ANNO I - N.2 -
APRILE 2015
A TUTTO CONVITTO Il Giornalino del Liceo Scientifico annesso al Convitto Nazionale Cristoforo Colombo Via D. Bellucci, 4 – 16124 GENOVA –
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Oltre il muro
FOCUS
A TUTTO CONVITTO
Anno I – N.2 – APRILE 2015
“Ovumne prius exiterit an gallina?” Abbiamo trovato la risposta! In questo periodo, siamo circondati da uova di cioccolato e da galline di porcellana ed è del tutto naturale porsi la fatidica domanda: “Ovumne prius exiterit an gallina?” (cioè: “E’ nato primo l’uovo o la gallina?”).
Comunque sia, la nostra preferenza è andata alla prima definizione. Per prendere questa posizione, abbiamo immaginato un caso limite (e abbastanza impossibile, ovviamente) di una gallina che, per magia, partorisce un uovo che contiene, invece di un pulcino, un serpente.
Innanzitutto, bisogna fare una premessa: parliamo di “uovo di gallina”, altrimenti se non fosse “di gallina”, non ci sarebbe alcun dubbio: è nato prima l'uovo! (lo sappiamo tutti che certi dinosauri deponevano uova!).
Quello che siamo portati a dire, in questo caso, è che la gallina ha generato un uovo di serpente, e non che un serpente è nato da un uovo di gallina.
Dopo questa premessa, arriva il vero nodo gordiano della disquisizione che nasce dall'interpretazione che ognuno di noi vuole dare alla locuzione "uovo di gallina".
Siamo dunque più propensi a stabilire il tipo di uovo in base a cosa contiene, e non a chi lo produce.
Abbiamo trovato due interpretazioni possibili:
Quindi, per concludere, è nato prima l'uovo (che contiene la futura gallina).
Uovo che contiene una gallina. Uovo prodotto da una gallina. A questo punto, avrete capito benissimo dove vogliamo andare a parare, no? Ammesso che, durante l'evoluzione, un'antica antenata della gallina abbia prodotto un uovo in cui l'embrione, a causa di una mutazione genetica, non aveva più il DNA tipico dell'antenata della gallina ma, esattamente quello della gallina stessa... abbiamo un uovo generato da una nongallina che contiene una gallina!
Al termine di tutto questo brainstorming intricatissimo (lo ammettiamo!), ci siamo fatti, però, un paio di obiezioni:
Allora, quale definizione vogliamo dare di "uovo di gallina"? la o la ?
Che cosa vuol dire: un uovo "è nato"? Le uova non nascono! Solo i pulcini nascono (dalle uova di gallina).
Se scegliamo la , ecco il nostro uovo che contiene la gallina, e dunque è nato prima della gallina che contiene.
E il gallo? Chi ha fecondato l'uovo? Un nongallo mutante? La mutazione è avvenuta in uno dei suoi spermatozoi?
Se scegliamo la , la gallina dovrà nascere e crescere e poi produrre le sue uova, e quindi è nata prima dell'uovo.
Allora chi è nato prima? L'uovo, la gallina, il gallo o lo spermatozoo mutante del non-gallo?
Tutto si risolve perciò in una questione di DEFINIZIONE!
Va beh, preferiamo lasciare a voi ulteriori riflessioni...
BUONA PASQUA a TUTTI La Redazione
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IN PRIMA PAGINA
Anno I – N.2 – APRILE 2015
EDITORIALE 1. FOCUS
Il tema del nostro secondo giornalino, come avete potuto scoprire sulla nostra coloratissima copertina è “Oltre il muro”…
“Ovumne prius exiterit an gallina?”
3. ATTUALITA’ Ma cosa è un muro? mi chiederete. Un muro è qualsiasi elemento che per solidità, spessore o altre caratteristiche, svolge le funzioni di impedimento, di barriera, di ostacolo, di protezione… In altre parole segnala il perimetro, il confine che separa e che non si deve oltrepassare…
Dal muro di Berlino e di altri muri I muri che dividono il mondo
6. COSTUME & SOCIETA’ Torna l’ora legale Abbattiamo i muri dei pregiudizi
11. SCIENZE & TECNOLOGIE
Muri che ci circondano, che dividono e separano i popoli… ma anche muri che proteggono, che non di pietra o di filo spinato, sono vegetali o animali e servono a salvaguardare il nostro pianeta… o ancora muri che parlano…
Ciao, sono Nemo… 20 marzo 2015: un fenomeno molto speciale
15. EUROPA NEWS Schengen, un’Europa senza barriere?
Tanti muri che vi vogliamo fare scoprire in questo numero… perché qualunque sia il muro che si trova davanti a noi, rimane un ostacolo da superare per continuare a procedere.
17. ANGOLO RELAX 18. METTITI ALLA PROVA
Leggete dunque per saperne sempre di più, non fermatevi al muro grigio, guardate oltre…
19. ENGLISH CORNER The China’s Great Green Wall A Great Green Wall from the Sahara to Sahel
Nella speranza che tutto ciò possa invogliarvi presto a scrivere e ad aggiungere il vostro nome all’elenco dei redattori, vi saluto, augurandovi Buona Lettura e Buona Pasqua.
21. ARTE & ESPOSIZIONI Quando i muri parlano!
23. CINEMA & SPETTACOLI
Vicky SACCHI NEMOURS (IIA)
L’Odio di Mathieu Kassovitz Milena Canonero: la grande star del costume
A TUTTO CONVITTO è ormai anche
25. LIBRI & RECENSIONE Viaggio nel mondo dei romanzi dispotici
on-line
27. A SCUOLA DI … CUCINA Torta d’erbi alla pontremolese
Qualche giorno dopo la pubblicazione cartacea, potrete anche scaricarlo tramite il sito del Convitto Colombo http://www.convittocolombo.gov.it
28. SPORTIVAMENTE Basket School Cup Haze Cup
31. OCCHIO AL FUTURO 33. MATEMATICAMENTE
La Redazione ringrazia il Prof. Gerardo D’ARRIGO per il suo prezioso contributo che ha reso possibile quest’innovazione
34. AGORÀ
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Buona Lettura a tutti…
PAGINE di STORIA STORIA PAGINE DI
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Anno I – N.2 – APRILE 2015
Del muro di Berlino e di altri muri… Il 13 agosto 1961 i cittadini berlinesi trovarono la loro città attraversata e divisa da un muro che ne separava la parte occidentale dalla parte orientale. Sedici anni prima, nel 1945, al termine del secondo conflitto mondiale le potenze alleate vincitrici dalla guerra sancirono la divisione della Germania in due stati: la Repubblica Democratica Tedesca o DDR sotto influenza sovietica con capitale Berlino Est e la Repubblica Federale Tedesca sotto l’influenza degli Stati aderenti all’Alleanza Atlantica, con capitale Bonn. La stessa città di Berlino, seppure nel territorio della DDR, era divisa in quattro zone controllate e amministrate da URSS, USA, Francia e Inghilterra. La città di Berlino costituiva quindi la cerniera tra due realtà politiche ed economiche agli antipodi: l’occidente capitalista e il blocco orientale socialista. Ben presto i berlinesi residenti nella parte orientale, a causa della ristrettezze economiche e della mancanza delle libertà più elementari, cominciarono a trasferirsi illegalmente in Germania Ovest. L’esodo denunciava al mondo intero l’insufficienza e la mancanza di attrattive del blocco comunista, tanto che per fermare l’imbarazzante fuga dalla DDR, la Germania Est eresse in un sola notte un muro che divise la parte comunista dalla parte amministrata dall’occidente. Nonostante l’ostacolo che nel corso degli anni si fece sempre più difficile da superare, le fughe non cessarono.
Furono centinaia le vittime cadute nel tentativo di superare il muro fino al 1989, quando il governo della Germania Est, dopo quasi trent’anni, decise di permettere il libero passaggio dei propri cittadini verso ovest. Nelle settimane successive a questo annuncio il muro di Berlino venne abbattuto aprendo di fatto la strada alla riunificazione della Germania. Il muro di Berlino non è l’unico muro della vergogna, ne esistono tanti altri che scoprirete in queste pagine, per non parlare di tanti altri muri, questa volta non fisici, a dividere “noi” da tutti gli “altri” e tutti gli “altri” da “noi”… Prof. Paolo MALERBA
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ATTUALITÀ
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I Muri che dividono il mondo Il muro è da sempre un simbolo di protezione, una struttura che garantisce sicurezza e tranquillità a chi si rifugia dietro di esso. Basti pensare alle mura delle antiche città, che proteggevano gli abitanti dagli assalti di briganti ed eserciti invasori. Ma il muro è sempre stato anche un potente simbolo di divisione, che inevitabilmente evidenzia, e amplifica, le differenze tra quelli che stanno “di qua” e coloro che invece si trovano “al di là” del muro. È appunto molto antica l’idea di poter separare popoli e culture tramite un muro, una barriera che tenga fuori gli “altri”, i “barbari” che, se lasciati liberi di passare il confine, metterebbero in pericolo l’ordine perfetto della società fino a minacciare di distruggere l’intero “mondo civilizzato”. Quello del muro che divide la civiltà dalle barbarie, l’ordine dal caos, il bene dal male, è un concetto talmente diffuso in tutte le culture, ed esercita un fascino così forte sulla nostra mente, da essere stato sfruttato molte volte nella letteratura sia fantasy che distopica. Un caso recente è la saga fantasy Le Cronache del ghiaccio e del fuoco dello scrittore statunitense George R.R. Martin. Un elemento importante della storia è in effetti “La Barriera” (The Wall, in inglese), un confine magico che separa i civilizzati Sette Regni dalle terre del Nord, abitate da terribili esseri soprannaturali chiamati semplicemente “gli Altri”. L’autore si è sicuramente ispirato, per la sua Barriera, a una struttura realmente esistita nei secoli scorsi, e cioè il Vallo di Adriano, il complesso di fortificazioni che, all’epoca dell'occupazione romana della Britannia tagliava letteralmente in due l’isola, separando la parte meridionale “pacificata” dai romani da quella settentrionale, che comprendeva l’attuale Scozia, dove abitavano le indomite tribù dei “barbari” Scoti e Pitti.
Tanto i Pitti quanto i Mongoli passarono le barriere in piccoli o grandi gruppi, iniziarono a commerciare con le guardie che avrebbero dovuto affrontarli, e arrivarono addirittura ad arruolarsi negli stessi eserciti contro i quali avrebbero dovuto combattere!
Nonostante la storia abbia insegnato che muri e barriere non riusciranno mai, alla lunga, ad impedire il transito dei popoli e il mescolamento di culture, purtroppo simili strutture non sono mai state così popolari come negli ultimi decenni. Il più famoso muro della storia contemporanea è stato senza dubbio il Muro di Berlino, la cui caduta nel 1989 divenne il simbolo della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania (e in un certo senso dell’intera Europa). Ma per ogni muro che cade, altri due ne vengono eretti, per stabilire con la forza frontiere o “tenere fuori” gli indesiderati da una città o una nazione.
