Alb"tt" D"11"Marrnora
ITINERARICDELL'ISCLA DI SARDEGNA VOI-UME SECONDO
traJuzione
In copertina: Anonimo, Fontana cagliaitana,
1'812circa
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.rr.u Ji Maria Graziu Lo.roLi
ILISSC
CapitoloW storico dell'lsola, questa citt) sarebbe stata edificata dai Sidoni; l'autore della cronaca aggiunge che Calmedia era bella e di considerevole grandezza. Nei primi tempi della Chiesa sotto il regno di Diocleziano e sotto il governo di un praeses di nome Alburnio un gran numero di abitanti della citti avrebbero subito il martirio, cosa che coincide col racconto del memorialista citato sopra. E ceno, aggiunge il canonico Spano, che in questa localitd esistesseuna cittd che non pud essere che la Bosa uetus degli antichi geografi; ed d molto probabile che nel Medioevo abbia preso i1 nome di Calmedia, ricordato nel manoscritto e citato da diversi storiografi locali. Aggiungerd a mia volta che il nome di Calmedia o Calameda d usato ancora ai giorni nostri per designare la valle in cui si trovano queste rovine e che nelle due iscrizioni trasmessecidall'anonimo di Bosa si oarla di una chiesa costruita nel 1722e di un'altra restauratanel 1162;egli conferma anche la fondazione della chiesa di San Pietro nel 1073. La citti di Calmedia doveva essere ancora in piedi e la sua decadenza deve rapportarsi a un'epoca posteriore a quelle in questione. Ora, siccome i Malaspina fondarono la nuova Bosa nel 1112, d chiaro che mentre si edificava quest'ultima\a pnrna esistevaancora. A maggior ragione credo quindi che quei nobili marchesi italiani si siano limitati anzitutto a erigere un castello destinato a difendere I'imboccatura della valle e chiamato percid Serravalle; solo gradualmente e a distanza di tempo gli abitanti di Calmedia si trasferirono dall'altra oarte del fiume. E se, diversamente dalle abitudini dell'epoca, cosr'facendo si ar.wicinarono al marc, fu sia perch€ avrebbero avuto meno da temere che in passato gli attacchi dei Musulmani, sia perch6, andando a stabilirsipii vicino alla costa,risultava loro pir) facile dedicarsi al commercio. con la Drotezionedel castello. Si leggerd in un altro capitolo quanto riguarda le comunicazioni che adesso si svolgono lungo la grande strada nazionale tra Bosa e Macomer. Per non interromDere l'esolorazione della costa occidentale,I'itinerario proseguird lungo la costa fino alla citD di Alghero, a 35 chilometri di distanza in linea retta da Bosa verso nordovest. A tale scooo si lascia la cittd
ITINERARIo
CaPitolo W
DETL,ISOTA DI SARDEGNA
dalla parte opposta al fiume e subito si trova una strada abbast^nza ripida che bisogna risalire per pii di mezz'ora; poi il cammino si divide in due: uno prosegue nella stessadirezione e conduce a San Cristoforo di Montresta; l'altro si dirige a ovest dalla parte del mare. Prenderemo prima quest'ultimo, come per arrivare alla costa, ma tenendoci sempre a un'altirudine di circa 200 metri sul livello del mare. Si lasci sulla sinistra i1capo Marargiu e si passaai piedi di un monte dalle forme singoiari, il Monte diTaratta. La cima di questa montagna, chiamata Sa Pittada, d a7l9 metri sul livello del mare; si compone di due vette gemelle, rotondeggianti e in gran parte coperte di bei lecci che formano anche la foresta vicini; In questo posto doveva tenersi un tempo un deposito di neve, dal momento che vi si d conservato il toponimo Sa Neuiera. La cima d I'babitat favorito e abituaie di una grande quantiD di awoltoi che h nidificano e passano le ore della giornata necessariealla digestione quando sono ben sazi; io non ne ho mai contato meno di una quarantina ogni volta che ci sono passato vicino: e devo afiunettere d'esserstato sempre alquanto scorTetto nell'andare a disturbarli a colpi di fucile nella loro fortezza. Ay partengono alle due specie di ar.woltoi,Accipiterfulutts e Accipiter cinereus,la prima conta un maggior numero di individui. E facile descrivere la narura geologica dei monti deila zotts:17,perchE, ^ partte dal punto in cui si arriva a Bosa dalla strada nazionale, dopo la discesa di Suni fino alla Scala piccada, molto vicino ad Alghero, il terreno non cambia na|t)rai d sempre la stessaroccia delle isole di San Pietro e di Sant'Antioco e di molte altre iocalitd dell'Isola, che ho chiamato trachite antica per distinguerla da un'altra pii recente. Questa trachite E una roccia d'origine ignea, gran parte della quale sembra ruftavia essere stata compressa e rimaneggiata in un liquido; di conseguenzaha assunto forme curiose in banchi o piani paralleli, e l'aspetto di tufo o di argillolite; i banchi sono stati poi ricoperti da una colata di lava feldspatlca:rutto cid d) ai monti delle forme a tefiazze e scale. 317. Viaggio,vol. III, pp. 186-187,fig.94
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Dopo aver fatto il giro della Pittada, a occidente si penetra in un terreno boscoso, ai piedi di un grande monte anch'essoa tercazze,detto Monie Manno, ciod "Grande"; i il pir) alto di tuttct il sistemae ad ovest degrada sul mare Da Ii si oassain una valletta con boschi di lecci e qualche quercia ordinaria; il luogo si chiama Minutadas, dal nome di un antico villaggio gid distrutto ai tempi del Fara E ancora in piedi Ia chieii ai San Michele, di cui dice lo storico: Oppidumque Minutades, ubi est insigne templum Sancti Micbaelis de Turrigbesosin iisd'em codicibus menxoratum3ls.Anche in un altro quale dd il nome f,unto egli cita il villaggio di Minutadas, al ro di Alimotasa (Alintotasae seu Minotate)319; infine "lt..tt"ti dice che oeir 1435 il paese fu donato in feudo a Bernardo Sollera per i servigi da lui resi durante l'assedio di Monteleone' bu qt,"tt" .egione si giunge, semPre su un terreno boscoso e disabitato, ai piedi del Monte Cuccu, che sembra da identificare con il Monte Curteo del Fara, e da li, senza che cambi la natLlra del suolo, si arriva infine in un altipiano da cui comincia una discesa ripida e molto faticosa, detta Scala piccad.a, che conduce ad Alghero. Dalf inizio della discesa, iontano pii di cinque chilometri dalla cittd, si schiude una vista imponente, che costiruisceun piacevole diversivo rispetto alla monotona solitudine della regione che si d percorso per otto ore di seguito. Da questo punto si vede la citd di Alghero su una specie di promontorio circondato per tre quarti dai mare e uniio con un istmo a una magnifica pianura, coltivata come un giardino e in parte coperta di olivi Pii lontano, su un altro piano, si distingue molto bene tutta l'entrata e il fondo dello splendido Porto Conte, affiancato a ovest dal colossale capo Caccia, dar pendii ripidi, mentre a est si erge 1l Monte Doglia, dalle forme rotondeggianti. Ma per ora fermiamoci in cima alla Scala piccada, dove ritorneremo subito, dopo aver percorso l'altro cammino che avevamo lasciato a un'ora da Bosa. 318.G F. Fara, De Chorograpbia Sardiniae, cit., p 3T9,G F.Fara, De Rebus Sardois, cit., P 302. 7
CaqitoloW
