nel 2011 inoltre, l’Ambito Distrettuale di Carate B. ha pagato canoni di locazione ed utenze domestiche a 23 anziani, ha erogato assistenza economica generica a 85 anziani e altri interventi sociali a favore di 324 utenti. 21
47
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4. L’offerta di domiciliarità
Per alcuni servizi e per alcuni Ambiti sono disponibili i dati dell’utenza disaggregati per Comune. Per quanto riguarda il territorio di Carate Brianza (Tab. 4.2) si distinguono i comuni di Biassono e Carate che hanno attivato interventi per tutti i servizi considerati. Ad Albiate, Besana e Lissone il numero di utenti che fruisce del SAD è molto significativo rispetto al numero di utenti degli altri servizi. A Biassono, Briosco, Carate, Sovico e Verano prevale invece il numero di utenti del servizio trasporti. Tab. 4.2 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Carate Brianza (v.a.). Anno 2011. Comune
31
SAD
Trasporto sociale
Pasti a domicilio
Interventi a sostegno delladomiciliarità -
Telesoccorso
Albiate
79
17
14
Besana
120
25
23
5
-
49
313
15
6
12
Biassono
-
Briosco
16
106
23
-
-
Carate
58
149
21
27
51
Lissone
125
-
56
-
-
Macherio
28
32
19
-
-
Renate
20
-
9
-
-
Sovico
18
150
16
9
-
Triuggio
36
16
3
9
-
Vedano
35
60
16
12
-
Veduggio
19
-
9
6
-
Verano
36
160
20
18
-
Totale
639
1.028
244
92
63
Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB
Con riferimento all’Ambito di Monza (Tab. 4.3), osserviamo che il servizio di Custode Sociale è attivo solo nel Comune di Monza; mentre i servizi di Telesoccorso e Trasporto sociale sono attivi nei Comuni di Brugherio e Villasanta. Entrando nel dettaglio dei singoli Comuni, si osserva a Brugherio una netta prevalenza di utenti del SAD, seguono i buoni sociali e i pasti a domicilio. Nel Comune di Monza si nota un elevato numero di anziani che fruiscono del servizio di custode sociale (457 anziani). Significativo anche il numero di utenti SAD, Pasti a domicilio e Buoni sociali. A Vilasanta sono invece il servizio trasporti e i pasti a domicilio a prevalere in termini di numero di utenti. Tab. 4.3 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Monza (v.a.). Anno 2011. Comune Brugherio Monza Villasanta Totale
SAD
Buoni Sociali
Trasporto sociale 13
Pasti a domicilio 44
Custodesociale -
Contributi economici 32
Telesoccorso
73
43
-
141
107
-
139
457
32
62
32
13
59
50
-
7
-
246
163
72
233
457
71
62
Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB
Per quanto riguarda l’ambito di Seregno (Tab. 4.4) emerge l’elevato numero di utenti del servizio trasporti a Seregno e Meda. A Giussano si osserva invece un elevato numero di utenti Sad. 31
I Comuni di Besane e Lissone nel 2011 avevano attivato un servizio di Sad Voucherizzato. Hanno fruito del voucher 137 utenti a Besana e 72 a Lissone.
48
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4. L’offerta di domiciliarità
Tab. 4.4 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Seregno (v.a.). Anno 2012. Comune
SAD
Buoni 25 Sociali 18
Trasporto sociale
Pasti a domicilio
Contributi economici
Telesoccorso
Barlassina
25
55
18
37
-
Cogliate
20
7
54
3
16
-
Giussano
115
67
100
36
92
17
Lazzate
27
6
72
3
23
-
Lentate
45
62
40
19
57
15
Meda
26
58
300
26
50
-
Misinto
11
1
26
-
15
-
Seregno
207
126
980
49
117
113
Seveso
16
37
70
6
25
7
Totale
492
382
1.697
160
432
152
Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB
Infine, per l’ambito di Vimercate (Tab. 4.5) sono disponibili i dati comunali per il solo servizio SAD e Sad voucherizzato. I comuni con il maggior numero di utenti sono quelli di Arcore, Cornate e Vimercate. Tab. 4.5 – N. fruitori servizi domiciliari per Comune, Ambito Vimercate (v.a.). Anno 2012. Comune
SAD
Aicurzio
-
4
Agrate
36
-
Arcore
85
84
-
19
Bernareggio
15
-
Burago
17
-
Busnago
5
8
Bellusco
Camparada
SAD Voucher
-
4
23
-
7
5
Concorezzo
15
22
Cornate
80
-
Correzzana
-
2
Lesmo
4
13
10
-
Ornago
9
-
Roncello
-
7
Ronco
-
14
Sulbiate
-
4
Usmate
22
6
Vimercate
62
-
Non specificato
57
26
447
218
Carnate Cavenago
Mezzago
Totale
Fonte: Elaborazione Centro Studi Alspes su dati Uffici di Piano MB
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5. La presenza degli sportelli badanti
5. LA PRESENZA DEGLI SPORTELLI BADANTI 5.1. I cambiamenti percepiti Cosa sta cambiando sul lato della domanda di assistenza familiare in questi anni? A tal proposito vengono rilevati due mutamenti di natura strutturale. Innanzitutto, la percezione comune è che, per effetto della crisi, vi sia stata una contrazione della domanda di assistenza familiare. L’uscita, più o meno prolungata, di molte persone dal mercato del lavoro, in seguito a licenziamenti o provvedimenti di mobilità e cassa integrazione, porta le famiglie stesse a farsi carico direttamente del problema di cura. Le minori disponibilità economiche dovute alla perdita del lavoro e il conseguente aumento del tempo libero dal lavoro, hanno aperto nuovi spazi di manovra, tutti interni alla famiglia. «Ci sono state meno richieste a livello numerico. Soprattutto per via della crisi molte donne sono rimaste a casa disoccupate e quindi il lavoro di cura viene fatto da loro: dal momento che non possono permettersi un’assistente familiare e dato che sono a casa fanno loro il lavoro. La crisi del mercato ha inciso sulla domanda, non tanto perché la badante costi tanto, costa sicuramente, ma perché essendoci molte persone disoccupate in famiglia non ha senso prendere una badante.» [Referente di Ambito] «Stante il periodo di crisi, se le persone sono costrette a rimanere a casa per perdite di lavoro ecc. non afferiscono più allo sportello badanti, ma gestiscono in proprio il soggetto anziano o disabile che ha bisogno di cure a domicilio. Questa è la grande novità di questi ultimi anni.» [Referente di Ambito]
Dal punto di vista dei bisogni, si registra da un lato un incremento del bisogno di assistenza dettato dall’aumentare della popolazione anziana e degli anziani in condizioni di non autosufficienza e dall’altro uno spostamento della domanda di assistenza dal residenziale al domiciliare: sia per il consolidamento di una cultura che tende a privilegiare il mantenimento dell’anziano nel proprio contesto familiare e domestico, sia per il peso economico di mantenere l’anziano in una Rsa. In tal senso dunque, il ricorso alle assistenti familiari sembra essere la scelta ancora più conveniente. Inoltre, l’affidarsi ad un’assistente familiare risulta la scelta più “integrata”, in quanto con un unico intervento è possibile rispondere contemporaneamente a più bisogni. «Quella dell’assistenza familiare è un’offerta a cui le famiglie si rivolgono molto più di una volta ed è un servizio che è capace di risolvere gran parte dei bisogni di assistenza di una persona; mentre qualsiasi servizio pubblico riesce a coprire qualche ora, con la badante hai bisogno di pochi altri interventi (…) Quindi la famiglia la vede come un’alternativa alla casa di riposo, un mantenimento del familiare in un contesto domiciliare familiare. Le case di riposo sono poco accessibili anche per il pubblico: oggi come oggi un Comune orienta più facilmente una famiglia verso una badante che non verso una Rsa.» [Referente di Ambito]
Cosa invece sta cambiando dal lato dell’offerta di lavoro di cura? Innanzitutto, negli ultimi anni si sono affacciate sul mercato del lavoro di cura un discreto numero di lavoratrici italiane che, per effetto della crisi, si rendono disponibili a mansioni fino a qualche anno fa residuali. «In questi ultimi anni c’è maggior crisi, quindi anche molti italiani si stanno offrendo per lo stesso tipo di servizio e per cui sta diventando anche più difficile per gli stranieri ricollocarsi, c’è più concorrenza; e c’è anche un po’ meno ricorso. Sento in giro questo: più italiani che si offrono, più ricorso al lavoro nero e un minimo di contrazione.» [Referente di Ambito] «Adesso i soggetti italiani iniziano ad avere una fetta importante di questo mercato; l’effetto della crisi ha portato questi cittadini a riscoprire e intercettare questo tipo di mercato, cosa che prima non
50
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5. La presenza degli sportelli badanti
succedeva, assolutamente. La scarsità di lavoro ha aperto nuove prospettive. È questa la novità in assoluto rispetto a questo mercato.» [Referente di Ambito]
In secondo luogo, siamo di fronte a badanti di “seconda generazione”, che non sono – o non giungono più - in Italia da sole e che, avendo una famiglia, si rendono generalmente meno disponibili ad impieghi sulle 24 ore e a vivere presso il domicilio dell’anziano. Si tratta poi di donne non più isolate, non solo dal punto di vista familiare, ma anche nella sfera sociale hanno ora alle spalle reti più strutturate, di parenti, amici o conoscenti che hanno iniziato il percorso migratorio prima di loro e che sono in grado di informare, orientare ed aiutare nella ricerca. Questo le rende più informate di un tempo su quello che offre il territorio sulle opportunità lavorative, nonché sui loro diritti. La sensazione degli operatori intervistati è che le badanti, molto più che le famiglie, sappiamo muoversi più agevolmente nel mercato del lavoro assistenziale. L’essere meno isolate di un tempo le rende meno disponibili ad accettare qualsiasi mansione e condizione di lavoro e più consapevoli del tipo di professione intrapresa e dei loro diritti. «Le assistenti familiari sono meno sole rispetto al passato e sono più orientate, sanno meglio le cose, i problemi di cultura sono meno sentiti e nel complesso c’è un processo di acculturazione più alto, sanno meglio cos’è l’Italia e la Brianza. Rispetto ai servizi c’è una domanda più alta, hanno una consapevolezza di quello che offre il Comune più alta rispetto a qualche anno fa; e hanno una rete in cui le informazioni passano molto velocemente: se arriva una badante nuova sa che ha dei punti di riferimento suoi e istituzionali più o meno certi.» [Referente di Ambito]
5.2. Gli attori sul campo La Provincia di Monza e della Brianza vede la presenza sul proprio territorio di sei diversi sportelli impiegati, a vario titolo, nella gestione dell’incontro tra domanda e offerta di assistenza familiare. Ogni sportello copre un ambito territoriale; nel Vimercatese si rileva la presenza di due sportelli (Tab. 5.1). La titolarità degli sportelli, così come la loro gestione, è eterogenea: in tre casi la titolarità del servizio fa capo ad un ente pubblico, Ambito Territoriale (per Carate e Desio) o Comune (per Monza). In questi casi la gestione operativa dello sportello è stata affidata a consorzi di cooperative, accreditati per la gestione dei servizi: Ex.it/Cooperativa Monza 2000 (per Monza e Carate) e Consorzio Desio Brianza (per Desio); negli altri tre casi la titolarità, così come la gestione dello sportello, fa capo ad enti di natura privata in convenzione con i rispettivi piani di zona: Consorzio Comunità Brianza in partnership con altri 5 enti per il Melc di Vimercate, Progetto Lavoro Vimercate per il Saf di Vimercate e Centro Lavoro Nord Brianza per l’Ambito di Seregno. Gli sportelli di intermediazione tra domanda e offerta di assistenza familiare, con l’attuale denominazione di “SAF”, nascono tra il 2006 e il 2009. Non si tratta di uffici creati ex novo, ma di servizi che possono contare su esperienze pregresse sia nel campo dell’immigrazione, sia dell’intermediazione lavorativa, che hanno lasciato in eredità strutture e procedure già avviate e che gli sportelli hanno saputo utilizzare e valorizzare. I Saf di Monza e Carate, ad esempio, nascono in continuità e si inseriscono all’interno dei servizi di informazione e consulenza per l’immigrazione; il Saf di Desio invece unisce l’esperienza pregressa con la Provincia di Milano, con la quale erano stati attivati corsi di formazione per assistenti familiari, con un elenco di assistenti familiari gestito da volontari del Gruppo Solidarietà Stranieri di Desio. Anche il Saf di Seregno, pur con tutte le difficoltà incontrate come sportello, ha ereditato la struttura informativa del CPI, migliorando la scheda badanti. A Vimercate, il Saf vanta due esperienze precedenti in tema di cura degli anziani e di badantato: “Il tempo delle donne” e Progetto Network; a quest’ultima iniziativa ha partecipato anche lo sportello Melc.
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5. La presenza degli sportelli badanti
Tab. 5.1 – Gli attori del servizio Sportello
Anno inizio attività
Melc Vimercate
Saf Vimercate Saf Monza Saf Carate Saf Desio Saf Seregno
Ente gestore
Soggetto promotore
Insieme di partner: Cons. Comunità Brianza, Centri Ascolto, Caritas, - dal2006:sufondiRegioneLombardia Patronato Acli, CeAF, La Meridiana. - dal 2009: su base volontaria Offerta Sociale eroga un contributo economico. 2005-2006 Progetto Lavoro Vimercatese 2008 Coop Monza 2000 2009 Coop Monza 2000 - 2007-2008 progetto sperimentale Consorzio Desio Brianza con la Provincia di Milano - 2009 con Ambito di Desio 2000 Centro Lavoro Nord Brianza
Consorzio Comunità Brianza in partnership con Acli, Associazione Pro Famiglia CeAF, Caritas decanale e Centri di Ascolto, La Meridiana. Progetto Lavoro Vimercatese Servizi Sociali Comune di Monza Ambito Territoriale di Carate Ambito Territoriale di Desio Centro Lavoro Nord Brianza
Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
5.3. Sedi e orari di apertura degli sportelli Dal prospetto riportato (Tab. 5.2) si ottiene un quadro sintetico delle strutture operative attivate attraverso gli sportelli. Tab. 5.2 – Personale, sedi, giorni e ore di apertura degli sportelli Sportello
Personale
Sede
Carate B. Lissone Saf Carate B. 5 operatori Verano B.32 32 Sovico Besana B. 33 1 operatore, Cesano M. Saf Desio 1 coordinat. Desio33
Lunedì 13:30-18:00
Giorni/orario Mercoledì Giovedì
Martedì
Venerdì
15:30-19:00
Sabato
9:00-13:30 15:00 - 18:00 9:00-12:00 14:00-18:30 9:00- 12:00 9:00-13:00
Saf Monza
4 operatori Monza
9:00-12:00 9:00-12:00 34 9:00-12:00 34 9:00-12:00 12:00-14:30 17:00-20:00 12:00-14:00
Saf Seregno
3 operatori Seregno
9:00-13:00
35
38
Saf Vimercate 1-2 operatori Vimercate 1 operatrice Melc 39 Vimercate volontaria Vimercate 42 Trezzo
36
9:00-13:00
37
9:00-13:00
36
9:00-13:00
35
9:00-13:00
09:00-14:00 09:00-14:00 09:00-14:00 09:00-14:00 09:00-14:00 40
9:30-12:30
41
9:30-12:30
Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013 32
Sportello chiuso da maggio 2012. A settimane alterne. 34 Solo incontri assistenti familiari-famiglie. 35 Fino a gennaio 2013. 36 Fino a dicembre 2012. 37 Fino a febbraio 2013. 38 Al quale si aggiungono sportelli periferici per le operazioni di accoglienza o per i primi colloqui, nei Comuni in cui è presente un Centro Lavoro. 39 Alla quale si aggiungono le operatrici del Centro Ascolto Caritas in caso di impedimenti e urgenze. 40 Appuntamenti solo per le badanti. 41 Appuntamenti solo per le famiglie. 42 Futura apertura prevista per fine anno 2013. 33
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5. La presenza degli sportelli badanti
Il Saf di Carate, che serve i 13 comuni dell’Ambito, è quello con la maggior capillarità territoriale ed è in grado di coprire, con più sedi e su diversi turni, l’intero arco giornaliero e settimanale: da lunedì a venerdì, dalle 9.00 alle 19.00. Anche il Saf di Monza, con un’unica sede centrale, offre un elevato grado di copertura oraria – che va dalle 9.00 alle 20.00, con turnazioni diverse - spalmata su cinque giorni alla settimana. Gli sportelli Saf di Seregno e Vimercate garantiscono il servizio nella fascia mattutina per cinque giorni la settimana, che corrisponde rispettivamente all’orario di apertura del Centro per l’impiego e del Centro Lavoro da cui vengono ospitati. In queste fasce orarie le attività svolte non sono unicamente dedicate all’incontro domanda-offerta di assistenti familiari. Lo sportello Melc di Vimercate è quello caratterizzato dal minor numero di ore dedicate: 2 aperture settimanali suddivise per tipologia di utenza, una dedicata alle famiglie e una dedicata alle assistenti familiari, in un’unica sede e in un’unica fascia oraria. Ciò è legato al fatto che il personale impiegato nello sportello è costituito da un’unica figura, la quale presta la propria opera e professionalità in qualità di ex assistente sociale, a titolo del tutto volontario. Grazie ad alcuni fondi messi a disposizione da Offerta Sociale è però prevista un’apertura (per la fine del 2013), nel Comune di Trezzo, in modo tale da riuscire a servire anche i comuni del trezzese. Da sottolineare infine, come la carenza di risorse economiche abbia portato alcuni sportelli a ridurre le proprie aperture al pubblico: è il caso del Saf di Desio, originariamente nato su quattro Comuni, ciascuno con due aperture settimanali, poi ridimensionato a due sole sedi e a due sole aperture. Lo stesso vale per il Centro Lavoro di Seregno il cui epilogo è stato caratterizzato dalla chiusura nell’aprile 2013.
5.4. Gli interventi effettuati Come sappiamo, gli Sportelli di Assistenza Familiare si rivolgono a due differenti target di utenza: la famiglia dell’anziano e l’assistente familiare. Per entrambe le categorie di utenza il contatto con il servizio può avvenire attraverso le seguenti modalità: -
accesso diretto presso lo sportello; contatto telefonico o via e-mail; segnalazione tramite operatori dei servizi pubblici (ad esempio le assistenti sociali) o del privato sociale (come ad esempio la Caritas che, nel caso del Melc di Vimercate, fissa direttamente gli appuntamenti tramite i centri di ascolto).
Una volta presi i contatti con lo sportello, si passa ad un primo colloquio, solitamente risolvibile in un unico incontro, durante il quale si procede, per le famiglie all’analisi del bisogno, ovvero delle specifiche esigenze e necessità e per le assistenti familiari all’analisi del profilo, ovvero delle competenze. In entrambi i casi i colloqui sono svolti in maniera approfondita e rigorosa in quanto costituiscono un passaggio fondamentale per la scelta dell’assistente familiare più idoneo alle necessità dell’anziano. Nello specifico, durante i colloqui con le famiglie vengono raccolte informazioni sull’assistito, caratteristiche anagrafiche, informazioni sulle condizioni di salute, patologie riscontrate, livello di autosufficienza, disponibilità oraria richiesta (part-time, notturna, diurna, convivenza completa), mansioni richieste ed eventuali altre esigenze. Accade anche che le famiglie si rivolgano agli sportelli solamente per ricevere informazioni, consulenza, orientamento ad altri servizi, senza presentare una richiesta formale di ricerca della badante. I colloqui con le assistenti familiari hanno l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle competenze acquisite: conoscenza linguistica, formazione professionale (attestati di qualifica professionale, partecipazione a corsi di formazione), esperienze pregresse (sia in Italia che, 53
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5. La presenza degli sportelli badanti
eventualmente, nel Paese di origine), competenze e conoscenze in ambito infermieristico-sanitario (igiene/assistenza quotidiana della persona, somministrazione di farmaci, utilizzo di semplici apparecchiature mediche di base, medicazioni di base, patologie conosciute), competenze nella gestione domestica; vengono altresì rilevate le disponibilità orarie, la motivazione e le referenze di famiglie presso le quali si è prestato servizio come badante. Gli operatori degli sportelli generano così un curriculum vitae per le potenziali candidate che è spendibile anche al di fuori e indipendentemente dal servizio offerto dagli sportelli. Tutti i dati relativi a badanti e famiglie vengono rilevati tramite apposite schede standard – diverse da sportello a sportello - e successivamente inseriti in specifici database informatici (o, come nel caso del Saf di Monza, in un portale). Durante il colloquio infine, oltre alla raccolta dati, gli sportelli offrono anche attività di orientamento verso altri servizi. Inoltre, per gli sportelli gestiti dal Centro per l’Impiego/sportelli lavoro, i servizi offerti alla badante si integrano con quelli più generali rivolti alle persone in cerca di lavoro. Durante i colloqui con la famiglia gli sportelli sensibilizzano molto sulla regolarizzazione del rapporto di lavoro con la badante, fornendo un primo livello di informazioni base per rispondere ai dubbi delle famiglie. Viene solitamente fornito del materiale informativo sotto forma di schede di semplice lettura, spesso elaborate in collaborazione con i sindacati, nelle quali sono contenute tutte le informazioni sulle caratteristiche del Contratto Collettivo Nazionale Lavoratori domestici, ovvero: modalità di calcolo dei contribuiti, retribuzione stabilita, orario di lavoro e di riposo, ferie e festività, Tfr, licenziamento, modulistica, periodi di prova, ecc. La consulenza fornita si ferma al semplice livello informativo; la parte operativa e di effettiva gestione delle contrattualistica è rimandata ai CAF – convenzionati – o eventualmente ai commercialisti, nel caso in cui la famiglia ne abbia uno. Dopo i colloqui e la consulenza/orientamento iniziale, inizia la selezione della collaboratrice familiare più adatta alle richieste della famiglia: vengono cioè incrociati i dati delle schede precedentemente compilate. Una volta individuata una rosa di potenziali candidate (mediamente tra le 2 e le 4) le badanti vengono segnalate alle famiglie tramite la presentazione dei loro curriculum vitae – o delle schede identificative – con i relativi riferimenti telefonici per poter prendere un contatto diretto. La tempistica con cui avviene la ricerca dei profili e la segnalazione alle famiglie è molto ristretta e si concretizza in pochi giorni: le famiglie giungono spesso allo sportello in una situazione di emergenza e sono quindi mosse dall’urgenza di reperire una collaboratrice in tempi molto brevi. Se fino al momento della segnalazione l’iter seguito dagli sportelli è uniforme, al momento del matching con le candidate gli sportelli seguono spesso orientamenti diversi; nello specifico il colloquio tra famiglie e assistenti familiari può avvenire in modo diretto e autonomo o tramite l’intermediazione dello sportello stesso. È il caso degli Sportelli di Monza e di Carate che fissano solitamente un incontro a tre: famiglia, operatori di sportello e badante. Nella stessa mattinata possono succedersi più colloqui, senza che ciascuna candidata entri in contatto con le altre. Il ruolo dell’operatore è quello di aiutare e supportare la famiglia nella valutazione e nella scelta della candidata. La ragione di fondo che spiega questa soluzione è l’esigenza di accompagnamento della famiglia che da un giorno all’altro si scopre datore di lavoro e necessita pertanto di essere seguita passo passo in tutte le fasi del processo di selezione e assunzione. «Puntiamo molto sull’incontro a tre con la persona. Ci siamo detti, non fermiamoci a fornire un curriculum, la famiglia va accompagnata.» [Operatore Sportello]
Negli altri casi (Saf di Desio, Vimercate e Seregno) sono le famiglie che, una volta in possesso dei riferimenti, contattano personalmente le candidate per fissare un colloquio conoscitivo. Il Saf di Vimercate rende disponibile la propria sede per i colloqui - nel caso in cui le famiglie 54
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5. La presenza degli sportelli badanti
preferiscano incontrare l’assistente familiare al di fuori dell’abitazione -, senza prendere però parte all’incontro. In tutti questi casi, gli operatori dello sportello intervengono nella mediazione solo se espressamente richiesto da una delle parti o nel caso insorgano delle criticità. «Se poi la famiglia lo richiede ci è capitato di assistere direttamente ai colloqui, però spesso è un momento che lasciamo alla famiglia, anche perché sono le condizioni loro; poi interveniamo nel momento in cui l’assistente familiare ci chiede delucidazioni sul contratto proposto o viceversa la famiglia ci dice che non vuole essere assunta in regola o che ci sono diverse problematiche allora mediamo e cerchiamo di aiutarli e assisterli finché non c’è il matching.» [Operatore Sportello] «Io medio solo se la famiglia me lo chiede. Io vedo famiglie anche abbastanza giovani che hanno bisogno di essere supportate in questa scelta, allora lo facciamo qui. Se invece la famiglia è già “sgamata”, nel senso che sono già adulti o dove ci sono più figli, lo fanno loro perché è importante che scelgano loro la persona.» [Operatore Sportello]
Una volta individuate le candidate rispondenti alle esigenze della famiglia, lo sportello rileva l’esito della ricerca, mentre ogni forma di monitoraggio/verifica successiva assume caratteri spontanei ed informali, come sarà meglio approfondito in seguito. Graf. 5.1 – Schema funzionamento sportelli badanti - diretto, - telefonico, - tramite operatori pubblici o del privato sociale.
