LA DURA LOTTA PER LIBERTÀ E DIRITTO! Non ci sono diritti umani senza la fine dello sfruttamento Sono passati oltre due secoli da quando l’assemblea nazionale francese promulgò nella prima dichiarazione dei diritti umani d’Europa che tutte le persone hanno „libertà e diritti innati“. Ormai 150 anni fa questo pensiero 150 anni divenne il fondamento della dichiarazione generale dei diritti umani, con la quale 48 stati garantiscono di tutelare i bisogni basilari umani, tra i quali appaiono il diritto alla vita, al lavoro, all’istruzione, all’autodeterminazione, alla proprietà e all’opposizione. Da allora i diritti umani sono diventati il punto di riferimento per molte discussioni politiche, ma il fondamento sul quale poggiano, ossia la promessa di uguaglianza e libertà, non è ancora realizzata. Non c’è un momento migliore che oggi per finalmente mantenere questa promessa e per analizzare il suo valore nella società odierna, dove assistiamo da una parte ad un attacco alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU)1 da parte delle forze di destra, isolazioniste e fasciste dell’UDC con la loro iniziativa contro i diritti umani, che nel caso di una divergenza tra il diritto svizzero e quello internazionale vuole adattare o disdire i contratti concernenti il diritto superiore. Dall’altra parte assistiamo invece a un’ampia strumentalizzazione dei diritti umani: NATO, dittatori, forze imperialiste ma anche partiti borghesi in Svizzera; tutti quanti si impegnano secondo loro nella lotta per i diritti umani. Ma chi dice „diritti umani“ e intende tutt’altro, chi sostiene diritti politici all’estero mentre nel proprio paese difende violenza da parte della polizia e tortura, chi sostiene di difendere la libertà di espressione e intanto mentendo incalza guerre d’aggressione, chi porta avanti la privatizzazione del sistema pensionistico e la provvidenza sanitaria, chi rende possibile le esportazioni di armi, chi approfitta delle disuguaglianze globali e del capitalismo e vuole salvaguardare la propria economia, è a sua volta un pericolo per i diritti umani e non li sosterrà quindi mai effettivamente. I diritti umani sono l’eredità della rivoluzione borghese e socialisti, tra i quali anche Marx e Engels, riconobbero già presto che questi rappresentavano un enorme progresso di fronte al sistema giudiziario precedente. I diritti quali la libertà di espressione, di opinione e di riunione favoriscono momenti di resistenza all’interno del nostro sistema di potere. Allo stesso tempo non si può però negare che le strutture di base del diritto sono direttamente legate ai rapporti di produzione: possiamo infatti spesso osservare che nel caso di una crisi d’egemonia anche governi „di sinistra“ (come quello attuale in Francia) fanno uso, grazie allo stato d’emergenza, di misure che violano i diritti umani. Conseguentemente le nostre pretese non possono essere altro che l’attuazione universale e illimitata della promessa dei diritti umani e il superamento del sistema capitalista che ne consegue: „Nessuna vera implementazione dei diritti umani è possibile senza la fine dello sfruttamento, nessuna vera fine dello sfruttamento è possibile senza l’implementazione dei diritti umani.“
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La convenzione per la salvaguardia dei diritti del uomo e delle libertà fondamentali contiene un catalogo di diritti costituzionali vincolanti che a cui ogni persona può fare ricorso davanti alla corte europea dei diritti dell’uomo.
1. Il diritto alla libertà di movimento Anche se secondo la convenzione dei diritti umani tutte le persone sono uguali davanti alla legge, già solamente il concetto dei confini nazionali e la differenziazione delle persone secondo il colore del loro passaporto sta in diretta opposizione a questo principio: a differenza dell’origine e del tipo di migrazione valgono leggi e diritti diversi. Questo giudizio delle persone a dipendenza della loro origine si mostra ancora più palesemente nell’ambito delle procedure d’asilo. L’asilo non è un diritto umano; infatti la dichiarazione dei diritti umani conferisce unicamente il diritto di fare richiesta d’asilo, ma non obbliga nessuno Stato ad affettivamente concedere asilo a qualcuno. Durante l’elaborazione della dichiarazione gli Stati coinvolti non erano disposti a rinunciare alla loro sovranità in questo ambito, mostrando così chiaramente come in questi casi la democrazia diretta in forma del volere del popolo si rigira contro i diritti umani. La GS Svizzera chiede quindi:
Nessuna differenziazione delle persone nel diritto di migrazione Tutte le persone si devono poter muovere liberamente indipendentemente dalle ragioni di questa decisione o della loro situazione economica. La GS Svizzera chiede in primo luogo il riconoscimento dell’asilo quale diritto umano e il riconoscimento dell’identità sessuale, dell’orientamento sessuale, della dissertazione e della povertà quali giustificazioni per ottenere asilo. Di pari passo a questo diritto è la garanzia della sua esercitazione: la GS Svizzera chiede quindi l’istituzione di un corridoio umanitario attraverso il Mediterraneo.
