PERCORSI DI ETICA SAGGI
Direttore Luigi A Università degli Studi di Macerata
Comitato scientifico Antonio D R Università degli Studi di Padova
Francesco M Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Marie-Anne V Université “Paul Verlaine” de Metz
Comitato redazionale Carla C Università degli Studi di Macerata
Donatella P Università degli Studi di Macerata
Maria Teresa R Università degli Studi Roma Tre
PERCORSI DI ETICA SAGGI
La collana presenta percorsi di riflessione che attraversano le frontiere — antiche e nuove — dell’etica, analizzando questioni emergenti all’incrocio tra filosofia e vita, e cercando di coniugare, in prospettiva interdisciplinare, il lessico della responsabilità, le forme della reciprocità e le ragioni del bene. La collana si articola in due sezioni: la prima (“Saggi”) ospita studi monografici come risultato di ricerche personali; la seconda (“Collo qui”) raccoglie dialoghi a più voci, costruiti a partire da un progetto organico, verificato e condiviso nell’ambito di seminari e gruppi di discussione. La ricerca di una coerenza di fondo fra i nuclei tematici presi in esame e il metodo dialogico della loro elaborazione fa della collana un prezioso strumento critico, in grado di alimentare il dibattito etico contemporaneo alla luce di istanze fondamentali di cura e promozione dell’umano.
Daniela Verducci La fenomenologia della vita di Anna–Teresa Tymieniecka Prova di sistema
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Ai miei studenti di Scienze della formazione
Indice
Avvertenza
Capitolo I La ri–seminazione intuitiva della Fenomenologia .. Scenari fenomenologici post–husserliani, – .. Il lascito fenomenologico, – ... Il testamento di E. Husserl, – ... Il seguito husserliano di E. Fink, – .. ll vissuto come risorsa metodologica in Anna–Teresa Tymieniecka, – .. Il vissuto come risorsa metafisica nella rivisitazione leibniziana, – ... Il Leibniz di E. Cassirer, – ... Il Leibniz di A.–T. Tymieniecka, .
Capitolo II L’itinerario teoretico della fenomenologia della vita .. Una nuova posizione della coscienza, – ... Il fenomeno del «conscio–proprio–corporeo», – ... La condizione umana nell’unità–di– tutto–ciò–che–è–vivo, – .. La nuova concettualità della fenomenologia della vita, – ... Il trascendentale esistenziale, – ... Il soggetto umano creativo, – ... L’ontopoiesi della vita, – ... Confronto con l’autopoiesi del vivente di H. Maturana e F. Varela, – .. Un nuovo paradigma ontologico, – .. Metamorfosi del logos ontopoietico della vita, .
Conclusione. Dal logos ontopoietico, un nuovo orizzonte di trascendenza
Bibliografia
Avvertenza Per i riferimenti storiografici riguardanti il movimento fenomenologico nella sua dinamica complessiva a partire da Edmund Husserl, ci si è voluti basare, oltre che sugli studi classici e consueti, sul volume enciclopedico curato da A.–T. Tymieniecka, Phenomenology world–wide. Foundations, expanding dynamics, life–engagements. A guide for research and study, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht , che da un decennio supporta e integra a vasto raggio l’imprescindibile ricognizione sulla fenomenologia svolta da H. Spiegelberg . La maggior parte dei contributi presenti nell’opera curata da Anna– Teresa Tymieniecka proviene da studiosi di tutto il mondo, che da lunga data partecipano all’attività del World Phenomenology Institute, dalla stessa presieduto. Per loro tramite si delinea «il corpo completo dell’insegnamento e della ricerca in campo fenomenologico» (the complete body of learning/scholarship in phenomenology) e viene reso disponibile «il raccolto di cento anni» (the harvest of a hundred years). Per noi che vogliamo mettere in luce il pensiero di Anna–Teresa Tymieniecka come avanzamento effettivo, organico e vivente, del movimento avviato da Edmund Husserl, la prospettiva sulla fenomenologia, che nel volume si apre, è preziosa perché ci introduce a quegli aspetti di essa che hanno assunto rilievo nel lavoro di promozione e disseminazione fenomenologica, di cui la Tymieniecka si è fatta carico a partire dagli anni ’ del Novecento, tracciando, senza soluzione di continuità con l’origine husserliana, il nuovo orizzonte della fenomenologia della vita. Nelle pagine di Phenomenology World–Wide, è infatti esposto «il corso che l’ispirazione fenomenologica di Husserl prese e va prendendo nei suoi seguaci» (the course that the phenomenological inspiration of Edmund Husserl took and goes on taking), prestando la massima attenzione sia ai principali assunti, tendenze e intenti dell’impresa husserliana e alle svolte (turning points), che ne . Cfr. H. S, The phenomenological movement. A historical introduction, M.Nijhoff, The Hague .