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altro alloggio accettabile, ero costretto a bussare alla porta di un'altra classe di feudatari ancora intrisi di spagnolismo. Non che marchesi, conti, baroni non mi riseryasserol'ospitalitd con la stessacortesiae la faciliti che E caratteristicadi rune le classi sociali dell'Isola nel momento in cui ricevono un quaiunque ospite sotto il loro tetto; ma non mi riusciva di trovare in loro la cordialid e la franchezza cametatescae soDratfutto alla mano del conte deila Minerva; a questo proposito dird che un giorno, dooo avermi accolto e sistemato come se fossi io il oadrone di casa, si fece aiutare a montare a cavalIo, gottoso come era, se ne andd a caccia,e non ritornd che a sera. Dagli altri, al contrario, non mi sarei porLlto sottrarre a un cerimoniale affettato; in generale,non capivano troppo bene lo scopo dei miei viaggi, delle mie ricerche, delle mie fatiche. Ai loro occhi ero uno di loro, che pii o meno infrangeva le regole; percid mi goardavano con un sensodi compatimento, quando mi vedevano correre, tutto sudato, a una fariaIla, sezionare e preparare "ppr.so un uccello, tagliare delle pietre, riempire ia borsa, e soprattutto portare costantemente da me, sulle spalle, il mio fragile e ingombrante barometro. Il solo merito che potessi avere agli occhi di qualcuno di loro era di avere dei parenti a Corte e di portare il nome di uno dei loro antichi vicer€! II cammino che conduce da Vilianova Monteleone ad Alghero passa per \a Scala piccada, dove ho interrono la descrizione dell'itinerario compiuto in precedenza;vi si arriva in un'ora di strada, da una regione molto accidentata e su un suolo trachitico che forma pianoi e tenazze. A ovest dell'ultimo altipiano, quello da cui parte \a Scala piccada, sulla costa si vede una torre abbandonata dena "di Poglina", e non lontano da li c'd un'ansa presso la quaie sorge la chiesa rurale della Speranza. La piccola ansa d precisamente il luogo d'approdo dei pirati barbareschi che nel 1582 sorpresero il villaggio di Villanova e che furono sbaragliati vicino alla chiesa da Pietro di Boyl. Sempre in questa zona un certo signor Terraneo di Alghero una ventina o trentina d'anni fa raccolsedei campioni di una concrezione di calcedonio bluastro a forma di stalattitee stalagmite,di grande bellezza; d lui che ha fornito i magnifici 271
ITTNERARToDELL'lsoL{ Dl SARDEGNA
irarnmenti che si ammirano nei musei di cagliari e di Torino e quelli spediti ad analoghi Istituti all'estero' Alla sua morte, egii t, potLto nella tomba il segreto che .manreneva attorno al ' luogo preciso in cui trovava quelle belle concrezioni silicee. pe#tt.o, in questa localiti335d possibile trovare altre concrezioni della stessanatura senza the perd abbiano ia magnificenza di quelle raccolte dal signor Terraneo' Discendendo la Scala piccada ci si trova sul cammino da Alghero a Valverde, dov-ec'E una specie di santuario *9L r., to pJpolare nella zona' Una volta esisteva anche il villaggio rr ornoni-o, che adesso tende a rinascere' La chiesa d dedicata alla Yergine Maria e dipende dal capitolo di Alghero; vi si ceiebra tut"tigli anni una festa molto fiequentata, soprattutto dalla gente Jella cittd che dista solo sette chilometri ed d collegita per mezzo di una strada in pianura L'estremitd inferiol d€lla Scala piccada raggiunge la strada alia metd circa della sua lunghezza, per cui, dalla fine di questa faticosa discesae fino ad Alghero, ci sono appena quattro chltometrl di distanza. Fino a tempi assai recenti Alghero d stata la sola fortezza esistentenell'lsola, ma da una decina d'anni la si d quasi completamente sguarnita, privandola anche del personale d'artiglleria che vlera destinato in passato Aggiung-erd^cheuna ipecie di galoppatoio che faceva parte delle fortificazioni fu'in parte demolito per farvi passare una strada e "rt"..r" creare una comunicazione laterale delia porta dei mare con la campagna. La cittd d circoscritta nell'area di una penisola; a est d c5llegata alla terta mediante un istmo abbastanzalargo; la parte della ciui b^gnata dal mare d protetta da bassifondi e da scogli a fior d'acqua, talvolta emer$enti: d accessibilealle navi e llle piccole imbarcazioni solo dalla parte del molo, fortificato con bastioni La parte rivolta a lerta d ugualmente inforzata con bastioni e protetta da un fossato e da un'opera avanzata; tutta questa parte della citta d dominata dalle colline vicine e soprattutto da quella detta di San Giuliano' 335. Viaggio,vol. III, PP 67-187
C'apitoloW Se questa piazzaforte, che Cado V defini bonita por . mi fe, y bien asi.entada("buona, in fede mia, e molto solidaD, porJ* avere ai suoi tempi una certa importanza, questa d notevol_ mente.diminuita per i progressi che ha fano e continua a fare ogni giorno l'arte della guE.ra, soprartuno percid che riguarda le bocche da fuoco. Senza dubbio d per qir"rto motivo che il Governo l'ha, per cosi dire, abbandonata'a se sressa; tuttavia sarebbeprudente mantenere nell'Isola una postazione in cui ri_ fugiarsi nel caso di un colpo di mano, ,ron iJrr,^tt o .t p"i r^i_ vare l'onore delle armi e quello della tandierla naztonale.per " ta_ 19ragione penso che sarebbe prudente non abbanere le mura ,dellacitD e che sarebbe oppofuno adeguarla, in caso di neces_ r:ry[" da rifugio alleiutoriri e agTiarchivi, arto :lA, " .n" runt r resroctefiIsola sarebbealla merc6 del prrmo occupante, Alghero ha soio due porre, una cii reffa e t,atti ii-lmar.; tu prima si trova ad est, l,altra a nordovesr. euella di terra da'ai_ cessoa una delle strade pii lunghe, rettiliirea e in discesaver_ marl,c.on una pendenza aZsaidolce; le ult.. ,ono q,rari 1o..il rutte parallele o perpendicolari a quest,ultima, di modo.t-r" t" crita e attraversata abbastanza regolarmente da vie in gran parte reftilinee. Le case sono costruite abbastanza bene]ma nonostante i prog.ressifani da quando la conosco, anche sotto pulizia ta cittA d lonrana dall,aver raggiun_ lit?i?.ir,p^"i:.della ro rr lrvello otrimale al quale potrebbe arrivare. Per esempio, d interamente lastricatacon pietre, quasi tut_ te ovali, conficcate in terra solo a meta, per cui l,aitra met). sporg.e,a disperto della sabbia che vi si aggiunge sopra ma prima pioggia un oo' forte viene f,onuru via, cosi la_ :T-1ll scranooWoti gli spazi ta le pietre; c\ come se si camminasse piantate net senso det toro asse maggiore. ::"::Ii ?l"j:ifi:oo. 'e strade quasi tutte orzzontari ed essendo Ie altle so"ssenoo lo leggermente inclinate, non ci sarebbe niente di pii facile che provvedere Alghero di una parrient-^zione f-atta con granol iastre o con sanpietrini tagliati espressamente. Cid che si fa a Cag.liari,.dovesi lasilica ."rir"npi"t.ini o lastroni 191tt" cr grantto te strade del Castello,molto pir) in pendenza rispet_ to a quelle di Alghero, dovrebbe indurre il Comune a segulrne L/)
Ilxtne-ruo
Capitolo W
DELL'ISoLA oI S,+noecNa
l'esemoio. Ma si did: nei dintorni di A-lgheronon c'e il granito, mentre Ie citta di Cagliari e di Sassarice l'hanno nelle immediate vicinanze, la prima alla Torre del Mortorio, I'altra all'Asinara. Non consigiierei agli Algheresi di servirsi della roccia trachitica ordinarii (che hinno a San Giuliano), ma vorrei che Dtovasserocon i'arenaria secondaria quarzosa' di origine giuiassica, che compone quasi interamente il Monte Gena a 15 chilometri dalla cittd. Si potrebbe anche provare l'arenaria delle assisesuperiori del Monte del Caporone, che d vicino al mare e ai cui piedi si trova un piccolo approdo detto "Porto Ferro", con la sua torre spagnola, Se, cosa di cui sono pressoch€ sicuro, nei diversi strati ai questa montagna si trova ogni forma di arenaria quarnfeta. in pafiicolare un banco.pii duro di quello della parte inferiore336,non dubito che per la pavimentizione delle vie questa arenaria risulterebbe molto pii adatta in quanto molto meno scivolosaper i cavalli' del granito, "Dato che stb proponendo dei miglioramenti ai responsabili dell'edilizia ad Alghero, mi permenerd inoltre di richiamare la loro attenzione sull'acqua potabile; quella che si beve in citti d piovan a, raccolta in cisterne, ed d impossibile .speraredi trovare buona acqua sotterranea in pozzi arlestani E vero comunque che, a un quarto d'ora di distanza dalla Porta di Ter,u, .'e r.rrr^sorgente d'acqua eccellente e abbondante, detta "il Cantaro": .toJho misuralo il livello relativo aile due localiti, per sapere se l'acqua della sorgente potrebbe arrivare da s€ in citti; d certo perd che con una macchina di piccola potenza e un serbatoio di meno di otto o dieci metri di altezza sr potrebbe trasportare l'acqua del Cantaro-dentro I'abitato, e lnche impiantare delle fontane a zampiIlo. Per quanto sia molto abbondante, questa sorgente non sarebbe in grado di darc alla cittd dei getti d'acqua continui per cui si dovrebbero collocare fontanelle del tipo a colonna con rubinetto, che permetterebbero di reintegrare di notte il consumo d'acqua iano nel corso della giornata; si potrebbe in questo caso fornire anche l'acqua afle navi, che sono costrette ad andare a 336. Viaggio,vol. III, P. 70.
