a cura di ROMANA RAIMONDO
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DI FACEBOOK
Una delle cose che ci dice lo studio è che le reti sociali sono probabilmente una parte fondamentale del nostro patrimonio genetico, è possibile che la selezione naturale agisca non solo su cose come il fatto di poter resistere o meno alla normale influenza, ma anche sul modo in cui vi entriamo in contatto. DA PNAS
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NEWS RICERCA SCIENTIFICA
n L’ORIGINE SOCIOBIOLOGICA Uno studio condotto da ricercatori della Harvard University e dell’ Università della California a San Diego sostiene che la nostra posizione all’interno di una rete sociale sarebbe in parte influenzata dai nostri geni. La ricerca è la prima che esamina le caratteristiche ereditarie di un network sociale e cerca di stabilire un ruolo dei geni nella formazione e nella configurazione di tali reti. I ricercatori hanno trovato che la popolarità, intesa come numero di volte che un individuo è nominato come amico, e la probabilità che questi amici ne conoscano un altro sono fortemente ereditabili. Inoltre, la localizzazione in una rete sociale, ossia la tendenza a essere al centro o ai margini del gruppo, sarebbe correlata ai geni. Secondo i ricercatori può esserci una spiegazione evolutiva di questa influenza genetica e della tendenza di alcune persone a essere al centro o ai margini del gruppo. Se un’infezione mortale si diffonde in una comunità, gli individui ai margini vi sono più difficilmente esposti. Per contro, la maggiore disponibilità a importanti informazioni sulla localizzazione di eventuali fonti di cibo va a vantaggio di chi si trova al centro del network.
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n TERAPIA GENICA CONTRO L’HIV La terapia genica consiste nella somministrazione di cellule staminali del sangue, modificate in modo da risultare portatrici della molecola OZ1 disegnata per bloccare la riproduzione del virus Hiv agendo su due proteine chiave. La terapia, testata su 74 pazienti, si è dimostrata sicura ed efficace nel ridurre gli effetti del virus dell’Aids sul sistema immunitario. A metà dei pazienti è stato somministrato un placebo, e dopo 48 settimane non c’era alcuna differenza fra i due gruppi di pazienti per quanto riguarda la quantità di Hiv circolante nel sangue, ma dopo 100 settimane quelli in cura con terapia genica avevano più alti livelli di“CD4+” nel sangue, cellule chiave per il mantenimento delle difese immunitarie e che vengono specificamente colpite dal virus Hiv. La terapia genica ha un grande potenziale e molti aspetti positivi, fra cui quello di
un’unica seduta necessaria per avviare il processo terapeutico. In questo modo i pazienti potrebbero non aver più bisogno di assumere farmaci tutti i giorni. Ma il trattamento deve essere ancora ben perfezionato e attualmente non è ancora efficace come la terapia antiretrovirale. La speranza è che in futuro il trattamento possa sostituire o coadiuvare le cure con farmaci antiretrovirali. Anche se questi prodotti hanno migliorato di gran lunga la prognosi dei pazienti sieropositivi si tratta di medicinali da prendere ogni giorno, con il rischio di eventi avversi. In più il virus dell’Hiv sta iniziando a sviluppare resistenza verso alcuni di questi farmaci. DA NATURE
n PROGRESSI PER LA SLA C’è un gene specifico che regola la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. La scoperta si deve a uno studio internazionale sulla genesi della malattia nelle forme
non ereditarie, le più comuni. La ricerca indica sette geni che regolano lo sviluppo della Sla di tipo sporadico [che copre il 9095% dei casi], di cui uno ritenuto fondamentale e denominato “Sunc 1”. Un risultato importante nello studio della malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni - cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria nota anche come il morbo di Lou Gehrig, dal nome del giocatore di baseball americano che ne fu la prima vittima accertata. Colpisce generalmente gli adulti con oltre 20 anni, di entrambi i sessi, con maggiore frequenza dopo i 50 anni. In questo studio si è cercato la possibile presenza di geni che favoriscono la malattia, nella sua forma più diffusa. Non si sa ancora come agiscano i geni specifici che abbiamo individuto, e Sunc1 in particolare. La prossima fase del lavoro, sarà diretta a capire come agiscono. E, si spera, potrà portare a una strategia terapeutica, anche se i tempi potranno essere lunghi: per ora non c’è una cura che arresti la Sla, che gradualmente compromette i movimenti volontari e si manifesta all’inizio con sintomi che possono essere variabili ma accomunati da una progressiva perdita di forza che rende difficili anche attività quotidiane come vestirsi o lavarsi. La ricerca è stata condotta su 2161 pazienti, di cui 900 italiani. Uno dei fattori di importanza nello studio è stata la collaborazione internazionale di diverse équipe che hanno permesso una verifica interna dei dati. DA HUMAN MOLECOLAR GENETICS
n N e w s R i c e rc a s c i e n t i f i c a n
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Ricerca Ricerca Scientifica Scientifica/Letti per voi
a cura di FRANCESCA DECARLO
WWW.REPUBBLICA.IT ELIMINARE I RECETTORI DEL DOLORE In anestesia locale, sotto controllo radiologico e per via percutanea, si introduce nel disco intervertebrale una sonda a radiofrequenza che permette un'asportazione termica del disco e una modificazione dei tessuti circostanti. Il calore tra i 65 e i 90 gradi produce due effetti: la decompressione del disco intervertebrale e il blocco delle terminazioni nervose della parte posteriore del disco. La tecnica è indicata nelle lombalgie originate da una deformazione e perdita in altezza del disco intervertebrale a causa della disidratazione dello stesso. Di qui l'aumento della pressione intradiscale e la deformazione [bulging] che irrita e stimola le terminazioni nervose nocicettive. L'asportazione termica della parte centrale del disco ne riduce la pressione interna del 20% circa e distrugge le terminazioni del dolore. Tanto basta ad eliminare la lombalgia secondo la maggioranza degli studi in circa il 70% dei pazienti sottoposti a questa metodica. I risultati sembrano mantenersi nel tempo e i fallimenti sono attribuiti ad una scarsa selezione dei pazienti, che in realtà avevano altre concause di dolore alla schiena. Sono infatti esclusi da questa tecnica le ernie discali, specie se intraforaminali o espulse, le artrosi lombari e le stenosi del canale midollare. Il recupero post operatorio è pressoché immediato: una medicazione e due cerottini sulla cute a ricordo del passaggio della sonda e dimissione in giornata. Non è necessaria fisioterapia post operatoria
WWW.CORRIERE.IT INFERTILITÀ, PER L'80 PER CENTO LA LEGGE 40 È UNA BARRIERA In Italia avere un bambino con le tecniche di procreazione assistita è sempre più difficile. La legge 40, che regolamenta la materia da cinque anni, è un ostacolo per la maggior parte delle coppie che cercano di avere un figlio, ma soprattutto per chi deve già affrontare difficoltà economiche ed è meno "attrezzato" culturalmente. E' quello che rileva una ricerca promossa dal Censis insieme alla Fondazione Serono, secondo cui l'80,5% delle coppie italiane con problemi di fertilità si sente sfavorita dalla norma. Ma nel rapporto del Censis emerge anche la permanenza di un tabù sull'infertilità: una coppia su tre non ne parla con nessuno e, quando lo fa, trova scarsa comprensione. Non solo: alcuni si ritrovano a subire pesanti ripercussioni sulla vita sociale e su quella sessuale. Il desiderio di diventare genitori, problemi e speranze di chi combatte l'infertilità, rileva in modo netto l'inadeguatezza della norma attuale: per il 77,4% delle coppie intervistate la legge 40 di fatto riduce le possibilità di diventare genitori. La ricerca è stata effettuata su 606 coppie prese in carico dai centri di procreazione medicalmente assistita [l'età media degli uomini è pari a 37,7 anni, quella delle donne a 35,3]. La normativa è criticata soprattutto perché "si preoccupa troppo degli aspetti eti-
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ci" [71%], mentre solo il 37,7% pensa che metta al centro la salute delle donne. I numeri delle persone che hanno problemi ad avere figli sono in crescita. L'infertilità è un problema diffuso che in Italia riguarda 1 coppia su 5 di quelle in età fertile così di fronte alle difficoltà legali, molti sono disposti a "emigrare" per avere un figlio [il 55,5%].
WWW.CORRIERE.IT DDL SICUREZZA, MEDICI IN RIVOLTA «SARÀ OBIEZIONE DI COSCIENZA» Fanno appello al codice deontologico, invitano a praticare il dissenso, richiamano all'obiezione di coscienza. Un fronte ampio e trasversale di camici bianchi si è schierato contro la norma votata al Senato che prevede la denuncia da parte dei medici degli stranieri irregolari. Non è un dissenso formale, quello che esprimono, è una preoccupazione che assedia i luoghi della salute e le coscienze. Si rischia, dicono, una catastrofe sanitaria, una sanità clandestina gestita da gruppi etnici e religiosi, una deriva giuridica. Secondo Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo, Federazione degli ordini dei medici è una norma che va contro l'etica e la deontologia e va contro il principio base della tutela della salute pubblica. Gli irregolari, temendo la denuncia, potrebbero non curarsi più in strutture riconosciute, creando fenomeni clandestini di cura molto rischiosi. Di "grave rischio" parla anche il segretario della Federazione dei medici di famiglia, Giacomo Milillo: «Un clandestino potrebbe non rivolgersi alla struttura sanitaria per paura di essere denunciato». Con la possibilità che si diffondano malattie come scabbia, tbc, malaria. un no anche dal fronte dei medici cattolici, sostenuti dalla Cei: «Alla Chiesa competerà sempre di aiutare le persone in pericolo di vita e non sono obbligato a denunciare nessuno», ha detto Domenico Segalini, segretario della commissione Cei per le migrazioni. Circola tra le file dell'opposizione e dei sindacati un invito ad esercitare l'obiezione di coscienza. "Delusi e preoccupati" i pediatri. In una nota la Società italiana di pediatria ricorda che la denuncia da parte del medico degli immigrati clandestini mette in pericolo soprattutto i bambini. Che rischiano di diventare invisibili.
