Anno 1 • •
Copia omaggio
Le Corbusier
Numero 8
solo la natura è ispiratrice
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Dicembre 2009
“la continuità nel tempo”
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SOMMARIO
DICEMBRE 2009
direttore editoriale Mariela A. Gizzi
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[email protected] AMMINISTRAZIONE Raimondo Cappa
[email protected] redazione
[email protected] Laura Pagnini (coordinamento)
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PREMIO A VARENNE
GRACE KELLY DA MITO A REALTà
BACCARAT
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magica notte...
antonello venditti
Giorgio onorato aquilani
SPORT
MOSTRA
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progetto grafico e impaginazione Insider Srl
[email protected] Federica Favale (collab. grafica)
[email protected] pubblicità 335 8023548 pubblicità@insidermagazine.it hanno collaborato Alberto M. Castagna Alessandra Vittoria Fanelli Alessandro Mei Angelo Troiani Antonella De Santis Antonella Pirolli Carlotta Miceli Picardi Chiara Calace Delfina Giannattasio Elettra Carella Pignatelli Elvira Carosi Enrico Tonali Fabrizio Lodi Francesco Mantica Giovanni Manfroni Laura D’Ambrosio Laura Mocci Maria Laura Perilli Tatiana De Monte Tullio Di Donato Valentina Falcinelli Valeria Gruppo Immobiliare stampa Fotolito Moggio Via Strada Galli, 5 Villa Adriana - Roma
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MODA
INTERVISTA
LAPPONIA VIAGGI
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UN SAFARI PARTICOLARE
SLEDDOG
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SPORT
VIAGGI
al galoppo sul ghiaccio SPORT
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è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER MAGAZINE Srl
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amici animali
LE QUATTRO TENDENZE DI LIFESTYLE
alvar aalto
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pedagogia
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ANNO 1 - NUMERO 8 Copia omaggio dicembre 2009 Foto di copertina: Stefano Grasso Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009
INTERVISTA
Formello Zona Industriale
DESIGN
ARCHITETTURA
Insider
LAPPONIA TERRA DI GHIACCIO di Laura Pagnini
E IN VIAGGIO CON L’UNESCO
E
Rompighiaccio Sampo
stesa per ben 9.400 km² oltre il 66esimo parallelo, nel Circolo Polare Artico, su un’area che copre quattro Paesi - dalle coste della Norvegia, attraverso la Svezia settentrionale, la Finlandia e fino alla Penisola di Kola, in Russia - la Lapponia è stata riconosciuta patrimonio mondiale dall’UNESCO (1996) per la sua spettacolare natura incontaminata, caratterizzata da processi geologici e biologici ancora in corso e da una grande varietà di fenomeni di eccezionale bellezza. Qui, in quella che è considerata “l’ultima regione selvaggia d’Europa”, si possono osservare diverse tipologie di ambienti naturali. A oriente, le paludi di Sjaunja, con i più vasti territori di acquitrini europei e le antiche foreste del parco nazionale di Muddus; a occidente, le colline del parco nazionale di Padjelanta, le imponenti e impenetrabili montagne - alte fino a 2.000 metri - dei parchi di Stora Sjöfallet e di Sarek e un centinaio di ghiacciai delle aree glaciali della Svezia. Ma la Lapponia rappresenta anche un patrimonio culturale, trattandosi della più ampia area del mondo - e una delle ultime, insieme al Kakadua National Park e al Uluru-Kata Tjuta National Park in Australia e al Tongariro National Park in Nuova Zelanda - con una presenza attiva della popolazione autoctona, i Sami, praticante ancora oggi uno stile di vita ancestrale. Questi ultimi - che chiamano se stessi e l’intera regione “Sápmi” - vivono qui sin da quando i ghiacciai dell’ultima glaciazione cominciarono a ritirarsi, seguendo da millenni le migrazioni delle renne, come cacciatori e poi allevatori, facendone degli animali da traino e da soma e utilizzandone la carne, la pelle, le ossa e le corna per alimenti, abiti e utensili. Chi visita queste terre può apprendere la loro cultura, partecipare ai trekking con le renne, agli snow safari con le slitte trainate da cani, attraverso abbaglianti distese gelate dove regna il silenzio; o ancora risalire in canoa specchi d’acqua cristallini e rapide tumultuose; camminare sotto i raggi del sole di mezzanotte; ammirare la ricchissima fauna, costituita da aquile, falchi, ghiottoni, orsi, linci e alci dalle dimensioni imponenti; e infine, nelle lunghe notti polari invernali, osservare lo splendore ineguagliabile dell’aurora boreale.
Un mondo da fiaba Nella Lapponia finlandese si trova Rovaniemi, capitale della regione, ma anche capitale mondiale del Natale. A circa 10 Km a nord da qui infatti vi è il Santa Claus’ Village, dove vive il “vero” Babbo Natale e dove è possibile incontrarlo tutti i giorni dell’anno. Lo scorso 28 novembre si è inaugurata la stagione natalizia con il mercatino nel centro della cittadina e con l´apertura del Santa Claus Office. In un fantastico mondo costruito all’interno di caverne sotterranee, è possibile ascoltare i canti intonati dagli elfi, inebriandosi con l’aroma dello zenzero diffuso nell’aria e intrattenersi con una grande varietà di attrazioni, tra cui l’Ice Gallery, dove magnifiche sculture di ghiaccio guidano i visitatori attraverso la storia del popolo e della fauna locali. Levi, vicino Rovanemi, è invece l´ufficiale stazione sciistica di Babbo Natale. Un paradiso dello snowboard, che può durare dalla metà di ottobre all’inizio di giugno, con 45 piste sciistiche, 26 skylift e la seggiovia “Gondola lift”, unica in Finlandia. Lungo la costa settentrionale del Golfo di Botnia si trova invece la cittadina di Kemi. Da qui, a bordo della rompighiaccio Sampo, si possono intraprendere escursioni sull’Artico con la possibilità, indossando apposite tute, di sperimentare addirittura le immersioni nell’acqua gelida!
Architetture glaciali nel circolo polare artico… All’Inner Port di Kemi si erge lo spettacolare Kemi SnowCastle: il castello di neve più grande del mondo che, dal 1996, viene ricostruito nel giro di un mese, a partire dalla fine di dicembre, per poi essere smantellato ad aprile, con l’arrivo della primavera. All’interno delle sue altissime mura vi si trovano un ristorante e il Mammut Snow Hotel, entrambi di
ghiaccio, decorati con sculture impreziosite da effetti di luci e suoni. Nell’Hotel la temperatura delle camere è di -5°C, ma un sacco a pelo permette di dormire al caldo. Il castello dispone persino di una cappella in cui si può scegliere di celebrare il proprio matrimonio. Altro sorprendente esempio di questo genere di architettura è lo Snow Village di Kittilä che, in prossimità degli impianti sciistici di Yilläs e Levi, per il nono anno consecutivo verrà aperto sempre nel mese di dicembre. Per la sua costruzione, iniziata tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre, sono stati impiegati circa 1,5 milioni di chili di neve e 300 mila chili di ghiaccio. Esteso per un’area di 20 mila metri quadrati, ogni anno esso cambia forma e dimensioni e al suo interno, dove la temperatura è compresa tra i -2 e i -5 gradi, sono ricavate una trentina di camere, decorate con temi differenti, suite, un bar, un ristorante e, all’esterno, sculture e muri fatti interamente di acqua cristallizzata. Ma l’hotel di ghiaccio più grande in assoluto si trova nella Lapponia svedese, a 12 Km da Kiruna, a Jukkasjarvi, che significa “luogo d’incontro”. Per centinaia di anni, visitatori giunti da ogni parte del mondo sostavano in questo posto sperduto per trovarvi ristoro. Costruito per la prima volta nel 1990, è dotato di ben 80 stanze. L’Alta Ice Hotel viene invece realizzato da 9 anni in Norvegia, a 250 km da Capo Nord..
Snow Village
Alta Ice Hotel
Alta Ice Hotel
… E nel resto del mondo Ma la Lapponia non è l’unico posto al mondo a possedere suggestive architetture “sotto zero”. In Canada, per esempio, vicino a Quebec c’è un Ice Hotel dove si dorme su blocchi di ghiaccio, dotati di materassi e pelli di renna e dove persino il cibo è offerto su piatti di Kemi SnowCastle
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Cultura
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Bruges
ghiaccio. Cinque settimane di lavoro, 500 tonnellate di ghiaccio e 15.000 tonnellate di neve sono necessari a modellare ogni anno l’immenso igloo che ospita una Grand Hall dai candelabri e colonne di acqua cristallizzata e due gallerie d’arte che espongono sculture ricavate sempre dallo stesso elemento. Non è di meno il Giappone che, sull’isola di Hokkaido, ospita un intero villaggio glaciale. Si tratta di Shimukappu, in cui si trova un unico hotel: l’Alpha Resort-Tomamu’s ice village. Numerose sono le coppie che si recano qui per celebrare un incantevole matrimonio all’interno della caratteristica cappella. Ma senza doverci spostare troppo, se vogliamo passare un’indimenticabile notte “sotto zero”, in un’atmosfera ovattata e con la luce soffusa, possiamo recarci in Piemonte, all’Ice Pink Hotel di Macugnaga, a 1700 metri di altitudine, sull’Alpe Burki. 170 tonnellate di ghiaccio e neve plasmate in una sorta di igloo dalle abili mani dello scultore napoletano Amelio Mazzella, presidente degli scultori di ghiaccio, con l’ausilio dei colleghi Pieritalo Torri di Carrara e Bruno Cappelletti di Trento Valsugana. Un hotel di 54 metri quadrati, unico in Italia, raggiungibile d’inverno solo in seggiovia o con il gatto delle nevi. Sedie, tavoli, bicchieri, bottiglie, vasi e statue sono rigorosamente di ghiaccio scolpito e il tutto è illuminato da luci al neon colorate. Ma sembra simili architetture non debbano essere prerogativa solo dei luoghi freddi. È infatti degli architetti tedeschi Frank e Sven Sauer l’idea di realizzare l’Hotel Blue Crystal, un gigante iceberg stagliato in uno degli ambienti meno adatti alla sua conservazione: il caldo torrido di Dubai, negli Emirati Arabi. Qui, questa incredibile struttura riuscirà a sopravvivere grazie a un sistema di pannelli solari, efficiente e a impatto zero sull’ambiente. Al suo interno troveranno spazio ristoranti di lusso, lounge room sott’acqua e una ballroom su 5 livelli.
Ice Pink Hotel di Macugnaga
Magiche sculture scintillanti E sempre per gli amanti del freddo, la stagione invernale ci offrirà puntualmente eventi “da brivido”, che ci faranno letteralmente “brillare” gli occhi! Prima tra tutti per spettacolarità è la tradizionale manifestazione Snow & Ice Sculpture Festival - ICE FANTASY - unica in Europa - che, per il nono anno consecutivo, dal 20 novembre al 10 gennaio, si terrà nell’incantevole cittadina di Bruges, in Belgio. Qui, in un’atmosfera resa magica da effetti di luce spettacolari, 40 artisti provenienti da Canada, Stati Uniti, Cina, Olanda, Svezia e Belgio realizzeranno in 40 settimane sculture di tutti i generi, impiegando 300 tonnellate di ghiaccio e 400.000 chili di neve fresca. Nostrana è invece la 14ª Edizione di Art in Ice - Concorso Internazionale di Sculture di Neve, che dal 2 al 6 dicembre si è tenuta a Livigno. Le candide sculture di arte contemporanea, divenute parte integrante del paesaggio, potranno essere ammirate fino alla prossima primavera. Sarà invece sulle gelide acque del lago Baikal - il più grande del mondo - in Siberia, che all’inizio di febbraio si svolgerà l’annuale festival di sculture di ghiaccio “Il Sigillo di cristallo - 2009”. Il tema di questa quarta edizione sarà “La Musica di Baikal” e vi prenderanno parte più di 50 scultori provenienti da tutti i continenti. Inoltre, nei pressi del villaggio Listvianka, accanto all’hotel “Mayak”, sarà costruito un villaggio di ghiaccio colorato, dove avrà la residenza Babbo Natale; un buco nella superficie ghiacciata, una pista di pattinaggio con attrazioni sul ghiaccio, alloggi e ristorante di ghiaccio. Il festival stesso durerà una settimana e chiuderà il 14 febbraio. Ma fino alla fine del mese di marzo, i turisti potranno ammirare lo splendente spettacolo di cristalli d’acqua ◆
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Giardini di Porta Venezia
Il Villaggio delle meraviglie
Vorrei incontrare Babbo Natale…
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Il Villaggio nordico
A Torino invece, sulla strategica Piazza Martiri della Libertà, l’artista Carmelo Giammello, scenografo rivolese di fama internazionale, ha riprodotto il Villaggio lappone di Babbo Natale: un complesso di casette con un arredamento nordico, un innevamento naturale o artificiale, diversi abeti, un laghetto ghiacciato e una musica diffusa che crea l’atmosfera natalizia. Qui vi abita Babbo Natale con i suoi gnomi, che costruiscono balocchi. I bambini vengono coinvolti in giochi interattivi con funzione educativa e didattica e nella creazione di storie, decorazioni e altri oggetti. Il villaggio rimarrà aperto dal 5 dicembre al 10 gennaio. Info: www.ilvillaggiodibabbonatale.it
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ari bambini, finalmente ci siamo. Natale, il giorno più magico dell’anno è di nuovo alle porte e se la Lapponia è troppo lontana, qui in Italia esistono invece dei luoghi a voi molto più vicini, che vi daranno comunque l’opportunità di vivere il vostro magico incontro con Babbo Natale.
La casa di Riva del Garda
Dal 5 dicembre al 3 gennaio, al piano terra della Rocca di Riva del Garda (Trento) - antico castello circondato dalle acque del lago - elfi e folletti vi inviteranno a esplorare la casa di Babbo Natale, con la sua Stanza dei Ricordi, ricca di strani oggetti provenienti da ogni angolo del mondo, l’Ufficio Postale per imbucare la vostra letterina, un grande giardino ghiacciato e l’Officina, ossia la magica stanza in cui potrete dare sfogo alla vostra creatività. Crostatine, cioccolata calda, marshmallow e altre tipiche leccornie natalizie vi verranno offerte da Natalina, la magica cuoca di Babbo Natale; mentre il Covo degli Elfi e un Angolo dei Racconti vi attenderanno per farvi riposare ascoltando fiabe e incontrando il padrone di casa in persona. Info: www.casadibabbonataleriva.it
Anche a Milano - Giardini di Porta Venezia - al “Villaggio delle meraviglie” dal 6 al 25 dicembre sarà possibile incontrare Babbo Natale nella sua casa, consegnargli direttamente la letterina natalizia e farsi la foto ricordo in braccio a lui. In questo ambiente fiabesco inoltre, i bambini potranno visionare i filmati dei propri eroi preferiti. Dal 26 dicembre invece l’abitazione diventerà residenza della Befana, che riempirà di dolci e carbone la calza che ciascuno si sarà creato o disegnato con le sue mani. Info: www.villaggiodellemeraviglie.com
Melegnano
La Casa di Melegnano
Rocca di Riva del Garda
Melegnano
Chi invece si troverà a passare a Melegnano, in provincia di Milano - in Via dei Platani 31 - dal 7 dicembre al 6 gennaio non potrà fare a meno di rimanere incantato di fronte ai magnifici giochi di luce colorate della Casa di Babbo Natale, nata dalla passione di Massimiliano Goglio. La stella cometa e altre 48 stelline illuminano il tetto; 64 mini abeti, betulle, cespugli e 5760 luci bianche fanno scintillare il prato, dove un grosso pupazzo di neve alto 3 metri e la slitta di Babbo Natale trainata dalle renne, completano un quadro che, a chiunque abbia occasione di poterlo ammirare, riesce inevitabilmente a trasmettere pace e serenità. Info: www.lacasadibabbonatale.com ◆ L.P.
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Natale sulla neve di Tatania De Monte
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oglia di neve, voglia di sci….quest’anno la stagione sciistica anticipa l’apertura con il cadere già dei primi fiocchi. La stagione si preannuncia quindi molto intensa e la Val Gardena registra il tutto esaurito per i prossimi Ponti di S. Ambrogio e dell’Immacolata. Ma il nuovo trend non è più solo lo sci in montagna, adesso si cercano anche alternative, come lo snowboard, le passeggiate con le ciaspole, il pattinaggio su ghiaccio e naturalmente non si rinuncia al wellness. E così anche le località montane non hanno potuto ignorare la forte richiesta da parte dei clienti di avere un luogo dove poter trascorrere momenti indimenticabili di relax e coccole, dopo una giornata trascorsa sulle piste da sci. Per accontentare la propria clientela sono nate delle vere e proprie SPA dalle ambientazioni suggestive, con ampie vetrate affacciate su valli innevate e paesaggi incantati da ammirare, magari, mentre si è mollemente adagiati in una calda vasca idromassaggio. In particolare, il Trentino Alto Adige oltre a essere considerato il paradiso degli sciatori, grazie agli scenari spettacolari delle Dolomiti e delle sue Valli, è la regione con la più ampia diffusione di Beauty Farm e Centri Benessere in Italia. In pratica, in ogni paese e centro di vacanza del Trentino Alto Adige é possibile trovare Hotel, dalle 3 alle 5 stelle, dotati
delle più confortevoli Beauty Farm e adatti a tutte le tasche. Inoltre, si contano una decina di centri termali. Tra tutti questi, la citazione d’obbligo é per quello di Merano, dove é possibile dedicare attenzioni al proprio corpo a tutti i livelli e con tutti i tipi di trattamenti: dalle cure ai massaggi specialistici, all’utilizzo di saune, piscine e palestre. Tutti i trattamenti sono disponibili non solo nel centro, ma anche all’interno delle sofisticate e lussuose Beauty Farm presenti nella bellissima cittadina meranese. Quest’anno, per chi vuole trascorrere un “Bianco Natale”, la proposta viene dalla zona della Valle Aurina, che da Brunico si dirama alla Val Punteria, fino al confine con l’Austria. Qui non si può non farsi coccolare nella splendida SPA dell’hotel Alpin Royal, con piscina con getti a idromassaggio, cascata e nuoto controcorrente, sauna tirolese, grotta alle erbe, laconium a 40°, cabina a raggi infrarossi, fontana del ghiaccio, doccia rivitalizzante e a effetto nebbia, per terminare il percorso nell’area relax con letti ad acqua. Non mancano, inoltre, la possibilità di effettuare massaggi di coppia, impacchi per il corpo personalizzati, trattamenti cosmetici, oltre a un’ampia sala fitness con moderni attrezzi Technogym. Insomma, una vera oasi di benessere dove non viene trascurato nemmeno l’aspetto gourmet del palato, con serate a tema e cene tra menù della tradizione locale, internazionale o creativa, il tutto accompagnato da una selezionata e fornitissima cantina di vini. Con la sua struttura arrotondata, gli ambienti arredati con gusto con il legno locale, le eleganti stoffe dal colore chiaro, che infondono calde e piacevoli atmosfere, l’Alpin Royal è il luogo ideale per trascorrere un Natale in totale relax. L’offerta natalizia prevede 6 giorni e 5 notti con la sistemazione in una romantica camera matrimoniale, il trattamento di mezza pensione, 1’aperitivo di benvenuto nella cantina dell’hotel scavata nella roccia, una degustazione di grappe nella cantina della torre e una romantica gita in slitta trainata da cavalli in una malga sull’Alpe di Siusi, dove viene offerto un caldo vin brulé. Prezzo € 985 a persona ◆
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Un safari particolare
Fra laghi ghiacciati e distese innevate le renne ci faranno udire il “suono del silenzio” della terra dei Lapponi di Fabrizio Lodi
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legame di questo animale con le popolazioni locali, sin dalla notte dei tempi. Si proverà anche a prendere una renna al lazo. Seguirà appunto un giro nella foresta su una slitta trainata da renne. Ma per i più avventurosi c’è anche un’altra seducente opportunità. In passato il popolo dei Sami, conosciuti col nome di Lapponi, era nomade e si spostava in carovane di renne. Erano questi resistenti animali a trainare le slitte con gli uomini e tutta l’attrezzatura domestica. E proprio durante il lungo e affascinante inverno nordico si può partecipare
La renna vi fa fare un salto nel passato e rappresenta il più tradizionale mezzo di trasporto della Lapponia. Quando la slitta trainata, attraversa i paesaggi innevati, si viene circondati da un silenzio magico e si diventa parte integrante della natura.
l “suono del silenzio” cantavano Simon and Garfunkel qualche decennio fa. Una seducente contraddizione in termini che potrete vivere scivolando sulla neve a bordo di una slitta trainata da renne negli incontaminati e immensi spazi scandinavi. Fra laghi ghiacciati, pianure e foreste ammantate di neve, viaggiare insieme a questi animali è un’avventura incredibile.