rifornirsene lontano. I vantaggi che ne risulterebbero per l,igie_ ne e la salute degli abitanti sono facilmente inruibili. Aighero d il capoluogo della provincia e della diocesi omonima, ed d sede di un comandante militare Drovinciale: quanto all'amministr azione giudiziar ia, dipende dil Trlbu nale di Sassari.Naturalmente ospita un capitolo e una cattedrale che allo stessotempo funge da parroc-hiale. La chiesa d stata quasi integralmente ricostruita e restaurata, ma il coro d anco_ ntale e quale era una volta nell,antico edificio dei Doria. Le fi_ nestre a ogiva con arabeschi e fogliami datano certamente a partire dal )OI secolo337.All,esterno dell,abside si vede ancora Io scudo dei Doria, con un'aquila eseguita nello stile dell,epo_ ca. Il resto della canedrale d pii recente; vi si contano sedici altari..Fra i pii notevoli sono anzifutto I'altare maggiore, quello del Santissimo Sacramento, in marmo biancoZ forma di tempio con colonne, e quello della cappella di San Filippo. Si pud ammirare anche il puipito in marmo e sopratrLrttoil-mau_ soleo del duca di Monferrato, morto ancora giovane nel 1799, quando era governatore della provincia e della citt) di Sassari; anch'essomarmoreo, comprende figure allegoriche di esecu_ zione abbastanza buona. Il campanile della cattedrale, antico, d altissimo, motivo per cui sono salito spesso in cima durante le.mie operazioni trigonometriche; la vista d perd piuttosto li_ ffitata, perch€ si ha da una parte il mare mentre'da\I'altra, e ciod ad est, si elevano non lontano dalla citti le colline che se_ parano il territorio di Alghero da quello di Sassari. Oltre alla cattedrale, nella cinta della cittd sono comDrese molte chiese,alcune delle quali non sono prive di interesse:ci_ terd quelle del vecchio collegio dei Gesuiti, di Sanu Croce, che un tempo era una sinagoga ebraica, e della Misericordia. prima dell'ultima legge sui conventi, ce n,erano otto ad Alghero e due fuori, uno dei quali era il Convento dei Cappuccini'che si rova vicino ai mare, a un chilometro dalla cini in direzione nord. Nell'abitato sono compresi un piccolo teatro e un casind di leffura; il vescovado non ha niente di notevoie, eccettuata 337. Viaggio,vol. III, p. 142, fig.64
Capitolo
IINERARIo DIILL'lsolA Dl SARDEGNA
all'epiuna r:iazza abbastanzar"gol^it sul davanti Di fronte che mi scooio c'E una casa di atpttto abbastanzapiacevole ha lasciatoun cttriosoricordo' ad Tra le cuindici o sedici volte, almeno' che sono stato casa' questa in Alshero, di sicuro ho alloggiatoa due riprese
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nel 1855:sonoprecis-a-meit:.fl]t t"r"i-s1q,l, seconJa
L'ultlu.r.,i d"l mio primo e del mio ultimo viaggio nell'Isola sul meri-ulrottu ci andai perch€ vi si era aperto un albergo' vi alloggiai to del quale d inu-tileche mi soffermi; ma quando altro. ben nel 1819 rni accadde e visitavo Allora mi occupavo in particolare di ornitologia' il norvegese' scienziato il paese da rurista;mi ero unito ad uno studi per i sttoi nell'Isola venuto o.Lf.rro. Keyser di Cristiana, Bosa e doii g"tf,rgl". iia il mese di aprile; eravamo partiti da per Minutadas' passando Do una qlornam tremenda i cavallo, ad Alghero al rramonro. Siccome allora ia cind era ;;J;#; invitati a considerata alla itregua di una piazzafotte, fummo compagno il mio Dresentarciimme
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confronti deile autoriG, militari sarde non era tenuto alle mie stesseformaliti, dichiard di non accettarei'invito; mandd subiio a comprare pane, formaggio, frutta e vino, e mangid, bevette e se ne andd a letto. Io non osai fare altrettanto; i riguardi che nella mia qualiti di semplice capitano33scredevo di dovere all'invito del signor colonnello govematore non mi permisero, con grande rarnmarico, di prendere la stessadecisione. Dovetti obbedire e, mentre ii mio compagno si rifociilava a piacere, rirar fuod il rasoio, lavarmi, indossar I'uniforme e aspeftarecon calma le nove. Alle nove in punto mi recai dal governatore, ma non era in casa;tornai alle dieci, poi alle undici, stessarisposta; finalmente, yerso mezzanotte, ci andai di nuovo; mi fecero aspettarein strada prima di aprire, e ancora di pir) nell'anticamera, perch€ il governatore stava andando a dormire; poi arrivd, col berretto da notte in testa, in pantofole e vesraglia, per chiedermi con aria sorDresacosa volessi a un'ora cosi insolita: una vergogna infonda{a e sopraffutto l'abitudine al rispeno dei miei superiori mi impedi di dirgli francamente di cosa si trattasse; dissi soltanto che mi avevano mandato a chiamare a suo nome e mi congedai facendogli le mie scuse. A casa dell'arciprete dormivano rufii; nrfte le pone interne erano chiuse; andai ancora un istarlte in cittd per cercare di comprare del pane, perch6 il mio compagno e il mio cane da caccia avevano divorato fino all'ultima briciola e ronfavano tutti e due tranquillamente; le botteghe erano chiuse; come ero uscito, cosi ritornai. Che fare? Dovetti andare a dormire, senza che dalle dodici del giorno prima mi fosse entrato in corpo il minimo alimento, e al cattivo umore di un uomo affamato si aggiungeva il dispeno d'essere stato forse ingannato, o dal canonico che non volle invitarci a cena come si usa, o dal governatore. Il fhtto d che passai, come si dice, una notte in bianco, nonostante ia grande stanchezza della cavalcata del giorno prirna. E siccorne nella stanza c'era soltanto una 338.Nel 1819ero capitanodei Granatierialle Guardie,non essendostato ancora destituito, cosa che avvenne nel 7822per la piega assuntadagli awenimenti politici in Piernonte.
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CapitoloW
ol SeloecN,q IlxEnearo Df:LL'lsot-q.
caraffad'acqua, messa sul comodino, cercai cli tanto in tanto di calmare le crisi e Ie proteste del mio stomaco introducendovi dei sorsi d'acqua come riempitivo. Al primo apparire dell'aurora, mi vestii e uscii in cerca di un qualche venditore di pane, ma trovai qualcosa solo moito tardi; infine, dopo aver prolweduto al piripressante dei bisogni, inzuppando unpo'.il bane nel resto della caraffa d'acqua, corsi a svegliare il mio itloruegesee, ridendo e bestemmiando come un soldataccio, gli raciontai la mia meschina awentura. Facemmo immediaiamente e senza far rumore seliare i cavalli, e uscimmo lnsalutato bospite,in modo che mentre il padrone di casa e i suoi dormivano, noi eravamo gii in cammino per Sassari,non senza ^ver mandato al diavolo il signor arciprete V., in compagnia del signor governatore S.! Oltre il palazzo del vescovo e alla cattedrale, ad Alghero, come d giusto, c'd un seminario. I1 municipio non manca di interesse,sopramlfto esternamente,ma la casavicina, che certamente non brilla per la sua architetnlra, conserya ancora oggi un ricordo storico. Una volta eta i palazzo d'Albis, ora appartenente agli eredi del conte Maramaldo della Minerva, di cui ho gid detto; qui si conserva la memoria del soggiorno di Carlo ^V iuando visitd, nel 1541',Iasua cara cini di Alghero. I fani verifiiatisi durante le due giornate 'metd festa meLi saccheggio', come dice il Valery, hanno un sapore d'epoca tutto particolare. Il primo pensiero dei cinadini d'Alghero all'annuncio dell'arrivo del sovrano fu di raccogliere la maggiore quantiti possibile di viveri da mandare in dono alla flotta che accompagnava I'imperatore; prima di sbarcare il principe accettd una battuta di caciia sul vicino Monte Doglia, dove subito un cinghiale ebbe I'onore di perire per le sue auguste mani. Dopo tale exploit si diresse in cini, ma prima ancora volle fare con la nave i-l giro della parte coi bastioni che di sul mare Davanti al molo era stato predisposto un ponte mobile perch6 Sua Maest) Imperiale potesse scendere comodamente a terra, e lo si era addobbato con ricchi drappi. Le persone che aspettavano ii principe, in quel luogo, credettero che avesse f intenzione di sbarcare in un altro pr-,ntodella riva, e per un istante si spostarono da li; allora 278