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NEWS DISABILITÀ
a cura di MONICA CAROTI
VIAGGI. SULLA SILA NASCE IL "SENTIERO DELLA SOLIDARIETÀ" PER DISABILI È STATO INAUGURATO IL SENTIERO DELLA SOLIDARIETÀ "DONATO CAMPAGNA" nel comune di Spezzano Piccolo in Sila. Il tragitto montano potrà essere percorso da persone disabili che potranno raggiungere la località tramite il trenino delle ferrovie della Calabria partendo da Cosenza, fino alla Stazione di Righio. Da qui ci si può avventurare per tutto il sentiero e vivere come una conquista la montagna silana, ammirando lo splendido paesaggio, i laghi e la fauna tipica del luogo. Il percorso per disabili è stato realizzato dalla sezione di Cosenza del Club Alpino Italiano, con la collaborazione del Centro servizi per il volontariato della provincia cosentina. Il sentiero della lunghezza di circa 3 chilometri, con un dislivello di 48 metri, parte dalla stazione di Righio delle Ferrovie della Calabria a 1375 metri d'altezza, raggiunge l'antica e caratteristica "Torre Righio" risalente al 1651, proseguendo fino alle rive del laghetto artificiale di "Ariamacina" costruito nel 1953 per produzione di energia elettrica. Il luogo è dal 2002 Oasi Naturalistica per il bird watching gestita da Legambiente. Il sentiero "Donato Campagna" si preannuncia come una delle località silane che saranno più gettonate sia d'inverno che d'estate, essendo la zona montuosa molto frequentata un pò in tutte le stagioni. Una vacanza o una gita in Sila è un rito per gli amanti della montagna che ne apprezzano le bellezze durante tutto l'anno. Gli organizzatori sono soddisfatti di aver offerto la possibilità di ammirare queste bellezze anche a chi ha difficoltà di movimento
n MIGLIORARE LA QUALITÀ DI VITA PER UNA PERSONA CON DISABILITÀ SI PUÒ DOVEVIVONO le persone con disabilità quando diventano adulte? Quali le esperienze in corso e quali le progettualità, gli scenari, gli spunti, le aperture e i modelli possibili? Per provare a dare alcune risposte e a costruire delle buone domande su un tema tanto delicato e complesso Spazio Residenzialità della Ledha [Lega per i Diritti delle persone con Disabilità] e dell’Associazione Oltre noi… la vita, si propone come un punto d’incontro tra operatori, familiari, amministratori locali e professionisti per: conoscere progettare realizzare soluzioni abitative per le persone con disabilità, coniugando il diritto della persona con disabilità di vivere da adulto con l’esigenza di mol-
te famiglie di una vecchiaia il più possibile serena. La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità prescrive che «le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sisitemazione. Nonostante però il riconoscimento di questo diritto, per le persone con disabilità che stanno diventando adulte e per le loro famiglie l’abitare è un percorso assai complesso che richiede cura, accompagnamento, sostegno e attenzione da parti di tutti coloro che, con diverse funzioni e sguardi. Ledha [Paolo Aliata] Tel. 02 6570425- 328 3020019,
[email protected] [email protected].
n TIPOLOGIE DI PROGETTAZIONE ACCESSIBILE PER STRUTTURE E SPAZI COMUNI IL BAGNO PER DISABILI HA COMPIUTO TRENT ’ANNI, MA... C’È DA DIRE CHE…
A tutt’oggi il “bagno per disabili” - così come definito dalla legislazione - è un apparato pesantemente discriminante, che non tiene né conto della condivisione degli stessi ambienti con altre persone, né delle esigenze pratiche, emozionali, affettive ed estetiche degli utilizzatori. Le riflessioni di un designer che auspica un’epoca nuova, in cui il mondo della progettazione, l’industria delle forniture e le strutture ricettive come gli alberghi si muovano in modo concorde verso una diversa concezione che veda nascere il bagno per tutti senza discriminazioni. In
n News disabilitàn
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occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, si è svolto a Torino il convegno internazionale denominato La catena dell’accessibilità: servizi e design alla base dell’accoglienza e anche in questa occasione, parlando di ricettività alberghiera, si è fatto riferimento al “bagno per disabili”, che continua ad essere, per alcuni aspetti, un oggetto molto critico e di dubbia rispondenza funzionale e con il rigoroso e inconcepibile divieto per i cosiddetti normodotati. Trascorsi ormai trent’anni, è dunque tempo che il design, l’industria delle forniture e il sistema della ricettività e dell’ospitalità si muovano in modo concorde, con gradualità, ma con decisione, verso una diversa concezione che veda nascere il bagno per tutti senza discriminazioni.
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di ENRICO PUGLIESE
Professore ordinario di Sociologia all’Università di Napoli Federico II
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Adozioni Bambini senza famiglia da un lato e famiglie senza bambini dall’altro: non è facile trovare una soluzione razionale
ONO SEMPRE PIÙ FREQUENTI i casi di famiglie di-
sperate perché non riescono a condurre in porto il loro progetto generico o specifico di adozione: ci sono persone che aspettano da anni che si possa concretizzare la loro richiesta di adozione per la quale hanno iniziato una pratica per la quale si sono scontrati con una complessa, e all’apparenza irrazionale, burocrazia. La richiesta di documentazione e le prove di effettiva capacità di assumere le responsabilità genitoriali sono estremamente complicate. A volte si ha l’impressione della presenza di un crudele quanto burocratico accanimento delle istituzioni nei confronti di potenziali genitori adottivi con grave danno per i potenziali adottati. Il tutto naturalmente si complica quando, e si tratta della maggior parte dei casi, i genitori appartengono a paesi del Primo Mondo e i bambini da adottare a paesi del Sud del Mondo. E, con riferimento specifico all’oggi, nella maggior parte dei casi i bambini vengono dai paesi dell’Europa dell’Est. Ci si chiede a volte il perché di tanto accanimento e sono note le sofferenze di molti potenziali genitori che non riescono a raggiungere il loro scopo, con il processo di adozione bloccato già in partenza, oppure casi in cui tutto si sposta nel tempo in maniera incomprensibile talché -mi riferisco a casi noti, e sono più d’uno- il bambino cresce nell’orfanotrofio ucraino o bielorusso passando solo brevi vacanze con la famiglia o con la persona che intende adottarla. Ciò per non parlare del blocco delle vacanze che rende questa possibilità ancora più remota. Questo fatto ha determinato reazioni disperate -comprensibili ma non per questo opportune- da parte di famiglie che hanno compiuto gesti clamorosi. Al che, come era prevedibile, sono seguite reazioni difensive di stampo nazionalistico da parte delle istituzioni dei paesi di provenienza. Insomma il quadro è piuttosto preoccupante. E le vie di uscita non sono semplici. Alla irrazionalità palese dell’esistenza di bambini senza famiglia da un lato e di fami-
Dare consigli o suggerimenti in questo campo non è facile. Si tratta di agire a livello istituzionale ma anche a livello culturale e psicologico. Tutto ciò con l’aggravante che spesso nell’operazione rientrano anche i rapporti tra Stati glie [la famiglia può essere composta anche da una sola persona] dall’altro non è facile trovare una soluzione razionale: le adozioni non hanno un automatico successo. I problemi possono cominciare da molto presto, oppure possono verificarsi a scoppio ritardato magari dopo una infanzia felice, o almeno all’apparenza tale. Dare consigli o suggerimenti in questo campo non è facile. Si tratta di agire a livello istituzionale ma anche a livello culturale e psicologico. Tutto ciò con l’aggravante del fatto che spesso nell’operazione rientrano anche i rapporti tra stati. Ciò che si può raccomandare agli aspiranti genitori è un raffredda-
mento dell’entusiasmo e la presa di coscienza preventiva che dei problemi si potranno determinare. In termini meno drammatici si pone invece la problematica dell’affidamento, che spesso ha rappresentato una fase propedeutica per l’adozione. In molti casi l’affidamento ha rappresentato un momento di confronto molto interessante con una sorta di superamento della genitorialità esclusiva e con la possibilità di molteplici punti di riferimento [naturalmente con ruoli diversi] per i bambini. Ma anche in questo caso le cautele preventive devono essere molte. E ciò, come si dice, nel “superiore interesse” di minore n
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Dibattito Dibattito
di EUGENIO RAIMONDO
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PICCOLI SOLDATINI, DANILO MIO FIGLIO
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IEV ERA SOTTO UN MANTO BIANCO.Vi giungemmo