Questi territori sono ideali per essere esplorati considerato che non presentano particolari asperità, oltre ad essere attrezzati con una rete di sentieri fitta, numerosi rifugi e stazioni di montagna. In alcune località c’è addirittura la possibilità di farsi venire a prendere in slitta all’aeroporto. Spesso il safari si svolge in questo modo: un trasferimento in motoslitta alla volta di un allevamento di renne. Incontro con il fattore che racconterà aneddoti e illustrerà lo stretto
ad una di queste carovane e attraversare le distese del meraviglioso paesaggio invernale. La sera si giunge ad un caldo accampamento, e dopo una cena alla brace si sorseggia un caffé fumante in una tenda lappone. Operatori turistici che propongono questi pacchetti si trovano principalmente nella Lapponia nelle cittadine di Gällivare, Kiruna, Jokkmokk, Arvidsjaur e Ammarnäs e nella stazione sciistica di Åre, nella Svezia centrale. Diffusa è anche la possibilità di partecipare alle competizioni in cui due carovane sono in gara tra loro ◆
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“La slitta non si muove verso un punto Scivola e basta” È questa la filosofia che anima lo Sleddog
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etteralmente “slitta trainata da una muta di cani”, lo Sleddog, prima dell’avvento della motoslitta costituiva, nei paesi nordici, l’unico modo per raggiungere i villaggi limitrofi, permettendo quindi di coprire notevoli distanze su terre gelate. Le prime popolazioni che attaccarono dei cani a una slitta furono le tribù nomadi della Siberia centrale, alcune migliaia di anni fa. Andare con lo Sleddog non è una cosa molto difficile: è sufficiente una discreta preparazione atletica, un buon equilibrio e, cosa più importante, avere a disposizione una muta ben addestrata, soprattutto per le prime uscite. Ma è ancora più importante l’amore verso la natura e i cani nordici. La slitta usata in gara può essere in legno con legature in pelle, o in leghe leggere. Su di essa è posta una grossa sacca contenente oggetti di dotazione e un ricovero per un cane affaticato o ferito. Due freni servono per tenere ferma la muta in partenza o durante le soste. I cani, imbracati, sono collegati alla slitta mediante funi (linee) di materiale sintetico. Il “musher” conduce la slitta e il team che la traina è composto da un minimo di 8 a un massimo di 20 elementi. In testa alla muta c’è il “leader”, dietro a questo c’è lo “swim dog”, che ha il compito di guidare gli altri sulla scia del “leader”. Coloro che compiono lo sforzo maggiore sono invece i “team dog”, mentre i più grossi, che fungono da ruota, sono chiamati “wheel dog”.
Durante le gare, i mushers e i loro team sono suddivisi in categorie basate sul numero di cani e sulla loro razza. Lo Sleddog in Italia è una realtà da molti anni ed esistono diverse scuole che organizzano corsi di ogni tipo. Ma anche senza uno specifico corso, un principiante può provare ad andare in slitta con la dovuta prudenza e facendosi affiancare da una persona esperta. Le gare sono suddivise in: sprint, media distanza e lunga distanza. Le prime corse ufficiali risalgono agli inizi di questo secolo. La più famosa, chiamata Iditarod, si svolge ogni anno a marzo, lungo un percorso di 1.000 miglia in Alaska - da Anchorage a Nome - tra catene montuose e fiumi ghiacciati, con temperature che arrivano anche a - 40° ed è legata a una gloriosa impresa compiuta nel 1925 dai cani da slitta e dai loro Musher, in seguito a una epidemia di difterite che costò numerose vittime a Nome. La sopravvivenza dell’intera città era infatti legata unicamente alla possibilità di vaccinare la popolazione, ma con i mezzi di trasporto normali fu possibile portare il siero soltanto in una località che distava ancora più di 1.000 km dalla città colpita. Fu allora organizzata una staffetta con varie mute di cani che, in poco più di 5 giorni, portarono il siero a destinazione, salvando la popolazione di Nome. Il più famoso dei cani di questa impresa si chiamava Balto fu lui a condurre la muta entrata nella città - il quale divenne un vero e proprio eroe nazionale, tanto che in Central Park a New York fu eretto un monumento dedicato a lui e a tutti i cani da slitta ◆ Info: www.fimss.com
Guidati dagli occhi di ghiaccio del Siberian Husky
Scivolando sulla neve al mozzo degli husky. È lo Sleddog di Fabrizio Lodi
Foto di New Photo
Il Siberian Husky è il cane per eccellenza dello Sleddog. È stato selezionato nella sua forma moderna negli Stati Uniti, a partire dai cani originari della Siberia, allevati per secoli dal popolo dei Ciukci proprio per il traino delle slitte. All’inizio del ‘900 venne importato da Leonard Seppala in Alaska - luogo in cui cominciavano a diffondersi le gare di Sleddog nell’ambiente dei cercatori d’oro. Per la loro taglia, minuta rispetto a quella degli esemplari allora utilizzati per il lavoro, i cani di Seppala furono derisi e soprannominati “piccoli topi siberiani”; ma ben presto, a seguito dei loro grandi successi nelle gare, vennero rivalutati. Nel 1930 il Siberian Husky fu riconosciuto come razza dall’American Kennell Club. In epoca più recente, gli appassionati europei di Sleddog hanno incrociato il Siberian Husky e le altre razze nordiche tradizionali con razze meno resistenti al freddo, ma più veloci nella breve distanza - in particolar modo Levrieri e Pointer ottenendo così esemplari più adatti alle corse europee, ben più corte di quelle tradizionali.
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Le ciaspole AUTHENTIC SPORTSWEAR
COLLEZIONI AUTUNNO\INVERNO 2009\2010
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iete stanchi delle file per prendere gli skilift? Della confusione? Volete immergervi nella natura montana, nella neve ovattata, lontani
dal caos? Le ciaspole - ciaspe o racchette da neve - sono un modo antico e al contempo nuovo di scoprire la montagna nel suo aspetto più wilderness, senza doversi trasformare in dei “rambo”. Le ciaspole consentono di spostarsi agevolmente a piedi sulla neve fresca, poiché aumentano la superficie calpestata e quindi anche il “galleggiamento”. Il nome, derivante dal dialetto noneso - Val di Non, Trentino - è entrato nel linguaggio comune dopo il successo de “La Ciaspolada”, la più importante manifestazione italiana che si svolge in Val di Non (la prossima edizione è in programma il 6 gennaio 2010). Per effettuare la maggior parte delle escursioni non è necessario essere esperti sciatori e tantomeno alpinisti. Con l’aiuto di una guida sarà facile prendere confidenza con l’attrezzo e, in breve, essere autonomi. Ma se qualche anno fa le racchette da neve erano in legno e corda, oggi la ricerca tecnologica ha preso piede, sfornando modelli superleggeri facilmente indossabili.
Esistono tre tipi di ciaspole: I Fagioli: simili a quelli delle antiche tradizioni, semplici e poco costosi. La struttura esterna è in legno o alluminio e la superficie d’appoggio è realizzata con cordini intrecciati. La scarpa viene fissata con fettucce e cordini. Economiche e poco ingombranti sono però scomode e offrono poca superficie d’appoggio. Le Canadesi: sono le racchette più grandi - fino a un metro - spesso dotate di “coda”. Sono ingombranti ma ottime per nevi profonde e presentano vari sistemi di fissaggio. Non sono indicate per percorsi ripidi e con neve dura, perciò sulle Alpi non vengono molto utilizzate. Le moderne: hanno una forma intermedia tra le due precedenti e sono realizzate in plastica o alluminio. Avendo attacchi tecnici, risultano adatte anche per terreni ripidi. Permettono un attacco con snodo, vari sistemi di fissaggio della scarpa e l’inserimento di ramponi per la neve ghiacciata. Però qui il prezzo sale... ◆ Info: www.federciaspole.it F.L.
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un passato che sa di futuro
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Vela e sci, mai così vicinI di Alessandro Mei
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hi l’ha mai detto che lo sport della vela e lo sci sono così distanti? Seppure si svolgano in due ambienti totalmente diversi, queste due discipline sportive non sono poi così lontane l’una dall’altra, tanto che lo Yacht Club Imperia ormai dal 1973 promuove una Combinata Vela-Sci. Due gli scenari: da un lato, il campo di regata antistante la costa ligure, dall’altro le piste innevate di Monesi. In trentasei anni di vita, la manifestazione è cresciuta notevolmente e oggi conta la partecipazione di centinaia di atleti non solo italiani. La manifestazione organizzata dallo Yacht Club Imperia è stata sicuramente la prima di questo genere: sono infatti poi sorte la combinata SciYachting promossa dallo Yacht Club Cortina d’Ampezzo. L’edizione 2010 prenderà il via il 28 gennaio con una formula completamente rinnovata, con la scesa in acqua dei migliori velisti italiani e di altri yacht club stranieri. L’evento si articola su tre giornate, con la prima dedicata ad una gara di regolarità sulla neve, sulla pista di Tondi del monte Faloria. Ci si sposterà poi a bordo dei Melges 24 per la prova a mare. A vincere sarà la squadra che avrà ottenuto i migliori risultati in entrambe le discipline. Informazioni sul sito internet dello Yacht Club Cortina d’Ampezzo, www.ycca.it. Se l’abbinamento di queste due attività non vi basta, potreste sempre optare per la GolfVelaSciando, giunta alla settima edizione. Si parte con la gara sulla neve che si disputerà il 21 marzo 2010 a Passo San Pellegrino, poi la prova sul campo da 18 buche e, per finire, la regata velica nelle acque di Caorle, a Venezia, prevista nel mese di maggio. Per saperne di più www.golfvelasciando.it ◆
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Partita di polo sulla neve al Cortina Winter Polo (foto Tony Ramirez)
Premio di galoppo sulla neve a St. Moritz (foto Stefano Grasso)
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al galoppo sul ghiaccio
on neve e cavalli, quei tragici quadri ottocenteschi della ritirata di Napoleone in Russia sulla steppa gelata, oggi c’entrano poco. Allora i poveri animali erano tra le prime vittime di guerre senza tregua, adesso danno vita a sport invernali di grande spettacolarità, dove sono impiegati con ogni attenzione. Tanto che uno degli argomenti più discussi nel recente congresso della Federazione Internazionale Sport Equestri è stata la condanna di ogni allenamento e competizione contrari al benessere del cavallo. Le Alpi sono la sede di due avvenimenti spettacolari che legano ippica ed equitazione al candore delle montagne: il polo e il galoppo (e trotto) sulla neve. In realtà, la superficie su cui si disputano partite e corse è il ghiaccio, ricoperto però dal soffice manto, che consente una maggior presa degli zoccoli (muniti di appositi perni) e un minor danno nelle cadute.
di Enrico Tonali
on snow” ebbe un successo crescente, con la calata di squadre inglesi, olandesi e belghe che si unirono alle italiane. Qualche anno ci si trasferì nella più scenografica e comoda Misurina (1800 metri, 20 minuti da Cortina), anfiteatro naturale fra picchi che bucano il cielo e lo sguardo come le Tre Cime di Lavaredo. Nel 2002 il Cortina Winter Polo viene riammodernato da Claudio Giorgiutti e Maurizio Zuliani, entrambi friulani, che ne hanno fatto la prima tappa (si tiene in febbraio) di un prestigioso trofeo annuale - la Gold Cup - il quale nei mesi più caldi approda in Costa Smeralda, Argentario e Chianti.
