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Audison Prima AP8.9 bit
Audison Prima, lo Smart-Fi Dopo l’anticipazione del numero scorso, ci avviciniamo con discrezione a questo grande piccolo amplificatore capace di ridisegnare i contorni di una nuova tendenza: lo Smart-Fi
AUDISON AP8.9 BIT Amplificatore per auto Costruttore e distributore per l’Italia: Elettromedia, S.S. 571 Regina km 3,500, Marignano, 62018 Potenza Picena (MC). Tel. 0733 870870 - Fax 0733 870880 www.audison.it Prezzo: Euro 690,00 CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
Alimentazione: 7,5-15 VDC. Assorbimento a vuoto: 1,5 A. Assorbimento da spento: <0,04 mA. Assorbimento massimo (@ 14,4 V, Max musical power): 30 A. Potenza nominale continua RMS @ 12-14,4 VDC, 1% THD: 35 Wx8 @ 4 ohm; 65 Wx8 @ 2 ohm; 130 Wx4 @ 4 ohm. Potenza d’uscita RMS @ 12-14,4 VDC, 10% THD: 45 Wx8 @ 4 ohm; 85 Wx8 @ 2 ohm; 170 Wx4 @ 4 ohm. Distorsione THD (1 kHz, @ 4 ohm, 90% power): 0,05 %. Banda passante (-3 dB): 10 Hz-22 kHz. Rapporto S/N (pesato A @ 1 V): 95 dBA. Fattore di smorzamento (1 kHz, 2 VRMS @ 4 ohm): >70. Sensibilità ingresso: 2-15 VRMS. Impedenza d’ingresso: 15 kohm. Sub out: 4 VRMS max. Tipologia e pendenza crossover: Linkwitz @ 12/24 dB - Butterworth @ 6/12/18/24 dB. Frequenza di taglio: regolabile su 68 step @ 20 Hz÷20 kHz. Equalizzazione d’uscita: 9 equalizzatori parametrici ±12 dB; 10 poli; 20÷20k Hz. Ritardo temporale (distanza, tempo): 0÷510 cm, 0÷15 ms a passi di 0,08 ms, 2,8 cm (0,02 ms, 0,7 cm nella regolazione fine). Dimensioni: 198x45,5x134 mm. Peso: 1,5 kg 146
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n un mondo dove tutto sembra essere “Smart” solo perché connesso alla Grande Rete, esistono dei componenti (che con la rete c’entrano relativamente), che sono nati per essere intrinsecamente “Smart”, talmente “Smart” da riuscire persino a cambiare le priorità di un intero settore. E se “Smart” vuol dire furbo, ma anche scaltro e geniale, l’Audison Prima AP8.9 bit può vantarsi come nessun altro di appartenere, per “nascita”, alla neonata categoria Smart-Fi, fatto di componenti hi-fi scaltri e geniali, utili e straordinariamente versatili.
“Prima”… di tutto Per creare un sistema integrato a bordo dell’auto, i progettisti Audison hanno attinto alla loro esperienza in ognuno dei settori coinvolti, dalla progettazione e realizzazione di apparecchiature elettroniche, analogiche e digitali, ed elettroacustiche, all’esperienza derivante da anni di lavoro fianco a fianco con installatori ed appassionati di tutto il mondo, dai quali hanno potuto raccogliere esperienze, richieste, esigenze e priorità. Da questa somma di esperienze deriva l’analisi dettagliata e pragmatica degli elementi che andranno ad influenzare la realizzazione di un impianto hi-fi in auto. A partire dalla vettura e dalle sue dotazioni di serie, per finire ancora con l’auto ed il suono nel suo abitacolo, passando
per interfacciamenti, trattamento del segnale, amplificazione, riproduzione. La serie Prima è tutto questo: una soluzione per l’integrazione di un sistema hi-fi su impianto OEM, che tiene conto di tutti gli aspetti, dall’interfacciamento con i dispositivi di bordo all’acustica dell’abitacolo. Su ogni tipo di vettura. Il cuore “Smart” della nuova linea Prima di Audison è l’amplificatore, e l’AP8.9 bit ne rappresenta il centro operativo. E questo non perché sia il più potente ma perché è il più completo dei modelli che compongono la gamma, costituita da altri due esemplari con processore interno, l’AP5.9 bit e l’AP4.9 bit, e da due senza processore interno, l’AP4 D e l’AP1 D. Prima, però, non vuol dire solo amplificatori. È un sistema integrato dedicato all’evoluzione dell’impianto hi-fi di serie delle vetture, dove l’amplificazione interagisce con gli altoparlanti alla ricerca del miglior risultato sonoro complessivo, il tutto sotto lo stretto controllo di un processore che opera sul segnale in ingresso, da qualunque sorgente - amplificata o no, ripartita su più vie o no, equalizzata o no... - esso provenga. Da una parte il segnale d’ingresso, dall’altro l’abitacolo, che non è il solo luogo di fruizione della musica durante la marcia e nelle soste, ma è anche un componente attivo dell’impianto. Gli altoparlanti Prima, infatti, sono stati progettati basandosi su alcuni importanti punti fermi. Profilo, flangia, diameAUDIOREVIEW n. 352 giugno 2014