i soldati imperiali, si precipitarono sul ponte, lo spogliarono e si ponarono via tufti i tendaggi che lo ricoprivano e l,ornavano. La scena non solo non fece adirare Sua Maest), ma anzi la diverti molto.. Il principe montd subito dopo su un magnifico cavallo che gli era stato appena offerto e con il quale feJe ail,interno il giro delle fortificazioni; poi entrd nela Casain questione, che allora apparteneva a un certo pietro de Ferrera. Li, essendosi affacciato a una finestra che dd su una piazza, Carlo fu l,allegro testimone di una scena, degno complemento di quella del sac_ cheggio del ponte, che l'aveva divertito tanto. Loid"ti spagnoli, scesi a tena con l'imperatore, si misero a inseguire e a-t frlzate con le spade, sotto i suoi occhi, gli animali che erano stati nuniti nella piazza e neile vie adiacenti; cosi, tutto il bestiame che era stato destinaro in dono allaflotta fini sprecato daunasoldataglia sfrenata e avida di saccheggio, libera di commettere quegli"atti di barbarie davanti agli occhi del sovrano. Si racconta inoltre che un ufficiale deiia corte dell'imperatore si rivolse al suo signore per sapere se fosse permesso togliere dalle pareti le ricche tappezzerie di seta che decorava.rJl'inte.no delia casa do_ ve era stato.ospitato, e si aggiunge che Carlo V, rivolgendosi al magistrato che l'accompagnava, gli disse ridendo: ,,Juiado, mira que no bagan dafios estosluegos" ("Giurato, stai attento che questi luoghi non abbiano a soflfrirealcun danno,)339.Tali erano aliora I'estrema indulgenza dei capi, a partire da quello supre_ mo, e la licenza delle truppe imperiali. Non appena una simile scomoda Maesti fu partita, Ia fine_ stra in questione venne accuratamente murata, come d ancor oggi, perch€ non venisse profanata da altro mortale. La casa in cu per quarantott'ore soggiomd il principe, da allora fino a tem_ pi,abbastanzarecenti, ha goduto Oetatido d'asilo. Una catena di ferro, con due paracarri piazzati davanti alla porta d,ingressodei palazzo, serviva da confine e da rifugio alil persone ricercate dalla giustizia o sul punto di esserearrestate dalle forze dell,ordine; iI tempo ha fano tinalmente sparire tutte queste idiozie. 339.G.,Manno,Stona di Sardegna,cit., vol. II, p 166ss.;Valery,Viaggio in Sardegna,cit.,p.243. )7q
ITINERARIO
DELT,ISOLA DI SARDEGNA
Capitolo W
Sul bastione affacciato sul porto, ad Alghero, c'e una terrazza dove sono stati piantati degli alberi e dove gli abitanti si recano a passeggiare.La passeggiatafa quasi il giro dei bastioni, all'altezza delle batterie. Ad est si trova la torre dello Sperone, molto antica, anche chiamata torre Sulis. E il nome di un sardo che prese parte ai moti politici del 1794; egli fu il reggitore e I'arbitro dei destini dell'Isola fino al1'arrivo della corte di Sardegna nel 1799; nonostante le sue convinzioni monarchiche, i nemici riuscirono a rovinarlo; fu presto rinchiuso nella torre in questione, dove rimase prigioniero per molti anni; in seguito fu esiliato neil'Isola aela tvtiaaalena, di fronte alla Corsica, dove mori in etA.avanzatissima. Il porto di Alghero non d fra i migliori; pieno di scogli e di bassifondi, d esposto ai venti e al mare forzaT di ovest e di nordovest;non d quindi troppo frequentato dalle navi di una certa stazza, sia a causa di quanto appena detto, sia perch€ da qualche anno subisce ia concorrenza di Porto Torres. In cambio vi abbondano le piccole imbarcazioni, soprattutto quelle che si occupano della pesca del corallo, di cui questo mare d ricchissimo; nella stagione adatta,ci sono anche i pescatori di sardine. In certi anni si sono contate nel porro pii di trecento barche coralline di diverse nazioni. In generale, i pii numerosi per la pesca del corallo sono i napoletani; vengono poi i toscani, i genovesi e gli algheresi. Il porto, quando tutte le barche vi sono riunite, assume un aspetto molto animato. Ma lo spettacolo pii suggestivo ha luogo il sabato sera al rramonro, quando le si vede, con le loro vele latine, accorrere tutte dai diversi punti dell'orizzonte e dirigersi in massaverso il porto; vi rimangono una parte deiia domenica e ne ripartono la sera stessaper trovarsi l'indomani, allo spuntar del giorno, ciascuna al proprio posto di lavoro. I diritti riscossisu queste barche a favore della citt) costituivano una rendita abbastanza importante per il Comune; ignoro cosa ne sia adesso. Quanto alla pesca delle sardine e delle acciughe che si fa in questi mari, essa d meno remunerativa e soggetta a fasi di alterna fortuna a seconda degli anni; il rendimento di queila del corallo d invece Diu c-rmeno cosranre.
140. Cbamaeropsbumilis L.,,,palmanana,,o ,,palmaventaglio,,, in sardo palmitzu.
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Il pesce di mare viene pescato quasi tutto dai napoletani mentre quello del vicino sragno dai iocali; i pescatori riforni_ scono abbondantemente il rnercato di Algirero; posso artesta_ re.inoltre che, negli Stati sardi, il mercato?ei peici di Aighero d in proporzione il meglio fornito, e quello in cui quesio ali_ mento d pii abbondante e a buon oreizo. a l i m e n t o v e g e t a l ec h e s i c o n s u m a a n c h e a l t r o v e in ^ ,Un )ardegna, ma che d partic.olarmenreapprezzato dagli alghere_ si, consiste nel cuore della palma lanvs+o abbon-iantissimo nei dintorni della cittd, dove gli si di il nome di margaghi; senza arrlare a consigliarlo come una squisiterru, igg:i"n_ gerd soltanto che lo si mangia alla fine dell,inverno e ai,inizto della primavera. di AJghero sembra provenga da aliga (,,alga, erba Jl 1-:
marina"), chesarebbe srarorrasformat6 in szninir"Vlii"i"
dellAIga"), che d il nome delia citti nella lingua d'ei paesani iel drntomi. Costoro padano ordinariamente liai"tetto sardo del Logodoro, un po, alterato; ma gli abitanti della cittA, ,..rr" ,.purosangue", sere ormai dei Catalani "r_ ne hanno nondimeno il,linguaggio piD o meno inratto; d questa lingua, :,t::"^11:? clrcoscntta alle mura di Alghero, _cheparlanoira loro,"pur comprendendo e conoscendo tutti la lingua sarda. Alghero ha dato i natali a moite p"".rorr. che si sono di_ stinte nelle lettere e nelle scienze, ma siccome non ho inten_ zione di palay qui degli aurori defunri, sui quali sl posso.,t consultare Valery e le opere dei biograii sard^i, ml limiterd a olre cne quesra cittd d patria deil'iliustre autore derla storia cti Sal.degna,pii volte da me citato, il barone Giuseppe Uun"", collega in Senato e all,Accademiadelle Scienze di^Torino, pri_ mo Presidentedella Corte di Cassazionedel Regno. La storia di Alghero occuperebbe troppo spazio, . . se doves_ si riportarla per intero e tutti i particolan per cui ne dard _con solo una sintesi. La cittd fu fondata nei 1102 a"i Oo.i", se.o.rdo il Fara. Nel 1283 Andreotto Sarracino I'assedio con l,aiuto
CapitoloW
I11NERARToDELL'ISot-4.DI SARDECNA
del giudice d'Arborea e in capo a ventotto giomi gli assediati .uoiiol"to.to. Nel 1345 Ia fortezza, come anche Castelgenovet"j ..u occupata dai Doria. Nel 1350 Nicold Doria e i suoi rifiutarono la pace con I'Aragona e chiesero aiuto alla repubblica di Genova che invid loro un governatore.Nel 1353 ebbe Iuogo la grande battaglia navale nelle acque di Porto Conte, vicino adalghero, tra Nicola Pisano, ammiraglio delle forze venete congiunte a quelle aragonesi comandate da Cabrera, e Antonio Gririaldi, ammiraglio genovese, che subl una disfatta e riusci a malapena a mettersi in saivo con alcune galere; poco tempo aopo (ii 7 marzo) la piazzaforte si arrese agli Aragonesi' Nel mese di dicembre delio stesso anno, quando Mariano d'Arborea si alled con gli algheresi ribellandosi al vicerE Cabrera, alla Dafienzadi quesl'ultiiro rufti gli Aragonesi che si trovavano nel oresidio furono eliminati. Nel 1354 la cin) fu assediataper mai" . p". terra da Pietro IV d'Aragona detto."il Cerimonioso"; -" dr.,t".tt" l'assedio Cabrera mori mentre il re, sua moglie e una gran parte dei suoi si ammalarono di febbri malariche' Siccom6 l'asiedio si trascinava a lungo soprattutto per la forza di resistenzadegli assediati, in capo a quattro mesi si arrivo a un accordo in viii.i del quale ia citti di Alghero avrebbe aperto le porte alle truppe del re; fu anche convenuto che gii.abitanti 't.oppo manifbitamente partigiani dei Genovesi avrebbero Iasciito Ia cittd; il re cedette al giudice d'Arborea e a Matteo Doria molte fortezze tra cui quelle di Monteieone e di Castelgenovese, e si ritird con la moglie a Sassariper curarsi dail"'intemperie". Al posto dei vecchi abitanti, insedid ad Alghero una colonia di iatalani, ed d da quell'epoca che li si parla la lingua catalana. Nel 1355 Pietro il Cerimonioso venne in visita alla nuova colonia e s'imbarcd ad Alghero per recarsi in seguito a Cagliari.Nel 1374 BrancaleoneDoria, che si trovava nella piaz-. tu{ott ,la difese validamente contro quaranta navi genovesi assoldateda Mariano d'Arborea. Nel 1391,di nuovo, si evacuarono dal presidio tutti i Sardi che ci vivevano e furono lasciati solo i Catalani.Nel 1392 Lo stessoBrancaleone Doria che aveva difeso Alghero contro il giudice d'Arborea, essendodivenuto suo genero sposando la celebre Eleonora, e quindi nemico del re, prese d'assedio Ia piazzaforte' ma senza successo' 282