La fenomenologia della vita di Anna–Teresa Tymieniecka
costellarono il dispiegamento, sia agli sviluppi originali di pensiero fenomenologico in coloro che vennero dopo Husserl e alle modalità con cui la fenomenologia ha influenzato, rivitalizzandoli, campi gnoseologici umanistici e scientifici. Né ci si sottrae a dirimere la questione della “fedeltà” husserliana. Il panorama fenomenologico del volume è molto inclusivo ed ampio, comprendendo «tutte le fedeltà degli studiosi che si sentono affini con esso» (all the allegiances of the scholars who feel an affinity with it). Tuttavia tra i vari «circoli o giri» (circles or rings) di appartenenza presenti, sono operate distinzioni sulla base del grado di chiarezza raggiunta riguardo ad «una ultima immanente consapevolezza di seguire, più o meno essenzialmente, procedure di fenomenologia per compiere legittime ricognizioni» (an at least immanent awareness of following more or less essentially phenomenology’s procedures for achieving legittimate recognitions). La speranza, di cui Anna–Teresa Tymieniecka e i suoi collaboratori in quest’impresa monumentale si sono nutriti, è che le idee seminali così portate alla luce stimolino l’immaginazione filosofica e conducano ad un revival fenomenologico, costruttivo di un orizzonte di senso per la Postmodernità . Per il lettore italiano resta l’ostacolo costituito dal fatto che, salvo rare eccezioni, tutte le pubblicazioni, curate da Anna–Teresa Tymieniecka, sono in inglese, lingua sempre più considerata veicolare ma ancora poco praticata in Italia. D’altra parte l’originalità della forma linguistica ed espositiva della Tymieniecka richiede che si dia conto del suo stile, attraverso numerose citazioni testuali. Abbiamo scelto, perciò, di proporre le citazioni per lo più in traduzione italiana a nostra cura, affiancandole con l’inglese originale tra parentesi. Ciò può aver comportato talora un appesantimeno del testo, di cui ci scusiamo.
. A.–T. T (ed. by), Phenomenology world–wide. Foundations, expanding dynamics, life–engagements. A guide for research and study, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht , p. XI.
Capitolo I
La ri–seminazione intuitiva della Fenomenologia
.. Scenari fenomenologici post–husserliani La comparsa dei primi due volumi della serie «Analecta Husserliana», rispettivamente nel e nel , non suscitò particolare scalpore nell’accademia filosofica: con essi sembrava che si volesse semplicemente venire incontro all’esigenza dei numerosi cultori del metodo di filosofia husserliana di ritrovare un luogo stabile di comunicazione e di discussione, dopo che da quarant’anni lo storico Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung aveva cessato le sue pubblicazioni . In realtà, le prospettive della curatrice editoriale, Anna–Teresa Tymieniecka, erano ben più ampie e radicali. La recente storia della fenomenologia mostrava infatti, a suo giudizio, una serie di esigenze e di opportunità per un «completo riassetto» (complete revamping) dell’approccio teoretico husserliano, che non . Il famoso Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung fu fondato da E. Husserl, insieme ai fenomenologi Oskar Becker (Freiburg), Moritz Geiger (München), Martin Heidegger (Freiburg), Alexander Pfänder (München), Adolf Reinach (Göttingen), Max Scheler (Berlin), presso l’editore M. Niemeyer di Monaco di Baviera, con l’intento di offrire ai cultori del neonato indirizzo filosofico fenomenologico uno strumento di dibattito e di espressione. Il primo numero di ben pagine uscì nel con contributi di grandissimo rilievo: Edmund Husserl vi pubblicò Ideen I; Adolf Pfänder, Zur Psychologie der Gesinnungen I; Moritz Geiger, Beiträge zur Phänomenologie des ästetischen Genusses; Max Scheler, Der Formalismus in der Ethik und die materiale Wertethik I; Adolf Reinach, Die apriorischen Grundlagen des bürgerlichen Rechtes. Agli volumi pubblicati fino al , compreso il Festschrift per i anni di E. Husserl del , contribuirono, tra gli altri, Oskar Becker, Hedwig Conrad–Martius, Eugen Fink, Martin Heidegger, Jean Hering, Dietrich von Hildebrand, Alexander Koyré, Roman Ingarden, Ludwig Landgrebe, Hans Lipps, Arnold Metzger, Herbert Spiegelberg, Edith Stein, Gerda Walter. . Così A.–T. Tymieniecka in For your orientation about my phenomenology of life (unpublished summary), , p. , citato da T. R, Anna–Teresa Tymieniecka’s Phenomenology of Life, in A.–T. T (ed. by), Phenomenology World-Wide, cit., p. a.