ACCESSO
1° COLLOQUIO Informazioni sul servizio
FAMIGLIE Caf, Sindacati, Patronati
ASSISTENTI FAMILIARI
- Analisi del bisogno - Informazioni CCNL Domestici
- Analisi del profilo - Orientamento professionale
Cpi Corsi formazione, Corsi di lingua
MATCHING Incrocio bisogno-profilo
- Selezione di una rosa di candidati (invio/presentazione cv) - Colloqui privati o mediati RILEVAZIONE ESITI
EVENTUALE MONITORAGGIO Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
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5. La presenza degli sportelli badanti
5.5. La domanda delle famiglie Si è visto in precedenza come il primo accesso delle famiglie al servizio possa avvenire direttamente allo sportello o telefonicamente. Anche la modalità o il canale attraverso il quale la famiglia viene a conoscenza del servizio può essere diretto (sito internet dello sportello o del Comune, volantini, vetrine dello sportello su strada, pubblicazioni, eventi) o mediato dalla rete dei servizi istituzionali (Comuni, Assistenti Sociali, Centri per l’Impiego) o del terzo settore (Caritas). Secondo quanto riferito dagli operatori e anche in base ai dati disponibili del Saf di Monza (Tab. 5.3), con il passare del tempo la modalità di accesso prevalente sembrerebbe essere diventata quella diretta, di conoscenza del servizio, senza la mediazione di soggetti terzi. La presenza ormai da diversi anni degli sportelli in tutti gli ambiti ha sicuramente facilitato il riconoscimento sul territorio del servizio offerto. Tab. 5.3 - Modalità di accesso delle famiglie al Saf di Monza (%). Periodo: dal 4/5/2009 al 31/12/2012 Modalità di accesso Diretto Telefonico/e-mail Tramite servizio anziani Tramite il Servizio Disabili Adulti 43 Tramite Progetto Caritas Monza Totale
% 84,3 3,7 3,4 0,3 8,3 100,0
Fonte: Saf Monza 2012
«La domanda arriva in misura marginale dai Comuni, è più la nostra conoscenza del servizio all’esterno; le persone arrivano da noi con questo sistema, poi magari non abbiamo proprio il polso della situazione perché la famiglia lo omette e non lo rileviamo direttamente però per la maggior parte dei casi secondo me l’accesso è spontaneo, di conoscenza del servizio.» [Operatore Sportello] «Tantissime persone entrano e vogliono solo sapere anche se non hanno bisogno. Il canale principale è quello diretto al servizio, sta diventando un punto di riferimento, la domanda è meno indirizzata dal Comune.» [Operatore Sportello]
La Tab. 5.4 riporta il numero di famiglie che hanno avuto accesso al servizio e di chi, nello specifico, ha fatto richiesta di un’assistente familiare nel corso del 2012. Tab. 5.4 – N. di accessi e di richieste di assistenti familiari da parte delle famiglie per Sportello. Anno 2012 Sportello Saf Carate Brianza Saf Desio 44 Saf Monza Saf Seregno Saf Vimercate Melc Vimercate Totale
N. di accessi 42 117 111 n.d. 25 85 380
N. richieste di assistenti familiari 42 102 163 2 20 62 391
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013 43
La collaborazione nella segnalazione di famiglie da parte della Caritas allo sportello badanti si è conclusa nell'ottobre 2011. Alcune famiglie si sono rivolte allo Sportello Badanti di Monza per attivare più di una ricerca, volendo valutare più curricula ed effettuando quindi più incontri con assistenti familiari candidate attraverso lo Sportello, oppure in seguito a nuove o diverse esigenze emerse dopo la prima richiesta presentata e nel corso del processo di matching. Di conseguenza, attivando nuovamente il servizio, ogni accesso di una stessa famiglia è stato registrato – diversamente dagli altri sportelli - come una nuova richiesta. Questo spiega perché, in questo caso, il numero di richieste di assistenti familiari supera il numero di accessi.
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5. La presenza degli sportelli badanti
Dai dati si osserva un maggior flusso di richieste presso i Saf di Monza, Desio e Melc di Vimercate. Decisamente più contenute le domande pervenute ai Saf di Desio e Vimercate. Si può inoltre osservare il flusso di richieste più ridotto a Seregno, limitate al solo periodo del Progetto ISLA. Come già accennato in precedenza, l’accesso allo sportello può limitarsi ad un primo livello informativo e di indirizzo, che non si traduce in una richiesta vera e propria per un’assistente familiare45. Dai dati disaggregati per Comune resi disponibili dal Saf di Desio (Tab. 5.5) e dal Melc di Vimercate (Tab. 5.6) si osserva inoltre come l’accesso sia più frequente per le famiglie che risiedono nei Comuni dove ha sede lo sportello, ovvero Desio e Cesano Maderno e Vimercate; Comuni che costituiscono inoltre i centri più popolati dei due Ambiti Territoriali. Per quanto riguarda invece il Saf di Carate, lo sportello che vede nel 2012 il maggior afflusso di famiglie è quello ubicato a Lissone (Tab. 5.7). Tab. 5.5 - Numero di accessi allo sportello Saf di Desio per Comune di residenza della famiglia. Anno 2012 Comune di residenza Desio Cesano Maderno Limbiate Muggiò Varedo Bovisio Masciago Nova Milanese Ceriano Laghetto Altri comuni Totale
N. di accessi famiglie 35 34 11 11 9 8 8 1 0 117
Fonte: Saf Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 5.6 - Numero di famiglie iscritte allo Sportello Melc di Vimercate per Comune di residenza. Anno2012 Comune residenza Vimercate Arcore Concorezzo Cavenago Ronco Briantino Caponago Bellusco Usmate Cornate Mezzago Bernareggio Busnago Gessate Agrate Trezzo d’Adda Carnate Totale
N. famiglie iscritte 26 10 6 4 3 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 62
Fonte: Melc Vimercate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013 45
La differenza tra il numero di accesi e il numero di richiesta rappresenta proprio coloro che si sono rivolti allo sportello per richiedere informazioni e sono state poi orientate verso altri servizi.
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5. La presenza degli sportelli badanti
Tab. 5.7 - Numero di accessi delle famiglie al Saf di Carate per sede dello sportello. Anno 2012 Sede sportello Lissone Besana Brianza Carate Brianza Sovico Verano Totale
N. di accessi famiglie 24 7 6 3 2 42
Fonte: Saf Carate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 5.8 - N. richieste di assistenza per tipologia oraria. Anno 2012 Sportello Saf Desio Melc Vimercate
Assistenza diurna 49 20
Convivenza completa/h24 48 42
Assistenza notturna 5 0
Totale 102 62
Fonte: Saf Desio e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Alcuni sportelli rendono disponibile anche il dato relativo al tipo di copertura oraria richiesta dalla famiglia (Tab. 5.8): in generale, molto basse le richieste di sola assistenza notturna; a Desio la richiesta di convivenza completa e la richiesta di assistenza diurna risultano bilanciate, mentre allo sportello Melc di Vimercate si osserva il prevalere delle richieste di assistenza 24 ore su 24. Il Saf di Monza, grazie alla collaborazione con la Caritas, prevedeva anche l’apertura dello sportello nel mese di agosto, per rispondere a quelle situazioni di emergenza in un periodo dell’anno, quello estivo, in cui la maggior parte dei servizi restano chiusi. Il numero di richieste nel periodo estivo, rispetto al totale delle richieste dell’anno, appare in diminuzione negli anni (Tab. 5.9). Tab. 5.9 - N. richieste di assistenti familiari al Saf di Monza nel mese agosto per anno Numero richieste % su tot. anno
2009 25 14,7
2010 31 10,8
2011 13 5,1
Fonte: Saf Monza 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 5.10 - N. richieste di assistenti famigliari da parte delle famiglie per anno N. richieste assistenti familiari Saf Desio 46 Saf Monza Saf Vimercate Melc Vimercate
2009 94 47 170 36 n.d.
2010 121 287 56 75
2011 109 255 34 45
2012 102 163 20 62
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Il trend di richieste si assistenti familiari agli sportelli, negli ultimi anni, mostra un andamento altalenante nel tempo (Tab. 5.10): si registra prima un aumento delle richieste di assistenti familiari tra il 2009 e il 2010, probabilmente dovuto alla fase di avvio del servizio e poi, dal 2010, il numero di richieste risulta in costante contrazione. In generale, come già accennato in precedenza, la sensazione diffusa tra gli operatori è che il numero di richieste stia diminuendo per 46
Il numero corrisponde al totale delle richieste pervenute allo sportello. Alcune famiglie hanno presentato più richieste dopo l'esito della/delle precedente/i e sono state registrate come nuovi accessi. 47 Dal 4 maggio al 31 dicembre.
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5. La presenza degli sportelli badanti
effetto della crisi economica: la perdita del lavoro con conseguente riduzione delle disponibilità economiche e aumento del tempo libero (dal lavoro) incoraggia un welfare familistico in cui le famiglie risolvono al proprio interno i bisogni di “care”. «La crisi secondo noi ha portato molte famiglie a risolvere in proprio il problema di cura, già quest’anno molte famiglie che avevano messo in moto il tutto ci hanno chiamato dicendo “sono in cassa integrazione e quindi gestirò io la cura dell’anziano”, oppure qualcuno che trova un parente..» [Operatore Sportello]
5.6. L’offerta delle assistenti familiari A differenza delle famiglie, l’accesso delle assistenti familiari allo sportello avviene soprattutto grazie al passaparola e al mutuo aiuto tra connazionali. Altri canali di acceso risultano essere le segnalazioni effettuate da Assistenti Sociali, Centri per l’impiego e Caritas. «Il canale prevalente è il passaparola tra di loro, tra le assistenti familiari più che tra le famiglie, perché chi ha bisogno di lavorare si muove tanto sul territorio, quindi conoscono tutte le agenzie private, sanno tutti gli sportelli della zona di Monza e Brianza, li scovano tutti, tra di loro parlano e si aiutano.» [Operatore Sportello]
Tab. 5.11 - N. assistenti familiari iscritte. Anno 2012 Sportello
Rinviate ad altri servizi/lavori n.d. 22 n.d. n.d. n.d. 24 46
N. iscritte
Saf Carate Brianza Saf Desio Saf Monza Saf Seregno Saf Vimercate Melc Vimercate Totale
177 213 526 42 60 135 1.153
Rapporto badanti/famiglie 4,2 2,1 48 4,7 21,0 3,0 2,2 3,4
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Da una lettura sincronica dei dati per Ambito emerge che lo sportello con il maggior numero di badanti registrate è quello di Monza: 526 assistenti familiari iscritte nel corso del 2012. Seguono gli sportelli di Desio e di Carate e il Melc di Vimercate. Tutte le 42 badanti dello sportello di Seregno sono le destinatarie delle doti lavoro previste dal progetto ISLA (Tab. 5.11). Il rapporto tra badanti iscritte e famiglie richiedenti varia da sportello a sportello: si va dalle 2 assistenti familiari per famiglia del Melc di Vimercate e del Saf di Desio, alle quasi 5 badanti per famiglia di Monza. Tab. 5.12 - N. assistenti familiari iscritte. Anni 2009-2012 Sportello Saf Monza Saf Vimercate Melc Vimercate
2009 47 636 57 n.d.
2010 1052 102 138
2011 872 68 150
2012 526 60 135
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Da una lettura diacronica risulta che anche il numero di assistenti familiari che cercano lavoro tramite gli sportelli è in diminuzione nel tempo: il numero di iscritte nell’anno al Saf di Monza e di 48
Per lo Sportello di Monza il rapporto è stato calcolato con riferimento al numero di famiglie che hanno avuto accesso al servizio.
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5. La presenza degli sportelli badanti
Vimercate risulta dimezzato nel 2012 rispetto al 2010. Il Melc di Vimercate mostra invece una certa tenuta (Tab. 5.12). Inoltre, nello sportello di Monza, si osserva una drastica diminuzione, sia in termini assoluti che relativi, degli accessi da parte delle badanti nel mese di agosto (Tab. 5.13): si passa dai 79 del 2009 (corrispondente al 12% dei colloqui effettuati nel corso dell’anno) ai 19 del 2011 (pari al 2% di tutti i colloqui). Tab. 5.13 - N. colloqui badanti al Saf di Monza nel mese di agosto per anno 2009 79 12,4
N. colloqui % su tot. colloqui
2010 46 4,4
2011 19 2,2
Fonte: Saf Monza 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 5.14 - Numero di accessi allo sportello Saf di Desio per Comune di residenza della badante. Anno 2012 Comune residenza Desio Cesano Maderno Limbiate Bovisio Masciago Muggiò Nova Milanese Varedo Ceriano Laghetto Altri comuni Totale
N. accessi assistenti familiari 184 75 43 26 16 15 7 0 76 49 442
Fonte: Saf Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Come già osservato per le famiglie, l’accesso al servizio di Desio è più frequente per le badanti che risiedono nel Comune dove ha sede lo sportello, nonché nei centri urbani più importanti e popolati (Tab. 5.14). Anche per il Saf di Carate si riconferma il maggior afflusso di iscrizioni nella sede di Lissone (Tab. 5.15). Tab. 5.15 - Numero di accessi delle badanti al Saf di Carate per sede dello sportello. Anno 2012 Sede sportello Lissone Besana Brianza Carate Brianza Sovico Verano Totale
N. di accessi assistenti familiari 101 31 25 13 7 177
Fonte: Saf Carate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Con riferimento al Melc di Vimercate, la Tab. 5.16 mostra una diminuzione delle assistenti familiari che si rendono disponibili per un’assistenza piena 24 ore su 24. Il Melc è l’unico sportello ad aver reso disponibile il dato, per cui non si possono effettuare confronti con gli altri sportelli. 49
Il dato fa riferimento agli accessi e non agli iscritti. Le badanti ripresentatesi nuovamente durante il corso dell’anno sono state registrare come nuovi accessi.
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5. La presenza degli sportelli badanti
Tab. 5.16 - Disponibilità oraria badanti Melc Vimercate. Anni 2010-2012 Tipo di disponibilità oraria 24 h Giornata Notte e week-end
2010 89 44 5
2011 105 45 -
2012 81 54 -
Fonte: Melc Vimercate 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Certamente sappiamo che il mercato sta cambiando verso un riequilibrio degli orari lavorativi a favore di una presenza quasi esclusivamente diurna della badante: «Parliamo di assistenti familiari che ormai hanno qui una famiglia, quindi vi è una difficoltà maggiore di intercettare una richiesta h24; prima invece il soggetto arrivava dall’estero, non aveva casa e famiglia, non aveva niente, accettava la domiciliarità della soluzione, adesso è visto come lavoro normato, turnato.» [Referente di Ambito]
Sulla base dei dati resi disponibili proviamo ora a delineare un identikit delle badanti che sono passata dagli sportelli badanti della Provincia. Iniziamo dal Paese di Provenienza delle assistenti familiari (Tab. 5.17 e Tab. 5.18). Si individuano due aree principali: Sud Americana e Est Europea. In particolare, le nazionalità più rappresentate sono: Ecuador, Perù, Ucraina, Romania, Moldavia, Marocco, Bolivia, Repubblica Dominicana. Da sottolineare come, tra le nazionalità più rappresentate c’è anche l’Italia. La crisi economica ha indotto molte donne italiane a “ripiegare” su questa professione, fino a qualche anno fa svolta esclusivamente dalle straniere. «Sul fronte offerta c’è stato l’incremento degli italiani, prima era una professionalità quasi esclusiva delle straniere, adesso invece è aumentata notevolmente la manodopera italiana.» [Operatore Sportello]
Più contenuto il numero di asiatiche e africane. Queste ultime in particolare, sembrerebbero essere quelle con più difficoltà di collocazione, in parte attribuibile al persistere di pregiudizi, ancora presenti tra i più anziani, nei confronti dei neri africani. «C’è adesso ultimamente qualcuno dell’Africa che però riesco a collocare con difficoltà perché le persone anziane, in modo particolare sono donne, del territorio sono un po’ chiuse, quindi vedere la persona molto scura, la nigeriana o la senegalese, magari sono bravissime però le rifiutano. Tenete conto che se la famiglia può scegliere fra 5 persone, è chiaro che mi scarta la senegalese o la nigeriana, perché tanto hanno la possibilità di scegliere fra le altre.» [Operatore Sportello]
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5. La presenza degli sportelli badanti
Tab. 5.17 - Badanti iscritte per nazionalità. Anno 2012 Paese d’origine Ecuador Perù Ucraina Italia Romania Moldavia Marocco Bolivia Rep. Dominicana Sri Lanka Bulgaria Russia Albania El Salvador Senegal Bangladesh Nigeria Brasile Colombia Filippine Altro Totale
Saf Monza 74 67 40 35 18 23 19 18 9 18 6 2 3 5 6 8 3 3 6 6 32 401
50
50
Saf Carate 12 13 27 12 9 7 7 5 8 1 3 7 4 3 2 1 6 127
Saf Desio 18 7 10 18 17 4 7 3 5 2 3 1 3 1 2 2 1 6 110
50
Melc Vimercate 23 15 16 9 23 10 10 3 1 1 1 3 3 1 3 12 134
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 5.18 - Badanti iscritte per macro-area. Anno 2012 Area geografica America Europa dell’Est Africa Europa a 15 Asia Totale
Saf Monza 185 94 52 36 34 401
Saf Carate 41 57 14 13 2 127
Saf Desio 40 38 13 18 1 110
Melc Vimercate 46 58 20 9 1 134
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 5.19 – Badanti comunitarie e non, iscritte agli sportelli. Anno 2012 Provenienza Ue Extra Ue Totale
Saf Monza 15,2 84,8 100,0
Saf Carate 19,7 80,3 100,0
Saf Desio 33,6 66,4 100,0
Melc Vimercate 25,4 74,6 100,0
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Come si può osservare, le badanti iscritte agli sportelli sono in larga parte extracomunitarie (Tab. 5.19). Pertanto, al momento dell’assegnazione delle “Doti Formazione-Assistenti Familiari”, non è stato necessario promuovere azioni mirate per rispettare la ripartizione richiesta dal Ministero delle Politiche del Lavoro e delle Politiche Sociali che prevede la destinazione di almeno il 51% delle risorse a cittadini stranieri extracomunitari. La ripartizione delle doti sulla base della cittadinanza dunque non ha richiesto correttivi. 50
Dati riferiti al periodo gennaio-giugno 2012.
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5. La presenza degli sportelli badanti
«Tenete conto che le extracomunitarie sono oltre il 51%, noi abbiamo inserito quelle che si sono presentate.» [Operatore Sportello] «Per quanto riguarda le doti per il progetto ISLA siamo al 10% di italiani e comunitari e il resto sono extracomunitari, perché è la fotografia delle persone che si rivolgono al servizio. Anche nella banca dati arriviamo a queste percentuali, la maggior parte sono extracomunitari. Non c’è bisogno di intraprendere azioni. Non è un punto di partenza o una caratteristica da seguire, è la realtà del servizio.» [Operatore Sportello]
Per quanto la professione di assistente familiare venga sempre declinata al femminile, esiste anche una quota, seppur ridotta, di uomini che si offrono per tale attività. Dai dati disponibili registriamo una quota che oscilla tra il 5% e il 10% di presenza maschile negli elenchi detenuti dagli sportelli (Tab. 5.20). Tab. 5.20 – N. badanti iscritte agli sportelli per sesso. Anno 2012 Sportello 51 Saf Monza Saf Desio
Maschi 38 10
Femmine 362 203
Totale 400 213
Fonte: Saf Monza e Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Infine, per avere un’idea, seppur parziale, delle competenze professionali vantate dalle assistenti familiari, possiamo riferirci al Saf di Desio (2012): circa il 60% delle iscritte non è in possesso di un titolo di formazione di area socio-assistenziale: la professione di “badante” sembrerebbe connotata ancora come un lavoro facilmente accessibile più che un percorso consapevole verso obiettivi professionalizzanti (Tab. 5.21). Tab. 5.21 – Titolo di formazione in area socio-assistenziale. Anno 2012 52
Sportello Saf Desio
Formazione area socio-assistenziale Sì No Totale 85 128 213
Fonte: Sportello Saf Desio 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
5.7. Matching domanda-offerta Si è visto in precedenza quali siano le diverse strategie messe a punto dagli sportelli per realizzare il matching tra domanda e offerta di cura familiare. È però importante aggiungere che la maggior parte degli sportelli opera un monitoraggio sulle famiglie durante tutta la fase dei colloqui con le badanti, fino al momento in cui giungono ad una scelta finale: attraverso telefonate periodiche gli operatori degli sportelli si informano direttamente sull’andamento dei colloqui e sul comportamento delle assistenti familiari nonché sull’esito della ricerca. «Una volta che le famiglie vedono l’assistente familiare poi noi chiediamo sempre un ritorno di quello che succede, anche per capire come l’assistente familiare si presenta al colloquio, se è puntuale, se non si presenta. Chiudiamo sempre il cerchio delle nostre ricerche con i tempi di selezione delle famiglie che a volte vanno inseguite perché una volta che hanno raggiunto l’obiettivo basta, ma il contatto va sempre fatto, anche perché è un ritorno per il nostro lavoro.» [Operatore Sportello]
51
Dati riferiti al primo semestre 2012. Si intende la frequenza a corsi di formazione di area socio-assisenziale (Assistente Familiare, Assistente Familiare specializzato, ASA, OSS, ecc.) riconosciuti o frequentati in Italia. 52
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5. La presenza degli sportelli badanti
Il Saf di Desio non effettua una verifica diretta degli esiti del matching, ma ha un riscontro indiretto quando segue una chiamata spontanea della famiglia o dell’assistente familiare o quando il patronato ACLI comunica il numero di famiglie che hanno usufruito del voucher per la stipulazione di un contratto regolare53. «Sappiamo l’esito se la famiglia chiama e ce lo dice, ma di tutte le altre famiglie non sappiamo e noi non chiamiamo perché non abbiamo tempo, sarebbe impossibile. Non c’è un monitoraggio ufficiale e sistematico, ma solo informazioni che ritornano indietro tramite famiglie, patronato, assistenti familiari stesse che chiamano o portano regali per ringraziare di aver trovato lavoro.» [Operatore Sportello]
La Tab. 5.22 mostra gli esiti positivi dei matching effettuati, ovvero il numero di famiglie che hanno trovato un’assistente familiare grazie allo sportello. La percentuale di famiglie che ha individuato una badante, sul totale delle famiglie rivoltesi allo sportello per richiedere un’assistente familiare, supera il 40% nella maggior parte dei casi e nel caso dello Sportello Melc di Vimercate sfiora il 65%. Il dato risulta in netto miglioramento rispetto agli anni precedenti. I matching non andati a buon fine comprendono sia i casi di rinuncia, sia i casi in cui le famiglie hanno individuato la badante autonomamente attraverso i canali informali delle conoscenze personali e del passaparola. Negli ultimi anni la quota di matching andati a buon fine è gradualmente salita in quasi tutti gli sportelli censiti, evidenziando un recupero di efficacia del servizio. Tab. 5.22 - N. matching con esito positivo per Sportello. Anno 2012 Sportello
N di incontri match effettuati 43 105 147 20 62
Esito positivo
Saf Carate Brianza Saf Desio 54 Saf Monza Saf Seregno Saf Vimercate Melc Vimercate
21 45 63 8 40
% su totale famiglie 48,8 42,9 42,9 40,0 64,5
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 5.23 - N. matching con esito positivo per Sportello. Anni 2009-2012 Sportello Saf Desio Saf Vimercate Melc Vimercate
2009 V.a. 30 13 n.d.
2010 % 32,0 33,3 n.d.