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Il pannellino delle connessioni è alquanto atipico per un finale 8 canali. Sia i segnali di ingresso che quelli di uscita sono veicolati attraverso connettori multipolari ma da essi non limitati. In ingresso sono infatti accettati segnali ad alto o basso livello, equalizzati o no, oltre a segnali digitali ottici per i quali è previsto un ingresso S/PDIF. In alto si notano la presa USB per la connessione con il PC che ospita il software di controllo e il commutatore rotativo che permette di scegliere tra 8 diverse configurazioni, di cui 7 già definite che possono quindi fare a meno della programmazione via software.
tro, profondità, e naturalmente prestazioni, sono stati ottimizzati pensando agli angusti spazi presenti all’interno degli alloggiamenti di serie. Dunque profili rastremati, flangia ridotta al minimo sia per diametro che per ingombro, gruppi magnetici dimensionati per unire sensibilità e volume sonoro, soluzioni costruttive che ne rendono pratica l’installazione, come il tweeter integrato all’interno del gruppo mobile del woo-
fer a costituire un coassiale dai centri dei driver coincidenti e privi di discontinuità, sporgenze o quant’altro possa inficiare estetica, installazione o prestazioni. Il “motore” di questi altoparlanti è stato pensato e realizzato proprio per interfacciarsi al meglio con gli amplificatori Prima, ma anche le prestazioni sono state ottimizzate al fine di poter contare, ad esempio, su un roll-off regolare del woofer che permetta di evi-
tare un crossover passivo quando è parte di un sistema a due vie.
Il cuore “Smart” di Prima È davvero incredibile pensare a quanto ”potere” è racchiuso all’interno del piccolo AP8.9 bit. In un telaio pressofuso, straordinariamente compatto e dalla forma sinuosa dalla vita stretta che richiama
All’interno del compatto telaio in pressofusione che qui rivela tutta la sua consistenza, la densità dei componenti elettronici è notevole. Due sono le schede, sovrapposte, che compongono l’elettronica dell’AP8.9 bit.
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Audison Prima AP8.9 bit Amplificatore Audison Prima AP8.9 bit
CARATTERISTICHE RILEVATE POTENZA MASSIMA AL CLIPPING in regime continuo, tutti i canali pilotati, alimentazione 14,4 volt, carico 4 ohm, frequenza di prova 50 Hz 39,7+39,7+39,7+39,7+25,0+25,0+39,1+39,1 W su 4 ohm (canali da C1 a C8)
ASSORBIMENTO A VUOTO: 1,4 A ASSORBIMENTO MASSIMO tutti i canali a piena potenza su 4 ohm: 26,3 A RENDIMENTO tutti i canali al clipping su 4 ohm, alim. 14,4 V: 75,7%
RISPOSTA IN FREQUENZA canali a banda piena, potenza di prova 1 W su 4 ohm
RISPOSTA IN FREQUENZA canali sub, frequenza passa-basso al valore massimo superiore
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scendere almeno fino a 2 ohm di modulo, data la bassa resistenza di chiusura osservata. Le risposte in frequenza denotano ovviamente la natura digitale degli stadi finali, ovvero sono in parte modulate dal valore del carico, ma anche su 2 ohm il punto a -3 dB arriva a circa 15 kHz, del tutto soddisfacenti per il target di categoria; sempre da queste curve si nota come l'elaborazione interna del segnale avvenga probabilmente a 48 kHz (il limite superiore vale infatti circa 22 kHz) e la componente resistiva dell'impedenza interna sia pari a 52 milliohm, leggermente migliore del valore di targa (<57 mohm). Il rendimento è ottimo e l'assorbimento a riposo è molto ben contenuto, soprattutto tenendo presente che stiamo comunque parlando di un'unità capace di erogare svariate centinaia di watt. Fabrizio Montanucci