La fenomenologia della vita di Anna–Teresa Tymieniecka
potevano andare disattese, pena la dissipazione e la fine della nuova vitalità filosofica che vi era maturata. Dalla morte di Husserl nel , quasi per compensare la conseguente perdita di riferimento unitario, il pensiero fenomenologico aveva seguito una dinamica di diffusione tanto geografica, dalla originaria Germania, al Belgio, alla Francia, alla Polonia, alla Spagna, alle Americhe, quanto tematica, sviluppandosi in svariate direzioni di pensiero e di punti di vista . A tale impetuosa espansione evolutiva aveva corrisposto anche un’enorme pervasività dell’atteggiamento fenomenologico, che era andato a costituire la base del pensiero umanistico del tempo. Come nota Anna–Teresa Tymieniecka:
. Nel volume enciclopedico A.–T. T (ed. by), Phenomenology World–Wide, cit., sono annoverati, nell’ambito della «world–wide spread of the original phenomenological inspiration»: Maria Zambrano (cfr. M. I, María Zambrano’s phenomenology of poetic reason, ivi, pp. –), Fernando Montero (cfr. J. C, Fernando Montero’s linguistic phenomenology, ivi, pp. –), José Gaos (cfr. A. C C, José Gaos, ivi, pp. –), Antonio Banfi (cfr. S. Z, Antonio Banfi, ivi, pp. –), Enzo Paci (cfr. S. Z, Enzo Paci. The life world from an empirical approach, ivi, pp. –), Sofia Vanni Rovighi (cfr. S. Z, Sofia Vanni Rovighi, ivi, pp. – ), Dino Formaggio (cfr. S. Z, Dino Formaggio, ivi, pp. –), Mario Sancipriano (cfr. A. A B, Husserlian phenomenology in the work of Mario Sancipriano, ivi, pp. –), Karol Wojtyła (cfr. A.–T. T, R. D, Karol Wojtyła between Phenomenology and Scholasticism, ivi, pp. –), Hermann Schmitz (cfr. H. S, The “New Phenomenology”, ivi, pp. –), Jòzef Tischner (cfr. E. D, Jòzef Tischner’s philosophy of human being, ivi, pp. –), Michel Henri (cfr. R. K, M. S, Michel Henri’s “Radical Phenomenology of Life”, ivi, pp. –). Nell’ambito della «life–engaged phenomenology», compaiono: Hannah Arendt (cfr. R. B, Hannah Arendt. Phenomenology and political theory, ivi, pp. –), Ludwig Binswanger (cfr. P. R S, Ludwig Binswanger. The inspiring force, ivi, pp. –), Medard Boss (cfr. C.E. S, Medard Boss, ivi, pp. –). Sono anche menzionate disseminazioni fenomenologiche in sociologia (cfr. G. B, Phenomenological sociology, ivi, pp. –), nella psicopatologia e psicoterapia (cfr. E. Sˇ’, The phenomenological–ermeneutical approach in psychopathology and psychotherapy of schizophrenia in the Czech Republic, ivi, pp. –; J. G, Phenomenology in Henri Ey’s work and French psychiatry, ivi, pp. –; B. C, A. A B, The phenomenological–existential approach to psychopathology, ivi, pp. –), in estetica (cfr. R. W ., Phenomenologically grounded interdisciplinary aesthetics: Marlies Kronegger, ivi, pp. –; P. M, A. W, From Ingarden to naturalistic aesthetics: Maria Gołaszewska, ivi, pp. –), nel campo della teoria dell’educazione (cfr. D. V, Phenomenology and fundamental educational theory, ivi, pp. –), nella filosofia delle scienze naturali (cfr. P.A. H, Phenomenology and the philosophy of the natural sciences, ivi, pp. –), in economia (cfr. D. V, Work and economics in Max Scheler, ivi, pp. –), in filosofia della religione (cfr. F. B, The phenomenology of religion, ivi, pp. –).