Nel 1397 Martino il Vecchio, re d,Aragona, approdato a Cagltari, restd ad Aighero per quasi un mese. Nei 140g, Uartinb il Giovane, re di Sicilia, vi si recd anche lui con dieci galere prima di tomare a Cagliari, e subito dopo riportd la grande vinoria di Sanluri. Nel 1412 le truppe del visconte di Narbona, con 300 cavalli e 150 balestrieri in parte francesi, in parte sassaresi, entrarono nella cin) e si impadronirono della torre dello Sperone, ma furono tutti uccisi o fani prigionieri. I vincitori macchiarono la loro vittoria facendo decipitare il capo di queste truppe, nato,.da parte cli padre, da illusire famiglia regnante; fu 'rna vinoria_chegli Algheresi festeggiaronoa lungo, ogni anno alla stessadata; veniva bruciato in pubblico un manichino che doveva rappresentare un soldato del visconte di Narbona, e si cantavano, soprattutto in questa occasione, delle strofe offensiye.pgr i sassaresialcuni dei quali erano am:oiati nelle truppe del visconre. E soprattutto da li che ebbe origine quell'inimici_ zia,che, per cosi lungo tempo, divise gli algheresie i sassaresi e che d cessatada pochissimo tempo. La nuorra strada divisionale recentemente aperta tra Ie due cifta mise tennine a queste rivalit)".municipa_li da medioevo. Nel 1420 Alfonso V approdd 1d A-lghero con la floua. Nel 1424 la popolazione fu decimata dalla peste e poi reintegrata con un cenlinaio di nuovi coloni catalani. Nel 1503 papa Alessandro M trasferi ad Alghero la sede episcopale di Onana. Nel 1504 Alghero riceverti il ritoio di cind. Nel 7541 Carlo V approdd a porro Conre e passd qualche giorn_oad Aighero. Nel 1619 Filiberro Emanuele di Savoia, grande ammiraglio di Spagna, sbarco anche lui ad Alghero; fu festeggiato e tra gli altri divenimenti gli si offri una ciccia'sul Monte Doglia. Nel 1660 i Francesi renta.ono di impadronirsi della citti, ma senza successo.Nel 1717 A_lgherosi arrese agli imgerfali, per rientrare subito sotto Ia domtnazione spagnola. Nei 1829 il principe di Carignano (poi re Carlo Alberto), che ebbi l'onore di accompagnare in rutto il suo giro di visite nell'Isola, si.recd ad A.lgheronel mese di maggio; gli si offri, tra gli altri svaghi, una cacciasul Monte Doglia, iome al suo antenalo Emanuele Filiberto, € una magnifica escursione alla grotta di Nettuno illuminata per l'occasione. Nell'aprile 1841 lo stesso principe visitd la citta come re assiemeal primogenito, I'attuale 283
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Capitolo
Vittorio Emanuele II. Nel 1843vi ritornd, accompagnatodal secondo figlio, il defunto duca di Genova. La roccia su cui sorge I'abitato di Alghero d un calcare compatto grigiastro, che contiene noduli di silice bru1a; iro poruto raccogliere solo un piccolo numero di fossili, sufficienti perd a dedurre l'ed geoiogica del calcare, che deve essere ricondotto al livelio superiore del Lias, o all'Oolite inferiore. Questi fossili si trovano solo nei banchi batn-rtidal mare, che erode \a pietra e fa emergere in rilievo il calco delle forme organiche; non li ho trovati da nessun'altra parte salvo che vicino al bastione dello Sperone341.Questi banchi di roccia calcareasono ricoperti vicino al mare da un grande deposito di arenaria qualernarias4z' Il Monte Agnese, vicino alla citD, aI pati del Monte Carbia che E un po'piD lontano, sono entrambi formati da roccia calcarea compatta; ma d un calcare bianco, tendente al giallasrro, privo di fossiii, cosa che mi ha impedito di individuarne I'eD. Tuttavia credo di non essermi sbagliato, classificandola nel Cretaceo343,Derch(questo calcare sembra continuare verso Olmedo dove racchiude certe specie d\ Rudistes;d'altronde ha anche molte analogie con quello di capo Caccia,che appartienesenzaalcun dubbio al Cretaceo. Il Monte Carbia prende ii nome sicuramente dali'antica citti. o per lo meno dali'antica stazione di Carbia, indicata nell'kinbrario di Antonino come intermedia tra Nure (la Nurra attuale) e Bosa, provenendo da Torres.Non c'd pir) alcuna traccia deil'antico abitato, ma in questo luogo esiste ancora una chiesa detta Santa Maria de Carvia. Nei frammenti della storia di Sardegnapubblicati molto di si legge il seguente passo: recente dal canonico Spans3aa
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rylriflc7 ac templa satis populata ac Calmedie proxima Vandalis ac Gothis multim obstitit ob suam diuitiam ac fortitudinem suorum babitantium qui a temporibus antiquis ante ronlanos Baraxsnses345 iontrn iuales disperxe_ n4nt et eorum ciuitc4temetiaTn a Fmicisfundatam post magnam guerram famosaque in bistoricis ab unaquaque parte discrintina XX annorunx destruxentnt. Tand.em-hec inclita ciuitas Carbie a nepbandis sacrilegisque Saracenis depredata depopulata ac incensa fuit ino- cum ciuitate Nurre siue Nura eis uicina ac dextera Corbos que etiam (. . .) ut idem Seuerinus ait fenicia fuit contra (. ..) Seuerinus su_ prallictw autor Sardts345 uiuebat tempore lucii Aureli Ore_ stis et Obiit anno Rorne DCIX. Hic Sernestis istoriam co?rti_ nuauit et multa adjunxit de origine factis et actis omnium populorum Sardinie et ma:rinxefactis illontm llietutum sut nxemorati sunt (...) ac lnonumenta producta (...) tabutas eneas ac alia similia eorumfacta probantia.
34L Viaggio,vol. III, pp.66-67. 342. Viaggio,vol. III, p. 142. 343. Viaggio,vol. III, pp. BB-89. 344.tAnilie in questocasosi raffa di un falso,costruitosullaveriti storicadi un Costandnode Carbiamenzionatoin documenti autenticidel )ilI secolol.
345. La cittir di Baraxe non d q.ella dt Bioru, bensi un'artra che un rempo si trovava a 16 chilornetri da Carbia, verso nordovest, vicina allo sta_ gno detto ancoraoggi Baruc.e. 346.L'identitddi quelto Severinod precisatanella nota apDostaal manoj proposiro degli antichi stoiici deil'tsolu, S"rr"rtLi lrit tri"iirr^ l!r]fl".: sat?trtdelt: quia multafacta ab eodernrelata con\probatafuerunt ab in_ scrip.tionibusaliisque monumentis.repertis quod Lilam pr:obat quod fuit ualde diligens ac accuratus in cortigendx dbcumentis itt pateiex piuLrimis corumdem citacionibus. Huni auctorem secutus est'seuerinis qui floruit temporer. Aurelii orestis anno ab u. c. DCL{. sernesti bistoriam et adjuTxxitbistoriam omnium Sardiniae populorum tamfi_ ?r1:r::"!r, dehter quam acurale omnia eorum facta memorans mulrumque scriisit de Iliensibus quia cornensis erat atque ex Amsicorae.fra,riai iii"ii":bat qui ad llienses confugerunt potius quarn in Romanorum serartutem uenirent. Sed SirnpborusSeueini pater od Cornurn se transtulit. post Se_ uenntlm scnpsentnt Macrobius BosensisDiocletiatnni tempore. Fuluius et Melcbiades Sulcitani post I annos circa. Valentiannus 7.uryensis sicry o",?o Domini D quasi omnespoete et tandern Diad.umenus et Vinolus Larantanl qutJloruetunt circa dimidium WI seculi de quorum omnium Irbris et sciptis usi sunt aucotres posteriores et supredi"tr.ts Antoniu.s Tbarensis in eorurn bistoriis corrreitis uel relacionibus que a postenoribus coprobata ac diligiter examinata in coram bistons rnenrorata sunt preserinx ab Jorgio de Incono et Episcopoptouacej8i.
