Lezione di Alessandra Mottola Molfino al corso di formazione per insegnanti e referenti 20-22 marzo 2015
Il museo: contro i … luoghi comuni per un luogo comune. Tutti credono di sapere che cosa è un museo e come lo si gestisce (continue sono le dichiarazioni “autorevoli” di giornalisti, amministratori pubblici, dirigenti e politici), ma saprebbero esse dirigere un’ospedale? E affidereste i tesori della nazione ad un incompetente? Per l’anno scolastico 2015-2016 il Settore Educazione al Patrimonio Culturale ha deciso (con i proprio Comitato scientifico nazionale) di privilegiare nella lettura critica delle fonti da trasmettere a insegnanti e corsi nazionali decentrati di formazione i musei. Oltre ai temi tradizionali dei centri storici e del paesaggio che fanno parte del “pacchetto” formativo del nostro lavoro. E oltre al nuovo tema della ricerca sulle fonti delle arti visive. Perché i MUSEI? Perché nel luglio 2016 si terrà a Milano il CONGRESSO MONDIALE dei PROFESSIONISTI dei MUSEI . (v. il Programma di ICOM-2016: Musei e Paesaggi Culturali nel Sito Icom-Italia.org); e perché moltissimi musei italiani sono in grave pericolo di vita!!
Ma che cosa è un Museo e come funziona? Definizione ICOM di museo (aggiornata nel 2007) A museum is a non-profit, permanent institution in the service of society and its development, open to the public, which acquires, conserves, researches, communicates and exhibits the tangible and intangible heritage of humanity and its environment for the purposes of education, study and enjoyment. Il Museo è una istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperto al pubblico che acquisisce, conserva, ricerca, comunica ed espone il patrimonio materiale e immateriale dell'umanità e del suo ambiente ai fini di educazione, studio e diletto. Alcuni dati per capirci meglio...
Sono 4.588 i musei e gli istituti similari, pubblici e privati, aperti al pubblico nel 2011, di cui 3.847 i musei, gallerie o collezioni, 240 le aree o parchi archeologici e 501 i monumenti e complessi monumentali. In Italia, quasi un comune su tre ospita almeno una struttura a carattere museale: un patrimonio diffuso quantificabile in 1,5 musei o istituti similari ogni 100 kmq e circa uno ogni 13 mila abitanti. Le regioni con il maggior numero di istituti sono la Toscana (550), l'Emilia-Romagna (440) e il Piemonte (397). Nel Sud e nelle Isole è concentrato il 52,1% delle aree archeologiche, mentre al Nord sono localizzati il 48% dei musei e il 43,1% dei monumenti.
DATI dal censimento ISTAT 2011 Tavola 11 - Musei e istituti similari per natura e forma giuridica del soggetto titolare - Anno 2011 FORME GIURIDICHE DEL TITOLARE
N.
%
414 40 97 84 1.909 30 23 109 10 7 123 79 2.925
14,2 1,4 3,3 2,9 65,3 1,0 0,8 3,7 0,3 0,2 4,2 2,7 100,0
454 119 34 3 8 273 153 16 221 200 3 87 47 1.618
28,1 7,4 2,1 0,2 0,5 16,9 9,5 1,0 13,7 12,4 0,2 5,4 2,9 100,0
SOGGETTO PUBBLICO Ministero per i beni e le attiv ità culturali Altra amministrazione centrale (specif icare) Regione Prov incia Comune Comunità montana o isolana Istituto o scuola di ogni ordine e grado Univ ersità pubblica Istituto o ente di ricerca Consorzio di diritto pubblico Altro ente pubblico Non indicato Totale
SOGGETTO PRIVATO Ente ecclesiastico o religioso Società di persone o capitali Società cooperativ a Consorzio o altra f orma di cooperazione tra imprese Ente pubblico economico, azienda speciale o azienda pubblica di serv izi Associazione riconosciuta Associazione non riconosciuta Fondazione bancaria Fondazione non bancaria Priv ato cittadino Impresa o ente priv ato costituito all'estero Altro soggetto priv ato Non indicato Totale