Al di là delle Alpi, a St. Moritz - pure qui si disputa, in gennaio, un torneo di polo invernale a cinque stelle - i cavalli danno spettacolo anche con le International Horse Races di galoppo e trotto, nelle tre domeniche di febbraio, un appuntamento che si ripete da oltre un secolo, dal 1907. Vi partecipano alcune delle migliori scuderie continentali e nel 2010 il 71° Gubelin Gran Prix è annunciato come il Campionato Europeo di Turf sulla neve. Proprio un fantino romano, Daniele Porcu, è uno specialista di questa corsa avvincente, avendola vinta nel 2006 (in sella a Ianina) e nel 2007 (con First Time) ◆
Furono quattro amici al bar - poteva essere Vanni in Prati, ma invece stavano sulle Dolomiti, nell’Hotel de la Poste a ideare il Cortina Winter Polo, torneo che oggi è un must internazionale. Tre rampolli della Roma bene - Italo Focacci, Fabrizio Bogiankino e Corrado Panzanella - assieme Renato Manaigo (della storica famiglia proprietaria dell’Hotel) nel 1989 pensarono di trascinare - in pieno inverno - il passatempo bellico (pare che le prime palle fossero le teste dei nemici) con cui Dario e le sue truppe si divertivano duemila anni fa sulle sabbie di Persia. Il primo campo fu il laghetto gelato di Landro (fra Cortina e Dobbiaco) con quattro squadre che si esibirono davanti a un pubblico sbalordito di vedere i cavalli volare in equilibrio sulla neve e gli uomini sopra smazzare la palla rossa. Sarà stato che, appunto, le immagini più note di ghiaccio e cavalieri erano ancora quelle del passaggio dei decimati squadroni napoleonici sulla Beresina, il “polo Polo sulla neve a St. Moritz
Giocatori di polo sulla neve nel Cortina Winter Polo (foto Tony Ramirez)
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FIERACAVALLI PREMIO A VARENNE
È di Enrico Tonali
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Piccoli campioni grande Piazza di Siena
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Il team vincitore (Cavallo Club) del Trofeo D’Inzeo con i leggendari fratelli Piero e Raimondo (a destra)
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o speaker ha giustamente ringraziato per il bel tempo che ha permesso un perfetto svolgimento di due tradizionali manifestazioni di salto a ostacoli del Comitato FISE presieduto da Giuseppe Brunetti: il Trofeo Fratelli D’Inzeo e la Coppa Lazio. Location d’eccezione Piazza di Siena ed il suo nuovo fondo in sabbia, incorniciati dal pubblico sulle gradinate settecentesche - volute dal principe Marcantonio Borghese - e sui prati punteggiati di pic-nic. Il Trofeo l’ha vinto il Cavallo Club di Velletri (Francesca Moroni su Revelle, Katia Leoni/Vanilla, Filippo Pietrosanti/ Cenzo, Alessio Pennacchini/Black King) con capo-equipe Marco Nanni: “Un’emozione essere premiati da Raimondo D’Inzeo che è stato mio maestro negli Anni Ottanta”. Infatti a consegnare Trofeo e medaglie c’era l’indimenticabile vincitore - sempre a Piazza di Siena - dell’oro olimpico di Roma 1960, con il fratello Piero che conquistò, nella stessa finale, l’argento: “Gliela abbiamo fatta, fu la prima frase che ci scambiammo con Raimondo durante il giro d’onore” ha sorriso il leggendario cavaliere. “Pure i primi successi in sella li ottenemmo qui nei tornei dei Balilla”. I cavalieri capitolini si sono rifatti nella Coppa Lazio andata al Parco dell’Insugherata di Via dell’Acqua Traversa, guidato da Raffaele Tagliamonte (Raffaella Tagliamonte/Rinus, Francesca Tagliamonte/Falstaff, Luca Marziani/Chet Bull, Raffaele Tagliamonte/Sablon) che ha chiuso senza errori tutti i percorsi, con due sole penalità per un fuori-tempo ◆
foto Fieracavalli/Stefano Grasso
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come la tomba di Tutankamon, passano i secoli e i “tesori” di Fieracavalli sono sempre lì, ad aspettarvi pazienti. Quest’anno - la grande rassegna di Verona è iniziata tradizionalmente nella prima settimana di novembre - i 35 ettari di esposizione sono stati calpestati da 153 mila spettatori (3% più del 2008) e gli eventi raccontati da 920 giornalisti, numeri da Olimpiade. Il cavallo è d’altronde l’unico “animale”, assieme all’uomo, che partecipa ai Giochi, fin da quando si disputavano sotto la grande statua di Zeus a Olimpia. Gli equini presenti erano 2.500 - 25 le razze italiane - tanto che il più grosso rischio per le famiglie - si fa per dire, il servizio di sorveglianza è capillare - è di veder sparire i figli, attirati dal cavallo più alto del mondo - 2 metri al garrese, quasi 3 alle orecchie - o dal più piccolo, 70 cm, come un grosso cane. Per questo uno dei padiglioni presi d’assalto - 25 mila presenze - è stato il Villaggio dei Bambini, spazio multidisciplinare dal battesimo della sella sui pony ai concorsi di disegno e ai somarelli - ideato per intrattenere ed educare al contatto degli amici a quattro zampe i futuri cavalieri. A inaugurare la 111esima edizione è stato il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Luca Zaia, un “cavallaro” come si dice in gergo, che sale in sella e guida la carrozza: “È la più importante fiera del globo, momento d’eccellenza del mondo equestre e dell’ippica. Una vetrina internazionale apprezzata all’estero: nella mia recente visita istituzionale in Egitto, quel Governo mi ha chiesto di poter inviare alcuni meravigliosi esemplari dell’allevamento di Stato di purosangue arabi. Grazie al presidente Ettore Riello di Veronafiere è stato possibile”. Tra le novità spiccava un’iniziativa che nei prossimi anni diventerà un must di Fieracavalli, il polo; non più esclusivo nei club a cinque stelle, ma giocato per il grande pubblico, come in Argentina. Gli spettatori si sono entusiasmati nonostante fosse poco più di un’esibizione del locale team La Fiorina, ma nel 2010 verrà organizzato un vero torneo indoor, evento assente in Italia. Dopo due anni di trattative (“come spostare un capo di stato”), Zaia è riuscito a portare a Verona uno dei più grandi cavalli sportivi di tutti i tempi, Varenne, premiato davanti a migliaia di persone con una targa d’argento del Governo Italiano per la sua straordinaria carriera, ieri di trottatore e oggi di “papà” (120 figli l’anno, tra cui Lana Del Rio, vincitrice del Derby 2008). Altro evento di sport a Fieracavalli la tappa di World Cup di salto ostacoli, organizzata così bene che fin dall’edizione 2010 Verona potrebbe ospitare la finale del prestigioso torneo mondiale ◆
L’italiano Juan Carlos Garcia su Moka De Mescam vincitore di un Gran Premio di salto ostacoli a Verona
Varenne e il Ministro Luca Zaia
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RCC Tevere Remo vincitore XXIII Tevere
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UN FIUME DI APPLAUSI PER LA TEVERE REMO
ASSEGNATA LA PRESTIGIOSA COPPA TEVERE, STORICA SFIDA TRA I CIRCOLI ROMANI DI CANOTTAGGIO: IN FINALE L’OTTO DEL REALE CIRCOLO BATTE PER SOLI 4 DECIMI LA TIRRENIA TODARO
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Premiazione
di Giovanni Manfroni
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uando sport, storia e onore si intrecciano, ecco che il Tevere mette in acqua la gara che ogni circolo di voga, tra i più prestigiosi di Roma, vorrebbe alzare al cielo: la Coppa Tevere di canottaggio. Non è solo una sfida racchiusa tra i flutti e i correntini dello storico fiume (si rema sulla distanza di 500 metri), su quelle acque non ci si gioca solo un trofeo ma il prestigio e la credibilità. Quest’anno si è disputata la XXIII edizione, che ha visto il Reale Circolo Canottieri Tevere Remo tornare al successo a distanza di quattro anni dall’ultima vittoria firmata nel 2005. Un successo, quello del circolo presieduto da Luigi Barone, arrivato dopo una finale entusiasmante scivolata via sul filo dei decimi (alla fine saranno 4 quelli a separare le due imbarcazioni) con la Tirrenia Todaro. Proprio il circolo di Giorgio Gatti, vittorioso nella passata edizione, ospitava quella di quest’anno come impone la tradizione. Un’edizione, quella 2009, segnata dalla pioggia che non ha dato tregua agli equipaggi dei setti circoli scesi in acqua tutti a caccia di gloria: oltre alle due finaliste, in gara anche il Circolo Canottieri Aniene, il Circolo Canottieri Lazio, il Circolo Canottieri Roma, il Circolo Canottieri Dopolavoro
Ferroviario di Roma e il Circolo Canottieri Salaria, quest’ultima alla sua prima volta. Come ogni anno, centinaia gli appassionati che non si sono voluti perdere lo spettacolo regalato dal Tevere che, in occasione delle due manche finali, ha luccicato sotto gli squarci di sole regalati dal cielo capitolino. Una finale, dicevamo, vinta per soli 4 decimi, che ha visto salire sul gradino più alto del podio anche Daniela Sanna, unica donna in gara, perfetto timoniere della Tevere Remo. La prima edizione della Coppa Tevere risale al 1987, quando ad imporsi fu il Circolo Canottieri Aniene ad oggi in testa per numero di successi (12) seguito dal Canottieri Tevere Remo (6) e dal Tirrenia Todaro (4). La sfida per l’anno prossimo è già lanciata, sempre nel segno del fair play e del rispetto dell’avversario che da sempre contraddistinguono lo storico trofeo ◆
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IL CAMPO DA GOLF PIÙ LUNGO DEL MONDO
Australia: paesaggi sterminati, scogliere, dirupi e deserti. un green selvaggio, all’estremo limite del mondo... è il Nullarbor links 18 holes di Francesco Mantica
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n deserto. Un’autostrada. Piccoli paesini di allevatori di pecore. Il mare, scogliere, dirupi. In mezzo a tutto questo, 18 buche. Per oltre mille chilometri, più o meno la lunghezza del territorio italiano. Cari appassionati di golf, questo non è un bluff. Avete di fronte a voi un’intera Italia su cui giocare, un green di dimensioni smisurate, bellissimo e selvaggio: è Il Nullarbor Links 18 holes, meglio conosciuto come “il campo da golf più lungo del mondo”. Inaugurato il 22 ottobre di quest’anno, è composto da 18 buche e si dipana su 1.365 km attraverso il deserto di Nullarbor, a sud del paese dei canguri, lungo la Eyre Highway, l’autostrada che collega la parte meridionale dell’Australia. La prima buca si trova a Kalgoorlie, nella zona occidentale e le altre all’interno di allevamenti di pecore e paesini, ultimo dei quali è Ceduna, sulla costa a sud est. Per spostarsi da una buca all’altra non si può andare né con le classiche macchinine elettriche né tanto meno a piedi, ma si deve prendere la macchina e affrontare un viaggio della durata variabile dai 45 minuti alle 3 ore. Il percorso
intero si completa in circa 4 giorni, durante i quali i giocatori potranno ammirare le interminabili distese desertiche popolate da canguri, emù e altri animali tipici delle zone interne. Oltre alle meraviglie paesaggistiche, non mancano le note curiose: peculiare, per esempio, è il fatto che una buca sia piazzata addirittura in un allevamento di pecore sperduto nel nulla. Alf Caputo, a capo del progetto, parlando di numeri ha ammesso che il campo é costato circa 680.000 dollari, 200.000 dei quali saranno stanziati dal Ministero del turismo australiano. La realizzazione del campo è infatti un’idea del Ministero per pubblicizzare le bellezze del paesaggio australiano, che si aggiunge alle ultime, recenti operazioni di valorizzazione del territorio. Tutti ricorderanno, a tal proposito, l’offerta per un posto di guardiano delle barriere coralline in un’isola deserta, con il server del sito dedicatole letteralmente collassato in pochi giorni e l’attenzione di giornali e televisioni di tutto il pianeta. Adesso è la volta del deserto di Nullarbor, un’imponente struttura creata per dare impulso al mercato del turismo regionale e alla sua economia.
golf Ovviamente non é solo il vile denaro a fare da motore all’operazione, ma anche una più ampia strategia di valorizzazione del golf sul territorio, tendente a sposarlo con quanto di meglio il continente ha da offrire. Forse non una lunga storia, non dei monumenti, non una tradizione d’arte e di cultura pari a quella europea ma, al contrario, quanto di più semplice e bello ci sia al mondo: una natura incontaminata. Il progetto nasce infatti con lo scopo di coniugare golf e natura, permettendo al golfista di osservare le meraviglie dell’Australia più selvaggia. Un’esperienza davvero unica ◆
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Due giornate di gara per portare solidarietà ai bimbi africani
Un’iniziativa svoltasi al Golf Club Le Querce di Francesco Mantica
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l golf per l’Africa. Due giorni di gara a metà novembre per alcune delle più importanti personalità romane allo scopo di raccogliere fondi, nell’ambito del progetto “Bimbi del Meriggio”, per curare i tanti bimbi africani contagiati dall Hiv. È stato il Golf Club Le Querce il teatro di questa manifestazione, organizzata dal presidente del Rotary Club Viterbo Ciminia Marcello Anti. Tra i 130 partecipanti che si sono sfidati nel percorso delle Querce erano presenti il marchese Alberto di Bagno, che ha conquistato il terzo premio di prima categoria, la presidentessa del San Marino della Quercia Golf & Country club Luisa Zorzoli, la fotografa Marinetta Saglio e gli imprenditori Giuseppe Zappalà e Rodolfo Peroni. A districarsi meglio nel susseguirsi degli ostacoli d’acqua e dei fossi che circondano le 18 buche del golf club Le Querce, disegnate dagli americani George e Jim Fazio, insieme con David Mezzacane, sono stati Dario Celesti, Monica Passerini
e Gabriele Caricato, che alla fine sono stati premiati come vincitori del match. Il Golf Club Le Querce si estende nella campagna laziale a 40 chilometri da Roma. Il Percorso, voluto dall’allora Presidente della Federazione Italiana Golf, Giuseppe Silva, è stato inaugurato nel 1990. È stato immediatamente apprezzato per il modo in cui è stato sfruttato il terreno su cui sorge, per l’utilizzo naturale di un fosso che lo attraversa a ferro di cavallo, per la quantità e la bellezza di alberi di quercia che svettano negli oltre 70 ettari che delimitano il Golf Club. Il Golf Club ha ospitato inoltre, nel 1991, la 37.a edizione della Coppa del Mondo di Golf. Tra i “Past President” che hanno dato grande prestigio al Club, Aldo Stacchi, oggi nel Consiglio della Federazione Italiana Golf e Franco Chimenti, Presidente della Federazione Italiana Golf e componente del Consiglio del CONI ◆
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di Chiara Calace
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maggio a quella che oggi sarebbe definita la principessa piu taggata del web, protagonista di tutti i tabloid del mondo, Palazzo Ruspoli ospita la mostra internazionale dal titolo “Gli anni di Grace Kelly”, esponendo fotografie e oggetti inediti della principessa, come i preziosissimi gioielli in diamanti, gli abiti di gala firmati Christian Dior, e ancora la famosissima “Kelly”, che lo stilista francese Hermès riprende negli anni ’30 dal designer Robert Dumas che crea una borsa per signora ispirata ai sacchi porta-sella della fine del XIX secolo. Nel 1958 Grace Kelly, giovane principessa di Monaco, viene fotografata sulla copertina di una nota rivista americana proprio con quella borsa che da allora sarà ribattezzata “Borsa Kelly” e avrà un successo mondiale. Tratto peculiare della principessa Grace e leit motiv della mostra è senza dubbio l’ineccepibile eleganza che ha sempre contraddistinto la Kelly, eleganza che ritroviamo nella sua giovinezza di facoltosa american girl di Philadelphia che incarna il sogno americano di aspirante attrice - studia infatti arte drammatica a New York - e che l’accompagnerà per tutto il suo percorso da attrice hollywoodiana - nel 1954 ottiene l’Oscar per County Girl - fino all’incontro nel 1955 al Festival di Cannes con il principe Ranieri di Monaco che imprime
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GRACE KELLY DA MITO A REALTà O DA REALTà A MITO?
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Gli anni di Grace Kelly, da star di Hollywood a Principessa di Monaco, l’itinerario di una donna meravigliosa dal destino eccezionale in mostra a Roma
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una svolta decisiva nel destino della giovane e aitante Grace e che sfocia in quello che è stato definito dai media di tutto il mondo il “matrimonio del secolo”, il 19 aprile del 1956. E così Grace Kelly, dopo aver realizzato il sogno di diventare star hollywoodiana, splendida, corteggiatissima e richiesta in tutti i salotti internazionali, rinuncia al sogno della sua vita, il cinema, e si consacra al servizio del Principato di Monaco e dei monegaschi, riuscendo alla perfezione nel suo ruolo di principessa presso le famiglie reali europee, con quel pizzico di glamour e stile in più che inizialmente spaventa l’ambiente dell’alta società ma che affascina i media tanto da farla diventare il simbolo della Principessa per eccellenza. Ammirata ancora oggi per il suo stile e la sua eleganza e ricordata da tutti come la donna che ha conferito al Principato di Monaco un lustro impareggiabile per le sue attività in campo sociale e culturale, Grace Kelly, è e rimarrà nel panorama internazionale un modello di donna e di principessa che tutti rimpiangono, perché scomparsa troppo presto dalla scena. La mostra si terrà a Roma, Fondazione Memmo, Palazzo Ruspoli dal 16 ottobre 2009 al 28 febbraio 2010 ◆
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Luci e Creazioni Baccarat in mostra
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i è inaugurata lo scorso 25 novembre un’altra suggestiva mostra di Baccarat, Luci e Creazioni, con le opere dei più importanti designer cristallieri dei giorni d’oggi: Philippe Starck, Arik Levy, Thomas Bastide e Mathias. Gli appassionati di lighting design avranno modo di ammirare alcune meravigliose installazioni di luce, che ripercorrono a ritroso nel tempo la maestria artigianale della Cristallerie francese, presso l’oratorio seicentesco attiguo allo storico negozio Leone Limentani di via Portico d’Ottavia 47 a Roma. La mostra terminerà il 31 dicembre ◆ Info: La mostra Baccarat è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 9-13 e dalle 15,30 alle 19,30. Il personale in loco è qualificato e potrà rispondere ad ogni eventuale richiesta da parte dei visitatori.
Ramona Badescu Bruno Limentani
Gianfranco Vissani
Melba Ruffo - Umberto Masci P.ssa Marina Pignatelli - Jean Paul Troili
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Castaldi Gioielli i Diamanti le gemme più desiderate al mondo
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a parola diamante deriva dal greco “adamas” che significa invincibile. Gli antichi non avevano ancora scoperto che solo un diamante può tagliare un altro diamante, essendo l’elemento più duro che si trova in natura. I Romani credevano che fosse polvere lunare che veniva alla luce dopo una notte di luna piena. Gli antichi Hindu pensavano che fosse cristallo di rocca trasformato in diamante sotto l’azione dei fulmini che colpivano le rocce. Per la sua “invicibilità” e straordinaria bellezza, si attribuivano al diamante proprietà e poteri di tutti i tipi.
Quanto costa un diamante? È come chiedere quanto costa genericamente una casa o un quadro: dipende da molti fattori, il diamante non è un elemento che possa essere oggettivamente valutato o almeno non completamente. Per il diamante: non c’è pietra che sia uguale a un’altra. Il diamante è unico Universalmente esiste dunque una classificazione dei diamanti che si basa su alcuni parametri, la cui identificabilità sta diventando, grazie alle tecnologie, sempre più precisa e scientifica. Tali criteri di valutazione aiutano a determinare il prezzo di un diamante. Sono le famose 4C: COLOR Colore. Più è incolore la pietra più è alto il suo pregio a causa della sua rarità. Alla fine degli anni ’70 il GIA americano, l’istituto di certificazione più famoso del mondo, l’HRD di Anversa e tutti i maggiori laboratori di analisi gemmologica del mondo hanno cercato di adeguarsi a una denominazione comune. Per convenzione la scala dei colori parte dalla lettera D (diamante) per farla arrivare fino a Z. La D indica il diamante più incolore, senza alcuna sfumatura di colore, il più ricercato. Di seguito abbiamo E ed F, che sono ancora pietre definite “extra bianche”, “bianco eccezionale” come scrive HRD nei suoi certificati, senza colore. G ed H sono pietre bianche. I, J, K sono pietre che cominciano ad evidenziare le sfumature di colore visibili ad occhio esperto. L, M, N sono pietre la cui colorazione comincia ad essere evidente anche per una persona non esperta. Dalla O alla Z il colore giallo è decisamente evidente. CLARITY Purezza. Durante il processo di cristallizzazione del carbonio in diamante possono essere presenti altri minerali
che rimangono intrappolati all’interno dei diamanti, oppure alcuni atomi di carbonio che possono formare delle molecole di grafite. Infine sbalzi di temperatura o di pressione possono formare delle fratture all’interno della pietra. A seconda della posizione, grandezza, numero e colore delle cosiddette inclusioni, esiste una scala di qualità del diamante ormai riconosciuta internazionalmente, dettata dal GIA e HRD, che va da IF a I3. IF o LC (IF = Internally Flawless /Internamente senza inclusioni. LC= Loup Clean /Pura alla lente) indicano un diamante che, analizzato con una lente a 10 ingrandimenti, non presenta alcuna inclusione o imperfezione e viene perciò definito “puro”. I1, I2 e I3 segnalano la circostanza che le inclusioni cominciano ad essere visibili anche ad occhio nudo. CARAT WEIGHT Peso. La parola “carato” deriva da “karatos” che era il nome dei semi della pianta del carrubo che sono molto omogenei e simili tra loro Il karatos pesava circa un quinto di un grammo. Il carato che viene usato oggi come unità di misura è precisamente 0.20 di un grammo ed è diviso in 100 unità o punti. Un diamante di 0.75 carati, può essere indicato anche come un diamante di 75 punti. CUTTING Taglio. Essendo tra le 4C quella più influenzata dall’intervento dell’uomo, una pietra ben tagliata, a parità di colore, peso e grandezza, risulta in grado di brillare di più rispetto a una pietra il cui taglio sia stato fatto male. Il taglio brillante ha 57 faccette ed è sicuramente il più comune. Anche qui occorre fare una raccomandazione: la qualità del taglio di una pietra viene indicata sempre nei certificati internazionali con una scala che può partire da “excellent” o “very good” fino alle definizioni di “unusual” o “poor” che indicano pietre di scarso taglio e quindi di valore inferiore. A conclusione di queste poche spiegazioni, il consiglio che vorrei dare a tutti è quello di acquistare sempre un diamante con certificato gemmologico internazionale e di acquistarlo sempre dal proprio gioielliere di fiducia. Ma ricordatevi che, anche se le moderne classificazioni sono sempre più precise e oggettive, ogni diamante è unico, unico come la persona che lo indosserà e questo è il suo fascino e il suo mistero ◆
www.castaldigioielli.it
www.castaldigioielli.it “il tuo gioiello su misura”
design by Gianluca Castaldi
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nche quest’anno il conto alla rovescia è cominciato e per non giungere impreparate allo scoccare del nuovo anno, affidatevi ai migliori stilisti, che sapranno certamente suggerirvi il look più adatto ad esaltare la vostra bellezza nella magica notte di S. Silvestro. Se è il maculato la vostra passione, allora potete sbizzarrirvi con la collezione creata da Anna Molinari per Blu Marine. Potete indossarlo nella versione classica dei tubini e degli abiti da sera svolazzanti, accompagnati da micro bomber e da sandali vertiginosi, nella stessa fantasia. Oppure in quella Pop Art, proposto su minidress in charmeuse di seta o su lunghi caftani nelle tonalità del celeste, giallo, fucsia e alternato a print floreali effetto spray.