di notte. All’arrivo all’aeroporto pensavo al destino che avremmo condiviso con una creatura che ci aspettava. La vecchia fiat 1100, che la procuratrice aveva prenotato da Roma, slittava con le sue ruote consumate. Con Elvira ci guardavamo intorno ma eravamo troppo emozionati per pensare ad un eventuale incidente. In periferia lasciavamo grandi costruzioni, briciole di un socialismo ormai passato. Quando entrammo in città tutto sembrava diverso. Kiev è una città europea e non ha nulla da invidiare ad altre metropoli, nemmeno nelle ripercussioni peggiori del capitalismo. Mano a mano il manto bianco diventava nero. Camion, automobili nuove che non si vedono neanche in Italia e tanti altri catorci. I nostri bagagli erano dappertutto, naturalmente anche sulle cosce, impedendoci i movimenti più semplici. Una coppia, sapendo di restarci un mese ha riempito una valigia di spaghetti e pelati. «Non si sa mai» diceva «siamo nell’Est». Giungemmo finalmente nel nostro appartamento, piccolo ma dignitoso. Il costo? Ah già, è importante: 40 euro al giorno. Ed ancora: 1300 euro il viaggio per due persone, 2500 all’Associazione Chiara, 5000 alla procuratrice, altri 3500 per tutto il resto: spostamenti interni, taxi, alberghi, ristoranti. Non è incluso ovviamente, tra queste spese, il nuovo abbigliamento del figlio che ti aspetta, perché personale per qualità, gusto, disponibilità di ogni coppia. Il giorno dopo disponemmo i nostri vestiti negli armadi condivisi con il proprietario, che per l’occasione alloggiava da un amico. Dalle cornici e dai pennelli sparsi per casa desumemmo fosse un pittore. Il nostro appuntamento all’Ufficio Adozioni era fissato per due giorni dopo. Ci era stato detto che ormai avevano assegnato alla nostra coppia il bambino o bambina e che dovevamo accettare serenamente la combinazione non casuale. La scelta sarebbe stata fatta in relazione al nostro tenore di vita, alle nostre attività ed alle caratteristiche della nostra famiglia. Non fù così. Nel lungo corridoio dell’ufficio in cui ci bisbigliavamo le nostre emozioni, tra americani, spagnoli, italiani, si proiettavano dal muro sui nostri occhi curiosi i quadri più belli che l’uomo abbia potuto creare: erano i volti dei bambini che avevano trovato una famiglia ed erano felici e sorridenti. Scoprii che la as-
segnazione è casuale come lo è la coppia che giunge ad un tavolo piuttosto che ad un altro. Se ti assenti un attimo per andare a fare la pipì ti passa una coppia avanti e magari adotta il figlio che avrebbero dato a te. Un arcobaleno di sentimenti, il cuore che ti va a mille quando ti tocca e scopri che devi scegliere tra tre foto. Nessun autore può scrivere quelle emozioni. Si chiama Danilo, vive in Orfanotrofio a 900 chilometri di distanza. Tre foto nella sua cartella, da angolature e spigolature di vita diverse, espressione di una volontà da parte del suo autore di farlo scegliere al più presto. Gli altri bambini in bianco e nero e foto tessera. Forse è stato questo a convincere Elvira a propormi questa scelta. Gli occhi furbi, lo sguardo all’infinito, le piccole gambe disegnate da una distesa di capillari sotto un pantaloncino da giamburrasca. È lui mio figlio, è lui che ho sempre cercato, l’Amore della mia vita. Il giorno che lo incontrammo, in un paese sperduto dell’U-
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craina, era teso, ma orgoglioso e fiero di questi due genitori alti e italiani. Poche parole in russo: «Vi aspettavo in primavera, avete trovato prima la strada». La Direttrice ci presenta questo piccolo anatroccolo tremante, con pelle chiara e nistagmo. Tante piccole macchie sul viso come se fossero state tracciate da un pennarello colorato. Ha giocato pensammo e si è sporcato. Macchè, erano bollicine disinfettate con una specie di tintura.«Lo prendete comunque?» ci chiese. Dall’aspetto non sembrava certo un bel bambino, ma era mio figlio. «E poi io non sono mica tanto bello» dissi a mia moglie. Piccoli soldatini sembravano i bambini dell’Istituto. Aspettavano tutti il loro papà e la loro mamma. Autosufficienti già a due anni. E quando uno di loro andava via erano gioiosi. Un giorno chissà sarebbe toccato a loro. Piccoli soldatini in attesa del loro comandante. Danilo sei mio figlio ed io sono tuo padre. È questo ciò che conta, mio tesoro n
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Il percorso verso a cura dell’ Ufficio Stampa Ai.Bi. Amici dei Bambini Tel. 02/98822 347 - 334/6412 809 www.aibi.it
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IÀ DAI TEMPI DI BABILONIA, basta aprire gli oc-
chi e puntarli un po’ più lontano per rendersi conto di come il mondo sia un luogo pieno di squilibri: esistono persone che hanno molto e persone che hanno poco, ricchi e poveri, sani e malati. Coppie che desiderano un figlio che non possono avere e bambini che desiderano una famiglia che non hanno. È dall’incontro di queste due realtà che nasce la meraviglia dell’adozione. Adottare un bambino è qualcosa di più che mettere al mondo una creatura. Non nasce solamente da un desiderio di maternità e nemmeno da una profonda opera di solidarietà: adottare significa aprire le porte della propria famiglia per accogliere e dare speranza e calore a chi è rimasto ingiustamente abbandonato. Ogni bambino ha diritto ad una famiglia e fortunatamente esistono tante coppie pronte a ricevere e sostenere chi è vittima dell’abbandono. Queste coppie scoprono presto che il cammino verso l’adozione è un percorso obbligato, pieno di difficoltà e lunghi tempi d’attesa. Una gravidanza diversa da quella naturale, ma l’emozione che si prova è la stessa. L’adozione può essere nazionale, quando il bambino proviene dallo stesso Paese della coppia, o internazionale. In questo caso il bambino proviene da un Paese e una cultura diversa. È sicuramente la seconda scelta quella che comporta il percorso più difficile e più oneroso. Durante questo cammino la coppia verrà in contatto con gli enti, i tribunali e corsi di formazione. Ma tutto ciò non deve spaventare e soprattutto una chiara descrizione dei passaggi da affrontare, alleggerirà sicuramente lo smarrimento iniziale.
L’IDONEITA’ In Italia, l’adozione internazionale è regolata dalla legge n° 184/83 così come modificata dalla legge 476/98. Secondo questa norma, le coppie che desiderano intra-
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prendere questo percorso devono ottenere un’idoneità specifica dal tribunale dei minori competente per territorio. I requisiti dettati dalla legge italiana sono i seguenti: la coppia deve essere sposata da almeno 3 anni o aver raggiunto questo periodo temporale sommando alla durata del matrimonio il periodo di convivenza prematrimoniale; la differenza di età tra la coppia e l’adottato deve essere compresa dai 18 ai 45 anni; le coppie devono essere idonee ad educare, istruire, e in grado di mantenere i minori che intendono adottare. Letti i pareri e la relazione dei Servizi socioassistenziali degli Enti locali, il Tribunale dei minori, previo ulteriore colloquio con un Giudice, dichiara l’idoneità o l’insussistenza dei requisiti all’adozione della coppia.
I CORSI DI FORMAZIONE La coppia è tenuta a seguire dei percorsi di formazione, alcuni obbligatori, altri facoltativi, che accompagnano e preparano all’adozione. Durante questi appuntamenti, propedeutici al proseguimento del cammino verso l’adozione, le famiglie raccontano la propria esperienza e offrono preziose informazioni alle aspiranti coppie. Questo percorso si conclude con un colloquio individuale con uno psicologo, per una valutazione delle concrete possibilità di adozione. CONFERIRE INCARICO A questo punto, una volta ottenuta l’idoneità dal tribunale dei minori competente, per poter proseguire l’iter adottivo le coppie devono conferire l’incarico a un Ente auto-
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l’adozione internazionale Coppie che desiderano un figlio che non possono avere e bambini che desiderano una famiglia che non hanno. È dall’incontro di queste due realtà che nasce la meraviglia dell’adozione. Adottare un bambino è qualcosa di più che mettere al mondo una creatura rizzato dalla Commissione per le adozioni internazionali [Cai]. In Italia sono oltre una ventina le associazioni riconosciute che si occupano di adozione internazionale. Questi enti accompagnano la coppia durante l’intero iter adottivo. Si occupano di tutti le faccende burocratiche, traduzione dei documenti, segnalano il bambino da adottare e provvedono all’abbinamento. LA SCELTA DEL PAESE La destinazione verso il paese straniero viene operata dalla associazione [solo alcuni enti permettono alla coppia di indicare una preferenza per il paese]. La scelta prende in considerazione l’andamento delle adozioni negli stati di origine, la segnalazione dei bambini adottabili, i requisiti richiesti dai paesi di origine e la peculiarità delle coppie. Da questo momento la coppia viene presa in carico dal responsabile di area che avrà il compito di seguirla nella preparazione dei documenti e durante tutto il cammino adottivo. L’INCONTRO TECNICO Nel periodo che intercorre tra la preparazione e la consegna dei documenti, le coppie vengono invitate presso le sedi dell’ente per un incontro specifico sul paese di destinazione. L’incontro viene condotto dal responsabile di area che ha il compito di illustrare la situazione del paese, la condizione degli istituti dove si trovano i bambini, la proposta di abbinamento, la legge vigente nel paese, i tempi di permanenza all’estero, il rappresentante, le possibilità di alloggio e tutti i vari dettagli inerenti. LA CONSEGNA DEI DOCUMENTI La coppia, dopo aver ultimato la preparazione dei documenti, consegna il dossier, corredato dalle fotografie del nucleo familiare e della casa, alla sede dell’associazione. Una volta verificati, i documenti vengono spediti al rappresentante estero nel Paese di destinazione. Sottoposto ad un’ulteriore verifica e un’eventuale traduzione, il dossier viene inviato all’autorità locale.