Attuazione sistematica dei diritti Libertà di movimento e d’insediamento sono diritti umani. La GS Svizzera chiede l’attuazione sistematica di questi diritti che a lungo termine significherebbe il superamento delle frontiere.
Uguaglianza di tutte le persone di fronte alla legge La GS Svizzera respinge ogni tipo di trattamento diverso delle persone. Questo include anche gli stessi diritti democratici e politici per tutte le persone che risiedono in Svizzera, indipendentemente dalla provenienza, colore di passaporto e permesso di soggiorno.
2. Diritto nazionale o internazionale? Secondo il sistema svizzero, tutte le iniziative popolari sono valide indipendentemente dalle loro pretese finché rispettano l’unità della materia e non violano il diritto internazionale. La costituzione svizzera garantisce taluni diritti costituzionali, che si basano per la maggior parte sulla convenzione dei diritti umani europea e sono quindi di regola protetti dalla corte dei diritti umani a Strasburgo. Ma i diritti costituzionali svizzeri sono formulati in modo molto ampio e dato che in Svizzera non c’è la giurisdizione costituzionale2, una legge federale (indipendentemente se viene decisa da un’iniziativa o dal parlamento) può violare i diritti fondamentali della costituzione. Solo se la legge viene protetta contemporaneamente dalla 2
Giurisdizione costituzionale intende che una corte controlla il rispetto della costituzione e impedisce l’attuazione di leggi (quindi anche iniziative) che violano la costituzione.
CEDU questa ha la meglio sulle leggi federali, la CEDU è quindi spesso l’unica protezione dei diritti fondamentali dagli attacchi in forma di iniziative lanciate dalla destra. Partiti come l’UDC e altre forze populiste di destra sono convinte dell’idea pericolosa che i diritti federali dovrebbero avere la meglio sui diritti fondamentali. La GS Svizzera chiede quindi:
Inviolabilità delle convenzioni dei diritti umani europei Disdire la CEDU a causa di motivazioni razziste e isolazioniste non va in alcun caso accettato. Anche se esistono diritti umani che non vengono sostenuti da sinistra, come il diritto alla proprietà privata inviolabile, ma ci è chiaro che una messa in discussione della CEDU durante la situazione politica attuale porterebbe solamente ad un peggioramento.
Protezione ed estensione dei diritti fondamentali svizzeri I diritti fondamentali della costituzione svizzera devono essere specificati e protetti dallo smantellamento e dall’indebolimento. Per modificare i diritti fondamentali attraverso un’iniziativa, gli iniziativisti devono specificatamente dichiarare questo scopo. Le restanti iniziative che violano diritti fondamentali sono da invalidare.
Sostenere standard internazionali Senza responsabilità internazionale e chiare direttive gli apparati statali e partiti borghesi sosterranno lo smantellamento dei diritti umani. Sono quindi indispensabili standard internazionali, sistemi di protezione dei diritti umani e tribunali penali. Per fare in modo che queste direttive non vengano ingnorante in nome dell’imperialismo di diversi Stati occidentali, il superamento degli Stati nazionali rimane un obiettivo della GS Svizzera.