V.a. 47 26 35
2011 % 38,8 45,0 46,7
V.a. 48 13 25
2012 % 44,4 38,0 55,6
V.a. 45 8 40
% 42,9 40,0 64,5
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
53
Tra Saf di Desio e Acli è stata stipulata una convenzione che prevede l’erogazione di sconti, sotto forma di voucher, alle famiglie (o alle assistenti sociali) che decidono di regolarizzare il rapporto di lavoro avvalendosi della consulenza dei Caf Acli. 54 Mentre per tutti gli altri sportelli i valori assoluti si riferiscono al numero di famiglie, per lo sportello di Monza il numero fa riferimento agli incontri promossi e risoltisi positivamente in quanto una famiglia veniva registrata come nuovo utente nel caso avviava ricerche ulteriori alla prima.
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5. La presenza degli sportelli badanti
Tab. 5.24 – Esiti matching per Sportello. Anno 2012 Sportello Saf Carate Saf Desio Saf Monza Saf Vimercate Melc Vimercate
Soluzione tramite “Sportello” 21 45 63 8 40
In attesa 55 dell’esito 7 3 4 -
Soluzione autonoma 17 32 48 8
Hanno rinunciato alla 56 richiesta 5 21 49 8 14
Fonte: Sportelli Saf e Melc 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Solitamente, il monitoraggio sulla ricerca della badante si conclude una volta che la famiglia comunica allo sportello l’esito della sua ricerca (assunzione o rinuncia). Non è formalmente prevista alcuna forma di monitoraggio sull’andamento del rapporto di lavoro. Solamente il Melc di Vimercate e i Saf di Monza e di Carate effettuano dei controlli telefonici periodici di routine sull’andamento del rapporto di lavoro; il riscontro viene effettuato però soltanto per le famiglie. «Noi comunque contattiamo le famiglie per un monitoraggio, per sapere come sta andando. Rimangono in standby per le prime due settimane, dieci giorni, poi li richiamiamo, questo per forza. Non abbiamo l’incarico di andare a vedere la realtà a domicilio. Il monitoraggio è telefonico.» [Operatore Sportello] «Periodicamente chiedo alla famiglia se la badante funziona o meno, non esiste un vero e proprio accompagnamento però c’è una comunicazione telefonica, io mi sento con la famiglia dicendo “come va e come non va”.» [Operatore Sportello]
In tutti gli altri casi le informazioni giungono agli sportelli in modo informale, tramite i resoconti spontanei di famiglie o di badanti. Dal lato dell’assistente familiare invece, nessun sportello prevede forme di controllo e accompagnamento nella fase dell’inserimento lavorativo57. Non sono previsti contatti diretti con la badante e le uniche informazioni a disposizione sono quelle ricavate da eventuali comunicazioni delle famiglie o dal ritorno della badante allo sportello per la ricerca di un lavoro. In generale, i riscontri (sia da parte delle famiglie che delle badanti) si hanno soprattutto nei casi in cui insorgano dei problemi nella fase di avviamento del rapporto di lavoro e le parti richiedono quindi la mediazione dello sportello. «Sulle assistenti familiari ricaviamo dalle famiglie se c’è stata assunzione o meno; se c’è qualcosa che non chiude in maniera positiva è l’assistente familiare che ci chiama: “mi avete mandato i nomi, ma non sono stata chiamata”, “ho fatto il colloquio, ma non vogliono assumermi in regola”.» [Operatore Sportello] 55
Nel caso del Saf di Monza si tratta di famiglie che, alla data di raccolta del dato, erano in attesa di selezionare le candidature proposte nel corso degli incontri presso lo sportello, nel caso del Saf di Vimercate si tratta di famiglie che non hanno mai comunicato l’esito del colloquio, mentre nel caso del Saf di Desio si tratta di famiglie che non hanno risposto al monitoraggio. 56 Per il Saf di Monza e Carate si tratta di famiglie che hanno inizialmente attivato il servizio e hanno in seguito comunicato che il bisogno è venuto meno per diversi motivi (prima di effettuare un colloquio), per il Saf di Desio rientrano in questa categorie le famiglie che hanno cambiato decisione o è cambiata la condizione dell’anziano (16 famiglie), le famiglie che hanno continuato la collaborazione con l’assistente familiare già presente in famiglia (3) e le collaborazioni iniziate, ma interrotte (2); per il Melc di Vimercate rientrano i ricoverati (9), e i deceduti o ancora in sospeso (5). 57 Solamente il Saf di Monza aveva una convenzione, oggi terminata, con la Caritas, la quale visitava periodicamente le famiglie.
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5. La presenza degli sportelli badanti
«L’assistente familiare che poi non è andata bene viene da me ad arrabbiarsi dicendo “Però la famiglia mi ha tenuto una settimana”. Quelle che sono state scelte non vengono, le altre che sono state lasciate a casa vengono invece.» [Operatore Sportello]
5.8. L’intreccio territoriale con la rete dei servizi Tutti gli sportelli possono contare sulla presenza consolidata di una rete di enti e servizi che contribuisce a creare un ambiente virtuoso caratterizzato da collegamenti continui, creazione condivisa di progetti, scambio reciproco di informazioni e segnalazioni. In particolare, i collegamenti della rete vengono attivati dallo sportello in fasi diverse e per finalità differenti. Innanzitutto, seppur con contatti di diversa intensità e periodicità, gli sportelli possono contare, per quanto riguarda la loro funzione di “reclutamento” e rilevazione di domanda e offerta, sull’aiuto degli enti locali - soprattutto nei Comuni di maggiori dimensioni -, nella fattispecie del Segretariato Sociale, dell’Ufficio Anziani e del Servizio Sociale. Questi servizi infatti, intercettano i bisogni delle fasce di popolazione più fragile (anziani e disabili), effettuano una prima lettura del bisogno e dirottano spesso la richiesta verso gli sportelli, previa analisi congiunta del problema. «(…) chi ha più bisogno mi contatta perché ha una persona che cerca lavoro, una famiglia che ha bisogno di un’assistente familiare, e l’assistente sociale mi anticipa i bisogni (…) e ci si mette d’accordo sul modo per individuare la figura più adatta per quella famiglia, prima che venga allo sportello…» [Operatore Sportello] «Il contatto più stretto è quello con l’Ufficio Anziani del Comune di Monza, dove in caso di bisogno, sia delle famiglie che della assistenti familiari, vengono inviati qui, anche perché questo servizio va a rispondere ai bisogni che loro ci propongono. Il contatto è continuo anche per l’aggiornamento sull’andamento del servizio, poi io incontro direttamente l’assistente sociale…» [Operatore Sportello]
Un'altra maglia fondamentale della rete è costituita dalla Caritas che, attraverso le parrocchie o i propri centri di ascolto, è molto attiva nella segnalazione diretta di situazioni di bisogno agli sportelli. Spesso il suo ruolo non si ferma alla fase preliminare di orientamento al servizio, ma prosegue anche nella fase di ricerca della soluzione e soprattutto di controllo e verifica dei risultati raggiunti - completando e integrando così il servizio offerto dagli sportelli; ne sono un esempio i progetti attivati dagli sportelli di Monza e Carate Brianza con le relative Caritas del territorio. «La Caritas invia a noi le famiglie che hanno bisogno della badante. A quel punto noi portiamo aventi questo bisogno, poi facciamo un incontro a quattro, con la presenza di un’assistente sociale della Caritas che si occupa proprio di questo. L’altra cosa che noi non facciamo è la visita domiciliare alla famiglia, mentre la Caritas la fa, andando a completare quel pezzo che mancava. Controllava l’inserimento dell’assistente familiare in famiglia e poi ci informava.» [Operatore Sportello]
Altro nodo fondamentale sono i patronati Acli di emanazione sindacale che, attraverso convenzioni (come nel caso del Saf di Desio o del Melc di Vimercate) o segnalazioni da parte degli sportelli, gestiscono tutta la parte relativa alla stipulazione del contratto di lavoro e alla gestione degli adempimenti contribuitivi e fiscali. Gli sportelli badanti, come già accennato in precedenza, non si limitano alla mera funzione di “abbinamento famiglia-badante”, ma svolgono anche servizi di orientamento alle badanti verso strutture e servizi in grado di fornire o potenziare le competenze linguistiche e professionali. Sono quindi fondamentali i contatti e gli accordi, con le scuole (nel caso del Saf di Monza e Carate) o con il Centro Territoriale Permanente (per il Saf di Desio) per l’accesso ai corsi di italiano; così come i progetti volti a migliorare e attestare la formazione professionale delle badanti. Ne sono un esempio la collaborazione tra SAF di Monza, Ancitel e Comune di Monza (con il finanziamento del Fondo Sociale Europeo) per il corso di formazione badanti; il corso di formazione organizzato dal Saf di Desio, in collaborazione con alcune case di riposo, l’Asl e alcune associazioni del territorio. 66
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5. La presenza degli sportelli badanti
Infine, si sottolineano alcuni progetti volti alla condivisione dell’esperienza della migrazione o del badantato e delle relative difficoltà. Esempi sono i gruppi di mutuo aiuto per badanti frutto della collaborazione tra Melc di Vimercate e CeAF (Centro Assistenza Famiglia), i contatti tra Coi (Centro Orientamento Immigrati) e il Saf di Vimercate e l’inserimento delle attività dei Saf di Monza e Carate in quelle parallele di assistenza agli stranieri. Si osserva inoltre come le reti di contatti siano più fitte per gli sportelli che sono emanazione diretta del Piano di Zona o del Comune. Infine, non si registrano rapporti diretti tra gli Sportelli considerati e quei pochi enti privati che si occupano specificatamente di intermediazione domanda/offerta di assistenza familiare sul territorio. Graf. 5.2 – Schema rete dei servizi sportelli badanti DOMANDA
OFFERTA
(famiglie)
(badanti)
Bisogno di assistenza
SAF
Bisogno di formazione linguistica e professionale e di integrazione
Comuni
Scuole, Centro Territoriale Permanetne
(Segretariato Sociale, Servizi Sociali, Ufficio Anziani)
Caritas (Centri Ascolto, Parrocchie)
Acli, Sindacati
Asl, Case di riposo, Centri Formazione CeSIS
Fonte: Sportelli Saf e Melc, 2012 – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
5.9. Il ruolo riconosciuto agli sportelli La valutazione che viene data dai referenti di Piano sull’operato degli sportelli è unanimemente positiva. In particolare, vengono sottolineate positivamente la professionalità degli operatori, l’attenzione all’utenza, le modalità proposte e i tempi di intervento. Lo sportello è considerato un servizio necessario per il cittadino e in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze delle famiglie. La sua forza è dovuta soprattuto alla capacità di “far incontrare” le esigenze delle famiglie con quelle delle badanti. Questo grazie al prezioso lavoro di orientamento, ascolto e analisi del bisogno svolto dagli operatori (cft. § 5.4), che produce effetti positivi sulla riuscita dei collocamenti. Non di secondaria importanza inoltre le attenzioni spese per rassicurare le famiglie più diffidenti nell’accogliere un estraneo in casa. «La famiglia brianzola è una famiglia molto chiusa, che ha molte difficoltà a far entrare un terzo all’interno della famiglia, quindi il lavoro di preparazione della famiglia, ti do una rosa tra cui scegliere eccetera sono tutte attenzioni che vengono messe in campo dallo sportello per sopperire a questa caratteristica culturale.» [Referente di Ambito]
La verifica della professionalità e delle competenze possedute dalle badanti che richiedono di iscriversi è per le famiglie garanzia di affidabilità e sicurezza. Un altro elemento di merito è il forte aggancio con il territorio e la fitta rete di servizi territoriali, all’interno dei quali lo sportello si trova ad operare in sinergia (cft. § 5.8). 67
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5. La presenza degli sportelli badanti
L’unico sportello per il quale sono state ravvisate delle criticità specifiche è il Saf di Seregno. La problematicità iniziale è stata quella di collocare lo sportello badanti all’interno di un centro lavoro, Brianza Formazione Lavoro, che si rivolgeva a tutte le persone in cerca di lavoro e non era quindi specifico per le “badanti”. Le famiglie intercettate dallo sportello sono quindi state poche. Ma l’elemento di maggior criticità è stata la brevità dell’esperienza – limitata al solo progetto ISLA -, in quanto l’ente gestore è stato messo in liquidazione. Questo non ha permesso al servizio di svilupparsi, consolidarsi e affermarsi sul territorio. In generale, gli aspetti migliorabili sono indicati nell’introduzione di forme o di strumenti di monitoraggio dell’andamento del rapporto di lavoro post-assunzione e nella tempestività di risposta soprattutto per le situazioni di emergenza. I tempi tecnici necessari per il matching possono infatti portare alcune famiglie a rivolgersi ad altri canali. «Sulle migliorie anche il monitoraggio da parte nostra, dell’Ufficio di Piano; trovare degli strumenti di verifica sull’andamento a 3 o 6 mesi. Attualmente non li abbiamo, abbiamo solo il report, ma non facciamo mai delle valutazioni ulteriori.» [Referente di Ambito] «Si potrebbe migliorare, anche se fanno già tanto, sui tempi di risposta; nel senso che quando uno chiama è perché ha un’emergenza e se faccio passare tanto tempo quello va a cercare su altri canali perché ha bisogno di risolvere presto. Ci sono situazioni da tamponare perché sono in emergenza.» [Referente di Ambito] «Punto di debolezza possono essere i tempi un po’ più lunghi del semplice abbinamento che può essere fatto da altre strutture, è proprio il tipo di servizio che risente dei maggiori costi e della maggior tutela.» [Referente di Ambito]
Anche l’organizzazione del servizio sotto forma di sportello sembra far sorgere delle perplessità da parte dell’utenza, legate al pregiudizio di inefficienze ed eccessiva burocratizzazione spesso attribuito ai servizi pubblici. «Il fatto di avere uno sportello è un handicap, se fosse un’associazione, una parrocchia, se ci fosse scritto “Caritas” sicuramente sarebbe un’altra cosa, avrebbe una presa maggiore, ma siccome è inserito in un ambito pubblico la percezione che ha la persona che viene qui è quella dello sportello pubblico.» [Referente di Ambito]
Infine, il periodo di crisi economica e la diminuzione delle risorse disponibili che ha investito gli enti pubblici pone gli operatori ad interrogarsi sulla possibilità di poter continuare ad erogare il servizio. «Da non dimenticare che a fronte di una contrazione delle risorse da parte dell’ente pubblico, si sta ragionando su come tenere aperto lo sportello e quanto, con una contrazione degli orari perché i fondi in questo momento stanno diminuendo.» [Referente di Ambito] «Il problema dei Comuni di mantenere questo tipo di servizi è alto, noi avremo ancora i soldi per l’anno prossimo poi bisognerà cercare i fondi per il triennio successivo e non so se li avremo, bisogna capire se abbiamo la forza ancora di mantenerli.» [Referente di Ambito]
Nonostante il servizio sia considerato indispensabile e molto utile per i cittadini, la sensazione è che esso non riesca ad intercettare tutto il bisogno di assistenza familiare, ma solo una parte minoritaria. La ragione sarebbe imputabile non tanto alla scarsa pubblicizzazione dello sportello, quanto alla preferenza del canale informale per la ricerca delle assistenti familiari. La rete del passaparola, del “tam tam”, della condivisione del parere e delle referenze di amici, parenti, conoscenti gioca ancora un ruolo fondamentale: il legame fiduciario stabilito con le proprie reti informali costituisce il fattore decisivo per la scelta di un’assistente familiare.
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5. La presenza degli sportelli badanti
Nell’ambito territoriale di Vimercate – il più esteso della provincia, comprendente 22 Comuni – si rileva una maggiore difficoltà di intercettazione della domanda dovuta alla vastità del territorio e alla difficoltà di raggiungere capillarmente i comuni più piccoli e territorialmente marginali. Non sembrano esistere altri soggetti formalmente strutturati e attivi nell’incontro domandaofferta di assistenza familiare. Si segnalano però, negli ultimi anni, cooperative e altri soggetti del privato sociale che, tra gli altri servizi, offrono anche quello di assistenza domiciliare, con personale stipendiato e assunto alle proprie dipendenze. Nessuno però offre servizi di matching o di intermediazione alla pari degli sportelli badanti. Per trovare altri soggetti impegnati in tal senso bisogna tornare alla sfera dell’informalità e della volontarietà in cui operano Centri di Ascolto, Caritas e Parrocchie, che in modo completamente volontario raccolgono liste di disponibilità e di bisogni, mettendo in contatto, al bisogno, domanda e offerta di lavoro di cura.
5.10. “Albo” delle assistenti familiari Il contatto diretto e continuato con soggetti fragili e la presenza presso il domicilio del datore di lavoro, rende il lavoro di “badante” peculiare rispetto ad altre tipologie di lavoro e determina quindi la necessità di porre attenzione alla verifica di alcuni requisiti minimi di accesso: la necessità, spesso stringente, di avvalersi comunque di un sostegno, può indurre infatti i soggetti più deboli (anziani e disabili), ad affidarsi a persone che potrebbero non essere idonee a fornire tale tipo di assistenza. A livello normativo, per gli impieghi che sono a diretto contatto con la sicurezza e la salute del cittadino, è prevista l’iscrizione obbligatoria ad un albo professionale pubblico, avente il fine di garantire e certificare la qualità delle attività svolte dal professionista. A livello nazionale non esiste ancora un Albo Ufficiale per le assistenti familiari, ma a livello provinciale o comunale alcune amministrazioni si sono o si stanno attivando in tal senso. Per quanto riguarda la Provincia di Monza e della Brianza, non è ancora stato istituito un albo delle badanti provinciali e anche a livello di Ambito Territoriale, non è stata rilevata la presenza di alcun albo o registro delle assistenti familiari; esistono solamente degli elenchi, sotto forma di banche dati, che servono a facilitare l’incontro domanda offerta e che contengono tutte le informazioni rilevate durante il primo colloquio (cft. § 5.4). L’accesso alle informazioni contenute in queste banche dati non è pubblico, ma riservato agli operatori degli sportelli Saf o, tutt’al più, agli operatori dei servizi comunali o del privato sociale legati allo sportello da convenzioni58. Le famiglie e i singoli cittadini non possono quindi accedervi direttamente. Nonostante non siano dei veri e propri registri, ciascuno sportello utilizza però dei propri criteri per regolare l’inserimento nella banca dati, al fine di assicurare requisiti uniformi di accesso e standard minimi per dare maggiore sicurezza all’anziano e alla sua famiglia. I requisiti di accesso, condivisi da tutti gli sportelli, sono quelli di natura normativa, ovvero: il possesso di regolari documenti di soggiorno (o di rinnovo, se in scadenza), la maggiore età, il non aver subito condanne e non avere pendenze penali con l’autorità giudiziaria. Altro requisito necessario per tutti gli sportelli è quelli di essere domiciliate nell’ambito territoriale di riferimento dello sportello a cui ci si iscrive. Il requisito della conoscenza della lingua italiana viene considerato da tutti, anche se non necessita di una certificazione formale.
58
È, ad esempio, il caso del Saf di Monza e di Carate, al cui elenco assistenti familiari possono accedere sia gli operatori dei servizi socio-assistenziali del Comune (Segretariato Sociale, Ufficio Anziani, ecc.) sia gli operatori Caritas, in virtù della collaborazione in precedenza esistente.
