P sollevamento
Outsider di lusso Riccardo Magni torna alle origini con un’ azienda propria e una gamma di sollevatori che danno ampio spazio alla sua capacità inventiva e progettuale. Sul piatto qualità, sicurezza, prestazioni e...un accordo storico con JCB
AA di Costantino Radis
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Q
uando è arrivato il comunicato stampa che annunciava il lancio dei sollevatori Magni al Bauma 2013 ho subito pensato a una «follia» da parte di Riccardo Magni, per ben ventisette anni direttore tecnico e presidente del consiglio di amministrazione di Manitou Italia. Ma non appena ho visto le macchine esposte all’evento di Monaco di Baviera ho cambiato idea. Già a prima vista le
differenze erano evidenti e andando in profondità ne sono emerse molte altre ancora più importanti. Che pongono questa new entry fra le eccellenze dei sollevatori telescopici.
La capacità di essere innovativi Due gamme di sollevatori: i rotativi RTH e i modelli fissi HTH. La volontà di non buttarsi in una mischia affollata ma fornire macchine diverse, più sicure e con un livello qualitativo molto elevato. «La
mia esperienza in trent’anni di progettazione dei sollevatori telescopici» ci dice Riccardo Magni «mi ha portato a correggere le problematiche che ben conoscevo e che in una gamma già strutturata non è semplice modificare per vari motivi. Il primo obiettivo è stato aumentare sicurezza e capacità di carico a parità di condizioni operative». E continua «Abbiamo depositato tredici brevetti tra cui il sistema di stabilizzazione Magni che unisce i vantaggi del pivotante con quello
riccardo Magni (a destra), insieme ad alan Blake (JCB Chief Executive officer) nel momento della siglatura dell’accordo fra il costruttore britannico e quello italiano
La cabina dei telescopici Magni ha una visibilità senza confronti. Pressurizzata e climatizzata di serie, permette di operare senza problemi in cantieri ostici come quelli di rimozione e smaltimento amianto
tutto il cruscotto anteriore e raccogliendo tutti i controlli e i comandi a destra dell’operatore con l’impiego di un monitor touch-screen di ultima generazione. È possibile il suo uso sia con le dita – come un tablet – che con un presso-cursore come su una automobile di alta gamma». «La visibilità» ci spiega «è fra le più elevate in assoluto in ogni direzione e questo permette di aumentare la sicurezza in modo esponenziale. Inoltre si ha la pressurizzazione e la climatizzazione di serie in modo che si possa operare senza problemi in ambienti polverosi».
La posizione di guida è massimamente ergonomica grazie al gruppo sedile/manipolatori sospeso pneumaticamente e regolabile in ogni direzione, al piantone dello sterzo adattabile al conducente e alla strumentazione completa ma estremamente razionale raccolta sul lato destro e che comprende un innovativo monitor touch-screen comandabile con le dita o con un roto-pressore come sulle auto di alta gamma
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Scelte ponderate
La gamma dei sollevatori rotativi yellow Line è composta da sei modelli che montano motori Ecomax. Commercializzata tramite la rete JCB integra la gamma del costruttore inglese
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Un impegno imprenditoriale non da poco, quello della famiglia Magni, che vede oggi una unità produttiva di 6.000 m² a Castelfranco Emilia (Mo) in cui nascono i nuovi sollevatori. «Non si tratta di una pazzia o di una cieca voglia di affermazione personale» ci spiega Riccardo Magni «ma
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sfilante, la stabilizzazione elettronica dinamica quando non ci sono pari condizioni di appoggio sui quattro piedi, il nuovo sistema di aggancio delle navicelle che evitano il distacco accidentale anche quando si «dimentica» di inserire il blocco manuale o idraulico, il sistema di riconoscimento automatico dell’attrezzatura agganciata con l’impiego automatico del rispettivo diagramma di carico per la relativa stabilizzazione, il sistema di alimentazione idraulica in testa al braccio che unisce affidabilità e facilità di manutenzione». «Potendo lavorare su un foglio completamente bianco» ci spiega Riccardo Magni «siamo partiti da zero senza particolari limitazioni date da una produzione già avviata. La stabilizzazione è stata completamente rivista, la cabina non trova oggi paragone con nessuna macchina della concorrenza avendo eliminato completamente
