Il quarto numero si presenta ricco di pagine ma soprattutto di contenuti. Da subito ne approfittiamo per ringraziare gli allievi della Teulié che hanno attivamente collaborato alla realizzazione del Rapportino dando frutto alle nostre intenzioni di partenza di instaurare un filo diretto fra allievi ed ex. Se dovessimo elencare ciò che è avvenuto in questi mesi in ordine di rilevanza non sapremmo da dove partire. Tra il compleanno della nostra patria, la vita vissuta della scuola o la perdita di un caro amico… La scelta è dura, ma crediamo che a collegare questi tre importanti avvenimenti ci sia un sentimento comune: l’attaccamento alla nostra Scuola, al nostro Paese, ai nostri Fratelli. La lettura che vi aspetta condensa in sé emozioni diverse: gioia, orgoglio, spirito di corpo, ma allo stesso tempo dolore, sgomento e tristezza. Più forte di tutto ciò, però, è la convinzione di essere ancora qui, di scrivere nuove pagine della nostra storia insieme, più forti nello spirito anche se, fisicamente, meno nel numero. Inutile indugiare in altre parole. Ad ognuno il compito di pesare e vivere queste poche pagine (che poi così poche non sono) con la propria sensibilità, consapevoli del fatto che noi allievi e allievi che furono ci siamo ancora e ci saremo sempre, indipendentemente da tutto e da tutti, uniti in un’unica famiglia che valica i confini del tempo e dello spazio. Prova di quanto diciamo ne è il fatto che per salutare un amico, magari neanche conosciuto personalmente da tutti, accorrono in centinaia da tutta Italia e non solo, in tutti modi e con tutti i mezzi. Ricordandovi il nostro indirizzo email
[email protected] per critiche, commenti, complimenti (), idee, vi auguriamo una buona lettura e a risentirci al prossimo numero!
M&M
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L’eco di Giulio Cesare Caro Mattia… Lettera a Mattia De Marchi, Caposcelto di Btg del Corso “Marinetti I” 2005-08 e Caposcelto all’Accademia di Modena del 190° Corso “Audacia”, precocemente scomparso nella mattina del 7 Aprile 2011 all’età di 22 anni
…la vita ti ha dato a noi e ti ha ripreso lasciando un grande vuoto nei nostri cuori, ma preferiamo pensare alla ricchezza di esperienze, emozioni, ricordi che ci hai permesso di condividere con te e che niente riuscirà mai a cancellare. I cortili della Scuola, i corridoi, le camerate in cui abbiamo pianto, sofferto e gioito insieme, tutto ci parla ancora di Te; la tua allegra risata, il tuo essere comandante silenzioso, mai autoritario ma dotato di un carisma, di una maturità, che ci portavano naturalmente a seguirti ciecamente ovunque ci conducessi, il tuo esser così com’eri, tutto ciò ci manca, ci manchi tu. Quando eravamo solo ragazzini catapultati in una realtà così distante dal calore e dal conforto delle nostre famiglie, avevamo te, il nostro fratello maggiore, che aveva una parola per tutti, incoraggiamenti ma anche rimproveri, stimoli per non lasciarci consumare da questa scelta di vita, ma per viverla fino in fondo con il sorriso come tu hai sempre fatto e ci hai insegnato a fare. Quando il “Marinetti” decise di adottare come motto del Corso la frase “Mori citius quam deserere” (morire piuttosto che arrendere) nessuno avrebbe mai immaginato che con la tua vita saresti stato il compimento massimo di tale espressione. Con la tua scelta di combattere da solo e fino in fondo contro un male inesorabile, sapendo di avere pochissime possibilità di sconfiggerlo, mostrandoti determinato ma sereno infondendo tranquillità in chi ti stava intorno, ci hai spiazzato, ma ancora una volta ci hai dato un grande insegnamento: mai arrendersi di fronte a ciò che la vita ci mette davanti. La tua voglia di vivere, cercando con tutte le forze di superare qualsiasi ostacolo incontrassi, per quanto insormontabile esso fosse, deve diventare nostra. Ognuno di noi deve camminare lungo la strada della propria vita, consapevole che tu sia ancora qui con noi. I tuoi sogni i nostri sogni, le tue battaglie le nostre battaglie, le tue speranze le nostre speranze. Questa è un’impresa che si prospetta quasi impossibile visto quanto grandi cose tu sia riuscito a realizzare in così poco tempo. Fortunatamente in noi non rimangono soltanto ricordi destinati a sbiadire con gli anni, ma la tua grande forza entra a far parte del nostro animo per aiutarci a portare a termine ciò che soltanto il tempo ti ha negato. Noi ti porteremo ancora in giro per il mondo a vivere la nostra vita, rendendola tua. Tu che da grande volevi fare il medico, ti sei fatto medicina per noi; col tuo esempio sei diventato vaccino per le nostre vite. Mai d’ora innanzi potrà colpirci la paura di crescere e di affrontare le difficoltà di tutti i giorni, perché sei con noi e tu, nostra guida, come sempre hai fatto ci condurrai a portare a termine tutte le nostre imprese. A mamma Silvia e papà Luca il nostro più grande grazie per aver condiviso con noi Mattia e per averci regalato un Angelo, che ora dall’alto del Paradiso ci proteggerà e ci indicherà il giusto cammino. ex Allievi
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L’eco di Giulio Cesare Milano City Marathon
Cronaca di un evento sportivo al quale hanno partecipato Ufficiali, allievi ed ex della Teulié Tutti gli ex allievi hanno corso con una fascia nera al braccio in segno di lutto per la scomparsa di Mattia Domenica 11 aprile, Milano si chiude al traffico e si apre allo sport. Gli allievi della Scuola Militare si trovano insieme agli Ex Allievi per un evento dei più nobili: correre una maratona a staffetta supportando l’associazione Panda, Onlus a sostegno della maternità. Per la Scuola sono formate 8 squadre di allievi, una delle quali vede schierati il comandante Col. Patanè, il comandante di battaglione Ten. Col. Violante, il comandate della prima compagnia allievi Cap. D’Ambrosio e il Presidente Dott. Zaccheo, una composta dai militare della C.C.S (compagnia comando e servizi, ndr). Per finire una squadra di valorosi ex allievi. Si parte in quattro scaglioni, per gli ex il primo a partire per 13,5 km è Stefano Biasone che con il suo spirito agguerrito fa un ottimo tempo, passa il testimone a Maurizio Gatto che cercando di arrivare vivo alla fine dei suoi 10 km stupisce tutti. Arrivando in anticipo rispetto alle previsioni, lascia Zaccheo e una buona parte degli allievi ad aspettare il cambio per un buon quarto d’ora. Zaccheo riesce a partire per i suoi 11,7 Km solo dopo essere stato immortalato in una plastica foto ufficiale con il comandante Patanè (si veda in basso ndr). I nostri ex continuano la gara nelle mani di Giancarlo Soavi che non tradisce le migliori aspettative percorrendo a ritmo spedito 11,7 km. Per gli ultimi 7 Km verso piazza Castello lo staffettista è Lorenzo Renne, che sfoggia una tenuta da grande corridore, schizza via prima di tutti e porta la squadra alla vittoria. Insomma, promettete una cena con pizza e birra e la soddisfazione di veder fare 50 piegamenti a 32 allievi nel cortile della scuola e gli ex allievi arrivano tranquillamente a vincere una Maratona! Barbara Bentivoglio Zaccheo #