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5. La presenza degli sportelli badanti
I requisiti professionali sono invece più o meno stringenti e vincolanti a seconda dello sportello. Per l’inserimento in banca dati allo sportello Melc di Vimercate è necessario aver già prestato attività come assistente familiare, attestata tramite referenze scritte o telefoniche. Visto inoltre l’elevato numero di iscrizioni e considerato che le famiglie richiedono persone “mature”, vengono attentamente vagliate le candidature di persone molto giovani (con meno di 30 anni). Anche il Saf di Desio adotta come requisito l’aver maturato almeno 6 mesi di esperienza pregressa, certificata dalla famiglia in forma scritta o con referenza telefonica; in alternativa è sufficiente il possesso di un attestato di frequenza di un corso di formazione nell’area socio-assistenziale (corso A.s.a., O.s.s., assistente familiare). I Saf di Monza e Carate invece iscrivono nell’elenco le assistenti familiari a prescindere da esperienze pregresse o da certificazioni di competenze, demandando di fatto, alla famiglia, la selezione delle candidate in base alle competenze dichiarate. Diverso l’approccio dei Saf di Vimercate e Seregno: non essendo dei servizi dedicati, ma espressione dei centri lavoro aperti a tutte le professioni, i candidati vengono inseriti nelle banche dati e, nel caso di scarse o nulle esperienze nel campo dell’assistenza familiare vengono eventualmente indirizzati verso altre mansioni maggiormente attinenti al proprio profilo lavorativo; non rientreranno quindi nella ricerca dei profili richiesti dalle famiglie. Verranno eventualmente ricompresi nel caso comunichino, in futuro, di aver maturato esperienze lavorative nell’home care. Anche per quanto riguarda l’aggiornamento e la cancellazione dall’elenco, gli sportelli utilizzano criteri diversi. Lo sportello Melc di Vimercate si dimostra nuovamente tra i più restrittivi: i nominativi delle assistenti familiari infatti rimangono in banca dati per i tre mesi successivi alla data dell’iscrizione, dopodiché vengono cancellati – salvo che le interessate non si ripropongano nuovamente. In questo modo si privilegia l’aggiornamento delle banche dati a vantaggio delle iscrizioni più recenti. Gli sportelli di Carate e Monza invece procedono direttamente ad un controllo telefonico annuale, per verificare lo status della disponibilità (ancora in cerca di occupazione o occupate) ed eventuali variazioni anagrafiche o professionali. Gli sportelli Saf di Desio, Seregno e Vimercate, per questioni di tempo, non effettuano nessun tipo di verifica periodica, ma invitano l’assistente familiare a comunicare allo sportello eventuali variazioni di disponibilità e di dati. Visto che ciò accade raramente, l’occasione per aggiornare la banca dati coincide con le nuove ricerche attivate con le richieste delle famiglie: «Per noi non è possibile aggiornare i database perché abbiamo incontrato centinaia di badanti nel corso del tempo, se una badante viene selezionata per una proposta di lavoro quella è l’occasione per aggiornarla, per noi, formalmente; quindi prendiamo nota del cambio di residenza, di telefono, se c’è stato, del cambio di cv, nuove esperienze, vincoli che si pongono (non più 24 ore ma part-time), i profili cambiano continuamente. La telefonata è l’occasione per aggiornare. » [Operatore Sportello] «Quel nome rimane finché non ho un’informazione da parte dell’assistente famigliare che mi chiama. Noi non facciamo un controllo periodico anche perché non c’è molto tempo. Il controllo avviene quando viene individuata una figura da mandare alla famiglia, al momento della selezione ci si accerta della disponibilità, se sta lavorando, se si è trasferita. Nel patto viene comunque richiesto che nel momento in cui cambiano i dati va comunicato. » [Operatore Sportello]
In generale, nel caso di sopraggiunta indisponibilità perché l’interessata si è trasferita o è momentaneamente occupata, le iscritte non vengono cancellate dagli elenchi, ma registrate come “non disponibili”. Nel caso in cui la persona si dovesse poi rendere nuovamente disponibile, lo comunicherà direttamente allo sportello che provvederà a re-integrarla nuovamente tra le candidate.
5.11. Elenco provinciale unificato e linee guida Rispetto all’ipotesi di istituire un Albo delle badanti provinciale, gli operatori degli sportelli e i referenti degli ambiti territoriali esprimono aspettative, ma anche diverse perplessità. Accanto, 70
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5. La presenza degli sportelli badanti
infatti, a elementi positivi e di forza, vengono messe in luce le criticità che potrebbero compromettere l’utilità dell’albo. Innanzitutto, è unanime la convinzione che l’albo debba prevedere dei criteri di accesso rigidi e condivisi. Quelli considerati come essenziali sono: la formazione professionale certificata, la presenza di esperienze pregresse certificate tramite referenze scritte, la conoscenza della lingua italiana. Trattandosi di un albo a titolarità di un ente locale, sono impliciti i “requisiti di onorabilità”: possesso di regolare permesso di soggiorno, assenza di pendenze penali, ecc. Tali standard fornirebbero maggiori garanzie alle famiglie, permettendo loro di poter scegliere personale preparato, che vanta specifiche conoscenze per i compiti cui è chiamato a svolgere. La presenza di un albo con queste caratteristiche potrebbe innestare poi un circuito virtuoso, incentivando altre badanti a qualificarsi e a regolarizzarsi, sia per accedere alle opportunità offerte dall’iscrizione al Registro, sia per rimanere competitive in un mercato che va via via professionalizzandosi sempre più. La creazione di un Elenco unificato a livello provinciale consentirebbe alle famiglie di avere su tutto il territorio provinciale criteri di selezione e standard di qualità uniformi, nonché un ventaglio di scelta molto più ampio. Affinché rimanga “vicino” ai cittadini occorrerebbe garantire sia la consultazione autonoma e telematica da parte delle famiglie, sia uno sportello territoriale per l’accesso locale, al fine di accorciare le distanze tra locale e provinciale e interpretare meglio così i bisogni del territorio. A fronte delle potenzialità individuate, rimangono però una serie di criticità, tutte riconducibile alle specificità e particolarità che caratterizzano la professione di assistente familiare rispetto ad altre professionalità. Come già detto, il lavoro di badante si caratterizza per il forte contenuto relazionale con l’assistito. In una condizione in cui la badante entra nel privato della famiglia e si relaziona con soggetti fragili, la fiducia e l’affidabilità costituiscono i prerequisiti, nonché gli elementi fondanti del rapporto. Tali garanzie non verrebbero assicurate dalla semplice iscrizione ad un albo. Le reali motivazioni che spingono l’assistente familiare a scegliere questa professione, la sua idoneità relazionale così come ciò che realmente avviene nel privato delle pareti domestiche, rimangono difficilmente certificabili. «Ogni tanto la cronaca ci riporta esempi di maltrattamenti, abusi, raggiri… Per cui cercare nei limiti di quelle che sono le competenze di un ente di garantire l’affidabilità è utile per l’anziano e per la sua famiglia, ma tu vai a saperlo come lo fanno questo lavoro, chi c’è con l’anziano. Quell’affidabilità che la famiglia veramente chiede un albo non la può dare del tutto, non è un A.s.a. o un O.s.s. che lavora in un gruppo con altre persone che possono vedere quello che fai, tra le pareti domestiche invece chi lo sa cosa succede.» [Operatore Sportello]
A ciò si aggiunge l’estrema variabilità temporale e spaziale della presenza delle badanti: le iscritte all’albo potrebbero non essere già più disponibili dopo pochi mesi dall’iscrizione o perché già assunte presso una famiglia o perché trasferitesi in altre zone o ancora perché impegnate in altre mansioni. Essendo poi le lavoratrici per la maggior parte di nazionalità extracomunitaria, si pone il problema di una verifica periodica della regolarità della loro presenza in Italia. Questi limiti temporali e spaziali, nonché la transitorietà con la quale è spesso vissuta questa professione e il suo elevato turnover, comportano la necessità di introdurre modalità di aggiornamento e monitoraggio dell’Albo molto stringenti affinché la sua validità e la sua utilità sia reale. «È una professione diversa dagli altri classici albi dove li trovo sempre, è una professione con molte variabili, oggi ci sono domani no, torno al mio Paese, ho dei figli, sono disponibile solo tre ore al mattino, anche la disponibilità temporale ha una validità, deve essere una cosa che si va a modificare.» [Operatore Sportello]
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5. La presenza degli sportelli badanti
«È un mercato talmente variabile, che la fissazione rigida di requisiti di ingresso sia difficile poi da mantenere, da alimentare; da aggiornare è un costo altissimo. Il possesso o meno di un attestato di assistente familiare potrebbe fare la differenza per le famiglie (…) quindi sulla necessità di un elenco questo sicuramente, ma tradurlo in un albo con caratteristiche di ingresso poi significherebbe pensare a meccanismi di aggiornamento.» [Operatore Sportello]
La dinamicità dell’albo e la necessità di aggiornamento continuo pone un problema di ingenti risorse da mettere in campo, in un momento dove generalmente scarseggiano. Alcuni operatori intervistati sottolineano come molte famiglie nella fase di ricerca siano spesso guidate più dall’urgenza, dalla tempestività e dal risparmio che non dalla professionalità: in questi casi il canale informale del passaparola risulta essere quello privilegiato. L’istituzione di un Albo provinciale delle badanti che rafforza il requisito della professionalità come criterio di accesso, potrebbe acuire la dualità tra canale di reclutamento ufficiale garantito dall’Albo e canali di reclutamento informali caratterizzati da poche garanzie di tutela, ma da risparmio di tempo e denaro. «Tutte le volte che si cerca di strutturare questo servizio con gli albi e la professionalizzazione poi i costi lievitano e si aprono delle sacche di lavoro nero o di altri modi di reperimento. Io penso che se una famiglia è disposta a mettere in regola lo fa indipendentemente dalla garanzia che gli pone l’albo; ho visto che laddove queste esperienze sono state fatte a volte anche complicavano un po’, aprivano tutta una serie di maggiori tutele, di maggiori costi, si aprivano poi accanto dei canali paralleli.» [Responsabile di Ambito] «Avere un elenco può essere utile come punto di riferimento, ma di fatto in questo momento non è ancora secondo me il mercato pronto ad avere un elenco preciso di “accreditati”, perché quando poi ho bisogno, ho bisogno tendenzialmente subito e il primo che trovo lo prendo. [Responsabile di Ambito]
In tale ottica dunque, l’albo provinciale non aggiungerebbe nulla di più agli elenchi già presenti in ciascun ambito. E secondi alcuni intervistati, sarebbe più utile investire sul monitoraggio del rapporto di lavoro e sulla formazione e valorizzazione del ruolo degli operatori dei servizi dedicati, nell’accompagnare la badante e la famiglia e nell’intervenire per risolvere le criticità che potrebbero presentarsi. «(…) investirei sui servizi di monitoraggio in itinere che non sull’istituzione di un albo; a volte serve più un tutor che vada a parlare con la famiglia e con la badante nei primi giorni di inserimento lavorativo, nel primo mese, per facilitare la risoluzione delle criticità, che non lavorare in maniera selettiva rispetto ad un albo che però potrebbe non portare allo stesso risultato. Potrebbe risultare macchinoso e costoso e sui sistemi di garanzia alle famiglie c’è già tutto un sistema di attestazione regionale delle competenze (…)» [Operatore Sportello] «(…) che si tenga molto conto di quelle che sono già le esperienze degli operatori sul territorio, loro hanno ben chiaro a cosa stanno guardando, cosa sta funzionando e cosa no.» [Responsabile di Ambito]
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6. Buono sociale
6. CONCESSIONE DI UN BUONO SOCIALE A FAVORE DELLE FAMIGLIE Tra gli interventi previsti dal Progetto Isla vi era quello di supportare le famiglie che hanno assunto un’assistente familiare con un regolare contratto di lavoro allo scopo di incentivare/premiare l’emersione del lavoro nero. La Provincia di Monza e della Brianza, in data 15 luglio 2013, ha emesso un bando per l’erogazione di un buono sociale a favore delle famiglie con soggetti fragili residenti nel territorio provinciale che si avvalgono di un’assistente familiare assunta con regolare contratto di lavoro. Tale contributo aveva la finalità di favorire la regolarizzazione dei contratti di lavoro tra famiglia e assistente familiare, oltre che supportare il carico economico e sociale della famiglia. Le risorse disponibili ammontano a 30.000,00€; il buono sociale erogato una tantum è di 500,00€. Le richieste sono ammesse fino ad esaurimento fondi. Potevano richiedere il buono sociale i soggetti in possesso dei seguenti requisiti: - condizione di fragilità con necessità di assistenza nello svolgimento delle attività quotidiane59; - stipula di un regolare contratto di lavoro a partire dalla data del 01/10/2012 con l’assistente familiare per un monte ore settimanale minimo di 20h, che abbia svolto e/o stia frequentando un corso di formazione per assistenti familiari erogato da ente accreditato da Regione Lombardia (Legge 19/2007) e/o destinataria/o di dote lavoro presso la rete dei Centri per l’impiego e degli sportelli SAF del territorio della Provincia di Monza e della Brianza. In data 5 dicembre 2013, sono pervenute al Settore Welfare della Provincia di Monza e della Brianza 31 richieste di concessione di buono sociale. A seguito di valutazione di tali domande da parte degli Uffici è risultato che: - 21 domande soddisfano i requisiti previsti dal bando, per cui si procederà all’erogazione del contributo; - 10 domande non possono essere accolte in quanto non presentano uno o più requisiti previsti dal bando. Nello specifico: - 1 domanda è stata presentata da nucleo familiare non residente in Provincia di Monza e Brianza; - 1 domanda è stata presentata da persona che non ha i requisiti di persona disabile in possesso di certificazione ai sensi della Legge 104/1992 o anziano over 75 in condizione di fragilità; - 1 domanda allega copia di contratto di lavoro per un orario inferiore alle 20 ore settimanali; - 7 domande si riferiscono ad assunzioni effettuate prima della data del 1 ottobre 2012.
59
Nello specifico, che si trovino nelle seguenti condizioni: persona disabile tra i 18 e i 74 anni di età con riconoscimento di handicap in situazione di gravità ex art. 3 c. 3 legge 104/92 oppure anziano dai 75 anni di età con necessità di assistenza.
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7. Valutazione del Progetto ISLA
7. LA VALUTAZIONE DEL PROGETTO ISLA Dalle interviste effettuate con gli operatori degli sportelli e con i referenti degli UdP dei 5 Ambiti Territoriali abbiamo tratto alcune valutazioni sul funzionamento e sull’impatto avuto dal progetto ISLA sulla capacità di governance del sistema dei servizi alla persona e nel favorire l’incrocio domanda-offerta di lavoro di cura. Le considerazioni espresse dai due gruppi di opinione sono sostanzialmente allineate anche se le risposte registrano accenti diversi a seconda del ruolo ricoperto: i primi – gli operatori di sportello – risultano più focalizzati sul funzionamento del servizio e sull’efficacia dell’intervento sulle famiglie; i secondi – i referenti degli UdP – sono più attenti all’efficacia delle reti dei servizi presenti nei territori di riferimento. Il progetto ISLA ha consentito da un lato di rafforzare i processi di accesso e di orientamento delle assistenti familiari nel mercato del lavoro di cura con una “profilazione” delle competenze più mirata e personalizzata e dall’altro un allargamento del bacino di offerta con l’informatizzazione e la messa in rete delle banche dati territoriali. Il progetto ISLA ha rappresentato per le famiglie una opportunità per accedere direttamente al portale senza passare per gli sportelli ed eventualmente contattare e selezionare l’assistente familiare che presentava il profilo più idoneo a rispondere alle esigenze di assistenza familiare. Inoltre, questa scelta poteva contare sul bacino di offerta dell’intera Provincia e non era più limitata al perimetro ben più stretto dei comuni del proprio Ambito Territoriale. Sappiamo in realtà che non tutte le famiglie sono informatizzate e che la maggior parte è passata comunque dagli sportelli per essere coadiuvata nel percorso di ricerca. Ma prima di analizzare le risposte ottenute nelle interviste qualitative consideriamo i numeri che caratterizzano lo sviluppo del progetto ISLA. Complessivamente in un anno - tra il 1° ottobre 2012 e il 30 settembre 2013 – sono stati beneficiari delle doti lavoro 238 assistenti familiari, di cui 220 donne e 18 uomini. Si tratta nella maggioranza dei casi di cittadini extra-comunitari (64,7%), anche se è molto significativa ormai la quota di comunitari (35,3%), in prevalenza donne italiane. Su 238 assistenti familiari beneficiari del servizio nel periodo considerato ne sono stati assunti 91, una quota superiore al 38%60. Le assunzioni riguardano prevalentemente le donne extracomunitarie (60,4%) mentre su tutta la Provincia gli uomini assunti sono meno di 10. Tra gli uomini tuttavia la percentuale di assunti sul totale di coloro che hanno beneficiato della dote lavoro è più alta di quella registrata tra le donne (50%). Dal lato delle famiglie i nuclei familiari che hanno beneficiato del servizio nel periodo 1° ottobre 2012 - 30 settembre 2013 sono stati 88. Le famiglie sono state supportate nella ricerca di una badante e orientate nella comprensione del complesso quadro normativo in materia di contrattualistica, nello specifico del lavoro di cura domiciliare. Tab. 7.1 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla per sesso. Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013 Sesso Donne Uomini Totale
V.a. 220 18 238
% 92,4 7,6 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
60
I dati si riferiscono alle effettive assunzioni estratte dalla Banca Dati Sintesi incrociando i Codici Fiscali degli assistenti familiari beneficiari delle doti con le comunicazioni obbligatorie di assunzione. Dal 1° gennaio 2012 al 30 settembre 2013 le assunzioni totali sono state 242.
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7. Valutazione del Progetto ISLA
Tab. 7.2 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla per provenienza. Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013 Nazionalità Comunitari Extra-comunitari Totale
V.a. 84 154 238
% 35,3 64,7 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 7.3 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla per provenienza e sesso (V.a.) Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013 Nazionalità Comunitari Extra-comunitari Totale
Donne 77 143 220
Uomini 7 11 18
Totale 84 154 238
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 7.4 – Assistenti familiari beneficiari del Progetto Isla e assunti per provenienza e sesso (V.a.) Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013 Nazionalità Comunitari Extra-comunitari Totale
Donne 27 55 82
Uomini 3 6 9
Totale 30 61 91
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 7.5 – Rapporto tra beneficiari e assunti, per provenienza e sesso (%). Periodo 1/10/2012 – 30/09/2013 Nazionalità Comunitari Extra-comunitari Totale
Donne 35,1 38,5 37,3
Uomini 42,9 54,5 50,0
Totale 35,7 39,6 38,2
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Se i numeri ci dicono quante assistenti familiari e quanti nuclei familiari sono stati coinvolti nel progetto e quale impatto si è ottenuto con questo intervento, le interviste agli operatori sono state utili per entrare nel merito degli aspetti organizzativi ed ottenere qualche elemento di valutazione qualitativa sugli effetti del progetto nella capacità di governance del sistema e sull’efficacia delle reti dei servizi già esistenti. Nel progetto ISLA un elemento molto apprezzato è stato proprio quello di utilizzare la rete degli sportelli e, attraverso di essi, la connessione alla rete dei servizi già esistente sui territori. Dalle valutazioni espresse dagli operatori intervistati questo rappresenta il vero punto di forza per rilevare i bisogni ed orientare le richieste. Una rete pubblico/privata che poggia in gran parte sul terzo settore e che consente una forte capillarità nella rilevazione dei bisogni. «Penso ai ministri dell’eucaristia che si recano nelle case dei malati e che conoscono quasi tutte le persone assistite a domicilio, una rete così capillare non ce l’ha il servizio pubblico su quel tipo di target…» [Referente di Ambito]
Viene valutato favorevolmente l’opportunità di poter contare su risorse economiche aggiuntive in un contesto caratterizzato ormai da tempo dalla scarsità di risorse e dal ridimensionamento degli interventi e in qualche caso dal ritiro dei servizi, in un’ottica selettiva rispetto alle priorità individuate. Il limite che viene rilevato dalle interviste è che le risorse sono a termine secondo un’ottica progettuale che non garantisce continuità. La continuità viene ricercata passando da un 75
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7. Valutazione del Progetto ISLA
finanziamento ad un altro, da un progetto ad un altro alimentando fondamentalmente lo stesso servizio. «Anche nell’Ambito del progetto ISLA la modalità di agire nel servizio non è cambiata, nel fare bilanci di competenze nel definire profili, erano tutte cose che come SAF già facevamo.» [Operatore Sportello]
Viene altresì evidenziato che il percorso attivato è stato costruito sul modello dotale considerato poco flessibile, molto segmentato e disegnato su un pacchetto di azioni standard che non è in grado di cogliere la complessità del bisogno. D’altra parte si riconosce che lo strumento della dote ha segmentato meglio le attività imponendo un certa riorganizzazione dello sportello che ha lasciato traccia anche a progetto concluso. La suddivisione delle doti lavoro per Ambito Territoriale seppur necessaria non ha favorito un vero interscambio tra gli sportelli, non vi è stata nessuna contaminazione e ognuno ha indirizzato la domanda prevalentemente sulle assistenti familiari del proprio Ambito Territoriale. «Le identità dei cinque sportelli come erano prima del progetto lo sono ancora tuttora, non c’è stata un’operazione di contaminazione.» [Referente di Ambito]
Con il progetto ISLA si è costruita una rete informatizzata su base provinciale, ma di fatto le disponibilità di assistenti familiari di un Ambito sono rimaste “stanziali”, nel senso che non vi è stata circolazione tra i diversi territori se non in misura molto limitata. Si ha la percezione di un doppio binario: sul primo binario continuano a circolare le informazioni già disponibili sulle vecchie banche dati gestite dagli sportelli badanti, mentre sul secondo binario vengono messe in circolazione le informazioni ottenuto con le doti lavoro del progetto ISLA. I due binari sono nella maggioranza dei casi esattamente sovrapponibili. Esemplificando, la badante già inserita negli elenchi del SAF viene inserita con lo strumento della dote ISLA nel circuito provinciale dei CPI. Ciò ha consentito agli sportelli di continuare come prima a gestire l’incontro tra le richieste delle famiglie e l’offerta di assistenti familiari senza passare necessariamente dalla rete AFOL. «Chi delle badanti registrate ha fatto il percorso ISLA qui da noi è favorita perché la conosciamo meglio. Le ragazze le ho viste per ore quindi se il profilo è idoneo è naturale privilegiarle. Con la banca dati ISLA la famiglia tuttavia può contattare direttamente la badante anche fuori dai comuni dell’Ambito.» [Operatore Sportello]