L’INCONTRO PER L’ABBINAMENTO Il dossier ora è a disposizione dell’autorità straniera per un possibile abbinamento. La procedura è diversificata a secondo della legislazione dei singoli paesi. Quando un nostro rappresentante segnala un bambino per la coppia, il responsabile di area si attiva per avere la scheda relativa al minore. La coppia viene convocata presso una sede dell’associazione. Lo psicologo prepara gli aspiranti all’incontro con il bambino e dà indicazioni sugli atteggiamenti e sul comportamento da tenere. Alla fine dell’incontro la coppia, consapevole della storia e dello stato di salute del bambino, sottoscrive l’accettazione dell’abbinamento proposto; il documento viene poi inviato alla Commissione per le Adozioni Internazionali e all’Autorità Straniera. PARTENZA E ACCOMPAGNAMENTO ALL’ESTERO Il responsabile di area mantiene contatti costanti con il rappresentante che riceve la comunicazione definitiva da parte dell’autorità straniera relativa alla partenza della coppia. Rimane a disposizione per organizzare il viaggio ed il soggiorno nel paese di destinazione. Un prezioso punto di riferimento per qualsiasi evenienza. Dopo la partenza la coppia viene seguita nel paese straniero dal rappresentante e dai suoi collaboratori. Il periodo di affiatamento con il bambino inizia subito secondo quanto stabilito dalla legge del paese: quando la coppia parte il rappresentante ha già provveduto a fissare l’appuntamento o presso il tribunale di destinazione o con i servizi preposti. La coppia è sempre seguita, in modo particolare quando si deve recare in tribunale o presso le autorità competenti per le interviste con l’équipe psicosociale. Il supporto del rappresentante è molto importante perché la coppia si trova in un momento particolare: è in un paese straniero di cui di norma non conosce la lingua, è in una situazione di tensione, ha bisogno di essere aiutata a superare le prime difficoltà legate all’incontro con un bambino che diventerà figlio, ma che per il
momento è un “estraneo”. A questo punto la coppia torna in Italia assieme al piccolo adottato. Inizierà una nuova vita, difficile ma ricca di emozioni. La nuova famiglia non sarà lasciata a se stessa, sono numerose le associazioni che offrono incontri di post adozione. Attraverso il confronto con psicologi e altre famiglie adottive la famiglia non si sentirà sola. Inoltre anche internet diventa un mezzo per tenersi in contatto, sono infatti numerosi i siti, forum e blog in cui i genitori adottivi si incontrano per raccontare le proprie esperienze n
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« AMICI DEI BAMBINI» Dal 2008 l’associazione Amici dei Bambini promuove la campagna “L’adozione non ha prezzo”, per ottenere la gratuità dell’adozione internazionale così come già accade per quella nazionale. La proposta mira a presentare una legge di modifica dell’assetto attuale. Si offrirebbe una possibilità in più ai minori abbandonati in attesa di famiglia. Adottare un figlio é certamente una scelta d’amore, ma é evidente che l’aspetto economico mantiene la sua importanza. Una famiglia sa che, se vuole adottare, deve mettere in conto sul bilancio familiare una cifra che va dai 7mila in Albania ai 20-25 mila euro nella Federazione Russa. Ad oggi il sostegno concesso alle coppie che adottano fuori dall’Italia è la deducibilità del 50% dei costi sostenuti. Amici dei Bambini vuole arrivare alla totale detraibilità al 100% delle spese relative alla procedura adottiva. Tale proposta mira in primo luogo a poter garantire il diritto del bambino abbandonato di avere una famiglia che lo accolga. In secondo luogo impedirebbe che il possesso o meno di una certa somma di denaro possa discriminare alcune coppie dall’adottare. Con tale iniziativa Amici dei Bambini mira a far riconoscere l’adozione internazionale come intervento di cooperazione allo sviluppo, sussidiario alla prevenzione dell’istituzionalizzazione, della reintegrazione familiare e dell’adozione nazionale. In tale contesto l’adozione internazionale verrebbe ad assumere il significato di intervento di emergenza a favore dei minori orfani o “fuori dalla famiglia”.
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Adozioni Nazionali Un iter complesso, tempi a volte molto lunghi e motivazioni fortissime: questo il bagaglio dei futuri genitori adottivi. Un tesoro da proteggere e in cui perseverare, sempre e solo nell’interesse del minore a cura del Tribunale dei Minori www.tribunaledeiminori.it
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di assicurare a un minore in stato di abbandono una famiglia. Centrale, quindi, nell’assegnazione del bambino alla famiglia, così come nelle varie fasi dell’iter che si concluderà con il procedimento adottivo, l’interesse unico ed esclusivo del minore. Conditio sine qua non perché un minore sia dichiarato “adottabile” è la certificazione dello stato di abbandono. L’iter per adottare un minore comincia con la presentazione da parte degli aspiranti genitori della domanda di adozione, da presentare al Tribunale per i Minorenni di pertinenza per il proprio Comune di residenza. La domanda, che ha validità 3 anni ed è rinnovabile, va accompagnata dai seguenti documenti: certificato di nascita dei richiedenti, stato di famiglia, dichiarazione di assenso all’adozione da parte dei genitori dei coniugi, certificato di buona salute accertato dal medico di base, modello 101 o 740 o busta paga, Certificato del Casellario giudiziale dei richiedenti, Dichiarazione che attesti lo stato di non separazione dei coniugi. La domanda di adozione dovrà contenere anche indicazioni sull’eventuale disponibilità da parte dei coniugi ad adottare due o più fratelli e può essere presentata a più di un Tribunale, purché espressamente indicato. È consigliabile, tuttavia, consultare il Tribunale per i Minorenni di pertinenza per accertarsi di eventuali variazioni nella documentazione necessaria, prima di procedere. Veniamo ai requisiti: per poter presentare la domanda di adozione al Tribunale per i Minorenni, la coppia deve essere in possesso di alcuni requisiti prescritti dalla
ADOZIONE HA LO SCOPO ESCLUSIVO
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legge. Innanzitutto possono fare domanda i coniugi che siano sposati da 3 anni in modo stabile e continuativo. In alternativa, il periodo del matrimonio può essere più breve purché sia stato preceduto da un periodo di fidanzamento di almeno 3 anni. Tra i coniugi non deve sussistere alcuna separazione, neanche di fatto, negli ultimi 3 anni. Una considerazione fondamentale riguarda l'età: tra il minore e il genitore
adottivo deve esserci una differenza d'età minima di 18 anni e massima di 45. Questo limite può essere superato dalla legge nel caso la mancata adozione per cause legate all’età comporti un danno grave al minore. Se uno solo dei due coniugi supera l'età massima l'adozione è ancora possibile a patto che l'età non sia maggiore di 10 anni rispetto al limite. Infine, i coniugi devono essere idonei al mantenimento materiale e
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Viene stabilita la capacità della coppia in questione di accogliere un bambino, allevarlo, mantenerlo economicamente e moralmente, educarlo e prendersene cura a tutti gli effetti
morale del figlio adottivo. Tale capacità verrà indagata dai servizi socio assistenziali degli enti locali. Una volta esaminata la domanda di adozione dei coniugi, infatti, il Tribunale disporrà per l’accertamento dell’idoneità della coppia. Si tratta di una fase delicata perché volta a stabilire la capacità della coppia in questione di accogliere un bambino, allevarlo, mantenerlo economica-
mente e moralmente, educarlo e prendersene cura a tutti gli effetti. A tal fine, verranno indagati l’ambiente sociale ed affettivo della coppia, le motivazioni che sostengono l’adozione, la situazione personale dei coniugi… Le indagini vengono compiute dai servizi socio assistenziali degli enti locali in collaborazione con le unità sanitarie locali, che hanno 120 giorni [prorogabili una sola volta] di tempo per espletarle, dal momento dell’invio della documentazione da parte del Tribunale per i Minorenni agli Enti Locali. Il periodo di indagine si conclude con una relazione finale che gli Enti Locali inviano al Tribunale per i Minorenni. Il giudice valuterà i dati raccolti e sulla base della relazione stabilirà o meno l’idoneità della coppia all’adozione. Qualora la coppia sia idonea, sarà il Tribunale stesso a scegliere tra tutte le coppie risultate idonee quella più adatta al minore adottabile per poi disporre, mediante ordinanza del giudice, per l’affidamento preadottivo. Si tratta di un periodo di “prova” della durata di un anno, per permettere sia ai coniugi sia al minore di valutare la convivenza e la positività del loro incontro. Può essere prorogato per un altro anno o interrotto se si verificano gravi difficoltà nella convivenza. In questo caso, ovviamente, il procedimento adottivo si interrompe per poi ricominciare eventualmente nel caso di affiancamento ad un altro minore. Se invece l’anno di affidamento preadottivo si conclude con esito positivo, il Tribunale per i Minorenni può disporre per il decreto di adozione, sempre che sussistano le condizioni previste per legge e con il consenso del minore che abbia superato i 14 anni [può essere sentito anche il maggiore di 12 qualora ritenuto opportuno dal giudice]. A questo punto, l’iter per l’adozione si conclude: il minore diventa a tutti gli effetti figlio legittimo della coppia in questione, assumendone tutti i diritti e i doveri, nonché il cognome della famiglia. L’adozione legittimante non potrà essere revocata a meno che il minore non venga nuovamente a trovarsi in stato di abbandono n
INFORMAZIONI SUI TRIBUNALI PER I MINORENNI
n D i b a t t i t o : ad o z i o n i n