MAGICA NOTTE…
E se sono le tinte esplosive ad attrarvi, allora ecco per voi il ciclamino, ametista, smeraldo e ancora il fucsia degli abiti sinuosi e asimmetrici di Ermanno Scervino, decorati da origami di organza o tagli a fazzoletto doppiati di colori a contrasto. I capi da “Mille e una Notte” di Dior, dalle silhouette lineari nelle nuance del blu intenso, rosso porpora, rosa carico, viola e arancio, accese da bagliori d’oro e d’argento e indossati su scarpe con tacco a capitello. O ancora, i mille strati incrociati in seta cangiante degli abiti asimmetrici di Ungaro, con balze scultoree su una spalla e drappeggi in chiffon a onde. Il lungo abito blu elettrico dallo spacco vertiginoso di Pucci e quelli smeraldo, rosso e ocra di Valentino. Ma se per brillare, raso e sete lucenti non vi bastano, allora indossate pepli siderali color ghiaccio o champagne, impreziositi da ricami sontuosi multicolore e motivi circolari o déco; velatevi il viso con gli elmetti di tulle iridescenti e indossate sandali gioiello, trasformandovi così nelle splendide dame di Chanel. Oppure seguite lo stile Eighties delle gonne pareo grigio talpa di Armani; dei pants a sigaretta di raso, delle giacche di cocco lamé argento specchiato e dei lunghi abiti da sera con veli gioiello di tulle e chiffon, impreziositi da cascate di granelli di stelle e portati con scarpe rigorosamente senza tacchi, con baschetti, cuffie e guanti di vernice iridescente. Non passereste infine inosservate con gli spettacolari abiti da sera di Givenchy, fra perle velate di chiffon bianco, sautoir di biglie di cristallo, piume di marabù, cespugli di volute plissé e ricami preziosi di borchie argento applicate a mano persino sugli altissimi sandali. Se infine per voi la lunga notte di S. Silvestro esige invece rigorosamente il nero, allora potete trovare ispirazione nei tessuti trasparenti ed evanescenti di Valentino, con effetti tattoo sullo chantilly, tulle lavorato a balze, cashmere sovrastato da pizzo laccato e voile tagliato a ruche, indossati su calzature ‘alate’. Nelle camicie velate di Givenchy, chiuse con una zip sulla schiena e con lunghe maniche in pelle, da portare sui pantaloni. Nell’abito dalla generosa scollatura di Blu Marine, da abbinare ai sandali con i macro cristalli. Nel tubino monospalla di Iceberg; in quello di Chanel, tempestato di applicazioni, perline e reti di cristalli, o addirittura nelle sue gonne di pizzo dalle lunghe code ◆ L.P.
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arte jeans artein in jeans 40
una sinergia tra moda per giovani 3. e giovani per l’arte 2.
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1. Mimmo Nobile Jeans Levi’s 2. Andrea Sostero Jeans Miss Sixty 3. Debora Fede Jeans Roy Roger’s 4. DAN.REC Jeans Energie 5. Roberta Coni Jeans Miss Sixty 6. Francesco Bancheri Jeans Energie 7. Teresa Merolla Jeans Roy Roger’s 8. Hyun Sook Jeans Miss Sixty 9. Michael Pellaton Jeans Miss Sixty 10. Tonino Caputo Guess Jeans 11. Mauro Molle Jeans Miss Sixty 12. Simone di Micco Jeans Energie 13. John Ratner Guess Jeans 14. Carla Mura Jeans Miss Sixty
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Insider Magazine e gli artisti che hanno collaborato augurano un Buon Natale
Coordinamento Maria Laura Perilli -
[email protected] 14.
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l rosa shocking è un colore audace, vibrante e ricco di personalità e indossandolo non si passa di certo inosservati! La sua storia è legata a una delle donne più geniali della Moda del Novecento: Elsa Schiaparelli. Eterna rivale di Madame Chanel, al contrario di quest’ultima, proveniva da una importante famiglia romana che ha lasciato il segno in molti campi della cultura mondiale. Le sue origini e la sua frequentazione ravvicinata con le avanguardie artistiche parigine, farà di lei una stilista ricca di inventiva provocazione, di audaci invenzioni, in anni in cui la guerra faceva sentire la precarietà del futuro. Elsa, allora, inventa cappelli a forma di scarpa - su disegno di Salvador Dalì - borse che ricordano le mine della guerra, quasi a volerla esorcizzare, collane decorate con insetti, stivaletti con pelo che accennano al quadro di René Magritte “Love disarmed” (1935). Infine, nel 1937 crea il “rosa shocking” e lo utilizza per colorare la confezione del suo profumo che chiama “Shocking”. La boccetta, disegnata da Leonor Fini, aveva la forma e le proporzioni del busto di Mae West ed era decorata con un piccolo metro da sarta, che passava intorno al collo del flacone, su cui era scritto il marchio. La scelta del packaging, come tutto nella ricerca artistica di Elsa, rimandava a un significato ben preciso: la moda è un metro e un manichino, senza testa e senza vita, da decorare. Solo l’abito può dare un significato a questo essere inanimato e introdurlo nel tessuto sociale. La citazione surrealista è evidente: il corpo femminile è un artificiale insieme di simboli di significato erotico, che possono essere smontati e isolati per trasformarsi in feticci. Fu infatti lo stesso Salvador Dalì a utilizzare il volto di Mae West in un suo quadro nel quale il viso dell’attrice veniva rappresentato come fosse stato l’interno di un salotto. Proprio dal particolare della bocca, nel 1936 Dalì disegnò, poi, il “West Lips Sofa”: un vero divano rosa shocking che l’artista collocò all’interno della Boutique Schiap, in 21 Place Vandome. Quest’anno il mondo della moda l’ha omaggiata, lanciando in passerella proprio il suo colore, per colorare e osare nel freddo che verrà ◆ What would I like to be in another life, if that could happen Elsa Schiaparelli
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Il mistero della bambola - olio su tela
MAURO MOLLE di Maria Laura Perilli
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auro Molle è nato a Roma nel 1977. Diplomato all’Accademia di Belle Arti, svolge fin da subito una ricca attività artistica, tenendo numerose mostre a Roma, Cefalù e Berlino. Tra le Gallerie con cui collabora si ricordano: Horti Lamiani Bettivò e la Tartaruga di Roma, Infantellina Contemporary di Berlino e la galleria d’arte TRIPHÈ di Cortona(AR) dove, tra l‘altro, per il 2010 è in programma una sua esposizione personale. Tra le sue precedenti mostre personali ricordiamo inoltre quelle tenutesi a Roma, presso la Galleria Stella, nel 2005 e presso la Galleria La Vetrata - “Al di là della tradizione” nel 2007; a queste si aggiungono quelle collettive al Palazzo della Civiltà presso l’Eur, nel 2002 - in occasione della manifestazione culturale “Ci faremo sentire”, inaugurata da Vittorio Sgarbi - e “La città, lo sguardo” presso lo spazio espositivo dell’associazione il Mitreo, sempre a Roma, nel 2006. Recente è stata infine la sua personale al Margutta Ristor Arte, dal titolo “Tempi da supereroi”, a cura di Giorgia Calò. Tra gli elementi significanti della ricerca di Mauro Molle primeggia la leggerezza. Ne scaturisce una pittura ad alta identificabilità, dove le figure vivono in posizione di bilico, inserite su traiettorie nascoste, alla ricerca di un definitivo equilibrio. Molle sottolinea con la leggerezza le tensioni quotidiane del vivere, in una società incerta e protesa a superare stati di precarietà. Nascono così figure algide, solo apparentemente distaccate. Dietro quella pellicola protettiva fermentano anime tutte concentrate su se stesse, quasi a voler recuperare energie utili a “solcare latitudini, abbeverarsi a nuove fonti di vitalità, esplorare i meandri del proprio mondo fino a dilatare la visione a tutto ciò che si sviluppa intorno a questo”. Mauro Molle costruisce impalpabili campiture che riportano a Mondrian; segni che sottolineano l’innocenza e il gioco
La ninfa - olio su tela
di Mirò, facendone uno sfondo accennato del susseguirsi degli stati d’animo e situazioni rappresentanti l’indifferenza della coppia incapace di dialogare, di uscire dai gorghi della monotonia; l’altruismo; la quiete o il motivo d’allegria. Tutto diviene lettura sintetica, rapida, con cui si sottolinea, appunto, lo stato della precarietà umana oscillante tra il “qui” e “l’altrove”; laddove quest’ultimo sta a significare “non al di là, ma il pensiero profondo che rileva i segni e i colori dell’inconscio soggettivo e quindi collettivo”. Situazioni di oscillazione che si concretano nella tecnica stessa utilizzata dall’artista, ove il linguaggio informale dei suoi dipinti incontra il soggetto figurativo, evidenziando tutto il dibattito tra arte informale e figurativa. Il richiamo alle linee astratte vuole quasi essere un invito al sogno, al mondo dell’immaginazione, senza il quale i personaggi in primo piano non potrebbero vivere e aspirare a sempre più nuovi ampi orizzonti di creatività ◆
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Arte
ASTRI E PARTICELLE
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di Laura Mocci
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alassie, astri, particelle, raggi cosmici e tanto altro potete trovare alla mostra organizzata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Azienda Speciale Palaexpo, fino al 14 febbraio 2010, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. L’occasione è la celebrazione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia dedicato a Galileo Galilei che, per primo, quattrocento anni fa, puntò il suo cannocchiale verso le stelle, rivoluzionando il modo di studiare l’Universo. Galileo ci trasformò da osservatori in ascoltatori, ovvero in esseri capaci di cogliere l’infinita varietà di messaggi che giungono a noi sotto forma di radiazioni e di materia e che gli astri e le galassie inviano in tutto l’Universo. Per la maggior parte invisibili, questi segnali vengono decodificati da strumenti sempre più sofisticati di cui il telescopio galileiano era solo l’antico avo. È una doccia cosmica ad accogliere il visitatore all’ingresso della mostra: la visualizzazione dei muoni (raggi cosmici) che sempre, per tutta la nostra vita, provenendo dall’Universo ci
attraversano per fermarsi a decine di metri sotto la superficie terrestre. Segue la camera a nebbia, esperimento attraverso il quale la radioattività naturale diviene visibile sotto forma di particelle. L’esposizione continua con l’illustrazione del lavoro dei centri sugli altipiani d’Argentina, per studiare i raggi cosmici, di quella nello spazio per studiare l’antimateria e la materia oscura e di quella degli esperimenti sotto il Gran Sasso, per studiare il percorso dei neutrini nella materia. La sezione successiva è dedicata alla luce, alle onde radio, ai raggi gamma, segnali che, arrivando dal cosmo, ci permettono di tornare ai primordi del Big Bang, circa 14 miliardi di anni fa. Il modo di procedere di queste onde e della luce è reso visibile da un’installazione in cui il visitatore, divenendo una sorta di astro o buco nero, modifica in modo dinamico la geometria dello spazio. Molteplici sono le prove a cui è sottoposto lo spettatore: egli diviene protagonista intervistando virtualmente scienziati, tra cui Galileo Galileo, Enrico Fermi e Carlo Rubbia, mentre, nella zona interattiva, può cimentarsi nella creazione di un nuovo Universo, unendo vari elementi a proprio piacimento ◆
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Mostre
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Michelangelo architetto a Roma Roma
Parlare di Michelangelo a Roma vuol dire parlare di affreschi, sculture e soprattutto architetture. È proprio su quest’ultimo tema che si concentra la mostra ospitata ai Musei Capitolini. Dalla Basilica di San Pietro alle terme di Diocleziano, adattate a ospitare la Basilica di Santa Maria degli Angeli, da Porta Pia al progetto per la sistemazione del Campidoglio, moltissimi furono gli interventi dell’artista nella città papale. La mostra, concentrandosi sui due periodi romani dell’artista - il primo dal 1505 al 1516 e il secondo dal 1534 al 1564 - raccoglie più di 100 opere - per la maggior parte provenienti da Casa Buonarroti - tra disegni, schizzi, progetti, stampe di edifici ideati dal maestro toscano giunti fino a noi e spesso trasformati. La mostra rimarrà aperta fino al 21 febbraio 2010
MOSTR E
Federico Barocci (1535-1612)
L’incanto del colore. Una lezione per due secoli Siena
di Laura
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modi diversi per rendere felici con un regalo
M o c ci
La grazia pittorica e la straordinaria leggerezza di tocco sono gli elementi che rendono la mostra dedicata a Federico Barocci, al Museo di Santa Maria della Scala, la più adatta a celebrare il periodo natalizio. Maestro affascinate che, grazie alle stampe e alle opere inviate a Roma, Perugia, Loreto, Arezzo, Genova, Madrid, Praga e ai numerosi disegni, divenne subito un punto di confronto per tutti, pur rimanendo sempre nella sua patria Urbino. La sua opera e l’influenza che questa ebbe su artisti a lui contemporanei - la sua fama nel Cinquecento era pari a quella di Raffaello - oltre che successivi, sono il tema della mostra senese che la Deposizione del Duomo di Perugia e il Perdono di Assisi dalla chiesa di San Francesco a Urbino appena restaurati. La mostra rimarrà aperta fino al 10 gennaio 2010
Boldini e gli italiani di Parigi Roma
Il periodo natalizio, al Chiostro del Bramante, è dedicato agli “italiani di Parigi”: Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi. Artisti che, nella capitale francese, erano arrivati attratti dal cosmopolitismo di fine Ottocento. Affascinati dal mito della Belle Epoque i giovani italiani ritrassero la borghesia in ascesa. Colpi di pennello veloci rendono l’eleganza di quel mondo, un mondo che contemporaneamente assisteva alla nascita dell’Impressionismo. Teatri, caffè, boulevards, ateliers sono i temi proposti nelle opere dei tre artisti e dei loro amici: Vittorio Corcos, Antonio Mancini, Paul Helleu, Leon Bonnat, Telemaco Signorini, Serafino De Tivoli, dipinti provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, dalla Galleria degli Uffizi, oltre che dal Musée d’Orsay. La mostra rimarrà aperta fino al 14 marzo 2010
Zorzi da Castelfranco detto Giorgione Castelfranco Veneto
Al Museo Casa Giorgine di Castelfranco Veneto, si può ammirare la mostra dedicata al Zorzi da Castelfranco detto Giorgione. Morto di peste a soli 34 anni intorno al 1510, l’artista rivoluzionò l’arte veneziana con la sua nuova sensibilità tonale. La mostra, organizzata in tre sezioni dedicate alla formazione, ai ritratti e ai paesaggi, raccoglie 12 delle 20 opere certe dell’artista; tra queste sono esposte la Tempesta, il Doppio Ritratto, il Giudizio di Salomone e La prova di Mosè che, insieme alle altre opere, vengono messe a confronto con dipinti dei contemporanei Durer, Tiziano, Sebastiano del Piombo e con le sculture di Antonio e Tullio Lombardo e il Riccio. La mostra rimarrà aperta dal 12 dicembre all’11 aprile 2010
CENTRO COMMERCIALE
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Presepe vivente di Castro dei Volsci
A Presepe vivente di Torre Annunziata
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PRESEPI VIVENTI il passato rivive in atmosfere suggestive
Dicembre la tradizione del Natale fa esplodere - nei borghi medievali d’Italia e nei paesi ricchi di storia - il desiderio di ripercorrere le atmosfere passate, così come erano vissute dai nostri avi. Grazie a numerose fondazioni, ad associazioni e alle attività delle Pro Loco, interi paesi si tramutano, tornando indietro nel tempo e ricostruendo le case, le strade, le arti e mestieri dell’epoca. La modernità della luce elettrica cede il posto alle fiaccole e alle lanterne; persone comuni si vestono con gli abiti caratteristici e il tutto offre ai turisti sensazioni e atmosfere estremamente suggestive.
Presepe vivente di Torre Annunziata
NAPOLI A Torre Annunziata l’associazione ‘O Pazzariello, dal 1997, sotto la direzione artistica di Michele Scognamiglio, nella cornice dell’ottocentesco Santuario diocesano dello Spirito Santo di Torre Annunziata, mette in scena annualmente il “Presepe napoletano vivente folklorico”. Esso rappresenta, nello stile della tradizione presepistica settecentesca partenopea, uno spaccato di vita locale nel giorno di Natale. Ciò che lo rende unico è la sua struttura (11x9x6 m), che si erge su tre piani praticabili. La scenografia rispecchia quella in uso presso le famiglie estimatrici dell’arte presepistica popolare e ne riproduce gli ambienti classici (grotta, botteghe ecc.). I “pastori-interpreti”, in abiti ispirati al ‘700 napoletano, non si limitano a mimare i mestieri del passato, ma li animano attraverso musiche, canti, balli e brani recitati, che sono risultato di un oculato e intenso lavoro di ricerca. Il ricavato, ottenuto dalla generosità dei presenti, verrà devoluto interamente ai villaggi africani del Sudan e dell’Eritrea (Halimentel) con i quali la Chiesa è gemellata.
Il Presepe di Castro dei Volsci
FROSINONE Anche l’antico borgo medievale di Castro dei Volsci, come di consueto, allestisce il suo Presepe Vivente. Nel corso degli anni la manifestazione si è progressivamente evoluta e oggi è divenuta uno spettacolo che commuove e attira migliaia di persone. È un momento di lavoro collettivo in cui un’intera comunità come una grande famiglia dà vita e senso a questa rappresentazione. Per la sua realizzazione nulla è stato tralasciato, ma tutto è stato invece curato fino a rendere ogni piccolo particolare importante e caratteristico. Verranno allestiti scenari che ripropongono e fanno rivivere gli antichi mestieri; saranno ricreate scene di vita contadina e artigianale, fino alla mangiatoia in cui è deposto il Bambino, un vero neonato con tanto di mamma e papà accanto. Tutta la rappresentazione è inserita all’interno dello scenario naturale del Borgo. Vicoli, archi, stradine, cantine, stalle, angoli caratteristici e locali in disuso rivivono e sono resi ancora più suggestivi da luci e fiaccole romane. Durante la visita gli spettatori ascolteranno musiche natalizie e gli zampognari, con il loro caratteristico costume, faranno sentire ancor di più la tipica e dolce atmosfera. Durante la rappresentazione poi, i visitatori non sono tenuti soltanto a guardare, bensì vengono chiamati a ‘interagire’ con le varie ricostruzioni sceniche e con i personaggi in costume che le animano, arrivando a diventare parte integrante dell’ambiente circostante. Una volta entrato nel centro storico, sei in trappola, infilato in una crepa del tempo, in una ferita aperta del passato dove tutti sono prigionieri dei propri ruoli. Insomma, nel “Paese che diventa Presepe”, come è ormai denominato, ogni giorno e per tutte le Feste, c’è un programma denso di appuntamenti ed emozioni ◆
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53 la prigionia... un eroe. In Etiopia un proiettile gli è rimbalzato dalla sua fibbia di ufficiale al collo: “Mio padre ha un buco in gola” nasce da quell’episodio. Laico, anarchico, coraggioso... Abbiamo vissuto in complicità la mia prima sigaretta, il rito maschile che si consuma con un amico... Mi sono sentito uomo, seduto vicino a lui.” - si accende una Malboro - “Non ho più smesso di fumare...” Chi è, un amico: stima, dialogo, trasgressione, ricordo? “Un compagno di strada, di ideali, di lavoro...Francesco De Gregori è l’amico... il fratello con cui ho diviso le stanze d’albergo e condiviso i percorsi. Abbiamo parlato di università, di sociale e anche di donne, di poker. Io ero il combattente da trincea, lui la rivoluzione dei contenuti... Non sono mancate le ferite...”