Si dice spesso che occorre presidiare meglio la “fidelizzazione” del cliente, cioè della famiglia; si è rischiato invece di spersonalizzare l’intervento rimandando la famiglia ai CPI: la famiglia viene intercettata dallo sportello, ma poi affidata ad un’altra struttura che ha il compito di portare a buon fine il matching, l’incontro della domanda con l’offerta di lavoro delle assistenti familiari. «Questo sistema ha creato difficoltà alle famiglie le quali ci hanno detto: “vogliamo essere seguiti qui, perché ci state mandando in un’altra struttura.”» [Operatore Sportello]
Da ciò che hanno riferito gli operatori, le famiglie vogliono essere accompagnate fino in fondo dallo sportello e non gradiscono il dirottamento ai CPI. Per questo motivo gli sportelli in molti casi finiscono per fare quello che hanno sempre fatto e cioè continuano a seguire la famiglia nel suo percorso. Occorrerà quindi in futuro migliorare il passaggio dallo sportello badanti alla rete degli sportelli AFOL. In particolare viene segnalato come poco fluido il rapporto con i CPI. Nel caso la famiglia si rivolga allo sportello, la selezione delle candidate viene fatta sulla base delle esigenze espresse dalla famiglia e la richiesta viene inviata al CPI in base ai profili sintetici che restano anonimi. Il CPI invia il curriculum completo e la famiglia può completare il suo percorso con il matching. 76
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7. Valutazione del Progetto ISLA
«Se alla famiglia presento delle candidate del nostro Ambito è inutile che la rinvii al CPI per richiedere il curriculum completo, si allungano i tempi; sarebbe meglio gestire il matching subito allo sportello e segnalarlo al CPI.» [Operatore Sportello]
Infine, la continuità viene posta dagli intervistati come elemento essenziale per dare efficacia agli interventi che hanno bisogno di essere riconosciuti, di essere apprezzati nel tempo dalle famiglie e dalla rete dei servizi. Il progetto ISLA risente di tutti i limiti della natura progettuale dell’iniziativa. «Il progetto ISLA risente di tutti i limiti delle attività a progetto, ma come sempre poi ci si chiede: andrà avanti?» [Operatore Sportello]
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8. Le doti formazione assegnate da Regione Lombardia
8. LE DOTI FORMAZIONE ASSEGNATE DA REGIONE LOMBARDIA Nel presente paragrafo verranno analizzate le caratteristiche dei destinatari delle Doti Formazione – Assistenti Familiari finanziate dalla Regione Lombardia, assegnate nella Provincia di Monza e della Brianza. Le Doti Formazione si concretizzano nella frequentazione di percorsi formativi per “Assistenti familiari”, aventi l’obiettivo di rafforzare le competenze nel lavoro di cura. Possono accedere ai percorsi formativi i cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmente presenti sul territorio italiano, residenti o domiciliati in Lombardia che, all’atto della presentazione della domanda, abbiamo compiuto la maggiore età e abbiano superato un colloquio di orientamento e di attitudine con l’operatore erogatore del corso. Per i cittadini stranieri è inoltre richiesta la conoscenza di base della lingua italiana che consenta la relazione sociale e il possesso di regolare permesso di soggiorno o di domanda di rinnovo61. Nel 2012, in Provincia di Monza e della Brianza sono state prenotate 246 doti formazione, di queste 232 sono state assegnate e il percorso formativo portato a termine, mentre per le restanti 14 il destinatario vi ha rinunciato (Tab. 8.1). La maggioranza dei destinatari sono donne (205 casi, pari all’83% dei destinatari), ma si segnala la presenza di un non esiguo numero di uomini (41) (Tab. 8.2). I destinatari si collocano principalmente nella fascia di età centrale (Tab. 8.3), in particolare spiccano i giovani adulti (tra i 31 e i 40 anni) che costituiscono un terzo dei fruitori. Inoltre tra i destinatari si osserva un nutrito gruppo di italiani/e, pari al 44%, che conferma come quella di badante sia sempre meno una professione riservata solo agli stranieri (Tab. 8.4). Infine, la Tab. 8.5 mostra gli enti di formazione che hanno gestito le Doti assegnate in Provincia di Monza e della Brianza. Della lunga lista di enti di formazione accreditati, i primi cinque hanno gestito complessivamente oltre il 60% delle doti. Tab. 8.1 – Doti Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per stato di attuazione . Anno 2012 Stato doti Assegnate Rinunciato Totale
V.a. 232 14 246
% 94,3 5,7 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 8.2 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per sesso. Anno 2012 Sesso Femmine Maschi Totale
V.a. 205 41 246
% 83,3 16,7 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
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Per maggiori dettagli circa i contenuti del corso e le modalità di accesso si rimanda al seguente link della Regione Lombardia: http://www.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Attivita&childpagename=DG_IFL%2FWrapperBandiLayout&cid=1213531127555&p= 1213531127555&packedargs=menu-to-render%3D1213276893520&pagename=DG_IFLWrapper&rendermode=previewnoinsite
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8. Le doti formazione assegnate da Regione Lombardia
Tab. 8.3 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per anno di nascita. Anno 2012 Classi di età Oltre 50 anni Tra i 41 e i 50 anni Tra i 31 e i 40 anni Tra i 21 e i 30 anni Fino 20 anni Totale
V.a. 43 68 84 40 11 246
% 17,5 27,6 34,1 16,3 4,5 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 8.4 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per nazionalità. Anno 2012 Nazionalità Italiana Straniera Totale
V.a. 108 138 246
% 43,9 56,1 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 8.5 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, per Ente di Formazione. Anno 2012 Ente Formazione Centro di Formazione s.r.l. Consorzio Desio-Brianza - Azienda speciale Consortile AFOL Nord-Ovest Milano Pro.D.E.S.T. - s.c. a r.l. AFOL Provincia MB Eurocom - s.r.l. Fondazione Luigi Clerici Euroservyce Coop. sociale onlus Adifamily Coop. sociale onlus Ancitel Lombardia srl Apogeo - Consorzio per la comunicazione S.c. Formaprof s.r.l. Istituto europeo studi tecnologie avanzate Soc. Coop. Atena srl Risorse Italia s.r.l. Training Management Services s.r.l. A.c.l.i. Service cooperativa Epoché Service Integrator s.r.l. E-skill s.r.l. Formawork s.r.l. I.A.L. s.r.l. Mediadream s.r.l. Sirio system Coop. sociale onlus Studio imagines - Soc. Coop. Totale
V.a. 40 32 27 27 25 24 19 11 9 7 4 4 3 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 246
% 16,3 13,0 11,0 11,0 10,2 9,8 7,7 4,5 3,7 2,8 1,6 1,6 1,2 0,8 0,8 0,8 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,4 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
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8. Le doti formazione assegnate da Regione Lombardia
Tra l’ottobre del 2012 e il settembre del 2013, è stato assunto con regolare contratto di lavoro il 15,4% dei beneficiari delle doti formazione del 2012: 38 beneficiari di cui 31 donne e 7 uomini (Tab. 8.6). Quasi i due terzi degli assunti è di nazionalità straniera (Tab. 8.7); un terzo ha tra i 31 e i 40 anni ed un altro terzo tra i 41 e i 50 anni (Tab. 8.8). La maggior parte delle assunzioni è avvenuta tra gli iscritti al Centro per l’Impiego di Seregno, seguiti dagli iscritti al CPI di Monza (Tab. 8.9). Il 55% dei beneficiari della dote formazione è stato assunto da una famiglia, mentre il restante 45% da una impresa privata o da una cooperativa sociale. Tab. 8.6 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, assunti per sesso. Anno 2012/2013 Sesso Femmine Maschi Totale
V.a. 31 7 38
% 81,6 18,4 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 8.7 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, assunti per nazionalità. Anno 2012/2013 Nazionalità Italiana Straniera Totale
V.a. 14 24 38
% 36,8 63,2 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 8.8 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, assunti per età . Anno 2012/2013 Classi di età Oltre 50 anni Tra i 41 e i 50 anni Tra i 31 e i 40 anni Tra i 21 e i 30 anni Fino 20 anni Totale
V.a. 7 12 13 5 1 38
% 18,4 31,6 34,2 13,2 2,6 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab. 8.9 – Destinatari dote Formazione Regione Lombardia – Prov. MB, assunti per CPI. Anno 2012/2013 Centro Per l’Impiego Seregno Monza Milano Vimercate Rho Altro Totale
V.a. 13 10 5 4 2 4 38
% 34,2 26,3 13,2 10,5 5,3 10,5 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
Tab.8.10–DestinataridoteFormazioneRegioneLombardia–Prov.MB,assuntiperdatoredilavoro.Anno2012/2013 Centro Per l’Impiego Famiglia Cooperativa/Impresa privata Totale
V.a. 21 17 38
% 55,3 44,7 100,0
Fonte: Provincia Monza e Brianza – Elaborazioni: Centro Studi Alspes 2013
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9. Indagine campionaria
9. INDAGINE CAMPIONARIA SULLE FAMIGLIE E SULLE ASSISTENTI FAMILIARI In questo capitolo analizzeremo congiuntamente i risultati delle interviste effettuate alle assistenti familiari e alle famiglie degli assistiti, al fine di indagare sulle dinamiche che caratterizzano il mercato del lavoro di cura. In particolare indagheremo sul ruolo della figura della badante, sulle motivazioni e aspirazioni professionali, sulle specificità dell’attività di cura, sulla qualificazione professionale, sui bisogni delle famiglie, sulla regolarizzazione del rapporto di lavoro e, infine, sul ruolo svolto dai servizi per il lavoro.
9.1. Il campione intervistato Prima di passare all’analisi di quanto emerso dalle interviste, è opportuno fornire un quadro sintetico delle caratteristiche del campione intervistato, che sarà utile per meglio calibrare le opinioni e i punti di vista espressi e per farsi un’idea, seppur non statisticamente significativa e generalizzabile, delle specificità dei soggetti che offrono e chiedono lavoro di cura in Provincia di Monza e della Brianza. Sulla base degli elenchi forniti dalla Provincia, di coloro che hanno beneficiato del Progetto Isla, abbiamo estratto 30 assistenti familiari e 30 famiglie.
9.1.1. Identikit delle badanti intervistate Tab. 9.1 – Età badanti Classi di età Tra i 30 e i 39 anni Tra i 40 e i 49 anni Più di 50 anni Totale
V.a. 7 18 5 30
% 23,3 60,0 16,7 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Le assistenti familiari intervistate sono tutte donne, ad eccezione di un uomo62, e hanno in media 43,7 anni (Tab. 9.1). In particolare, poco meno dei due terzi del campione ha tra i 40 e i 49 anni, il 23% ha meno di quarant’anni e circa il 16% è over 50. Nel campione non sono presenti giovani sotto i 30 anni. Per quanto riguarda il Comune di domicilio, gli ambiti Territoriali più rappresentati risultano essere quelli di Carate e Monza, seguiti da Vimercate. Sottorappresentati invece gli ambiti di Seregno e di Desio (Tab. 9.2). Tab. 9.2 –Ambito territoriale di domicilio delle badanti Ambito territoriale Carate Brianza Monza Vimercate Seregno Desio Non sa/non risponde Totale
V.a. 10 8 6 3 2 1 30
% 33,3 26,6 20,0 10,0 6,6 3,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Rispetto al Paese di provenienza, le tre nazionalità più rappresentate sono l’Ecuador, la Moldavia e il Perù, seguite dalle italiane (Tab. 9.3). Il gruppo più consistente di intervistate 62
Per questo nel rapporto ci riferiamo ai nostri intervistati declinando i termini al femminile.
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9. Indagine campionaria
proviene quindi dall’America Latina (metà del campione), minore la rappresentanza dell’Europa dell’Est (26% circa) e delle africane 13,3%; assenti invece quelle di origine asiatica (Tab. 9.4). Tab. 9.3 – Paese di origine assistenti familiari Paese di origine Ecuador Moldavia Perù Italia Bolivia Marocco Ucraina Costa d'Avorio Cuba Nigeria Porto Rico Repubblica Domenicana Romania Totale
V.a. 5 5 5 3 2 2 2 1 1 1 1 1 1 30
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.4 – Area geografica di provenienza Area geografica America Centro-Sud Europa Est Africa Italia Totale
V.a. 15 8 4 3 30
% 50,0 26,7 13,3 10,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Per quanto riguarda lo stato di convivenza, più di un terzo delle intervistate dichiara di vivere con il partner e/o con i figli, mentre poco più di un quarto vive presso il domicilio dell’assistito (Tab. 9.5). Significativa anche la quota di assistenti familiari (30%) che vive da sola. La quota di coabitazione con gli anziani si è ridotta notevolmente in questi anni. Tab. 9.5 – Stato di convivenza Con chi vive Con il partner e/o con i figli Sola Presso il domicilio dell'assistito Altro Totale
V.a. 11 9 8 2 30
% 36,6 30,0 26,6 6,6 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
La presenza dei familiari in Italia è probabilmente legata anche al lungo radicamento che le badanti intervistate hanno sul territorio. Dalla Tab. 9.6 infatti, è possibile osservare la longevità della presenza delle assistenti familiari in Italia: mediamente risiedono nel nostro Paese da 11 anni. In particolare, oltre la metà del campione vi soggiorna da oltre 10 anni, e la restante metà da comunque più di 5 anni. Solamente una badante è presente da meno di tre anni. Si tratta dunque 82
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9. Indagine campionaria
di immigrate di lungo corso, che non si trovano più nella fase di inserimento, ma che hanno consolidato percorsi di integrazione nel nostro Paese. Tab. 9.6 – Presenza in Italia Da quanto tempo è in Italia: Meno di 5 anni Da 5 a 10 anni Più di 10 anni Totale
V.a. 1 12 14 27
% 3,7 44,4 51,9 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Al momento dell’intervista63, 14 intervistate risultavano occupate come assistenti familiari, mentre le restanti 16, in seguito alla cessazione del precedente contratto64, risultano alla ricerca di un lavoro (Tab. 9.7). Tra le occupate, la metà di esse ha trovato lavoro da poco tempo e presta servizio presso l’attuale famiglia da meno di cinque mesi. Le restanti si dividono tra coloro che hanno un contratto da 5-10 mesi e coloro che sfiorano o superano l’anno di attività presso la stessa famiglia (Tab. 9.8). Infine, i destinatari del lavoro di cura sono quasi esclusivamente anziani: nel 90% dei casi infatti, la badante assiste persone anziane, mentre solo poco più del 13% assiste persone con disabilità (Tab. 9.9). Tab. 9.7 – Condizione lavorativa Condizione lavorativa Lavora Non lavora Totale
V.a. 16 14 30
% 53,0 47,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.8 – Numero di mesi lavorati presso l’attuale/ultima famiglia N. Mesi Meno di 5 mesi 5-10 mesi Più di 10 mesi Totale
V.a. 8 4 4 16
% 50,0 25,0 25,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.9 – Destinatari del lavoro di cura Per chi svolge il lavoro di badante Anziani Persone con disabilità Entrambi Non sa/non risponde Totale
V.a. 25 2 2 1 30
% 83,3 6,7 6,7 3,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
63
Tra settembre e ottobre 2013. Tutte le badanti presenti del database fornitoci avevano un contratto di lavoro regolarmente depositato in qualità di assistenti domiciliari. Al momento dell’intervista però la condizione di occupata era venuta meno. 64
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9. Indagine campionaria
9.1.2. Identikit delle famiglie intervistate Tab. 9.10 – Intervistati per sesso Sesso Maschio Femmina Totale
V.a. 17 13 30
% 56,7 43,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.11 – Intervistati per età Classi di età Fino a 50 anni Tra i 51 e i 60 anni Oltre i 60 anni Totale
V.a. 7 10 13 30
% 23,3 33,3 43,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Sul versante delle famiglie osserviamo che i rispondenti all’intervista sono prevalentemente uomini – 56,7% dei casi – e hanno in media 61,2 anni (l’età varia tra i 41 e gli 89 anni). Nello specifico, ha più di 60 anni il 43% del campione, mentre un terzo ha tra i 51 e i 60 anni (Tab. 9.10 e Tab. 9.11). Si tratta, per oltre il 53% dei casi, del/la figlio/a della persona assistita, per il 17% del partner e nel restante dei casi di altri parenti. Nella quasi totalità dei casi inoltre, chi ha risposto all’intervista corrisponde all’effettivo caregiver, ovvero alla persona di riferimento che generalmente si occupa dei bisogni del soggetto fragile (Tab. 9.12 e Tab. 9.13). Tab. 9.12 – Intervistati per grado di parentela con l’assistito Parentela Figlio/a dell'assistito Partner dell'assistito Cognato/genero dell'assistito Fratello/sorella dell'assistito Altro parente Altro soggetto Totale
V.a. 16 5 3 1 2 3 30
% 53,3 16,7 10,0 3,3 6,7 10,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.13 – Intervistati per care-giver di riferimento dell’assistito Chi si occupa dei bisogni dell’assistito? Figlio dell'assistito Il coniuge dell'assistito Altro parente La badante Altro soggetto Totale
V.a. 16 5 4 2 3 30
% 53,3 16,7 13,3 6,7 10,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Per quanto riguarda il domicilio dell’assistito, gli ambiti Territoriali più rappresentati risultano quelli di Carate, Monza e Vimercate. Sottorappresentati invece gli ambiti di Seregno e Desio (Tab. 9.14). 84
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9. Indagine campionaria
Tab. 9.14 – Famiglie per Ambito territoriale di domicilio dell’assistito Ambito territoriale Carate Brianza Monza Vimercate Desio Seregno Milano Totale
V.a. 9 8 6 4 2 1 30
% 30,0 26,7 20,0 13,3 6,7 3,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Rispetto al Paese di Provenienza della badante assunta, le tre nazionalità prevalenti sono Ecuador, Moldavia e Ucraina, seguite da Marocco e Perù (Tab. 9.15); il gruppo più consistente di assunte proviene dall’Est Europa (43%), seguito dalle sudamericane (37%), residuale il numero delle africane (13%) e del tutto assenti invece lavoratrici assunte di origine asiatica e dell’Europa Occidentale, eccezion fatta per due italiane (Tab. 9.16). Tab. 9.15 – Famiglie per Paese di origine della badante assunta Paese di origine Ecuador Moldavia Ucraina Marocco Perù Italia Romania Santo Domingo Albania Bulgaria Colombia Madagascar Totale
V.a. 5 5 4 3 3 2 2 2 1 1 1 1 30
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.16 – Famiglie per area di provenienza badante assunta Area di provenienza Europa Est America Centro-Sud Africa Italia Totale
V.a. 13 11 4 2 30
% 43,3 36,7 13,3 6,7 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Relativamente al tipo di convivenza, osserviamo come la metà degli anziani del campione convive con l’assistente familiare, in 6 vivono con il coniuge e in 5 con il figlio e/o la sua famiglia; solamente 3 anziani vivono da soli (Tab. 9.17). Le famiglie intervistate hanno inoltre una badante alle proprie dipendenze mediamente da 7 mesi; nello specifico circa la metà delle badanti lavora per la famiglia intervistata da 5-10 mesi, un terzo da meno di 5 mesi e solamente 4 da quasi un anno. Si tratta dunque di rapporti di lavoro 85
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9. Indagine campionaria
leggermente più lunghi rispetto a quelli registrati nelle interviste con le assistenti familiari (Tab. 9.8). Tab. 9.17 – Famiglie per tipologia di convivenza dell’assistito Con chi vive l’assistito Con la badante Con il coniuge Con il/la figlio/a e/o la sua famiglia Solo/a 65 Altro Totale
V.a. 15 6 5 3 1 30
% 50,0 20,0 16,7 10,0 3,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.18 – Famiglie per numero di mesi di lavoro prestasti dall’attuale/ultima badante N. Mesi Da meno di 5 mesi Da 5 a 10 mesi Da più di 10 mesi Totale
V.a. 10 16 4 30
% 33,3 53,3 13,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
9.2. Percorsi lavorativi e dinamiche motivazionali Cercheremo ora di analizzare i percorsi di accesso al mercato del lavoro e le motivazioni che orientano le badanti intervistate nella ricerca di un’occupazione nell’ambito del lavoro di cura. Innanzitutto, osserviamo che la presenza nel settore del lavoro di cura domiciliare è abbastanza consolidata: le intervistate vantano mediamente 7 anni di esperienza alle spalle. In particolare il campione è quasi equamente ripartito tra coloro che svolgono l’attività da meno di 5 anni, coloro che la svolgono da 5-10 anni e coloro che vantano un’esperienza più che decennale. Confrontando il tempo medio di presenza in Italia con gli anni di attività, notiamo uno scarto di circa 3 anni. Nello specifico, si osserva che 16 intervistate su 2666 si sono fin da subito occupate di assistenza domiciliare: il loro arrivo in Italia coincide infatti con l’inizio di esperienze occupazionali nel settore di cura. Sembrerebbe dunque che siano arrivate in Italia con l’intenzione di intraprendere quel percorso lavorativo. Tab. 9.19 – Badanti per anni dedicati al lavoro di cura N. di anni Da meno di 5 anni Da 5-10 anni Oltre i 10 anni Non sa/Non risponde Totale
V.a. 9 11 8 2 30
% 30,0 36,6 26,6 6,6 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Indagando le scelte che spingono ad intraprendere questo tipo di professione, si nota come la maggioranza delle badanti intervistate sia fortemente motivata: “mi piace lavorare con gli anziani” 65
Si tratta di un anziano attualmente ricoverato in RSA in seguito all’aggravamento delle condizioni di salute. 3 intervistate sono Italiane, per cui il confronto non è effettuabile ed 1 non ha dichiarato gli anni di attività in quanto non in grado di stimarli. 66
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9. Indagine campionaria
raccoglie il 60% delle risposte delle intervistate. La professione sembrerebbe dunque una scelta volontaria e consapevole, dettata dalla loro preferenza per questo tipo di lavoro. Nel restante 40% dei casi invece, la decisione di svolgere questo lavoro sembrerebbe essere invece una necessità, indotta da motivi contingenti. In particolare, le motivazioni addotte sono riconducibili alla “debolezza contrattuale” sul mercato del lavoro: 9 intervistate dichiarano infatti di non aver avuto alternative tra cui scegliere (“non ho trovato altro”), mentre le restanti 3 ammettono che “è un lavoro molto facile da trovare” (Tab. 9.20). Andando poi ad indagare sulle ambizioni e sui progetti futuri, l’attività di assistenza familiare non sembra essere comunque provvisoria e transitoria, ma al contrario “definitiva” e con prospettive di lungo periodo. Quasi l’unanimità delle intervistate (90%) esprime infatti la volontà di proseguire anche in futuro in questo settore (Tab. 9.21). Anche per coloro che sono meno motivate registriamo la volontà di continuare ad operare in questo ambito. Le poche che hanno espresso la volontà di non continuare, sono accomunate dal fatto di aver già intrapreso percorsi di formazione o di vita inconciliabili con l’attività di assistente domiciliare67. Tab. 9.20 – Badanti per motivazione per cui svolgono tale lavoro Come mai ha scelto di svolgere il lavoro di badante? Mi piace lavorare con gli anziani Non ho trovato altro È un lavoro molto facile da trovare Totale
V.a. 18 9 3 30
% 60,0 30,0 10,0 100
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.21 – Badanti per intenzione a continuare questo lavoro Ha intenzione di lavorare anche in futuro come badante? Sì No Totale
V.a.
%
27 3 30
90,0 10,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.22 – Badanti per motivazioni per cui svolgeranno tale lavoro anche in futuro Se sì, perché? Perché mi piace questo lavoro Perché è difficile trovare altri lavori Altro Totale
V.a. 16 9 2 27
% 59,3 33,3 7,4 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
9.3. La qualità attesa nel rapporto di lavoro Al di là delle aspirazioni e delle motivazioni personali, è importante considerare il clima familiare all’interno del quale si sviluppa la relazione tra badante e assistito e capire dunque da un lato, il livello di soddisfazione e di gratificazione che le assistenti familiari manifestano per il 67
In particolare le motivazioni addotte sono: -“Ho una casa in affitto e il lavoro di badante mi porterebbe a vivere fuori casa”; - “Sto studiando per diventare medico”; - “Voglio intraprendere un percorso di studi per svolgere il lavoro per cui ho studiato al mio Paese [settore turistico]”.
