Lezione 10 (24 ottobre 2007) Testo di Nietzsche: ‘Su verità e menzogna in senso extramorale’ (disp. pp. 167-78) – scritto nel 1873, quando FN aveva 29 anni (una carriera fulminea) – insieme a diversi altri saggi sul tema della verità e della figura del filosofo, ‘Su verità…’ doveva formare parte di una pubblicazione (supplemento al suo primo libro, la Nascita della tragedia dallo spirito della musica [1872]) mai portata a termine – trovato come manoscritto dopo la morte di FN – travaglio delle edizioni (+ o – protonaziste per mano della sua sorella Elisabeth) – oggi anche i tedeschi si fidano dell’edizione da parte di due studiosi italiani – ‘Su verità…’ un testo di riferimento per molti critici letterari di stampo ‘post-modernista’, per le sue riflessioni sull’inadeguatezza del linguaggio Il titolo : non è un contrasto diretto : verità/falsità e onestà/menzogna – anche l’uomo che si crede onesto viene ingannato nella sua ricerca della ‘verità’ – cfr. le considerazioni sul perché non vogliamo essere ingannati – per il danno che provoca (disp. pp 167-8) L’esordio (disp. p. 167) : ‘In un angolo remoto dell’universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c’era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e più menzognero della «storia del mondo»: ma tutto ciò durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire.’ Descritto subito dopo come una ‘favola’: ‘c’era una volta’, ma anche come un ‘mito’ platonico – effetti ‘estranianti’ da un punto di vista esterno (e, per questo, più affidabile?): – uso di grandi spazi (‘angolo remoto’ – da dove?): noi siamo piccoli in confronto all’universo – tempi brevi (‘un minuto’– con quale orologio?; ‘pochi respiri’): la vita sulla Terra è passaggera – senza specificare gli esseri umani (‘animali intelligenti’): non siamo il centro dell’universo – ‘misero, spettrale, fugace, privo di scopo e arbitrario’ – paradosso di descrivere la scoperta della conoscenza (di solito, ‘l’umile servizio della verità’) è ‘tracotante e menzognero’: il tema del discorso Passaggio forse più noto (disp. p. 171) : Che cos’è dunque la verità? Un mobile esercito di metafore, metonimie, antropomorfismi, in breve una somma di relazioni umane che sono state potenziate poeticamente e retoricamente, che sono state trasferite e abbellite, e che dopo un lungo uso sembrano a un popolo solide, canoniche e vincolanti: le verità sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria, sono metafore che si sono logorate e hanno perduto ogni forza sensibile, sono monete la cui immagine si è consumata e che vengono prese in considerazione soltanto come metallo, non più come monete. Se questa è una definizione della verità, allora la verità è una cosa da noi creata, anziché scoperta – dimentichiamo di aver elaborato le metafore con cui viviamo – esse formano un ‘esercito’ i cui movimenti sono quasi invisibili – cfr. le considerazioni sul formarsi di concetti a partire da stimoli nervosi (disp. pp 169-70)
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‘Noi dividiamo le cose in generi, designiamo l’albero come maschile e la pianta come femminile: quali trasposizioni arbitrarie!’ (p. 169) tesi implicita: ciò che non è letteralmente vero è un’illusione
La metafora-metafora (‘portare attraverso’: cosa porta cosa?) – distinzione (anch’essa metaforica) tra metafore ‘vive’ e ‘morte’ – pace Nietzsche, persino le prime possono essere vere (ma non letteralmente tali ad es. ‘Mrs Thatcher è una strega’: non richiede che ci sano effettivamente persone con I poteri attribuiti alle streghe) – le seconde sono significati letterali – gli italiani sentono la presenza delle stelle nel ‘considerare’ o degli dèi in una ‘teoria’? – casi di metafore moribonde: si risuscitano quando vengono miste (‘vagliare al microscopio’)