20 anni fa, questo muro era a Berlino! Il Vallo di Adriano è stato spesso paragonato dagli storici, con le dovute proporzioni, a una delle meraviglie della civiltà, la Grande Muraglia Cinese, che aveva lo scopo di proteggere il potente Impero di Mezzo, la Cina, dai nomadi delle steppe asiatiche, tra cui i Mongoli. Tanto il Vallo di Adriano quanto la Muraglia Cinese non riuscirono a svolgere il compito per i quali erano stati costruiti; non nel senso che lasciarono passare orde di feroci invasori, ma nel senso che, alla fine, non poterono impedire alle culture che dovevano separare di venire in contatto e assimilarsi reciprocamente. 4
ATTUALITÀ
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Dall’Europa, all’Africa, all’ America, all’ Asia, continuamo ad erigere frontiere come mai nella storia prima d’ora: tentativo di soluzione ai conflitti, oppressione, occupazione e apartheid, sono questi i muri di oggi. Attualmente, sono più di 50 i muri che dividono paesi, famiglie, comunità, culture, religioni e popolazioni, ma vi parleremmo sono di quelli più controversi, più impressionanti e contestati. Ci sono i muri che separano i quartieri protestanti da quelli cattolici, e i loro abitanti, nel capoluogo dell’Irlanda del Nord, Belfast. Chiamati con involontaria ironia Peace lines (“linee della pace”), furono eretti per impedire gli scontri tra cattolici e protestanti durante il periodo di guerra civile conosciuto come The Troubles (“i disordini”), che insanguinò la regione tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta del Novecento. Nonostante la fine degli scontri in seguito agli accordi di pace del 1998, le Peace lines non sono state rimosse: se ne stanno lì, coperte di colorati graffiti come il Muro di Berlino, e a quanto pare il ricordo delle violenze è ancora vivo in molti abitanti, e si pensa che ci vorranno almeno dieci anni per trovare un accordo e demolirle tutte. C’è il muro costruito dagli israeliani lungo il confine con la Cisgiordania. Questa barriera, che attraversa il territorio su più di 790 km, rappresenta uno dei muri più contestati al mondo. Tra Corea del Nord e Corea del Sud esiste poi un altro muro, che si aggiunge ad una zona di separazione, demilitarizzata, monitorata in modo costante anche grazie a sofisticatissimi apparecchi, come il Kinect: secondo il giornale coreano Hankooki, infatti, questo dispositivo è in grado di distinguere persone, animali e oggetti, grazie alla rilevazione di battiti cardiaci e fonti di calore. La Cina ha eretto nel 2003 un muro lungo il confine con la Corea del Nord in seguito agli esperimenti nucleari condotti dal governo di Pyongyang Rimanendo in Asia c'è un'altra "barricata" poco nota, che separa Thailandia da Malaysia, edificata dalla prima per impedire ai terroristi islamici di raggiungere il proprio territorio. Tra Zimbawe e Botswana, in Africa, c'è invece una barriera elettrificata che corre lungo la frontiera con il motivo ufficiale di impedire agli animali selvatici di passare da un Paese all'altro, ma in realtà fa comodo al Botswana per arginare l'immigrazione di profughi in arrivo dallo Zimbawe. Sempre in Africa, c’è il Muro marocchino lungo 2700 km, che dal 1982, divide in due il Sahara occidentale. 5
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ATTUALITÀ
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Tra India e Pakistan è stato costruito un muro di 3.300 km, lungo la frontiera contesa tra i due Stati, mentre poco lontano c'è anche un muro che separa il Pakistan dall'Afghanistan, lungo 2.400 km. Quello al confine tra Uzbekistan e Tagikistan è dotato di sensori e videosorveglianza e serve a impedire il passaggio di migranti, così come quello tra Yemen e Arabia Saudita, che se ne è dotata contro l'immigrazione clandestina, nonostante sia tra i principali oppositori al muro israeliano. Anche tra Oman ed Emirati Arabi Uniti esiste una "frontiera cementificata", così come tra Kuwait e Iraq (215 km, rinforzati dopo la guerra del Golfo). Dal 2007 c’è un muro di 5 km a Bagdad che circonda il quartiere sunnita di Adhamiya, sulla sponda orientale del fiume Tigri. C’è un muro di 230 km lungo il confine tra l’Egitto e l’Israele. C’è un muro tra la Turchia e Cipro, per delimitare i territori rivendicati da Ankara o ancora il muro anti-immigrati sul confine greco-turco lungo le rive del fiume Evros (Maric in turco), voluto dal governo di Atene per arginare l'ondata di clandestini provenienti dalla Turchia e diretti in tutta Europa. La nuova muraglia greca, di cui il primo tratto è pressoché completato, si estenderà per 150 km e comprenderà anche un fossato lungo 120 chilometri, largo 30 metri e profondo 7, pieno d'acqua.
Infine, non potevano mancare i simboli delle moderne tragedie dell'emigrazione, come un tratto dell’immenso complesso di barriere e recinzioni posto al confine tra Stati Uniti e Messico su più di 3000 km, chiamato da alcuni, ironicamente, “Grande Muraglia Messicana”, che dovrebbe servire a prevenire l’immigrazione clandestina verso gli USA. Ma anche l’Europa ha le sue barriere, come le recinzioni sorvegliate che circondano Ceuta e Melilla, città sotto la sovranità spagnola poste sulla costa del Marocco. E recentemente, Bernardino Leon, inviato dell’ONU in Libia ha proposto di fare un vero muro di navi al largo delle coste libiche… Mentre il muro di Berlino con la sua caduta accendeva la speranza di un mondo libero e senza frontiere, altre barriere venivano erette con lo scopo di “portare la pace”. Tuttavia nessuna pace è mai arrivata con un muro o una frontiera. Mai un muro potrà risolvere un conflitto, ma solo placarlo temporaneamente, quando non lo alimenta creando attriti e risentimenti sempre maggiori. Un mondo fatto di muri e frontiere in cui gli esseri umani sono segregati, bloccati o semplicemente nascosti non sarà mai un mondo fatto di pace, nonviolenza e cooperazione. In un momento storico come questo, in cui la crisi umanitaria aumenta di pari passo ai conflitti, i governi e gli stati dovrebbero invece optare per soluzioni che guardano alla cooperazione e alla solidarietà. Vicky SACCHI NEMOURS (IIA)
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COSTUMI & SOCIETÀ
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Torna l’ora legale… Nella notte tra sabato 28
e domenica 29 marzo, le lancette vanno spostate in avanti di un'ora: torna l'ora legale! Ma com'è nata l'idea dell'ora legale? Quali effetti ha su di noi e sulla nostra società? La sua storia risale al Settecento, quando Benjamin Franklin teorizzò l’ora legale per ottenere un risparmio: un orario convenzionale che seguisse la luce del sole sembrava idoneo a sostenere un minore consumo, di candele, olio per lampade e torce.
A ottobRe
L’idea trovò per la prima volta applicazione soltanto durante la prima guerra mondiale, quando il risparmio di energia si impose come un imperativo. Nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera al “British Summer Time“, che implicava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate.
Si portano le lancette indietRo
A mArzo in Avanti
Nello stesso anno l’Italia adottò anche lei l’ora legale, dal 3 giugno al 30 settembre. Ormai quasi tutti i Paesi industrializzati hanno adottato l’ora legale, secondo date di inizio e fine il più possibile coincidenti, soprattutto per non complicare gli orari dei vettori aerei. Ma ci sono dei paesi che, come il Giappone, non vi aderiscono. Le lancette non si spostano anche in gran parte del resto dell’Asia, come in Africa e in generale nella maggior parte dei paesi disposti nei pressi dell’Equatore, dove il giorno e la notte hanno sempre la stessa durata di 12 ore sia d’inverno sia d’estate.
I vantaggi dell’ora legale per l’Italia La norma rimase in vigore fino al 1920 e poi venne abbandonata.
L’utilizzo dell’ora legale è molto importante per il nostro paese, per ragione essenzialmente di risparmio energetico.
Nel 1940 Mussolini decretò che era necessaria, la riammise e vi rimase fino al 1948, anno in cui venne nuovamente abolita.
E’ stato rilevato che durante il periodo tra marzo e ottobre abbiamo risparmiato circa 568 milioni di kWh (dati TERNA 2013). Questo valore è pari al consumo medio annuo di elettricità di 210 000 famiglie o, per farsi un’idea, equivale al fabbisogno energetico delle pubblica illuminazione dell’intera Sicilia.
L’adozione definitiva risale al 1966. Per tredici anni fu stabilita l’ora legale in vigore dalla fine di maggio alla fine di settembre. Dal 1981 al 1995 si stabilì di estenderla dall’ultima domenica di marzo all’ultima di settembre.
Questo accade perché nei mesi estivi, giacché le giornate sono più lunghe, le lampadine si accendono nelle ore serali, quando le attività lavorative sono finite e così genera una diminuzione del fabbisogno energetico.
Il regime definitivo entrò in vigore nel 1996 quando fu stabilito di prolungarne ulteriormente la durata dall’ultima domenica di marzo all’ultima di ottobre. 7
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COSTUMI & SOCIETÀ
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Ma non mancano gli scettici di tale cambiamento d’ora. In primo luogo certi mettono in dubbio il valore reale del risparmio energico, in quanto i vantaggi e gli svantaggi dell’ora legale dipendano dalla collocazione geografica ed anche dalle consuetudini di consumo dell’energia elettrica di ogni paese. In secondo luogo sembrerebbe che questi due cambiamenti di orario abbiano un effetto negativo sulla nostra salute. Secondo un’indagine della Condacons, 1 bambino su 2, manifesta disturbi di sonno e secondo uno studio svizzero, sarebbe necessario per gli adolescenti 3 settimane per abituarsi al cambio d’ora (per favore, Prof, siate un po’ più indulgenti con noi dal 30 marzo in poi!).
A livello di numeri, l’Italia ha risparmiato 93,7 milioni di euro nei mesi in cui era presente l’ora legale. Il risparmio maggiore si ottiene nel mese di aprile (23%), mese con le giornate più "corte" e dunque anche quello in cui il provvedimento risulta più vantaggioso.
Infine un altro studio dimostrerebbe che 80% degli italiani sarebbero favorevoli all’ipotesi di adottare l’ora legale per tutto l’anno.
*** Comunque sia, l’avete capito, tra sabato è domenica dormirete un ora in meno, non dimenticate quindi di spostare la lancetta del vostro orologio! Ma per quanto riguarda i vostri dispositivi elettronici (computer, smartfone…) non vi preoccupate: sono programmati in modo da compiere la variazione dell’ora in automatico… Loro, si sa, non dormono mai…
Un altro studio mostra che l'impiego dell'ora legale in Italia consente di ridurre di 246 000 t le emissioni di CO2 : quantità (media) di CO2 emessa in un anno da 117 000 auto a gasolio (considerando modello medio e percorrenza di 12 000 km/anno da dati Istat). Dei risparmi importanti soprattutto in un periodo di crisi…
La Redazione
Soluzioni dei Giochi (A TUTTO CONVITTO marzo 2015)
Giochi Matematici PROBLEMA 1 La risposta è (C) Indichiamo con D;Z; F; T il valore di un doblone, di uno zecchino, di un fugnezo e di un tallero, rispettivamente. Sappiamo che D = Z + T + F e 2D = Z + 3T + 5F. Se, ad esempio, moltiplichiamo la prima equazione per due e la sottraiamo dalla seconda troviamo: Z = T + 3F. Dunque il tale ha pagato 3 fugnezi. PROBLEMA 2 La risposta è (C). Chiamiamo D ed O rispettivamente il numero di dirigenti ed operai dell'azienda, e con d il costo di ciascun dirigente. Poiché ogni operaio costa all'azienda d=4, il costo totale T sostenuto dall'azienda per tutti i dipendenti e: 6dD = T = dD + (d/4)O, da cui si deduce O = 20D.
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Abbattiamo i muri dei pregiudizi! Per favore, ti prendi la mia dislessia per una settimana?