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1
Nome Squadra
TEULIEX TEAM TEULIE' 21 TEAM TEULIE' 12 TEAM TEULIE' 11 TEAM TEULIE' 31 TEAM TEULIE' 1 TEAM TEULIE' 26 TEAM TEULIE' 41 TEAM TEULIE' 32 TEAM TEULIE' 22
Primo staffettista
Secondo staffettista
Terzo staffettista
Quarto staffettista
Tempo
Classifica
Km 13.5
Km 10.0
Km 11.7
Km 7
Totale
Generale
03:12:22 03:15:35 03:17:20 03:29:14 03:39:03 03:46:17 03:47:11 03:51:33 03:58:28 04:05:51
104 132 145 290 477 626 644 731 875 954
Biasone Stefano Rognoni Mattia Felici Riccardo Ricchello Stefano Lettere Antonio D'Ambrosio Domenico Finotello Marco Bernardo Raffaele Mortini Michele Fraterrigo Giulia
Maurizio Gatto Franceschini Federico Conti Giada Guarrera Angelo Spinelli Tommaso Maurizio Patanè Quadrini Corrado Scaparra Joseph D'Acunto Simone Giampaolo Picchi Veronica
Soavi Giancarlo Turati Giacomo Boscolo Bragadin Gianmarco Mangione Fabio Gagliuzza Francesco Antonio Zaccheo Di Biase Nicola Di Noia Ruggiero Nardini Edoardo Santimone Raffaele
Totale squadre iscritte 1,189
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Renne Salvatore Lorenzo Ravaioli Michele Renzulli Luigi Verri Pierpaolo Caforio Antonio Giacchino Violante Lombardi Simone Scaparra Sergio L. Capozzi Giuseppe Maria Cattaneo Stella
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L’eco di Giulio Cesare Tre giornate molto intense… 23 marzo: celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia
«Scusate se parlo a voce bassa ma sono un po’ rauco». Così, il 23 marzo, la voce tutt’altro che rauca del Generale Grasso ha ammutolito le scolaresche milanesi in visita alla Scuola Militare Teulié e ha aperto le danze all’evento organizzato dall’Associazione ex Allievi. In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, infatti, l’Associazione ha aperto la Scuola al pubblico, esponendo cimeli risorgimentali e mostrando la biblioteca storica. A fare da guida l’ex Comandante e la Professoressa Caselli, a cui vanno le lodi e i ringraziamenti di cuore da parte di tutti noi ex Allievi per l’impegno e la passione con cui hanno instancabilmente lavorato, valorizzando la nostra amata Teulié agli occhi dei visitatori. Presenti alcuni amici della Scuola e autorità tra cui il Presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri e il Presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dapei. Allievi e scolaresche si sono schierati nel cortile per lo sfilamento di alcuni membri del “Carosello Storico 3 Leoni” nelle uniformi dei tempi della repubblica Cisalpina che hanno poi sparato tre colpi a salve con un cannone storico. Tutti si sono quindi recati in teatro per ascoltare le magistrali parole del Prof. Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale. Il Prof. Zagrebelsky ha voluto focalizzare il suo intervento sulla quarta parola della nostra Costituzione, ovvero la Res Pubblica, ammonendo lo svilimento della stessa ai giorni nostri e lasciando ai ragazzi il messaggio che una Nazione fondata sulla meritocrazia non ha bisogno della creazione di giri di Potere in cui trovarsi per poter assumere incarichi di prestigio, spesso vendendo la propria fedeltà al più potente. Il Comandante Patané ed il Presidente ex Allievi Zaccheo hanno poi concluso la sessione in teatro, invitando gli ospiti a un piccolo rinfresco.
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L’eco di Giulio Cesare 24 marzo: tradizionale cena della vigilia del Giuramento
Occasione per far conoscere l’Associazione e la Scuola ad autorità civili e miltari. Onorati di ospitare la M.O.V.M. Paola Del Din e la M.A.V.M. Enzo Luongo (nostro ex Allievo), si annoverano tra gli invitati il Capo di Stato Maggiore Esercito gen. c.a. Giuseppe Valotto, il Comandante dell’Accademia di Modena gen. div. Massimiliano Del Casale, il gen. Grasso e il senatore Gamba in rappresentanza del Ministro. Brevi allocuzioni delle autorità e scambio di doni tra il Generale Valotto ed il Presidente Zaccheo; il Generale ha ricevuto uno spadino della Teulié, ironicamente osservando che gli è costato molto meno fatica rispetto a quello dell’Accademia e ha contraccambiato con un crest con l’incisione “Salus Rei Publicae Suprema Lex Esto”.
25 marzo: Giuramento corso Paglia ed Elezioni
Cerimonia interna in Teulié di deposizione della corona di fiori in onore ai Caduti e celebrazione del decennale del Buffa di Perrero. Discorso dell’ex capocorso Daniel Djouder che regala alla Scuola una preziosa bussola affinché possa simbolicamente aiutare gli allievi a seguire la retta via, una strada fatta di sacrifici e rinunce ma ricca di soddisfazioni. Arriva la volta del Giuramento. Randez-vous al Castello Sforzesco, baciato da una splendida giornata di sole e alla presenza di una folla notevole. Apre lo sfilamento il battaglione allievi in uscita dal cortile della Rocchetta, con la formazione degli ex allievi del corso Buffa di Perrero, nel suo decennale; dal cortile ducale entrano i labari delle Associazioni, mentre dal Filarete entrano i labari di Comune, Provincia e Regione. Ancora dal cortile ducale entra per ultima la Bandiera della Scuola e lo schieramento è completo. Vengono presentate le tre compagnie allievi (senza che i nomi dei corsi venissero fatti gridare) e la cerimonia si svolge secondo consuetudine, con il tradizionale discorso tra anziano e cappellone.
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L’eco di Giulio Cesare Il nome del corso giurante è dedicato alla MOVM Paglia, di cui viene ricordata la motivazione per l’atto di eroismo dalla MOVM Paola Del Din. Seguono le allocuzioni del Colonnello Patané, del Presidente Zaccheo che esordisce dicendo “le lunghe prefazioni sono come i lunghi discorsi, i primi non le legge nessuno, i secondi non li ascolta nessuno”, le autorità sogghignano. Dopo il breve intervento del Presidente segue quello del Generale Valotto e dell’Assessore Cadeo, in rappresentanza del Sindaco. La cerimonia si chiude con gli onori al Primo Tricolore e lo svuotamento del piazzale tra la commozione dei parenti e la curiosità degli altri convenuti, italiani e stranieri.