. La ri–seminazione intuitiva della Fenomenologia
Sviluppatasi nel corso degli ultimi cento anni, la fenomenologia di ispirazione husserliana ha gettato luce su angoli ignorati di realtà ed esperienza, ha riformulato le grandi questioni filosofiche e penetrato il pensiero di quasi tutta la filosofia e i campi di studio. Ha cambiato le nostre modalità di vedere il mondo, di farle interagire l’una con l’altra, di affrontare la vita. Il clima stesso dell’Occidente ne è risultato trasformato, e tale modo di pensare ha inciso altrettanto nel resto del mondo .
Dalla stessa marcia progressiva della fenomenologia si era però prodotta anche una doppia ricaduta negativa. Da un lato, infatti, si andava verificando «una fecondazione incrociata tra fenomenologia e altri approcci filosofici, con il risultato che le idee di ispirazione husserliana [si trasformavano] proprio come [avevano] trasformato il pensiero» ; dall’altro, si veniva progressivamente manifestando, da parte delle principali derivazioni fenomenologiche, una perdita di contatto con l’impostazione husserliana originaria e con i suoi motivi più fondamentali e caratteristici, fino al punto che, come osserva argutamente la Tymieniecka: «insieme, i seguaci di Husserl, pur se a malapena d’accordo, sono riusciti tuttavia ad oscurare giusto ciò che la fenomenologia propriamente è e ciò che è marginale o tangenziale alle sue intuizioni informatrici» . Proporzionalmente all’incremento della distanza cronologica dall’origine, anche la linea fenomenologico–esistenzialistica di M. Heidegger, J.–P. Sartre e M. Merleau–Ponty, dominante nei due decenni intorno alla IIa Guerra Mondiale, «la seconda ramificazione fenomenologica» (the second ramification of phenomenology), secondo A.–T. Tymieniecka , stava esaurendo la sua carica vitale. Heidegger aveva rappresentato una significativa «efflorescenza della fenomenologia» (efflorescence of Phenomenology) : dopo aver denunciato il rischio di essenzialismo in agguato nella concezione husserliana, ne aveva proposto, . Cfr. A.–T. T, Phenomenology as the inspirational force of our times, in I. (ed. by), Phenomenology World–Wide, cit., p. a; trad. it. di D. Verducci, La fenomenologia come forza ispiratrice dei nostri tempi, in D. V (a cura di), Disseminazioni fenomenologiche. A partire dalla fenomenologia della vita, EUM, Macerata , pp. –. . Ivi, p. . . Ibid. . A.–T. T, Synopsis and prospectus of phenomenology’s path, in I. (ed. by), Phenomenology World–Wide, cit., p. a. . Ivi, Part I, III: «The efflorescence of phenomenology. Its classical representatives (M. Scheler, R. Ingarden, D. Gierulanka, H. Conrad–Martius, E. Stein, M. Heidegger)», p. a.
La fenomenologia della vita di Anna–Teresa Tymieniecka
attraverso la nozione di «essere–mondano (Weltlichkeit) del mondo» (worldhood of the world) Essere e tempo, Longanesi, Milano ) sia da A. Marini (Mondadori, Milano ). Cfr. T. R, Anna–Teresa Tymieniecka’s Phenomenology of Life, cit., p. b., il ri–orientamento metafisico, interpretando come «essere–nel–mondo/in–der–Welt–sein» (being–in–the–world) l’intenzionalità di Husserl e rivelando «la sfera pre–logica quale campo di pre–comprensione e fatticità (Faktizität)» (the prelogical sphere as the field of pre–understanding and facticity), anche attraverso l’integrazione del pre–categoriale husserliano con elementi kierkegaardiani . Irrisolta era rimasta però la tensione, segnata nel suo pensiero dal tema del tempo, tra le due aree caratteristiche dell’indagine fenomenologica: quella del mondo delle idee e l’altra del mondo–della–vita; ciò è documentato dal fatto che, solo nella conferenza di Friburgo del , Heidegger riuscì a cimentarsi di nuovo con il tema Zeit und Sein, sebbene questo fosse stato preannunciato come conclusivo della sua ricerca, già anni prima, nello schema dell’opera Sein und Zeit . Neppure J.–P. Sartre fu in grado di integrare . Così A.–T. T, Phenomenology and science in contemporary European thought, Noonday Press, New York , p. XVII. Il riferimento è al cap. III di M. H, Sein und Zeit, M. Niemeyer, Tübingen . Il termine in italiano è tradotto con «mondità» sia da P. Chiodi, nella revisione di F. Volpi ( . Il riferimento è qui al cap. II di M. H, Sein und Zeit, cit. Anche per questo termine si dà convergenza nella trad. it., che vale «essere–nel–mondo» sia per P. Chiodi e F. Volpi che per A. Marini. . Così B.M. D’I, The concept of Lebenswelt in European culture, in A.