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9. Indagine campionaria
proprio lavoro e dall’altro, la soddisfazione e la valutazione espresse dalle famiglie sul lavoro e sulla preparazione delle assistenti familiari. Dal punto di vista delle assistenti familiari (Graf. 9.1), per tutti gli aspetti che caratterizzano il rapporto di lavoro, le intervistate esprimono un buon livello di soddisfazione: la percentuale di “molto” o “abbastanza soddisfatta” supera quasi sempre il 75%. In particolare, percentuali di gradimento più elevate sono riscontrabili per gli aspetti legati alla sfera relazionale dell’attività di cura (“Relazione con l’assistito”, “Relazione con la famiglia dell’assistito”). Zone critiche, seppur contenute, sono invece ravvisabili negli aspetti legati alle condizioni contrattuali: orario di lavoro (20% “poco” o “per nulla soddisfatte”) e soprattutto nel trattamento economico (33% di insoddisfatte). Nello specifico, relativamente alle intervistate che mostrano poca e nulla soddisfazione rispetto al loro orario di lavoro, si osserva che sono tutte lavoratrici part-time con contratti inferiori alle 24 ore settimanali; la loro insoddisfazione non è quindi dovuta ad orari di lavoro troppo lunghi, ma al contrario ad un volume di ore settimanali considerato insufficiente per le loro esigenze economiche (il loro stipendio si attesta tra i 200,00 € e i 500,00 € al mese). Graf. 9.1– Badanti per livello di soddisfazione nel rapporto di lavoro Ferie/festività
3
Trattamento economico
3
20
1 1
17
6
10
Orario di lavoro Relazione con la famiglia dell'assistito
13
11
0% Mol to
Abba s ta nza
50% Poco
Per nul la
2
2
12
25%
4
4
15
16
Relazione con l'assistito
5
75%
1
1 1
2 100%
Nons a /non ris ponde
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Passando al giudizio delle famiglie, registriamo una percentuale di intervistate “molto/abbastanza soddisfatta” che sfiora o supera quasi sempre l’80% in tutti gli aspetti (Graf. 9.2). L’aspetto che raccoglie il livello di soddisfazione più elevato, è la relazione instauratasi tra assistente familiare e famiglia dell’assistito (100% di “molto/abbastanza soddisfatta”); seguono la competenza e la formazione professionale e la continuità nel lavoro. Qualche criticità, seppur molto contenuta, si registra nella qualità della pulizia e della cura della casa. Infine, l’area grigia osservabile nel grafico in corrispondenza della cura dell’igiene personale dell’anziano è dovuta al fatto che in sette casi la badante assunta non si occupa di tale mansione e le famiglie non sono dunque in grado di esprimere un giudizio in merito. Effettuando un confronto tra le risposte delle assistenti familiari e quelle delle famiglie sulla stessa batteria di domande, fermo restando i giudizi positivi espressi da entrambe le parti, sembrerebbe emergere un livello di soddisfazione leggermente più elevato per le famiglie. Questo è certamente spiegabile dal fatto che sono le famiglie a scegliere l’assistente familiare più adatta a rispondere alle proprie esigenze e ai bisogni dell’anziano, e non il contrario; alle badanti è quindi richiesta una maggiore flessibilità nell’adattarsi. 88
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9. Indagine campionaria
Graf. 9.2 – Famiglie per livello di soddisfazione nel rapporto di lavoro Cura dell'igiene personale dell'anziano
8
15
Qualità della pulizia e della cura della casa
7
0%
25% Molto
2
10
15
Relazione con l'assitito
Abbastanza
50% Poco
2
11
19
Relazione con la famiglia
1
7
20
Continuità nel lavoro
1 1
11
17
Competenze e formazione
5
7
18
Per nulla
75%
3
100%
Non sa/Non risponde
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Ma quali sono gli aspetti più rilevanti che guidano una famiglia nella scelta dell’assistente familiare68? I tre aspetti più citati dagli intervistati risultano essere, in ordine, la presenza di referenze, il livello di conoscenza della lingua italiana e la presenza di esperienze pregresse (Tab. 9.23). Di minor importanza gli atri aspetti. Dunque, più che sulla valutazione di titoli e qualifiche professionali formali, le famiglie tengono fortemente in considerazione l’esperienza maturata e le buone referenze di chi ha già avuto rapporti lavorativi precedenti con la candidata. Trattandosi poi di una professione delicata, ad alto contenuto relazionale, è comprensibile come per le famiglie sia di fondamentale importanza la conoscenza della lingua italiana. Tab. 9.23 – Famiglie per aspetti più importanti nella scelta della badante Criteri di selezione Referenze Livello di conoscenza della lingua italiana Esperienze precedenti Professionalità Caratteristiche anagrafiche Carattere Prima impressione Costo Flessibilità oraria La presenza della famiglia in Italia Altro Totale
Primo aspetto (v.a.)
Secondo aspetto (v.a.)
Uno dei due aspetti (%)
9 9 7 1 2 1 1 30
4 3 4 5 3 4 1 1 2 1 28
43,3 40,0 36,7 16,7 13,3 13,3 10,0 6,7 6,7 6,7
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
68
Agli intervistati è stato chiesto di indicare, in ordine di importanza, il primo e il secondo aspetto più importante al momento di selezionare un’assistente familiare.
89
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9. Indagine campionaria
9.4. Processi formativi e competenze professionali Consideriamo adesso la formazione professionale delle badanti e i fabbisogni formativi nell’ambito del lavoro di cura. L’obiettivo è quello di capire se e quanto le assistenti familiari e le famiglie avvertono la presenza di carenze professionali che sarebbe opportuno colmare per poter svolgere in modo adeguato il lavoro di cura e in quali aspetti si manifestano le maggiori criticità. Innanzitutto, dalle interviste effettuate rileviamo una scarsa qualificazione professionale. Due assistenti familiari su tre dichiarano infatti di non aver mai frequentato alcun corso nell’area socioassistenziale; solo 11 intervistate su 30 invece, hanno frequentato corsi inerenti alla professione (due dichiarano di aver frequentato più corsi) (Tab. 9.24). Nello specifico, 4 hanno frequentato un corso per assistenti familiari finanziato dalla Regione Lombardia (di cui 3 di nazionalità italiana), 4 un corso A.S.A., 3 un corso O.S.S. e 2 corsi per assistenti familiari promossi da altri enti (Tab. 9.25). Tab. 9.24 – Badanti intervistate per numero di corsi frequentati N. di corsi Ha frequentato solo un corso Ha frequentato due o più corsi Non ha frequentato nessun corso Totale
V.a. 9 2 19 30
% 30,0 6,7 63,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.25 – Badanti intervistate per tipo di corso socio-assistenziale frequentato in Italia Tipo di corso Corso per assistenti familiari finanziati dalla Regione Lombardia presso un ente accreditato Corso A.s.a. Corso O.s.s. Corso per assistenti familiari non promossi dalla Regione Lombardia Corso per infermieri
V.a.
%
4
13,3
4 3
13,3 10,0
2
6,7
-
-
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Relativamente al corso finanziato dalla Regione, il giudizio espresso dalle assistenti familiari intervistate che lo hanno frequentato è sostanzialmente buono. Anche le risposte date dalle famiglie sembrano ricalcare la situazione vista fin ora: un terzo delle famiglie afferma infatti che la badante assunta alle proprie dipendenze al momento dell’intervista non ha frequentato alcun corso di formazione ad hoc; a questi bisogna aggiungere 8 famiglie che non sanno nulla di eventuali attestati o qualifiche professionali (Tab. 9.26). Ciò sembrerebbe confermare quanto già visto in precedenza: ovvero che il possesso di diplomi e di titoli professionali non costituisce un requisito fondamentale nella selezione della badante. Tab. 9.26 – Famiglie per badanti assunte che hanno frequentato corsi di formazione La sua badante ha frequentato un corso di formazione per assistenti familiari? Sì No Non so Totale
V.a.
%
11 11 8 30
36,7 36,7 26,7 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
90
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9. Indagine campionaria
Inoltre, solamente due famiglie su undici affermano di notare una maggior preparazione della badante che ha frequentato il corso di formazione rispetto a quelle precedenti che non avevano frequentato alcun corso; 3 famiglie affermano invece di non notare differenze nel livello di preparazione e 6 affermano di non poter effettuare confronti perché sono alla prima esperienza lavorativa con un’assistente familiare (Tab. 9.27). Tab. 9.27 – Famiglie per differenze riscontrate tra badanti in possesso di qualifiche e non Nota delle differenze tra l’attuale badante e le precedenti che non avevano seguito corsi di formazione? Non noto alcuna differenza Trovo l'attuale badante molto più preparata Non posso effettuare confronti Totale
V.a.
%
3 2 6 11
27,3 18,2 54,5 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Al di là degli attestati professionali che formalizzano il livello di competenze, è importante capire quanto le assistenti familiari si sentano adeguate e preparate nello svolgimento delle loro mansioni, e quanto le famiglie percepiscono la presenza di carenze formative. Sono state così individuate sette macro-aree per capire in quali di queste le badanti avrebbero bisogno di rafforzare le proprie competenze. La stessa batteria di domande è stata proposta sia alle assistenti familiari che alle famiglie intervistate. È stato quindi creato un indice, con valori da 0 a 7, che consentisse di misurare il livello di fabbisogno formativo. Le assistenti familiari intervistate rilevano mediamente solo 1 aspetto su 7 in cui si sentono particolarmente carenti (Tab. 9.28). Nello specifico il 60% delle intervistate mostra di non aver alcun fabbisogno formativo (non indicano infatti nessun aspetto sul quale necessiterebbero di una maggior formazione), mentre il restante 40% dichiara di avere una o più carenze professionali. L’area in cui manifestano maggiori criticità è quella relativa alla gestione delle emergenze (cadute, svenimenti, ecc.): una badante su 3 dichiara di aver bisogno di una maggiore formazione a riguardo. Le altre aree in cui sono emerse problematicità sono quelle relative alla sfera sanitaria, ovvero alla gestione di piccoli interventi infermieristici e alla conoscenza della patologia dell’assistito, e alla sfera psicologica-relazionale (supporto psicologico, animazione dell’anziano, relazione con l’anziano e la sua famiglia). Nessuna badante invece esprime difficoltà nella sfera assistenziale, ovvero nell’alimentazione dell’anziano (dieta, come preparare e somministrare i cibi), nella cura dell’igiene personale dell’assistito e nella sfera domestica (gestione della casa, spesa, pulizie ecc.) (Tab. 9.29). Tab. 9.28 – Indicedifabbisognoformativo:badantichenecessitanodiformazionepernumerodiaspettideficitari N. di aspetti 0 1 2 3 4 Totale
Risposte badanti V.a. % 18 60,0 3 10,0 2 6,7 6 20,0 1 3,3 30 100,0
Risposte famiglie V.a. % 18 60,0 4 13,3 4 13,3 3 10,0 1 3,3 30 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
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9. Indagine campionaria
Tab. 9.29 – Badanti per aspetto del lavoro di cura in cui necessitano di una maggiore formazione Aspetti del lavoro di cura Gestione emergenze Piccoli interventi infermieristici Malattia dell'anziano Sfera psicologica-relazionale Alimentazione dell'anziano Igiene personale dell'anziano Gestione della casa
Risposte badanti V.a. % 10 33,3 7 23,3 6 20,0 5 16,7 1 3,3 -
Risposte famiglie V.a. % 10,0 3 16,7 5 23,3 7 13,3 4 10,0 3 10,0 3
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Dal lato delle famiglie, il 60% dichiara di non notare alcuna carenza nella formazione professionale della propria badante, mentre il restante 40% nota da 1 a 4 aspetti deficitari (Tab. 9.28). L’aspetto sul quale le famiglie lamentano maggiori lacune è quello relativo alla malattia dell’anziano e alle modalità di cura (indicato da 7 intervistati su 10) (Tab. 9.29). In generale le percezioni delle famiglie e quelle delle assistenti familiari sembrerebbero corrispondere. Inoltre, la presenza di qualifiche o di attestati professionali non sembra essere direttamente correlata al livello di competenze percepite come carenti. L’unica divergenza di valutazione tra famiglie e badanti riguarda il fabbisogno di formazione nell’area giuridica. Infatti, mentre secondo la percezione delle famiglie, nessuna tra le badanti assunte mostra carenze in merito ai contratti di lavoro e ai servizi di tutela, tra le badanti una su tre manifesta la necessità di avere maggiori informazioni a riguardo (Tab. 9.30). Tab. 9.30 – Necessità di formazione della badante nell’area giuridica Intervistati
Sì
No
Risposte badanti Risposte famiglie
10 -
20 29
Non sa/ Non Risponde 1
Totale 30 30
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
9.5. Accesso ai Servizi del lavoro e agli sportelli Per quanto riguarda i percorsi di accesso al mercato del lavoro di cura, il canale prevalente è quello informale sia per il lato della domanda sia per il lato dell’offerta. Per quanto riguarda le assistenti familiari, hanno trovato l’ultimo lavoro tramite canali informali (passaparola o privato sociale) 2 intervistati su 3. Nello specifico, quasi la metà delle intervistate afferma di averlo trovato grazie al passaparola di amici o conoscenti. Il secondo canale citato da quasi un’intervistata su 3, è rappresentato dallo Sportello Assistenti Familiari. Nonostante dunque tutte le intervistate risultino iscritte ai Saf, nel complesso per 18 intervistate su 30, il canale informale sembra si sia mostrato più efficace nella ricerca del lavoro. Ancora più marcato il ricorso ai canali informali da parte delle famiglie: la quasi totalità di esse ha trovato l’attuale assistente familiare grazie al “tam tam” e al passaparola di amici, conoscenti, parenti (50%) o grazie ad associazioni del privato sociale (33%). Soltanto tre famiglie intervistate hanno risolto la propria ricerca grazie ai SAF (Tab. 9.31). Inoltre, solamente 6 tra le 30 famiglie intervistate affermano di conoscere e di essersi rivolte almeno una volta agli sportelli SAF (Tab. 9.32).
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9. Indagine campionaria
Tab. 9.31 – Badanti e famiglie per canale attraverso il quale si è trovato l’attuale (ultimo) lavoro/assistente familiare Offerta di lavoro di cura (Badanti) V.a. % 9 30,0 1 3,3 1 3,3 14 46,6 3 10,0 69 2 6,6 30 100,0
Canale Tramite lo sportello assistenti familiari Tramite il centro per l'impiego Tramite il Comune Tramite passaparola Tramite il privato sociale Altro Totale
Domanda di lavoro di cura (Famiglie) V.a. % 3 10,0 15 50,0 10 33,3 70 2 6,7 30 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.32 – Famiglie per utilizzo o meno dello sportello SAF? Si è mai rivolto allo Sportello SAF? Sì No Non sa/Non risponde Totale
V.a. 6 23 1 30
% 20,0 76,7 3,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Alle badanti e alle famiglie che almeno una volta si sono interfacciate con lo sportello di assistenza familiare è stato chiesto di esprimere una valutazione su alcuni aspetti del servizio. Come mostra la Tab. 9.33, le badanti esprimono un giudizio positivo unanime per ciò che concerne la disponibilità degli operatori, i colloqui effettuati e il livello di approfondimento del bilancio delle competenze. Qualche criticità emerge invece in riferimento alla tempestività dell’intervento: quasi la metà del campione esprime una valutazione poco/per nulla soddisfacente. La criticità emersa non riguarda quindi gli operatori e il loro lavoro, ma bensì i tempi di intervento. Tab. 9.33 – Badanti per valutazione dello sportello SAF (V.a.) Aspetti servizio Tempestività dell'intervento La disponibilità degli operatori Colloqui effettuati con gli operatori Il livello di approfondimento del bilancio delle competenze
13 2
Per nulla buono 1 -
Non sa/Non risponde 2 1
16
1
-
1
30
19
2
-
1
30
Molto buono
Buono
Poco buono
5 12
9 15
12 8
Totale 30 30
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Per quanto riguarda le famiglie invece, anche se numericamente ridotte, esprimono un giudizio positivo per tutti gli aspetti considerati. In particolare, la tempestività dell’intervento è ritenuta molto/abbastanza soddisfacente da tutte; mentre sugli altri aspetti registriamo diverse mancate risposte.
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Le risposte alla modalità “altro” sono state: “Ho sostituito un’amica per un mese”, “Tramite l’assistente sociale del Comune”. 70 Le risposte alla modalità “altro” sono state: “Acli” e “Agenzia Privata”.
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9. Indagine campionaria
Tab. 9.34 – Famiglie per valutazione dello sportello SAF (V.a.) Molto/ Abbastanza 6 3 4 4 4
Aspetti del servizio Tempestività dell'intervento La disponibilità degli operatori Colloqui effettuati con gli operatori La rispondenza dei profili proposti alle sue esigenze Il numero di colloqui proposti
Non sa/ Non risponde 3 2 2 2
Totale 6 6 6 6 6
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Alle famiglie è stato poi chiesto di valutare quanto l’intervento dello sportello abbia supportato la ricerca e l’inserimento delle badanti (Tab. 9.35). Anche in questo caso i numeri sono troppo esigui per poter effettuare qualsiasi valutazione; appare però opportuno sottolineare che si registrano valutazioni positive nelle fasi di matching, mentre più critica è la fase successiva, ossia l’agevolazione dell’inserimento della badante e la mediazione di eventuali conflitti insorti. Occorre però evidenziare che, come visto nel capitolo 5, paragrafo 5.4, tali compiti non rientrano tra quelli attribuiti agli sportelli, ma sono svolti in via del tutto informale e volontaria solo da alcuni di essi. Tab. 9.35 - Quanto invece l'intervento e la mediazione dello sportello SAF: Aspetti matching Ha preso in carico la situazione della famiglia Ha capito le esigenze della famiglia Ha sostenuto i familiari nella fase di ricerca della badante Ha facilitato l’inserimento della badante all’interno della famiglia Ha pianificato e mediato gli eventuali conflitti insorti
Molto/ Abbastanza 4 5 5
Poco/ Per nulla 2 1 1
Non sa/ Non risponde -
-
3
3
6
-
1
5
6
Totale 6 6 6
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
L’assistenza domiciliare privata è, come visto, una tra le diverse soluzioni al bisogno di assistenza. Si è cercato pertanto di capire dalle famiglie intervistate se avessero valutato anche altre soluzioni, tra cui anche il ricorso all’istituzionalizzazione della persona non autosufficiente. Nella maggior parte dei casi l’ipotesi non è ancora stata valutata, o perché la famiglia ritiene sia meglio che l’anziano venga assistito a domicilio (33%) o perché le condizioni di salute dell’assistito non sono ancora così gravi da richiederne il ricovero (26%). Negli altri casi o l’anziano è in lista d’attesa per essere ricoverato in futuro (3 casi) o non c’è il consenso dell’interessato (4 casi) (Tab. 9.36). Tab. 9.36 – Famiglie per intenzione di ricoverare l’assistito Ha mai pensato alla soluzione di ricoverare l’assistito? No, ritengo sia meglio venga assistito al suo domicilio No, è ancora autosufficiente e la badante è solo un aiuto Sì, ma l'assistito non era d'accordo Verrà ricoverato in futuro Altro Non sa/Non risponde Totale
V.a. 10 8 4 3 2 3 30
% 33,3 26,7 13,3 10,0 6,6 10,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
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9. Indagine campionaria
9.6. Condizioni contrattuali L’ultima parte della rilevazione campionaria è volta ad indagare le condizioni contrattuali ed il trattamento economico delle assistenti familiari. Relativamente all’orario di lavoro, il campione delle badanti intervistate si divide, quasi equamente, tra coloro che lavorano per meno di 25 ore a settimana e coloro che lavorano più di 25 ore. Tra queste ultime è abbastanza consistente (quasi un intervistata su 3) la quota di coloro che hanno un contratto di 54 ore settimanali. Tra coloro che lavorano meno di 25 ore a settimana, due dichiarano di essere state assunte senza regolare contratto di lavoro (Tab. 9.37). Dalle interviste sembrerebbero inoltre emergere situazioni in cui le effettive ore di lavoro sono in realtà superiori rispetto a quanto stabilito nel contratto di lavoro (Tab. 9.38). Cinque intervistate dichiarano infine di non poter disporre di ferie, malattie e permessi pagati (Tab. 9.39). Ciò farebbe pensare a situazioni lavorative non correttamente regolarizzate. Tab. 9.37 – Badanti per n. di ore di lavoro previste da contratto Ore Fino a 25 ore Da 26 a 40 ore Da 41 a 54 ore Totale
V.a. 13 7 10 30
% 43,4 23,3 33,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.38 – Badanti per n. di ore di lavoro effettive dichiarate Ore effettive Lavora effettivamente le ore previste Lavora qualche ora in più delle ore previste Più di 54 ore Totale
V.a. 12 5 13 30
% 40,0 16,7 43,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.39 – Badanti intervistate che godono di permessi, malattia e ferie Con l’attuale contratto di lavoro lei gode di: Permessi pagati Malattia pagata Giorni di ferie retribuiti
Sì
No
24 23 23
5 5 5
Non sa/Non risponde 1 2 2
Totale 30 30 30
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Dal lato delle famiglie invece, risultano stipulati con le badanti prevalentemente contratti con un monte ore settimanale superiore alle 25 ore (60% dei casi). Tra questi i contratti di 54 ore sono soltanto 5 contro i 9 segnalati dalle badanti intervistate (Tab. 9.40). Tab. 9.40 – Famiglie per n. di ore di lavoro settimanali prestate dalle proprie badanti Ore di lavoro Fino a 25 ore Da 26 a 40 ore Da 41 a 54 ore Non sa/Non risponde Totale
V.a. 12 8 6 4 30
% 40,0 26,7 13,3 13,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
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9. Indagine campionaria
Passando ora ad analizzare i compensi, abbiamo calcolato lo stipendio mensile medio netto delle badanti intervistate, che risulta pari a 731,6 € (Tab. 9.41). Articolando i compensi in base al carico di lavoro, osserviamo che lo stipendio medio fino a 30 ore la settimana è pari a 532,1 €, mentre coloro che superano tale soglia oraria guadagnano mediamente 964,4 €. Tab. 9.41 – Badanti per stipendio mensile netto dichiarato Classi di stipendio Meno di 500 € Tra 500 € e 750 € Tra 750 € e 800 € Tra 800 € e 850 € Tra 850 € e 1.000 € Tra 1.000 € e 1.200 € Tra 1.200 € e 1.500 € Non risponde Totale
V.a. 4 5 1 2 12 1 1 4 30
% 13,3 16,6 3,3 6,6 40,0 3,3 3,3 13,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Se passiamo dalle risposte delle badanti alle dichiarazioni delle famiglie gli stipendi crescono leggermente, ma probabilmente qualcuno ha dichiarato l’importo lordo anziché quello netto. Lo stipendio medio mensile al netto dei contributi risulta parti a 860 € (Tab. 9.42). I contributi previdenziali superano, nella maggior parte dei casi i 300 € a trimestre (Tab. 9.43). Il 37% delle famiglie inoltre sostiene che la somma complessiva sostenuta per la badante sia sostenibile ma che comporti grossi sacrifici. Il 40% afferma che la spesa sia sostenibile con qualche o nessuna difficoltà, anche perché con i risparmi e la pensione dell’anziano non intacca le loro entrate correnti. Per un numero ristretto di famiglie invece la spesa non risulta sostenibile nel lungo periodo (Tab. 9.44). Per gli adempimenti contrattualistici e fiscali le famiglie si rivolgono in prevalenza ai Caf dei sindacati (Tab. 9.45). Tab. 9.42 – Famiglie per ammontare stipendio mensile netto corrisposto alla badante Classi di costo Meno di 500 € Tra 500 € e 750 € Tra 850 € e 1.000 € Tra 1.000 € e 1.200 € Oltre 1.500 € Non sa/Non risponde Totale
V.a. 3 5 12 4 1 5 30
% 10,0 16,7 40,0 13,3 3,3 16,7 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.43 – Famiglie per ammontare contributi trimestrali pagati alla badante Classi di costo Fino a 300 € Più di 300 € Non sa/Non risponde Totale
V.a. 6 15 9 30
% 20,0 50,0 30,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
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9. Indagine campionaria
Tab. 9.44 – Famiglie per opinione sulla spesa complessiva sostenuta per la badante Il costo complessivo sostenuto per la badante è: Sostenibile con molti sacrifici Sostenibile con qualche sacrificio Sostenibile senza grosse difficoltà Eccessiva, non a lungo sostenibile Non sa/Non risponde Totale
V.a.