3. Economia e diritti umani Il rapporto tra economia e diritti umani nel capitalismo è per definizione conflittuale: finché l’orientamento al profitto e alla crescita forzata determinano l’economia i diritti del uomo rappresenteranno solo un ostacolo per le imprese. In questo caso vengono colpiti in particolare diritti di lavoro, diritti di sindacato, diritti dei bambini, diritti umani sociali, economici e culturali. Al giorno d’oggi si presentano tre ambiti nei quali la politica deve trovare delle soluzione e posizionarsi: in primo luogo nel dovere dello Stato di proteggere i diritti umani; secondariamente nel dovere delle imprese di rispettare i diritti umani; e infine nella riparazione e mediazione laddove i diritti umani sono già stati violati. Per la GS Svizzera è chiaro che la regolamentazione della protezione dei diritti umani deve essere principalmente nelle mani dello stato. Anche se accogliamo progetti di autoregolazione come Global Compact e i suoi principi è ingenuo fidarsi di una restrizione autonoma e non vincolante da parte delle grandi imprese. Nell’economia capitalista vince chi fa maggior profitto; in questo caso il rispetto dei diritti umani è nel migliore dei casi un modo per salvaguardare la propria immagine. Inoltre a causa della mancanza di meccanismi di controllo per quanto riguarda principi di autoregolazione si perde l’intera credibilità. La GS Svizzera chiede quindi:
Rispetto dei diritti umani da parte di imprese svizzere Imprese transnazionali che hanno la loro sede principale in Svizzera non devono violare diritti umani anche all’estero. Per questo la GS Svizzera sostiene principi di regolazione come l’iniziativa per le multinazionali responsabili.
Riconoscimento della responsabilità statale per i diritti umani Lo Stato svizzero deve riconoscere le sue responsabilità per i diritti umani nella politica d’economia estera. Questo include la fine immediata della produzione di materiale bellico e il suo commercio, così come la non partecipazione a contratti per il libero scambio che potrebbero contribuire allo smantellamento o alla violazione di diritti umani.
Attuazione di accordi già in vigore La Svizzera deve attuare le convenzioni ratificate dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO)3 e il Patto I dell’ONU4 all’interno del proprio territorio nazionale. Sul piano internazionale deve sostenere l’attuazione di standard come le norme per la responsabilità delle imprese transnazionali dell’ONU.
I bisogni di tutte le persone al centro dell’economia Solo un’economia al quale le esigenze di tutte le persone invece del profitto stanno al centro permette un’attuazione conseguente dei diritti umani. Per questo la GS Svizzera lotta per il superamento del vigente sistema capitalista e l’instaurazione del socialismo.
4. Violazioni dei diritti umani per ordine dello stato La polizia quale personificazione del monopolio di violenza statale ha il compito di garantire che nel limite del sistema giuridico ogni persona può esercitare i propri diritti costituzionali. Quando il compito della polizia comporta un’intrusione nell’ambito di tutela dei diritti umani; quindi per esempio un controllo della carta d’identità; ciò è da considerarsi un’interferenza nella privacy. Fondarsi su basi legali e assicurare la proporzionalità devono essere principi fondamentali del lavoro poliziesco. Purtroppo oggigiorno assistiamo ad abusi da parte della polizia, violenza sproporzionata, approcci sbagliati, abusi di potere, uso di mezzi di coercizione inutile e discriminazione nelle azioni della polizia. Denunce contro questi procedimenti non hanno solitamente successo dato che vengono trattate da istituzioni che dipendono da una buona collaborazione con la polizia, portando così a un difendersi a vicenda, con il ministero pubblico che non indaga in modo conseguente. Inoltre ad una denuncia la polizia spesso risponde con una controdenuncia per „violenza e minaccia di un impiegato“ o simili. La GS Svizzera vede la sicurezza come un diritto umano. Ma non la definiamo sicurezza in senso militare, con supervisione, armamenti e isolamento ma piuttosto in senso sociale: è 3
L’accordo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro coprono un largo spettro di temi, tra i quali il trattamento equo dei sessi, l’amministrazione e ispezione del lavoro come il coinvolgimento di sindacati. 4 Il Patto I dell’ONU su diritti economici, sociali e culturali contiene per esempio il diritto di lavoro, salari giusti e parità di salario.
solo sicuro solo chi può vivere bene in una società equa e tranquilla senza paure esistenziali, con integrazione sociale, libertà ed equità sociale. La polizia, ridotta solo al suo ruolo effettivo, interviene come monopolio di violenza quando, dopo una discussione democratica, non è in vista un’altra soluzione. La polizia non può in nessun caso diventare attore politico ma rimane sempre un organo democratico dello stato. La GS Svizzera chiede quindi:
Controllo democratico dell’apparato poliziesco Un organo politico eletto democraticamente deve supervisionare e controllare il lavoro della polizia. Questo include contrassegnare e documentare chiaramente tutti i poliziotti e poliziotte in intervento e controlli indipendenti penali e di querele amministrative tramite mediatori presenti in tutte le zone come punto di ricorso e riferimento per tutta la popolazione.