LA STANZA DEL PIANOFORTE di Carlotta Miceli Picardi
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i sono momenti che nascono da una frase inattesa, da un dettaglio... Attimi in cui attraverso un’espressione, un tono di voce, per qualche strana ragione si stabilisce un rapporto di empatia tra estranei. L’emozione ti coglie, ti colpisce a tradimento... e il pugno allo stomaco arriva davvero. Lo devi incassare, perché è il tuo lavoro; ma capisci subito che la conversazione correrà su altri binari, romperà gli schemi dell’intervista. Il fuoriprogramma annullerà il programma stesso: diventerà l’occasione di un incontro speciale. Può accadere nel giorno in cui ti ritrovi a salire la bella e ripida scala di un palazzetto antico per arrivare all’ultima camera dell’ultimo piano... e quello che ti fa strada all’interno della sua casa e della sua storia non è un ospite qualunque. I rintocchi delle campane di Trastevere si uniscono all’improvviso a spezzare un silenzio inconcepibile, se penso a dove mi trovo. Il fiume è a un passo, poco oltre il pianoforte, poco oltre la piazza... La nostra città, lì fuori... Io qui, a fianco ad Antonello Venditti, praticamente dentro a una sua canzone, con tutti gli elementi che conosco. Con lui che, da 35 album a questa parte, parla di Roma nella lingua di Roma e, cosa che mi dà pure un po’ fastidio, lo capiscono bene anche a Milano. Con lui, figlio della contestazione e del cambiamento, laureato in giurisprudenza e mai avvocato: cantautore.
Di fronte a noi, un grande quadro... “Il mio ritratto...”- mi dice con un sorriso particolare, indicando il bambino del dipinto - “Non nel vero senso della parola, però: un’immagine in cui mi sono riconosciuto”. Unico testimone della sua creatività, quassù... Un ragazzino di nove, dieci anni che sembra uscire dalla tela per scendere sulla tastiera... Nessuna cornice: non servirebbe a chiudere un discorso in sospeso... “Ero solo, da piccolo... Escluso e prigioniero...Una barchetta in mezzo a un mare immenso...” Quindici parole che mi cadono sul cuore e attivano un meccanismo misterioso ed esclusivo: la commozione. Lo stacca dal muro e prende in braccio sé stesso. Giacca e pantaloni corti, un basco color prugna... I calzettoni verde acceso escono da quegli stivaletti che prima si usavano “per tenere i piedi dritti”. Le gambe penzolano da una panca, con la loro ombra chiusa tra un re e un sol. Dietro, una firma e una data: Gian Marco Montesano, 1992 . Faccio mente locale. In un secondo, sfoglio a occhi chiusi le pagine del suo libro “L’importante è che tu sia infelice”. L’ho appena letto... : niente stanza, niente quadro. Un angolo sconosciuto, importante: un regalo prezioso... Forse me lo merito... Io che ho consumato pomeriggi interi davanti allo stereo a pensare che no, “Lilli”, non lo dovevi fare!, che sì, “grazie Roma”, cento, mille volte grazie!, che no, la matematica, di mestiere, non sarà mai neanche il mio! Nata non “sotto il segno dei pesci”, ma comunque sempre segno d’acqua ( che fortuna!)... E, al “Giulio Cesare”, una delle mie figlie ci è andata... A me, disperata perché il cane non lo riconosceva più e le chiavi di casa non si trovavano proprio, oggi ha aperto la porta e, meno male, il suo bassotto gli scodinzola... e mi sorride. Se “le cose della vita fanno piangere i poeti”, non lasciano insensibili neppure i giornalisti... Tornando in salotto, mi concentro sulle doghe in legno del pavimento e metto tre cucchiaini di zucchero nel caffè, che bevo amaro, da sempre. Benedico il mio mascara waterproof e, quando alzo gli occhi, mi aspetta un sorriso identico a quello stampato sulla copertina bianca che spunta tra i tanti volumi, sul tavolo.
Un romanzo “d’armi e d’amore - commento - ... non ne sono uscita illesa: fionda d’acciaio, voce e pianoforte... le battaglie del ’68 e poi i sentimenti, così forti... il nodo in gola con cui ogni volta parti alla conquista della donna che è stata irraggiungibile più di ogni altra... ...”Che mi voleva obeso e frustrato, purché le appartenessi. Che non accettava intromissioni. Se cercavo la sua approvazione, ricevevo giudizi severi. Allora mi ribellavo e, nel conflitto, lei acquistava un potere infinito”. Persona impegnativa, tua madre... “...Wanda Sicardi, professoressa di latino e greco al “Giulio Cesare”... Complessa, critica, con un concetto cattolico del ‘senso del dovere che allontana dal peccato’ e con un progetto preciso per il mio futuro. Io ne avevo un altro”. Nei passaggi più intensi del tuo racconto, parli della musica come di un rifugio segreto... “Una zona di libertà assoluta, senza paure: la via di scampo. Me ne sono impadronito quando ho rifiutato le lezioni imposte di solfeggio e strumento e ho iniziato a scrivere. Nel 1963, ai tempi delle medie, ho composto ‘Sora Rosa’ , un omaggio per mia nonna... In realtà si chiamava Margherita. Mi teneva vicino e mi apprezzava. Iniziavo ad annullare gli ostacoli tra me e il mondo”. A quali ostacoli ti riferisci? “Alle ansie di un adolescente che non aveva ‘spazio per i suoi spazi’ e cercava conforto nel cibo, sentendosi continuamente inadeguato... Ai novantaquattro chili di peso, raddoppiati dall’aggravante di frequentare il liceo dove mia madre insegnava nella sezione A, l’unica soltanto femminile. Intanto lei, ‘il femminile’, me lo descriveva come un terreno insidiosissimo, per gelosia. Non ero bello, né potevo permettermi di essere ‘dannato’ o almeno un po’ perverso, quindi interessante...” Ragazze zero, insomma... “Zero!, Sino alla trasformazione, però... Un rifiuto più bruciante del solito e mi sono messo a dieta, di nascosto, sfuggendo ai controlli familiari... Prima della maturità e delle solite vacanze a Olevano Romano ero finalmente magro: fu l’estate delle rivincite”. Che rapporto avevi con tuo padre? “Ci siamo rispettati, protetti, a modo nostro. Mi consentiva di ‘scegliere’...Vincenzino Italo Venditti... - dice con tenerezza -... Il prefetto Vincenzino Italo Venditti... Ha affrontato la guerra,
Gli insulti della sinistra extra-parlamentare, nel ’76? “Le accuse di ‘opportunismo’ dei testi, di un falso impegno politico finalizzato al guadagno: fu uno scontro duro, ma non rinunciammo al linguaggio che avevamo scelto e che piaceva alla nostra generazione”. Le tue canzoni sono gli indirizzi e le fotografie di un lungo viaggio, del quale ho l’impressione tu non voglia dimenticare niente e nessuno, quasi per una forma di riguardo... “Ogni episodio, ogni rapporto umano conserva il valore che acquista all’interno della memoria. È la sacralità dell’incontro, che può essere con il vicino di letto, in ospedale, o con l’Universo, durante una Messa all’aperto, in Africa, mentre le onde dell’Oceano sfiorano l’altare... Lì senti che l’anima ha una voce e tu, il privilegio di potergliene dare una al di fuori”. Le esperienze che delineano un cammino ... “Ho conosciuto paesi e persone diversissime tra loro, dall’Inghilterra all’Eritrea, passando per l’Ungheria, per l’Irlanda, seguendo itinerari di curiosità o di coscienza... sono entrato nei bar, i veri territori della possibilità e della mediazione, dove non esistono tracce di confine tra la disperazione e la festa: ora so che le “ valigie” della partenza non sono mai quelle del ritorno”. Cosa rimane? “La gente, il coinvolgimento emotivo... La comunicazione”. Anche nella sua nuova accezione? “Dove sta la verità nel ‘ti amo’ di un sms, o di una e-mail? Non ha neppure i tratti riconoscibili di una calligrafia o di uno sguardo... È l’assurdità di un discorso senza vita, di un’informazione senza emozioni. Internet è un approdo improprio alla democrazia... È il deserto della ‘piazza’”. ‘Piazza’: una parola che ti appartiene... “È il luogo dell’opportunità e della partecipazione... dello scambio e dell’incontro, in cui la solitudine diventa scelta, mai dolore. Usciamo nel giardino, chiuso tra le mura rosate, con la grande fontana e gli alberi di limone ancora pieni di frutti. Mi porto via un sacco di emozioni da riordinare e la sensazione che per un paio d’ore, siamo stati due vecchi amici. Penso alle sue canzoni, penso alla sua straordinaria autobiografia, dove racconta di genitori e figli, con orologi che spesso non fanno la stessa ora e calendari che hanno date diverse, per mancare a tutti i loro appuntamenti... Sino al giorno in cui coincidono le partenze e gli arrivi, per potersi finalmente dire: Sei qui, ti voglio bene” ◆
Insider
Intervista
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Ritualità
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abato 21 novembre, ore 19.03. Sul panno verde di un Burraco infuocato parte improvvisa e implacabile la vibrazione di un cellulare. Il display comunica lampeggiando “numero privato”. Incroci di sguardi irritati e sospettosi, poi un cenno di comune assenso: si risponde. Nel silenzio assoluto di quel ‘gioco serio al pari di un lavoro’, risuona chiara la voce di chi sta chiamando: “Sono Carlo, domani, alle 14 precise da Antonello. Torna il Capitano. Abbiamo anche le lampade”. È la comunicazione in codice dell’ordine che arriva dal quartier generale. Un invito che non consente repliche. Il destinatario della telefonata si alza e passeggia nervosamente, con il suo cellulare all’orecchio…finalmente annuisce: ”OK, aggiudicato!” Altro giro di sguardi, stavolta complici e divertiti: in quelle quattro frasi ci sono Cinema, Musica e Calcio italiano. Ci
sono Roma e la romanità nella sua essenza più pura: Verdone, il Carlo della convocazione, Antonello Venditti, il padrone di casa e il Capitano, cioè Totti, chi altri?!? Le lampade che sono state montate, scalderanno il gazebo pensato per vedere tutti insieme ‘la Magica’ all’aperto. Figli della Lupa almeno quanto Romolo e Remo, cantori e menestrelli della Città Eterna, chiamano a raccolta gli amici in zona Trastevere. Assetto anti-sfiga sul divano del cantautore: posti a sedere e pull-over identici a quelli dell’ultima partita vinta. Ritualità ben precise, in una sorta di rito propiziatorio: compresse di Carlo nella stessa tasca, lenti dei Ray-ban di Antonello dello stesso colore, sigaretta con la sinistra, bicchiere con la destra e… funziona!!! Per dovere di cronaca, domenica 22 novembre la Roma vincerà, Francesco segnerà tre gol e “Grazie Roma” si canterà intorno al piano…! ◆ C.M.P.
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Il sogno possibile di un ragazzo italiano C’è ELTON, AL CITOFONO
di Carlotta Miceli Picardi
i trovi per una qualsiasi ragione ed in una qualunque parte del mondo a New York, Los Angeles, Nashville, Roma, per esempio, davanti all’ingresso di una grande casa, piena di suoni, di voci...Alcune, hai l’impressione di riconoscerle... Rimani a bocca aperta quando, alla guida delle auto che sfilano rumorosamente sulla ghiaia del viale, vedi i volti, proprio tu, che ami la musica in generale ed un certo tipo di musica in particolare, dei tuoi miti: Steve Gadd, Bobby Kimball, Greg Phillinganes, Simon Philips, Ron Carter, Rachel Z, Luke Juby e, seduti dietro, Elton John, i Toto, Mika, Renato Serio, Faso... Poi tanti, tanti altri... Vale la pena di ‘imbucarsi’! Tranquillo: è la festa del secolo, aperta a tutti, il Party Of The Century, nessuno ti butterà fuori... E nessuno si presenterà a mani vuote, portando una sua competenza di collaborazione o... di ascolto, come te, come me. Ti domandi chi sia, che età possa avere colui che ha organizzato un ricevimento così esclusivo e... che soddisfazione! sul campanello c’è un nome italiano, Giorgio Onorato Aquilani. L’età la scopri entrando: 26 anni. Padrino di Battesimo: Renato Carosone. Bene, ora metti le cuffie: tu “stai” nell’incredibile costruzione di un CD... mentre io ne esco un attimo e mi trattengo in mansarda, con Giorgio, per fare quattro chiacchiere. Vicino alla porta che conduce alla zona-living, sul busto e sotto i capelli di Monna Lisa, sorride un suo amico con gli occhiali, decisamente meno enigmatico della Gioconda, ma ugualmente dignitoso. Costretto sottovetro sulla parete accanto ad un flipper del 1986, che si accende con un jingle ossessivo ad intervalli regolari, gli oppone uno sguardo di ghiaccio. Musica, ovunque: nell’orologio da muro, nel mega-impianto hifi, naturalmente, nel pianoforte bianco, la cui cassa armonica è ‘carta’ per gli autografi e le dediche. Vanno a tempo persino le uova luminose che fanno luce negli angoli, in sincronia con le percussioni di sottofondo. L’abitazione di un artista, accogliente, eclettica, contaminata dagli stili e dalla fantasia. Quando valuto l’altezza dei divani (20 cm dal suolo), mi sento in dovere di precisare: ‘un giovane artista’... Gli over-35 ne risaliranno a stento. Mi concentro sugli undici brani che compongono il disco, masterizzati da Ted Jensen, presso gli studi Sterling Sound di New York. Non trovo tracce di auto-celebrazione nel virtuosismo, malgrado la presenza di tante star . Ogni session diventa una “free entry into a music workshop”, un accesso immediato alla vera officina del sound. Il risultato finale è una probabile colonna sonora in rewind-automatico dai 700 chilometri che separano Roma dalle frontiere e dal viaggio che seguirà... Giorgio, oltre a quello originale, “Party Of The Century”, aggiungi un titolo “emotivo” al tuo progetto... “Urlo di attenzione al sogno... sottotitolo in stile Wertmüller: ’determinazione e impegno di un piccolo italiano nell’unirlo, questo sogno, pezzo dopo pezzo’... Fare da Vinavil per ogni frammento, insomma...” Come è iniziata, l’avventura? “Con una pre-produzione, unitamente a Vittorio Iuvé... da lì si è mossa una carovana, alla quale, giorno dopo giorno, si univano incredibili partecipanti. Tra più grandi del pianeta Musica.”
Musica, significa...? “Estensione della dialettica... Collaborazione, che possa includere anche componenti di settori diversi, come webdesigner, video editors. Poi, disponibilità umana, confronto... La Musica che volevo, che ho trovato e che ti sto facendo sentire... Quella delle idee e degli incontri, che presenterò a marzo, in un box straordinario, con il CD, un DVD, un libro ed un gadget.” Cosa hai trovato, lungo la strada? “Un compromesso tra il concetto di imprevedibilità dell’esperimento, proprio perché di ‘esperimento’ si tratta, e la certezza del risultato, quasi scontato, avendo a che fare con professionisti di tale livello.” Conserverai molto di questi incontri, a lavoro ultimato... “Soprattutto la convinzione che la presunzione sia mediocrità ... e il genio”, modestia. La creatività, il talento assoluto, non prescindono dall’umiltà. A volte si ha un’impressione diversa. Di irraggiungibilità del mito, forse.” Quando hai avuto la sensazione di potercela fare? “Durante un volo per Tokio. Bobby Kimball, cantante dei Toto, continuava a presentarmi persone che io conoscevo solo per aver letto il loro nome sulle copertine degli album da collezionare. Si mostravano interessate alle proposte, alla realizzazione... così acquistavo coraggio e sicurezza. Cominciavo a crederci sul serio.” Hai composto tutti i brani di “Party Of The Century”? “Tutti, tranne l’ultimo. Mi sono ‘appoggiato’ ai contenuti importanti di Ivan Nossa. Per chiudere e dare il senso esatto di questo lavoro ho scelto ‘Friends’, una cover sconosciuta di Elton John... Amici, appunto...” Regalami due istantanee speciali, di quelle da ingrandire... “Io che canto e suono sul palco, accompagnandomi con il piano... Elton John, dietro le quinte, ad ascoltarmi; ... e... Ron Carter, che cerca con lo sguardo la mia approvazione nel corso di una performance! Ti rendi conto, lui, compagno di Charlie Parker, di Miles Davis, che chiede la mia approvazione!” Eh sì, mi rendo conto!... Intanto, tra le sue canzoni che spaziano dal pop-rock, al jazz, alla love-song, ho già scelto ”il mio pezzo”, “Write me”: le risposte che si vogliono, o almeno si cercano da uno che “va in guerra“. I colpi d’arma da fuoco sono quelli della batteria di Simon Philips, che, allo stomaco, ci arrivano sempre... ◆
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Intervista
NEL MONDO DI “AVATAR”
IL 15 GENNAIO ARRIVERÁ ANCHE IN ITALIA, DOPO IL RESTO DEL MONDO, L’ATTESISSIMO E RIVOLUZIONARIO FILM DEL REGISTA DI “TITANIC”
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di Alberto M. Castagna
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egnate questa data: 15 gennaio 2010. Da questo momento in poi, il cinema non sarà più lo stesso. La data, per la verità, è riferita all’uscita italiana di “Avatar”, poiché in quasi tutto il mondo il nuovo, attesissimo film di James Cameron sarà uscito circa un mese prima. Da noi, però, si è pensato bene di lasciare che le commedie italiane non avessero concorrenti temibili durante le festività natalizie e che i riflettori sul “film dei film”, com’è già stato definito, si accendessero successivamente. L’uscita posticipata di “Avatar” è dunque una cortesia che la 20thCentury Fox fa agli esercenti italiani ma poi, sia chiaro, non ce ne sarà per nessuno: la popolarità di “Avatar” è già altissima presso gli addetti ai lavori e quando il film arriverà finalmente al pubblico non si parlerà d’altro. Perché “Avatar” si annuncia come più di un film. Un’esperienza visiva unica e insieme l’espressione dello ‘stato dell’arte’ del cinema, un manifesto di ciò che il cinema può ancora offrire sul piano spettacolare e l’affermazione della sua supremazia sull’home video, anche quello più all’avanguardia tecnologicamente. D’altronde, dopo aver realizzato l’ultimo, vero ‘classico’
della Settima Arte, cioè “Titanic”, come poteva James Cameron pensare di dirigere un film come un altro, magari una commedia? Il regista se n’è stato invece buono buono, con il suo progetto in testa, ad aspettare che i tempi fossero maturi, dal punto di vista della tecnologia, perché “Avatar” venisse fuori così come lo aveva voluto: una vera summa del suo immaginario di cinquantenne cresciuto a fantascienza, fumetti e televisione. Ci ha messo, più o meno, quindici anni, ma a giudicare dalle prime voci che circolano sul film, ne valeva la pena. Intanto, nell’ultimo anno, il pubblico ha potuto prendere dimestichezza con il 3D, nella sua rinnovata formula del terzo millennio, anche se a oggi non si è visto nulla di veramente entusiasmante rispetto alla forma tradizionale, ovvero bidimensionale. “Avatar” no: il film nasce in 3D, ne sfrutta al massimo le possibilità, restituisce un intero mondo fantastico come se fosse reale. Faremo la conoscenza di Jake Sully, un ex marine che vive su una sedia a rotelle e al quale viene garantito un corpo nuovo e agile in cambio dell’espletamento di una missione
La carica dei 3D delicatissima: egli dovrà recarsi su un lontanissimo avamposto umano, sul pianeta Pandora, ove si trova un raro minerale che può risolvere il problema energetico sulla Terra. L’atmosfera tossica del pianeta non sarà un problema per l’uomo che potrà respirare e muoversi liberamente con il suo corpo di Avatar, un corpo organico ottenuto dalla fusione del DNA degli umani e quello dei nativi di Pandora. Jake Sully è l’attore australiano Sam Worthington, che come tutti gli altri interpreti, compresa Sigourney Weaver, è stato ‘digitalizzato’ per rendere la sua figura omogenea ai personaggi creati direttamente al computer fino a non farli distinguere gli uni dagli altri. Vedere per credere ◆
L’avvento del 3D - quello di ultima generazione, perché c’era già stato un precedente poco apprezzato negli anni ’50 - sta ridando fiato a un settore, quello dell’esercizio cinematografico, “strozzato” dalla concorrenza da una parte dalla fruizione casalinga dei film e dall’altra dallo ‘sharing’ illegale da Internet. Così, nei prossimi mesi, le sale saranno invase da film vecchi e nuovi da vedersi con gli appositi occhialetti che consentono di convertire in forma tridimensionale le immagini sullo schermo. Tra i più attesi per il 2010 ci sono l’”Alice nel paese delle meraviglie” di Tim Burton (4 marzo) con un cast ‘stellare’ capitanato da Johnny Depp e le versioni a tre dimensioni dei due “Toy Story”, che anticipano l’uscita del terzo capitolo anch’esso, ovviamente in 3D - atteso per luglio.