P
“ er il prossimo anno mi farò fare una diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento, così avrò anch’io tutti i vostri privilegi!”. “ Il prossimo anno non presenterò più la mia diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento, mi tolgo da DSA, per non essere più umiliato da alcuni dei miei compagni!”. Sono due frasi, totalmente contrapposte, che girano nelle scuole italiane. Il motivo principale? La mancanza di rispetto verso l‘altro. Il secondo motivo è la non conoscenza di cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento. Conseguentemente, la non conoscenza genera pregiudizio, il pregiudizio genera la frase che ferisce, la frase che ferisce umilia in profondità. Fino ad aver vergogna di dire “sono dislessico”, certe volte, da parte di alcuni. Forse per troppi.
Semplicemente eravamo impegnati a “raccogliere” dei segni, facendoli diventare suoni – vocali o consonanti – e poi parole. Sono atti – leggere e scrivere – che in poco tempo sono diventati automatici, eseguiti velocemente e correttamente con un impegno di concentrazione minimo. All’inizio erano faticosi. Mancava l’automatismo. Per alcune persone questo non accade. Perché non “funziona” l’automatismo. Per cui da parte di chi vive questa situazione c’è la necessità di utilizzare costantemente grandi quantità di energie, con la conseguenza di stancarsi enormemente e rapidamente, commettendo sempre troppi errori nella decodifica, spendendo tante energie nel leggere,……. per cui diventa quasi impossibile avere la consapevolezza di quanto s’è letto anche in tre, quattro, cinque righe. E l’intelligenza non c’entra, lo ripeto.
Sino ad oggi – nel nostro liceo – ci sono stati pensieri contrapposti in merito al fare o non fare almeno un’ora di informazione in classe su questo argomento. I consigli sono sempre graditi. A partire da questo numero verrà presentata un’informazione di base sui disturbi specifici dell’apprendimento: la dislessia, la disortografia e la discalcolia. Vengono definiti disturbi specifici dell’apprendimento perché interessano uno specifico dominio nell’ambito di alcune abilità, anche in modo forte, ma non sempre, e circoscritto. Senza intaccare nel modo più assoluto l’intelligenza.
E’ per questo motivo che lo studente che vive questa situazione normalmente viene dispensato dal leggere a voce alta in classe. Nella decodifica normalmente vengono confuse la lettera “v” con la lettera “f”, la lettera “d” con la “b”, la “m” con la “n”, oppure “il” con “li”. Oppure viene saltata una lettera (“caino” al posto di “camino”). Questo può succedere anche nella lettura dei numeri.
Iniziamo dalla dislessia. L’etimologia di “leggere” – dal latino “legere” – non dimentichiamo che significa “raccogliere”. Non dimentichiamo le nostre prime difficoltà – a sei anni – nel decodificare dei segni in suoni.
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COSTUMI & SOCIETÀ
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Può succedere d’avere difficoltà a riconoscere la parte “destra” e la parte “sinistra”; può succedere ad alcuni di disegnare in modo molto “problematico”, ad altri succede di avere difficoltà nell’uso d’un linguaggio appropriato (comprendere metafore, raccontare una storia articolata, ad esempio…..). Sino a quando a tutto questo non viene dato un nome – il suo nome – lo studente spesso si sente un “diverso”, un “menomato”, uno che non ce la farà mai ad avere lo stesso risultato degli altri. Un aneddoto: una mia ex studentessa, diagnosticata con problemi specifici dell’apprendimento a sedici anni, mi disse che i suoi genitori le chiesero perdono per tutte le frasi poco felici che per dieci anni uscirono dalla loro bocca. Il padre è un preside e la madre una psicologa.
Poiché manca l’automatismo, ne consegue che anche dopo la scuola primaria i ragazzi continuano a vivere queste vicende nella lettura e nella scrittura.
Nel darci appuntamento nel numero di aprile, vi lancio un invito: andate su internet, scrivete “come legge un dislessico”, e guardate i filmati. Servirà ad abbattere i muri dei pregiudizi.
Ne consegue la difficoltà a copiare dalla lavagna, nel prendere appunti, nel ritrovare in tempi rapidi delle informazioni tratte dalla pagina di un testo, dallo scrivere sotto dettatura. Scrivendo sotto dettatura, è talmente tanto lo sforzo di scrivere quanto è appena stato detto, che diventa impossibile prestare attenzione al concetto nuovo che sarebbe da trascrivere subito dopo…… per cui ci si ferma, smarriti, avviliti, con la voglia di buttare tutto all’aria. Diventa problematico memorizzare e recuperare rapidamente “informazioni in sequenza”: le tabelline, i giorni della settimana, l’alfabeto, i mesi dell’anno, ad esempio.
Prof. Marino BRUNO
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SCIENZE & TECNOLOGIE
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Ciao, sono NEMO… Oggi vi porto alla scoperta del mio habitat: la barriera corallina Il
mio habitat, la barriera corallina, che chiamate anche “reef”, costituisce uno degli ecosistemi più ricchi di specie del nostro pianeta.
Barriere coralline nel mondo La distribuzione delle barriere coralline è limitata ai mari tropicali e la sua estensione totale è di circa 600.000 km2 . Le zone in cui si trovano le barriere più estese sono tre: i Caraibi, le isole occidentali dell’Oceano Indiano e l’area Indopacifica (la più ricca in specie di coralli)
Gli architetti responsabili di questa estesa ed imponente formazione calcarea sono gli antozoi madrepori, conosciuti anche con il nome di “coralli costruttori”. Sono costituiti da piccoli polipi di dimensioni variabili (da pochi millimetri ad alcuni centimetri), circondati da un calice calcareo detto “corallite” che presenta forma differente nelle diverse specie. All’interno di ogni polipo vivono delle alghe unicellulari: le “zooxantelle”. Voi chiamate questa particolare associazione “simbiosi mutualistica”, in quanto entrambe le specie hanno un vantaggio nel vivere insieme. Le alghe infatti, grazie alla fotosintesi clorofilliana, forniscono al polipo energia sotto forma di zuccheri, producono l’O2 ed eliminano il CO2 (che potrebbe formare acido carbonico e danneggiare lo scheletro calcareo dei polipi). In cambio, il polipo offre protezione alle microscopiche e numerosissime alghe ospiti. Ogni cm2 di madrepora arriva a contenere circa un milione di alghe zooxantelle.
C’è barriera e barriera Comunemente parlate di “barriera corallina”, ma in realtà il termine è alquanto generico. Esistono in verità diversi tipi di formazioni coralline distinguibili per origine, forma e rapporto con la terraferma. Prima di tutto, ci sono le barriere di frangenti che si presentano come cinture di coralli parallele alla costa; si accrescono verso il mare aperto e sono collegate alla costa da un reef interno piatto. La parte in crescita attiva è nella zona di barriera verso il mare aperto perché le condizioni ambientali (luminosità, ossigeno, nutrimento) sono più favorevoli allo sviluppo dei coralli; all’interno invece le condizioni di bassa profondità determinano un aumento della temperatura, della salinità e dei sedimenti che riducono la crescita dei coralli. Trovate questo tipo di barriere tipicamente nella maggior parte dei reef costieri del Mar Rosso, dell’Africa orientale e dei Caraibi.
Le barriere coralline sono costituite dal carbonato di calcio (CaCO3) utilizzato dai polipi dei coralli per edificare la propria struttura di sostegno; i polipi assorbono questa sostanza dal mare e la fissano allo scheletro esterno.
In secondo luogo esistono le barriere di piattaforma che si sviluppano parallelamente alla costa ma, diversamente dalle barriere precedenti, non sono collegate ad essa. Si possono trovare anche in mare aperto e si accrescono in tutte le direzioni assumendo forme differenti. Iniziano a svilupparsi come piccole barriere; il fondale poi comincia a sprofondare in modo che i coralli possano crescere verticalmente.
Le formazioni coralline si sviluppano in gran parte tra la superficie dell’acqua e i 30 m di profondità. E’ peraltro un ecosistema in continua crescita perché sui polipi vecchi che muoiono ne crescono dei nuovi, cosicché la parte superficiale è costituita da coralli vivi. Sono tre le condizioni ambientali necessarie al suo sviluppo: • la temperatura media dell’acqua durante l’inverno deve essere sempre maggiore di 20°C… certo che sono proprio molto fortunato! • la salinità deve rimanere costante • deve essere assicurata la presenza di molta luce
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SCIENZE & TECNOLOGIE
Anno I – N.2 – APRILE 2015
Nel massimo sviluppo, questo tipo di barriera può estendersi come un reticolo di reef ed isolotti, separati da lagune e canali formati dall’azione delle correnti, delle onde e dei venti. Barriere di questo tipo si trovano in Australia con la Grande Barriera, in Papua-Nuova Guinea, al largo della Nuova Caledonia, nelle isole Fiji e al largo delle coste del Belize e delle Bahamas Infine, viene l’atollo che per definizione è una formazione corallina che delimita una laguna circolare centrale (la parola “atollo” deriva dal maldiviano “atholu” che significa “isole disposte ad anello”). Queste strutture madreporiche sorgono solitamente in acque oceaniche profonde in corrispondenza di antiche isole vulcaniche sommerse. La maggior parte degli atolli si trova dunque nel Pacifico, ma ne esistono anche nell’Oceano Indiano. Alcuni paesi sono costituiti esclusivamente da atolli come, per esempio, le Maldive.
Mi avete nominato pagliaccio per via delle mie strisce bianche che vi ricordano il trucco del clown, ma mi chiamate anche pesce anemone perché vivo in simbiosi con questa creatura marina nota per i suoi tentacoli urticanti, ma che non hanno nessun azione su di me, visto che il mio corpo è ricoperto di uno strato di muco. Tra le varie specie di pesci erbivori, troviamo la mia amica Branchia, uno spettacolare pesce chirurgo (zanclus cornutus) dalla pinna dorsale lunghissima, affilata e rivolta all’indietro. Usa la sua bocca sporgente per grattare le alghe anche nelle più piccole fessure della barriera corallina. Dory, invece, è un pesce chirurgo reale (paracanthurus hepatus), così denominato per via di due scaglie molto affilate (proprio come il bisturi del chirurgo) poste in prossimità della coda. Bombo è un pesce istrice a macchie brune (Diodon holocanthus). Il suo corpo cilindrico, che può raggiungere fino a mezzo metro di diametro, è coperto di spine lunghe e mobili. Con il suo potente becco è in grado di frantumare i rami di corallo. Anche se vi ho parlato solo di pesci erbivori o che si nutrono di plancton, non dimenticate che la maggior parte delle specie presenti nelle barriere coralline è costituita da predatori.
Abitanti del corallo Sono proprio felice in quanto ho la fortuna di avere un sacco di amici e vivo in un mondo multicolore. In effetti, la struttura corallina offre una sorprendente varietà di habitat per piante e animali. Alghe e piante straordinarie Oltre alle alghe che vivono nei coralli, il mondo vegetale comprende anche numerose alghe rosse, come l’alga incrostante Porolithon dell’area dell’Indopacifico, e alcune alghe verdi come la Caulerpa. Per la barriera corallina avete calcolato una produzione di 1 a 5 kg di alghe per m2 all’anno. Nelle lagune e nelle zone sabbiose riparate, crescono anche piante acquatiche come il Thalassodendron, che forma vere e proprie praterie sommerse, pianta di cui vanno ghiotte le tartarughe marine.
Infine, di fronte alla barriera corallina in mare aperto troviamo anche le specie animali di grandi dimensioni come la grossa tartaruga verde (Chelonia mydas), o ancora moltissime specie di squali (dai quali fanno parte i temibili Bruto, Fiocco o ancora Randa…).