Al termine della cerimonia, è seguita l’assemblea dei soci dell’Associazione, i quali hanno votato per il rinnovo dei 13 membri del Consiglio Direttivo. Di seguito i risultati delle votazioni: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Cognome SOAVI CATUCCI GRASSO ZACCHEO TANZARELLA CORNACCHIONE MASSOLA GATTO D’AVANZO OLIVINI
Nome Giancarlo Mirko Marco Antonio Leonardo Carlo Emanuele Maurizio Antonio Marco
Corso Fumi II Platone II Ex C.te Turinetto I Ferrari II Turinetto I Ferrari II Turinetto I Musso II Platone II
Voti 84 80 67 63 57 55 49 47 46 43
11 12 13 13 14 15 16 17 18 19
Cognome MANGILI PARENTE FICAI VELTRONI ZANELLI PORCEDDA CANTARELLA CATANIA MARANZANA SANTORO DI NATALE
Nome Giulio Emilio Giuseppe Fabio Marco Francesco Stefano Lorenzo Augusto Vincenzo
Corso Platone I Turinetto Fumi I Turinetto Turinetto Turinetto Turinetto Del Din I Turinetto Fumi II
I I I I I I
Voti 42 40 39 39 33 30 18 4 3 1
Il nuovo Consiglio Direttivo, lo scorso 2 aprile si è riunito per assegnare le cariche e ha preso le seguenti decisioni: Presidente: Zaccheo Antonio Vicepresidente Vicario: Soavi Giancarlo Secondo Vicepresidente: Mangili Giulio Tesoriere: Catucci Mirko Segretario: Olivini Marco Comitato esecutivo: Zaccheo A., Soavi G., Catucci M., Olivini M., Tanzarella L. Nicolis Alberto
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L’eco di Giulio Cesare Torneo Interscuole – Venezia 2011 …per non dimenticare
Atletica Sabato 26 febbraio. Le gare cominciano con questa sequenza: 100m maschili, 100m femminili, salto in alto, 1000m maschile, 1000m femminile, finale 100m maschile e femminile, staffetta 4x100m. Prima dell’inizio delle gare i nostri atleti sono tesi, ma la tifoseria è lì per tranquillizzarli e caricarli al tempo stesso; degni di nota sono stati i balli di gruppo degli atleti della Teuliè (wakawaka, YMCA, e molti altri…) giusto per non dimenticare il nostro ineguagliabile stile che contagia Douhet e Morosini (grazie Peco e Zukki per le casse!!!). Per i 100m maschili vediamo schierati l’anziano Filippo e il kap’s Bronzi (Forrest Gump). L’anziano, debito dell’esperienza accumulata nel precedente torneo interscuole, domina la gara, sia nella fase batteria sia nella fase finale, chiudendo al primo posto con una medaglia d’oro e un record personale; per il cappellone solo tanta esperienza da sfruttare nel prossimo torneo. Nei 100m femminili troviamo i cappelloni Abis e Gasparini che forniscono alla scuola punti preziosi con una medaglia di bronzo. Nel salto in alto gareggiano l’anzianissimo Canciello (detto ‘’Bufalo’’) e lo scelto “Scureza” Spinelli che riesce a portare a casa un quarto posto.
Nei 1000m esordisce una promessa dell’atletica Teuliè il cappellone a vita “the African” Felici accompagnato dal più esperto anziano Carlin (‘’Bender’’); una gara emozionante che vede l’anziano lasciare la medaglia più prestigiosa al kap’s, che si prende il lusso di esultare verso la tifoseria ancora prima di aver tagliato il traguardo. Nei 1000m femminili troviamo i cappelloni Micale e Conti. Anche qui portiamo a casa la medaglia d’oro grazie a Conti e tanti punti preziosi. Staffetta 4x100m: anziano Filippo, scelto Spinelli e i kap’s Bronzi e Zarrelli. Gara brillantissima anche se, causa stanchezza, bisogna accontentarsi di un quarto posto. Al termine delle gare risultiamo secondi solo alla Doueth a causa dell’ultimo posto ottenuto nella staffetta. P.S. MESSAGGIO PER CARLA: grazie per aver creduto in noi fino alla fine… Ora puoi allentare la cinghia e farci fare meno botta durante le lezioni di educazione fisica. Basket Carichi dei saggi consigli del sergente Majmone la squadra scende in campo sulle note della musica di “Space Jam”. Si parte contro il Morosini e dopo una partita dominata grazie alle intuizioni della cappella Rognoni (detto “nonno”), le triple dell’anziano Pecoraro e dell’anzianissimo Colosimo (Fuffolo) veniamo agganciati sullo scadere da un tiro che non sarebbe dovuto entrare…. Nei tempi supplementari non bastano i punti delle cappelle Raab (detto “kartofenn”) e gli scatti del kap’s Caruso quindi iniziamo con una sconfitta. Il match contro la Douhet è solo una formalità: basta la presenza di Naso (scelto Jervolino) e l’intervento dell’anziano Piazza per archiviare la partita con una vittoria. Il meglio viene dato contro la Nunziatella, qui si assiste ad una vera e propria battaglia dove lo scelto Spinelli, anche quando si era sotto di parecchi punti non smette di credere nella vittoria.
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L’eco di Giulio Cesare Numerose le perle di saggezza dell’anzianissimo Colosimo e le palle recuperate da Rognoni. Ma alla fine è il tabellone a parlare e proclama la vittoria della Teuliè. Tutti festeggiano come la vittoria più bella di tutte le vittorie, contro i nostri cugini che due anni fa ci sconfissero nel peggiore dei modi : con una tripla allo scadere. Ma oggi è un altro giorno e a cantare siamo noi!!! Da notare è l’accanimento dell’anziano istruttore Capozzi contro “quelle maledette zak della nunziazak!!! Si ringrazia il sergente Majmone che sentiva più di tutti queste partite e non si è mai tirato indietro neppure quando c’era da criticare le scelte dell’arbitro. Degno di ringraziamento è l’ex allievo Salvatore Celozzi (Del Din I) che non si è perso un allenamento di basket per fornire alla squadra utili consigli. Grazie Sasà!