rovare questo amplificatore, tanto piccolo quanto grintoso ma soprattutto configurabile in una vastissima schiera di opzioni, ha richiesto di effettuare una sintesi rispetto ai parametri di base da indagare. Abbiamo pertanto scelto di verificare quelli più importanti in relazione all'uso tipico cui verrà destinato, ovvero l'upgrade di impianti di serie. La massima potenza è stata rilevata caricando singolarmente tutti i canali su 4 ohm, bypassando ogni elaborazione e cercando di equalizzare i guadagni in modo da ottenere la saturazione contemporanea di tutte le sezioni, sebbene ciò non sia stato possibile per 2 canali (C5 e C6), che risultano infatti leggermente più "deboli" degli altri (ma così non è nelle tipiche configurazioni operative). Anche in questo modo tuttavia la potenza è risultata conforme alle specifiche, e con ottima disponibilità a
il “family look” dei più grandi finali delle linee Thesis e Voce, trova posto un concentrato di tecnologia che è stato necessario differenziare da ogni prodotto nato precedentemente in casa Audison. Non un semplice finale, per quanto complesso e versatile, ma, lo ripeto ancora, un sistema integrato per “intrufolarsi” tra le strutture dell’auto. Basti osservare l’incoerenza (rispetto ai prodotti più tradizionali) del pannello delle connessioni. È l’unico pannello del finale dotato di interfacce e controlli e ospita un po’ di tutto, dall’ingresso ottico al fusibile di protezione, da connettori multipolari a prese USB. Per comprendere le necessità di un siffatto pannello, basti pensare alla stretta logica con cui l’AP8.9 bit opera costretto dalla necessaria presenza di un imponente numero di combinazioni tra configura148
zioni e possibilità operative. Si può pensare di dividere l’AP8.9 bit in tre diversi blocchi funzionali: la sezione di ingresso, il processore, la sezione di potenza. Senza dimenticare il potentissimo software di controllo, che serve ad affinare la configurazione ma che può addirittura essere bypassato per velocizzare al massimo i tempi di taratura nei sistemi più standard.
La sezione d’ingresso Una prima particolarità: niente connessioni d’ingresso. È stata, a mio parere, una scelta dettata dal “fare di necessità virtù”, ma sul piccolo pannellino non ci sono (e non c’entrerebbero) connessioni d’ingresso. O almeno non nella forma “pin” che conosciamo. Su uno dei due
connettori multipolari, quello di colore nero, è possibile collegare segnali ad alto livello provenienti direttamente da sorgenti di serie, equalizzate o no, che possono essere “catturati” a livello di uscita autoradio in plancia, presso gli altoparlanti o anche presso l’unità amplificatrice remota qualora ne fosse presente una. Tramite un semplice adattatore (siglato ACP6), però, l’ingresso accetta anche segnali a basso livello provenienti da sezioni pre di sorgenti aftermarket. E, per i più esigenti, proprio accanto al multipolare c’è un ingresso digitale ottico che può essere sfruttato per segnali PCM in HD fino a 96 kHz/24 bit. I segnali d’ingresso, alto o basso livello (o digitale) che siano, consentono di attivare circuiti in grado di accendere il finale alla presenza di segnale (funzione defiAUDIOREVIEW n. 352 giugno 2014
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La motherboard è grande quanto l’intero telaio, e accoglie gran parte della componentistica di alimentazione e di potenza. Si può notare, a sinistra, la sezione d’ingresso, al centro i 4 dispositivi di potenza stereo, a seguire i filtri d’uscita e la sezione di alimentazione.