Gusto
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Dalla Russia con sapore
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di Antonella De Santis
a non solo dalla Russia: il caviale deriva dalle uova di storione che vive nelle acque profonde del Mar Caspio, in Azerbajan e in Iran, ed è proprio dall’antica Persia che proviene la migliore qualità. Certo, non un prodotto di largo consumo, ma una prelibatezza per palati fini dal gusto delicato e la consistenza cremosa, uno status symbol per alcuni, una vera passione per altri disposti a investire, per il piacere della gola, cifre vertiginose. Dalla pesca al confezionamento, tutto segue una precisa liturgia per preservare la qualità: la cattura degli storioni vivi richiede molta perizia per non danneggiarne il prezioso carico di uova, poi estratte e pulite per prepararle, perfettamente integre, alla selezione, salatura e confezionamento finale. Non tutte le uova sono uguali: il calibro e il colore dipendono dalla taglia, dall’età e dal tipo di storione, così come il gusto,
con una pelle sottile grigio piombo, commercializzato con confezioni azzurre o blu. Gli Oscietra o Asetra, per alcuni i più raffinati, sono di media grandezza, con uova color nocciola dal gusto deciso, individuate da etichette rosse, da cui si ottengono Royal Black, Oscietra e, dagli esemplari più anziani, l’ormai introvabile Imperial, un tempo destinato agli scià. Il più piccolo è il Sevruga, che non supera i venti chili e le cui uova (etichetta gialla o avorio) possono essere molto fini e nere, o più grandi e grigie (Classic Grey). La garanzia che queste caratteristiche siano rispettate risiede nella cura dedicata a ogni momento della lavorazione. Per valutarne senza incertezze il valore bisogna osservarne l’uniformità, la consistenza, le dimensioni, il colore, il profumo: le differenze a un occhio attento non possono sfuggire e permettono di scegliere il massimo per una tavola davvero speciale, per celebrare un giorno di festa, o rendere eccezionale una giornata comune con un cibo esclusivo. Il caviale è un protagonista assoluto e capriccioso, che non ama abbinamenti con altri prodotti, se non di puro accompagnamento, dai blinis con la panna acida al pane tostato con il burro, passando per fettine di limone, uova sode, patate e cipolla fresca: unioni che esaltano il gusto di un cibo da re, che richiede una cura speciale anche nel servizio. I metalli, a eccezione dell’oro, potrebbero infatti contaminarne
Il corvo allegro
Caviale
I che una lavorazione grossolana può contaminare con un uso eccessivo del sale di conservazione. Le migliori qualità sono quelle in cui questo è minore e ciò rende il momento della salatura estremamente delicato: sono necessarie sensibilità ed esperienza per capire al primo assaggio la dose necessaria per assicurare la conservabilità, senza compromettere il sapore e di conseguenza il pregio. Il massimo della qualità è un prodotto completamente privo di sale, ma già la denominazione “malossol” indica una prima scelta con una salatura ridotta. Orientarsi tra i vari tipi di caviale significa conoscere le differenze tra i diversi storioni: il più famoso e raro è il Beluga, che vive molto a lungo, raggiungendo dimensioni notevoli e fornisce diversi chili di un caviale cremoso e di grana grossa,
sapore e colore; le posate più adatte sono allora quelle in madreperla o corno naturale, raffreddato in frigo così da mantenere la bassa temperatura necessaria per proteggerlo e accentuarne le qualità. Da qui l’abitudine di servirlo in preziose ciotole poggiate su un letto di ghiaccio tritato, tradizionalmente con vodka gelata o champagne (perfetto un rosé per l’Imperial) o, volendo sperimentare, in unione con gewurztraminer o riesling alsaziani, per evidenziare le sottili sfumature di sapore e colore. E proprio il colore riserva delle sorprese: contro ogni aspettativa il caviale più raro e pregiato, chiamato Almas, è quasi bianco, derivante da una specie di Beluga albina rarissima: confezionato in scatole a 24 carati è un mito per i gourmet, una leggenda dalle uova d’oro, visto che il suo prezzo sfiora i 24.000 dollari al chilo! ◆
Il piacere di una passeggiata all’aria aperta, per raggiungere un’area verde lontana dal traffico e dallo smog, un’oasi dove gustare una cucina genuina nella pace che avvolge la campagna romana. Pochi minuti in macchina e già sembra di essere in vacanza, dimentichi di stress e tensioni, nella tranquillità di una cena informale che incontra i gusti di tutti: piatti robusti della cucina tradizionale realizzati con cura e passione, carne o pesce freschissimo per cotture alla griglia o in unione con verdure di stagione nei gustosi primi piatti, dolci irresistibili e l’immancabile pizza cotta nel forno a legna, fiore all’occhiello di una cucina verace e golosa. Al ristorante, dall’atmosfera calda e allegra, si aggiunge anche un disco pub, versatile e accogliente, uno spazio rallegrato dai giochi e dall’animazione che intrattengono i più piccoli per i babyparty pomeridiani e che la sera si rivela la soluzione ideale per i più grandi, per organizzare una festa e rendere ogni occasione davvero speciale.
Il corvo allegro Seven Hills Village, Via Cassia, 1216 al km 13 - Tel. 0630362751 (provenendo dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana Domenica aperto anche a pranzo, chiuso il mercoledì
www.ilcorvoallegro.it,
[email protected]
Il Corvo Allegro
Insider
Caviale
A
Le tipologie più pregiate
il picchio rosso Imperial Ottenuto da storioni Oscietra di oltre 80 anni, questo caviale a grana grossa, con un colore dall’ambrato al dorato scuro, è una rarissima selezione, una volta destinata solo allo Shah di Persia. Royal Black Ottenuto da giovani storioni Oscietra, è un caviale ricco, di corpo, con un colore nero intenso ed un sapore caldo. Classic Grey Raro ed eccezionale questo caviale, ottenuto da storioni Sevruga, è conosciuto per la sua grossezza ed il colore grigio chiaro. Beluga È forse il caviale più conosciuto, ottenuto da storioni Beluga, gli unici carnivori, questo caviale è rinomato per la sua delicatezza e la grana molto scura. Oscietra È un caviale dal colore grigio-marrone con riflessi dorato scuro, ricercato per il suo particolare sapore di nocciola. Sevruga È un caviale a grana fine, con un colore che può variare dal grigio scuro al nero, questo prodotto è apprezzato per il suo sapore caldo e leggermente salato. Almas Il più raro caviale al mondo è lo splendente Beluga bianco. Considerato un leggendario prodotto dei pescatori del Mar Caspio, Almas “Diamanti” in Persiano, è un prodotto assolutamente esclusivo. La sua produzione è di soli 3 - 5 chilogrammi all’anno ◆
U
na rustica eleganza fatta di dettagli e premurose attenzioni accolgono come in una casa al Picchio Rosso. Un ristorante immerso nel meravigliso Parco di Veio, dove la cura per i dettagli, il servizio accurato, le poltrolcine eleganti e l’apparecchiatura lussuosa preludono a una serata speciale, dove il gusto riscore sapori semplici, ma raffinati: prosciutto di cervo con blinis e mostarda di mele cotogne, calamaretti baby caldi all’Albiola, foie gras d’oca al tourchon con caramello al cognac e frutti di bosco, risotto con filetti di rombo e lime, stracci all’Amatriciana di pesce spada, pasta fatta in casa, carne selezionata e pesce freschissimo per crudi o ricette inconsuete ma mai azzardate. L’ambiente, ampio e articolato, assicura la dimensione giusta per diverse occasioni: la loggetta verdeggiante rigogliosa di piante tropicali si adatta per una cena numerosa, mentre la saletta con caminetto solo per due ospiti, è una promessa di intimità già dal nome evocativo “Io te e le rose”, per un’immersione di romanticismo. Non manca una zona degustazione per godere di distillati e vini pregiati accompagnati da golose specialità, e il piano bar, discreto e raffinato, per rilassarsi nel fine settimana. Dettagli impeccabili per rendere ogni visita indimenticabile.
Il PICCHIO ROSSO Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101 - Tel. 0630366468 (provenendo dal Raccordo, uscita n. 3) Ambiente Climatizzato, aperto solo la sera, chiuso la domenica. Piano bar venerdì e sabato. Si accettano tutte le carte di credito. Parcheggio custodito
www.ilpicchiorosso.it,
[email protected]
Gourmet
A
lmas, il caviale più costoso al mondo, all’apparenza è bianco ed è contenuto in una scatola d’oro a 24 carati. Il suo colore è dovuto all’età dello storione da cui è ricavato e al palato risulta ottimo. Almas è molto raro e costa 23.308 dollari al chilogrammo. Andrebbe conservato in frigorifero ma a una temperatura non troppo bassa, servito freddo, appoggiato su ghiaccio in coppe di vetro e mangiato con un cucchiaino in madreperla e non d’argento, perchè ne altererebbe il sapore. Il caviale fresco è una delicatezza fragile e delicata. Il caviale migliore si ricava da tre specie di storione che vivono nel Mar Caspio: - il Beluga (huso-huso ) - l’Oscietra (Acipenser Guldenstadii o Acipenser Persicus) - il Sevruga (Acipenser Stellatus) Lo storione è un pesce preistorico che si è evoluto per oltre 250 milioni di anni. Vive, in base al tipo, tra i 18 e gli 80 anni.
TEMPO DI BOLLICINE
Viaggio nelle Langhe, Monferrato e Roero, le terre dove si produce lo spumante Asti. Il Consorzio organizza interessanti tour, degustazione nelle aziende dal marchio garantito di Alessandro Mei
(www.tenutaolimbauda.it). Da non perdere anche la tenuta di Bersano Vini, qui potrete farvi guidare alla scoperta della cantina e, trascorrendo una notte, usufruirete dell’ottimo servizio di bed&breakfast svegliandovi immersi nel verde di queste colline, pronti per continuare il vostro tour. Procediamo verso Acqui Terme, ma prima di arrivare nella cittadina più a sud, facciamo una sosta ad Alice Belcolle, un piccolo centro con otto cantine dove viene prodotto lo spumante Asti. Solo tre però possono essere visitate: Ca’ Bianca, del Gruppo Vini Italiani, così come la Cantina Alice Belcolle, meritano davvero una sosta. Ci spostiamo, attraversando colline e strette vallate, arriviamo ad Acqui Terme dove vi suggeriamo di andare a vedere la Cantina Sociale Viticoltori dell’Aquese (www.viticoltori.com). Potrete percorrere il tragitto anche al contrario, magari terminando la vostra visita di due giorni nelle terre dell’Asti Docg, proprio nel capoluogo di Provincia che dà il nome al Consorzio, all’interno del quale potrete scegliere fra il percorso “romano”, “medievale” o “rinascimentale” per scoprire le ricchezze di questa città. Merita una visita alla Chiesa di San Secondo, situata al centro della città, uno splendido esempio di architettura gotica che, secondo uno scritto del 1585 pare annoverasse ben 13 altari oltre quello maggiore. Dettagli e informazioni sono reperibili sul sito internet del Comune di Asti (www.comune.asti.it/ turismo) ◆
C
amminando nel lontano West, ma a un passo da Roma: tra boschi e laghetti, prati e animali, il Parco di Veio assicura una sosta per isolarsi dai convulsi ritmi quotidiani e trascorrere una serata lasciandosi trasportare dalla fantasia. Appena varcata la soglia sembra di essere finiti dentro un film di cawboys, con tutti i richiami più canonici al vecchio West, dalle selle ai cinturoni, fino alla banca e alla prigione, un’ambientazione pittoresca, adeguata alla specialità del locale: la carne alla griglia. In menu un’ampia scelta di proposte: migliori carni italiane, entrecote Danese, bistecca del Nebraska, scottona Irlandese, bisonte Canadese, per finire con hamburger o galletto. Tanta carne da accompagnare con contorni sfiziosi, come le bucce di patate alla brace e platano fritto, sorseggiando birre e calici di buon vino. Una steak house che nel fine settimana propone pranzi gustosi e tutte le sere, tra musica di sottofondo e dolci golosi, riesce a far dimenticare per un po’ la “lontana” metropoli.
wild west - Steak House Via della Giustiniana, 906 - Tel. 0630207222 Aperto tutti i giorni dalle 19, sabato e domenica anche a pranzo. Chiuso il lunedì
www.wildweststeakhouse.it
Wild West
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S
i avvicinano le feste natalizie e, con queste, sale la voglia di dare il benvenuto al nuovo Anno. Una ricorrenza che ogni anno vede stappare in tutto il mondo oltre 120 milioni di bottiglie di spumante italiano. Inutile dirlo, la terra delle bollicine del Belpaese è sicuramente il Piemonte. È infatti nelle Langhe, nel Monferrato e nel Roero che si sviluppano i fitti vilari di uve moscato da cui nasce l’Asti Spumante, meglio conosciuto come Asti D.O.C.G. (Denominazione di Origine controllata e Garantita). Una terra, non ancora troppo urbanizzata, dove i centri abitati si confondono fra le vaste colline sormontate da lunghi filari di vite. Oggi come ieri, il moscato bianco è il vitigno che caratterizza il paesaggio collinare delle Langhe e del Monferrato. Un’area ben precisa, definita dalle ferree norme del Consorzio Asti che consente solamente alle aziende che operano in 53 Comuni delle province di Alessandria, Cuneo e Asti di fregiarsi del marchio di origine controllata e garantita. Se volete sbizzarrirvi in un tour di degustazione, il Consorzio Asti propone quattro differenti percorsi. Indubbiamente, uno dei più affascinanti è quello da Nizza Monferrato ad Acquiterme. Il centro più importante della Valle del Belbo si estende fra il torrente Belbo e il Rio Nizza, su una zona pianeggiante. Fra le nove cantine di Nizza Monferrato, è d’obbligo una visita da Marco Bonfante (www.marcobonfante.com). Potrete poi proseguire la vostra visita alla Tenuta Olim Bauda di Dino Bertolino
wild west
Leggiamo in dolce relax
DELITTI DI NATALE
15 racconti gialli ambientati nel periodo natalizio, delle “chicche” per gli amanti del genere, in cui anche a Natale possono accadere cose sensazionali... una bellissima raccolta di gialli all’inglese, da leggere nelle sere di festa godendosi l’atmosfera.
LA COMUNICAZIONE VITALE - Ed. TEA ROSSELLA PANIGATTI
Per vivere meglio con se stessi e con gli altri e, soprattutto, non ammalarci. Nelle relazioni impariamo a usare l’energia in modo consapevole: trasformeremo i conflitti e i disagi in occasioni di crescita e rimarremo semplicemente noi stessi. (La comunicazione vitale contiene un CD di meditazione guidata dalla stessa autrice)
I VANGELI DEL NATALE GIANFRANCO RAVASI
I vangeli dell’infanzia sono un ritratto luminoso del Cristo, da riscoprire e conoscere. Monsignor Ravasi li rilegge, con un linguaggio semplice, in quattordici meditazioni ricche di teologia e di spiritualità. Una piccola mappa - arricchita da riproduzioni d’arte - per raggiungere il cuore del mistero dell’Incarnazione.
TUTTO NATALE IDEE - ATMOSFERE - RICETTE
Tante idee per regalare a se stessi e ai propri cari un Natale d’atmosfera: decori per vestire la casa a festa, regali e pacchetti personalizzati, ricette tradizionali e originali, curiosità e letture.
ANIMAMAGICA - Ed. TEA ROSSELLA PANIGATTI
È un viaggio verso l’ignoto, quello che Silva - una ragazzina di quindici anni - deve compiere, incalzata dalle difficoltà della vita. Scoprirà la dimensione dell’energia, imparerà a dare ascolto alla propria voce interiore, aprendosi agli altri e al mondo. Un romanzo che parla al cuore e all’anima, un canto alla gioia di vivere e alla conquista della libertà interiore.