Pallavolo
Pomeriggi estenuanti passati in palestra ad allenarsi e a faticare impegnandosi, osservando rigorosamente le precise e sagge indicazioni del “mister” Pasquale, per costruire una SQUADRA. È così che ci siamo preparati per il 24 febbraio quando, lasciandoci alle spalle il cielo grigio di Milano, siamo partiti per una nuova avventura: interscuole Venezia 2011. Non facciamo neanche in tempo ad accorgerci che già siamo in campo, uniti, insieme; pronti a dare il meglio di noi: siamo una vera squadra decisa a vincere per il prestigio della Teuliè. Emozionati e determinati abbiamo iniziato il torneo e, ignari di chi avevamo di fronte,conquistiamo la prima vittoria bastonando malamente i padroni di casa, grazie alle impeccabili alzate dell’anziano Masina e del cappellone Ricchello che servono il cappellone Divan. Dopo la partita contro il Morosini ci ritroviamo ad affrontare la Nunziatella che, nonostante l’agguerrito tifo e l’indiscussa abilità della nostra squadra, ci strappa la vittoria al termine di un’estenuante ed emozionante partita: non bastano le schiacciate della cappella Rinaldi e le difese dell’anziano De Venezia (Zukkina), dell’anziano Antònica (detto Sfinkia) e della cappella Monteduro; solo tanta esperienza per i cappelloni Mascara e Conti. La delusione di una così amara sconfitta si fa sentire in campo contro la Douhet che, riuscita a vincere un set, pensa di avere la partita in pugno: non tengono però conto del fattore G……GALLARATI TOMMASO (Gallapesc’) che trasforma in punti tutto ciò che viene prodotto dalla squadra, bucando il campo e le mani agli avversari. Necessaria la presenza fuori ed in campo della bandiera della squadra: l’anzianissimo Sasà Orefice in arte Dandy che passa l’intero riscaldamento a
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L’eco di Giulio Cesare prepararsi i capelli per poi entrare in campo con le ginocchiere abbassate come tattica. Il torneo si conclude infatti con una vittoria al tie-break ed un più che meritato secondo posto. Buoni propositi per “Napoli 2013”…il fatto è che a noi della pallavolo il secondo posto ci sta molto stretto perché non siamo abituati a lasciare il primo posto a nessuno né tanto meno ai nostri cugini della Nunziatella. Concludo ringraziando l’ex Allievo Barchitta per il suo supporto durante l’anno e avvisando che gli allenamenti per la conquista della medaglia d’oro del prossimo torneo sono già iniziati!!! Nuoto Ultimo giorno di competizioni: specialità nuoto. L’atmosfera è incandescente: dai risultati di questa gara dipendono le sorti della vittoria del torneo. Tutti gli altri atleti hanno dato il massimo e attendono con ansia i risultati della squadra di nuoto. Sugli spalti c’è silenzio si aspetta la partenza: “a posto…via!”. Inizia il formidabile tifo della Teuliè che sovrasta gli altri cori e riesce a farsi sentire fin dentro l’acqua. Ogni nuotatore affronta la sua gara con grinta e cuore. Si parte con i 50m dorso e la Teuliè vanta l’esperienza dell’anziano istruttore ”Cammello” Gugliuzza che per l’occasione indossa gli zoccoli da nuoto. L’anziano viene accompagnato dalla cappella Ugo Fantozzi “Spedicato”. Punti preziosi guadagnati dai dorsisti. 50m Stile con lo scelto Ceruti (il Pota) e la cappella Lombardi che si infortuna dopo una falsa partenza di un nuotatore della Nunziatella. Altri punti ma nessun podio. 50m delfino con le prodezze dell’anziano Iervolino, forte dell’esperienza accumulata nel precedente torneo, e della cappella Anghileri. Sfortunatamente a causa di problemi tecnici l’anziano Iervolino non si qualifica primo…e neanche secondo……… Quarto posto per la cappella. Nei 50 rana troviamo l’anziano “A cì, Farmè” Farneti ed il caposcelto Barcucci (bug’s). Altri punti ma ancora nessun podio. Inaspettatamente invece le sorprese arrivano nei 50 stile e 50 rana donne. Infatti nello stile domina la Teuliè con la presenza della cappella Raucci che porta a casa la medaglia d’oro, accumula esperienza grazie ad un quarto posto Nardiello; invece nella rana otteniamo sia l’oro che l’argento conquistati rispettivamente dalle cappelle Picchi e di nuovo l’instancabile Raucci dai “grandi polmoni”. Staffetta: ultima gara, partecipano l’anziano Giampietro (giampy), l’anziano istruttore Gugliuzza e le cappelle Lombardi ed Anghileri. Le mani toccano le piastre d’arrivo: è finita. Grande soddisfazione per la squalifica della Nunziatella, i cui allievi erano troppo occupati ad insultare per stare attenti a quando tuffarsi. Seconda classificata nella graduatoria complessiva, la Teuliè si è dimostrata prima in assoluto nel sapersi divertire e nel saper affrontare le competizioni con entusiasmo e fairplay.
DULCIS IN FUNDO…Al termine di questo torneo, facendo due calcoli ci accorgiamo di essere arrivati ad un soffio dalla coppa (solo per 7 punti!!!). Ma anche questa notizia non ha minimamente scalfito la nostra voglia di festeggiare e di far vedere che siamo i migliori non solo nello sport ma anche nelle gare di ballo improvvisate (grazie Giampy per la vittoria!!!). “PECO ANN’ PAVA’ TUTT COS’”…All’interscuola di 2 anni fa al termine del torneo due cappelloni si fecero una promessa: promisero che ciò che era successo (arrivare ultimi) non andava assolutamente d’accordo col modo di fare che gli anziani ci avevano insegnato. Giurarono vendetta, giurarono di far capire alle scuole militari chi fossero i migliori e giurarono di umiliare la Nunziatella in ogni singolo sport soprattutto nella pallacanestro e così e stato. TUTTI IN ACQUA!!! Al termine delle gare di nuoto noi della Teuliè abbiamo pensato bene di farci un tuffo e…detto fatto tutti in acqua compresa la prof!!! Un doveroso ringraziamento va a tutto il personale che ci ha accompagnato: in particolare gli allenatori, gli autisti (grande Nando, Di Dio e Rosa), al fotografo Faso, e tutti gli ufficiali e non. ASPETTANDO NAPOLI 2013…Il prossimo torneo si disputerà a Napoli dove i “giganti del passato” sono riusciti a portare a Milano la coppa, ciò vale da memento per i kap’s del Paglia: giovani sapete già che fare… sino&galla
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L’eco di Giulio Cesare Le cinque giornate di Milano: storia d’Italia, storia della Teulié Fu un avvenimento fondamentale per la futura nascita dello stato unificato italiano e sebbene ai più sia nota la vicenda in sé e per sé delle cinque giornate di Milano, è bene chiarire come la Scuola Militare di Milano diede il suo contributo alla liberazione della città, merito che gli valse e gli vale tuttora l'onore di custodire il primo tricolore milanese. Calandosi nel contesto storico della Milano dell'epoca è bene ricordare come la Teuliè, allora Collegio di San Luca, fosse una roccaforte austriaca nel cuore del capoluogo meneghino. Nonostante la sua appartenenza formale e istituzionale all'impero asburgico, la Scuola covava in seno il germe del patriottismo nelle persone dei suoi allievi e dei suoi professori (vale ricordare come il Foscolo fosse stato insegnante di italiano nella nostra scuola). Sotto il comando di ufficiali austriaci infatti crescevano adolescenti italiani che seppero prendere posizione allo scoppio dei moti del '48 a Milano. Quando i ribelli milanesi giunsero ad assediare le porte della Scuola, ai ragazzi fu messa davanti una scelta: servire l'invasore austriaco o disertare e coalizzarsi con i patrioti. La storia qui si confonde e le testimonianze di uomini presenti agli avvenimenti si intrecciano smentendosi, annebbiate dal tempo e dal momento che si stava vivendo. Unanime però è il giudizio sul comportamento eroico dei cadetti che, pur di non combattere contro propri fratelli italiani decisero di deporre le armi e non si schierarono al fianco degli ufficiali tedeschi. Come riporta l'allora comandante della Compagnia Cadetti, cap. Severus, una volta che l'edificio fu liberato dagli austriaci un gran numero di cadetti era intenzionato ad unirsi ai partigiani milanesi, ma per la loro nobile origine e per la vicinanza delle famiglie con gli ambienti austriaci, furono gli stessi ufficiali a trattenerli onde evitare ritorsioni da parte dei militari dell'aquila bicefala. Così il 22 Marzo allievi e soldati lasciarono la caserma del Collegio di San Luca, per non farvi più ritorno. Mentre gli uomini in marcia si dirigevano verso il confine austriaco i nostri ragazzi assistettero alle peggiori barbarie che la guerra porta con sé, ma i valori che una tradizione secolare instaurava ed instaura tuttora nei petti dei ragazzi non li fece stare zitti. Un esempio è il caso dei fratelli Di Rudio. Quanta differenza c'è tra un atto eroico e un atto civile? Nessuna se la tua educazione ti porta a compiere un gesto straordinario, non tanto per apparire importante agli occhi dagli altri, ma perchè spinto da necessità, da una voce interiore che ti obbliga a fare la cosa giusta. Quando il cadetto Carlo Di Rudio assistette impotente ai soprusi che i soldati Croati perpetravano contro donne e bambini italiani, questo sentimento di ribellione, di giustizia, questo valore insito nei cuori di chi rinuncia a tutto per sacrificare se stesso in nome di un astratto come la Patria, ad un certo punto scoppiò; dopo l'ennesimo atto di crudeltà di un soldato croato nei confronti di una donna inerme, i cadetti Achille e Carlo Di Rudio uccisero il soldato squartandolo a baionettate, correndo il rischio di venire giustiziati per aver assassinato un soldato di sua maestà l'imperatore.
