1 Progetto di ricerca e piano di formazione Per un assegno di ricerca La medicina del lavoro e la tutela della salute dei lavoratori in Italia nel XX secolo attraverso la documentazione fotografica Progetto di ricerca Impostazione del problema scientifico Il problema della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori è un tema attualmente molto presente nell’opinione pubblica e sui mezzi di informazione; ma lo stato degli studi sul piano della ricostruzione storica del fenomeno è piuttosto arretrato, rispetto all’importanza del fenomeno stesso. In Italia, infatti, la tradizione della medicina del lavoro è molto antica, e risale a Bernardino Ramazzini, i cui studi pioneristici sono ben noti a livello internazionale. Anche in seguito, e in particolare nel periodo successivo all’unificazione nazionale (1861) il caso italiano è particolarmente interessante, perché il nostro paese in inizialmente collocabile fra i “late comers” sulla scena del processo di industrializzazione, conosce un “decollo industriale” con fasi di forte accelerazione, nelle quali i problemi della salute dei lavoratori vengono in luce in maniera particolarmente evidente. In questo contesto la medicina del lavoro italiana assume un ruolo molto forte, e interessante sul piano retrospettivo, anche perché inizialmente lo stato liberale italiano interviene molto debolmente sul piano della tutela legislativa, e quindi la medicina del lavoro assolve in parte a compiti di supplenza rispetto a questa carenza di intervento. Anche in questo modo si può spiegare l’indubbia rilevanza della medicina del lavoro italiana, che non solo esprime alcuni personaggi di grande rilievo, come Luigi Devoto, Gaetano Pieraccini, Giovanni Loriga, Luigi Carozzi, ma ottiene ampi riconoscimenti internazionali. Sono infatti i medici del lavoro italiani che – dopo i successi conseguiti nella lotta contro l’anchilostomiasi al traforo del Sempione, fondano nel 1906 quello che oggi è divenuta l’ICOH (International Commission on Occupational Health) ovvero l’organizzazione internazionale che si occupa di medicina del lavoro su scala mondiale. La presidenza e il comitato direttivo della Commissione sono infatti ininterrottamente italiani fino alla seconda guerra mondiale, ed anche in seguito la componente italiana mantiene un ruolo di assoluto rilievo. Dal 1929 inoltre è sorta in Italia una specifica Società Italiana di Medicina del Lavoro, che successivamente ha assunto il nome di Società Italiana di Medicina del Lavoro e di Igiene Industriale, e che sarà anch’essa oggetto di studio in questa ricerca. Stato degli studi Fino agli anni ’60 gli unici studi di rilievo sul tema erano la “Storia delle Malattie Professionali" di Luigi Carozzi, protagonista di rilievo della medicina del lavoro italiana e internazionale (Carozzi,1930) e i "Cenni storici della medicina del lavoro" dello storico della medicina Adalberto Pazzini. (Pazzini, 1964). Agli inizi degli anni ’70, con la pubblicazione del libro di Stefano Merli “Proletariato di fabbrica e sistema industriale. Il caso italiano 1880-1900” (Merli, 1972) il tema esce dai limiti strettamente disciplinari e viene affrontato da un punto di vista storico generale, con uno studio di grande importanza sia sul piano delle fonti esplorate, sia sul piano della metodologia della ricerca. Si sviluppa su questa base un nuovo filone di ricerche rappresentato da una serie di saggi che escono principalmente, ma non solo, sulla rivista “Classe” e che affrontano aspetti di storia della salute operaia, ma anche di storia sociale delle malattie da lavoro (Dodi Osnaghi, 1978). Questa prima fase di studi è tuttavia ispirata a una forte opzione ideologica, che poi cede il passo agli studi di Franco Della Peruta e della sua scuola, meno connotati ideologicamente, anche
