No alla guerra in RD Congo No all'occupazione illegale della RD Congo No allo sfruttamento illegale delle risorse della RDC La Repubblica democratica del Congo è molto bella. Vi sono ben 5 parchi nazionali, compresi nel patrimonio dell’umanità dell’UNESCO: Garamb National Park, Kahuzi-Biega National Park, Salonga National Park, Virunga National Park, Okapi Wildlife Reserve. Il parco nazionale di Virunga, per esempio, vicino alla città di Goma, copre 12.000 km². Si tratta di un’ampia pianura fiancheggiata da due versanti montagnosi che fungono da recinto naturale per gli animali selvaggi della riserva. Vi sono leoni, bufali, antilopi, facoceri, elefanti, ippopotami, scimpanzè, gorilla, giraffe, zebre e una grande varietà di uccelli acquatici. Le due cime vulcaniche di Nyamuragira (3.055 m) e di Nyiragongo (3.470 m) possono essere addirittura scalate. Nell’est vi sono colline di terra vulcanica coperte di pascoli, mentre nel nord-est si estende una foresta equatoriale densa, uno degli ultimi habitat dei pigmei. La frontiera Est del Congo è costeggiata da una serie di laghi che si susseguono da nord a sud; il lago Mobutu è quello che contiene la maggiore quantità di pesci in Africa. Nel luglio 2006, a tre anni dalla fine dell'ultima guerra congolese, le prime elezioni regolari della storia sembravano poter aprire una nuova era per la Repubblica Democratica del Congo. Non è stato così, focolai di scontri sono rimasti accesi in diverse zone del Paese, mentre le bande armate al servizio dei Partiti politici hanno
continuato a giocare un ruolo importante in un contesto socio-economico in cui le armi abbondano più del pane. le truppe dei ribelli di Laurent Nkunda hanno deciso di avviare un'azione di forza contro le forze armate filo governative e sono già arrivati ad un passo dall'aeroporto di Goma, capitale della provincia del Nord-Kivu. Decine di migliaia di civili hanno abbandonato le loro case e sono in fuga, il governo congolese sotto l'occhio del ciclone per accuse di corruzione punta il dito contro la Rwanda, sospettata di promuovere, finanziare ed armare i ribelli. I 17.000 uomini della missione ONU MONUC fanno le belle statuette, incatenati dalle restrizioni del loro mandato che li costringe ad un ruolo di passivi osservatori, anche dinanzi alle richieste d'aiuto dei rifugiati in fuga. 1- chi rifornisce le armi ai ribelli? Nkunda, finanziato, armato e fiancheggiato dalla Ruanda di Paul Kagame e l'esercito regolare congolese fedele al Presidente Joseph Kabila, hanno provocato un milione di nuovi sfollati. Anime in fuga a piedi, col fagotto sulle spalle, inseguite e stanate anche nei campi di accoglienza (è accaduto a Rutshuru la scorsa settimana), ammazzate, a seconda dell'etnia di appartenenza, dalle rispettive parti in conflitto, con esecuzioni anche collettive. Il massacro, perpetrato porta a porta, è avvenuto due giorni fa a Kiwanja. Qui gli uomini di Nkunda hanno «deliberatamente» ucciso venti civili. Lo denuncia Human Rights Watch e lo conferma la Monuc, la fallimentare missione di peacekeeping dell'Onu nella R.d. del Congo. Le stesse denunce parlano di civili bruciati vivi nel villaggio di Kimenje, sconvolto dai combattimenti tra ribelli e miliziani filo governativi mai-mai, di stupri usati ancora una