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Il Tribunale per i Minorenni è un organo composto da giudici togati, con funzione di primo grado in tutte le questioni amministrative, civili e penali che coinvolgono soggetti minorenni, in particolare: reati, misure rieducative, adozioni, potestà genitoriale, amministrazione genitoriale, tutela ed assistenza. Non tutte le città italiane possiedono un Tribunale per i Minorenni, che invece si trova nelle seguenti città: Roma, Milano, Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Bari, Brescia, Palermo, Genova, Ancona, Catania, Perugia, Venezia, Salerno, Catanzaro,Lecce, Cagliari, Reggio Calabria, Messina, Trieste, Potenza, Trento, L’Aquila, Caltanissetta, Sassari, Campobasso, Bolzano e Taranto. Per chi volesse rivolgersi al Tribunale per i Minorenni competente alla propria zona di residenza, forniamo di seguito i riferimenti dei principali Tribunali italiani: A Roma, gli uffici del Tribunale per i Minorenni si trovano in Via dei Bresciani, 32. Tel. 06 788931. A Milano la sede del Tribunale per i Minorenni è in Via Leopardi, 18. Tel.02 46721 A Torino, Corso Unione Sovietica, 325. Tel. 011 6195701- 6195711 A Napoli, il Tribunale per i Minorenni si trova in Via Colli Aminei, 42. Tel. 081 7449111 Firenze: Via della Scala, 79. Tel. 055 267295 Cagliari: Via Dante, 1. Tel. 070 34921 Palermo: Via Principe di Palagonia 135. Tel. 091 6813067- 6817360 Tribunale per i Minorenni di Taranto: Piazza Duomo Palazzo Santachiara. Tel. 099 7343111 Reggio Calabria: Via Marsala, 13. Tel. 0965 812987 Venezia: Via Bissa [Mestre}. Tel. 041 5066101 Chi volesse approfondire l’argomento o avere informazioni più dettagliate sui Tribunali per i Minorenni italiani, è invitato a consultare il sito: www.tribunaledeiminori.it
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L’ADOZIONE IN ITALIA BREVE STORIA E PERCORSO
di JULIA STEFANIA LABBATE Dottoranda in Teoria e ricerca sociale presso l’Università La Sapienza di Roma direttore: Maria Immacolata Macioti
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A LEGISLAZIONE IN ITALIA
sulle adozioni è stata per lungo tempo influenzata dal Codice Napoleonico. Fino al 1967 vi era un’adozione senza specificazione, di tipo romanistica, consentita anche a favore dei maggiorenni. Solo nel 1967 una legge ha riconosciuto il diritto del bambino ad avere una famiglia in alternativa alla propria, con l’istituzione dell’adozione legittimante. Era riservata ai minori di 8 anni, giudicati dal Tribunale dei Minori di essere “privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi”. Questa legge però non regolava l’adozione internazionale, che pertanto si configurava come “terra di nessuno”. Solo nel 1983, con la legge 184, viene istituzionalizzato il diritto del minore ad avere una famiglia, e sono state regolate entrambe le forme di adozione, nazionale e internazionale, riconoscendo il diritto di essere adottato ai minori di 18 anni. Un ulteriore ratifica alla legislazione viene fatta nel 1998, con la legge 476, con cui l’Italia rende l’adozione internazionale un provvedimento sussidiario, e quindi l’adozione avviene conformemente ai principi e secondo le direttive della Convenzione fatta all’Aja il 29 maggio del 1993. Due modifiche importanti vengono altresì fatte con la legge 149 del 2001, con cui si riconosce al minore il diritto soggettivo ad essere educato nella propria famiglia e dai suoi genitori e, in mancanza, ad avere comunque una famiglia. Con questa legge l’adozione è permessa ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni e si sancisce la differenza di età tra bambini e genitori, che va da un minimo di 18 anni a un massimo di 45. L’altra modifica è il riconoscimento al bambino del diritto di cercare informazioni. Le tappe per l’adozione sono semplici, seppur poi lunghe nella pratica: i genitori che intendono adottare si rivolgono al Tribunale dei minori e fanno uno dichiarazione di disponibilità; la coppia verrà contattata dai servizi sociali territoriali e verrà sottoposta a indagine [dura in media dai 4 ai 6 mesi]; i servizi sociali estendono una relazione, ovvero il decreto di idoneità che va al Tribunale. Nel caso dell’adozione nazionale, il Tribunale avuta la relazione inserisce la coppia in una banca dati per tre anni. Circa l’85% dei bambini, per la nazionale, sono neonati, questo non vuol dire che sono bambini italiani, ma sono bambini nati sotto la giurisdizione italiana, sono per lo più bambini nati da donne immigrate. La restante per-
Non dimenticando che è riconosciuto il diritto del bambino ad avere una famiglia e non il diritto di una coppia ad avere un figlio
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centuale, invece è costituita da bambini più grandi, quelli tolti alle famiglie, che hanno, alle spalle per lo più storie di grande sofferenza. Si ricorda in questa sede che l’Italia è un paese che tutela la genitorialità biologica, quindi questi bambini arrivano all’adottabilità solo dopo che si è fatto il possibile per il recupero della famiglia. Nel caso dell’adozione internazionale, invece, la coppia deve scegliere, entro un anno, l’Ente, autorizzato dalla Commissione internazionale adozioni, a cui affidarsi: in Italia ce ne sono circa 70. Inizia la ricerca del bambino, l’ente in questa fase è molto importante perché segue i coniugi e svolge tutte le pratiche necessarie per la procedura. Un’altra tappa importante e obbligata è l’incontro all’estero. I genitori vanno nel paese d’origine, i tempi, di permanenza in loco sono dettati dal paese stesso e solo dopo una relazione positiva da parte delle autorità del paese straniero, l’ente procederà a concludere le pratiche di adozione. Non dimenticando che è riconosciuto il diritto del bambino ad avere una famiglia e non il diritto di una coppia ad avere un figlio n
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di CATERINA CARLONI Psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo psicosomatico
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RELAZIONI FAMILIARI E AFFINITÀ KARMICHE NELLE ADOZIONI 40 mila bambini dati in adozione ogni anno in tutto il mondo, più di 100 i paesi coinvolti, 3042 i bambini in adozione internazionale nel 2007, 270 gli studi condotti in diversi paesi tra il 1950 e il 2005, riguardanti lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti adottati
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OMPLESSO, E VARIAMENTE ARTICOLATO a seconda del contesto culturale e
storico in cui è inserito, il fenomeno dell’adozione, oggi in rapida crescita in tutto il mondo, suggerisce e stimola riflessioni più approfondite sul concetto di famiglia e sul bisogno di appartenenza, sul tema delle affinità elettive con i modelli genitoriali e sul significato di identità umana e spirituale. Tutti i grandi maestri hanno insegnato, infatti, che essere padri o madri non è una questione biologica. Nel Vangelo di San Matteo [12, 46-50] Gesù Cristo, stendendo le mani verso i suoi discepoli, dice: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli, perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». Nella tradizione indovedica esiste un termine, vatsalya, per indicare il sentimento che lega padri e figli e viceversa. È questo tipo di sentimento [rasa], con la sua intensità e il suo radicamento, che determina la qualità della relazione parentale, e non la mera discendenza bio-
«Di per sé i legami di sangue, seppur forti, sono meno formanti per la personalità di quelli che si costruiscono con l’autentica cura e relazione reciproca»
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GENNAIO/APRILE
logica. Per questo, anche nei rapporti tra genitori e figli adottati entrano in gioco dinamiche che la psicologia bhaktivedantica definisce karmiche, cioè frutto di una complessa rete di reazioni di causa/effetto maturate lungo il percorso esperenziale dell’anima incarnata. Scrive il prof. Marco Ferrini, presidente e fondatore del Centro Studi Bhaktivedanta [www.c-s-b.org]: «In una società come quella attuale sempre meno imperniata su valori etico-morali e spirituali, spesso i più a rischio sono purtroppo i bambini. Affinché possano essere salvaguardati rapporti familiari delicati ed essenziali come quelli tra genitori e figli, e che dire tra genitori e figli adottivi o affidati, risulta oggi più che mai fondamentale fare appello ai princìpi più alti della responsabilità individuale e sociale, affinché non si smarriscano la qualità, il valore e il senso più profondo di tali fondamentali relazioni umane, rendendole propedeutiche alla propria ed altrui crescita psicologica e spirituale. Nelle opere psicologiche della cultura tradizionale indiana viene spesso evidenziato come il genitore non sia tanto “colui che procrea” ma soprattutto colui che educa, che protegge, che insegna non solo a parole ma prima di tutto con il proprio comportamento personale, che ama e che ispira a vivere il Viaggio della vita nella sua più ampia e profonda prospettiva evolutiva, per l’autentico Bene proprio ed altrui. Di per sé i legami di sangue, seppur forti, sono meno formanti per la personalità di quelli che si costruiscono con l’autentica cura e relazione reciproca. Se c’è questa cura, questa sincera volontà di guardare l’altro come una persona da sviluppare e valorizzare, se c’è l’impegno nell’aiutarlo e orientarlo nel proprio percorso evolutivo, si può sperimentare gradualmente un affetto che si radica in profondità e che nel tempo produce soddisfazione. Un affetto che non ha pretese, che offre una guida di valore lasciando la persona libera di esprimersi secondo le proprie migliori potenzialità» n
PER SAPERNE DI PIÙ M. FERRINI, Affinità karmiche e relazioni familiari, CSB, 2008 L’opera: un viaggio nel percorso esistenziale dell’uomo alla luce della cultura vedica affronta il tema dei rapporti familiari, dei semi karmici, delle memorie delle vite precedenti, dei vari e distinti stati di coscienza e dei cinque condizionamenti [pancaklesha] che generano sofferenza nella vita incarnata. Descrive le fonti scientifiche originarie, le autorevoli sacre scritture dell’India antica, che hanno spiegato ed esaminato il fenomeno della reincarnazione.
