LA VALNERINA Escursione nel Parco fluviale del Nera, a Norcia, Roccaporena, Ferentillo, Castelluccio di Norcia, Parco Nazionale dei MontiSibillini e Cascia
Pag. 1
Pag. 2
CONSIGLI PRATICI Con questa escursione ci spostiamo nella zona EST/SUD-EST dell’Umbria dove la natura è ancora veramente intatta. Si può passare tutta la giornata visto che la distanza dall’agriturismo è di circa 90 chilometri (un’ora e mezza circa di macchina). Per raggiungere la valnerina e di li tutti i punti dell’escursione percorrere la SS75 da Santa Maria degli Angeli direzione Foligno-Spoleto e uscire a Cascia. In base alla stagione è necessario un abbigliamento adeguato (specialmente in inverno visto che la zona è una delle più fredde dell’Umbria). Non dimenticate la macchina fotografica poiché i paesaggi sono incantevoli. In inverno obbligo di catene a bordo. Si possono acquistare tartufi, legumi in generale e ottimi insaccati, tra cui il “ciauscolo”, tipico di Norcia.
Dove mangiare: BENITO: Via Marconi - 06046 - Norcia (PG) - Tel: (+39) 0743 - 816670 IL CASALE DEGLI AMICI: Voc. Cappuccini 157 - 06046 - Norcia 0743 - 816811 IL CASALE NEL PARCO: Località Fontevena, 8 - 06046 - Norcia 0743 816 481 BECCOFINO : P. S.Benedetto 12 - 06046 - Norcia (PG) 0743 816086 DEI CACCIATORI: Loc. Biselli - 06046 - Norcia (PG) 0743 822348 ALLA TAVERNETTA CASCIA : Via G. Palombi Cascia 0743 – 71387 LA PORRINA: Fraz. Roccaporena - 06043 - Cascia (PG) 0743 76090
Pag.3
IL PARCO FLUVIALE DEL NERA Il parco fluviale del fiume Nera si estende per una superficie di 2.120 ettari di Area Protetta, su un territorio costellato da interessanti testimonianze culturali, archeologiche, e monumentali e comprende i comuni di Arrone, Ferentillo, Montefranco, e Terni. Il Parco che tutela il corso del Nera ed del suo affluente Velino è regno delle acque limpide e fredde che lanciandosi nella Cascata delle Marmore, danno vita ad uno straordinario spettacolo della natura. La variegata vegetazione è composta da macchia mediterranea, pini d'Aleppo, lecci, roverelle, querce, carpini e aceri, oltre alle faggete in alto e il bosco igrofilo, lungo il fiume dove vive la trota fario e l'ormai raro gambero di fiume. Qui vivono e nidificano il Codirossone, il Rondone, uccelli poco comuni, si segnalano poi grandi rapaci come il Falco Pellegrino e il Falco Lanario. Tra i mammiferi oltre a quella dell'istrice e al cinghiale, spicca la presenza del gatto selvatico. Il Nera scorre tra ripidi versanti ed è sempre accompagnato da una notevole vegetazione: salici, pioppi, ed ontani neri fiancheggiano le sponde, formando in qualche tratto una galleria verde sull'acqua. A caratterizzare la Valle del Nera oltre alla Cascata delle Marmore, sono i borghi fortificati. Sorsero nel periodo medievale, quali visibili guardiani dell'espansione del Ducato di Spoleto e a presidio delle vie d'accesso al Regno di Napoli. Partendo da Terni si incontrano in sequenza Casteldilgo, Arrone, Montefranco, e Ferentillo, che svolgevano una funzione di controllo su importanti snodi viari. E poi Polino, il più piccolo Municipio dell'Umbria (circa 300 abitanti in 19,46 Kmq di superficie), che dalla montagna guardava i pascoli e le vie di transumanza. In questi centri è ancora visibile la tipologia originaria di castello di poggio, intorno al quale si è andato sviluppando il centro moderno. Da segnalare Ferentillo composto da due borghi, Mattarella e Precetto collocati uno di fronte all'altro a chiusura della valle e di cui sono perfettamente visibili le mura merlate con le loro torri di guardia.