Rivalutazione e ri-regolamentazione del lavoro da poliziotto/-a Solo con buone condizioni di lavoro, sufficiente personale, un buon salario si può evitare il sovraccarico della polizia e garantire il compimento dei suoi doveri. Sono quindi da declinare misure di risparmio e privatizzazione. Serve inoltre una formazione qualitativa, orientata verso procedimenti senza armi, al mantenimento dei diritti umani e all’evitare la discriminazione
Nessuna sorveglianza del luogo pubblico Il luogo pubblico deve essere accessibile in modo illimitato a tutti. Questo significa eliminare tutti gli articoli indicatori, nessuna sorveglianza e revoca dell’obbligo di autorizzazione per manifestazioni e azioni politiche.
Prevenzioni della repressione Molti compiti che oggi appartengono alla polizia si potrebbero evitare grazie al lavoro di prevenzione, ma anche con il lavoro sociale, la diminuzione delle disuguaglianze sociali, l’aumento delle parità di condizioni, la creazione di direttive e l’istituzione di uno Stato sociale e un servizio pubblico forte.
5. Sorveglianza e stato ficcanaso Al più tardi dopo lo smascheramento della dimensione dell’attività di sorveglianza del servizio d’informazione americano grazie ad Edward Snowden il tema della sorveglianza da parte dello Stato è presente nella consapevolezza collettiva. Nel dibattito successivo è stato messo in discussione se gli Stati Uniti abbiano mantenuto le loro responsabilità che si erano assunti con la ratificazione dell’accordo internazionale nell’ambito dei diritti umani. Invece di prendere sul serio questa critica la confederazione svizzera sta lavorando ad un proprio piano di sorveglianza: con un adattamento della legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e delle telecomunicazioni (LSCPT) le competenze della confederazione verranno ancora ampliate. Le modifiche previste contengono la proroga della memorizzazione minima dei dati, l’uso di trojan statali su computer privati, l’uso di fiduciari nell’infiltrazione di organizzazioni così come la possibilità di vietare direttamente certi gruppi. Questi aspetti significano un chiaro e netto taglio dei diritti umani personali e politici. È chiaro che aziende e Stati faranno tutto quello che tecnicamente è possibile nell’ambito della sorveglianza se non vengono responsabilizzati, controllati dalla costituzione e dalle
leggi. Considerando questi è importante proteggere la sfera privata e l’autodeterminazione dell’informazione anche nell’era digitale. Gli stati devono essere vincolati ad omettere interventi ingiustificati in ogni tipo di scambio di dati in forma elettronica; tra cui conversazioni telefoniche, e-mail, utilizzo d’internet e messaggi. In Svizzera abbiamo già vissuto sulla nostra pelle l’assurdità della sorveglianza incondizionata di una gran parte della, durante lo scandalo delle schedature negli anni ottanta. Non ripetiamo questo errore! La GS Svizzera chiede quindi:
Regolamentazione severa del lavoro di sorveglianza Il lavoro di sorveglianza, se vuole essere attuata nella sua interezza, deve essere eseguito dagli organi dello Stato e solamente con l’autorizzazione giudiziaria procuratasi precedentemente. Servono inoltre severi meccanismi di controllo all’interno dei dipartimenti statali sorveglianti.
Divieto della sorveglianza di massa La sorveglianza preventiva e il sospetto generale non sono legittimi né proporzionali. Queste misure, come la sorveglianza di massa dei dati di rete e telefonici dall’estero e dall’interno, violano i diritti umani e sono da vietare.
Nessun peggioramento della situazione attuale Anche se la polizia e il servizio segreto si devono adattare alle evoluzioni tecnologiche del 21esimo secolo, le linee guida della sorveglianza statale per quanto riguarda la LSCPT non devono essere smosse, soprattutto nell’ambito della sorveglianza elettronica. La GS Svizzera si oppone a tutti i futuri tentativi d’ampliare la sorveglianza.
Abolire lo Stato ficcanaso Nella nostra visione di mondo ideale non c’è sorveglianza, dato che reputiamo esso un mezzo effettivo contro la criminalità. La sorveglianza per inchiesta così da mettere sotto pressione gruppi sociali o politici non è un’alternativa valida in una democrazia. In un vero Stato di diritto, nel quale qualità di vita giuste, sicure e buone hanno eliminato le radici della criminalità sistematica non esiste il bisogno di sorveglianza.