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Calbia seu Carbia eodem Setterinotestefundata fuit a Fenicis. Hec ciuitasfuit etiaTnfaTnosabanuit multa edificia
Nella storia medioevale della Sardegnasi incontra la notizia di un certo Costantino di Cawia che fece donazione di una chiesa di San Ptetro in Sirnbrano verso l'anno 7223; crd sembra indicare che a quell'epoca il luogo non era del tutto disabitato come d invece oggi; vi si vedono solo tre grotte sepolcrali, dette "grotte di San Pietro" probabiimente a causa della chiesa cui si riferisce Costantino di Cawia nella sua donazione, ma se ne sono completamente perse le tracce. La roccia trachitica, che non si d smesso di notare a partlre da Bosa fino ai piedi della Scala piccada, continua ancora ad apparire nei dintorni di Alghero, dove forma il colle di San Giuliano, che d, per cosi dire, alie porte della citt) e che la domina. La stessaroccia si osserva anche nei vicini monti Riccio, Sant'Eimo e altri, oltre in gran parte delle colline verso Uri e Olmedo; poi la si rincontra verso nord, nelia valletta del rio di Porto Torres, dove appare di tanto in tanto sotto il Terziario; la si perde solo al ponte romano di Porto Torres, vicinissimo al mare. I1 Terziario manca del rutto nel territorio di Alghero; si comincia a riscontrarlo vicino alla cantoniera di Scala Cavallo, da dove partono le due diramazioni della strada nazionale, una per Sassarie |'altra per Torralba. Per contro c'd un deposito di arenaria quaternaria considerevole e molto istruttivo. Ecco una veduta geologica generaie dei monti di Alghero: q
17. Dintorni di Alghero a: cittd dr Alghero; h Monte Doglia; c: Monte del Timidone; d torre della Pegna; e: torre del Giglio; I imboccatura di Porto Conte; g: capo Caccia; b: estremili nord di Porto Conte; l: stagno di Caliche; &: Monte del Caporone; /: monti trachitici della Scala piccada
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Usciti da Alghero e_superato il convento dei Cappuccini, si segue la spiaggia in direzione nord; interamente formata da dune di sabbia, dove vegetano facilmente le siepi di palma nana.(Cbamaerypsbumilis L.). Si lascia questo terreno a circa sei chilometri dalla cittd, dov,d un grandie ponte con diverse atcate, alia foce dello stagno di Caliche veiso il mare: lo sta_ gno d denominato anche ,,delle peschiere", a causa delle peschiere che vi si sono impiantate. Forse lo si potrebbe pro_ sciugare.in gran parte, poich6 procura ai dintoini di Alghero l'aria malsana che fece si che pietro il Cerimonioso e la mo_ glie si ammalassero durante l,assedio della citti da parte degii Aragonesi nel 1.354.Superaro il ponte si trova la pietra calta_ rea che forma il suolo della regione, in pane montuosa, in parte del tutro pianeggianre. E Ii che si eleva il Monte Doglia, conico e rotondeggiante, formato da banchi calcarei a pianlparalleli; su questa cima, iso_ lata e aIa 438 meti, ho fatto un tempo, e pir) di una volia, le mie operazioni trigonometriche. Non senza sorprendermi, os_ servai allora sul monte, a pii di 100 metri sulia pianura, un grande deposito di arenaria e di sabbia quaternaG, che ripo_ sano sulla roccia calcarea; questa appartiene alla formazione oolitica, ma sulla cima si trova un tbrnno di calcare cretaceo. Un tempo la montagna era rinomata per le battute di caccia grossa. A notevole intervallo di tempo, gli Algheresi offrirono in questo luogo il divertimento della caccia a dlue principi delia .,?r1 d] Savoia, la prima voka a Filiberto Emanuele, terzo tlgtio di.Cado Emanuele I, duca di Savoia,allora grande'ammirallio della flona spagnola; la seco.nda,270 annipi-n tardi, al prrnc"ipe di C.arignano,poi re Cario Alberto , cacciaaila quale enbi t,orrore di partecipare; ma quest,ultima non fu tanto abbondante quanto.lapt-",perch6 da qualche anno la selvagginad molto diminuita sul monte, probabilmente per la cacciiintensiva cui C.softoposta.Ai piedi del Monte Doglia, in basso verso ovest, la pianura d sassosae ricoperta di arbusti di lentisco e corbezzo_ lo, tra i quali crescono cespugli di palma nana; d soprattutto in zona che gli Algheresi prendono il cuore d^ellaptanta ?::y. cne chramano margaglid e di cui sono molto shiotti. 287
Ai piedi del monte c'd una grande.pianura che si estende a est verso il villaggio di Olmedo e che quasi senza interruzione arriva fino alhare, verso Porto Torres: Ia pianura d interrotta a nord da alcuni monticelli che costituiscono in qualche modo la continuazione del gruppo del Monte Doglia: tra questi citerd il Monte Gera o Gerra, Questa collina si compone delle stesserocce segnalatenel Monte Doglia mal'arenarra che supporta il calcared molto pii diffusa;.d questa la pietra che propongo agli abitanti di Alghero per la pavimentazione delie vje con lastre,come detto sopra. A sud
da nordovest quasi costante su tutta la costa, vi si trova ben al rtparo; ma quando quel vento cessae lo sostifuisceil libeccio (da sudovest), lo stessovento che d favorevole all,entratadel porto impedisce l'uscita della nave; in una Darola.quando si rana di bastimentia vela, porto Conte d solo un luogo di rifugio sicuro conuo il cattivo tempo. D,altta parte d troppo lon_ tano da Alghero, che d l'unico centro abitato della zona e da cui dista oltre se.imiglia, perch€ vi si possono tenere operazioni commerciali convenienti e di una certa rilevanza. g.uardiadel porto si innalzar-onole torri del Tramariglio, . .A del Bollo e la Torre grande, che ora d stata destinau fors.-eal servizio della dogana. Prima della soppressione del servizio delle torri, in questo luogo solitario viveva almeno qualche soJdalgpreposro al servizio della costa; oggi questo luogo d pii abbandonatoche mai. Porto Conte e noto neila storia dell'Isola per la grande vit_ toria che la flotta aragonese, comandata da Bernaido de Cab,rerae congiunra alle forze navali dei veneziani agli ordini di Nicoia Pisano, riportd nel 1353 su quella di Genova, composta da 60 vele e comandata cla Antonio Grimaldi; trentatr€'galere caddero in mano ai vincitori, il resto fuggi a fatlca.IJninno dopo, ciod nel 1354,pietro il Cerimonioio vi sbarcavacon le truppe di terra e i cavalli, per assediareAlghero. Nel 1541 anche Carlo V vi approdd con la flotta prima di andare a Mahon,ed d allora che soggiornd in citD. In fondo a Porto Conte ci sono delle rovine romane, in un luogo detto Sant'Imbenia e non Saltimbenia come dice il Valery; d il Sancti Imbeni del Fara. Sono visibili dei mosaici grossolani,che non sono in grado di attestareun buon livello tecnico degli autori, n6 un tenore di vita lussuoso deeli abitanti; tuttavia, i resti di case e di altri edifici che vi si osrE*uno indicano chiaramente che vi si trovava un insediamento romano. Aveva probabilmente il nome del porto. e cjod.Nympbaeus Portus. A Sant'Imbenia si innalza repentinamente, verso ovest. il Monte del Timidone3aT;la forma conica e la roccia cli cui si )47. Viaggio,vol. III, p.70
IttNnneruo nr.Lr'rsoLAor SelotcN,q
compone sono uguali a quelle del vicino Monte Doglia. Non ho potuto raccoglievi che una piccola quantiD di fossili; tuttavia diversi esemplari di Lima bector da me rinvenuti bastano a caralterizzarequestiterreni. Il Monte del Timidone si unisce verso sud a una piccola catena, ugualmente calcarea,che costituisceil fianco occidentale di Porto Conte e finisce a capo Caccia;ma tra la torre del Bollo e il capo si trova una grotta naturale di grande interesse. Ci si pud arrivare solo per mezzo di una barca che deve portare il visitatore ai piedi di una ramp^ ripidissima che dall'alto sprofonda in mare con inclinazione di quasi 60 gradi; una volta sbarcati, dopo aver faticato per circa un quarto d'ora lungo questa saiita, non senza pericolo, si trova la grottz che, dalla parte opposta alf ingresso, ciod a ovest, presenta una discesa ripida, pressappoco come la salita fana per arrivare. Vicino ail'apertura si vedono i resti dell'altare che ha dato il nome alla grotta3+8. L'altarc, di cui parla il Fara, era dedicato a Sant'Erasmo (da lui detlo Sa.nTeramus), che un tempo dava il nome al capo vicino. I-a grotta d notevole per ie magnifiche stalagmili, che hanno assunto una forma pii o meno simile a quella di un cipresso e, per perfezionare in qualche modo la similirudine, sono rivestite di un muschio verde che d) loro dawero l'aria di alberi conici. Ci sono altre concrezioni calcaree, che evito di descrivere perch€ questi giochi delia natura presentano sempre forme diverse a secondadella fantasiadi colui che le guarda. In fondo a questa discesainterna c'd dell'acqua,probabilmente quella dei mare, che vi penetra da un crepaccio inferiore o sotterraneo. Siccome questa grotta corrisponde pressappoco, a est del monte, a quella dena "di Nettuno" che si trova a ovest del mont€ stesso,si d pensato che non sarebbe impossibile praticare una comunicazione interna tra le due: e siccome nel porto le acque del mare sono sempre tranquille, mentre quelle al di fuori sono quasi sempre agitate, cosa che permette raramente di entrare nella grotta di Nettuno, si d pensato che a quest'ultima si potrebbe accedere passando dalla grotta dell'Aitare o di 348. Viaggio,vol. III, p. 88.