volta come arma di guerra. Il terreno di guerra si estende al corpo delle donne. Donne che in seguito alle violenze, come già accaduto in questa stessa terra, in Burundi, in Ruanda, contrarranno il virus dell'HIV e saranno per questo emarginate. Per questa nuova fase di guerra, a decine, vengono rapiti bambini per farne nuovi soldati. La cronaca dei bollettini di guerra racconta che la guerriglia di Nkunda continua a conquistare posizioni intorno a Goma e minaccia il governo congolese di continuare gli attacchi per la presa del territorio in nome della difesa dei banyamulengue, i tutsi congolesi, dall'incapacità dello Stato di proteggerli dalle milizie mai mai e dai genocidari hutu ruandesi delle Forze democratiche di liberazione della Ruanda riparati in questa zona dopo il genocidio del 1994. Un conflitto esportato. Stiamo rischiando di assistere alla continuazione degli scontri etnici tra hutu e tutsi? Stando a quanto dichiarato a Radio Popolare Salento da Chiara Castellani, un chirurgo volontario che vive nella regione da diciotto anni, non dobbiamo farci ingannare. Quella che si sta combattendo è una guerra più sporca di tante altre, non si tratta solo di un conflitto etnico "esportato" dalla Ruanda. Ma, leggendo tra le righe, è facile capire che diverse potenze "anglosassone", nascoste dietro le spalle del presidente Ruandese Paul Kagame e le sue mire espansionistiche, stanno facendo guerra alla Repubblica Democratica del Congo (DR Congo), colpevole di essere ricchissima di risorse del sottosuolo e di superficie. Diamanti, uranio, cobalto, un consistente patrimonio idroelettrico e coltan. Il coltan... tutti noi abbiamo una piccola quantità di coltan nelle nostre tasche: senza questo minerale le batterie dei telefoni cellulari, portatili,.. non potrebbero funzionare. Il suo prezzo è di poco superiore all'oro e l'ottanta
percento dei giacimenti scoperti si trova proprio nella DR Congo, guarda a caso nel Nord Kivu dove si stanno cambattendo.
2. a chi potrebbe interessa la guerra? Nkunda, che combatte a fianco di Kagame nelle fila Fronte patriottico ruandese, che sconfisse il regime hutu genocidario ha cominciato a provocare disordini nel Kivu già prima delle elezioni. Dietro la supposta necessità di sostenere la minoranza tutsi dei Banyamulenge, ci sono gli interessi della Ruanda poiché non è nessuna esigenza di proteggere i Banyamulenge, abbastanza integrati nella società congolese. Nessuno ha interesse ad attaccare i tutsi, ma adesso, dopo le provocazioni del generale Nkunda e del suo gruppo armato, il rischio più grosso è che la minoranza tutsi attiri su di sé, incolpevole, l'odio della popolazione. "La vera ragione di questa guerra va ricercata nella difesa degli interessi delle multinazionali. Una difesa sponsorizzata da Kagame, che riceve il suo tornaconto". Al di là dell'impostazione da manuale che rimanda alle questioni etniche, che a questo punto, hanno il loro fondamentale peso, la ripresa violentissima del conflitto, con la presa di molte zone intorno a Goma da parte di Nkunda, sembra confermare quello che si racconta da quindici anni nella regione. Ovvero che la Ruanda intende la zona del nord Kivu a ridosso del proprio confine e non certo solo per ragioni etniche. Se il Congo, fin dai tempi di Leopoldo II del Belgio era noto come "uno scandalo geologico" per l'impressionante varietà di risorse naturali e del sottosuolo che custodisce, il Kivu, ricco di uranio, oro, rame, cobalto, coltan, è la pare più intensamente baciata dalla natura in questa terra. Risorse di cui la popolazione congolese non ha mai beneficiato, e che, al contrario, la condannano a vivere in un'instabilità che permette traffici di materie prime remunerative a sufficienza per le tasche da riempire nei
diversi schieramenti del conflitto. Rapporti dell'Onu hanno in passato denunciato lo sfruttamento delle risorse del Kivu da parte del Ruanda. In particolare, negli scorsi anni, tonnellate di coltan (usato per produrre cellulari) avrebbero lasciato l'Africa prendendo il volo dal territorio ruandese. Ma cosa realmente sta accadendo a questo potenziale paradiso? Cosa c'entrano Nokia e Sony in tutto questo? Che sta succedendo nel Nord Kivu? Si sta consumando una guerra più sporca di altre? O stiamo assistendo a un secondo atto della guerra etnica di hutu contro tutsi scoppiata tredici anni fa nel troppo vicino Ruanda?