6. Uguaglianza per tutte le persone „Donna, svegliati! … mobilitando tutte le sue forze, l’uomo schiavo non ce la face a rompere le sue catene senza il tuo aiuta. Appena ritrovatosi in libertà, si dimostrò ingiusto verso la sua compagna“. disse Olympe de Gouges nel 1971 nella sua „Dichiarazione dei diritti della donna e cittadina“. Due anni dopo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e cittadino francese, de Gouges ha sentito la necessità di creare la sua dichiarazione dei diritti umani, dato che nell’originale erano menzionati solamente i diritti del cittadino. Le cittadine, come chiaramente anche le schiave delle colonie francesi, erano escluse. Alle donne che avevano contribuito alla vittoria della rivoluzione venne negata ogni affermazione politica e sotto Napoleone tutti i progressi nell’emancipazione vennero revocati. La vittoria della proprietà privata venne attribuita al cittadino maschile e i diritti umani divennero privilegi dell’uomo.
Con l’emancipazione successiva almeno nei paesi industriali l’immagine è cambiata: su carta le donne sono poste giuridicamente sullo stesso piano degli uomini. Globalmente però la situazione è diversa e ancora oggi le donne in molte parti del mondo sono quelle con meno diritti. Vengono loro negati diritti fondamentali come l’istruzione, la proprietà privata e l’autodeterminazione e sono soggette a pratiche violente specificamente femminili come la violenza sessuale, la mutilazione di organi genitali e il matrimonio forzato. Questo dimostra chiaramente che anche i diritti umani sono colpiti dalla discriminazione strutturale e sistemica. Allo stesso modo del divario fra i sessi è da condannare quello fra il colore della pelle e le classi sociali. Diritti umani significano diritti di opposizione: solo chi può fare ricorso ai suoi diritti fondamentali e nel farlo è protetto può opporre resistenza in sicurezza contro tutte le forme di discriminazione specifica per quanto riguardo il sesso, la propria origine, la classe sociale o la religione, ma anche lo sfruttamento, la repressione, la manipolazione e la guerra. Ecco perché la GS Svizzera chiede:
Diritto di istruzione e ricerca La discriminazione di gruppi marginalizzati nell’economia e nella società deve essere analizzata e combattuta maggiormente dallo Stato. Questo include anche studi statali concernenti la marginalizzazione e l’oppressione come anche l’ampliamento dei Gender Studies nelle università.
Lotta contro la violenza contro le donne Questo include mettere risorse a disposizione per migliorare regolamenti come la CEDAW (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women) e impegnarsi nell’attuazione ed garantire maggiore efficienza di risoluzioni dell’ONU, come anche sostenerle nella loro lotta internazionale per la protezione di gruppi marginalizzati da perseguitamento, deportazione, costrizione e violenza.
Attuazione dell’Agenda 2030- Per lo sviluppo sostenibile Questa agenda prevede la messa a disposizione di risorse per l’attuazione mirata dell’obiettivo 5: „Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze“ anche nel lavoro per lo sviluppo sostenibile, per far sì che progetti mirati alle donne vengano sostenuti globalmente e le donne stesse promosse attrici.
Diritto all’opposizione Tutte le persone devono essere libere di opporsi a leggi che portano discriminazione, sfruttamento, disuguaglianza e situazioni di vita precaria. È libertà e dovere delle persone di non seguire regole, pene e leggi che sono ingiuste e sproporzionate.
7. Difendere i diritti umani L’articolo 28 della dichiarazione internazionale dei diritti umani dice: „Ogni persona ha diritto all’ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e libertà spiegati precedentemente possono essere completamente attuati”. Questa frase contiene un potenziale rivoluzionario ed è ancora oggi una promessa non mantenuta. Nel capitalismo fatto di crisi, catastrofi e predatori l’erosione dei diritti democratici, sociali e culturali distrugge conquiste nell’ambito economico, ecologico e politico. I diritti umani
possono solo essere rispettati e attuati se si basano su un ordine economico e sociale il quale elimina le cause strutturali di tali violazioni dei diritti umani. Allo stesso modo però la realizzazione dei diritti umani necessita di un nuovo ordine globale: l’aspirazione di diversi Stati alla vecchio potere imperiale ha portato internazionalmente a avvilimento e disperazione che alimentano il terrore. Senza una politica di sviluppo solidale e persistente, senza diritto e giustizia, senza regionalizzazione e democratizzazione, senza una regolazione solidale dell’economia mondiale non c’è pace.