2 se anch’essi in grado di rivelare una realtà di estremo interesse per quanto riguarda le condizioni delle classi lavoratrici in Italia e soprattutto nella pianura padana. Nel 1977 si svolge a Fiesole, organizzato dal Centro Italiano di Studi Ospedalieri (CISO) un seminario di studio dal titolo «Storia della sanità in Italia – Metodo e indicazioni di ricerca» che rappresenta un punto importante per una nuova impostazione degli studi nel settore, a cui fa seguito il congresso di Pavia del 1981 promosso dall’Istituto Lombardo per la Storia del Movimento di liberazione e dal CISO dal titolo “Salute e classi lavoratrici in Italia dall’Unità al fascismo”(Betri e Gigli Marchetti, 1981). Il convegno mobilita la quasi totalità degli studiosi attivi in quegli anni in generale sulla storia della sanità ed anche in quello della salute operaia. In certi campi i contributi presentati appaiono esaurienti e completi, in altri casi si portano a conoscenza di un più ampio pubblico i risultati preliminari di studi in corso che sfoceranno di lì a poco tempo in fondamentali monografie su categorie professionali o mestieri, compresi i rischi ad essi collegati (Gigli Marchetti, 1981; Sorcinelli 1981). Dopo il 1981 molti contributi compariranno oltre che nella collana "Studi e ricerche storiche" di Franco Angeli Editore su riviste quali "Studi Storici", "Storia Urbana", "Società e Storia", "Sanità Scienza Storia", e nel 1984 appare il volume monografico degli Annali n.7 della einaudiana Storia d’Italia coordinato da Franco Della Peruta (Della Peruta, 1984) Nell'apparente fase di stasi che caratterizza la prima metà degli anni novanta, nel panorama della storia della salute dei lavoratori sono da registrare alcune novità ed in particolare pubblicazioni di sicuro interesse per la storia della medicina del lavoro e la nascita di un organissimo denominato «International Network for the History of Occupational and Environmental Prevention». Sul fronte "interno" alla disciplina si registra un rinnovato interesse per la conoscenza della storia novecentesca di questa branca della medicina. A cura di Nicolò Castellino,Gastone Marri, Sandra Gloria, Vito Foà, Antonio Grieco, Carlo Zocchetti, appaiono diverse opere sulla medicina del lavoro e sulla salute dei lavoratori; alla fine degli anni ’90 si ha una importante opera d’insieme che sistematizza le conoscenze disponibili (Carnevale, Baldasseroni, 1999). Successivamente si sono avuti diversi saggi su aspetti particolari di singole patologie, e sono da segnalare un’opera d’insieme sull’Ispettorato del Lavoro, promossa sotto la direzione scientifica del gruppo di ricerca del DISMEC (A. Baldasseroni, F. Carnevale, S. Iavicoli, L. Tomassini, 2009), e un’opera sulle rappresentazioni fotografiche dei rischi sul lavoro (Carnevale, Tomassini, 2007). Articolazione e fasi del progetto Presso il Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna si è costituito da tempo un gruppo di ricerca, che in passato ha condotto una serie di ricerche finanziate su progetti PRIN e RFO, coinvolgendo sia personale interno del Dipartimento, sia docenti ed esperti esterni (in particolare i proff. Franco Carnevale e Alberto Baldasseroni, e i dott. Sergio Iavicoli e Carlo Petyx). Proseguendo su questa linea, il progetto si propone di analizzare il tema della storia della salute del lavoro in Italia, con particolare attenzione alla ricostruzione degli ambienti scientifico-accademicoprofessionali della medicina del lavoro italiana, e quindi dell’ICOH e della SIMLII, nonché di alcuni dei principali degli organismi pubblici operanti del settore, come l’Ispettorato del Lavoro e l’ENPI. La prima fase del lavoro consterà di una ricognizione generale della storiografia sull’argomento e dello stato delle fonti. La seconda fase prevede una analisi approfondita dei materiali documentari relativi alla tutela della salute dei lavoratori attraverso le grandi inchieste dell’Ispettorato e dell’Ufficio del lavoro nel primo quarto del XX secolo, e successivamente attraverso l’opera dell’Ispettorato corporativo e poi dell’ENPI e dell’ISPESL; prevede inoltre la la ricostruzione delle vicende degli ambienti della medicina del lavoro italiano attraverso la storia dell’ICOH e della SIMLII