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n Comunicato stampan
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S.I.O.H. [SOCIETÀ ITALIANA DI ODONTOSTOMATOLOGIA PER L’HANDICAP]
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ABATO 4 APRILE si è concluso a Forlì, con grande successo ed entusiasmo, il primo Corso teorico Gratuito di Aggiornamento per Assistenti dentali promosso dalla S.I.O.H. Romagna in collaborazione con Deadent [Forniture Dentali] di Forlì, l’Unità Operativa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale Bufalini di Cesena e il Patrocinio Scientifico dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Rimini. Il Corso, organizzato dal Dott. Marco Magi e dalla Dott.ssa Paola Morgagni, ha visto la partecipazione di oltre 50 Assistenti, convenute da tutta la Romagna, che hanno svolto un programma di 36 ore in nove incontri bisettimanali. Al termine del Corso le Assistenti hanno sostenuto un esame finale sviluppando, una tesina su argomenti inerenti il vasto programma. La S.I.O.H., come Società Scientifica, ha voluto fortemente valorizzare la figura dell’assistente dentale come persona ed il suo importante ruolo nel Team odontoiatrico. Obiettivo del corso è stato illustrare le linee guida fondamentali educative dell’assistente dentale, le nozioni anatomiche, fisiologiche e patologiche del cavo orale, le nozioni di igiene orale, la prevenzione. Capire l’importanza della gestione del paziente: l’accoglienza, la cartella clinica, la segreteria. Seguire corretti protocolli di disinfezione e di sterilizzazione. Conoscere i materiali e i metodi per assistere il medico alla poltrona nelle varie prestazioni sanitarie odontoiatriche. Essere informate sugli aspetti legislativi, le urgenze e le emergenze. Conoscere la persona con disabilità, il paziente a rischio. Abbiamo voluto e pensiamo di aver lasciato una traccia per uno stimolo culturale/educativo a tutte le assistenti che hanno partecipato. Un messaggio, una proposta di motivazione, di aggiornamento, per migliorare la nostra professione. Migliorare la nostra professione, in una società dove ci si ferma sempre meno, significa riflettere culturalmente , ma soprattutto
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CORSO TEORICO GRATUITO DI AGGIORNAMENTO PER ASSISTENTI DENTALI Sede del Corso: Hotel San Giorgio - Forlì Con il Patrocinio scientifico: Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Rimini In collaborazione con: Unità Operativa di Chirurgia Maxillo-Facciale Ospedale Bufalini Cesena
riflettere sul significato dell’importanza del valore educativo come concetto principe di ogni lavoro. Un grazie doveroso e non formale viene rivolto a tutti i Docenti per la loro amicizia, disponibilità e professionalità: Marco Magi, Paola Morgagni, Anna Maria Baietti, Primo Belemmi, Benedetta Bellettini, Angelo Brolli, Mirco Crespi, Pasquale D’Alessio, Mario Mancini, Renzo Muratori, Paolo Ottolina, Antonio Paesani, Elena Pozzani, Eugenio Raimondo, Sandro Scaggiante, Maria Dora Sisti n Lo stupore di meravigliarsi nel ricominciare ogni giorno
CONSIGLIO DIRETTIVO S.I.O.H. www.s.i.o.h.it CONSIGLIERI: Silvia Pizzi Presidente Franco Novelli vice-Presidente, Ettore Valesi Penso vice-Presidente Anna Maria Baietti Segretario-Tesoriere Fausto Assandri, Roberta D’Avenia, Piero Fedeli, Stefano Garatti, Marco Magi, Oscar Pagnacco, Elena Pozzani, Eugenio Raimondo, Roberto Rozza REVISORI dei CONTI: Christian Bacci, Paola Morgagni, Paolo Ottolina PROBI-VIRI: Enrico Calcagno, Ruggero Cavaliere, Gabriela Piana
L’EDIFICIO CHE RESISTE AI TERREMOTI
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CNR IVALSA ISTITUTO PER LA VALORIZZAZIONE DEL LEGNO E DELLE SPECIE ARBOREE www.ivalsa.cnr.it
Si chiama Sofie [Sistema Costruttivo Fiemme] la casa -di legno- che resiste ai terremoti. Un prototipo messo a punto da IVALSA-CNR insieme alla Provincia di Trento e testato con successo un anno fa in Giappone. Un progetto tutto italiano che potrebbe cambiare il modo di costruire le case in tutto il mondo
n Attualitàn
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ABRUZZO dimostra quanto possa risultare imprevedibile e distruttivo un terremoto, ma evidenzia anche in modo inequivocabile la necessità di applicare efficaci criteri di sicurezza alla progettazione degli edifici per prevenire la perdita di vite umane e salvaguardare il patrimonio abitativo. Eppure forse non tutti sanno che le conoscenze e le tecniche esistono già, e possono non essere affatto costose. La conferma viene dai laboratori dell’Istituto nazionale di ricerca sulla prevenzione disastri [Nied] di Miki, in Giappone, dove alla fine del 2007 una casa di legno di sette piani e 24 metri di altezza realizzata dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche [Ivalsa-Cnr] di San Michele all’Adige [Trento] ha resistito con successo al test antisismico considerato il più distruttivo per le opere civili: la simulazione del terremoto di Kobe [magnitudo 7,2 sulla scala Richter], che nel 1995 provocò la morte di oltre seimila persone. Mai prima al mondo una struttura interamente di legno e di tali dimensioni aveva resistito a una simile forza d’urto. Il test è il risultato finale di studi e ricerche durate cinque anni che hanno individuato nella combinazione di materiali e connessioni meccaniche del prodotto “Sofie” la tecnica costruttiva ideale contro i terremoti. Si tratta di un sistema [detto anche X-Lam, Cross Laminated Timber] ideato una decina d’anni fa in Germania ma sviluppato e perfezionato in Italia, che si basa sull’utilizzo di pannelli lamellari di legno massiccio di spessore variabile dai 5 ai 30 centimetri incollati a strati incrociati. La ricerca condotta da Ivalsa-Cnr, grazie a un progetto di ricerca finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, ha dimostrato in modo definitivo l’assoluta affidabilità e sicurezza, oltre al valore aggiunto in termini di comfort
L TRAGICO EPISODIO AVVENUTO IN
abitativo, risparmio energetico e rispetto per l’ambiente, del legno come materiale per l’edilizia: una valida alternativa ai metodi costruttivi tradizionali, in acciaio o muratura, e soprattutto un’alternativa economica, visto che, a parità di costi, le prestazioni e i rendimenti sono migliori. Il test effettuato al Nied di Miki sulla casa a sette piani segue un’analoga prova condotta dall’Ivalsa-Cnr nel luglio 2006, sempre in Giappone, su una casa di tre
piani, e una simulazione di incendio nella quale l’abitazione è riuscita a conservare intatte le sue proprietà meccaniche e inalterata la propria struttura portante dopo oltre un’ora di fuoco. Il primo esempio di rigorosa applicazione della tecnologia Sofie a un edificio pubblico è in fase di realizzazione a Trento, con un collegio universitario di 5 piani che ospiterà -in piena sicurezza- circa 130 studenti n
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Il legale risponde
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LA LEGISLAZIONE SULLE ADOZIONI IN ITALIA
di GIOVANNI PELLETTIERI
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Prof. Ass. Diritto del lavoro. Università di Camerino