nita ART, Auto Remote Turn on/off) senza necessità di tensione sul pin dell’accensione remota, tuttavia disponibile. La gestione di questa funzione nelle sue diverse sfaccettature viene gestita dal potente software di configurazione. L’AP8.9 bit è ricco di funzionalità dedicate agli installatori: non ho sinora menzionato le soluzioni adottate per mantenere acceso il finale anche in caso di installazioni su vetture dotate di “start&stop” che fanno crollare la tensione della batteria ad ogni riaccensione oppure il “carico fittizio” di cui l’ampli può essere dotato quando la sorgente stacca il carico se non usato, provocando il mancato funzionamento dei circuiti di accensione automatica. Questioni ben note agli installatori, di solito risolte con interventi “artigianali”. Oppure il semisconosciuto problema della scomparsa della portante digitale sull’ingresso ottico tra un brano e l’altro, che determina ancora una volta lo spegnimento del finale non connesso ad un remote “fisico”, problema qui risolto con uno scatolino opzionale (vista la minor incidenza di impianti con ingresso ottico) anziché essere implementato nei circuiti di bordo, come le altre due funzionalità appena descritte. Per i più esigenti, poi, giova ricordare che l’AP8.9 bit fa parte della serie “bit” di Audison ed è esponente della filosofia “Full HD” che prevede, laddove esista AUDIOREVIEW n. 352 giugno 2014
un ingresso digitale, di tenere in digitale tutto il percorso di segnale, in questo caso completamente all’interno del finale. E, tanto per concludere, è perfettamente compatibile con il “bit Tune”, dei cui servigi l’AP8.9 bit si può avvalere in fase di rilevazione di parametri in abitacolo e di messa a punto.
Il software di configurazione Se la potenza del software è davvero stupefacente per un apparecchio così compatto, l’hardware dell’ampli è potente e discreto. Al punto che del software si può fare tranquillamente a meno. Se infatti l’AP8.9 bit viene usato su una
La scheda che ospita i circuiti digitali con in bella vista il chip Cirrus Logic CS47048C, generoso processore 32 bit da ben 108 dB di range dinamico. Accanto ad esso il più piccolo ma egualmente pregiato CS4270 sempre della Cirrus Logic, un convertitore AD/DA stereo di elevata qualità.
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Audison Prima AP8.9 bit configurazione tra quelle ritenute “comuni”, magari proprio in combinazione con altoparlanti della stessa serie Prima e su vetture che possono essere considerate “standard”, l’uso del software di gestione è praticamente superfluo. È un commutatore rotativo accessibile sul “magico pannellino” a definire quale configurazione che sfrutti le 9 uscite del processore (8 dirette verso altrettanti stadi di amplificazione interni e la nona verso un’uscita pre mono dedicata ad un subwoofer) possa essere impostata “a priori”. Configurazioni quali tre vie anteriore attivo e fullrange posteriore con sub sull’uscita pre (default “0”), oppure due vie anteriore, fullrange poste-
Un momento della configurazione tramite “Wizard”.
Uso e ascolto
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i sono molti modi per sfruttare il piccolo AP8.9 bit. Naturalmente il suo impiego principe è al cospetto di un impianto di serie, anche complesso, che deve essere riportato a ragione. Così è possibile impiegare i segnali dell’autoradio di serie, anche se amplificata, o anche i segnali di livello linea, se disponibili, per avere a disposizione una migliore qualità del segnale ed una maggior dinamica. C’è anche la possibilità di impiegarlo senza sorgente, ovvero sfruttando il solo ingresso Aux connesso magari ad un iPod e controllato, per accensione e volume, da un DRC (Digital Remote Control). Oppure con un ingresso digitale, com’è avvenuto sulla mia auto, sempre sfruttando il volume del DRC. Posizionato in bagagliaio, dove arriva il cavo ottico proveniente dalla sorgente in plancia, e connesso agli altoparlanti di bordo attraverso la sapiente morsettiera allestita proprio a questo scopo, ho posto a “0” il selettore delle configurazioni d’ingresso ed ho controllato il tutto attraverso il computer, notando ancora una volta l’immediatezza dell’uso del software, un vero gioiello di precisione e compattezza. Avendo tutto sotto controllo su un'unica schermata, il compito di mettere a punto l’impianto è particolarmente