–T. T (ed. by), Phenomenology World–Wide, cit., p. b. Cfr. anche J. W, Heidegger’s phenomenology of being and Husserl’s phenomenology of consciousness, ivi, pp. –. . Cfr. M. H, Sein und Zeit, cit., § . P. Chiodi nell’«Introduzione all’edizione italiana» di Essere e tempo (Longanesi, Milano , pp. III–IV), sottolinea il carattere doppiamente incompleto dell’opera che non solo manca della seconda parte di genere storico, confluita comunque in altre ricerche heideggeriane, ma è soprattutto priva della terza sezione della prima parte, quella in cui doveva essere discusso il problema del senso dell’essere in generale, conclusivo rispetto ai temi del «problema dell’essere dell’Esserci» e del «problema del senso dell’essere dell’Esserci», trattati nelle prime due sezioni. Per approfondire cfr. A. F, Essere e tempo di Heidegger. Introduzione alla lettura, Carocci, Roma . Com’è noto, dopo aver tentato negli ultimi corsi e testi degli anni Venti di giungere ad una elaborazione della terza sezione di Essere e tempo, Heidegger vi rinuncerà definitivamente e nella Lettera sull’Umanismo () imputerà l’interruzione dell’opera all’incapacità del linguaggio ereditato dalla tradizione ad affrontare i nuovi problemi. Perché la questione del rapporto tra tempo ed essere venga esplicitamente riproposta, seppur in una forma ormai sensibilmente differente, bisognerà attendere la famosa conferenza del , Zeit und Sein. Cfr. M. H, Zur Sache des Denkens, M.
. La ri–seminazione intuitiva della Fenomenologia
essere e nulla, che restano per lui due modalità di essere , due opposti coesistenti, nonostante la profonda revisione anti–idealistica del pensiero husserliano operata e la elaborazione di una fenomenologia dell’esistenza o dell’esperienza vissuta, antagonista ad ogni idea di una soggettività neutrale . Analogamente accadde per M. Merleau–Ponty che, pure, nella sua fenomenologia esistenziale si era adoperato a ritessere la trama invisibile su cui i fenomeni potevano visibilmente manifestarsi . In tale contesto, la pubblicazione post–bellica dei manoscritti husserliani, concernenti il mondo–della–vita (Lebenswelt) , impresse una forte spinta a tornare alla fonte del movimento fenomenologico, piuttosto che rimanere irretiti in impronte tardo–fenomenologiche, comunque “dualistiche”, per così dire . Inoltre, negli anni ’ del Novecento, anche per influenza della traduzione, dall’originario polacco in lingua tedesca, della monumentale opera di Roman Ingarden (–), Der Streit um die Existenz der Welt , e per la conseguente maggiore accessibilità di quella posizione fenomenologica realista, all’interno della stessa compagine fenomenologica si richiedeva una maggiore vigilanza critica nei confronti dell’orientamento trascendental–soggettivo fino ad allora prevalente. Come altri allievi di Gottinga, Ingarden non aveva seguito Husserl Niemeyer, Tübingen ; trad. it. di C. Mazzarella, Tempo ed essere, Guida, Napoli . . J.–P. S, L’Être et le néant. Essai d’ontologie phénoménologique (), Gallimard, Paris , p. , citato da D. Z, Phenomenology and metaphysics, in D. Z, S. H, H. R (eds.), Metaphysics, facticity, interpretation. Phenomenology in the nordic countries, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht–Boston , p. . . Cfr. I.B. R, Jean–Paul Sartre. A profound revision of Husserlian phenomenology, in A.–T. T (ed. by), Phenomenology World–Wide, cit., p. a. . Cfr. P. B, Maurice Merleau–Ponty. Philosophy as phenomenology, in A.–T. T (ed. by), Phenomenology World–Wide, cit., pp. –. . Il principale riferimento va al vol. VI della Husserliana, M. Nijhoff, Den Haag , curato da W. Biemel e intitolato Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale Phänomenologie. Eine Einleitung in die phänomenologische Philosophie. . Cfr. A.–T. T, From the editor, «Analecta Husserliana. The yearbook of phenomenological research», D. Reidel Publishing Co., Dordrecht–Boston, I (), pp. V– VI. Alla nota * di p. VI, la Tymieniecka rimanda al suo Dem Wendepunkt der Phänomenologie entgegen, «Philosophische Rundschau», XIV (), pp. –. . Il testo tradotto fu pubblicato in volumi (I, II/, II/) dall’editore Niemeyer di ´ Tubinga, nel . L’edizione originaria in polacco, Spór o istnienie Swiata, era in volumi (I, PAU–Polska Akademia Umiej˛etno´sci, Kraków ; II, PAU, Kraków ) e risaliva a quasi anni prima.