ISTITUTO DELL’ADOZIONE è disciplinato dalla Legge 4 maggio 1983 n. 184, come di recente modificata dalla Legge 149 del 2001, che consente di adottare un minore sul territorio nazionale [adozione nazionale] o in uno stato estero [adozione internazionale], ma aderente alla Convenzione dell’Aja per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale ovvero in un paese legato all’Italia da un patto bilaterale in materia. Questo istituto, com’è noto, è diretto a garantire, al minore, un nucleo familiare che si impegni per la sua crescita ed educazione, se la famiglia di appartenenza non è in grado di provvedervi. Posto che il legislatore riconosce al minore «il diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia» [art. 1], l’adozione costituisce un estremo rimedio per garantire, in concreto, un siffatto diritto. Quanto agli effetti giuridici prodotti dall’adozione, vanno ricordati: a] l’effetto c.d. legittimante, per cui: «l’adozione fa assumere, al minore adottato, lo stato di figlio legittimo degli adottanti, dei quali porta anche il cognome» [art. 27]; e l’effetto c.d. risolutivo, per cui, una volta perfezionata, si interrompono tutti i rapporti giuridici tra l’adottato e la famiglia di origine, fatti salvi i divieti matrimoniali. La legge indica, poi, i requisiti necessari per ricorrere all’adozione nazionale e internazionale, fermo restando, in quest’ultimo caso, gli ulteriori requisiti imposti dallo stato estero. I requisiti fondamentali, in sintesi, sono: a] che gli adottandi siano uniti in matrimonio da almeno 3 anni e siano idonei ad educare, istruire ed mantenere i minori che intendano adottare; b] che la differenza di età tra gli adottandi e l’adottato sia compresa tra i 18 e i 45 anni; c] lo stato di abbandono del minore e cioè che questi sia privo dell’assistenza materiale e morale, sia da parte dei genitori che dei parenti prossimi. Quando un minore si trova in stato permanente di abbandono, il Tribunale per i minorenni emette un decreto di adottabilità. La giurisprudenza è costante nell’affermare che la valutazione della situazione di abbandono, presupposto per la dichiarazione dello stato di adottabilità, debba essere condotta nel modo più rigoroso, dovendosi considerare la reale ed effettiva condizione del minore, in relazione a: 1- l’inidoneità dei genitori e dei prossimi congiunti a prendersi cura del minore: 2- l’esistenza di ragioni, gravi e significative di siffatta inettitudine; 3- la sussistenza di danni, gravi e irreversibili, per la crescita del minore; 4- ulteriori circostanze, indicative della capacità genitoriale di assicurare al minore una crescita normale e tali da escluderne lo stato di abbandono. Per quanto riguarda, invece, la procedura da seguire per completare l’adozione sono previsti i seguenti passaggi: a] la dichiarazione di disponibilità all’adozione, presentata dai coniugi al Tribunale per i minorenni competente per territorio di residenza; b] l’intervento dei servizi sociali, sollecitati dal Tribunale, per valutare la coppia richiedente; c] la dichiarazione del Tribunale dell’idoneità o dell’in-
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Questo istituto è diretto a garantire, al minore, un nucleo familiare che si impegni per la sua crescita ed educazione, se la famiglia di appartenenza non è in grado di provvedervi sussistenza dei requisiti all’adozione della coppia richiedente; d] l’individuazione, tra tutte le coppie richiedenti, della più idonea per il minore; e] la comunicazione del Tribunale alla coppia prescelta, delle informazioni sullo stato di salute ed eventuali informazioni riguardanti la storia del minore. Gli ulteriori e definitivi passaggi prevedono che: a] la coppia si rechi presso la struttura dove è ospitato il minore e presso il Tribunale per i minorenni, dove firmerà il decreto di affido preadottivo della durata di un anno; b] durante questo arco di tempo, i servizi sociali di zona, su richiesta dello stesso Tribunale, vigilino e accompagnino l’inserimento del minore in famiglia; c] al termine del periodo, inviino una relazione finale al Tribunale, che consentirà di rendere definitiva l’adozione; d] quando il Tribunale è molto lontano dal luogo di residenza della coppia, è possibile, in relazione alla situazione psicologica e all’età del minore, che provveda a chiedere alla coppia un soggiorno in loco per qualche giorno, al fine di monitorare l’inserimento del minore nella nuova famiglia. Questi i requisiti per l’adozione piena o c.d. legittimante. Ma è prevista, altresì, anche l’adozione c.d. semipiena o non legittimante, che crea un vincolo di filiazione giuridica, senza che venga meno il legame con la famiglia naturale, quando: a] il minore è orfano di padre e di madre e l’adottante è un parente fino al VI°grado, che aveva già instaurato un rapporto affettivo con il minore; 2] l’adottante è coniuge del genitore del minore; 3] vi è impossibilità di affidamento preadottivo. Diversamente, l’adozione di persone maggiorenni trova la sua disciplina nel codice civile ed è consentita alle persone, anche non coniugate, che non hanno discendenti legittimi e naturali e che desiderano avere un erede. Condizione essenziale è che vi sia il consenso dell’adottando, nonché l’assenso dei suoi genitori. Infine, differente dall’adozione è l’affidamento familiare, cioè, l’accoglienza di un minore per un periodo di tempo determinato presso una famiglia, un single o una comunità di tipo familiare, se la sua famiglia d’origine, a causa di una temporanea di difficoltà [educative e/o genitoriali, malattia, carcerazione, ecc.] non riesca a prendersi temporaneamente cura dei figli n
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L’economista risponde
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LA MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER IL 2009 E LA “CRISI” ECONOMICA
di ANTONIO DI MAJO Prof. Ord. Di Scienza delle finanze. Università di Roma Tre
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ER EVITARE CHE ALLA FINE DI OGNI ANNO fosse necessario approvare una mastodontica legge finanziaria per attuare insieme la politica macroeconomica dell’anno successivo e una serie di interventi minuti di spesa e tassazione, per la prima volta nel 2008 i tempi della manovra sono stati anticipati ad inizio estate, lasciando all’approvazione di fine anno una legge finanziaria e una legge di bilancio molto “snelle” e sostanzialmente di contenuto determinato da ragioni di tecnica legislativa. Nelle intenzioni del governo con l’approvazione della legge di ampia portata [per materia] in estate si sarebbe dovuta pressocchè completare una manovra triennale, che non avrebbe richiesto ulteriori “robusti” interventi di politica economica nei prossimi due anni. Il contesto di riferimento di tale manovra “estiva” era quello di un’economia a lenta crescita [inferiore a quella di altri paesi europei] e di una Finanza pubblica che richiedeva di continuare il percorso, cui il governo italiano è tenuto per gli impegni nell’Unione europea, di riduzione [verso l’azzeramento] del disavanzo [tecnicamente “l’indebitamento netto”] del bilancio pubblico e dello stock del Debito pubblico verso il 60 per cento del P.I.L. considerato il livello strutturalmente massimo nei trattati dell’Unione. Di conseguenza la manovra era caratterizzata da una serie di incrementi dei tributi e di riduzione delle spese pubbliche. Una parte dei maggiori incassi era giustificato con esigenze di politiche sociali, di aiuto alla parte più bisognosa della popolazione, attraverso una “Social Card” da finanziare con l’aumento delle imposte sulle banche, le assicurazioni e le imprese petrolifere, per cui fu coniata l’espressione “Robin Hood Tax”. Approvata definitivamente la manovra all’inizio di Agosto, l’autunno si prospettava apparentemente tranquillo, per la prima volta dopo tanti anni, per la politica economica. Ma la realtà ha stravolto i piani. La crisi finanziaria internazionale, con le sue conseguenze sull’economia “reale”[che solo adesso cominciano a manifestarsi effettivamente], costringe a supplementi di “manovre” macroeconomiche nel tentativo di arginare gli effetti più gravi della crisi. Si è quindi aperta un’imprevista “seconda fase” della manovra. A fine novembre viene varato un decreto anticrisi che cerca di conciliare gli obiettivi di riduzione del disavanzo con maggiori spese destinate a contenere l’impatto della crisi sulla produzione e l’occupazione. Così si approvano aumenti di entrata [con imposte sostitutive su azioni opzionali valutate-ottimisticamente- in 2,8 miliardi di euro, “potenziamenti” dell’attività di accertamento,ecc.] di molto minore probabilità rispetto agli aumenti di spese [principalmente bonus alle famiglie per 2,4 miliardi di euro] di equivalente ammontare. La “neutralità” sul disavanzo di questa fase della manovra se vera sarebbe inutile ai fini anticrisi, ma essendo solo apparente avrà probabilmente qualche effetto positivo sul reddito e l’occupazione. Simultaneamente si decidono provvedimenti a favore delle banche, per evitare sia gravi conseguenze della crisi finanziaria sul credito alle imprese sia i possibili fallimenti delle banche stesse.