%
11 6 6 4 3 30
36,7 20,0 20,0 13,3 10,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Tab. 9.45 – Famiglie per soggetti a cui hanno chiesto aiuto per gli adempimenti contrattualistici e fiscali A chi si è rivolto per gli adempimenti contrattualistici e fiscali? Caf/Patronati Acli convenzionati Commercialista Privato sociale Me ne sono occupato personalmente Amici/conoscenti/parenti Totale
V.a.
%
17 5 4 3 1 30
56,7 16,7 13,3 10,0 3,3 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Dalla presente rilevazione sembra emergere un mercato del lavoro di cura per la maggior parte regolarizzato, ma ciò dipende probabilmente dal tipo di target consultato, ovvero badanti che attraverso il progetto Isla sono state veicolate dalla rete dei servizi lungo binari istituzionali. Facendo riferimento alle esperienze lavorative precedenti all’attuale, circa due intervistate su tre, dichiarano di essere state assunte quasi sempre con dei regolari contratti di lavoro71; un quarto del campione ha invece alternato periodi di regolarità a esperienze irregolari, mentre 3 intervistate dichiarano di non essere mai state, o quasi, assunte regolarmente (Tab. 9.46). Chi ha alle spalle almeno un’esperienza lavorativa irregolare, la attribuisce all’indisponibilità del datore di lavoro. Solo un’intervistata riconosce un interesse personale nel mantenere “in nero” il rapporto di lavoro. Infine, in tre casi la situazione lavorativa irregolare era legata alla mancanza del permesso di soggiorno (Tab. 9.47). Tab. 9.46 – Badanti per frequenza di assunzione con contratto non regolare Nelle esperienze lavorative precedenti all’attuale, è stata assunta con contratti di lavoro regolari? Sì, sempre o quasi sempre Sì, qualche volta No, mai/quasi mai Totale
V.a.
%
18 7 3 28
64,3 25,0 10,7 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
71
Nello specifico, 7 sono sempre state assunte regolarmente, mentre 11 hanno almeno un’esperienza di assenza di contratto.
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9. Indagine campionaria
Tab. 9.47 – Badanti per motivazione dell’assunzione non regolare Per quale motivo è stata assunta senza contratto? Il datore di lavoro non era disposto a metterla in regola Io preferivo non essere messa in regola 72 Altro Totale
V.a. 6 1 4 11
% 54,5 9,1 36,4 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
Anche le famiglie sembrano per la maggior parte stigmatizzare il comportamento di chi assume un’assistente familiare senza regolare contratto di lavoro: per 7 intervistati non è infatti un comportamento giustificabile e per 11 la regolarizzazione è sinonimo di sicurezza sia per la famiglia che per la badante. Soltanto 5 persone intervistate assumono un tono più tollerante verso chi assume “in nero” per sostenere una spesa che appare troppo onerosa (Tab. 9.48). Tab. 9.48 – Famiglie per opinione sui contratti non regolari Cosa pensa di chi assume una badante senza regolare contratto di lavoro? Conviene per la sicurezza della famiglia e della badante Non è un comportamento giustificabile Si è costretti a farlo per la spesa troppo onerosa Contrario, ma non giudico le scelte altrui È nell'interesse della badante non essere assunta Altro Totale
V.a.
%
11
36,7
7 5 3
23,3 16,7 10,0
1
3,3
3 30
10,0 100,0
Fonte: Centro Studi ALSPES 2013
72
Nello specifico: 4 riconducono la mancanza di contratto alla loro presenza irregolare in Italia, mentre 1 alla brevità dell’esperienza lavorativa (solo un paio di settimane).
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10. Percorsi dotali e servizi alle famiglie (AFOL)
10. PERCORSI DOTALI E SERVIZI ALLE FAMIGLIE: IL RUOLO DELL’AFOL In questo capitolo si riporta quanto prodotto da AFOL Monza e Brianza in merito al partenariato provinciale per la realizzazione di interventi in materia di servizi alla persona promosso dal Progetto PRISMA
10.1. Obiettivi del Progetto e il Partenariato Il progetto “Prisma: Famiglie – Assistenti – Servizi” si è posto l’obiettivo di costituire sul territorio della Brianza un partenariato provinciale per l’erogazione, in forma dotale, di servizi alla persona, valorizzando gli attori già presenti sul territorio e le “buone prassi” già messe in atto da alcune Amministrazioni Comunali. L’aumento della popolazione anziana e delle relative attese di vita, nonché le profonde modifiche della struttura familiare, hanno reso sempre più attuale e prioritario il tema del lavoro di cura e dell’assistenza familiare. Il progetto ha voluto facilitare il rapporto tra le famiglie, gli assistenti familiari e i servizi presenti sul territorio, articolandosi in particolar modo in tre aree di attività: • Valorizzare, consolidare e implementare la rete pubblico/privata presente sul territorio; • Qualificare l’attività di matching domanda offerta; • Sviluppare le competenze degli assistenti familiari. Attraverso questi interventi si è inteso: • Migliorare la capacità di governance e di programmazione in materia di servizi alla persona; • Migliorare l’efficacia delle reti dei servizi già esistenti nei territori di riferimento; • Favorire l’incrocio domanda-offerta di lavoro attraverso il coinvolgimento dei Servizi per l’Impiego, delle associazioni datoriali e del privato sociale; • Promuovere la crescita di un mercato del lavoro regolare e di qualità; • Diffondere reti di servizi per il lavoro dedicati su tutto il territorio, condividendo sistemi informativi e gestionali per l’incontro domanda-offerta, con l’obiettivo di potenziare e migliorare il sistema di monitoraggio sul fenomeno immigrazione già operativo sul territorio regionale. Il progetto è stato presentato da AFOL Monza e Brianza (capofila di progetto) in partenariato con gli ambiti territoriali di Carate Brianza, Desio, Monza, Seregno, Vimercate e gli Sportelli SAF presenti sul territorio gestiti da: Brianza Formazione Lavoro e Sviluppo Scarl, Consorzio Desio Brianza, Consorzio Comunità Brianza, Cooperativa Sociale Monza 2000 e Associazione Progetto Lavoro Vimercate. Gli ambiti territoriali hanno svolto un ruolo di monitoraggio sulla territorialità mentre AFOL Monza e Brianza e gli Enti gestori degli sportelli SAF, hanno in maniera sinergica contribuito all’erogazione dei servizi rivolti agli assistenti familiari previsti dalla dote e dal servizio di supporto nella ricerca di personale destinato alle famiglie. Attraverso il progetto si sono integrati e implementati i servizi gestiti dagli Sportelli SAF e dai Centri per l’Impiego (CPI). Gli Sportelli sono stati valorizzati nel ruolo di raccolta del bisogno territoriale specifico, sia delle famiglie sia degli assistenti familiari oltre che nella valutazione delle competenze dei candidati, mentre i CPI hanno potuto mettere a disposizione il proprio know how in merito alla consulenza in materia di rapporto di lavoro e alla messa in rete dell’incontro domanda-offerta tramite il software Joshua. Un contributo fondamentale è stato dato dai soggetti pubblico-privati (in particolar modo le organizzazioni sindacali e i relativi sportelli) presenti sul territorio che già collaboravano a diverso titolo con i partner del presente accordo per la fornitura di servizi di informazione e consulenza orientativa alle famiglie e agli assistenti familiari, ad integrazione e supporto delle attività previste dal progetto. 99
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Il loro ruolo, in ottica sinergica, è sintetizzabile nella fornitura di: • informazioni e consulenza tecnica alle famiglie e agli assistenti familiari; • servizi per la stipula e la gestione del contratto di lavoro (stipula contratto, calcolo retribuzione e indennità varie, TFR, iscrizione INPS, INAIL, ecc.) • informazioni e servizi finalizzati all’emersione del lavoro nero Prima dell’avvio delle attività è stato realizzato un momento formativo in ogni Ambito Territoriale per condividere gli strumenti di lavoro e visionare l’applicativo per la gestione del progetto.
10.2. I percorsi dotali degli Assistenti Familiari Il progetto ha inizialmente previsto l’erogazione di 225 doti alle quali, se ne sono aggiunte 13 a seguito dell’accertamento di risorse residue in conseguenza della mancata conclusione del percorso da parte di alcuni assistenti familiari. Le doti sono state suddivise equamente tra i cinque “Ambiti territoriali”, presenti sul territorio della Provincia di Monza e Brianza. Il totale delle doti assegnate è risultato pari a 238 così suddivise tra i diversi Partners: AMBITO TERRITORIALE Carate Brianza Desio Monza Seregno Vimercate TOTALE
ENTE Cooperativa Monza 2000 Consorzio Desio Brianza Cooperativa Monza 2000 Brianza Formazione Lavoro e Sviluppo Consorzio Desio Brianza Associazione Progetto Lavoro Vimercatese Consorzio Comunità Brianza
DOTI ASSEGNATE 48 49 47 42 3 24 25 238
I percorsi dotali sono stati destinati ad assistenti familiari cittadini comunitari ed extracomunitari, regolarmente presenti sul territorio italiano, residenti o domiciliati in Provincia di Monza e Brianza che hanno superato la maggiore età e il percorso di analisi attitudinale propedeutico alla sottoscrizione del PIP. Gli interessati al percorso sono stati accolti presso gli “Sportelli SAF” aderenti al progetto che hanno provveduto alla presa in carico dell’utente e alla richiesta di dote, tramite il sistema informativo Sintesi. Il percorso dotale, della durata complessiva di 13 ore, è stato articolato come segue: colloquio di accoglienza di primo livello, definizione del percorso, colloquio specialistico, bilancio di competenze e orientamento alla ricerca attiva del lavoro. Colloquio di accoglienza (durata 1 ora) Durante il colloquio di accoglienza, l’operatore dello sportello SAF, ha presentato all’assistente familiare i contenuti del percorso previsto dalla dote e, a seguito della verifica amministrativa dei requisiti di ammissibilità del destinatario, ha formalizzato la richiesta di dote, terminando con la presa in carico dell’assistente familiare e con l’elaborazione della scheda anagrafica. Definizione del percorso (durata 1 ora) Successivo al colloquio di accoglienza, ha avuto l’obiettivo di supportare il destinatario della dote, nell’individuazione di percorsi formativi e/o lavorativi con particolare riferimento alla declinazione dei fabbisogni individuali di formazione, competenze, conoscenze e abilità. Colloquio specialistico (durata 2 ore) Si è posto l’obiettivo di effettuare una valutazione approfondita delle caratteristiche del destinatario e l’analisi delle esperienze lavorative per individuare gli ambiti di sviluppo e supportare lo stesso nella redazione del curriculum vitae in formato europeo. 100
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Bibliografia
Bilancio di competenze (durata 6 ore) L’erogazione del servizio è stata effettuata per 3 ore presso lo Sportello SAF e per le restanti 3 presso i CPI di AFOL Monza e Brianza. Durante le prime 3 ore, erogate presso lo Sportello SAF, l’assistente familiare è stato supportato nell’analisi delle esperienze formative, professionali e sociali, al fine di individuare le proprie competenze e gli elementi valorizzabili, per progettare un piano di sviluppo professionale per il raggiungimento di specifici obiettivi.. Le successive 3 ore sono state realizzate dagli operatori dei CPI di AFOL Monza e Brianza, hanno provveduto ad effettuare con l’utente, la rilettura dell’esito del bilancio, l’importazione della scheda di competenze in Joshua e la compilazione della scheda di profilo professionale. Le schede degli Assistenti Familiari, sono state, inserite in una “vetrina” virtuale Joshua, accessibile tramite il sito di AFOL Monza e Brianza agli operatori SAF, alle famiglie. Orientamento alla ricerca attiva del lavoro (durata 3 ore) All’interno di questa azione l’assistente familiare è stato supportato con l’ausilio di strumenti informatici e cartacei, individuati dall’operatore, nello sviluppo di tecniche di ricerca attiva del lavoro e ha potuto ricevere informazioni a supporto della comprensione della normativa vigente in materia di contratti di lavoro. Con riferimento all’ambito territoriale di Desio l’attività si è svolta in sinergia con il Consorzio Desio Brianza, in funzione di una più ampia progettualità territoriale volta a valorizzare lo sviluppo delle politiche attive del lavoro a livello di Ambito. Esiti 01/09/2012 – 30/09/2013 AMBITO TERRITORIALE Carate Brianza Desio Monza Seregno Vimercate
ENTE
DOTI APERTE
DOTI CONCLUSE
DOTI INTERROTTE
Cooperativa Monza 2000 Consorzio Desio Brianza Cooperativa Monza 2000 Brianza Formazione Lavoro e Sviluppo Consorzio Desio Brianza
48 49 47 42 3
37 49 43 37 3
11 0 4 5 0
Associazione Progetto Lavoro Vimercatese
24
21
3
Consorzio Comunità Brianza
25
20
5
238
210
28
TOTALE
Le interruzioni del percorso sono avvenute quasi esclusivamente al termine del percorso con gli operatori degli Sportelli SAF. Nel complesso si sono registrate 23 dichiarazioni di rinuncia tacita e 5 dichiarazioni di rinuncia espressa. Il totale delle ore realizzate è risultato pari a 2.935 così suddivise: TIPOLOGIA AZIONE Colloquio di accoglienza di I° Livello Definizione del percorso Colloquio specialistico Bilancio di competenze Orientamento alla ricerca attiva del lavoro Totale
ORE PREVISTE 238 238 476 1.428 714 3.094
ORE REALIZZARE 238 238 473 1.345 631 2.935
101
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Bibliografia
10.3. Il servizio alle famiglie e il servizio IDO Le famiglie sono state supportate nella ricerca di personale di assistenza e di cura e sono state orientate nella comprensione della normativa vigente in materia di contratti di lavoro degli assistenti familiari. Il Servizio alle famiglie è stato erogato in maniera sinergica tra gli operatori dei Centri per l’Impiego e gli operatori degli Sportelli SAF che hanno messo a disposizione le proprie competenze aiutando le famiglie che si sono rivolte al servizio nell’individuare soluzioni adeguate alle necessità espresse. Il servizio d’incontro domanda/offerta di lavoro è stato gestito con il supporto della banca dati Joshua utilizzata dai Centri per l’Impiego di AFOL Monza e Brianza che ha permesso la gestione e il monitoraggio dell’intero processo di reclutamento. L’implementazione dell’applicativo, ha consentito la predisposizione della ”vetrina Joshua”, consultabile on line sul sito di AFOL Monza e Brianza nella quale sono stati inseriti tutti i profili degli assistenti familiari dotati rappresentanti l’intera offerta del territorio. L’accesso al servizio è avvenuto: • direttamente on line sul sito di AFOL Monza Brianza • attraverso uno degli Sportelli SAF aderenti al progetto Nel primo caso AFOL Monza e Brianza ha direttamente avviato il servizio di incontro domanda offerta e ha effettuato l’incrocio informatico per l’individuazione della rosa di candidature in quanto la famiglia si è autonomamente registrata a portale e ha compilato il format per chiedere supporto nella ricerca. Nel secondo caso l’operatore dello Sportello SAF, ha supportato la famiglia nella compilazione del format idoneo a raccogliere i fabbisogni professionali di assistenza e cura e nel visionare la “vetrina Joshua”, tramite il sito di AFOL Monza e Brianza richiedendo ai Centri per l’Impiego competenti, per territorio, i profili autonomamente individuati o il supporto nella ricerca. Le famiglie che hanno consultato la vetrina registrandosi a portale nel periodo 01/10/2012 – 30/09/2013 sono pari a 102 mentre 88, dopo aver consultato la vetrina, hanno effettuato una richiesta di supporto per la ricerca di personale di assistenza e cura: L’accesso al servizio da parte delle famiglie è avvenuto attraverso i seguenti canali: ENTE CPI AFOL Cesano Maderno CPI AFOL Monza Brianza CPI AFOL Seregno CPI AFOL Vimercate Consorzio Desio Brianza Cooperativa Monza 2000 (Ambito Monza) Cooperativa Monza 2000 (Ambito Carate) Associazione Progetto Lavoro Vimercatese Consorzio Comunità Brianza TOTALE
RICHIESTE 3 3 2 2 33 25 2 10 8 88
Di seguito gli esiti del servizio incontro domanda offerta di lavoro: Numero famiglie registrate Numero famiglie richiedenti Ricerche commissionate Posti di lavoro offerti Candidati contattati Contatti effettuati Candidati segnalati Segnalazioni Colloqui realizzati Idoneità Inserimenti
102 88 88 88 81 145 66 126 52 39 13
102
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Bibliografia
10.4. Analisi degli avviamenti Gli assistenti familiari avviati nel periodo 01/10/2012 – 30/09/2013 sono pari a 85; gli avviamenti registrati sono invece 102. La maggior parte delle assunzioni (91) si riferiscono a mansioni attinenti l’assistenza e la cura mentre le restanti (11) si sono realizzate all’interno di imprese di pulizia. Di seguito si fornisce un quadro sinottico degli avviamenti registrati con l’obiettivo di evidenziare la tipologia di datore di lavoro, la mansione e il contratto di inserimento: FAMIGLIE
77 di cui in qualità di assistenti familiari di cui con contratto a tempo indeterminato con convivenza di cui con contratto a tempo indeterminato full-time di cui con contratto a tempo indeterminato part-time di cui con contratto a tempo determinato con convivenza di cui con contratto a tempo determinato part-time di cui in qualità di addetti a lavori domestici di cui con contratto a tempo indeterminato con convivenza di cui con contratto a tempo indeterminato full-time di cui con contratto a tempo indeterminato part-time di cui con contratto a tempo determinato part-time
56 18 3 29 1 5 21 1 3 15 2
COOP./ CONSORZI SERV. SOCIO ASSISTENZIALI di cui in qualità di assistenti domiciliari di cui con contratto a tempo indeterminato part-time di cui con contratto a tempo determinato part-time di cui in qualità di operatore socio-assistenziale di cui con contratto a tempo determinato part-time di cui in qualità addetto al trasporto di cui in tirocinio di cui in qualità di operatore sociosanitario di cui con contratto a tempo determinato full-time di cui con contratto a tempo determinato part-time
9
RESIDENZE PER ANZIANI di cui in qualità di addetti all'assistenza anziani di cui con contratto a tempo determinato full-time di cui in qualità di operatore socio-assistenziale di cui con contratto a tempo determinato full-time di cui in qualità di ausiliari ospedalieri di cui con contratto a tempo determinato full-time IMPRESE DI PULIZIA di cui in qualità pulitori di locali di cui con contratto a tempo indeterminato full-time di cui con contratto a tempo indeterminato part-time di cui con contratto a tempo determinato part-time TOTALE
5
3 1 2 3 3 1 1 2 1 1 2 2 2 2 1 1 11 11 1 3 7 102
Le comunicazioni obbligatorie possono essere effettuate anche dall’INPS. Considerando i tempi tecnici per l’interoperabilità alcune assunzioni potrebbero non essere state monitorate.
10.5. Le Customer Satisfaction Al fine di monitorare il livello di gradimento rispetto al percorso intrapreso dagli utenti, le schede di customer satisfaction sono state sottoposte ai beneficiari in due momenti diversi del percorso dotale: la prima schede al termine delle azioni erogate dagli Sportelli SAF e la seconda al 103
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Bibliografia
termine delle azioni erogate dai CPI di AFOL Monza Brianza. Gli utenti hanno espresso un giudizio di riportando valori compresi su scala da 1 a 10. Diverse sono state le aree indagate: qui di seguito si analizzano le medie degli Sportelli SAF. Aree indagate Sportelli SAF Adeguatezza degli spazi in cui si sono svolti gli incontri Pulizia dei luoghi Adeguatezza degli strumenti (schede, test, informative etc,) Giudizio sugli orari proposti per gli incontri Puntualità degli orientatori Gentilezza/disponibilità degli operatori e degli orientatori Chiarezza delle spiegazioni degli operatori e degli orientatori Competenza degli operatori e degli orientatori Soddisfazione per l'attenzione ricevuta (tempo dedicatoLe) Giudizio sulla durata totale del servizio
Aree indagate CPI AFOL MB Adeguatezza degli spazi in cui si sono svolti gli incontri Pulizia dei luoghi Adeguatezza degli strumenti (schede, test, informative etc,) Giudizio sugli orari proposti per gli incontri Puntualità degli orientatori Gentilezza/disponibilità degli operatori e degli orientatori Chiarezza delle spiegazioni degli operatori e degli orientatori Competenza degli operatori e degli orientatori Soddisfazione per l'attenzione ricevuta (tempo dedicatoLe) Giudizio sulla durata totale del servizio
Media dei livelli di gradimento espressi (1=Poco; 10=Tanto) 9,3 8,9 9,1 9,3 9,6 9,6 9,6 9,6 9,6 9,2 Media dei livelli di gradimento espressi (1=Poco; 10=Tanto) 9,4 9,4 9,5 9,5 9,5 9,7 9,7 9,7 9,7 9,6
Come si può notare dal dato quantitativo, i giudizi espressi si attestano su punteggi decisamente elevati: in particolare la professionalità degli orientatori che hanno seguito gli utenti, declinata in puntualità, gentilezza/disponibilità, chiarezza e competenza, ha “conquistato” i destinatari finali. Un punteggio elevato inoltre è stato ottenuto dalla tempistica di svolgimento del servizio (“Durata totale del servizio”), dato che indica che l’impostazione della dote è stata pensata correttamente ed ogni servizio è stato ritenuto efficace dall’utenza.
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Bibliografia
BIBLIOGRAFIA Censis (2011), Rapporto sulla situazione sociale del Paese, Roma, Franco Angeli. Centro Studi ALSPES (2001), Cittadini stranieri, per conto di: Comune di San Donato Milanese, Rapporto di ricerca. Centro Studi ALSPES (2009), Indagine sulle badanti straniere nei Comuni della Martesana, per conto di: Ambito Territoriale Distretto 5 (Melzo), Rapporto di ricerca. Centro Studi ALSPES (2010), Costruzione di un sistema di monitoraggio e di valutazione del servizio badanti, per conto di: Ambito Territoriale Distretto 5 (Melzo), Rapporto di ricerca. Fondazione Ismu, Regione Lombardia, Osservatorio Provinciale di Monza e della Brianza (2011), L’immigrazione straniera nella Provincia di Monza e della Brianza, nel quadro delle attività dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità. Istituto per la Ricerca Sociale (2006), Il lavoro privato di cura in Lombardia. Caratteristiche e tendenze in materia di qualificazione e regolarizzazione, in “Qualificare”, http://www.qualificare.info Istituto per la Ricerca Sociale (2008 a), Badanti: la nuova generazione. Caratteristiche e tendenze del lavoro privato di cura, in “Qualificare”, http://www.qualificare.info Istituto per la Ricerca Sociale (2008 b), Qualificare il lavoro privato di cura. Assistenti familiari nel Distretto Sociale Sud Est Milano, conoscenza del fenomeno e sviluppi futuri, in “Quaderni di approfondimento”, Distretto Sociale Sud Est Milano, n.1. Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia, 2008, Famiglie e assistenti familiari. Analisi dei bisogni e delle risposte nell’incontro domanda/offerta, Rapporto di ricerca. Pasquinelli S. e Rumini G. (a cura di) (2013), Badare non basta. Il lavoro di cura: attori, progetti, politiche, Roma, Ediesse. Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza, (2013), a speranza La speranza di vita nella Provincia di Monza e della Brianza, Notiziario Statistico n. 3. Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza (2013), Donne a Monza, Studio Statistico. Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza (2012), La famiglia a Monza, Studio Statistico. Ufficio Statistica e Studi del Comune di Monza (2011), Stranieri a Monza, Studio Statistico.