La fenomenologia della vita di Anna–Teresa Tymieniecka
nella cosiddetta svolta trascendentale, ritenendo che quest’ultima compromettesse l’esigenza originaria di “assenza di presupposti” della filosofia come scienza rigorosa, elaborata dal primo Husserl. Al § di Ideen I, Husserl aveva, infatti, messo capo alla fenomenologia quale «scienza eidetica descrittiva dei vissuti trascendentalmente puri», che «ha in se stessa la propria legittimità» in quanto mantenendosi sul piano descrittivo «non procede per substruzioni e idealizzazioni» . Ingarden condivide tale concezione della fenomenologia come scienza rigorosa, ma eccepisce sulla troppo ristretta portata della investigazione husserliana, che alla fine va a ridursi al solo campo della cognizione dei vissuti costituenti e delle loro correlazioni intenzionali, alimentando il sospetto di un Husserl «idealista metafisico mascherato» (methaphysical idealist in disguise) , che davvero ritiene il mondo reale dipendente dalla coscienza pura. Secondo Ingarden, al contrario, la coscienza non deve mai smarrire il senso del suo radicamento nell’essere e dunque deve sempre disporsi in «an “objective ontological” outlook», che per lui significò staccarsi radicalmente dall’«intentional subjectivism» husserliano che identificava «things and beings with the processes and structural rules of intentional consciousness», per volgersi invece ad investigare «lo stato fondamentale della realtà, la struttura ideale di cose, enti, mondo, coscienza, specificando il loro stato di strutture ideale come di meri possibili» (the fundamental status of reality, the ideal structure of things, beings, world, consciousness, specifying their status of ideal structures as mere possibles) . Per questo, come interpreta Z. Majewska, «intuitive cognition was not entirely satisfactory», a parere di Ingarden, che riteneva che la visione intuitiva andasse integrata con ipotesi teoretiche. Il mondo non era affatto per Ingarden il “libro aperto” che, in forza della ipervalutazione dell’aspetto costituente della coscienza, era per Husserl il quale, quando si imbatteva in mediazioni simboliche tra l’essere e la coscienza, co. E. H, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie I, «Allgemeine Einführung in die reine Phänomenologie», hrsg. von K. Schuhmann, in Husserliana III –III , , M. Nijoff, Den Haag ; trad. it. a cura di V. Costa, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica I, «Introduzione generale alla fenomenologia pura», Einaudi, Torino , vol. I, p. . . Cfr. Z. M, The philosophy of Roman Ingarden, in A.–T. T (ed. by), Phenomenology World–Wide, cit., p. a. . A.–T. T, Ontopoietic ciphering and the existential vision of reality, «Analecta Husserliana» LXXIX (), p. XVI.