Pag. 4
NORCIA A 604 m. sul livello del mare, tra i fiumi Sordo e Torbidone sorge la cittadina di Norcia, anticamente Nursia, la più grande città del comprensorio. Le origini della città sono remotissime: già ai tempi delle guerre puniche tra romani e i fenici, Norcia ebbe un ruolo di primo piano, come è documentato dagli storici latini. Durante epoca romana fu centro di importanza politica: prima prefettura e municipio in seguito. Sconvolta dai longobardi e dai goti, si riprese e fu un attivo centro medievale. Le sue bellezze storiche sono in gran parte state danneggiate dai frequentissimi terremoti che hanno devastato la cittadina nel corso dei secoli. Il primo terremoto documentato risale infatti alla prima metà del '300. Tuttavia, grazie ad un attento restauro, oggi la città si presenta nella sua struttura originale, con la splendida architettura medioevale e signorile. Come Cascia, la città diede i natali a un grandissimo personaggio religioso: San Benedetto, primo monaco del Cristianesimo, e fondatore dell'ordine dei Benedettini, che visse a cavallo del 500, tra la preghiera e l'umiltà del lavoro, come egli stesso sintetizzò nella frase ormai celebre "Prega e Lavora". La città si presta sia ad escursioni tra i sapori dei ristoranti a cucina tipica che ad una visita più attenta e approfondita delle sue ricche opere d'arte, tutte racchiuse dalle antiche mura. Notevole in tal senso la chiesa gotica di San Benedetto. Il Duomo è invece di epoca rinascimentale, ma purtroppo dell'originale resta poco ed il restauro in epoca barocca ne ha cambiato lo stile architettonico. Altro notevole esempio di architettura rinascimentale, questa vota laica, è la Castellina, una rocca a quattro lati realizzata dal Vignola, oggi sede del Museo Civico Diocesano. Trecenesche, le chiese di S. Agostino, che merita una visita per il portale ogivale la cui lunetta reca in buono stato un affresco con Madonna con Bambino e S. Agostino, e quella di San Giovanni, che a differenza della prima però ha perso la struttura originale a causa dei restauri in epoca barocca. Bella anche la chiesa di San Francesco con il rosone che si apre sulla sua facciata. Nelle vicinanze di Norcia, il paesino di Serravalle offre la magica atmosfera di un villaggio perduto tra il verde delle colline umbre. Per gli amanti del trekking e delle distese campestri, i piani di Castelluccio offrono uno spettacolo davvero singolare, in particolare durante la primavera, in cui, grazie alla fioritura,i prati assumono mille tonalità diverse fuse insieme in una unica moltitudine di colori.
Pag. 5
ROCCAPORENA Il paese di Roccaporena è conosciuto in tutto il mondo per aver dato i natali a Santa Rita. La Santa vi nacque nel 1381. Il piccolo borgo è situato a 707 metri sul livello del mare. Ancora oggi sono visibili tracce dell’insediamento medioevale. Domina l’abitato, con i suoi 120 metri di altezza, lo “Scoglio di Santa Rita”. Si trova sul picco di una montagna dove la tradizione vuole che la Santa si recasse in preghiera e dove avesse lasciato le impronte delle ginocchia e dei gomiti. Nel 1919 sulla sommità si decise di costruire una Cappella per racchiudere il sacro Scoglio e per proteggerlo da eventuali atti vandalici. Nel 1941, l’Opera di Santa Rita si incaricò personalmente di abbellire la Cappella: fu costruito un portico e completamente restaurata. Nel settembre del 1979 un violento terremoto rade al suolo la Cappella. Fu ricostruita dalle fondamenta e inaugurata nel giugno 1983 su progetto dell’architetto Riccardo Leoni. Attualmente, grazie a un comodo sentiero, con Stazioni della Via Crucis, di notte artisticamente illuminato, si può raggiungere la sommità dello Scoglio in poco più di venti minuti. Passeggiando per le stradine del