3 La terza fase, e centrale della ricerca, prevede la costituzione di una base di dati di fonti fotografiche reperibili negli archivi e nelle fonti edite individuate sulla base delle ricerche svolte in precedenza nell’ambito del Dipartimento e dagli studiosi sopra ricordati. Tali fonti potranno dare, accanto alle fonti tradizionali come le inchieste, una documentazione nuova che si ipotizza possa portare a risultati euristici interessanti per quanto riguarda il tema in questione. Fonti iconografiche e audiovisive. La medicina del lavoro italiana ha usato le tecniche di documentazione visiva in modo estremamente interessante e per molti versi pionieristico. Già Pieraccini usava la fotografia per documentare sistematicamente le patologie e le condizioni di salute dei lavoratori; alcune delle grandi inchieste dell’ufficio del lavoro sono corredate da una documentazione fotografica che non è solo illustrativa, ma ha un preciso scopo documentativo. In seguito, l’uso di mezzi tecnici audiovisivi è stato molto importante anche per la prevenzione e la propaganda antinfortunistica, e negli archivi dell’ENPI esiste una ampia documentazione di questo tipo che la ricerca intende studiare. Risultati attesi Il risultato principale della ricerca sarà una monografia sul tema della ricerca stessa. Come risultati parziali e accessori si prevedono: un censimento delle fonti legislative e della letteratura scientifica relative ai temi dell’igiene, della sicurezza e della medicina del lavoro per tutto il periodo in esame; una cronologia storica istituzionale dei principali enti considerati, con rinvio alle fonti documentarie; Censimento e prima catalogazione e studio di un corpus organico di materiali iconografici e audiovisivi, basandosi sul ricco materiale fotografico, filmico, grafico, audiovisivo esistente presso gli archivi dell’ENPI e degli altri enti e soggetti trattati nella ricerca
4 Piano di attività e di formazione.
Piano formativo: articolazione e metodologia del lavoro previsto, competenze richieste La ricerca si propone in primo luogo di fornire una informazione storiografica aggiornata sul tema della salute del lavoro in Italia. Per questo di condurranno ricerche presso le principali biblioteche italiane e in alcune biblioteche specializzate, come quelle della Clinica del Lavoro di Milano e quella dell’ISPESL (che ha ereditato i fondi librari e archivistici dell’ENPI). La seconda fase del lavoro cercherà di studiare la salute dei lavoratori in Italia nel XX secolo non in toto, ma attraverso la ricostruzione della storia, istituzionale e scientifica, dei principali organismi scientifici e amministrativi che si sono occupati della medicina del lavoro e della salute dei lavoratori nel XX secolo. Si analizzeranno le grandi inchieste del primo quarto del secolo, in particolare quelle condotte dall’ispettorato medico, non solo e non tanto per studiare le condizioni effettive della salute dei lavoratori, ma per analizzare le strategie e le politiche di intervento pubblico che queste inchieste preparavano. Si studierà poi l’opera dell’Ispettorato corporativo e dell’ENPI. Si raccoglieranno nuovi documenti, che saranno ricavati da fonti ufficiali a stampa, finora pochissimo utilizzate, e dall’archivio dell’ENPI, che è in corso di riordino ma che sarà disponibile per la parte che riguarda questa ricerca. Infine si procederà alla ricerca delle fonti iconografiche e fotografiche, e alla loro raccolta digitalizzazione e organizzazione in una base di dati digitale. Il lavoro verrà condotto con una ricognizione sulle fonti originali, che però essendo disperse e di non facile reperimento richiedono un preliminare lavoro di ricerca e sistematizzazione. Si procederà quindi in primo luogo a ricercare e riordinare in maniera sistematica le inchieste di inizio secolo, pubblicate