I musei, come dice chiaramente la stessa definizione ICOM, devono servire un nuovo sviluppo umano; che non sia più quello finanziario, industriale e cementizio, e nemmeno spettacolare e solo turistico. I musei serviranno per progettare il cambiamento del nostro modello economico su tempi lunghi (nessun’altra istituzione meglio dei musei); per restituire fiducia ai futuri cittadini; per proteggere i diritti delle generazioni future; per imparare a consumare senza distruggere. I musei naturalistici sono vitali per preservare le biodiversità: una ricchezza immensa. I musei storici e i musei scientifici sono determinanti per progettare una nuova economia della conoscenza. Se crediamo in questa missione, ne dobbiamo dedurre che i musei sono BENI COMUNI. Solo noi come visitatori, come insegnanti con le nostre scuole, con i giovani, possiamo salvare il modello, tutto italiano, di “museo diffuso”. L’ambizione di questo mio discorso è quella di proporvi un uso nuovo ma corretto dei musei del vostro territorio. E ci sono alcune cose che dovete sapere... Un sistema in pericolo! Sono in corso gravissimi tagli dallo Stato, dalle Regioni, dai Comuni che mettono in pericolo la sopravvivenza di tantissimi musei medio-piccoli (la regione Campania ha posto a bilancio per i musei ZERO euro). Perchè si tagliano musei, biblioteche, archivi? Perchè la cultura viene comunemente ritenuta un lusso, un optional, non una necessità... Ma leggete anche l’intervista ad Antonio Natali sulla sacralità. Vorrei indurvi a visitare i musei non solo perché conservano le nostre memorie e perché sono strumento insostituibile di educazione permanente.... ma soprattutto perché bisogna lottare per farli sopravvivere. Prendiamone un aspetto un po’ curioso; che può servire a far pensare e a far sviluppare il nostro senso critico: esaminiamo insieme alcuni LUOGHI COMUNI che purtroppo avvolgono i musei e ne stravolgono il senso. Proprio per salvare i musei dai pericoli che incombono su di loro sono da sfatare alcuni gravissimi luoghi comuni che girano instancabili sulla stampa e nell'opinione pubblica, ecco, allora, i luoghi comuni più comuni: 1
musei come "macchine da soldi"
: NON è VERO Il Louvre, infatti, ha un bilancio di 200milioni l'anno, di cui una metà arriva dallo Stato e l'altra dalla vendita dei biglietti, dai vari servizi e, non ultimo, dai mecenati (per le ragioni morali per cui un museo non è una macchina da soldi(vedi cap. Uffizi nell’ultimo libro di Montanari).
Il bilancio entrate del Louvre nel 2013
Al Louvre, sempre nel 2013…. Le entrate sono state 199 mil. di cui 181 per il funzionamento e 18 di investimenti Le uscite 218 mil di cui 108 per il personale, 69 per funzionamento, 41 di investimenti Il disavanzo di esercizio è stato colmato con prelievo dai fondi di dotazione (dati da mecenati per progetti specifici ) (fonte: http://www.louvre.fr/sites/default/files/rapport_activite/fichiers/pdf/louvre-rapport-dactivites-2013.pdf) …e nel 2014 le entrate sono state:………………dallo stato francese : 49% = 98mil€ entrate proprie : 51% = 101mil€ di cui: dalla biglietteria e negozi: 60% = 61mil€ dalle collezioni: 4% = 4mil€ da mecenati e media-sponsor : 15% = 16mil€ altre : 7% = 7mil€ nel 2014 i visitatori del Louvre sono stati 9,3 milioni… ma oggi vale ancora la pena visitare il Louvre ? in questa immagine vedete ancora “la Gioconda” ?
2
troppo pochi visitatori nei musei italiani:
NON è VERO ma bisogna distribuire meglio i flussi dei turisti perché l’Italia è un “museo diffuso” e deve assolutamente mantenere questa sua caratteristica tanto speciale. Il pubblico tende a concentrarsi fra poche destinazioni; tre sole regioni si assicurano, infatti, il 51% degli ingressi: Toscana (22,1%), Lazio (20,1%) e Lombardia (8,8%). Gli Uffizi scoppiano…
…e pure la Cappella Sistina…
Nel 2011, (v. Statistiche Istat): i visitatori dei nostri 4588 musei, siti archeologici e monumenti hanno raggiunto la cifra di 103.888.764 unità (in aumento negli ultimi 4 anni).
I confronti con gli altri Paesi europei in termini di visitatori sono a nostro favore…. In Germania: 6.300 musei raccolgono 109,6 milioni di visitatori (ma 12 sono concentrati a Berlino). In Francia nel 2011 i visitatori dei 1200 circa musei sono stati 56,2 milioni (solo al Louvre più di 9 mil.), e i 10 più visitati sono a Parigi. Certo, tutti i musei hanno bisogno di “educare” i propri visitatori.
…e non possiamo più tornare alle visite degli intellettuali della fine del sec. XVIII
…ma possiamo istituire servizi educativi in grado di far vedere e pensare… Alla Fondazione Orestiadi di Gibellina spiegazione di Mario Schifano, Gigli d'acqua, 1984.