. La ri–seminazione intuitiva della Fenomenologia
me accade nelle varie forme di conoscenza indiretta, si applicava a rivelarne la fonte tramite analisi sulla loro costituzione genetica. Il temperamento metafisico che lo caratterizzava, spingeva, al contrario, Ingarden a cogliere, anche nell’intuizione, la presenza di un velo tra coscienza ed essere e ad affaticarsi perciò nel tentativo di rimuoverlo, conquistando di intuizione in intuizione, un focus sempre più adeguato sull’oggetto nella sua pregnanza ontologico–metafisica. Solo una volta – ci dice Majewska, negli anni ’ del Novecento, mentre rifletteva sulle motivazioni del filosofare e della creazione artistica – gli riuscì di sperimentare un contatto diretto con le qualità metafisiche che costituiscono il “senso” nascosto degli esseri stessi; ma così facendo egli ritenne di aver trasceso il livello epistemologico per passare in quello assiologico e quindi non proseguì per questa via , che forse gli avrebbe consentito, «trovando per la coscienza una posizione integrata entro il mondo oggettivo, [. . . ] [di aprire] un passaggio per uscire dal suo chiuso labirinto» (finding an integral place for consciousness within the objective universe [. . . ] [to open] a passage out of its closed labirinth) . La discussione della filosofia di Husserl da parte di Ingarden, appuntandosi sul cruciale problema metafisico della controversia tra idealismo e realismo nella disputa sull’esistenza del mondo , coglie una difficoltà e una debolezza effettive della fenomenologia husserliana. Anna–Teresa Tymieniecka la individua nel fatto che «the gap between empirical experience and the final eidetic object could not be bridged [. . . ] Husserl failed to grasp [the actual existence of reality] in its passage from the empirical to the intentional or vice versa» ; più precisamente: «on accessing the empirical level on its transcendental course, he lost the necessity and certainty of eidetic connectedness and did not replace it with any other necessity» . Neppure il tentativo ingardeniano di elaborare una cosiddetta «se. R. I, O dziele literackim, PWN, Warsaw , in Z. M, The philosophy of Roman Ingarden, cit., p. a. . A.–T. T, Ontopoietic ciphering and the existential vision of reality, cit., p. XIX. . Cfr. K. G–K, Controversy about actual existence. Anna–Teresa Tymieniecka’s contribution to the study of Roman Ingarden’s philosophy, «Analecta Husserliana» XXVII (), p. . . A.–T. T, Ontopoietic ciphering and the existential vision of reality, cit., p. XVIII. . Ibid.
La fenomenologia della vita di Anna–Teresa Tymieniecka
cond phenomenology» e conseguire una fondazione ontologica a priori della riduzione eidetica, però, andò a segno: non diversamente da Husserl, Ingarden si avventurò il più vicino possible a questo problema enigmatico, coprendo analiticamente l’intero ambito, prima nella sua ontologia materiale, che portò nel regno empirico del corpo l’anima, la coscienza costitutiva, lo spirito, con le loro concatenazioni ideali; in secondo luogo, facendoli rientrare sotto il dominio del principio di causalità, che istituisce una rete ontologico–esistenziale tra oggetti fisici reali; e infine, riferendoli agli atti umani che comportano responsabilità e opere di creazione, nelle quali l’umano e il materiale coesistono. Tuttavia il problema della metexis rimase per lui aperto (not unlike Husserl, Ingarden ventured as close as possible to this enigmatic issue by covering analytically the entire realm, first in his material ontology, which brought in the empirical realm of the body, the soul, constitutive consciousness, the spirit in their ideal concatenations; second, by bringing in the causal principle as establishing ontologico–existential network among physical real objects; and lastly by referring to human acts involving responsibility and created works, which bring together the human and the material. However, there remained for him the problem of metexis) .
Pertanto, pur avendo Ingarden fatto avanzare nel campo dell’ontologia materiale le strutture della coscienza individuate e distinte da Husserl in Idee II, conferendo ad esse una sorta di “incarnazione”, l’atteso superamento della discontinuità tra coscienza pura, anima e corpo non ebbe luogo e neppure il rimando all’opera d’arte e ai correlati processi creativi/produttivi di oggetti, contenuto nell’edizione tedesca di Der Streit um die Existencz der Welt, consentì di aprire una «breakthrough allowing for a statement of actual existence» o «the gate to a realm in which an existential act of connectedness could be apprehended»: «the expected metaphysical statement of actual existence remained out of sight» . Furono però proprio gli «spazi di indeterminazione» (spaces of indeterminacy) , lasciati aperti dal generoso tentativo di Ingarden di integrare l’idealismo husserliano e affidati alla ricerca dei posteri, a preservare la fecondità dell’approccio fenomenologico e a porre le basi per . I., The second phenomenology, in A.–T. T (ed. by), For Roman Ingarden. Nine essays in phenomenology, M. Nijhoff, Den Haag , p. . . I., Ontopoietic ciphering and the existential vision of reality, cit., p. XVIII. . Ivi, p. XVII. . Z. M, The philosophy of Roman Ingarden, cit., p. b.