P sollevamento di una scelta ponderata su una attenta analisi di mercato che deriva da trent’anni di esperienza nel campo dei sollevatori telescopici. Abbiamo scelto di immettere sul mercato una gamma di sollevatori rotativi con altezze massime che vanno da 18 a 30 metri e due modelli fissi ad alte prestazioni con capacità di sollevamento di 25 e 30 tonnellate. Una chiara scelta, quindi, di puntare a un mercato che chiede elevate prestazioni per lavori particolari». «Nonostante questo» ci tiene a sottolineare Riccardo Magni «non rinunciamo anche ai mercati ordinari e l’accordo che abbiamo sottoscritto con JCB è la chiara dimostrazione che la Magni Telescopic Handlers guarda con ovvio interesse ai mercati di tutto il mondo. La nostra gamma di rotativi denominata Yellow Line, colorata con il
Lo stabilimento di 6.000 m² della Magni Telescopic Handlers a Castelfranco Emilia
classico colore giallo, adotta il propulsore JCB Ecomax e verrà commercializzata dalla rete del costruttore britannico completando la sua gamma. Ci tengo inoltre a sottolineare come ogni nostro modello sia estremamente ottimizzato grazie alle innovazioni introdotte. Rispetto ad altri prodotti con pari prestazioni siamo arrivati a un risparmio
in peso operativo che varia dal 15 al 20% consentendo di operare anche in situazioni particolari». Una chiara strategia che punta a un mercato di alto livello con tecnologia e qualità assolute. «Si tratta di una scelta che punta a mercati evoluti e che non guardano semplicemente al prezzo ma alla qualità complessiva del prodotto
a fronte di una garanzia di sicurezza e prestazioni» sottolinea Riccardo Magni. «Tutti i nostri modelli operano in CAN-bus con impianti elettrici a doppio isolamento IP67 e tramite software sviluppato da una azienda di nostra proprietà» spiega «in modo che tutto il knowhow sia interno alla Magni Telescopic Handlers».
UN ATTACCO RAPIDO SICURO E INTELLIGENTE Il nodo attorno a cui ruota la progettazione dei telescopici Magni è la sicurezza. Non sicurezza conclamata ma sicurezza effettiva. La progettazione ex novo di tutti gli elementi del sollevatore ha portato a un contenimento elevato dei pesi in gioco favorendo il carico utile. Il nuovo attacco rapido brevettato ha un
Il nuovo attacco rapido brevettato non consente lo sgancio delle attrezzature se non appoggiandole a terra aumentando notevolmente la sicurezza di lavoro
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disegno tale per cui, anche nel caso malaugurato in cui non venga inserito il blocco meccanico o idraulico, lo sganciamento dell’attrezzatura non è possibile se non appoggiandola a terra. Nel caso delle navicelle (Magni ne ha presentata una propria coperta da brevetto) questo rappresenta una sicurezza
La nuova piattaforma brevettata della Magni, denominata antishock, ha una serie di accorgimenti atti a evitare giochi e scuotimenti
impagabile. Associato al sistema di riconoscimento automatico dell’accessorio (brevettato) che riconosce il tipo di attrezzatura e usa in modo dinamico i relativi diagrammi di carico, si rivela un prezioso assistente che aumenta in modo esponenziale sia la sicurezza attiva che quella passiva.
La piattaforma brevettata della Magni ha una dimensione variabile grazie alla rapida possibilità di essere ampliata in pochi minuti
Il modello HTH 25.11 è il più piccolo della gamma di sollevatori fissi della Magni. Ha una capacità di carico di 25 tonnellate e una altezza massima di sollevamento di 11 m
Il Magni HTH 30.12 è il sollevatore telescopico fuoristrada più grande al mondo. Spinto da un motore Mercedes oM 926 La Stage IIIb da 7,2 litri che eroga 240 kW @ 2.200 rpm, ha una capacità di carico di 30 tonnellate e una altezza massima di sollevamento pari a 12 m
fuori scala
Vanno in alto con sicurezza La gamma dei rotativi è composta da sei modelli (RTH 4.18, 5.18, 5.21, 5.23, 5.26 e 5.30) che montano tutti motori JCB Ecomax o Daimler Bercedes Benz, a seconda del mercato di destinazione. La gamma è commercializzata, in Italia e in gran parte d’Europa, dalla rete JCB e va a integrare la gamma del costruttore britannico. Fra tutti spicca il modello di punta RTH 5.30 che, con un peso operativo di 19.000 kg, raggiunge l’altezza massima di sollevamento di 29,90 metri. La capacità al massimo sbraccio è pari a 300 kg mentre la capacità massima assoluta è pari a 4.999 kg. Le motorizzazioni 59 Macchine Edili
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massima di 1.300 Nm @ 1.200 rpm. La trasmissione Bosch Rexroth è di tipo powershift, due motori e tre velocità con possibilità di disinserire il ponte posteriore. La pendenza superabile è del 58% per uno sforzo massimo di trazione pari a 365 kN e per una velocità massima di 25 km/h. Gli assali heavy-duty sono dotati di due cilindri di sterzo per garantire sempre la massima sicurezza. L’impianto idraulico Load Sensing Bosch Rexroth dispone di 220 l/min per una pressione di lavoro di 350 bar che garantisce elevate forze di lavoro e movimenti rapidi nei cicli da scarico.