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L’eco di Giulio Cesare Ma quel gesto era solo l'inizio; una volta giunti a Vienna, a tutti i soldati fu data la possibilità da parte del Maresciallo Radetzky di riaffermarsi nelle file dell'esercito asburgico, ma molti dei cadetti rifiutarono e la stragrande maggioranza di essi fece ritorno in patria per arruolarsi tra le file dei partigiani e portare così il loro contributo alla liberazione dell'Italia. Qualcuno potrebbe chiedersi che senso abbia riportare alla memoria storie e vicende avvenute ormai più di 150 anni fa, ma come dice il proverbio latino Historia Magistra Vitae. Non solo la “Storia” con la S maiuscola, quella che si studia sui manuali e che si porta per i compiti in classe, ma quella che tanti giovani come noi hanno contribuito a creare, senza l'ambizione di una medaglia o di essere ricordati dai posteri, ma solo per la voglia di cogliere il momento, di vivere la vita fino in fondo e non di stare a guardarla mentre ti passa avanti.
Questi ragazzi straordinari sono di insegnamenti a noi, uomini normali, di come basti poco per diventare eroi: basta esserci sempre, senza pigrizia e senza scorciatoie, basta farsi trovare pronti quando la Storia viene a bussare alla nostra porta. Marco Tirabassi Marinetti I 2005-08
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L’eco di Giulio Cesare Allievo Poesia proposta al Rapportino da Tommaso Gallarati, Anziano del Corso Serafino.
“Allievo” è una condizione precaria che dura solo un momento della vita. “Allievo” è un cambiamento radicale che investe e trasforma nella rinascita. L’umano nasce libero e nudo; affidato a genitori e insegnanti si veste di responsabilità Per affrontare il mondo. Adolescente è ronin, senza padrone e affronta l’avventura della vita; trovando un Maestro incontra l’ideale e diventa samurai: “uomo che serve”. Così uccide il Maestro, diventando adulto, senza più padre, ma con qualcosa da fare, Qualcosa da dare, il suo servizio All’Universo, al Tutto, a Dio. Allievo non si è più diventando guerriero Contro ogni negatività del mondo, ma i maestri del Passato gli sorridono E su nubi rosa lo incontreranno ancora. L’iniziazione dell’allievo è un passo Sulla Via della Conoscenza. Possa ogni Maestro del mondo Continuare a sorridere all’ex-allievo. da Kyu Shin Do – aprile 1997
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Osare e Durare Addio al banco
Tradizioni Non tutti sono in grado di capire certe poesie…
Poesia dedicata dal caro Giuseppe Ficai Veltroni agli Anziani che si apprestano ad affrontare la Maturità
Noi ti lasciamo,vecchio e caro banco su cui passammo lieti e tristi l'ore perchè tu caro banco ci capivi per il timore dell'interrogazione. Il greco il latino uff che noia quando il bel sole fuori ci chiamava tutti i giorni durava questa storia e la lezione non finiva mai Spero di noi non ti lamenterai per quattro sgorbi o quattro disegnacci anzi per questo ti ricorderai di questi un po' vivaci ragazzacci Con le nostre speranze e desideri così verso la vita ce n'andremo ma stai pur certo vecchio amico d'ieri giorno verrà che ti rimpiangeremo Sol chi non lascia eredità d'anziano poco la tradizione nutre nel cuore. Or le cappelle non son piu' cappelle e i racchi cappellon fan da padroni! A egregie cose il forte animo accende la TRADIZIONE e superiore e bella e santa, fanno al cappellon la SCUOLA che la riceve: Io quando nuovo ammesso qui dentro entrai tremante e pauroso, solo, reietto, degli anzian zimbello scioccato, pesto canzonato e mesto ogni cosa provai con molto affanno! Pur non rimpiango questi dì passati allorché saldo il braccio e forte il cuore qui mi forgiavo con l'anzian tremendo! Ma te beata, entro te stessa‘ ascoso il fiero spirto serba o TRADIZIONE di noi ultimi anziani, ultimi forse da che le vietate opre e l'alterno avvicendarsi delle umane sorti ogni diritto a noi permesso un tempo, togliesti, e tranne la memoria, Tutto.
Questi ricordi or li mandiamo al bando e quindi ti saluta il MATURANDO Giuseppe Ficai Veltroni FUMI I 1941-43
Giuseppe Ficai Veltroni FUMI I 1941-43
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L’ex Allievo di servizio Sotto le stelle afghane Racconto dell’esperienza in Afghanistan di un nostro caro ex allievo, Cap. Antonio D’Avanzo corso Musso II
Avrò impiegato circa 10 minuti, prima che i miei occhi si fossero realmente abituati a quell’immenso manto di stelle che copre la Base di Herat. Dopo il tramonto le luci artificiali son spente, non vi sono riferimenti luminosi se non il bagliore delle miliardi di stelle afghane… Paradossalmente, cosa più unica che rara in Aeronautica Militare, ero stato messo a conoscenza con molto preavviso, che sarei partito per la mia prima esperienza fuori dai confini nazionali, presso il Quartier generale di Kabul, in Afghanistan. Addirittura 8 mesi prima del
giorno della partenza, ma solitamente si viene taskati per queste “passeggiate estere” solo qualche settimana prima, giusto per darti il tempo per gli ultimi preparativi, documenti vari da consegnare, vaccini e altro. La mia fortuna è stata dover dare il cambio ad un mio collega di Reparto, quindi tutto in casa. Fatto sta che sono stato comunque pienamente travolto dall’emozione, dall’apprensione e dalla paura “di dimenticare qualcosa”, scordare qualche passaggio, durante i preparativi. Durante il viaggio, le domande che mi ponevo erano sempre le stesse; avrò preso tutto? Avrò portato tutto il necessario? Quando riuscirò ad avvertire casa che sono arrivato? Cosa troverò al mio arrivo? Cos’è quest’Afghanistan, così lontana da casa, ma resa così vicina dai mezzi di comunicazione, TV e Internet. Finalmente potevo guardare coi miei occhi un posto dove gli occhi di altri non possono arrivare facilmente. Si dice sempre che l’Afghanistan è “la guerra”. L’Afghanistan è semplicemente una terra immensa e bellissima, abituata da decenni ad essere sottomessa. Ma l’Afghanistan non è “la guerra”. Arrivato a metà ottobre del 2009, ho trascorso i miei primi 40 giorni afghani a Kabul, con l’incarico di Ufficiale di collegamento per il nostro Uav (Unmanned aerial vehicle), il Predator, l’aereo senza pilota, la nuova frontiera dell’Aeronautica Militare. A Kabul erano presenti più di 2000 militari di 26 nazioni diverse, attività no-stop 24 ore al giorno, una bellissima esperienza che mi ha permesso di confrontarmi con colleghi, diventati in seguito amici, provenienti da varie parti del mondo. Tutti con esperienze diverse, ma ci accumunava la convinzione che stavamo comunque facendo qualcosa di importante, ma davvero importante, anche se non propagandato o reso particolarmente pubblico. All’atterraggio all’Aeroporto Internazionale di Kabul, il 12 ottobre 2009, la prima particolarità che ho osservato, è stato il cielo limpido, un sole forte e possente, neanche una nuvola in cielo. Spesso si pensa che quando si parla del tempo è perché non si hanno argomenti più interessanti da trattare... e probabilmente la stragrande maggioranza delle volte è così. Ma stando in Afghanistan secondo me questa regola non vale.