NATALE A MODO MIO
Un originale libro interattivo che presenta la storia di Natale per i piccoli, con illustrazioni vivaci e accattivanti. Con la parte destra del sussidio, i bambini dovranno “creare” e trasformare i personaggi di cui parlano gli episodi, mescolando e componendo le “tessere”. Un sussidio che educa i bambini alla creatività e li interessa alla Bibbia.
www.lavezzidessert.it Laura D’ambrosio
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UN’IDEA REGALO “NO STRESS”! Salute e Benessere sotto l’albero
N di Elvira Carosi
N
atale si avvicina e con esso il periodo dei regali. Ce ne sono tanti da fare ogni anno e diventa sempre più difficile trovare un’idea originale. A parte il fatto che abbiamo già tutto quanto e quindi la scelta diventa ridotta, gli articoli alla fine sono sempre gli stessi e corriamo sempre di più il rischio di fare un dono doppio, che diventa poco gradito. Ci vorrebbero delle idee innovative e particolari; qualcosa che non siamo ancora abituati a vedere in giro! A peggiorare la situazione e a infrangere il nostro sogno di fare sorprese strabilianti, contribuisce anche la dura realtà economica dei pochi fondi a disposizione. Apparentemente la situazione sembra senza via d’uscita; ma non disperate, perché quest’anno la soluzione è a portata di mano! Grazie alle proposte della Spa Fonte del Benessere, oggi creare un regalo economico e personalizzato non è più un’impresa impossibile. L’offerta è davvero variegata: a partire da 10 euro, per esempio, ci si può immergere in un caldo idromassaggio alle rose e champagne; una somma, invece, tra i 25 e i 50 euro, è invece sufficiente per donare il superlativo trattamento della regina o altrimenti alcuni
estetici particolari, quali manicure californiano o trattamento alla paraffina, il cui prezzo si aggira sempre tra i 15 e 25 euro. Sempre rimanendo su cifre irrisorie è possibile prenotare uno dei classici massaggi rilassanti, per poi arrivare a regali più importanti quali l’hammam o il percorso relax... Con i massaggi sensoriali, per esempio, il cliente può scegliere il suo profumo tra una numerosa serie di creme: cioccolato, dall’effetto riducente e anticellulite; mosto di uva, prezioso antiossidante; avocado e aloe, contro le smagliature; bamboo e fiori di loto, drenanti e antistress. Per la coppia, poi, è stato pensato un percorso al cioccolato, grazie al quale poter regalare momenti magici al vostro compagno! Questi sono alcuni dei suggerimenti proposti dai nostri esperti, come idee regalo benessere. Ma c’è davvero l’imbarazzo della scelta! Si confezionano addirittura pacchetti su misura e vengono predisposti dei preventivi per l’organizzazione di feste, meeting o riunioni, il tutto presentato in modo veramente originale. Che ne direste, per esempio, di immergervi nell’idromassaggio con una tazza di the e stuzzichini a volontà? O di rilassarvi con un caldo massaggio immersi tra musiche, profumi e candele? Basta visitare il sito della Spa o recarsi direttamente sul posto per prenotarne uno, donando così serenità, relax e benessere alle persone che amate. Pensateci, qualche ora senza stress, preoccupazioni, solo saune, massaggi e i trattamenti più variegati, serviti e coccolati tutto il tempo! Sventate così le lunghe code in centri commerciali e negozi di altro genere per trovare l’articolo giusto! Vi basterà scegliere tra le tante alternative che vi vengono offerte e decidere quale possa essere la più adatta alle esigenze dei vostri cari. Al resto penserà lo staff che provvederà a consigliarvi nel modo più opportuno ◆
Buon Natale e buon relax!
Insider
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idee per il tuo compleanno
Costruiamo il vostro divertimento con fantasia ed esperienza Noleggia un GONFIABILE di varie forme e misure, jumper, carretto pop corn, zucchero filato, palloni elio, trucchi bimbi... e tanto altro ancora! Anche per il vostro giorno speciale, anniversario e matrimonio, intratteniamo i vostri piccoli ospiti con animatori di consolidata esperienza e professionalità
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AMICI ANIMALI COMPAGNI DI GUARIGIONE
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di Laura Pagnini
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l linguaggio è prima di tutto gesto e poi parola. È utilizzando il corpo infatti che comunichiamo con l’esterno, superando quelle barriere che invece potrebbero ostacolare la comunicazione verbale. Educare attraverso il contatto fisico dunque è di fondamentale importanza, perché è solo grazie a quest’ultimo che ognuno di noi può sentirsi parte del mondo. Ecco allora perchè semplici azioni, come accarezzare e coccolare un animale, possono aiutare ad acquisire una consapevolezza concreta del proprio esistere e a superare quegli ostacoli e quelle paure che ci impediscono di instaurare sani rapporti sociali. L’interscambio comunicativo con l’animale, favorendo la stimolazione sensoriale e inducendo a una riscoperta del proprio corpo, come del proprio confine psicologico, predispone le basi indispensabili alla formazione dell’identità personale. Che si tratti di cani, gatti, conigli o uccellini, il contatto con essi può dunque migliorare la qualità della vita di bambini e adulti, aumentando la loro capacità di intessere relazioni nuove
e fornendogli al contempo maggiori opportunità per farlo. Portare il proprio cane a passeggio per esempio, costituisce sicuramente un buon modo per instaurare nuove amicizie. Gli animali possono allora divenire componenti essenziali di un rapporto equilibrato tra un individuo e il suo ambiente di vita. Accudirli inoltre, poiché richiede una certa attenzione, obbliga a sviluppare una buona dose di responsabilità e il senso dei reali valori della vita. La scienza è ormai certa come la loro presenza migliori da un punto di vista psicologico l’esistenza dell’individuo: “Gli animali possono diminuire l’ansia e predisporre una stimolazione del sistema nervoso o, in altre parole, abbassare lo stress divenendo una fonte di contatto piacevole, una visione rilassante e una percezione di sicurezza e tranquillità”. (Friedmann, 1980). È per questo che il loro impiego terapeutico, conosciuto come Pet Therapy è attualmente utilizzato per bambini, anziani e persone con problemi psichici e fisici. E in tal caso, tali soggetti vengono messi a contatto con esemplari che possiedono precise qualità fisiche e caratteriali ◆
Insider
Pedagogia
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L L
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GLI abeti DI NATALE
abete è l’elemento decorativo più importante del Natale. Innanzitutto è bene ricordare che gli abeti (abies) sono un genere comprendente circa 50 specie, che si differenzia da altre pinacee per il fatto di avere gli aghi inseriti singolarmente; al contrario, nei pini, cedri e larici gli aghi sono riuniti a gruppi. Le varietà di abeti più comuni e conosciute sono l’Abete bianco e l’Abete rosso. Il consiglio più importante è quello di comprare gli alberi in un vivaio autorizzato, poichè garantisce che le piante provengano da una regolare attività florovivaista. Le piante coltivate sono contrassegnate da un cartellino di riconoscimento che indica, oltre alla denominazione del vivaio, il luogo di origine, la specie di appartenenza e il numero di autorizzazione regionale alla coltivazione specifica per l’uso. Una volta individuato il posto dove posizionare l’albero e misurata l’altezza del soffitto, recatevi presso un vivaio per la scelta; non fate mai a “occhio”, perché in vivaio generalmente la pianta vi apparirà più piccola delle effettive dimensioni. Controllate che gli aghi siano ben attaccati al rametto, scuotendolo leggermente. Accertatevi che l’albero sia di colore verde vivo e che emani il tipico profumo delle conifere e inoltre verificate che la zolla sia solida e non presenti radici che spuntano fuori dallo straccio che la avvolge. Se si acquista molti giorni prima del momento di decorarlo, è consigliabile lasciarlo all’esterno di casa; nel caso di un albero privo di radici, tagliare 2/3 cm. di tronco in diagonale e porlo in un recipiente con acqua abbondante e tiepida (circa 30°), per massimizzare l‘assorbimento dell’acqua e far durare più a lungo l’ago sulla pianta. Innaffiatelo quindi regolarmente e vaporizzare gli aghi per mantenerli vivi. Assicuratevi che l’abete sia ben piantato, lontano da fonti di calore, quali termosifoni, camini, televisori e quant’altro. Allo
Abete bianco
di Angelo Troiani
Abete rosso
stesso modo non bisogna mai accendere candele nelle sue vicinanze: essendo quest’ultimo impregnato di resina infatti, risulta altamente inffiammabile. Solo un albero di Natale raccolto da poco e ben innaffiato è difficile da incendiare; ma più a lungo l’albero sta in casa e più le sue proprietà di combustione aumentano. Controllate quindi che le eventuali luminarie che andate ad apporre siano perfette e spegnetele sempre quando non siete in casa e prima di andare a letto. La Guardia Forestale dello Stato raccomanda di restituire l’albero di Natale nei punti di raccolta Comunali. Gli indirizzi si troveranno subito dopo le feste nei quotidiani locali. Le migliori piante verranno reintrodotte nel loro habitat naturale. Una curiosità. Anticamente, presso le popolazioni nordiche, l’abete era considerato l’albero cosmico per eccellenza, che univa il mondo terreno con il mondo celeste. Nei giorni vicini al solstizio d’inverno, ovvero il giorno più corto dell’anno, si usava addobbarlo con i simboli di ciò che si voleva ottenere durante la primavera successiva. Da questa usanza deriva l’utilizzo di addobbi dorati e argentati, colori simbolo delle ricchezze. Allo stesso modo si utilizzavano piccoli dolci, per propiziare il raccolto e le luci per propiziare l’arrivo della primavera. La fede cristiana si è sostituita a queste usanze, attribuendo all’albero e agli addobbi, il significato simbolico della croce e la nascita di Gesù bambino, luce del mondo ◆
Insider
Insider
Architettura
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L’arte nelle finiture Italiane attraverso i secoli Da 50 anni l’obiettivo della FARNESE è l’integrazione in ambito contemporaneo di materie e manufatti storici
Garonne
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Pavus Beige
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Garganica
a “PIETRA” in veste contemporanea. Di recupero o raffinatamente invecchiata, per la sua austera semplicità rimane ancora ad oggi uno dei materiali preferibili per ambientazioni sia di carattere contemporaneo che in stile. Utilizzata da secoli su strade consolari, castelli, abbazie, palazzi nobiliari, resta uno dei più universali materiali per utilizzo pavimentale e di finitura. L’unico materiale ove il segno dell’uomo è riconoscibile per l’originale usura o per le abili finiture superficiali che ne permettono un invecchiamento indistinguibile dagli originali manufatti. Nessun altro materiale come la Pietra ed il calcare riesce a congiungere in piena armonia la contemporaneità di ambientazioni minimaliste con il calore e la storia di superfici calpestate nei secoli da carri, sandali e piedi nudi. È tutto questo mondo scomparso a promuovere da decenni il nostro impegno di recupero di materiali e finiture antiche armonizzandone la presenza in ambientazioni finanche di moderna avanguardia ◆
Pavus Grigio
Basento
Adrianeo
Garonne
Garonne
FARNESE Fine and Decorative Art - Flooring and Finishing Matheria Srl - Rome - Italy Tel. 39 065817566 - 39 065813847
[email protected] - www.farnese.it
La cultura del riuso Le panche SnowBench, sono innovative sedute, progettate e realizzate attraverso l’utilizzo di vecchie tavole da snowboard, destinate a chi ama circondarsi di oggetti esclusivi ed originali. SnowBench è versatile, colorata, resistente anche all’aperto e può essere realizzata “su misura” per rispettare e rispecchiare le esigenze ed i gusti di ognuno. Infatti, a seconda delle tavole scelte, può avere una grafica semplice ed essenziale o essere più vistosa e aggressiva, può accogliere da due a quattro persone ed essere con o senza schienale. La SnowBench è realizzabile anche partendo dal proprio vecchio ed inutilizzabile snowboard per il quale viene progettato il supporto, fino alla realizzazione della personalissima ed ecologica panca, valida seduta per una scrivania, per un tavolo da pranzo o anche in giardino o sul terrazzo.
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[email protected] - 3381292125
Il ventre Dell’architettura di Antonella De Santis
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aglio del nastro e grande festa per il MAXXI, il museo delle arti del XXI secolo firmato dall’archistar Zaha Hadid, aperto a metà novembre per una veloce anteprima di ciò che potrà rappresentare per Roma: una scultura urbana al pari del Guggenheim di Bilbao o del MoMA di New York, spazi espositivi ma soprattutto capolavori di architettura contemporanea con un loro valore intrinseco, da vedere anche vuoti, proprio come è stato per il MAXXI. Lo spazio è bellissimo e imponente: dismessi i panni della preesistente caserma Montello, l’edificio dialoga con l’esterno attraverso aperture voraci, grandi vetrate e feritoie improvvise, da dove la luce naturale penetra per vivificare la rivoluzionaria struttura in metallo e cemento, apparentemente neutra nei materiali, di grande carattere nelle forme. La famosa fluidità del progetto, già visibile nella passeggiata esterna che ne segue il profilo, regala grandi corridoi sinuosi, morbide pareti curve, persino pavimenti in pendenza e un reticolo di passaggi, scale e ponti in cui perdere l’orientamento. All’interno del gigante di cemento, il continuo movimento di forme organiche obbliga il visitatore a creare un’eco dinamica con il proprio essere nello spazio,
interrotto dalla presenza improvvisa di angoli strettissimi, quasi violenti, ferite murarie che impongono una visione concentrata, mentre il terzo piano dall’affaccio vertiginoso lascia storditi e sospesi. Non una parete dritta, non un angolo facile, pavimenti spesso inclinati, di certo il MAXXI sarà una bella sfida per i curatori chiamati ad allestire in uno spazio irregolare quanto espressivo, dove lo sguardo si srotola da un piano all’altro e affaccia su lunghe prospettive che accumulano visioni differenti: un edificio lontano anni luce dall’idea di museo come scatola bianca, dove l’attenzione è rivolta solo alle opere, ma un organismo con cui interagire. Si parte a maggio, con le acquisizioni delle collezioni permanenti d’arte e di architettura sul tema, neanche a dirlo, dello spazio e quattro temporanee: De Dominicis, Kutlug Ataman, Luigi Moretti e un’installazione di Studio Azzurro. Mentre ci si augura che per quella data sia completato anche il Macro, per creare un polo del contemporaneo che includa anche Palazzo delle Esposizioni e Galleria Nazionale d’Arte Moderna, si preparano workshop, convegni, spettacoli, per realizzare un vero e proprio campus per la cultura dove riunire arti visive, performance ed eventi dedicati alla sperimentazione e ai nuovi linguaggi ◆
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Trickery, giovanile e facile da assemblare
Comfort Zone: calda e avvolgente
LE QUATTRO TENDENZE DI LIFESTYLE
Come ogni anno il Salone Internazionale del Mobile di Colonia invita architetti, designer e trend-setter a stilare le tendenze dell’arredo 2010
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di Alessandra Vittoria Fanelli
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incontro annuale riservato alla stampa internazionale del design si è tenuto nella città di Stoccolma, oggi considerata città di tendenza grazie al mito di Stieg Larsson, che con la sua saga Millennium Trilogy ha reso famosa la metropoli svedese dove ora si organizzano tour per visitare i luoghi di Lisbeth, l’eroina dei film tratti, appunto, dalla saga. Organizzato e promosso da Markus Majerus, press officer del Salone Internazionale del Mobile di Colonia, che si svolge dal 19 al 24 gennaio prossimo, l’incontro stampa è stato vivacizzato dai relatori, ognuno dei quali ha illustrato come sono state scelte le quattro tendenze lifestyle, poi riassunte in un volume, il Trend Book 2010, che sarà distribuito free ai visitatori del Salone di gennaio e alle fiere del settore, nel corso dell’anno 2010. Le quattro tendenze di lifestyle si riassumano in: Trickery (apparenza) Comfort Zone (aree di comfort), Rehab (terapia) e Discipline (disciplina). Per Trickery si intende l’arredo dove le forme e i materiali sono espressione di cultura popolare e i mobili e gli accessori
possono essere assemblati insieme a caso, indipendentemente dall’armonia dei medesimi: un modo giovanile e simpatico, senza impegno, per arredare una casa che non bada alle apparenza ma ai contenuti essenziali. Comfort Zone, come dice la parola, è la tendenza di un arredo consolidato, dove i proprietari si sentono sicuri nel proprio habitat fatto di comodi e ampi divani, di forme avvolgenti, di mobili firmati che rimandano allo stile inglese delle classiche poltrone Chesterfield: una casa accogliente che dà sicurezza e comfort. Rehab invece è la tendenza per la purezza dei mobili e delle forme, dei colori neutri, dove chi lo abita desidera rilassarsi e circondarsi di oggetti utili: una casa high-tech e low-tech in cui l’incrocio delle tecnologie si contrappone al minimalismo degli arredi. Discipline è il ritorno alla disciplina, all’ordine che riprende lo stile della Bauhaus, il movimento tedesco dell’essenzialità delle forme: una casa ‘severa’, quasi monacale, dove gli arredi invitano a riflettere sul mondo circostante ◆
Rehab: purezza delle forme
Discipline: essenziale e mistica
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Veduta notturna di Montecarlo
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Veduta aerea del Principato di Monaco
LILYPAD, LA CITTÀ ANFIBIA
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di Maria Laura Perilli
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o scioglimento dei ghiacciai come conseguenza dell’effetto serra provocherà, entro il 2100, a meno di una inversione di tendenza delle attività umane, il catastrofico innalzamento degli Oceani. Grandi città costiere come New York o Shanghai; isole come le Maldive e comunque, in genere, notevoli tratti di coste verranno sommersi dall’acqua. L’uomo si sta attrezzando a questo evento catastrofico con molteplici proposte delle quali quella del belga Vincent Callebaut è sicuramente tra le più affascinanti. L’architetto immagina una struttura urbana anfibia capace di accogliere fino a 50.000 persone: si tratta di “Lilypad, un nuovo prototipo biotecnologico di residenza ecologica dedicato al nomadismo e all’ecologia urbana del mare, che viaggia sulla superficie degli oceani, dall’equatore ai poli, seguendo le correnti marine calde della corrente del golfo o discendenti dalla corrente del Labrador”.