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dimensioni più contenute e la possibilità di operare con tre diversi tipi di sterzatura – anteriore, a granchio e integrale – che ne favoriscono la mobilità senza alterare il carico utile vista la posizione costante del baricentro rispetto a una macchina articolata. La correzione di +/- 5° sia a destra che a sinistra dell’assale anteriore consente di avere sempre la migliore posizione di lavoro. In particolare l’HTH 30.12 ha un peso operativo di 40.800 kg ed è equipaggiato con il sei cilindri Mercedes OM 926 LA Stage IIIb da 7,2 litri che eroga 240 kW @ 2.200 rpm con una coppia
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I due modelli fissi HTH 25.11 e HTH 30.12 sono la più evidente dimostrazione di questa strategia. Si tratta di due sollevatori ad alte prestazioni con capacità di sollevamento di 25 e 30 ton e altezze massime raggiungibili di 11 e 12 metri. Due macchine che si collocano ai vertici mondiali della produzione di sollevatori fuoristrada per capacità di sollevamento e che sono dedicati al mercato minerario (assistenza alle grandi macchine e movimentazione di carichi), marmifero (spostamento e carico di blocchi) e dei grandi cantieri. Rispetto alle grandi pale gommate hanno
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Una stabilizzazione da primo della classe La stabilizzazione è stata uno degli elementi che nei sollevatori telescopici Magni ha subito le maggiori evoluzioni. Si parte dal sistema di stabilizzazione dinamica (brevettato) che, tramite un software di proprietà della Magni, adatta i diagrammi di carico sulla base della effettiva stabilizzazione a terra limitando i movimenti a seconda di quanto i singoli stabilizzatori sono sfilati. La Magni ha sviluppato, oltre al classico sistema di stabilizzazione a forbice, altre due tipologie di stabilizzazione rivoluzionarie: gli stabilizzatori Super Scissor, in opzione sui modelli RTH 5.23 ed RTH 5.26 che, grazie all’ottimizzazione degli spazi, consente di ottenere con la stessa larghezza di macchina, una base di stabilizzazione più ampia e quindi diagrammi di carico migliori. L’altro tipo di stabilizzazione è brevettato
La stabilizzazione brevettata Super Scissor consente, grazie a una migliore ottimizzazione degli spazi, un’area di stabilizzazione più ampia mantenendo la stessa larghezza del mezzo.
dalla Magni e unisce il sistema sfilante al pivotante consentendo anche di collocare gli stabilizzatori sullo stesso asse (e non sovrapposti come avviene di solito), aumentando così il passo tra gli pneumatici e quindi le prestazioni quando si opera su gomma.
La Magni ha presentato al Bauma anche una pinza per la movimentazione di pneumatici da 16’’ a 64’’ equipaggiati con catene e dal peso massimo di 16 tonnellate a servizio delle grandi macchine da cava
sono il Mercedes OM 924 LA Stage IIIb (4 cilindri in linea da 4,8 litri, 150 kW @ 2.200 rpm, coppia massima di 800 Nm @ 1.400 rpm) o il JCB Ecomax (4 cilindri in linea da 4,8 litri, 129 kW @ 2.200 rpm, coppia massima di 657 Nm @ 1.500 rpm) a seconda che si opti per il «rosso Magni» o per la Yellow Line. Le prestazioni idrauliche sono invece identiche fra le due serie con una pompa a portata variabile Bosch Rexroth da 130 l/min per una pressione di 350 bar che alimenta un distributore Load Sensing Sauer Danfoss per i movimenti di braccio e torretta e un distributore Bosch Rexroth con attuatori elettroidraulici per gli stabilizzatori. La velocità massima di traslazione è pari a 40 km/h per una pendenza massima superabile pari al 41% e uno sforzo massimo di trazione
di 97 kN. La stabilizzazione avviene su una larghezza massima pari a 5,60 m contro i 7,10 m dell’unico diretto concorrente. Il peso operativo è del 16% inferiore (19.000 kg contro 22.860 kg) ma i diagrammi di carico sono sostanzialmente simili con alcune situazioni operative a vantaggio di qualche centinaio di chilogrammi per il Magni RTH 5.30. Questo per ribadire ulteriormente che dietro questo ambizioso progetto c’è la ferma volontà di risolvere situazioni particolari e non semplicemente fornire un sollevatore telescopico. Un vero outsider di lusso. Vai alla foto gallery e guarda il video
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