paese si possono ancora oggi visitare la casa di Santa Rita e l’”Orto del miracolo”, dove, nel freddo inverno del 1457, nacque una splendida rosa e maturò un fico, un segno della benevolenza divina nei confronti di Santa Rita che si trovava in punto di morte. La Casa di Rita è situata all’inizio del paesino. Qui Rita visse buona parte della sua esistenza. Nel 1629 il Cardinale Fausto Poli volle trasformarla in Cappella. Al suo interno fa bella mostra una tela raffigurante la Santa che riceve il dono della spina dal Crocifisso. La tela è attribuita al pittore napoletano Luca Giordano (sec. XVII). Le pietre scoperte del muro perimetrale risalgono al tempo della Santa. Proseguendo lungo l’unica via principale di Roccaporena si incontra il Santuario di Santa Rita, eretto nel 1948. Accanto al Santuario, la semplice quanto meravigliosa chiesa di San Montano: in questa chiesetta Rita sposò Paolo di Ferdinando. Qui furono sepolti i suoi figli e lo stesso marito. Un’attenzione particolare merita il Lazzaretto: originariamente un antico ospedale, il Lazzaretto è il luogo suggestivo dove la Santa operò più volte in favore dei malati e dei sofferenti. Bellissimi gli affreschi ed il portico. Nascosto in una gola sovrastata da uno strappo di cielo, il villaggio di Roccaporena appare improvviso al visitatore. La valle è angusta, la natura selvaggia. Sentieri segnalati offrono la possibilità di escursioni tra prati e boschi, in un paesaggio rimasto immutato per secoli e nel quale vivono il raro lupo dell’Appennino e l’aquila reale. Qui il silenzio del luogo, il panorama meraviglioso e l’aria pura rendono il soggiorno indimenticabile
Pag. 6
CASTELLUCCIO DI NORCIA A una quota di 1452 metri sul livello del mare si trova Castelluccio di Norcia nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini nella Valnerina. Da questo suggestivo ed incantevole paese si possono scorgere scenari unici di una pianura di circa 1300 ettari di terreno che nei mesi invernali offre una vista davvero seducente ed unica per la neve che ricopre questa enorme distesa, nei primi dieci giorni di giugno invece si cosparge di un tappeto di fiori talmente spettacolari da essere noto con l'appellativo di Fioritura dei Piani. E' una vera e propria esplosione di colori, dal rosso dei papaveri, al bianco dei narcisi, dall'azzurro dei fiordalisi al giallo dei fiori della lenticchia che trasformano i Piani di Castelluccio in una tavolozza variopinta. I fiori impalpabili quasi si confondono con le erbe, sembrano uscire da un verso di Virgilio…tenere e umide con i cardi che nulla ancora hanno della crudezza di cui li rivestirà il sole d'estate. I fiori delle lenticchie, i papaveri, i fiordalisi si alternano cromaticamente nella straordinaria manifestazione organizzata dalla natura a Castelluccio di Norcia . Lungo il Pian Grande, dopo circa un chilometro e mezzo s’incontra il tratto finale del Fosso dei Mergani. Sul fondo del fosso si giunge all’imbocco dell’Inghiottitoio, la conca che incanala le acque del rivolo. L’acqua assorbita dal bacino imbrifero dei piani di Castelluccio – circa 50 milioni di metri cubi l’anno – viene raccolta dal fosso dei Mergani che serpeggiando per circa due chilometri termina nell’Inghiottitoio. Le acque che alimentano il fosso provengono esclusivamente dallo scioglimento delle nevi e dalle piogge. Nelle vicinanze del fosso è possibile notare varie doline di forme diverse: a imbuto, a piatto a scodella. La piana carsica di Castelluccio di Norcia è visitata da numerosissimi turisti attratti da questo magnifico scenario. Nella piana si possono praticare numerosissimi sport tra i quali il deltaplano, passeggiate a cavallo, ma più che altro gli amanti della natura possono passare giornate in assoluto relax.