Mercedes Auteri spiega Marcel Duchamp, Ruota di bicicletta, 1913-1964
3
i manager alla direzione: all’estero uno storico dell’arte può diventare manager...in Italia è il contrario. Alcuni esempi:
Nel MacGregor, storico della letteratura e poi dell'arte, direttore della National Gallery dal 1987 al 2002 e da allora direttore del British Museum, avete visto il bel film sulla National Gallery di Londra, in questi giorni nelle sale ? https://www.youtube.com/watch?v=Yu7b-jGANr8&authuser=0
Thomas P. Campbell, storico dell'arte specialista di arazzi, direttore del MET dal 2008 dopo essere stato per 14 anni curatore del dip. di scultura e arti decorative europee, …i nostri manager
Mario Resca laureato in Economia e Commercio, amministratore in Eni, Mondadori, Rizzoli, Gianni Versace, L'Oréal, Presidente e amministratore delegato di Mac Donald's Italia, nel 2008 è nominato consigliere per le politiche museali del Ministro per i beni e le attività culturali, nel 2010 è nominato commissario per la "Grande Brera" e infine direttore generale dello stesso Ministero sino al 2012 quando è stato sostituito da Anna Maria Buzzi,
Marcello Fiori, laureato in lettere, giornalista, dirigente pubblico in varie amministrazioni (ACEA di Roma , settore emergenze e grandi eventi della Protezione Civile), coordinatore nazionale dei Club Forza Silvio….
….dal 2009 commissario straordinario per Pompei.
In questo ruolo ha speso quasi 80 milioni di euro 6 dei quali per il teatro grande, completamente sfigurato
4 vendere i depositi, ovvero “chissà quante meraviglie tenete nelle cantine...” :
DERUTA http://it.wikipedia.org/wiki/Museo_regionale_della_Ceramica i depositi sono luoghi di studio e di ricerca (come gli archivi e le biblioteche) inutile ribadire che in un museo tutti gli oggetti conservati sono soprattutto documenti storici, e documenti che raffigurano l'identità stessa del museo;
le opere nei depositi hanno molte più probabilità di sopravvivere al tempo di quelle esposte; musei distrutti dalle guerre si sono rifatti recuperando opere dai depositi;
vendere le opere solo perché sono (secondo la vulgata) “sepolte” nei depositi è per un direttore di museo come giocare alla “roulette russa”: non saprà mai (o lo saprà troppo tardi) se ha venduto un capolavoro o un oggetto storico unico. Il museo di Birmingham piange ancora oggi dopo 50 anni la vendita di opere del l'estremo oriente asiatico che allora non erano di moda e venivano ritenute irrilevanti; vendere sulla base di criteri di scelta dettati da mode, preferenze di mercato e gusti collezionistici, che nel tempo cambiano anche radicalmente, vuol dire per un museo perdere la cognizione dell'indispensabile dimensione temporale del proprio agire; vendere le opere minori o “spendibili” di un museo è come eliminare da un albero genealogico gli antenati poco rappresentativi: l'effetto è che si perdono tutte le connessioni; se non ci fossero in un museo opere di seconda o di terza scelta, con le quali confrontarsi quotidianamente, non si saprebbe nemmeno quali sono le opere di prima scelta;
vendere opere donate...vuol dire scoraggiare e perdere i futuri donatori; nessun donatore ha interesse a donare un'opera che può essere poi venduta per pagare la bolletta della luce; una “serie” di opere è un bene importante anche se formata da duplicati o semiduplicati; molti anni fa' il Victoria and Albert Museum vendette una serie di sedie al re di uno stato africano credendo che fossero cattive copie del XIX sec.: erano invece una rara commissione del doge Paolo Renier della metà del Settecento: troppo tardi per ricomprarle, nel frattempo erano state trasformate in cornici di specchi e sgabelli; Vendere opere per un museo significa perdere la propria credibilità; comportarsi come privati collezionisti distrugge la missione tipica dei musei di conservare nel tempo, nell'interesse della comunità;
nei depositi gli studiosi fanno di solito le scoperte più nuove e interessanti….
Il caso dei frammenti archeologici di Mont’e Prama, Sinis Cabras-Oristano
Nei depositi archeologici di Sassari giaccioni (…o meglio aspettano) frammenti accumulati dagli scavi condotti dal 1974 al 1979. Scavi interrotti per mancanza di soldi. Il lavoro di studio e le ipotesi di ricostruzione sono ripresi con finanziamenti del 2006, partendo da 5178 frammenti (recuperati anche nei muretti a secco !)
Ricostruzioni affidate del CRS4 di Pula (Centro ricerche tecnologiche): i sette giovani scienziati del lab. Visual Computing le hanno riprodotte in 3d fin nei minimi dettagli (6200 scansioni laser, 4200 fotografie)
Altri scavi sono ripresi nell’agosto 2014
Sono state ricosruite 37 statue restaurate (16 pugilatori, 5 arcieri, 4 guerrieri, 13 castelli nuragici)
Ecco, allora, una proposta che noi di Italia Nostra Settore Educazione al Patrimonio Culturale lanciamo alle scuole per l’anno 2015-16:
CHIEDETE di visitare i depositi dei musei !