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Allegati
ALLEGATI I – Traccia per l’intervista ai responsabili degli sportelli badanti I soggetti attuatori, rete dei servizi e risorse locali coinvolte 1.
Quale è l’ente erogatore che ha titolarità dello sportello? quali sono i soggetti attuatori che gestiscono lo sportello (enti pubblici, privati, non profit)?
2.
In che anno è stato attivato il Servizio?
3.
Lo sportello badanti ha potuto contare su risorse ed esperienze locali preesistenti l’attivazione del servizio? in che modo sono state valorizzate?
4.
Come si articola il servizio sul territorio? Vi sono più sedi? Quali?
5.
Vi è una rete di servizi in cui lo sportello è inserito? come è strutturata la rete? in che modo si inserisce lo sportello?
6.
Nell’ambito dei servizi e degli interventi legati all’assistenza familiare domiciliare sono stati coinvolti o sono attivi altri progetti locali? Quali?
7.
Sono stati coinvolti attivamente altri soggetti? Quali?
Servizi Offerti 8.
Quali servizi offre lo sportello?
9.
In particolare, che supporto offre alle famiglie per gli adempimenti contrattualistici, fiscali e contributivi?
10. E che supporto offre alle assistenti familiari? 11. In quali giorni della settimana e in quali orari lo sportello è in servizio? 12. È possibile fornire un quadro completo del personale che viene impiegato e dei tempi dedicati alle attività dello sportello? 13. In che modo altri servizi non dedicati, quali i servizi sociali, il segretariato sociale, ecc., giocano un ruolo in questo ambito? in generale quanto contribuiscono a favorire l’incontro tra domanda delle famiglie e offerta delle assistenti familiari? Albo/registro delle Assistenti familiari 14. Chi ha promosso l’istituzione di un registro/elenco/albo delle badanti? Chi sono i soggetti promotori e che ruoli hanno? Quando è stato istituito? 15. Chi ha la titolarità dell’Albo? Chi invece gestisce gli elenchi/albi delle assistenti familiari? Come intervengono i Centri per l’Impiego? 16. Quali informazioni sono disponibili nell’Albo? come sono organizzati i dati? 17. Esiste un Regolamento che norma l’accesso all’Albo? E’ possibile averne una copia? (anche in formato elettronico) 18. Quali sono le modalità di iscrizione al Registro/Albo? (dove ci si iscrive, modulistica e documenti da presentare, tempi, ecc.) 19. Quali sono i requisiti necessari perché venga accolta la domanda di iscrizione? 20. Con quali modalità viene effettuato il monitoraggio sulla persistenza dei requisiti di ammissibilità e sulla disponibilità al lavoro di cura domiciliare da parte delle iscritte agli elenchi/albi? 21. Quando e con quali modalità è prevista la cancellazione dagli elenchi/albi? 22. Chi può avere accesso alle informazioni dell’Albo? è consultabile on line? da chi? 23. Quando e come viene aggiornato l’Albo? 24. Quali sono i canali attraverso i quali si pubblicizza la presenza dell’Albo delle assistenti familiari? 25. Per l’assegnazione delle doti lavoro alle assistenti familiari, sono state promosse delle azioni per tener conto della ripartizione richiesta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che prevede che almeno il 51% dei
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Allegati
destinatari degli interventi siano cittadini extracomunitari? (informazioni mirate, coinvolgimento di gruppi etnici, ecc.) La domanda delle famiglie 26. Attraverso quali canali la famiglia viene a conoscenza dei servizi disponibili presso lo sportello badanti? 27. Come le famiglie accedono al servizio e come avviene la richiesta? 28. Come viene raccolta la domanda, come viene analizzata e valutata? 29. Quante sono le famiglie che si sono rivolte allo sportello nel 2012 (2011) per richiedere un’assistente familiare? 30. Vi sono dati storici precedenti sulle richieste presentate allo sportello? quali? L’offerta di lavoro delle assistenti familiari 31. Quante sono le assistenti familiari disponibili al lavoro comprese negli elenchi/iscritte all’albo delle badanti? 32. Quante sono invece le assistenti familiari che si sono iscritte nel 2012 (2011)? 33. Quali sono i loro paesi di provenienza? (comprese italiane) 34. Vi sono dati storici precedenti sulle iscrizioni all’albo? quali? Matching domanda/offerta 35. Come viene realizzato il matching tra i bisogni delle famiglie richiedenti e le disponibilità e i profili delle assistenti familiari? 36. Vi sono dati relativi agli esiti del matching tra domanda e offerta? Quali? 37. È prevista qualche forma di accompagnamento nella fase di inserimento lavorativo dell’assistente familiare? Quale? 38. È prevista qualche forma di controllo/monitoraggio sull’andamento dell’inserimento lavorativo? Quale?
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Allegati
II – Traccia per l’intervista ai referenti degli Ambiti distrettuali 1.
In generale che valutazione dà dello sportello badanti di (Ambito)?
2.
Risponde adeguatamente all’esigenza di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro di cura domiciliare?
3.
Vi sono sul territorio altri soggetti che si adoperano nella stessa direzione? Che svolgono un ruolo di matching tra domanda e offerta? Quali?
4.
Si può dire che lo sportello si inserisce in una rete di servizi? Quanto è integrata questa rete? E in che modo lo sportello si inserisce?
5.
Qual è il grado di copertura della domanda di assistenza familiare che lo sportello badanti riesce a soddisfare? (molto scarso, scarso, discreto, elevato)
6.
Quali cambiamenti ha notato in questi ultimi anni rispetto al ricorso alle assistenti familiari da parte delle famiglie?
7.
Che cosa è cambiato, cosa sta cambiando nell’offerta di lavoro di cura da parte delle assistenti familiari?
8.
Quali sono a suo avviso i punti di forza dello sportello badanti di Desio?
9.
Quali sono i punti di debolezza che andrebbero migliorati?
10. Che valutazione dà invece dell’Albo/Registro delle assistenti familiari? Com’è percepito dagli operatori? 11. Conosce il suo regolamento? Che giudizio dà dei requisiti di ammissione? 12. Che giudizio dà della sua gestione? (aggiornamento, modalità di iscrizione, cancellazioni) 13. Quali aspetti andrebbero migliorati? 14. Ritiene auspicabile l’istituzione di un Albo delle assistenti familiari provinciale? Perché? Quali i vantaggi e quali gli svantaggi? 15. Che raccomandazioni si sente di fare nell’istituire un albo provinciale unico delle assistenti familiari? 16. Quali linee guida andrebbero considerate nell’istituire un Albo Unico Provinciale? 17. Come valuta il Progetto ISLA? Cosa ha aggiunto ai servizi preesistenti? 18. Cosa potrebbe essere migliorato / potenziato / innovato?
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III – Questionario per le assistenti familiari Premessa Buon giorno, sono ………….. del Centro Studi Alspes la Provincia di Monza Brianza ha incaricato il nostro istituto di effettuare una indagine sugli sportelli di assistenza familiare (SAF). E ci ha dato il suo numero perché risulta iscritta all’elenco provinciale della badanti. Le farò pertanto una serie di domande sul lavoro di assistente familiare. L’intervista non durerà più di 10 min. Le risposte rimarranno anonime, e verranno trattate in forma aggregata, per cui non sarà possibile risalire in nessun modo al suo nominativo.
5. Con chi vive: 1. Sola 2. Con il partner e/o con i figli 3. Presso il domicilio dell’assistito 4. Altro (specific.)__________________
15. Ha frequentato un corso per assistente familiare finanziato dalla Regione Lombardia presso un ente (1)
(2) (3) (4)
7. Da quanti mesi lavora come assistente famigliare presso la famiglia attuale? N. mesi________________
a. Relazione con l’assistito b. Relazione con la famiglia dell’assistito c. Orario di lavoro d. Trattamento economico e. Ferie/Festività
8. Per chi svolge il suo lavoro di badante? 1. Anziani 2. Disabili 3. Altro (spec)_________________________
accreditato (corso 160 che da diritto ai crediti formativi)? 1. Si 2. No (vai alla domanda n. 19)
PARTE II - QUALIFICHE PROFESSIONALI AREA MOTIVAZIONE/ESPERIENZE
16. Quale e dove?_____________________________
6. Da quanti anni è in Italia? N. anni: _____________
9. Da quanti anni svolge l’attività di badante? N. di anni_______________________________ 10. Come mai ha scelto di svolgere il lavoro di badante? (solo una risposta) 1. È un lavoro molto facile da trovare 2. Ho studiato per lavorare in questo settore 3. Non ho trovato altro 4. È un lavoro ben pagato 5. Mi piace lavorare con gli anziani 11. Ha intenzione di lavorare anche in futuro come badante? 1. Sì (vai alla domanda n. 12) 2. No (vai alla domanda n. 13) 12. Se sì, perché? (domanda successiva n. 14) 1. Perché mi piace questo lavoro 2. Perché è difficile trovare altri lavori 3. Perché si guadagna bene 4. Altro (spec.)_________________________
(5)
Per nulla Nonsa Nonrisp.
4. Paese di origine:____________________________
Poco
3. Comune di domicilio: _______________________
14. Con riferimento all’attuale lavoro di badante, quanto si ritiene soddisfatta dei seguenti aspetti AREA FORMAZIONE
Abbast
2. Anno di nascita: ___________________________
3. Perché è un lavoro poco pagato 4. Perché vorrei dedicarmi di più alla mia famiglia 5. Altro (spec.)_________________________
Molto
PARTE I - CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE 1. Sesso 1. Maschio 2. Femmina
17. Come valuta tale corso? 1. Molto buono 2. Abbastanza buono 3. Poco buono 4. Per niente buono 18. Quali aspetti sono stati più utili per il suo lavoro di cura? ____________________________________________ ____________________________________________ ____________________________________________ ____________________________________________ 19. Ha frequentato altri corsi nell’area socioassistenziale? (1) (2) Sì NO a. Corso per assistenti familiari non promossi dalla Regione Lombardia b. Corso A.s.a. c. Corso O.s.s. d. Corso per infermieri
13. Se no, perché? 1. Perché non mi piace questo lavoro 2. Perché è un lavoro troppo duro
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Allegati
20. Ora le elenco una serie di aspetti relativi al suo lavoro. Per ciascuno mi dovrebbe dire se si sente preparata o ha bisogno di maggiore formazione/preparazione.
PARTE IV - CONTRATTO E CONDIZIONI DI LAVORO 25. N. ore previste da Contratto:__________________
(1)
(2)
Sì
No
a. Per gli aspetti legati alla malattia dell’anziano che cura (come si cura la malattia dell’anziano) b. Per la gestione di piccoli interventi infermieristici (pressione, punture,medicazioni,usodipiccoleapparecchiaturemediche,ecc.)
27. Più o meno quanto guadagna al mese per il suo lavoro di badante? [Lasciare libera la domanda. Se non risponde proporre le classi] (a) _______________________________________
c. Per gestire le emergenze (cadute, svenimenti, ecc.)
(b)
d. Per gli aspetti legati all’igiene personale dell’anziano (modi di lavare/cambiare/vestire/spostare l’anziano) e. Per gli aspetti legati alla sfera dell’alimentazione dell’anziano (la dieta dell’anziano, come preparare i cibi per l’anziano, come somministrarli) f. Per gli aspetti legati alla gestione della casa (organizzazione casa,spesa, pulizie domestiche, igiene degli ambienti) g. Per gli aspetti legati alla sfera psicologica-relzionale (supporto psicologico, animazione dell’anziano, relazione con l’anziano e la famiglia)
1. Meno di 500 euro 2. Tra 500 e 750 euro 3. Tra 750 e 800 euro 4. Tra 800 e 850 euro 5. Tra 850 e 1.000 euro 6. Tra 1.000 e 1.200 euro 7. Tra 1.200 e 1.500 euro 8. Oltre 1.500 euro
28. Con l’attuale contratto di lavoro, gode di: (1)
Sì
h. Per gli aspetti legati alla sfera giuridica (informazioni sui propri diritti, contratti di lavoro, servizi a tutela, ecc)
(2)
NO
a. Permessi pagati b. Malattia pagata c. Giorni di ferie retribuiti
PARTE II SERVIZI PER IL LAVORO – INCONTRO DOMANDA OFFERTA 21. Come ha trovato il suo attuale impiego come badante? 1. Tramite lo Sportello Assistenti Familiari (SAF) 2. Tramite il Centro per l’impiego (AFOL) 3. Tramite il Comune 4. Tramite passaparola (conoscenti, parenti, amici ecc.) 5. Tramite il privato sociale (Caritas, Coop. sociali, ecc.) 6. Altro (specificare) _________________ 22. In passato, a chi si è rivolto per trovare lavoro? ____________________________________________ ____________________________________________ ____________________________________________ 23.[Se nella 21 e 22 non cita il SAF] Si è mai rivolta allo sportello Saf del suo ambito territoriale (distretto socio-sanitario ASL)? 1. Sì 2. No
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
Molto buono
Buono
Pocobuono
Pernullabuono
Non sa Non risp
24. In merito allo sportello Saf di _______, come valuta per ciascun aspetto, l’attività dello sportello badanti?
a. Tempestività dell’intervento b. La disponibilità degli operatori c. Colloqui effettuati con gli operatori d. Il livello di approfondimento del bilancio delle competenze
26. Quante ore alla settimana lavora come assistente familiare? N. ore:______________________________
29. Nelle esperienze lavorative precedenti all’attuale, è stata assunta con contratti di lavoro regolari? 1. Sì, sempre/quasi sempre 2. Sì, qualche volta 3. No, mai/quasi mai 30. Se in passato è stata assunta senza contratto di lavoro, qual è stata la motivazione principale? 1. Il suo datore di lavoro non era disposto a metterla in regola 2. Lei preferiva non essere messa in regola 3. Entrambi: il suo datore di lavoro non era disposto a metterla in regola e lei preferiva non essere messa in regola 4. Altro (spec.)_________________________ L’intervista si è conclusa, la ringrazio molto per la sua disponibilità e collaborazione. PER L’INTERVISTATORE 31. DATA: |_|_| / |_|_| / 2013 32. ORA:
|_|_| . |_|_|
33. Intervista effettuata da ____________________ 34.Livello di comprensione della lingua italiana 1. Ha compreso tutto/gran parte del questionario 2. Ha avuto qualche difficoltà di comprensione 3. Ha avuto molte difficoltà di comprensione
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Allegati
IV – Questionario per le famiglie Premessa Buon giorno, sono ………….., la Provincia di Monza Brianza ha incaricato il Centro Studi ALSPES di effettuare una indagine sugli sportelli di assistenza familiare (SAF). Nell’ambito di questa iniziativa è prevista un’azione di ascolto rivolta alle famiglie che hanno assunto una badante con regolare contratto di lavoro. Le farò pertanto una serie di domande sul lavoro dell’assistente familiare. L’intervista non durerà più di 10 min. Le risposte rimarranno anonime, e verranno trattate in forma aggregata, per cui non sarà possibile risalire in nessun modo al suo nominativo
PARTE I - CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE
PARTE II - VALUTAZIONE ASSISTENTE FAMILIARE
1. Sesso 1. Maschio 2. Femmina
9. Tra i criteri che le elenco, quali sono, nell’ordine, i primi 2 aspetti più importanti nella selezione di una badante?
2. Anno di nascita: ___________________________
6. Con chi vive l’assistito: 1. Sola/o 2. Con il coniuge 3. Con il/la figlia e la sua famiglia 4. Con la badante 5. Altro (specific.)_______________________ 7. Da quanti mesi, l’attuale badante, presta lavoro nella vostra famiglia? N. di mesi_____________ 8. Qual è il paese di origine dell’assistente familiare?__________________________________
10. Con riferimento all’attuale assistente (1) (2) (3) (4) (5) familiare, quanto si ritiene soddisfatta dei seguenti aspetti
Pernulla Nonsa Nonris
bisogni
Poco
5. Chi, generalmente si occupa dei dell’anziano? 1. Io stesso 2. Il mio partner 3. Il coniuge dell’assistito 4. Il fratello/sorella dell’assistito 5. I nipoti dell’assistito 6. Altro (specific.)_______________
Abbast.
4. Chi risponde all’intervista: 1. Figlio/a dell’assistito 2. Partner dell’assistito 3. Cognato/genero dell’assistito 4. Fratello/sorella dell’assistito 5. Nipote dell’assistito 6. Altro (specific.)_______________
1° 2° 1. Le caratteristiche anagrafiche: età e paese di provenienza 2. La flessibilità oraria 3. Il livello di conoscenza della lingua italiana 4. Il costo 5. La presenza di esperienze precedenti 6. La presenza di referenze 7. La presenza della famiglia in Italia 8. Altro (spec)__________________________
Molto
3. Comune di domicilio dell’anziano: ____________
a. Relazione con l’assistito b.Relazioneconlafamigliadell’assistito c.Continuitànellavoro(pocheassenze/ferie/malattie) d.Competenzaeformazioneprofessionaledellabadante e.Qualitàdellapuliziaedellacuradellacasa f. Cura dell’igiene personale dell’anziano 11. Secondo lei, in quale dei seguenti aspetti è particolarmente carente la formazione professionale (1) (2) dell’attuale badante? Sì No a. Negli aspetti legati alla malattia dell’anziano che cura (come si cura la malattia dell’anziano b. Nella gestione di piccoli interventi infermieristici (pressione, punture, medicazioni, uso di piccole apparecchiature mediche, ecc.) c. Nella gestione delle emergenze (cadute, svenimenti, ecc.) d. Negli aspetti legati all’igiene personale dell’anziano (modi di lavare, cambiare, vestire, spostare l’anziano) e. Negli aspetti legati alla sfera dell’alimentazione dell’anziano (la dieta dell’anziano, come preparare i cibi per l’anziano, come somministrarli) f. Negli aspetti legati alla gestione della casa organizzazione casa,spesa, pulizie domestiche, igiene degli ambienti) g. Negli aspetti legati alla sfera psicologica-relzionale (supporto psicologico, animazione dell’anziano, relazione con l’anziano e la famiglia) h. Negli aspetti legati alla sfera giuridica (informazioni sui propri diritti, contratti di lavoro, servizi a tutela, ecc)
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Allegati
(3)
(4)
(5)
Poco
Per nulla
Non sa Non risp
(2) Abbastanza
13. Nota delle differenze tra l’attuale badante e le badanti precedenti che magari non avevano seguito corsi di formazione? 1. Trovo l’attuale badante molto più preparata 2. Trovavo la precedente più preparata 3. Non noto alcuna differenza 4. Non posso effettuare confronti in quanto non ho mai avuto altre badanti o badanti che non avevano frequentato corsi di formazione
(1) Molto
18. Quanto invece l’intervento e la mediazione dello sportello Saf:
12. La sua badante ha frequentato un corso di formazione per badanti? 1. Si (spec.)________________________ 2. No (vai alla domanda n. 14) 3. Non so (vai alla domanda n. 14)
a. Ha preso in carico la situazione della famiglia b. Ha capito le esigenze della famiglia c. Ha sostenuto i familiari nella fase di ricerca della badante d. Ha facilitato l’inserimento della badante all’interno della famiglia e. Ha pianificato e mediato gli eventuali conflitti insorti
PARTE III - SERVIZI PER IL LAVORO – INCONTRO DOMANDA-OFFERTA
PARTE IV – CONTRATTO E CONDIZIONI DI LAVORO
14. Come ha trovato l’attuale badante? 1. Tramite lo Sportello Assistenti Familiari (SAF) 2. Tramite il Centro per l’impiego (AFOL) 3. Tramite il Comune 4. Tramitepassaparola(conoscenti,parenti,amici,ecc.) 5. Tramiteilprivatosociale(Caritas,Cooperativesociali,ecc.) 6. Altro (specificare) _________________
19. Ha mai pensato alla soluzione di ricoverare l’assistito? 1. No, perché ritengo sia meglio che venga assistito al suo domicilio 2. No, perché è ancora autosufficiente e la badante è solo un aiuto 3. Sì, ma l’assistito non era d’accordo 4. Sì, ma il costo era troppo elevato 5. Sì, ma la lista d’attesa era troppo lunga 6. Altro ______________________________
15. A chi altro si è rivolto? ____________________________________________ ____________________________________________ ____________________________________________ 16.[Se nella 14 e 15 non cita il SAF] Si è mai rivolta allo sportello Saf del suo ambito territoriale (distretto socio-sanitario Asl)? 1. Sì 2. No (vai alla domanda n. 19)
20. Quante ore settimanali lavora la suo attuale badante? N. ore: ______________________________________
17. In merito allo sportello Saf di _______, come valuta per ciascun aspetto, l’attività dello sportello badanti?
[Lasciare libera la domanda. Se non risponde proporre le classi]
a. Tempestività dell’intervento b. Colloqui effettuati con gli operatori c. La disponibilità degli operatori d. La rispondenza dei profili proposti alle esigenze e. Il numero di colloqui proposti
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
Molto buono
Buono
Pocobuono
Pernullabuono
Non sa Non risp
21. Più o meno quanto le costa al mese, al netto dei contributi? ________________________________________ 1. Meno di 500 euro 2. Tra 500 e 750 euro 3. Tra 750 e 800 euro 4. Tra 800 e 850 euro 5. Tra 850 e 1.000 euro 6. Tra 1.000 e 1.200 euro 7. Tra 1.200 e 1.500 euro 8. Oltre 1.500 euro 22. Più o meno quanto le costano i contribuiti mensili? _______________________________________ 23. Come ritiene la spesa complessiva sostenuta per la badante? 1. Eccessiva per le risorse della nostra famiglia e quindi a lungo non sostenibile. 2. Sostenibile con molti sacrifici 3. Sostenibile con qualche sacrificio 4. Sostenibile senza grosse difficoltà.
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24. A chi si rivolge/si è rivolto per gli adempimenti contrattualistici, fiscali, contribuitivi? 1. Me ne sono occupato personalmente 2. Ad un commercialista 3. Ai Caf/Patronati Acli convenzionati 4. Ad amici/conoscenti/parenti 5. Altro_______________________________ 25. Che cosa ne pensa di chi assume una badante senza regolare contratto di lavoro? 1. Si è costretti a farlo per la spesa troppo onerosa 2. È nell’interesse della badante non essere assunta in regola 3. Non è un comportamento giustificabile 4. Altro ______________________________ L’intervista si è conclusa, la ringrazio molto per la sua disponibilità e collaborazione. 25. DATA: |_|_| / |_|_| / 2013 26. ORA: |_|_| . |_|_| 27. Intervista effettuata da ____________________ 28. Grado di collaborazione 1. Collaborativo 2. Poco collaborativo 3. Per nulla collaborativo
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