No, la guerra è per IL COLTAN 3- chi potrebbe trarre vantaggio da questa situazione?
La morale della favola sta tutta nel controllo di quelle risorse che celano affari colossali su cui in troppi,
compresi
i
partner
internazionali
dei
contendenti africani, vogliono mettere le mani. Sostenuti dallo stato fantoccio britannico della Ruanda, i ribelli antigovernativi hanno dichiarato che il loro scopo è sabotare un accordo di cooperazione tra Cina e Congo. A fianco delle truppe dell’esercito regolare della R. d. del Congo, ci sono i soldati di Luanda (Angola) e di Harare (Zimbabwe). Alcuni militari angolani sono stati segnalati vicino al confine con la Ruanda, ma a un centinaio di chilometri da Goma, quindi nella parte più a nord del Kivu. La cosa non è stata confermata dalle autorità di Kigali impegnate a restare fuori dal conflitto, pur seguendo con molta apprensione quanto accade a due passi da casa. L’Angola è tradizionalmente legata al Congo. Per origini storiche, quando le sua
parte settentrionale apparteneva al regno del Congo. Per affinità di interessi, visto che sono in molti a voler sfruttare l’enorme quantità di risorse minerali del paese. Ma l’arrivo sulla scena di consiglieri di altri eserciti è considerato, da molti osservatori, un segnale allarmante. Si rischia davvero di estendere il conflitto. Il governo congolese non ha ceduto alla pressione occidentale che avrebbe voluto la rescissione degli accordi tra la Repubblica Democratica del Congo e la Cina. Che relazione c'è tra questo e i ribelli di Nkunda? A che sta giocando la MONUC?
4- Quale potrebbe essere il ruolo dell'ONU? «La popolazione viene massacrata e i caschi blu non fanno niente», Si muore in Kivu ma il fronte di guerra è altrove. Il segretario generale dell'ONU ha dichiarato di essere pronto a incoraggiare il presidente Kabila a dialogare con Nkunda. Kagame sostiene che la questione Kivu è un problema del Congo. Il conflitto in corso nel Nord del Kivu rischia di allargarsi e di incendiare tutta la regione. A Kiwandja le strade sono piene di cadaveri. In una minuscola abitazione del quartiere di Mabongo II, i morti sono, secondo i vicini, tutti della stessa famiglia: due adulti, un bambino, due adolescenti. Lungo un centinaio di metri, altri cadaveri sono nascosti dentro altre case. Soprattutto uomini, giovani. Ma c’è anche una donna. Poco lontano, un vecchio con un proiettile in testa. In Italia, finora, l’unica voce politica che si è levata sulla situazione in Congo è quella del segretario del Pd Walter Veltroni, secondo il quale, «i drammatici fatti che stanno accadendo nel Congo scuotono le coscienze in tutto il mondo. È necessario - chiede - che il governo italiano assuma un’iniziativa assieme ai partner europei nel
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e insieme all’Unione Africana riferendo al più presto anche alle Camere sulla situazione del paese africano e sui suoi sviluppi. Ci sono 250 mila sfollati ridotti allo stremo che non hanno assistenza e soccorso. Nella terra dimenticata dalla diplomazia internazionale i congolesi aspettano, cibo, acqua, cure e soprattutto PACE.
NO ALLA GUERRA IN R.D. CONGO NO AD OGNI FORMA DI GUERRA .
Comitato per il NON ALLA GUERRA IN CONGO R.D. .