Variopinti abitanti della barriera Come l’avrete capito, nella barriera corallina abitano tantissime specie di pesci e non potrei parlarvi di tutte, senza diventare alquanto logorroico … Tuttavia vorrei parlarvi almeno dei miei più cari amici. Ma prima di cominciare, parliamo di me: io sono un pesce pagliaccio e misuro dai 5 ai 15 cm. Ho un muso corto e tozzo e una piccola bocca con cui mi nutro di zooplancton, microscopici animaletti. 12
SCIENZE & TECNOLOGIE
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Curiosi invertebrati Nel mio particolare ecosistema vivono altresì invertebrati colorati e stravaganti. Le spugne rappresentano sicuramente uno dei gruppi più importanti tra gli invertebrati della barriera. Si nutrono di piccole particelle di cibo trasportate dall’acqua che vengono filtrate attraverso numerosi minuscoli pori. I buchi più grandi sono, invece, i cosiddetti “osculi” da cui l’animale espelle l’acqua filtrata. Le spugne della barriera presentano forma, dimensioni e colori incredibilmente differenti. Sono molto numerose le oloturie, dette anche “cetrioli di mare” per la caratteristica forma del loro corpo, con specie che possono arrivare ad una lunghezza di oltre un metro, oppure possono essere corte e coloratissime. Anche le stelle marine possiedono colorazioni molto vistose, come la Linkia esatentacolata, con il suo sgargiante blu viola.
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Un’altra importante funzione dei coralli è quella di proteggere le vostre coste. La struttura della barriera corallina, infatti, attenua la violenza delle onde e degli uragani tropicali. Senza questa protezione le vostre coste sarebbero danneggiate e anche gli allevamenti di pesce e gamberetti, che si stanno diffondendo nei Paesi tropicali, sarebbero distrutti. La vera ricchezza della barriera corallina è però la sua biodiversità. Fino ad oggi avete classificate circa 4000 specie di pesci e 800 di coralli, e calcolate che da 1 a 9 milioni di specie tra vertebrati e invertebrati vivono o sfruttano in qualche modo la barriera. Oggi non è ancora possibile stimare economicamente il valore naturalistico del mio ecosistema, ma i vostri ricercatori sono sicuri che la perdita di specie, che per la barriera è stata quantificata in un milione di specie nei prossimi 40 anni, avrà ripercussioni sulla stabilità degli ecosistemi e di conseguenza sulla vostra vita, e va beh, anche sulla mia s’intende! Una barriera ad alto rischio di sparizione L’avrete capito, il mio habitat è particolarmente minacciato, direttamente o indirettamente, dalle vostre attività. Pesca a strascico o ancora turismo ed attività industriale possono danneggiarlo significativamente. Per di più, in alcuni paesi prelevate il corallo dalla scogliera e lo usate per costruire case o strade, oppure lo bruciate per farne concime calcareo; dove ciò accade, spesso le barriere sono messe completamente a nudo. Infine non mancano i vandali che raccolgono coralli e conchiglie per venderli come souvenir o per ricavarne articoli per gioielleria o altri prodotti di artigianato: a causa di questo sfruttamento indiscriminato molte specie di molluschi del reef sono ormai diventate rare. Per tutti questi motivi ma anche a causa dell’innalzamento della temperatura media, dell’inquinamento delle acque e dei cambiamenti climatici, alcuni scienziati australiani hanno fatto un previsione pessimistica, ma a quanto pare realistica: la morte della Grande Barriera Corallina australiana entro 50 anni.
Ricchezze inestimabili Le funzioni del bioma “barriera corallina” sono molteplici. Le barriere, infatti, sono un luogo ideale per la nascita e la crescita degli avannotti (cioè i giovani pesci prima del periodo adulto), che costituiranno le popolazioni di pesci adulti pescate negli oceani di tutto il mondo. Il 20-25% del pesce pescato dai Paesi in via di sviluppo (circa 10 milioni di tonnellate l’anno) vive sulle barriere coralline. Le popolazioni del Pacifico traggono il 90% del loro fabbisogno proteico dalla pesca sulla barriera. In Asia, la vita di un miliardo di persone dipende dal pesce che abita il reef. Secondo voi, con una corretta gestione, un solo chilometro quadrato di barriera potrebbe fornire circa 15 tonnellate l’anno di pesce e altro cibo. Anche in campi come la medicina, i coralli potrebbero essere utili. Secondo i vostri scienziati metà dei nuovi farmaci antitumorali potrebbe provenire da questi organismi marini.
E io allora, dove andrò ad abitare? La Redazione
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SCIENZE & TECNOLOGIE
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Eclissi solare: 20 marzo 2015 Un fenomeno molto speciale Cos’è un’eclissi? Un'eclissi solare è un noto fenomeno ottico di oscuramento di tutto (eclissi solare totale) o di una parte (eclissi solare parziale) del disco solare da parte della Luna visto dalla Terra che si verifica durante il novilunio. Si tratta di un evento piuttosto raro: il Sole, la Luna e la Terra devono essere perfettamente allineati in quest'ordine; ciò è possibile solo quando la Luna, la cui orbita è inclinata di cinque gradi rispetto all'eclittica, interseca quest'ultima in un punto detto nodo. Quando il nodo si trova tra la Terra e il Sole, l'ombra della Luna passa in alcuni punti della superficie terrestre e si assiste a un'eclissi solare (ciò che abbiamo avuto il 20 Marzo); se invece il nodo si trova dalla parte opposta, si ha un'eclissi lunare. Ci sono quattro tipi di eclissi:
Precauzioni
eclissi totale, quando il corpo è completamente oscurato; eclissi parziale, quando il corpo è solo parzialmente oscurato; eclissi anulare, quando il corpo è più grande dell'occultatore e quindi non viene oscurato del tutto, ma ne rimane solamente un cerchio luminoso; eclissi ibrida, quando la grandezza del corpo è simile a quella dell'occultatore e, per un gioco di distanze, in alcune zone si osserva un'eclissi totale, in altre un'eclissi anulare.
Avete mai provato a fissare il Sole per più di 5 secondi? Impossibile, sareste ciechi! Nonostante un eclissi pari al 60% oscuri grande parte della luce totale del Sole, luce visibile si intende, ciò non significa che bastino un paio di Ray-Ban per bloccare i raggi ultravioletti del Sole. Quindi, se avete provato a vedere l'eclissi o ad occhio nudo, o attraverso la fotocamera del cellulare, o tramite un foglio di vetro annerito, avete fatto la cosa peggiore per le vostre retine.
Quella del 20 Marzo 2015, è stata un'eclissi di tipo parziale, cioè, per coloro che l'hanno osservata da Genova, la Luna ha oscurato il Sole di circa il 65%, per quelli di Milano, la parzialità ha toccato i 70%. Più o meno così
Sono necessarie delle lenti particolari e specializzate con “indice di protezione di tipo 14”, acquistabili online o in negozi specializzati, oppure lenti per mascherina da saldatori, in grado di intrappolare fasci di luce molto intensi! Date delle prossime eclissi visibili dall'Europa: 21 Giugno 2020, eclissi anulare 10 Giugno 2021, eclissi anulare 25 Ottobre 2022, eclissi parziale 29 Marzo 2025, eclissi parziale 12Agosto 2026, eclissi totale Tommaso GAMBA (IIIB)
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EUROPA NEWS
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Schengen… un’Europa senza Barriere? L'Unione Europea ha dato una grande spinta per l'unificazione del vecchio continente, in quanto la stipulazione di vari accordi tra paesi membri o comunque appartenenti alla regione geografica europea ha permesso ad esempio di abbattere le barriere doganali. Purtroppo però a causa dei recenti attentati da parte dell'Isis, lo “Stato Islamico”, gli “Accordi di Schengen” rischiano di essere ridimensionati.
In seguito anche gli altri paesi, compresa l'Italia, aderirono agli accordi e questo contribuì a rendere gli stati europei più uniti tra di loro. Chiaramente, concedere questi vantaggi a tutti cittadini europei consente dei grandi vantaggi per il commercio e gli spostamenti, ma una riduzione dei controlli aumenta i rischi di contrabbando e attentati.
Gli Accordi di Shengen, nome che deriva dalla cittadina lussemburghese dove si riunirono, sono stati firmati il 14 giugno 1985 tra Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Olanda e venne costituita la cosiddetta “area di Schengen”: abbattimento dei confini e delle dogane, collaborazione tra paesi per quanto riguarda la giustizia …
In questo momento ci troviamo in una situazione molto delicata, in quanto modificare questi accordi comporta sì un rialzo della sicurezza in generale, ma anche terribili code alle dogane, in attesa che i doganieri facciano tutti i controlli del caso. Forse sarebbe il caso che i governi europei e mondiali capiscano quanto sia importante garantire la libertà, discutendo su come si possa definitivamente risolvere qualsiasi minaccia alla nostra società, che nonostante i suoi difetti possiamo considerare decisamente migliore rispetto alla società imposta dallo “Stato (?) Islamico”. Alessandro MAZZA (IIIA)
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C. COLOMBO Vs
KING
Domenica 29 marzo Ore 20.00 presso lo stadio di Quarto Alto
NON FARCI ARRABIARE …
VIENI A TIFARE !
PAGINE di STORIA ANGOLO RELAX
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Risposte nel prossimo numero
CRUCIVERBA
“Il compito dei fisici non è penetrare l’essenza delle cose, di cui peraltro non conosciamo il significato, ma sviluppare concetti che ci permettono di parlare in modo fruttuoso dei fenomeni naturali”
MESSAGGIO IN CODICE Ricevi un messaggio che contiene una lista di 5 parole ed è accompagnato da queste istruzioni: “Raggiungimi in questa città sempre uguale a se stessa”. Qual è la città suggerita dal messaggio?
PORTABAGAGLI SPARPAGLIATE PARADIGMA
Metti nel corretto ordine le caselle grigie e scoprirai il nome dello scienziato che ha pronunciato questa frase
SOPRAGGIUNTA PROTAGONISTA
FOTO del MESE
Bianca DAGHETTI (IA)
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METTITI ALLA PROVA!
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Quanto sei stressato? Stress e studio, che potente binomio! Chi di voi non ne ha mai sofferto? Impossibile, perché lo stress da studio è sempre pronto ad aspettarvi dietro l'angolo …
Rispondi a questo QUIZ e scopri quanto sei stressato!
1. La notte prima della verifica la si trascorre:
9. Manca pochissimo ad una verifica.
A. Andando in giro con gli amici o in discoteca B. Dormendo C. Ripassando gli argomenti fino all’ultimo
Per gratificarti ti concedi:
A. Un pomeriggio di shopping. I libri possono aspettare fino a domani!
2. Essere secchione è:
B. Un gelato e poi subito a studiare! C. Nulla, devo studiare!
A. Una perdita di tempo B. Una filosofia di vita! C. Indispensabile!
10. Con i compagni di scuola:
A. Si va in giro per locali fino a tardi, basta libri! B. Ci si supporta nei momenti di difficoltà C. Si studia e basta
3. Il metodo migliore per studiare è: A. Matite, evidenziatore, e vai! B. Fare riassunti C. Imparare tutto a memoria
11. Si ha paura di un’interrogazione quando:
A. Si conosce il pessimo carattere del prof. B. Non si è aperto un libro C. Questo potrebbe pregiudicare tutta la carriera
4. Per essere soddisfati dei propri risultati…
A. Occorre essere nel posto giusto al momento B. C.
giusto Bisogna studiare ma avere anche un bel po’ di fortuna Occorre studiare giorno e notte
scolastica
12. Al primo esame universitario: A. O la va o la spacca! B. Si va con un portafortuna C. La paura è normale
5.
Per te le soddisfazioni più importanti devono arrivare da cosa?