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L’ex Allievo di servizio Durante il mio periodo di missione, ho trascorso anche i famosi “120 giorni di vento”, ovvero quel periodo di tempo che prevede giornate di vento costanti... Un vento che potrebbe essere piacevole durante il giorno perché potrebbe mitigare un po' il caldo tremendo di questi giorni ma effettivamente non è così visto che sembra di avere costantemente un phon acceso di fronte al viso... A volte non fa proprio respirare. Comunque anche chi si trova in Italia può provare questa sensazione: prendete un phon; accendetelo al massimo della velocità e al massimo del calore e puntatelo verso la vostra faccia... ecco, la sensazione che provate è la stessa che proviamo noi durante il giorno. Il vento rende il clima meno umido e quindi la percezione della temperatura non è influenzata dal tasso di umidità; ma questo non vuol dire che non faccia caldo!!! Mi fanno ridere le persone che quando sentono che sono in Afghanistan e dico che fa caldo mi rispondono "per fortuna è un caldo secco, qui da noi è caldo umido quindi si sta peggio"... cosa???? Il caldo è caldo!!! In Italia ci sono 30 gradi ma l'umidità ne fa percepire 40? Ok, qui l'umidità varia poco la percezione, ma partiamo da una temperatura che segna 48 o 50 gradi!!! Vi assicuro che il sole BRUCIA. La mimetica diventa caldissima, quindi immaginate come è il corpo... E io mi reputo fortunato visto che ho la fortuna di passare gran parte del tempo in ufficio (con l'aria condizionata) e che quando esco riesco a muovermi cercando le zone d'ombra. Immaginate quei poveretti che stanno in ralla, ovvero sulla torretta del mezzo, dove il sole picchia in maniera costante, sei circondato dai pezzi metallici del mezzo che diventano praticamente incandescenti, dove non puoi metterti un cappello a falda larga che faccia da ombrellone, ma hai in testa l'elmetto... E se poi tutto questo non bastasse vogliamo ricordare della quantità di polvere che arriva in cima al mezzo quando percorri strade che non sono asfaltate? Quindi parlare di tempo qui in Afghanistan significa parlare di vento, di sabbia, e di tanto caldo. Successivamente, verso la fine di novembre sono stato trasferito presso l’Aeroporto “Camp Arena” di Herat, capoluogo della Provincia di Herat, dove il nostro contingente italiano è a capo della regione Ovest dell’Afghanistan. Sicuramente non sono arrivato in Afghanistan con la convinzione di trovare una cultura simile alla nostra, né tantomeno di riscontrare abitudini e modi di dire uguali ai nostri... Ecco, dopo aver trascorso ben 8 mesi in quella terra, posso tranquillamente dire che bisogna vivere l’Afghanistan per rendersi davvero conto della vita che si trascorre a casa. La famiglia ti aspetta a casa, ma... ? Ma la sensazione che ti lasci dietro è un'altra: in Afghanistan lasci il cuore. Quella gente, che sembra vivere normalmente, ha un profondo bisogno d’aiuto. Parti con la voglia, forse il bisogno di tornare. E di vedere che qualcosa sia cambiato. Questa missione ha il suo prezzo doloroso. Un ragazzo afghano che lavorava in Base, mi ha regalato un disegno fatto dal figlioletto, con una frase che tradotta vuol dire: “Buon Viaggio Ragazzi, Grazie per Quanto Avete Fatto.” Ecco perché l’Afghanistan cambia la gente. Perché una volta che sei lì ti rendi conto di tante cose: la più importante di tutte è che questa gente non ha nulla. Incredibilmente, ci si rende subito conto che la nostra presenza non solo è necessaria, ma è indispensabile. In un modo o nell’altro, costruendo una scuola, proteggendo uomini, donne, bambini da terra e dall’alto… ecco che si ricostruisce qualcosa per loro. E intorno a te mille, duemila, tremila e più persone che INDISCUTIBILMENTE, SENZA LA MINIMA OMBRA DI DUBBIO LA PENSANO COME TE. E non importa se il cuore sia spezzato dal dolore per la perdita di un collega. Il giorno dopo si ricomincia, una sola certezza: UN GIORNO QUESTO POPOLO TROVERA’ PACE E LIBERTA’. LAVORIAMO PERCHE’ QUEL GIORNO ARRIVI PRIMA POSSIBILE.
Cap. Antonio D’Avanzo Musso I 1998-01
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Bacheca Una iniziativa di successo per la formazione degli allievi e non solo Conferenza con il Dott. Luca Majocchi presso la Scuola Militare Teulié Il giorno 12 gennaio u.s. si è svolto a Scuola un evento dedicato agli Allievi, ma, ad un’analisi più approfondita, molto interessante anche per noi Ex. Il dott. Luca Majocchi, di cui riporto alcune brevi note biografiche, è stato invitato dal Presidente della nostra Associazione, Antonio Zaccheo, a tenere una prolusione al Battaglione Allievi su svariati temi riconducibili al mondo del lavoro. Luca Majocchi (Monza, 1959) è laureato in Fisica. Inizia il suo percorso professionale come ricercatore presso il CNR, dal 1982 al 1986. Nel 1987 entra a lavorare alla Pirelli Informatica come responsabile dei sistemi informativi avanzati, passa poi al settore cavi fino al 1990. Lavora dal 1991 al 1996 per la società di consulenza aziendale McKinsey. Nel 1996 entra a far parte di Credito Italiano con incarichi crescenti (Direttore Private Banking, Condirettore Centrale, Direttore Centrale), fino ad assumere il ruolo di Direttore Generale a soli 40 anni. Dal 2000 passa alla Capogruppo Unicredito Italiano con il ruolo di Vicedirettore Generale e nel 2003, dopo aver portato a termine il progetto di riorganizzazione "S3" che prevedeva la nascita delle tre attuali Divisioni del Gruppo (UniCredit Private Banking, UniCredit Banca d'Impresa e UniCredit Banca), diviene Amministratore Delegato di Unicredit Banca, la Banca retail con oltre 2.750 sportelli in Italia. Dal 2003 al 2009 guida la società torinese Seat Pagine Gialle. Attualmente guida, con alcuni soci, la società di private equity Meccano S.p.A. Più che di una conferenza, si è trattato di una chiacchierata a tre fra il Dott. Majocchi, il Col. Maurizio Patanè, Comandante della Scuola, e il nostro Presidente, che ha efficacemente stimolato la discussione con alcune domande mirate. Il primo tema affrontato è stata l’esperienza del Dott. Majocchi nell’Esercito, in particolare negli Alpini. Erano i tempi del servizio di leva, quando giovani di tutte le estrazioni sociali e di tutti i livelli culturali si ritrovavano sotto le armi, ad occuparsi di attività talvolta non coerenti con il loro background. Al dott. Majocchi fu invece assegnato il compito di sviluppare un software di simulazione dei risultati delle esercitazioni, che permettesse di valutare rapidamente (pochi minuti invece di ore) le conseguenze delle mosse degli schieramenti sul campo di battaglia. Si trattò di un’attività che allo stesso tempo esaltava le competenze acquisite durante gli studi universitari a tutto beneficio dell’Istituzione, e forniva a lui stesso un’ottima occasione di crescita. Altro aspetto evidenziato dal brillante ospite è stata la peculiare forma mentis con cui venne a contatto nell’Esercito, caratterizzata dal rispetto della gerarchia e di procedure rigorose, nonché dal forte accento che viene