Pag. 7
PARCO NAZIONALE DEL MONTI SIBILLINI Negli esseri viventi dei Sibillini è incarnato quello "Spirito selvaggio" che contribuisce a rendere indimenticabile ogni esperienza vissuta fra questi monti. Qui la vegetazione tende, come d'incanto, a cambiare man mano che ci si sposta dallo zoccolo basale dei Sibillini, posto ad un'altitudine media di 500 m, alle cime più elevate. Fino a circa 1000 m predomina infatti il bosco di roverella, carpino nero e orniello, quindi la faggeta, prima mista e poi pura. Oggi però il limite della vegetazione forestale risulta essere intorno ai 1700-1750 m, ovvero circa 100 m inferiore a quello originario; ciò a causa dei tagli, effettuati in passato, per favorire lo sviluppo delle aree pascolive. Al di sopra del limite potenziale del bosco si sviluppano invece i pascoli primari o naturali dove si possono rinvenire specie assai rare e pregiate. Artemisia petrosa ssp. eriantha), la stella alpina dell'Appennino (Leontopodium alpinum ssp. nivale) ed inoltre Viola eugeniae, Anemone millefoliata, Gentiana dinarica, Dryas octopetala; nei ghiaioni e nelle zone detritiche è inoltre possibile rinvenire Drypis spinosa ssp. spinosa, Isatis allionii, Linaria alpina, Robertia taraxacoides, ecc. Rilevante è anche la presenza di Ephedra nebrodensis nella Valnerina e di Carex disticha che, nel Pian Grande, ha una delle sue due uniche stazioni italiane. Anche la fauna è molto interessante. In particolare, fra i mammiferi ricordiamo il lupo, l'elusivo gatto selvatico, l'istrice, che diffusosi solo da qualche decennio, occupa le zone più termofile e il capriolo. Grazie a specifici progetti di reintroduzione oggi nel Parco sono tornati a vivere il cervo e il camoscio appenninico. Fra gli uccelli sono invece da ricordare l'aquila reale, che dall'istituzione del parco ha iniziato a nidificare anche in zone abbandonate da anni, l'astore e lo sparviero, tipici abitatori dell’ambiente boschi e il falcone pellegrino. Fra gli strigiformi è invece presente il gufo reale, mentre fra i galliformi, la coturnice meridionale. Frequenti sono anche il gracchio alpino e quello corallino. Interessante è inoltre la presenza del piviere tortolino, del codirossone, del sordone, del fringuello alpino e del picchio muraiolo. Fra i rettili è particolarmente interessante la presenza della vipera dell'Ursini che sui M. Sibillini raggiunge il limite settentrionale di diffusione in Italia. Quanto agli invertebrati ricordiamo il chirocefalo del Marchesoni, endemico del lago di Pilato.
Pag. 8
CASCIA La cittadina di Cascia sorge a 563 m. sul livello del mare, in prossimità del fiume Corno. Cascia nacque durante epoca romana, anche se di tale epoca non resta più nessun reperto a causa delle devastazioni dei popoli barbarici e dei terremoti che da sempre sconvolgono la cittadina e le zone limitrofe. Come gran parte delle città umbre, è durante il Medio Evo che Cascia conosce il periodo di massimo splendore. Dapprima sotto la dominazione delle signoria folignate, passò in seguito sotto il dominio di Federico II di Svevia, a seguire fu contesa, senza successo, dalle vicine città di Norcia, Leonessa e Spoleto. Solo alle soglie del 1500, si arrese allo Stato Pontificio sotto il cui dominio rimase per meno di trenta anni, da allora mantenne sempre la propria indipendenza. Nel parlare di Cascia non si può non citare Santa Rita; la suora, beatificata nel 1900, visse tra il 1381 e il 1457. Oggi la Santa, conosciuta come dispensatrice di grazie, è venerata in tutto il mondo e moltissima gente si reca ogni anno in pellegrinaggio durante le celebrazioni ritiane al Santuario a lei consacrato. Da vedere nella cittadina sono soprattutto i gioielli di architettura medievale: la chiesa gotica di San Francesco, che colpisce per la bellezza del rosone e del suo portone ogivale, la chiesa di S.Antonio Abate, originaria del 1400 ma ristrutturata e modificata in epoca barocca che all'interno presenta un ciclo di tele sulla storia del Santo. La collegiata di Santa Maria è uno degli edifici più vecchi di tutta la città, esso risale ad epoca longobarda, anche se, a causa dei danni riportati nei terremoti che hanno caratterizzato la storia geologica di queste terre, è stato notevolmente modificato. Al suo interno possono essere ammirate notevoli opere d'arte come il Crocifisso ligneo del 1400. E'di epoca gotica anche la chiesa di S.Agostino, al cui interno si trovano stupendi esempi di affreschi di scuola umbra e perugina. Di notevole interesse storico e religioso sono la basilica e il monastero di S. Rita, veri e propri centri religiosi di fama mondiale. Infine, Palazzo Carli , con il suo interno, è forse l'esempio più rappresentativo dell'architettura civile della città.