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Vedute aeree delle Maldive
Si avvererebbe quanto detto da Jules Verne: “...chi sa se la terra non sarà troppo piccola un giorno per i suoi abitanti e se non sarà necessario costruire sul mare...” Prime proposte di conquista del mare come area di sviluppo urbano le ritroviamo nei progetti avveniristici di Kenzo Tange, sulla baia di Tokio, o in alcuni progetti di Manfredi Nicoletti per Monaco o di Giuseppe Perugini, che arrivò a ipotizzare per lo stretto di Messina una città-anello agganciata a Messina e Reggio e sospesa sul mare. Con Lilypad l’idea di conquista del mare come territorio di costruzione diviene mobile e aperta a sistemi autosufficienti. I riferimenti architettonici di Callebaut sono le ninfee amazzoniche di Victor Regia e seguono il filone dell’arte generativa di cui l’architetto italiano Celestino Soddu è pioniere. Siamo in presenza di forme artistiche, quindi, tratte dalla natura per una vera e propria emulazione della stessa. Lilypad ha nel suo centro una laguna capace di accogliere acqua piovana purificandola e rendendola dolce; l’intorno si fonda su tre marine e tre montagne per permettere la diversificazione delle attività umane. Gli strati di residenza sono attraversati ai vari livelli da percorsi utili a definire una maggiore coesione tra uomo e natura: “...così dovrebbe nascere una ecocittà gallegiante, multiculturale, il cui metabolismo sarà in perfetta simbiosi con i cicli della natura... Un biotopo interamente e veramente riciclabile che tende a un ecobilancio positivo tra edificio ed ecosistema oceanico, producendo in modo autonomo l’ossigeno e l’elettricità, riciclando anidride carbonica e rifiuti ◆
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Distribuzione di prodotti e tecnologie per: Termica
Eden Project St. Austel
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uno dei progetti più innovativi di questo millennio di Delfina Giannattasio
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Eden Project di Nicolas Grimshaw, è un progetto spettacolare, costruito tra il 1996 e il 2001. Si tratta di una serra dalle dimensioni mai raggiunte prima, costruita in modo semplice, economico ed ecologico. La Struttura è divisa in due grandi biomi: uno dedicato alla vegetazione tropicale, mentre quello più piccolo a quella mediterranea. Il progetto è situato in Cornovaglia, nel sud ovest dell’Inghilterra sui resti di un’antica cava di argilla. Il luogo ha una posizione strategica, infatti è protetto dal vento e ha una grande esposizione a sud ideale per ricevere la luce del sole. Il progetto si integra in modo sorprendente al luogo: Il paesaggio è utilizzato come elemento architettonico. L’idea è quella di sfruttare la luce del sole immagazzinandola tramite il terreno argilloso posto sul confine del sito, per ottenere così una provvista di calore utilizzabile 24 ore su 24. Un software controlla costantemente la temperatura interna e la gestisce disperdendo l’aria calda in eccesso per mezzo di aperture in cima alle cupole, mentre il riscaldamento avviene attraverso un sistema sotterraneo di distribuzione delle acque calde, e attraverso ventilatori di distribuzione d’aria calda. La struttura è formata da cupole trasparenti costituite in ferro a maglia reticolare. Il rivestimento è costituito da una tripla
Climatizzazione Trattamento acque Energie rinnovabili: solare
termico
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fotovoltaico
geotermia biomasse
pellicola di etiltetrafluoroetilene (ETFE), un materiale plastico trasparente estremamente innovativo: non si degrada con il sole, ha delle proprietà di assorbimento dei raggi solari migliori rispetto al vetro, è riciclabile, biodegradabile, è autopulente e può sopportare 400 volte il suo peso. Per questo tipo di struttura il vetro sarebbe stato troppo pesante, non flessibile e pericoloso. Il peso di questa struttura in ETFE è equivalente all’ 1% di una stessa in vetro!! Gli esagoni, i pentagoni e i triangoli che la costituiscono si spiegano a causa della natura irregolare del luogo. La progettazione è stata infatti eseguita tramite un software di ingegneria che ha reso possibile la costruzione della struttura autoportante più grande del mondo. Inoltre è stato studiato un sistema di raccolta delle acque piovane, che immagazzinate in una tanica sotterranea costituisce l’80% dell’acqua utilizzata per l’irrigazione delle piante, in questo modo solamente il 20% di 62 milioni di litri dell’acqua necessaria provengono dalla rete convenzionale. L’Eden Project, attraverso la nuova filosofia di interpretare e sfruttare il paesaggio secondo i criteri dell’architettura sostenibile con cui è stato concepito e realizzato, costituisce sicuramente uno dei progetti più innovativi del millennio ◆
Il nostro campo di intervento spazia dal residenziale all’industriale Engineering Studio di fattibilità tecnica ed economica Assistenza nelle pratiche per agevolazioni fiscali Analisi energetica certificata
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atura, comfort e tecnologia: è questo il verde a un passo da Roma. Una nuova struttura ospita piccoli cottage dal sapore inglese, con giardinetto e un arredamento classico, ma completi di comfort e connessioni per sentirsi al centro del mondo e godere di un incanto di pace e serenità, nel verde dell’oasi naturalistica a ridosso del Parco di Veio. Pochi chilometri di auto per arrivare in città, o in alternativa pochi minuti di treno, per una soluzione deliziosa che risponde alle esigenze di molti: per chi vuole allontanarsi per un po’ dalla confusione e necessita di una piccola sosta verde per ricaricare le batterie, ma anche per chi ha bisogno di una sistemazione momentanea: per ristrutturare casa o per motivi di lavoro, ad esempio. Ma il piacere di una casa immersa nel verde, a un passo dalla città, può essere una tentazione anche per periodi più lunghi.
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Architettura
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ALVAR AALTO
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lvar Aalto è stato architetto e designer finlandese. La Finlandia è un paese con pochi abitanti, che ha come risorse importanti il legname, la selvicoltura e la tecnologia. Il retaggio culturale di questa nazione è sia neoclassico che nazional-popolare e lo stile del grande architetto è stato influenzato moltissimo dai paesaggi natali, tanto che le sue opere sembrano ricalcare le coste frastagliate e movimentate protese sul mare dell’estremo nord. Aalto ha concepito l’architettura come un organismo vivente dentro un ambiente naturale ed è per questo che viene definito un “razionalista organico”, termine coniato dalla Storia dell’Architettura esclusivamente per lui. Ha seguito i principi funzionalisti, rielaborandoli secondo le forme morbide e i materiali naturali della tradizione della sua terra. Le sue opere sono innumerevoli, ma tutte fanno
Finlandia Hall
parte integrante della regione finnica, di cui costituiscono l’emblema. Nella maggior parte di esse egli disegna anche gli arredi, i quali risultano essere in rapporto diretto con gli edifici che li accolgono, ma che, all’occorrenza, assumono caratteri propri e vivono fuori di essi, autonomamente. Sicuro dell’importanza di seguire l’arredo fin dalla prima produzione, Aalto ha creato una manifattura dove produrre direttamente i suoi mobili, facendo un’ampia sperimentazione sull’uso di materiali economici e di facile lavorazione. Alla base di quasi l’intera produzione è il compensato di betulla, il cui colore, chiaro e caldo e le sue venature, morbide e quasi impercettibili, completano in modo discreto ed elegante qualsiasi forma. Alvar Aalto ha descritto il legno come un materiale “profondamente umano” e il suo utilizzo appassionato, insieme al rifiuto del tubolare e del profilo metallico, anche se parziale, sono alla base della sua ricerca stilistica ed espressiva.
È a partire dal 1929 che l’artista inizia a utilizzare materiali come il laminato di legno e a effettuare ricerche sui limiti della deformazione del compensato. Il risultato di questi esperimenti è la rivoluzionaria poltrona realizzata nel 1931, ove il laminato di betulla, economico e di produzione industriale, viene contrapposto a imbottiture e cuscini, elementi che appartengono alla tradizione. La struttura di sostegno è fatta da una serie di lamine curvate che reggono il peso in virtù della loro elasticità, dando però l’idea della massima leggerezza. Tutti i suoi progetti sono l’attuazione dell’idea che la linea curva sia psicologicamente più accettabile e gradevole degli angoli retti. Oltre alla produzione di poltrone e sedie, scaturita da una ricerca estetica profonda, un altro importante risultato dell’attività di designer di Aalto è stato quello legato alla produzione di sgabelli, dove egli abbina semplicità e funzionalità. Il dettaglio formale dello spigolo smussato e, di conseguenza, la possibilità altamente funzionale di impilare un discreto numero di questi sgabelli, ha reso tali oggetti un capolavoro del moderno design ◆ Arch. Antonella Pirolli
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I vicini di Babbo Natale “tulee tulee joulupukki”
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Helsinki
atale è freddo, è neve, ed il piacere di scaldarsi davanti ad un fuoco acceso . Natale è un insieme di luci variopinte che illuminano vetrine addobbate; è strade vestite a festa e profumi di cibi tradizionale. Sono tanti i luoghi e le situazioni che fanno “Natale”, tra i tanti non può mancare il paese di Babbo Natale, la Finlandia e la sua capitale Helsinki. Le sue strade, a Natale , risuonano di ”tulee tulee joulupukki…” un festoso motivetto che annuncia l’arrivo di chi, col sacco sulle spalle, porta doni e dolci a grandi e a piccini. La capitale della Finlandia è una città bella, la cui bellezza non è fatta di grandi palazzi antichi e monumenti, ma essenzialmente dalla sua posizione sul mare, dalla gran quantità di verde in cui è immersa…una capitale nel bosco, incredibile ma vero! Il centro della città è piccolo, a misura d’uomo, ma confortevole e dotato di ottimi servizi; non mancano edifici di rappresentanza, costruiti quando era necessario dimostrare l’indipendenza finlandese dall’influenza russa e svedese: costruzioni emblema di un’architettura moderna espressa ad altissimi livelli, grazie soprattutto alle opere del grande architetto finlandese Alvar Aalto, vero figlio appassionato della sua terra e delle sue tradizioni. Helsinki è una città tranquilla e sicura, abitata da gente sincera con le stesse caratteristiche della gente di montagna, diretta e con un grande cuore. Apparentemente riservati e schivi, gli abitanti di Helsinki diventano molto più socievoli e di compagnia se si aiutano con un “bicchiere”; l’alcool nelle zone con le temperature molto basse, è un grande aiuto e scioglie qualunque ritrosia. I visitatori si trovano molto bene, tutti parlano inglese e non ci sono problemi di comprensione.
Il Natale ad Helsinki è un’esperienza particolare. Innanzitutto le giornate sono con pochissima luce; il sole fa compagnia solo per poche ore e rimane molto basso sull’orizzonte. Ma non si ha la sensazione di essere al buio, tutt’altro! la luce che c’è, anche se poca, si riflette magicamente sulla neve, creando effetti magici. Inoltre contribuiscono a creare un’atmosfera speciale le luminarie che fanno risplendere vie e piazze. Le grandi vetrine dei centri commerciali, come Forum e Stockmann, contribuiscono con i loro effetti luminosi. Altrettanto affascinante è visitare, in occasione del Natale, altre città della Finlandia, anzi, sarebbe più opportuno dire della Lapponia, poiché questa è una festa molto sentita nelle fredde terre del nord Europa. A Turku, per esempio, antica capitale ricchissima di storia, il Natale si apre tradizionalmente con la “Dichiarazione di Pace”, che viene solennemente letta dal sindaco della città, affacciato al balcone del palazzo municipale; la Dichiarazione viene trasmessa in tutti gli angoli della nazione dalla radio e dalla televisione. Questa bellissima tradizione risale al medioevo e, proprio perché molto sentita, è arrivata indenne fino ai nostri giorni. A nord di Helsinki troviamo Kemi, sul mar Baltico che a fine dicembre si trasforma in una interminabile lastra di ghiaccio. Una volta arrivati, ci si trova immediatamente in un paesaggio da fiaba: la città è situata alla foce del fiume Kemijoki ed è in questo posto che nella stagione invernale viene costruito il castello di neve più grande del mondo. Chi ricorda le fiabe di Andersen, non faticherà a ritrovare qui il regno della Regina delle Nevi.
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Architettura
Andando ancora più a nord, troviamo un’altro importante sito caratteristico di questa regione, che ha un po’ il sapore di tradizione, inventiva e capacità imprenditoriali molto “sui generis”, utilizzando alla perfezione anche le bellezze territoriali. Parliamo infatti dello sfruttamento del mito di “Babbo Natale” che permette ogni anno di portare tante persone in un angolo della Finlandia che nessuno altrimenti si sarebbe sognato di visitare ; invece rappresenta una delle voci più attive in termini di turismo ed attività ad esso connesse. Eccoci pertanto a Rovaniemi, in piena Lapponia finlandese, molto più attraente in inverno, (nonostante il freddo polare e la notte interminabile la temperatura media giornaliera di questo periodo è di circa -10°), che in estate, quando è illuminata dal sole a mezzanotte. Difficilmente si dimenticheranno le gite sulle slitte trainate da renne potenti che scivolano silenziose su coltri di neve soffice e candida; il nostro viaggio sarà accompagnato dal suono dei campanelli fino a che non saremo salutati dalle luci e dagli elfi del “Santa Claus Village” vero e proprio luogo di lavoro per l’amico barbuto vestito di velluto rosso e di delizie per grandi e bambini, che qui vedranno realizzarsi i sogni della loro infanzia. I più coraggiosi troveranno sollievo dalla gita con un corroborante tuffo nelle acque gelide seguito da una sosta - relax nell’immancabile sauna. Il regalo più bello che possiamo ricevere recandoci in questi luoghi? Assistere allo spettacolo incredibile dell’aurora boreale ◆ Arch. Antonella Pirolli
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Lago ghiacciato - Helsinki
Aurora boreale
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LA SAUNA
UNA STORIA MILLENARIA
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na tradizione tipicamente finlandese e di molti popoli nordici è la sauna. Essa ha una storia millenaria. Il termine deriva da una parola finlandese che può essere tradotta con “bagno di sudore”. Le sue origini però, risalgono a epoche antichissime, dal momento che la ricerca del “benessere” è stata sempre una prerogativa umana in tutte le epoche. Questa pratica ha molto probabilmente origine nell’Asia orientale, dove sono state trovate le prime tracce del “bagno di sudore” in semplici ambienti costituiti da caverne, in cui le pietre venivano riscaldate con il fuoco e successivamente bagnate con acqua per produrre il vapore. In seguito alla migrazione verso l’Europa, circa 2000 anni fa, i lapponi portarono con sé tale tradizione, che rappresentava un rituale quasi religioso per purificare non solo il corpo, ma anche l’anima. Sempre seguendo l’etimologia della parola “sauna”, essa può essere associata a un significato originario inteso come “dimora invernale”; infatti, per avere la sensazione di maggior calore, veniva prodotto del vapore gettando acqua su pietre roventi, poichè permetteva di aumentare la temperatura così tanto da consentire agli occupanti di togliersi gli abiti, cosa ben difficile in climi rigidi come quelli dei territori lapponi.
Nelle prime, le pietre venivano riscaldate con un fuoco a legna e il fumo ( “savu” in finlandese) era fatto uscire solo dopo che aveva riempito la stanza. Da qui la “savusauna”, un tipo non più molto diffusa. Edifici utilizzati sia come casa che come sauna sono esistiti in Finlandia fino al XIX secolo, anche se dei documenti fanno risalire al XII secolo costruzioni adibite a tale pratica e separate dalle case vere e proprie. Secondo una romantica leggenda, nella sauna vivrebbe un piccolissimo gnomo, il “ saunatonttu”, un po’ dispettoso. Deve essere trattato sempre con il massimo rispetto, conservando il fuoco sempre acceso e lasciando cibo e bevande fuori dalla sauna; solo così infatti si otterrà la sua protezione, anziché terribili punizioni. Secondo altre fonti, la sauna era considerata un luogo sacro, dove si facevano nascere i bambini, si vegliavano i defunti per ottenere la loro purificazione e ci si poteva curare da malanni di vario tipo. La religione dava al fuoco una grande importanza, perché considerato un dono del cielo e il vapore, ottenuto con l’acqua sopra le pietre roventi, rappresentava lo spirito vitale dell’uomo. A livello storico, la sauna ha avuto una grande importanza anche durante la seconda guerra mondiale: infatti, in occasione degli scontri con i russi, i finlandesi grazie alle saune, riuscirono a resistere a lungo, nonostante i 20 gradi sottozero, contro un nemico le cui forze erano decisamente superiori.
Spa Finlandia
In Finlandia rappresenta ormai un’abitudine insostituibile, facente parte dello stile di vita di questo popolo: è il giusto premio di fine giornata, da fare spesso in compagnia e rigorosamente nudi. Essa non è solo un luogo dove rilassarsi sia fisicamente che mentalmente; non è un lusso, ma una necessità. Non a caso la sauna è la prima costruzione eretta da un contingente militare finlandese in qualunque posto si trovi. Anche nell’antichità è sempre stata la prima costruzione realizzata da chi si spostava; d’altra parte lì vi si può vivere, cucinare e prendersi cura della propria igiene. Oggi, anche alle nostre latitudini, è sempre più concepita come un ritrovo socializzante e di relax ed è sempre più presente nelle strutture di vacanza, nei centri benessere e nelle palestre. Per questa ragione si è sostituita la sauna di fumo, o comunque quella con la stufa a legna, con quella a stufa elettrica o addirittura a raggi infrarossi, molto lontana dalla tradizione finlandese. In quest’ultima la temperatura può raggiungere gli 80-100° centigradi, provocando una traspirazione notevole, di contro, l’umidità non supera il 10-20% se non quando si getta acqua sulle pietre. L’uso regolare della sauna dona benefici alla salute e rafforza l’organismo. Il calore dilata i vasi sanguigni del derma, il cuore lavora con più intensità e le tensioni muscolari si sciolgono ◆
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“con RomAil mi curo a casa” Questo “slogan” sintetizza l’impegno prioritario assunto negli ultimi anni dalla sezione di Roma dell’Associazione Italiana contro le Leucemie: finanziare due gruppi di assistenza domiciliare - quello dell’Ematologia dell’Università “Sapienza” del Policlinico Umberto I e quello dell’Ematologia dell’Ospedale S. Eugenio - che assicurino cure a domicilio per i pazienti con malattie del sangue. Realizzare l’assistenza domiciliare - o meglio, l’ospedale a domicilio - è una delle frontiere verso le quali si dirige la medicina moderna. L’obbiettivo è garantire la possibilità di eseguire controlli - “percorsi diagnostici” - e cure - “protocolli terapeutici” - presso la propria abitazione, con la stessa qualità e accuratezza che si ottiene oggi solo in regime di ricovero. Molti di noi, parlando di assistenza domiciliare, pensano immediatamente a quella rivolta ai pazienti in fase molto avanzata di malattia; i pazienti per i quali non c’è più spazio per cure, se non quelle palliative. In realtà oggi le cose sono molto diverse. L’obbiettivo dell’ospedale domiciliare di RomAIL è quello di seguire a casa il maggior numero di persone possibile, nell’ambito del loro percorso terapeutico normale, in modo da ridurre il ricovero al periodo indispensabile a effettuare solo quei procedimenti diagnostici e terapeutici che richiedono assolutamente l’ospedalizzazione. Terminato questo
periodo, il paziente dovrebbe poter tornare al proprio domicilio ed essere seguito dall’equipe di medici e di infermieri del “Centro” cui è stato affidato. Ci sono ormai molti studi internazionali che dimostrano i vantaggi, anche in termini economici per il sistema sanitario, dell’assistenza domiciliare; ma ciò che interessa di più RomAIL è il netto miglioramento che questa comporta nella qualità della vita. Si tratta di sostituire una camera d’ospedale - spesso a 4 o 6 letti - e un bagno per lo più condiviso con altri, con la propria abitazione, che consente non solo di vivere nel conforto delle mura domestiche e vicino ai propri familiari, ma anche di non trascorrere tutta la giornata a letto, seguendo invece i ritmi a cui siamo abituati normalmente. RomAIL sta finanziando, con oltre 2 milioni di euro l’anno, equipe di medici specialisti in ematologia e infermieri professionali in grado di eseguire a domicilo controlli e terapie anche complesse, incluse quelle trasfusionali. Tali finanziamenti però derivano quasi esclusivamente dai proventi delle raccolte di fondi per beneficenza, quali le Stelle di Natale e le Uova di Pasqua dell’AIL. È quindi fondamentale che la gente conosca a fondo il nostro obbiettivo per offrire un appoggio indispensabile a mantenere e a sviluppare un servizio così importante. Dott. Marco Vignetti