posto sul senso del dovere. Caratteristiche analoghe si ritrovano in alcune strutture formative come i collegi (il dott. Majocchi ha anche accennato ai suoi studi presso i Gesuiti) e in organizzazioni civili come le banche. Tutto ciò vale a dimostrare, a mio parere, la validità dell’esperienza militare ai fini educativi e di costruzione del carattere di un individuo, purché condotta sotto l’egida di una leadership efficace e lungimirante, che sappia valorizzare le risorse a disposizione (e qui la parola chiave è “purché”…). Il tema forse più rilevante affrontato dal dott. Majocchi ha riguardato l’attuale situazione economica e il suo impatto sul mondo del lavoro. Ha usato toni estremamente realistici per dipingere a tinte quasi fosche uno scenario in cui il costo della vita è elevato e il livello retributivo medio è limitato dalla pressione di una concorrenza globale sempre più accesa. Ha distinto in modo efficace il problema della precarietà da quello della ricerca del lavoro stesso: la precarietà, intesa come mobilità, possibilità di cambiare lavoro con frequenza elevata per iniziativa propria o altrui, non sarebbe particolarmente negativa in quanto tale, se le condizioni al contorno rendessero agevole trovare un valido impiego alternativo in tempi brevi. Il problema è evidentemente che il contesto, in particolare in Italia, è ben diverso. Per la prima volta dal dopoguerra le generazioni che si stanno affacciando ora al mercato vedono seriamente messa in dubbio la possibilità di migliorare il loro tenore di vita, al contrario di quanto succedeva ai rispettivi padri e nonni.
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Bacheca Gli argomenti successivi sono stati quindi l’occasione per fornire utili consigli all’uditorio sulla gestione della propria carriera, sempre traendo spunto dal vissuto del relatore. Le scelte, sia di studio che di lavoro, devono essere dettate dalla passione per quello che si fa, ma con un occhio attento ai benefici materiali attuali e potenziali che ne derivano. La grande sfida consiste nel fare ciò che piace ottenendo una remunerazione gratificante, senza svolgere un’attività sgradita solo per denaro o un’attività appassionante ma poco redditizia. In particolare, le scelte dell’indirizzo e del livello di istruzione dipendono dall’orientamento che, sin dall’inizio, si vuole dare al proprio percorso professionale. Alcuni corsi di studi, come quelli in matematica, mirano a fornire più un habitus mentale che delle competenze specifiche, quindi lasciano aperte molte porte ma non conducono a un’attività predeterminata; altri, come quelli in medicina, tracciano strade ben definite, ma quasi vincolanti. Simili pro e contro si incontrano nella valutazione della durata della formazione: in alcuni ambiti di attività, per esempio la ricerca medica, un dottorato e/o un master sono praticamente d’obbligo; in altri, come quelli industriali produttivi, una laurea triennale o addirittura un diploma di perito possono essere sufficienti. Se ne deduce quanto sia importante, seppur difficile, cercare di riflettere già al liceo sulle proprie ambizioni e attitudini, darsi degli obiettivi ed agire di conseguenza. Ben vengano dunque i consigli che gli “ex” più maturi possono dare ai giovani, le attività di tutoring, le presentazioni e gli eventi come questo, che sono in gran parte mancati agli allievi dei primi corsi della nostra Scuola ai tempi della riapertura. Anche la quantità del lavoro, oltre che la qualità, è importante. Il dott. Majocchi è entrato nei dettagli e ha stimato il tempo medio da lui dedicato al lavoro in circa dodici ore al giorno per venticinque anni. A grandi linee, si tratta di un impegno che equivale a trentasette anni e mezzo del lavoro usuale di un impiegato, ed è fondamentale per spiegare come i successi ripetuti, non fugaci, in qualsiasi ambito di attività, non siano solo il frutto di idee, carattere e fortuna, ma anche di dedizione e fatiche costanti. L’obiettivo dichiarato dell’evento era fornire agli Allievi una maggior motivazione allo studio e al sacrificio in un momento in cui sembra che ne difettino alquanto. L’idea era che l’incontro con una persona di successo, esempio in sè di raggiungimento di traguardi ambiziosi grazie a caratteristiche caratteriali e a un impegno fuori dal comune, potesse costituire un valido stimolo e spunto di riflessione. Il risultato è stato secondo me raggiunto appieno, non solo per tali motivi, che hanno comunque trovato riscontro, ma anche perché il dott. Majocchi ha avuto la non scontata abilità di rivolgersi ai suoi interlocutori con tono al tempo stesso deciso e comprensivo, realistico e incoraggiante, brillante e modesto. Atteggiamento, questo, tipico di un buon manager d’azienda così come di un buon ufficiale, e dunque particolarmente consono al contesto. Concludo con l’auspicio che iniziative del genere si possano ripetere, magari con un pubblico ancora più vasto. Un ringraziamento, non di circostanza ma sentito, va ad Antonio Zaccheo che ha avuto l’idea e introdotto l’ospite dell’evento, e al Col. Patanè che ha autorizzato l’iniziativa e partecipato con spirito arguto, dimostrando con i fatti che le sue parole sul senso di responsabilità nell’educazione degli Allievi non sono semplice retorica, bensì manifestazione di profondo e sincero “commitment”. Giovanni Ardoino Musso II 1998-01
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La Bacheca “Vacanza sci teuliex” Weekend sciistico organizzato il 5 marzo dall’Associazione ex Allievi a Bardonecchia Scarponi?? Ci sono. Tuta?? Nello zaino. Biglietti del treno? Eccoli. Milano stamattina è buia, sono solo le 6 del mattino dato che il primo e unico treno del mattino per Bardonecchia è alle 6.40, eh sì perché è proprio qui che questa mattina mi incontrerò con altri grandiosi (non dico divinissimi perché potrebbe contenere qualche nota di nonnismo a parere di qualcuno) ex-allievi per trascorrere un’allegrotta giornata di sci e divertimento. Comunque torniamo a noi, sono le sei e prendo il pullman, una volta salito vedo gente che va a lavorare e altri che invece tornano dal lavoro (vedi tre bestioni di tre metri di colore che non potevano fare altro che il buttafuori) e tutti mi guardano, così vestito tutto colorato con la roba da sci, e gli sguardi non sono certo tra i più positivi, dall’invidioso, allo scocciato, all’assonnato. Arrivo alla bellissima e spaziosissima stazione Centrale dove mi incontro con un altro “grandioso” ex-allievo Fumi II anche lui di Milano (colui che molto graziosamente e garbatamente mi ha poi chiesto di scrivere questo articolo, e a cui il mio sguardo ammirato di ormai passato cappellone non ha potuto. dire di no e insieme partiamo). Il viaggio va oltre le due ore e mezza ma il tempo scorre velocemente, trascorso a ridere e parlare di esperienze passate, vissute tra quelle quattro mura di corso Italia, con la stessa gioia e lo stesso attaccamento che si prova quando ancora lì ci vivi. Per quanto le nostre esperienze fossero così lontane in ordine di