Pag. 9
FERENTILLO Uno dei paesi più belli della pittoresca Valnerina è Ferentillo: il paese, adagiato lungo una gola sovrastata da due rocche, è di aspetto medievale e sorge alla confluenza del torrente Salto del Cieco nel Nera; il fiume Nera divide l'abitato in due parti, Mattarella e Precetto. Le origini del paese risalgono al secolo VIII e la sua storia è legata a quella dell'Abbazia di S. Pietro in Valle; dapprima libero comune, poi sotto la signoria dei Cybo e degli Ancaiani, lottò a lungo contro Montefranco e Spoleto.
Le vicende di Ferentillo seguirono sempre quelle dell' Abbazia e il feudo abbaziale tentò di rendersi indipendente sia dal Ducato di Spoleto sia dal Capitolo Lateranense; il territorio divenne piccolo stato nel 1484 grazie a Papa Innocenzo VIII Cybo che nominò primo Signore suo nipote Franceschetto Cybo. Questi sposò Maddalena dè Medici e nel 1515 suo figlio, Lorenzo Cybo, prese in moglie Ricciarda Malaspina unendo così Ferentillo al Principato di Massa Carrara e Piombino. Molte sono le attività sportive che si possono praticare in questo territorio. Prima fra tutte è l'arrampicata sportiva che fa di Ferentillo una delle palestre naturali più importanti e frequentate d'Italia e anche d'Europa. Le origini di Ferentillo risalgono al lontano 1978 (le origini arrampicatorie naturalmente) quando Silvano Lepri ed alcuni esponenti del C.A.I. si avventurano sulle bellissime roccie di questo paese, precisamente nell'attuale settore "L'Isola". Ferentillo è situato nella parte più bella della Valnerina, dove il fiume Nera discende attraverso la gola della "Valle Suppegna". Nel 740 il re dei Longobardi, Liutprando, lasciata l'antica città di Ferento, giunse nella Valle del Nera. Colonizzò questi territori disabitati circondati da malsane paludi, fondando il nuovo paese che venne chiamato Ferentillo in ricordo della patria abbandonata.
Il paese è attraversato dal fiume Nera che lo divide in due nuclei: Precetto e Matterella caratterizzati da palazzetti gentilizi, artistiche chiese e vicoli a ventaglio. L'imponente presenza delle due rocche che fin dal 1100 dominano il paese, e di quella di Umbriano serviva come baluardo per la difesa della vicina Abbazia di San Pietro in Valle edificata nel 720 da Faroaldo II, Duca longobardo di Spoleto, che ampliò la chiesa fondata dagli eremiti Giovanni e Lazzaro nel 535.