Si spera che non si scelga la via della chiusura delle economie, come negli anni trenta del secolo scorso, con rilanci affidati alla spesa pubblica interna [eventualmente per armamenti, come fece Hitler e come stranamente auspicava un consigliere del Presidente degli Stati Uniti a margine di una conferenza svoltasi a Roma] Tutto ciò, però, non sembra sufficiente a fronteggiare le conseguenze della crisi nel 2009, per cui si è aperta una “terza fase” della manovra, esplicitamente destinata a sostenere la domanda complessiva . Per ora è stato approvato un decreto di “incentivi”, ma è prevedibile che ciò non basti e altri sostegni all’attività produttiva saranno necessari nei prossimi mesi. Si attende che altre economie decidano aiuti all’economia per evitare che il sostegno di un solo paese si traduca principalmente in aumenti delle importazioni con scarso sostegno all’attività produttiva [e all’occupazione] interna. D’altro canto si spera che non si scelga la via della chiusura delle economie, come negli anni trenta del secolo scorso, con rilanci affidati alla spesa pubblica interna [eventualmente per armamenti, come fece Hitler e come stranamente auspicava un consigliere del Presidente degli Stati Uniti a margine di una conferenza svoltasi a Roma]. Per ora la vicenda della manovra di politica economica per il 2009 fornisce alcuni insegnamenti: a] non è anzitutto così rilevante anticipare le decisioni governative e le discussioni parlamentari, poiché la forma non può modificare la sostanza dei problemi macroeconomici; b] la virulenza della crisi economica richiede un continuo flusso di decisioni a patto di avere la capacità e la possibilità di individuare i rimedi necessari n
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CARDIOPATIE OCCULTE 5000 EURO DEVOLUTI ALL’ARCA 5000 EURO DEVOLUTI ALL’ARCA, CENTRO STUDI PER LE RICERCHE DELLE CARDIOPATIE ARITMICHE DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA PER SOSTENERE UN PROGETTO DI RICERCA SCIENTIFICA E COMBATTERE IL FENOMENO DELLE CARDIOPATIE OCCULTE E DELLA MORTE IMPROVVISA GIOVANILE. SOMMA RACCOLTA GRAZIE AI PROVENTI DELLA VENDITA DEL LIBRO VIVERE D’AMORE SCRITTO DA ENZA RUSSO E PUBBLICATO DA BONFIRRARO EDITORE, PER RICORDARE IL NIPOTE, DARIO PERNICE, MORTO IMPROVVISAMENTE, NEL 2005, IN SEGUITO AD UN ARRESTO CARDIACO. VIVERE D’AMORE, DARIO UNA VITA CHE CONTINUA DI ENZA RUSSO È LA NARRAZIONE DELLA BREVE VITA DI DARIO SCOMPARSO A SOLI DICIOTTO ANNI A CAUSA DI UN’ARITMIA CARDIACA. LA CARDIOPATIA ARITMICA È IL SEGNO DI UNA PATOLOGIA DIFFUSA MA SPESSO SOTTOVALUTATA POICHÉ IN UN GRAN NUMERO DI CASI L’ALTERAZIONE CARDIACA È LEGATA A MODIFICAZIONI STRUTTURALI NON MANIFESTE MA CHE POSSONO ESSERE RILEVATE ATTRAVERSO UNA PREVENZIONE CARDIOLOGICA ADEGUATA. L’AUTRICE ENZA RUSSO PERCORRE IN PUNTA DI PENNA LA STORIA DEL NIPOTE DARIO E MODULA PAGINE DALLO STILE AGILE E CONCISO IN CUI LA PAROLA ESSENZIALE È IL TRATTO DI UNA CONSAPEVOLEZZA SOFFERTA E INCISA NEL PROFONDO. LE PAROLE PER DARIO SONO OCCASIONE PER REALIZZARE UN PROGETTO CHE INCITI I GIOVANI ALLA PREVENZIONE DELLE CARDIOPATIE ARITMICHE CON L’INTENZIONE DI SCONFIGGERE, ATTRAVERSO UN PIANO DI EDUCAZIONE E PREVENZIONE ALLA SALUTE, IL FENOMENO DELLA MORTE IMPROVVISA GIOVANILE. MA VIVERE D’AMORE È ANCHE IL LIBRO CHE PORTA A INTERROGARSI SUL SENSO DELLA VITA, SUL SIGNIFICATO DELL’AMORE SOLIDALE CHE PER UNA QUALCHE RAGIONE TRACCIA UNA CONTINUITÀ IDEALE FRA LA MORTE E LA VITA. È IL LIBRO USTORIO CHE INVITA A SPINGERE LO SGUARDO IN PROFONDITÀ OLTRE LA VERTIGINE: LA GIOVINEZZA CHE SOCCOMBE A UNA INGIUNZIONE INCOMPRENSIBILE FINO ALLA SOFFERENZA DI CHI SOPRAVVIVE E QUEL DOLORE «CHE RIPIEGA IN LABIRINTI STRANI, DOVE NON SI CESSA DI ADDENTRARSI» SCRIVEVA YOURCENAR. TUTTAVIA LA LETTURA DELLA STORIA DI DARIO VUOLE ESSERE SOPRATTUTTO UN ESORTAZIONE A CREDERE NELL’AMORE E SULLA POSSIBILITÀ CHE DA QUESTO POSSA SCATURIRE OLTRE LA MORTE UN PROGETTO DI VITA. QUALE È STATA LA GENESI DEL LIBRO? IL LIBRO NASCE QUANDO SI È CONSTATATO CHE DARIO ERA AFFETTO DA UNA CARDIOPATIA GENETICA OCCULTA. UNA CARDIOPATIA CHE SI SAREBBE POTUTA CURARE CHIRURGICAMENTE SE SOLO CI FOSSIMO RESI CONTO IN TEMPO DELLA SUA PRESENZA. PERTANTO IL LIBRO VUOLE ESSERE UNO STRUMENTO VOLTO A TRASMETTERE UN MESSAGGIO DI PREVENZIONE CONTRO LA MORTE IMPROVVISA GIOVANILE. QUANDO HO COMINCIATO A SCRIVERE IL LIBRO AFFINCHÉ DA QUESTA MORTE NASCESSE UN PROGETTO DI VITA, ERO GIÀ IN POSSESSO DI TANTISSIMO MATERIALE RIGUARDANTE DARIO PERCHÉ NELL’IMMEDIATEZZA DELLA SUA SCOMPARSA HO CERCATO DI SALVARE, SCRIVENDO, GLI EPISODI PIÙ BELLI E SIGNIFICATIVI DELLA SUA ESISTENZA. SCRIVEVO OVUNQUE MI TROVASSI PER CUSTODIRE UN PATRIMONIO AFFETTIVO CHE SIGNIFICAVA TANTO PER ME. SOLO DOPO, QUANDO IL CUORE DI DARIO È STATO PORTATO PRESSO IL CENTRO DI RICERCA DI
PADOVA E ABBIAMO APPRESO CHE LA CARDIOPATIA ARITMICA È UNA PATOLOGIA DIFFUSA E SOTTOVALUTATA SPECIE DAI GIOVANI, ALLORA È NATO IL LIBRO. UN PROGETTO CHE INVITA I GIOVANI ALLA PREVENZIONE AFFINCHÉ NON CADANO VITTIMA DELLA CARDIOPATIA ARITMICA. È SOPRATTUTTO UN PROGETTO CHE NASCE SOTTO IL SEGNO DI DARIO, RISPECCHIANDO IL SUO ALTRUISMO E LA SUA GENEROSITÀ, ASSOLUTAMENTE IN LINEA CON QUELLO CHE FACEVA DARIO PER GLI ALTRI. DARIO ERA UN RAGAZZO SPONTANEO E SOLIDALE E HA LASCIATO NELLE PERSONE CHE HA CONOSCIUTO UN’IMPRONTA DI UMANITÀ E GENEROSITÀ. MI PIACEREBBE CHE LA LETTURA DI QUESTO LIBRO RIUSCISSE A “BUCARE” L’ANIMO DEI COMPAGNI, DELLE PERSONE CHE LO HANNO CONOSCIUTO, MA ANCHE DI QUELLI CHE NON HANNO AVUTO L’OPPORTUNITÀ DI INCONTRALO. QUALE VALORE ACQUISTA L’ESISTENZA DOPO UN EVENTO DEL GENERE? LA NOSTRA VITA È CAMBIATA COMPLETAMENTE, IL TEMPO SCORRE FRA CIÒ CHE C’ERA PRIMA DARIO E DOPO DARIO. IL PRIMA ERA LA GIOIA E RIMANE NEL RICORDO, IL DOPO SONO QUESTI GIORNI IN CUI DARIO CI MANCA TANTISSIMO. SONO CONVINTA CHE DARIO MI SCORRA NELLE VENE, E SE NON AVESSI DARIO NELLE PAROLE CHE RISUONANO PENSO NON POTREI SOPRAVVIVERE. MA UN ADULTO CHE SOPRAVVIVE A UN RAGAZZO È COME SE GLI RUBASSE QUALCOSA, OGNI GIORNO MI SVEGLIO CON I VERSI DI UNGARETTI SCRITTI IN OCCASIONE DELLA MORTE DEL FIGLIO ANTONIETTO, HO SEMPRE IN MENTE COME UN TARLO DUE VERSI IN PARTICOLARE «SCONTO SOPRAVVIVENDOTI L’ORRORE DEGLI ANNI CHE TI USURPO». HO VISSUTO QUESTA CONVINZIONE DAL PRIMO MOMENTO QUANDO IN QUELLA CAMERA D’OSPEDALE MI SONO RESA CONTO CHE DARIO SE NE ERA ANDATO. MI SONO CHIESTA PERCHÉ NON IO AL SUO POSTO, IO CHE HO VISSUTO LA MIA VITA, PERCHÈ TOGLIERE LA POSSIBILITÀ A UN RAGAZZO DI REALIZZARE I SUOI SOGNI? DARIO ERA NELLA NOSTRA VITA PER LA SUA LEGGEREZZA, PER LA SUA ALLEGRIA, PER IL SUO OTTIMISMO, ORA DOPO LA MORTE CONTINUA A VIVERE E ABBRACCIARE QUESTO PROGETTO FACENDO QUALCOSA NEL SUO NOME CI AIUTA A SOPRAVVIVERE. «NON AVEVO PREVISTO DI MOSTRARE CON LA SCRITTURA LA CONVINZIONE CHE L’AMORE VINCE LA MORTE». LA SCRITTURA CONSENTE DI ELABORARE QUALCOSA DI STRAORDINARIO SE VOLGE A UN PROGETTO DI AMORE VERSO GLI ALTRI, IO NON HO SCRITTO PER ESSERE AIUTATA NELL’ELABORAZIONE DEL MIO LUTTO MA HO COMPRESO SCRIVENDO CHE SE C’È QUALCOSA CHE PUÒ VINCERE LA MORTE È L’AMORE. SE DARIO SOPRAVVIVE È PERCHÉ HA DATO AMORE E ANCORA STA RICEVENDO AMORE. QUANDO CI SI INTERROGA SULLE SPERANZE DI UNA VITA FUTURA LA NOSTRA CONDIZIONE UMANA È SPESSO INCAPACE DI FORNIRE DELLE RISPOSTE MA CREDO CHE SULL’AMORE LE RISPOSTE CI SIANO. SE NON AMASSIMO DARIO NON POTREMMO SOPRAVVIVERE. L’AMORE VINCE LA MORTE, L’AMORE DA CERTEZZA E LA SPERANZA DI POTERLO RITROVARE. QUANDO DARIO SE N'È ANDATO C’ERA SOLO DISPERAZIONE ADESSO È RIMASTO IL SUO E IL NOSTRO AMORE: IN QUESTO INCROCIO D’AMORE C’È LA SOPRAVVIVENZA, C’È IL RICORDO, C’È IL FUTURO, C’È LA VITTORIA DELL’AMORE SULLA MORTE. L’AMORE È VITA. FEDERICA DE LUCA