CapxoloW Sant'Erasmo,e visitarla^cosicon qualunque tempo. Ma ci saran_ no sempre grandi difficolti da superaie, supponendo che realmente si possano mettere in comunicazione "..h" dail,inter_ no le due grotte; perch€_nond facile aprire la via per salire alla grotta di Sant'Erasmo,e la salita.ron pld essere fana ,"rrru p._ ricolo; d'altra pafie tufto cid esigerebbe delle spese considere_ voli, del tufto sproporzionate al iisultato. Superatala grona di Sant,Erasmo,la roccia calcarea forma uno strapiombo di pii di 100 metri d'altezza che diventa sempre piD alto fino al capo, che aveva un tempo il nome di SanfErasmo;gli si d daro anche quello di ,,albo,i *;rth.;iD pertinente del nome odiemo, in quanto il promontorio d forma_ to da roccra bianca; anche per il iolore, le forme, l,altezza, qiue_ sto capo ricorda la rocca di Gibilterra. Rimpiango di non aver ar.rrtol'occasione di andare sulla vera cima'del "morrt _".rt[ facevo le mie rlevazioni barometriche nell,Isola, p.r.t , e ,ono quasi sicuro che I'altezza di 175 metri attribultagfubail,ammira_ glio Smyh non sia esafta.-penso che quesro illistre ia."gr"i;, come gli d successoper il Monte santo di Baunei, abbia sEntito paflare sottanto della dma dello strapiombo che si trova alla fi_ n9-d9l prgmontorio, senza prendere in consid erazione la c,r a pii alta del massiccio calcareo. Io mi ci recai nel 1g51, e patii tune le pene del mondo per arrivarci; penso che debba contare per lo meno 300 metri d,jltirudine sul livello del mare, Se si avessemai l,intenzione di installare un faro su que_ sta cima, l'ingegnere incaricato del progetto incontrerebbe dalwero molte difficoiti da supera..; irrf"fti non bisogna lgnt_ rare che un faro collocato in un luogo simile, oltre irisul"tare costosissimocome installazione, sa.ebbe difficilmente rifornibiie dell'olio e dei viveri per il guardi".ro, u .uur" della gran_ jauc.a cg1 la quale lo ii ,rggft,.,g"rebbe ogni volta. Io sol_ ll Iecrterer grr ingegneri incaricati della costruzione del faro a cominciare a recarsi su quella cima prima di fare i loro srudi. La stessadifficoltd esiste se si vuole'piazzare un fanale pli in basso,e ciod sulla sommiti del granie,tr"plo-Uo; in questo caso bisognerebbe aprire un cairmino a firza ai -i". i""!o questo muro verticale, oppure fare un lunghissimo giro p?r 297
ITNERA.RTODELL,ISOLADI SARDEGNA
CapitoloW
ar'rlvarcida un altro punto. Tutte le difficolri potrebbero essere superate solo con enormi spese, che a mio parere sarebbero sproporzionate al valore e alla utilid di un faro in questo punto. Vicino alla cima si trovano delle ippuriti (Hippurites cornu uaccinunl.) nella roccia calcarea erosa dagli agenti atmosferici. Questi fossili, che hanno resistito di pin all'erosione, fuoriescono dal terreno come fossero dei denti d'elefante: mi hanno guidato nel classificareil calcare di questa montagna nell'ambito della formazione detta " cretaceaippuritica"349. Dopo aver doppiato il capo a ovest, si vedono gli strapiombi innalzarsi sempre di piD formando una parete a picco sul mare, dell'altezzadi diverse centinaia di piedi,
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18, Capo Caccia a, estremita del promontorio; h ingresso alla grotta di Nem;no; c: isola della Foradada
L'entrata della grotta detta "di Nettuno" si trova ai piedi della parete verticale, pii o meno nel punto &, segnato qui sopra. Questa sorta di atrio consiste in una caviti o passaggio nafurale, e siccome si trova quasi a livello del mare, in tempo di calma d abbastanza difficile approdare: quanti visitatori, compreso il Valery3s0,dovettero ritornare ad AJghero come erano partiti, dopo aver navigato per pir) di dodici miglia con una oessima barca e aver inutilmente con s6 una pror.'vistadi 349. Viagio, vol. III, p. 83 ss. 350.Valery, Viaggioin Sardegna,cit., pp. 249-251.Dopo tre noni di attesa, nel mese di giugno, e dopo aver bivaccato nltta una giornata sotto il sole e la pioggia,egli non riusci a penetrarvi.
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diverse centinaia di candele, proporzionalmente al numero di curiosi quotatisi per tale spesa. Ma non sempre Ia difficolti maggiore d data dall'entrare in questo antro; qualche volta succede che, dopo esserepenetrati con una certa facilit) con mare calmissimo, sia.poi difficile uscire e anzi rn certi casi pericoloso e impossibile se il mare sia diventato anche solo un po' mosso; perch6 bisogna che la barca con Ia quale si arriva o il canoffo pii adatto per imbarcarsi possano al'vicinarsi all'apgrnrr.ain questa parete rocciosa tagliata a picco. L'unica volta che visitai l,interno della grofta di Nettuno eb_ bi l'ono.re di accompagnare il principe di Larignano, fitturo re Carlo A.lberto; allora (era il 10 maggio 1g29) fummo abbastanza forn-rnatinel trovare una giornata propizia. Una volta divenuto re, il principe volle rornarci in compagnia del figlio Vittorio Fmanuele; furono ancora piD fornrnati, perch€ livisita ebbe luo_goil 28.aprile 1841, cioE durante la stagione non favorevo_ Ier I locali lo interpretarono come ,rn,"gno della benevolenza divina e in effetti la sola sragione nela luare sia consigriabire partire da Alghero per visitare la grona con una possib=illd di entrarci e di uscirne d quella delle grandi calure estive:sr. Oltrepassatala soglia d,ingresso si trova un vestibolo in cui sono state apposte le iscrizioni colrrrlemorative delle due visite faue da Carlo Alberto. Riprodurrd solo quella incisa in occasio_ ne dell'ultima visita; e stata composta dai barone Manno: RTTORNATO rN QWSTO LUOGO CARLOALBERTORE. ADD| 28 APRILE 1841, MOSTRAVANEAI SUO PRIMOGENITO WTTOR]O EMANT]EIE,DT]CADI SAVOIA IE NATUMI,I MERAWGAE. NEL GIORNOIIVNANZIAVEAGUMOSTMTO COME IN TANTA ESULTAZIONEDEI POPOLI SARDI AI COSPETTODEI LOROPzuNCIPI, RESTASSE PURMOLTO DA SEGNAIARE 351.In genere almeno una volta all'anno, in esate, i Sassaresi e gti AJ_ gheresivanno in gita alla grotta. )q1
Capitolo W
ITINERARIO DELL'ISOT-{DI SARDEGNA
NEL GIUBILO, E NEGLI OMAGGI DEI CITTADINI D'ALGHERO, I CONSOUDELLA CITTA POSEROATLORAQWSTO MONUMENTODI RICORDO PER GLI STRAAIIERI AGA AIGHERESIBASTAVALA POPOLARETRADIZIONE CHEDURERAWVAE CARANEI TEIVIHI PIO LONTAM, ANCHE QUANDO LA GROTTAE LA LAPIDA IN QWSTI GORGHL VEMSSERO A SPROFONDARE Va da s6 che dopo aver percorso l'intera lunghezza del vestibolo, stimabile in venti metri, ci si trova nella pii profonda oscuritd, ed B solo a forza di torce e di candele che si pud vedere l'interno. Nelle due visite fatte dal re Carlo Alberto si contavano a migliaia le luci che i marinai, arrampicandosi dappertutto, avevano sistemato con grande arte; era una visione magica. L'ammiraglio Smyth, al quale sono debitore del disegno che ho riprodotto nella parte geologica del Viaggio in Sardegna35z,visitd l^ grofta nel 7824 e per iliuminarla uttlizzd i bengala. La cosa fu imitata, nello stessoanno, dai suo compatriota duca di Buckingham: quest'ultimo, mentre si trovava nel Mediterraneo, si recd ad Alghero appositamenteper visitare la grotta, allo scopo di confrontarla con gli ipogei di Mahon, Antiparos e Fingal: si dice che i.l nobile lord abbia espresso Ia sua preferenza per quella di Alghero. Dopo aver percorso abbastaoza facilmente il primo corridoio del vestibolo si trova anzitufto un lago interno che riflette nelle acque calme sia le mille luci nella grande sala, sia le forme varie e grandiose delle colossali stalagmiti pii o meno allineate, rn mezzo allago, come le colonne di un portico. Per aftraversarequesto lago interno bisogna munirsi di un piccolissimo battello da trascinare per tutto il vestibolo prima di calailo in acqua; tuttavia, esso non potra e non dovrd contenere che due sole persone, compreso il battelliere, perchE in certi punti il lago d profondo e un po' dappernrtto d pieno di scogii. 352. Viaggio,vol. III, pp. 85-88, e la tav. VIII dell'Atlante 294
La taversata con un solo passeggero e un solo rematore, dalla fine del vestibolo alla spiaggia che si trova alla parte opposra, la vista di tutto I'interno, le profonde tenebre vinte grazie alle piccole luci e i riflessi delle colonne naturali hanno suggerito a tufti i visitatori della grona il paragone fra questo passaggio atrraverso il lago e quello delle anime r.raghettatein barca da Caronre. Dopo aver percorso cosi, non senza qualche difficoiti, una distanza di oltre cento metri in mezzo alle colonne e alle rocce che spuntano dall'acqua, sovrastatideile stalagmiti che minacciano di schiacciarvi e si acconrentano di gratificarvi di qualche goccia d'acqua, si arriva finalmente in fondo alla parte opposta del lago. Li il vostro Caronte vi fa sbarcare per anda.e j b.".rdere un altro individuo, e vi lascia su una spiaggia in leggera pendenza, formaa interamente da piccoli sassibianchi comt ia neve e tondi come confetti. Essi devono la loro forma di cioftoli arrotondati dai fano che l'acqua del lago, di solito calma, viene agitata, anche con violrenza, da moti ondosi trasmessi dal mare vicino con il quale, senza alcun dubbio, il lago comunica. Dal bordo del lago questa spiaggia inclinata vi conduce, sempre in salita, auna salaimmensa che misura circa cinouanta metri di lunghezza e trenta dr larghezza, una vera e propria anticameradel dio Plutone, la cui altezzad incommensurabile. E piena di concrezioni di tutte le forme, nelle quali ciascuno crede di riconoscere una somigliaoza con l,oggeno che gli d pii familiare: per esempio, un ecclesiasricovede in una Certa stalagmiteun pulpito; un architetto una colonna col capitello: un gastronomo un immenso cavolfiore. Non si finirebbe di dar sfogo all'immaginazione attribuendo a oggefti conosciuti le diverse forme che neile mani della nafura assumono ie concrezioni delle grotte, prodotte dalle acque ricche di materiale calcareo, che esse abbandonano attraversol,evaoorazjone e che si accumula stratificandosinel corso dei secoli. Continuando a salire si segue un lungo corridoio che si restringetanto che un uomo pud passarci a stento; in un,altra zona si finisce per arrivare in un punto dove il suolo viene a mancare e ci si trova sul bordo di un precipizio il cui fondo non e stato ancora misurato; forse d da questo Dunto che si 20q
Irtneneruo DnrL'rsoLeu SenDncNe.