Pag. 10 Le vicende di Ferentillo seguirono sempre quelle dell' Abbazia e il feudo abbaziale tentò di rendersi indipendente sia dal Ducato di Spoleto sia dal Capitolo Lateranense; il territorio divenne piccolo stato nel 1484 grazie a Papa Innocenzo VIII Cybo che nominò primo Signore suo nipote Franceschetto Cybo. Questi sposò Maddalena dè Medici e nel 1515 suo figlio,
Lorenzo Cybo, prese in moglie Ricciarda Malaspina unendo così Ferentillo al Principato di Massa Carrara e Piombino. Grazie al mecenatismo di questa illustre famiglia Ferentillo acquistò importanza non solo dal punto di vista culturale ma anche socio-politico; infatti nel 1563 il principe Alberico Cybo Malaspina firmò gli Statuti garantendo l'indipendenza del territorio da ogni interferenza sia ecclesiastica che spoletina. Un principato libero e sovrano, con proprie leggi e proprio Statuto,"STATUS FERENTILLI SERENISSIMI DUCIS MASSAE CYBO", che durò fino al 1730 quando Alderano Cybo lo vendette a Nicolò Benedetti e ai Montecchio di Fano. Nel 1847 Papa Pio IX lo diede al Principe di Montolon conferendogli il titolo di "Principe di Umbriano e di Precetto". Ferentillo divenne Comune nel 1860 con l'Unità d'Italia. L'Abbazia sorse originariamente come rifugio per Lazzaro e Giovanni, i due eremiti siriaci che vi si ritirarono, nel 535, vivendo secondo la regola di S.Benedetto; fu notevolmente ampliata ed arricchita da Faroaldo II, Duca longobardo di Spoleto. Dopo la caduta dei Longobardi ad opera dei Franchi, gli abati di S.Pietro, guidati dall'abate Mauro, ottennero da quest'ultimi il legittimo dominio feudale del territorio che circondava l'Abbazia. Morto l'abate Mauro, nell'816, il Vescovo di Spoleto Sigualdo cercò di impadronirsi del feudo ecclesiastico di S.Pietro; la lotta tra il Vescovo e gli abati fu lunga e drammatica, questi ultimi troppo inferiori in potenza invocarono contro Sigualdo la maledizione divina, ed ottennero di essere lasciati in pace, visto che il Vescovo morì lebbroso straziato da indicibili dolori. A causa delle scorrerie dei saraceni e dei cavalieri bellicosi il feudo ferentillese era ridotto in misere condizioni quando Ottone III lo ripristinò nell'antica potenza. L'abate nominato dall'Imperatore tedesco venne dichiarato indipendente sia dal Vescovo di Spoleto sia da quello di Terni.
Pag. 11 Nel 1016 l'Imperatore Enrico II ordinò a Ruitbrando, abate del feudo ferentillese, di restaurare la Chiesa di S. Pietro; a questo scopo inviò molti soldi con cui si provvide anche ad ornare le pareti della Chiesa con affreschi rappresentanti scene della Genesi. A causa della guerra delle investiture il feudo dell'Abbazia di Ferentillo fu sopraffatto dall'indisciplina dei propri vassalli e dalla prepotenza dei vicini battaglieri. Papa Gregorio IX, nel 1231, con una Bolla da Rieti pose l'Abbazia sotto la protezione della Santa Sede; questo atto causò la frantumazione del possedimento gestito dalla Chiesa e la perdita dei castelli . La giurisdizione spirituale di Ferentillo, dal 1303 esercitata dal Capitolo Lateranense, fu trasferita all'Arcivescovo di Spoleto grazie a Papa Pio IX nel 1852.