A. Dall’amore B. Dal lavoro C. Dallo studio
13. Oggi, la laura è:
A. Inutile, tanto si è poi tutti disoccupati B. Preferibile C. Fondamentale
6. Un pomeriggio in biblioteca è: A. Di una noia tremenda… B. Affascinante se in compagnia della persona
14. Ricordo i tempi del liceo per: A. Gli amori con i compagni B. Le gite con gli amici C. Il terrore delle interrogazioni
giusta
C. Eccitante!
7. Manca meno di una settimana all’esame finale:
15. Se tornassi indietro:
A. Qualsiasi voto mi va bene! B. Meno male, non vedo l’ora di buttare via questi
A. Cercherei di prendere solo dei 10 a scuola B. Farei un altro indirizzo scolastico C. Rivivrei con più spensieratezza i tempi del liceo
libri!
C. Non ce la farò mai!
8. Un prof. è odioso quando: A. Boccia dopo la prima domanda B. Vuole metterti sempre in difficoltà C. Assegna troppi capitoli da studiare insieme
RISULTATI p. 22 18
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Anno I – N.2 – APRILE 2015
The China’s Great Green Wall Dubbed "The Great Green Wall," a human-made ecological barrier designed to stop rapidly encroaching deserts and combat climate change is coming up across China. By 2050, the artificial forest is to stretch 400 million hectares – covering more than 42% of China's landmass. China already has the largest human-made forest in the world, covering more than 500.000 km2. The project began in 1978, and three years later the National People's Congress, China's top legislative body, passed a resolution to make it the duty of every citizen above age 11 to plant at least three Poplar, Eucalyptus, Larch or other saplings every year. Ordinary citizens have planted some 56 billion trees across China in the last decade, according to government statistics.
China's grasslands have shrunk by 15,000 km2 annually since the early 1980s. Moreover, China's forestry scientists say the new forests are better at absorbing carbon than slowgrowth forests (of which China has virtually none remaining). They argue that fast-growing poplar and white birch trees capture perhaps double the amount of carbon as Korean pine, larch and firs.
In 2009 alone, China planted 5,88 million hectares of forest. Former U. S. Vice President and Nobel Prize winner Al Gore has said China plants two and a half times more trees every year than the rest of the world combined. He called the endeavour "the largest tree-planting programme the world has ever seen.“
The government is increasingly using the Great Green Wall as a propaganda tool to trumpet its efforts combating climate change. Every spring, about three million Communist Party members, civil servants and model workers head to the countryside to plant trees in a massive propaganda event. In April 2011, President Hu Jintao planted trees in Beijing to mark the city's 26th annual voluntary tree planting. Some two million people joined Hu in that planting exercise, according to the state's “People's Daily” newspaper.
The reforestation programme is part of a multipronged effort by China to combat climate change. In 2007, China surpassed the United States as the world's biggest carbon emitter, and emissions are expected to grow as China's economy does. China has invested heavily in clean technology and has pledged to close thousands of heavy- polluting factories, but it has also faced criticism from other countries for moving too slowly and failing to agree to international standards. The benefits of reforestation, advocates say, are evident. Notably, the trees help stop China's fast-moving deserts in the west and north. In a 2006 report to the United Nations Convention to Combat Desertification, China declared that 2.63 million km2 (27% of its landmass) was covered with desert, compared with 18% in 1994.
But doubts remain about the impact of this green campaign. While the government stresses the forests' importance in combating decades of environmental damage, some critics say the type of forests planted, and their location, limit their effectiveness. They argue that the Great Green Wall has contributed to a significant decline in China's forest quality. In many of the newly planted forests, few animals thrive, some experts explain. 19
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Jiang Gaoming, professor at the Chinese Academy of Sciences' Institute of Botany and vice secretary-general of the China Society of Biological Conservation, said the Great Green Wall has, in some places, accelerated ecological degeneration by putting pressure on precious water resources in arid and semi-arid regions. Jiang also said that trees planted during the Great Green Wall project are non-native: "Native trees actually play a much bigger role in preventing desertification". In a study released in May, scientists from the University of Oklahoma and Fudan University in Shanghai found that reforestation and afforestation (the creation of new forests) actually lowers a forest's potential to lesson climate change. The study found that areas where natural forests are replaced by reforestation (called plantations) do not actually help control carbon emissions, and that converting farmland to forests decreases the amount of carbon absorbed by the soil. Authors of the study also said that converted soil also loses 80% of its capability to degrade methane, a greenhouse gas that traps more heat than carbon dioxide.
Jiang Fengguo, director at the Soil and Water Conservation Supervision Station in Hexigtan Banner, Inner Mongolia Autonomous Region, told IPS that the Great Green Wall has had some success slowing the encroaching desert. But he worries about the Great Green Wall's influence on the local biological chain, including its impact on animal species. Moreover, Jiang said, the Great Green Wall may not be enough: "There will still be problems. Desertification still exists, and the continuing deterioration of the ecological environment has not been reversed". Theguardian.com
A Great Green Wall from the Sahara to Sahel The vast majority of food production in Africa takes place in the Sub-Saharan Africa. However, the Sahara desert has been slowly spreading south, covering previously fertile lands with sand and absorbing them into the desert in a process known as desertification. A UN report from 2007 estimated that if the desertification is left unchecked, 2/3 of Africa’s arable land will be covered with sand by the year 2025. It is this rapid spreading of the Sahara that inspired the idea for the Great Green Wall of Africa. First proposed about 50 years ago, the concept didn’t really get substantial consideration until just over a decade ago. The basic idea is to make a wall of trees and vegetation to create a buffer against the wind-blown sand, stopping the Sahara’s southward spread. The Great Green Wall will be 7.775 km long and 15 km wide when it is completed. 11 African countries are working together to make it happen: Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Nigeria, Chad, Sudan, Eritrea, Ethiopia, and Djibouti. Protection from the sand won’t be the only benefit of the project, however. Not only is it bringing thousands of jobs to people living in poverty, but it is also attracting large numbers of scientists, medical professionals and tourists to the area and turning previously unusable land into gardens and nurseries. Nationalgeographic.com
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ARTE & ESPOSIZIONI
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Anno I – N.2 – APRILE 2015
Quando i muri “parlano”… L’ arte di scrivere e disegnare in spazi pubblici ha accompagnato l’uomo fin dai primi passi della sua storia. Le prime pitture rupestri, come le scritte murali che decoravano le superfici dei centri urbani delle civiltà antiche, per esempio quelle cinese, egizia, etrusca e romana, sono tutti indizi che, sparsi per il mondo, testimoniano l’innato impulso dell’uomo di lasciare un messaggio sui muri.
I graffiti (la parola deriva del latino graphium, scalfittura, che trae la sua etimologia dal greco graphèin (γράφειν) che significa indifferentemente scrivere, disegnare o dipingere),. prima ancora di diventare arte di strada, hanno rappresentato, da sempre, un’ottima testimonianza storica della forma espressiva di un popolo in tutte le sue variegate espressioni, dal benessere alla rabbia, dalla speranza alla disperazione. Prima di tutto, una importante distinzione va fatta fra murales e graffiti. Il termine murales indica ogni tipo di pittura realizzata su pareti esterne, generalmente di grandi edifici o su muri di cinta. La pittura murale ha origini antiche ed è divenuta celebre per il movimento artistico messicano noto come muralismo il cui maggior esponente fu Diego Rivera (citato nell’articolo del mese scorso, ve lo ricordate? Era il marito di Frida Kahlo).
I graffiti invece nascono da scritte, in origine firme (tag), che poi si svilupparono ingrandendosi e andando a formare dei veri e propri disegni fino a sfociare nella street art del graffitismo. Il graffitismo, fenomeno statunitense noto anche come Graffiti Art, si sviluppò negli anni tra il 1975 e il 1980 e fu caratterizzato da scritte e figurazioni eseguite in prevalenza con vernice a spruzzo, nello stile del fumetto e della pubblicità, inizialmente sulle pareti e sui vagoni della metropolitana newyorkese, poi su muri e pannelli. I graffiti, nati da movimenti di protesta, come libere espressioni creative della popolazione contro il potere, hanno assunto sempre più nel tempo valore estetico, divenendo una vera e propria corrente artistica innovativa. La vera rivoluzione creata dal graffitismo sta nel realizzare le opere su vagoni ferroviari e pareti urbane prevalentemente con tecnica spray. Il graffitismo inoltre non necessita dell’appoggio di critici o galleristi, ma viene indirizzato direttamente al pubblico di massa.
Frequentò Pablo Picasso per cui artisticamente nasce come cubista ma trovò la sua più ampia ispirazione nell’adesione agli ideali rivoluzionari del Messico, alla cui propaganda contribuì attivamente con murales ispirati alla storia antica e recente del suo Paese.
Oggi vengono spesso commissionati dagli enti pubblici per evidenziare l’identit{ di un luogo, per ridurre l’impatto di brutture architettoniche di alcuni centri urbani…
Oggi è molto diffusa tra i giovani artisti e spesso viene praticata su superfici pubbliche oppure per decorare pareti e soffitti all’interno di edifici. La pittura murale può essere realizzata con varie tecniche, come l’affresco, creato dipingendo con pigmenti stemperati in acqua su intonaco fresco. 21
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ARTE & ESPOSIZIONI
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Ne furono esponenti geniali Keith Haring (1958-1990), che disegnava a gessetto i suoi inconfondibili omini su carta nera ricoprendo i manifesti pubblicitari nella subway, sfuggendo (a volte invano) alla polizia e che dipinse nel 1986 ben 107 metri del muro di Berlino passando alla storia; Basquiat (1960-1988), il padre del graffitismo primordiale e anticonformista; e Dondi (1961-1998), tra i più famosi e riconosciuti writer che diede avvio alla Subway Art con la sua tag chiara, pulita e tondeggiante. Oggi, lo sono invece fenomeni come l’inglese Banksy (1974) e le sue opere satiriche e l’italiano Blu con i suoi giganteschi disegni che dialogano con le architetture ospitanti. Il graffitismo è certo un’arte di denuncia e di protesta, irriverente, ai limiti del vandalismo e dell’illegalit{, che, oggi come nei anni 70’, occupa lo spazio pubblico come mezzo per attirare l’attenzione sui disagi della vita ma è anche un’arte che permette l’impegno e la coesione sociale, come per esempio la recente iniziativa nel quartiere San Basilio di Roma, dove con artisti famosi gli abitanti hanno preso le bombolette per trasformare i loro muri in stupende tele… Ed ecco che il graffitismo dà il suo contributo per rendere la nostra bellissima capitale sempre più un museo a cielo aperto! La Redazione
QUIZ: Quanto sei stressato? MAGGIORENZA di A: Per nulla stressato Complimenti, hai sempre il sorriso stampato sul volto! Sei soddisfatto/a dei tuoi studi anche se, a dirla tutta, il tuo impegno non è proprio al massimo. Capita spesso, infatti, che tu ti faccia distrarre, abbandonando i libri e i risultati alla buona sorte. Insomma, potresti fare di più. E allora ricorda: prima il dovere e poi il piacere!
MAGGIORENZA di B: Mediamente stressato
MAGGIORENZA di C: Terribilmente stressato
Sai perfettamente miscelare impegni e stress. Il tuo livello di stress da studio infatti è nella media. Non ti lasci prendere dal panico, anche se molte volte vorresti gettare i libri e farci un falò. Ma sai anche che potrebbe andare peggio e quindi riesci a camminare sul filo dell'equilibrio. Niente male. Attento/a però a non cadere, non si sa mai!