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potrebbe creare, con appositi lavorl, un passaggiodi comunicazione con la grotta di Sant'Erasmo. Mi resta da segnalare Llno o due atti di vandalismo commessi nella grotta, perch€ suppongo e spero ancora che le due versioni raccontate a questo proposito si possano imputare a Lrna sola persona. L'al>ateMasala di Alghero, autore di sonetti suli'Isoia, ha iniziato a descrivere la grotta; egli ricorda che il vecchio comandante di una fregata sarda, il signor di F.353,circa sessant'anni fa si diverti a introdurre un cannone nell'apernrra della grotta e ad abbattere con i proiettili le colonne naturali che guarnivano la prima sala, per ornare Ia sua casa di campagna a Nizza. Il Peretti, anch'egli di AJghero, ha fatto a sua volta una descrizione della grotta, dicendo che un capitano della Marina Reale inglese avrebbe distruno a colpi di cannone molte colonne i cui frammenti giacciono adessovicino al vestibolo, oppure dentro l'acqua del lago interno; pertanto, l'aspeno del lago doveva essere una volta ancora piir stupefacente di quanto non sia oggi. La grotta di Netnrno fu descritta anche dal Valery, dal Tyndale e dall'Angius, oltrech6 da Edouard Delesserl. Quest'uitimo viaggiatore35a,che ha visto la grofta iliuminata certamente con minore profusione di luci che in occasione delle due visite di re Carlo Alberto, -si credette non di meno invitato al bailo di Proserpina". Come mtti i suoi predecessori nelia descrizione, il brillante Deiessert non ntanca di paragonare alla barca di Caronte il piccolo banello con Ia quale si anraversail lago interno. Non lontano dall'ingresso delia grotta si vede emergere dal mare un'isoletta cui si d) il nome di,Foradada ("Forata") a causa di un'apertura o piuttosto di un buco naturale esistente quasi in cima e che attraversa la roccia da parte a parte. Continuando a costeggiare per mare la base di questa lunga e imponente scogiiera, sulla cima del monte si vedono i resti di un'antica torre chiamata "della Pegna"; d crollata da lungo
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tempo e spaccata in due, cosa che la rende pittoresca e inconfondibile. E il rifugio preferiro dell'aquila di mare (Falco albicilla), Pii lontano, sotto lo stessomonre si trova un isolotto detto "le Gessiere",e ancora pii a nord il capo omonimo, cosi chiamati per le cave di gesso che vi si trovano. Escluso un altro giacimento di gesso poco lontano e di scarsaimportanza che si trova all'interno della Nurra, le Gessiere rappresentano la sola localiti dell'tsola in cui si sfrutti il gesso che, d'aItra parte, non d neppure di buona qualiti. Sembra debba la sua origine a una penetrazione di emissioni solforose, che si sarebbero prodotte sul posto attraverso il calcare secondario. Non sarebbe impossibile che tale penetrazione sia awenuta nell'epoca in cui le trachiti antichb fuoriuscirono dal seno della terra e dalle acaue35s. Dopo aver oltrepassato,sempre per mare, il capo delle Gessiere,si vede vicino aila costa la torre di porticciuolo adesso abbandonah; e costruita suil'arenaria stratificatacolor feccia di vino che d visibile allo scoperto da questa parte. allabase del Monte Doglia. Questa arenaria forma anche il suolo nel quale si trovano f insenatura di Porto Girato e quella di porto Ferro. alla cui entrah si eleva l'omonima torre in rovina. Sembra che ai tempi delio storico y'7y2356 in questo luogo ci fosse una specie di fortezza (arx) appartenente ai sassaresi;Ia regione faieva gii parte, come oggi, della Nurra e dipendeva da Sassari. In fondo a Porto Girato si vede una torre di eti oii recente ma ugualmente abbandonata, detta "di Spagna"; d siruata ai ptedi di un monte abbasranzaalto chiamato"ifc^po.o.re,,, formato da banchi altemati di arcnaia secondaria del Giurassico35T, euestaroccia d sufficientemente dura, tanto che ne ho proposto l,utilnzo per la pavimentazione in lastre della citta di Alghero.
353. Il Valery(Viaggio in. Sardegna,cit., p. 250) sbaglianell'identificarlo con un Intendentedi Alghero. 354.E. Delessefi,Seisetti'r7anein Sardegna,Parigi,1854,
355,.Viaggio,vol. IIi, p. 88. 356. A Tune Gagnis ad stationeru nnontis Girdti, ubi est arx Sassaren, s,tun1,,n eo rnari piscantium, et non procul tul7:isantiqua speculatoria (G. F. Fara, De Cborograpbia Sardiniae, cit., p. 20). 357.Viaggio,vol. III, p.70.
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[TNERARIo
DELL'ISoLA.
DI SARDEGNA
Non lontano dalla torre di Spagna si incontra un laghefto naturale, isolato dal mare vicino, detto Barace ed anche Barce; d il lago Barasis del Faraals.E formato dalle acque che discendono dal vicino Monte Forte, ffanenute da uno sbarramento di arenaria quaternaria e dune di sabbia. Nel paese si racconta che I'area occupata dal lago fosse occupata un tempo da un'antica citd che sarebbe stata inghiottita dalle acque per punizione divina. In ogni caso d certo che in questa stessaregione esistesse in passato la ciri di Baraxe, che ho menzionato qui sopra parIando della cini di Carbia. In proposito ho citato un passo che rappofiava la distruzione di Baraxe alle guerre che i suoi abitanti sostennero per vent'anni con i vicini e rivali di Carbia. Ii lago di Barace d abbastanza vicino alia collina isolata chramata"Monte Gerra"; da qui attraversando la pianura si arriva a Olmedo. Segnalo questo villaggio al geologo per i bei fossili cretacei che vi si trovano, appartenenti rufti ai generi Rudis/ese agli Hippurites, cosa che assimila questi terreni a quelli di capo Caccia. Si incontrano inoltre i terreni trachitici che abbiamo cominciato a segnalare a Bosa e che continuano a mostrarsi in direzione sud-nord fino al mare di Porto Torres. Olmedo era gid un villaggio tristo e gramo quando vi passava la strada da Sassariad AJghero; d ancora pii povero da quando la nuova strada che collega queste due cittd passa da un altra parte. Adesso quando si voglia uscire da Alghero sulla nuova strada, si deve prendere la direzione est; questa strada d chiamata naztonale,perchC e l'inizio della grande trasversaleche passa da Torralba e che in seguito devia nuovamente dalla centrale per raggiungere Olbia; ma non appena, arrivando da Alghero, si arriva alla prima cantoniera detta "di Scala Cavallo", se si voglia andare direttamente a Sassarisi deve prendere il raccordo della strada divisionale; siccome avrd subito dopo l'occasione di parlare di queste due strade, mi fermo alla cantoniera e metto fine al caoitolo.
358. Stagnutn elgarertse, Barari, Barasis, ( De Cborograpbia Sardiniae, cit., p.4$.
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) regionis Nurrae(G. F. Fara,