tempo, certi aspetti e certe cose non cambiavano mai e hanno reso il nostro un percorso comune. Arrivati a Bardonecchia ci ricongiungiamo al resto del gruppo ex-allievi: quei lontani allievi di Turinetto, Ferrari, Fumi, Platone, che sembravano esistere solo nei racconti degli anziani ma che invece sono persone in carne e ossa, e che persone! Simpatia e disponibilità unica, e molti già sfoggiavano dall’una alle due tre stellette da ufficiale, e altri, come il nostro amato Presidente, una carriera civile per quanto giovane già invidiabile (dal sottoscritto perlomeno). Ora arriviamo al punto critico, lo sci. Devo dire che sono ormai anni che scio e ho acquistato una certa dimestichezza con questi attrezzi malefici ma divertentissimi, ma degli ski-lift come questi non li avevo mai visti! Dieci minuti e passa con quella cosa rotonda infilata tra le gambe che tra poco diventata parte di te, e un percorso in salita in mezzo agli alberi con a malapena ci passavi con gli sci. Ora rivolgo un appello a tutti gli sciatori, amatori e professionisti: chi per far passare il tempo non si è mai messo a zigzagare o a “cazzeggiare” con le bacchette sullo ski-lift per fare passare il tempo? Beh a Bardonecchia non lo fate perché potreste trovarvi sprofondati in un metro di neve fresca, perdendo lo ski-lift, sorbendovi le risate degli altri, e scoprendo che siete a metà del percorso da cui non potete scendere perché è troppo ripido e di neve freschissima, e siete obbligati a risalire a piedi, sci in spalla per circa 10 minuti. Lo skilift continua a salire, ma voi pensate bene di tagliare subito per la pista che sembra così vicina, se non fosse che a separarvi da lei ci sono più 100 metri di neve fresca dove ad ogni passo sprofondate fino al bacino. Una bella esperienza forgiante e alquanto sudata, per non aggiungere il fatto che naturalmente gli altri sono passati avanti e voi non avete idea di dove andare a cercarli. Il cellulare direte voi, ma quello quando ne hai bisogno decide sempre di non prendere. Dopo una mezz’oretta rintraccio gli altri e mi ricongiungo al gruppo che con sguardo divertito e ridente ti fa la tipica, fastidiosissima, maledetta domanda: “Ma come hai fatto a cadere dallo ski-lift?”. La giornata va avanti tra discese, foto, panini con la salsiccia, bombardini, incidenti vari sulle piste, il tutto sempre nello spirito che ci contraddistingue sempre: allegro, disinvolto, spiritoso, attenti alle buone maniere e alla cortesia, specie in presenza del gentil sesso. Conclusasi la sciata, alcuni ci lasciano, e i restanti continuiamo a fare un giro per il paese, fermandoci in bar e pasticcerie per quello che, almeno per me, sappiamo fare meglio: mangiare. Il sole cala ed è tempo di prendere il treno di ritorno per Milano, saluto e ringrazio tutti quanti, augurandomi di rivederli presto a qualche cerimonia militare o ad un’altra bella iniziativa come questa. Risalgo sul treno con lo stesso ex-allievo dell’andata, che questa volta non spiccica parola, mette le cuffiette e cade nel baratro del sonno profondo, di quello che nonostante la testa cada rovinosamente spezzandoti il collo tu continui a dormire (non era il suo caso perché c’erano i poggiatesta, ma sugli amati Cacciamali verdi questa scena era un classico). Prima di raggiungerlo anche io mi fermo a pensare, a rivivere le emozioni della giornata. Ho conosciuto persone speciali, che hanno condiviso con me un’esperienza altrettanto speciale, che ci lega e ci accomuna, facendo di noi un gruppo, un gruppo forte di quello che ha fatto e di quello che vuole fare; un gruppo in cui ogni componente non nega una mano d’aiuto ad un altro in nome di quello spirito di fratellanza e amicizia che la nostra mamma Teuliè ci ha insegnato. Certo ora queste sono solo parole pompose e scritte bene, ma i concetti sono semplici, e spero che ogni giorno possano diventare sempre più forti e parte della realtà che è l’Associazione. Flavio Barchitta, corso Del Din I
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Bacheca Torneo “Italo Tonati”: una vittoria speciale La duplice vittoria di un torneo calcetto interscuole e della rinascita della Delegazione Campania
Sabato 20 novembre ha avuto luogo il Giuramento degli allievi della Nunziatella e una delegazione di ex allievi Teuliè ha presenziato alla cerimonia e sfilato con il labaro dell'Associazione. Siamo orgogliosi di aver rappresentato l'Associazione in tale circostanza e colgo l'occasione per ringraziare Antonio Landriscina, che da Milano ha recato il labaro qui in Campania, Luigi Ranieri, Fabio Di Nucci e lo stesso Antonio, per aver preso con me parte alla cerimonia. Il giorno successivo, domenica 21 novembre, si è svolto il consueto torneo Italo Tonati di calcio a cinque tra gli ex allievi delle Scuole Militari. La squadra della Teuliè era formata da Luigi Ranieri, Antonio Landriscina, Vincenzo Abate, Luca Esposito, Davide Esposito, Salvatore Cavaliere, Umberto De Luca, Giorgio Migliaccio e il sottoscritto. A causa del ritiro dopo il primo match della compagine morosiniana, si è disputato un incontro unico valido per il titolo: i "Magnifici 9" hanno stravinto il torneo battendo la Nunziatella per ben nove reti a una ;-) Il nostro portierone Luigi Ranieri è stato eletto dai capitani delle tre squadre "Miglior giocatore del torneo". Dopo la premiazione ufficiale ci siamo ritrovati per una cena interassociativa a cui ha preso parte un gran numero di ex allievi Teuliè, che ringrazio per la bellissima serata trascorsa insieme. Da tantissimo tempo qui a Napoli mancava una così grande ed entusiastica partecipazione agli eventi associativi: un affettuoso ringraziamento a chi s'è impegnato con me per la riuscita degli eventi, a chi vi ha partecipato, a chi ha dimostrato grande entusiasmo per la nostra Delegazione! In particolar modo, a nome di tutta la Sezione campana, ringrazio il Presidente Antonio Zaccheo per aver permesso e sostenuto la nostra presenza a tutte le manifestazioni elencate. La distanza geografica dalla Scuola e dall'Associazione si è spesso tramutata in lontananza emotiva e partecipativa, ma le cose stanno cambiando: la voglia di Associazione è tanta e ce la metteremo tutta per continuare proficuamente su questa strada. Un caloroso abbraccio a tutti, Enrico Starace Fumi II 2003-2006
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Bacheca Delegazioni Foto delle cene natalizie organizzate dalle Delegazioni Regionali: grazie ragazzi!
delegazione Lombardia: Gatto M.
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delegazione Veneto-Trentino-Friuli: Zanelli F., D’Avanzo A.
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delegazione Lazio: Parente E.
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delegazione Piemonte-LiguriaValle d’Aosta: Nicola M., Bruno A.
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delegazione Puglia-Basilicata: Campanella W.
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delegazione Campania-Calabria: Starace E.
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