Qui c'è bisogno di aiuto! La tua situazione non è delle più rosee. Stress… tanto… troppo. Ore e ore sui libri, panico da interrogazione e da esame, tragedia se i voti non sono altissimi. Ma questa non è vita! Suvvia, lo studio è importante, ma va calibrato con gli altri aspetti della vita. E fai attenzione, altrimenti un giorno di questi potresti pure scoppiare!
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CINEMA & SPETTACOLI CINEFORUM
A TUTTO CONVITTO
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L’ODIO di Mathieu Kassovitz (1995)
Migliore
regia al 48° Festival di Cannes, L’Odio fu, 20 anni fa, l’evento cinematografico che sconvolse e coinvolse il mondo. Racconta la storia di tre ragazzi, tre religioni, tre etnie nelle banlieues parigine. Vinz (Vincent Kassel) è un ragazzo ebreo pieno di rabbia verso la polizia. Vede sé stesso come un teppista che merita rispetto e crede che questo debba essere conquistato con la violenza. Hubert è un ragazzo nero che cerca di vivere con tranquillità nel quartiere, odiando ciò che vede intorno a sé. Infine Saïd è un giovane magrebino che cerca di cavarsela restando a metà strada tra la responsabilità e la violenza del ghetto. Li seguiamo durante un dì e una notte, dopo il pestaggio da parte della polizia di un loro amico il giovane Abdel, ormai in fine di vita. Un dì e una notte immersi nel desiderio di vendetta, fatti di un’escalation di azioni e reazioni. “Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio”.
Ma più che un reportage sulla vita nelle banlieues francesi, come c’è lo rammenta la voce narrante all’inizio, questo film è la storia di una società, la nostra, che cade a precipizio. Sebbene sia consapevole di cadere, fa finta che vada tutto bene, che sia tutto a posto, no si sa se più impotente o indifferente… Intanto si vedrà all’atterraggio, ma forse allora sarà troppo tardi.
E’ un film che racconta uno dei maggiori problemi di una società ormai malata, dove migliaia di persone sono relegate, non solo in Francia nelle banlieues, ma anche negli altri stati nelle cosiddette baraccopoli, negli USA, nei ghetti neri del Bronx, in Italia nelle nostre periferie… Sono rinchiuse dietro i muri invisibili dell’emarginazione, che non possono e non devono oltrepassare, dove i ragazzi crescono senza alcune speranza per il futuro e con un odio viscerale per le istituzioni, le quale istituzione piuttosto che di trovare una risposta a questa rivolta interiore, che sfocia sempre in scontri aperti o in disobbedienza civile, sembrano generare ancora più odio… Un vero circolo vizioso, sottolineato dalla struttura del film stesso, che si apre e si chiude con un primo piano di Said, che chiude forte gli occhi. Li chiude, perché vorrebbe fuggire, vorrebbe andare via da questo posto, vorrebbe un mondo migliore, più giusto. Un film che travolge quando si pensa che è più vecchio di noi ma che le cose non sono cambiate, anzi forse sono peggiorate nell’apatia più totale.
Per concludere un vero capolavoro, con una regia sublime, degli attori bravissimi e una inconsueta pellicola in bianco e nero magistrale. Grazie Prof. di avercelo fatto vedere … Vicky SACCHI NEMOURS (IIA)
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A TUTTO CONVITTO
CINEMA & SPETTACOLI
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Milena Canonero: la grande star del costume Certo è passato quasi un mese all’affascinante serata degli Oscar 2015, e se ne è parlato anche molto nei vari media, ma anche noi volevamo rendere omaggio a Milena Canonero, oscar dei migliori costumi per il film Grand Budapest Hotel. Questa grande donna merita di essere conosciuta meglio, non tanto per la sua nazionalità italiana ma soprattutto per la sua straordinaria capacità di vestire i personaggi del cinema, rendendoli icone di stile senza tempo. Nel ’90 realizza il tripudio di colori nel film Dick Tracy di Warren Beatty e continua a lavorare infaticabilmente con registi come Stuart Cooper, Alan Parker, Norman Jewison, Louis Malle, Charles Shyer e Tony Scott.
La costumista, nata a Torino nel 1946, ha saputo più di chiunque altro esportare a Hollywood il sapere sartoriale Made in Italy, rendendo celebre il nostro stile invidiato oltreoceano e facendo dell’abito un elemento portante della scena.
Nel 2006 con Marie Antoinette della Coppola arriva la sua terza statuetta. Il film è la quintessenza dell’arte del vestire e la Canonero mescola, come mai era successo prima, lo sfarzo della corte francese con gli elementi simbolo della cultura pop contemporanea (memorabili le Converse nascoste fra decine di scarpe d’epoca nel guardaroba di Maria Antonietta).
Con Kubrick, in Inghilterra, impara fin da giovanissima a dedicare la sua attenzione al dettaglio. Impara lo spirito della perfezione e questo impegno ossessivo la ripaga presto. Il suo primo film come costumista è Arancia Meccanica (1971), dove mescola sapientemente l’ultramoderno con lo stile revival neobarocco inglese ottenendo un risultato pop di grande impatto visivo.
Arriva allora Wes Anderson, e l’unione fra i due artisti è la perfezione. Con Le avventure acquatiche di Steve Zissou la Canonero manda in crisi i fan del regista che cercano dentro e fuori dal web il modo di entrare in possesso della divisa del protagonista e del suo gruppo (le Adidas Zissou sono diventate un oggetto di culto!).
Qualche anno dopo, sempre con Kubrick si aggiudica l’Oscar per il film in costume Barry Lyndon (1976), dove si serve direttamente di abiti originali settecenteschi e li adatta alle necessità della cinepresa. Una seconda statuetta le è conferita con Momenti di Gloria di Hudson nel 1981 e in quegli anni anche Coppola si lascia affascinare dal suo stile per Cotton Club (1984) dove ricostruisce l’abbigliamento tipico della Bell’Epoque degli abitanti di Harlem, per Tucker ? Un uomo e il suo sogno (1988) e per Il Padrino – Parte III (1990).
Poi viene Il treno per il Darjeeling e infine l’apice del loro sodalizio è raggiunto con l’ultimo film, Grand Budapest Hotel, dove l’arte della costumista riesce a mettere in risalto il carattere dell’eccentrica vecchia miliardaria. In quella notte di febbraio, dal palco e con la sua quarta statuetta in mano, la costumista ha ringraziato il regista: "Grazie Wes, questo è per te. Sei stato una grande ispirazione, sei come un direttore d'orchestra".
Con La mia Africa (1985) di Pollack rielabora lo stile dei coloni europei in Kenya e contribuisce a costruire il mito dei personaggi interpretati dall’affascinante Robert Redford e dall’indimenticabile Meryl Streep.
Ma oltre queste parole, concludiamo dicendo che Milena Canonero, regina del Made in Italy, è senza dubbio la più grande star del costume cinematografico di tutti i tempi.
Sempre negli anni ’80 firma i costumi della serie più fashion della storia della televisione, Miami Vice, dove i colori pastello indossati dai due protagonisti influenzeranno l’intero universo della moda.
La Redazione
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LIBRI & RECENSIONI
A TUTTO CONVITTO
Anno I – N.2 – APRILE 2015
Viaggio nel mondo dei romanzi distopici Il genere distopico sta riscuotendo ultimamente un particolare successo editoriale, tanto da rendere impossibile non farsi delle domande sul perché un genere, non sempre alla portata di tutti, spesso lento e riflessivo, sia diventato così popolare?
Cos’è un romanzo distopico?
Da qui si arriva ai pilastri del genere distopico ovvero: Il nuovo mondo di Aldous Huxley (1932), 1984 di George Orwel (1948) e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (1953), nei quali troviamo una vera e propria denuncia del sistema totalitario e delle sue ideologie derivate.
Il termine distopia nasce nel 1868 ad opera del filosofo John Stuart Mill, anche se un termine diverso ma dallo stesso significato (cacotopia) era già stato usato nel 1818 da Jeremy Benthan. Il romanzo distopico (o antiutopico, o pseudoutopico) è caratterizzato dalla presenza nella storia di una società che è la peggiore possibile, ambientato in un lontano futuro, o un presente che si è evoluto in modo diverso, e peggiore, di quello reale. Si contrappone, dunque naturalmente, al termine utopia, il quale identifica un non-luogo socialmente perfetto, reale o metaforico.
E per altro rilevante quanto per ognuno degli autori il controllo della società risulta possibile solo attraverso una particolare gestione dell’informazione: nel romanzo di Huxley i leader esercitano il controllo della mente sui cittadini, nell’opera di Orwell c’è un uso spasmodico della censura con addirittura un ministro incaricato e nell’opera di Bradbury si ricorre alla drastica eliminazione (con grandi falò) di tutti i libri esistenti, con pene severe per chi possiede libri clandestinamente (ma preferisco non dilungarmi troppo, visto che il tema del potere dei media sarà oggetto di un nostro prossimo numero).
Il genere distopico nella storia della letteratura Il genere non è affatto nuovo: già nel primo Ottocento incontriamo narrazioni fantapolitiche e antitotalitarie. Il primo esempio di mondo distopico lo troviamo in I cinquecento milioni della Bégum di Jules Vernes, dove si contrappongono un’utopia sanitaria creata da un dottore francese e una distopica città-industria con regime militaristico creata da uno scienziato tedesco. Dopo Verne, verso la fine dell’800, troviamo Herbert George Wells, generalmente considerato il padre del genere fantascientifico, ma che nel suo libro, La macchina del tempo pubblicato nel 1895, ci mostra, attraverso il racconto di un viaggio nel futuro (in un’epoca non ben precisata), come la società si sia ridotta a due soli tronconi, gli Eloi esseri candidi e pacifici ed i Morlocchi, esseri mostruosi che vivono sotto terra e si cibano degli Eloi.
La distopia post-apocalittica In seguito viene inaugurato un secondo filone distopico, quello post apocalittico. In quei romanzi troviamo uno scenario desolato: un pianeta devastato da una catastrofe, abitato da pochi reduci regrediti a forme di società primitive. Gli animali sono perlopiù estinti e le risorse naturali ridotte ai minimi termini.
La distopia totalitaristica Tuttavia la prima vera e propria distopia moderna sarebbe, secondo i critici, Il tallone di ferro, nel quale Jack London descrive un modello di società ipertecnologica, dove la popolazione è divisa in categorie o fazioni che non possono in alcun modo cambiare, con a capo un leader carismatico e dittatore che impone sui suoi sudditi un certo modo di vivere e una certa ideologia, che viene accettata passivamente. Nasce così la distopia totalitaristica caratterizzata dalla presenza di un regime autoritario che ha il pieno controllo su una società gerarchica rigidamente divisa in classi sociali, che fa un uso massiccio della propaganda come strumento politico per diffondere il conformismo e che non si fa scrupoli nella sorveglianza di ogni singolo cittadino, sfruttando metodi quali la tortura o impiegando forze segrete di polizia.
Il primo romanzo distopico post-apocalittico di successo è stato molto probabilmente Io sono leggenda di Richard Matheson (molti forse ricorderanno il nome grazie ad un adattamento cinematografico del romanzo che ha come protagonista Will Smith), pubblicato nel 1956. Ambientato in un futuro non ben precisato dove un’epidemia batterica ha trasformato tutta l’umanit{ in vampiri, il romanzo raccoglie la testimonianza dell’unico sopravvissuto all’epidemia, creando una sorta di Dracula al contrario: non c’è più un unico vampiro in un mondo di umani, ma un unico umano in un mondo di vampiri, in un rovesciamento che vede il protagonista come la nuova, vera, anomalia genetica.