Abbazia di San Pietro in Valle L'Abbazia di S. Pietro in Valle è senza dubbio la testimonianza più importante del Ducato di Spoleto, e una delle più interessanti di tutto il Medioevo. Costruita sul luogo in cui si erano ritirati gli eremiti Lazzaro e Giovanni nel VI secolo per volere del Duca di Spoleto Faroaldo II, accoglie il Duca, quando questo viene deposto dal figlio nel 720, fino alla morte, avvenuta nel 728. La chiesa, a una navata orientata verso est, con transetto e tre absidi, è una ricostruzione del X-XI secolo: le pareti erano coperte di affreschi, dei quali vediamo qualche resto, molto importanti perché rappresentano un esempio della pittura romana prima di Cavallini, già reazione allo stile bizantino. All'interno troviamo un cippo votivo, frammenti scultorei e architettonici anche romani, vari sarcofagi romani e medievali, tra i quali quello di Faroaldo; l'altare maggiore è fatto di vari resti marmorei recuperati nella zona e la grande lastra ornata presenta il ritratto dell'autore dei rilievi, Ursus, e l'iscrizione dedicatoria di Ulderico, Duca di Spoleto nel 740. L'abside è decorata da un grande affresco: nella parte superiore un "Cristo benedicente", sotto una "Madonna col Bambino, angeli e santi" e ancora più in basso i santi Benedetto, Placido, Marziale, Eleuterio e Lazzaro. Dal braccio sinistro del transetto è possibile entrare nel campanile, che presenta alla base una bella volta a botte; l'esterno è in quello stile lombardo molto frequente nel Lazio; eretto nel XII secolo, presenta molti frammenti più antichi e interessanti decorazioni. Accanto alla chiesa possiamo ammirare un magnifico chiostro a due ordini del XII secolo.
Collegiata di Santa Maria Nel nucleo della Matterella, proprio all'inizio del borgo, è eretta la Collegiata di Santa Maria dominata dall'alto campanile a guglia in stile romanico con monofore binate. Originaria del XIII sec., nel XV fu ampliata in tre navate; il portale è sormontato da un arco dove si apre una lunetta dipinta da Orlando Merlini alla fine del XV sec, raffigurante la Vergine col Bambino fra angeli.
Pag. 12 Grazie ai recenti restauri, sotto l'altare secentesco è venuto alla luce l'antico altare del XV sec. in pietra grigia con due tombe recanti stemmi di famiglie nobili del luogo Al centro del presbiterio è collocata una tavola della Madonna con Bambino di imitazione bizantina del XVII sec. Il Battistero è situato subito dopo la porta laterale di destra di chi entra ed è caratterizzato da un timpano triangolare recante l'immagine del Battista risalente al 1498. Da notare l'organo del XVII sec. situato sopra il portale della Chiesa.
Chiesa di Santo Stefano La chiesa di Santo Stefano si trova nel borgo di Precetto; fu innalzata nel XVI sec. sopra un'altra chiesa del XIV sec. ridotta a cripta cimiteriale. La facciata è caratterizzata da un rosone centrale che presenta nel mezzo un sole ridente contornato da colonne e rombi in pietra rosa. Altro elemento di spicco è il portale classico in pietra bianca con alla base delle due colonne stemmi scolpiti di Lorenzo Cybo e del Capitolo Lateranense. L'interno è diviso in tre navate con pavimentazione in lastre di pietra e colonne ricoperte di intonaco marmoreggiante che originariamente erano di pietra. Nell'abside circolare, decorata con angeli e fregi in oro zecchino in stile barocco, si aprono due piccole logge con balaustre in legno di classico gusto rococò. Al centro c'è la grande tela raffigurante il Martirio di Santo Stefano, opera di Giuseppe Rosi datata 1759. Nel Battistero si può ammirare lo stemma di Alberico CyboMalaspina del 1557. Notevole è l'affresco raffigurante il Presepe del pittore perugino Pierino Cesarei datato 1595. Nel presbiterio, sul pilastro destro, è incastonato un tabernacolo per la conservazione degli oli sacri che risale al XVI sec. Museo delle mummie proprio sotto la chiesa di Santo Stefano, nel centro storico del Precetto,si trova il Museo delle Mummie; al suo interno sono conservate le salme di personaggi vissuti anticamente a Ferentillo, sepolte dapprima nelle tombe interne alla chiesa stessa, trasferite poi, a seguito dell'Editto Napoleonico, in questo cimitero. La caratteristica principale del luogo è costituita da un singolare microrganismo presente nel terreno che garantisce alle salme un'ottima conservazione, in alcune si possono ancora scorgere i peli della barba o dei baffi, in altre le piaghe segno della malattia che ne ha causato il decesso.Ogni salma ha una storia particolare, c'è il furfante accoltellato da un complice per sbaglio nell'atto di compiere un omicidio, il soldato napoleonico impiccato, i turisti cinesi in luna di miele morti di peste.