in forme diverse e in luoghi diversi (riviste, pubblicazioni ufficiali, volumi monografici, ecc.). Si tratta di fonti che già contengono una quantità di documentazione fotografica di estremo interesse, ma di cattiva qualità date le tecnologie di stampa dell’epoca, Si cercherà quindi dove possibile di ritrovare i fondi originali partendo dalle indicazioni contenute nelle fonti a stampa. Una ulteriore fonte di documentazione fotografica spesso di estremo interesse sono le riviste del settore, talora anche ampiamente illustrate, fra cui si citano a mero titolo di esempio testate come “Il Policlinico”, “La Riforma medica”, “Il Giornale della Società Italiana d’Igiene, “Ramazzini”, “Propaganda sanitaria”, “Il Pensiero sanitario”, “La medicina sanitaria”, “La Critica medica”, “La Medicina preventiva”, “L’Italia sanitaria”, “Il Movimento sanitario”, “L’Igiene sociale”. E ancora “Rivista d’Ingegneria sanitaria”, diventata poi “Rivista di ingegneria sanitaria e di edilizia moderna”; fino a “Securitas”, e quelle più direttamente attinenti alla medicina del lavoro, come “Il Lavoro” (poi “Medicina del Lavoro”), “Il lavoro umano”, il “Giornale italiano di medicina del lavoro”, “La medicina dei lavoratori”, “Salute, fabbrica e società”, “Rivista degli infortuni e delle malattie professionali”, “Epidemiologia e prevenzione”, “Salute e territorio”, “SNOP”. Infine si prenderanno in esame i fondi fotografici, iconografici e audiovisivi appartenuti prima all’ENPI e poi all’ISPESL, ed oggi all’INAIL. Si tratta di una composita, e ricca varietà di materiali già in parte individuati e acquisiti in una precedente ricerca, ma che ora andrebbero completati e letti da questo nuovo punto di vista. Il materiale selezionato, sarà acquisito in forma digitale e catalogato presso il Laboratorio Fotografico del DISMEC, secondo gli standard e le indicazioni fornite dal tutor e responsabile scientifico della ricerca. Il titolare dell’assegno potrà valersi eventualmente della collaborazione di volontari civili addetti al laboratorio per svolgere alcune parti esecutive di tale lavoro. L’ultima fase del lavoro consisterà in una prima analisi d’insieme, in un breve saggio, delle modalità di documentazione visiva del rischio sul lavoro nel corso del XX secolo, mettendo in
5 evidenza i risultati più rilevanti emersi dal lavoro nelle fasi precedenti, nonché i problemi metodologici e i criteri di inquadramento e lettura critica delle fonti. Il saggio dovrà integrare i risultati emersi dalla realizzazione della base di dati digitalizzati con l’analisi dei soggetti produttori di tali documenti, nonché con l’analisi delle fasi più significative dell’evoluzione della sensibilità collettiva sul tema della salute dei lavoratori e della tutela antiinfortunistica nel corso del secolo. Competenze richieste Il titolare dell’assegno di ricerca dovrà avere in primo luogo un curriculum che evidenzi una solida formazione nel campo della storia della fotografia; è indispensabile anche una adeguata competenza in campo archivistico, e in particolare nel campo della catalogazione delle fonti iconografiche, fotografiche, audiovisive. Dovrà avere anche competenze almeno di base nel trattamento informatico delle basi di dati e nella digitalizzazione e elaborazione delle immagini fotografiche con i software più diffusi del settore. Avrà comunque un solido background per quanto riguarda la conoscenza della storia contemporanea, in particolare della storia sociale e del lavoro. A parità dei precedenti requisiti, saranno titolo preferenziale pubblicazioni che dimostrino una conoscenza della storia italiana del XX secolo, specie per gli aspetti legati alla storia dell’industria e del lavoro, nonché una buona esperienza di ricerca documentaria in archivi analoghi a quelli che saranno utilizzati nel corso di questa ricerca. È richiesto un buon livello di conoscenza della lingua inglese.
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