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A TUTTO CONVITTO
LIBRI E RECENSIONI
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Grazie a Susanne Collins si è ridestato l’interesse per le distopie e ne sono seguite altre saghe che hanno avuto esito altrettanto positivo, come la trilogia Divergent, ideata da Veronica Roth, ambientata in una Chicago semidistrutta da guerre e cataclismi dove si è costituita una società divisa in 5 fazioni che cercano di mantenere la pace dando la caccia ai divergenti, ovvero coloro che non appartengono a nessuna fazione e che quindi sono ritenuti pericolosi. Il problema è che proprio la protagonista della trilogia scopre di essere una divergente, e questa scoperta sarà l’inizio di un grande cambiamento non solo per lei ma per l’intera società. Un’altra saga distopica è The maze runner di James Dashner, dove troviamo dei giovani in una radura dispersa non si sa dove, circondata da muri altissimi che nascondono un labirinto da cui sembra impossibile uscire, e fondano una società nuova dove vigono rigorose regole per mantenere l’ordine.
Appartengono a questo filone post apocalittico anche i romanzi Largo! Largo! di Harry Harrison che ci mostra un altro effetto dell’apocalisse, la scarsità delle risorse primarie come acqua e cibo che spingono gli uomini ad una continua lotta per la sopravvivenza e Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick, dove troviamo lo scenario della terra travolta da una guerra nucleare (a cui si è ispirato Ridley Scott per il film Blade Runner).
L’ultima trilogia distopica, pubblicata a partire del 2011, che sta avendo un discreto successo è opera di Marie Lu e comprende i libri Legend, Prodigy e Champion. Inoltre recentemente è tornato in auge (anche grazie al suo adattamento cinematografico) un’altra serie scritta nel 1993 da Lois Lowry intitolata Il mondo di Jonas, un esempio contemporaneo di società distopica totalitaria, dove non ci sono colori, non ci sono emozioni, non ci sono rischi e tutto viene deciso per te da qualcun altro, il lavoro, il consorte, la casa, la famiglia. Nessuno fa domande sul perché la società funzioni in questo modo, ma Jonas, il protagonista, è motivato a capirlo a tutti i costi.
In seguito il genere ha cominciato a declinare, forse a causa della ripetitività delle trame.
La rinascita del genere distopico La rinascita del genere distopico avviene con l’uscita in librerie nel 2008 della saga Hunger Games, di Susanne Collins. Un risveglio del genere che vede però la comparsa di due grande novità: non ci sono più romanzi singoli ma trilogie e/o quadrilogie e non c’è più una netta distinzione tra il filone totalitario e il filone post apocalittico ma si tende a mischiare elementi dell’uno e dell’altro.
Insomma un grande numero di storie, di scenari, ma dove il protagonista è solitamente un personaggio che, a differenza di tutti gli altri attorno a lui, si rende conto di vivere in una società “sbagliata” e ha ancora la forza di immaginare una realtà alternativa, non lasciandosi soggiogare da un regime e da delle regole prestabilite. Quindi nonostante sia sempre descritto il peggior scenario possibile c’è sempre un piccolo barlume di speranza per poter rendere tutta quella desolazione, tutta quella distruzione, un punto di partenza per una rinascita, che sarà sicuramente lenta e tortuosa ma non del tutto impossibile…
Infatti Hunger Games è ambientato in una società totalitaria post apocalittica, dove la gente è divisa in dodici distretti (il primo è il più ricco e il dodicesimo è il più povero) che a seguito di un tentativo di rivolta contro Capitol City (il distretto governativo) come punizione ogni anno sono costretti a sottoporre due giovani per ciascun distretto ad una lotta di sopravvivenza all’ultimo sangue dove ci può essere un solo vincitore, gli Hunger games appunto. Vengono seguiti in tutti i distretti come un vero e proprio reality show, con tanto di interviste ai personaggi, commenti in studio televisivo e autori (che nel libro prendono il nome di strateghi). L’autrice ha affermato di essersi ispirata ai miti greci (il mito di Teseo soprattutto) ed oltre a mostrarci la sua personale versione di un mondo distopico ci offre anche una arguta satira sui reality show, sugli effetti che hanno su chi li guarda, e su come vengono usati a favore di chi li trasmette, come fossero un altro mezzo per il controllo della mente.
Ma perché questo genere di racconti ci affascina così tanto? Forse perché ci mettono in guardia… Forse perché abbiamo bisogno di vedere che in fondo, nonostante il tempo difficile che stiamo vivendo oggigiorno potrebbe andarci molto peggio… Forse perché anche se cosi distopici, sembrano così attuali… Non lo so, ma un consiglio, leggete questi libri, troverete la vostra risposta… 26
Vicky SACCHI NEMOURS (IIA)
A SCUOLA DI… CUCINA
A TUTTO CONVITTO
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Ed eccoci già in primavera…! Con l’arrivo della bella stagione cresce il desiderio di lunghe passeggiate nella natura, alla scoperta di nuove gemme e fiori dai colori vivaci! E cosa c’è di meglio di un bel picnic, distesi su un prato rugiadoso, all’ombra di novelle e mormoranti frasche? In alternativa, od in aggiunta, ai classici panini potrete preparare una squisita torta salata…
Torta d’erbi alla pontremolese Pontremoli, per chi non fosse pratico della Toscana, è una ridente cittadina, cuore della Lunigiana settentrionale. Già arcidiocesi e sede vescovile, attualmente offre ai turisti una vasta gamma di opportunità, sia culturali sia paesaggistiche, sia, ancora, gastronomiche. Questa torta, assai nota e richiesta, vanta due particolarità: • La sfoglia, impalpabile e leggerissima (dal punto di vista calorico); • Il ripieno, di bietoline crude
Procedimento: Per prima cosa preparate la sfoglia. Disponete la farina a fontana sulla spianatoia, indi aggiungete il sale e l’olio. Poi aggiungete poco alla volta l’ acqua tiepida, fino ad ottenere un impasto morbido e che non si incolli alle mani. L’impasto va lavorato a lungo, per almeno 5-10 minuti, e, per rendere la massa elastica, va ‘sbattuto’ sulla spianatoia facendolo cadere dall’ alto, dall’ altezza del viso di chi lo sta lavorando. Quindi va riposto, coperto da una salvietta di cotone, in un luogo riparato. Si procede con la preparazione del ripieno: Lavate bene le bietoline e poi tagliatele finemente. Quindi mettetele in uno scolapasta e cospargetele con un pochino di sale.
Ingredienti: Per la sfoglia 200 gr. di farina “00” 3 cucchiai di olio extravergine di oliva 1 pizzico di sale acqua tiepida quanto basta ad ottenere un impasto morbido e che non “appiccichi” Per il ripieno 600 gr. di bietoline (quelle senza costa) 1 uovo 100 gr. di ricotta 100 gr. di parmigiano reggiano grattugiato un pizzico di sale 5-6 cucchiai di olio extravergine di oliva
Dopo un paio di minuti rigiratele, in modo che il sale possa distribuirsi uniformemente. A questo punto aggiungete gli altri ingredienti, cioè l’uovo, la ricotta, il parmigiano e, per ultimo, l’olio . E siamo giunti al momento più complesso della preparazione di questa squisita torta: occorre, infatti, stendere la sfoglia!!! La caratteristica della torta d’erbi pontremolese è che viene ricoperta per intero dalla sfoglia, che va tirata “a velo”… Insomma, fatevi aiutare dalla mamma, o dalla nonna! Rivestite una tortiera di 28 cm con la carta forno, poi stendeteci la sfoglia e, sopra di essa, il ripieno; quindi coprite con il secondo disco di pasta. Con i rebbi di una forchetta punzecchiate la pasta qua e là, per evitare che, cuocendo, si sollevi e diventi eccessivamente croccante. Infine con la mano bagnata inumidite la superficie della torta; i pontremolesi chiamano questa operazione la “benedizione”. Se volete potete anche cospargere la superficie con un filo d’ olio… Infornate in forno già caldo (200°) per almeno 45 minuti. La cottura è perfetta se la superficie della torta assume un bel colorito dorato e se la sfoglia sottostante non risulta umida. In questo caso, potrete rimediare coprendo la torta con un foglio di alluminio e proseguendo la cottura per altri 10-15 minuti.
Sentirete che bontà!!! 27
Prof.ssa Cristina NAVALESI
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SPORTIVAMENTE
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BASKET SCHOOL CUP … … Vinciamo il BRONZO! E'
il primo anno, almeno nei tempi recenti, che il Liceo Scientifico del Convitto Colombo ha programmato di sperimentarsi nel Basket. Così, dopo aver proposto agli alunni – esperti o meno – alcuni incontri pomeridiani di preparazione e di affiatamento della squadra, è arrivato finalmente l'appuntamento con i Campionati Studenteschi anche per questa disciplina sportiva. Al Palauxilium di Via Cagliari, il 5 marzo si è svolto un Torneo 3 contro 3, denominato “Basket School Cup”, a cui si sono iscritti per la parte maschile 12 Istituti Scolastici della Provincia. I nostri cestiti, Andrea BIANCO (IA), Giovanni TESCONI (IA), Pietro CAPPONI (IB) e Enrico GRONDONA (IB), dopo aver battuto il Fermi (21 a 14) e il Natta-De Ambrosis (21 a 13) sono stati ridimensionati dal Da Vigo e dal Cassini, rispettivamente primi e secondi classificati! La prestazione della nostra rappresentativa è stata di ottimo livello, oltre a essere stata la squadra più giovane schierata nel Torneo, tutti nati nel 2000 (in questa categoria ”Allievi” rientrano gli alunni nati dal 1998 al 2000).
Un bellissimo Torneo, in una mattinata di piena sportività, fair play e auto regolamentazione: tutti gli incontri si sono svolti senza arbitro, sostituito da un “controller”, cioè un alunno di una squadra neutrale scelto di volta in volta fra gli stessi iscritti, che provvedeva a conteggiare punti e penalità. Ottima soluzione educativa! Prof. Andrea VALLEBONA
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SPORTIVAMENTE
A TUTTO CONVITTO
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C.COLOMBO vs KLEE Finalmente la VITTORIA è arrivata! Essa è giunta il 10 marzo al campo Italo Ferrando di Cornigliano dove il Convitto Colombo si è imposto per 5 a 2 sul liceo Klee. Serviva un risultato positivo dopo due prestazioni sottotono, con tanto di sconfitta e la serata si mostra subito propizia per i nostri. Infatti il Convitto entra bene in partita, quasi subito segna di testa con LEMBO e poco dopo raddoppia con BAGNASCO. Il Klee però si mantiene vivo accorciando le distanze. Nel secondo tempo la squadra dei Misters CALDANA e MANTOVANI, però, completa l’opera, aumentando ancora il vantaggio, con le reti di MASI, BRIOZZO (a segno per la seconda volta nel torneo) e infine con la rete di FERLITO. Dunque una bella vittoria per il Convitto che ora deve dare continuità al suo rendimento. Una nota di merito al tifo che torna ad essere numeroso dopo la debacle con il Cassini e può festeggiare il termine dell’incontro anche se per portare i nostri ragazzi ancora più in alto, servirà una maggiore partecipazione nelle prossime partite da parte di tutti. Andrea PEDEMONTE (IIB)
Haze Cup
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A TUTTO CONVITTO
SPORTIVAMENTE
Anno I – N.2 – APRILE 2015
C.COLOMBO vs DELEDDA La partita che si è svolta contro il Deledda lunedì 16 marzo allo stadio Italo Ferrando di Cornigliano si è conclusa di nuovo con un sconfina della nostra squadra per 3-0.