Lezione 11 (25 ottobre 2007) Una spinta verso il relativismo/scetticismo (un groviglio di atteggiamenti tesi a negare la possibilità di conoscenza certa e oggettiva) – si ‘vedono’ le cose per cui abbiamo concetti – i concetti che abbiamo sono determinati dal linguaggio che parliamo (gli esquimesi e la neve) – se avessimo un linguaggio diverso, il mondo ci apparirebbe diverso – come possiamo dire di vedere il mondo dal punto di vista ‘giusto’? ‘Dal mio punto di vista’ usata nei ‘tropi scettici’ (cfr. brani da Sesto nella dispensa pp.72-5) (a) Da lontano, la torre sembra tonda (b) Da vicino, la torre sembra quadrata (c) Niente può essere tondo e quadrato (d) Non c’è motivo per scegliere (a) invece di (b) o viceversa Quindi (e) Non sappiamo com’è la torre veramente Quattro cose che non vanno con i tropi 1. (contro passività riguardo ad (a) e (b)) possiamo giudicare le nostre posizioni (‘punti di vista’) – possiamo spostarci da una posizione all’altra – possiamo prevvedere le apparenze da altre posizioni – possiamo privilegiare una posizione per certi scopi 2. Come può uno scettico essere così sicuro di (c)? 3. Anche se nessuna posizione è assolutamente privilegiata, possiamo fornire motivi per adottare i vari scopi che abbiamo. (a) la mia penna ha un certo peso (ma non so esattamente quanto pesa) (b) il mio computer ha un certo peso (ma non so esattamento quanto pesa) (c) Non so quale pesa di più: la matita o il computer Però (a) e (b) possono essere veri, mentre tutto ciò che implicano è: (c*) non so esattamente di quanto il computer pesa più della matita
Lezione 12 (26 ottobre 2007) 15 versioni della tesi di Protagora nel Teeteto (disp. pp. 33-7) Disp. p. 33 1 (169d): ‘ciascuno è autosufficiente (autarkes) in conoscenza (phronesis)’ 2 (170a): ‘quel che pare (doxa) a ciascuno veramente è (einai fusi) per colui al quale pare (doxa) Disp. pp. 33-4 3 (170a): ‘per certe questioni non c’è nessuno che non consideri se stesso più sapiente (sofoteron) degli altri’ (quindi nessuno accetta correzione?) cfr. 14 (disp. p. 36, 172a): ‘nessuno è più sapiente (sofoteron) di un altro’ Disp. p. 34 4 (170c): Non bisogna ‘considerare che un altro [è] ignorante (amathes lett. ‘senza scienza’) e nutre false opinioni (pseuda doxa) 5 (170d): ‘l’uomo è misura (metron) di tutte le cose’ cfr. 8 (disp. p. 35, 170e) – ripetizione della stessa formula (attestata nel Teeteto anche a 151e e 161c e altrove in Platone a Cratilo, 385; in Aristotele a Metafisica, X, i, 1053a36, e XI, i, 1062b13; in Sesto Empirico a Schizzi, I, 216 e Contro i matematici, VII, 60, in Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 51; e in Ermia (il cristiano), Il disprezzo dei filosofi pagani, 9) 6 (170d): ‘il tuo parere (doxa) è vero (alethes) per te 7 (170d): dobbiamo sempre giudicare che tu hai opinioni vere (doxa alethes) Disp. p. 35 9 (170e): ‘la verità (alethes) non esiste per nessuno’ 10 (171a): ‘sono vere (alethes) tutte le cose che pensano (doxa) gli uomini’ 11 (171b): Protagora riconosce come vera (alethes) l’opinione opposta alla propria 12 (171b): Chi predica contro Protagora, ha (per Protagora) opinione vera (alethes) Disp. p. 36 13 (171e): per molte cose (calore, aridità, il dolce) quali sembrano (doxa), tali sono 15 (172b): ‘non c’è in natura (phusei) nessuna di queste cose (giustizia, santità) che abbian una sua essenza (ousia)
Una versione moderna e comune della posizione di Protagora : ‘Tutto è relativo’ – l’autoreferenzialità della tesi : dice qualcosa di se stessa (cioè che è relativa) L’autoreferenzialità non deve fare paura (1) ‘questa (stessa) frase è in italiano’ (Vera) (2) ‘questa (stessa) frase è in inglese’ (Falsa) (3) ‘this (very) sentence is in English’ (Vera; anche se dice la stessa cosa di (2), la dice nella lingua che rende vera la frase) Ma una frase che afferma di se stessa che non è vera, non può essere vera (4) ‘questa (stessa) frase non è vera’
(5) Un cretese dice: ‘tutti i cretesi dicono sempre bugie’ Se quello che dice il cretese è vero, allora non sta mentendo Se non sta mentendo, allora quello che dice non è vero Se tutto è relativo, allora è assolutamente vero che niente è assoluto Se è assolutamente vero che niente è assoluto, allora una cosa è assoluta (la verità del relativismo) Se una tesi implica la propria negazione, è falsa (perché falsa di se stessa : si autoconfuta) Il relativismo può essere vero per te, ma non lo è per me – la ‘dottrina’ relativista non può essere affermata sensatamente – non è neanche una dottrina o credenza o opinione – si può credere di credere nel relativismo, ma si sbaglia