Poi si sono sentite le assenza di parecchi giocatori e quindi in campo hanno abbandonato con il fiato e purtroppo alla fine abbiamo subiti due goal che hanno concluso la partita. Comunque sì, c’è del rammarico. E’ andata così”
Ma devo ammettere che questa volta i nostri ragazzi hanno fatto di tutto per non ottenere un risultato così severo… Ma piuttosto che dilungarmi su considerazioni tecniche o emotive, lascerei più volentieri la parola al Mister MANTOVANI: “Che fosse uno scontro difficile, non c’erano dubbi. Però sinceramente adesso c’è molto rammarico perché abbiamo dato tutto sin’alla fine. Infatti a 10 min della fine il risultato era solo da 1 a 0 e abbiamo avuto molte occasioni e molti tiri in porta.
Ragazzi, su con il morale! Ci rimane ancora una partita, domenica 29 marzo contro il King e dobbiamo mettercela tutta, giocatori e tifosi compresi (con nuove bandiere mozzafiato e giochi pirotecnici!!!): uno per tentare di rimontare nella classifica del nostro girone (che ricordiamo comprende i due finalisti della precedente edizione) e due per dimostrare che l’anno prossimo saremmo una squadra che conta… e che dovranno temere…
FORZA RAGAZZI, Su con il morale… Victoria SACCHI NEMOURS (IIA)
Adriana SCIACCALUGA (IIB)
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OCCHIO AL FUTURO
A TUTTO CONVITTO
Anno I – N.2 – APRILE 2015
L’OROSCOPO ARIETE
TORO
GEMELLI
(21 marzo – 20 aprile)
(21 aprile – 20 maggio)
(21 maggio – 21 giugno)
Amore: Ci sono grandi movimenti di cuore, ma forse mossi più dalla ricerca di conferme che da autentico sentimento. Ma occhio a non farvi trascinare troppo dalle vostre emozioni. Lavoro: Va bene che è finito il primo quadrimestre, e manca ancora un po' alla fine della scuola, ma non rilassatevi troppo! Fortuna: Il futuro ha in serbo qualcosa di speciale per voi.
Amore & Fortuna: Vi aspettano giornate malinconiche, forse c'è qualcosa che non va con la vostra dolce metà? La comunicazione nella coppia è la chiave di tutto. Se non riuscite a chiarire, beh meglio soli che mal accompagnati!
Amore: Periodo prosperoso in amore, se non avete ancora un partner buttatevi e conoscete nuove persone.
Lavoro: State avendo grandi successi in ambito scolastico, ma occhio a non abbassare troppo la guardia!
Fortuna: Periodo un po' sfortunato... Sembra andare tutto per il meglio, ma poi tutto crolla.
Lavoro: Finalmente soddisfazioni dopo tanto sforzo, continuate così!
CANCRO
LEONE
VERGINE
(22 giugno – 22 luglio)
(23 luglio – 22 agosto)
(23 agosto – 22 settembre)
Lavoro: Avete le capacità, ma siete solo dei grandi pigroni. Basta poco per raggiungere un traguardo inaspettato.
Amore: Ah l'amore.... Un sentimento fantastico, che ti porta sulle nuvole, ma non lasciarti prendere troppo la mano. Ogni tanto torna con i piedi per terra.
Amore & Fortuna: E’ tempo di rivoluzionare tutto E’ arrivato il momento di sistemare malintesi con amici e parenti prima che sia troppo tardi.
Lavoro: Una tecnica per avere sempre successo nello studio? Porsi degli obbiettivi da rispettare, sarà tutto più semplice e divertente. Fortuna: Occhio a non prendere troppo sul serio le voci che corrono, perché non sempre sono vere. Cercate di stringere maggiormente i rapporti con Vergine.
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Amore: Mmm... Il vostro partner vi nasconde qualcosa! Provate a parlargli, ma senza mettere troppo il naso nelle sue faccende perché potrete scoprire che vi sta tradendo con una barretta di cioccolato. Lavoro: Non esitate a chiedere aiuto se avete bisogno, prendete ripetizioni o fatevi aiutare da qualche vostro compagno super intelligente. Fortuna: Ascoltate attentamente i consigli che vi da Scorpione, potrebbero tornarvi utili.
A TUTTO CONVITTO
OCCHIO AL FUTURO
Anno I – N.2 – APRILE 2015
di Maga Colombina BILANCIA
SAGITTARIO
ACQUARIO
(23 settembre – 22 ottobre)
(22 novembre – 21 dicembre)
(21 gennaio – 19 febbraio)
Amore: Siete un po' troppo introverso, cercate di sorridere anche nelle giornate più grigie e buie, vi aiuterà. Lavoro: Non vi potete permettere distrazioni in ambito scolastico, dovete stare più attento. Fortuna: Anche se non sempre le cose vanno per il meglio, ricordatevi sempre che non durano per sempre.
Amore: Cercate di legare di più con il leone, vi dimostrerà più di quanto immaginiate. Lavoro: Ottimo mese, la scuola va a gonfie vele! Siete una grande secchia!
Amore: Siete in un acquario, con tanta acqua, tanti pesci, prima o poi troverebbe un pesciolino che fa al caso vostro.
Lavoro & Fortuna: I professori si fidano molto di voi, siete fortunati, cercate di non deluderli.
Fortuna: Mmm... Non é un bel periodo! Ci saranno problemi, ma voi dovrete essere in grado di risolverli.
SCORPIONE
CAPRICORNO
PESCE
(23 ottobre – 22 novembre)
(22 dicembre – 20 gennaio)
(20 febbraio – 20 marzo)
Amore: Love is in the air... Bah così si dice ma non mi sembra, prima o poi incontrerete la vostra meta! Non abbattetevi, abbatteteli!
Lavoro: Ahia.. Qui le cose si mettono male, non vorrete mica arrivare a settembre!?
Amore: Siate più disinvolti e meno timidi, cercate di aprirvi di più nei rapporti.
Amore: Avete uno spirito libero, siete fantastici, ma a volte un po' troppo testardi questo potrebbe impedirvi di mandare avanti una relazione.
Lavoro: Mmm... Dovete ancora lavorarci, ma ce la potete fare perché VOI POTETE!
Lavoro: Dedicatevi di più a quelle materie che vi risultano meno facili cercando di approfondire al meglio gli argomenti Fortuna: Mercurio vi è favorevole… E’ un buon pretesto per intraprendere nuovi orizzonti.
Fortuna: Shalalala... Felicità! Siete impavidi e coraggiosi, riuscite a tirare fuori sempre il meglio di voi. Queste due fantastiche qualità vi permetteranno di andare lontano. 32
Fortuna: Questo é uno dei mesi più fruttuosi dell'anno.
Bianca DAGHETTI (IA)
MATEMATICAMENTE
A TUTTO CONVITTO
Anno I – N.2 – APRILE 2015
Il Paradosso dell’uovo che sparisce In
questo periodo pasquale, non poteva mancare il paradosso… dell’uovo che sparisce!
A
Osservate attentamente la figure A, e poi ritagliatela. Ricomponete il puzzle (Figura B)… Ma come, un uovo è sparito!!!
Dove è andato l’uovo in meno?
B
SOLUZIONE: Se osservate con attenzione la fila di uova, da destra a sinistra, noterete che le uova sono chiaramente più grandi nella parte inferiore della figura. Risultato, un uovo è sparito…
L’Angolo dei Giochi BILANCIA
Giochi Matematici (tratti da I Giochi di Archimede 2014)
Confronta le pesate e trova a quanti cerchi corrisponde un quadrato
SUDOKU
1
Otto giocatori, di cui quattro sono difensori e quattro sono attaccanti, organizzano un torneo di biliardino. Ogni possibile coppia difensore-attaccante gioca una e una sola volta contro ogni altra possibile coppia difensore-attaccante. Quanti incontri faranno in tutto? (A) 24, (B) 36, (C) 48, (D) 72, (E) 144.
2
E’ dato un numero primo di tre cifre le cui cifre sono, nell'ordine: a, b, c. Quanti divisori primi ha il numero di sei cifre la cui scrittura è abcabc? [Ricordiamo che 1 non e un numero primo] (A) 1, (B) 2, (C) 3, (D) 4, (E)15.
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Quante cifre ha il numero 2010? (A) 10, (B) 11, (C) 13, (D) 14, (E) 15. I numeri a, b e c sono interi relativi. Si sa che a2bc = 1. Quale delle seguenti affermazioni e sicuramente vera? (A) a = 1 e b = 1, (B) a = -1 e c = 1 (B) (C) b2ac = 1, (D) a2b2 = 1, (E) a ≠ 1.
Risposte nel prossimo numero 33
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AGORÀ
Anno I – N.2 – APRILE 2015
Dai, ti richiamo… La Prof. mi sta distraendo…
Consegna compiti nell’aula del Prof. Z Cosa è questa schifezza? Vi avevo detto di usare squadre e matite appuntite!!!
A lezione di Sport A scuola, mentre il prof. di sport saltella a ritmo d'aerobica, rivolgendosi ai ragazzi e sorridendo dice tutto entusiasta: "Buongiorno, arrivederci, ciao, buonasera, a domani...". Uno dei ragazzi, un po' stravolto gli chiede: "Ma prof. che cosa sta facendo?". E il prof.: "Ragazzi, non sapete che lo sport è salutare?".
AIUTO,
IL MERC@TINO
la scuola italiana sta andando a fondo
Compro - Vendo - Scambio
Vendesi chitarra usata da un anno e mezzo in ottime condizioni con porta plettro, colore bianco, due pick-up
Ma dai, non essere così pessimista, non abbiamo mica Schettino al governo
!!!
Prezzo molto interessante (Tommaso GAMBA - IIIB) 34
AGORÀ
A TUTTO CONVITTO
Anno I – N.2 – APRILE 2015
Vuoi partecipare al giornalino? Hai qualche articolo da proporre? Idee per una nuova rubrica?
Voci da CORRIDORIO
Sei un artista, matita, pennarelli… non hanno segreti per te?
Pare che il Preside si sia ancora perso nei vicoli! Strano! Le abbiamo mandato una lettera, l’avrà letta ormai…
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Pare che la Ciappi sia convita che ci rimanderà tutti! Ragazzi, su con lo studio, non dobbiamo farla vincere!
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Pare che il Prof. Zicki Zicki abbia avuto finalmente un maschio… Ma cosa dici, è la quarta figlia! Pover'uomo! (Scherzi a parte, Prof, le facciamo le nostre più care congratulazioni)
COMITATO di REDAZIONE
TI ASPETTIAMO…
DOCENTE RESPONSABILE Prof. Paolo MALERBA
Pare che il caporedattore non sia molto bravo in ortografia… Ma dai! Ha solo voluto controllare se leggevate gli articoli!
CAPOREDATTORE Vicky SACCHI NEMOURS (IIA)
VICE CAPOREDATTORI Alessandro MAZZA (III A) Andrea PEDEMONTE (IIB)
REDATTORI Bianca DAGHETTI (IA) Tommaso GAMBA (IIIB)
Nel numero di Maggio “L’uomo è ciò che mangia!”
COPERTINISTA Gaia MALARA (IIB)
VIGNETTISTI Uncle Fridge
FOTOGRAFIA Adriana SCIACCALUGA (IIB) HAZE CUP INTERNET
WEBMASTER Prof. Gerardo D’ARRIGO
RINGRAZIAMENTI Si ringrazia la Prof.ssa Cristina NAVALESI per la sua golosissima rubrica nonché i Prof. Marino BRUNO e Andrea VALLEBONA per la loro collaborazione
Ludwig Feuerbach
SPECIALE
A TUTTO CONVITTO Via D. Belluci, 4 – 16124 GENOVA
Gruppo “A TUTTO CONVITTO”
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