semplice. Tweeter tagliato in alto a 3,5 kHz, fase invertita; mid a cono sul cruscotto accanto al tweeter e rivolto verso l’ascoltatore, tagliato a 3,5 kHz in alto e a 400 Hz in basso. Woofer in portiera da 6,5 pollici, con taglio in basso a 80 Hz e sub 10” mono in cassa chiusa. I parametri del ritardo sono quelli già impiegati nel processore di bordo e reinseriti a mano mentre i livelli devono essere completamente ripristinati. Naturalmente sul sub mono ho configurato i canali 7 e 8 a ponte mentre il livello di riferimento è stato settato sui woofer, che sono quelli che necessitano di maggiore corrente. Potenza? Ce n’è abbastanza. Abituato a ben altri livelli di pressione sonora, devo ammettere che il piccolo Prima mi stupisce non poco. Un generoso apporto ai miei woofer e al sub che permette di sonorizzare ottimamente il mio abitacolo si affianca ad una buona resa su mid e tweeter che andrebbe comunque raffinato in termini di messa a punto. Il suono è comunque decisamente attraente. Aggressivo quanto basta, qualitativamente importante dal punto di vista della raffinatezza, soprattutto nelle voci e negli strumenti acustici, rivela un imprinting abbastanza diverso dal “suono Audison”, che conosciamo essere rotondo e preciso. Ma anni luce
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lontano da analoghe realizzazioni in classe D, dal cui DNA è praticamente scomparsa tutta quella parte metallica e poco definita. A ben pensarci, però, è quanto più simile al suono Audison che abbia mai sentito da una configurazione in classe D. Questo finale, pur essendo versatile, non è proprio nato per pilotare altoparlanti “difficili” come quelli di bordo. Piuttosto altoparlanti “tagliati” su misura per l’abitacolo e dalla sensibilità più elevata. Ed infatti dimostra qualche indurimento se alzo (tanto) il volume. Tuttavia la sua estrema versatilità mi suggerisce una configurazione più adatta al mio impianto, a questo punto ancor più lontano dalla media delle installazioni a cui questo Prima sarà destinato: stacco il sub, configuro a ponte i canali 5/6 e 7/8 e offro loro in pasto i woofer. Aggiungo un finale per sub connesso all’uscita pre e dopo aver riconfigurato il tutto (notando che non è permesso tenere nelle due memorie due preset relativi a configurazioni diverse, come peraltro è logico che sia), il gioco è fatto. Il sistema acquista in sicurezza, il suono fluisce con maggior personalità, con bassi più controllati e rotondi, gamma media dettagliata e limpida, gamma alta generosa ed estesa. Ancora grintosa, certo, ma decisamente meno lontana dai parametri qualitativi a cui Audison ci ha abituati. Una piccola nota al contorno: in questa configurazione, al termine della stressante prova a cui l’ho sottoposto a base soprattutto di Rock e Pop, il piccolo Audison è abbastanza caldo nonostante la sua elevata efficienza. Attenzione, dunque, ad una installazione opportuna. Al termine della prova d’ascolto, una breve considerazione. Oltre alla primissima configurazione a due vie con woofer e tweeter per capire il funzionamento del sistema e alle due configurazioni citate, non ho avuto modo di mettere alla prova il finale AP8.9 bit con sistemi di serie o con un “Prima Power Pack” dedicato ad una specifica auto e per essa tarato. Delle innumerevoli, quasi infinite possibilità di configurazione di questo amplificatore, ne ho ascoltate due (e mezza) e neanche quelle per cui i progettisti si sono impegnati di più. E nonostante ciò ho trovato convincente e generoso questo piccolo campione, in termini di potenza e di qualità sonora. Per quanto riguarda versatilità, impiego, semplicità e configurabilità, niente di simile è passato finora nella mia vettura. E su queste pagine… R. Patriarca
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Audison Prima AP8.9 bit riore e sub stereo (default “1”) o ancora semplicemente tutto attivo con 3 vie anteriore e sub stereo (default “3”) sono disponibili direttamente ruotando il commutatore rotativo. Il totale è di 7 preset completamente “computer free” e di uno “semicomputer”, da cui gestire, se richiesto, gli allineamenti temporali. Negli altri 7 casi, tutti i tagli, allineamenti, livelli, sono definiti ed impostabili tramite la semplice commutazione. Ed in più con due diverse messe a punto già salvate nelle due posizioni di memoria disponibili. Insomma, se si rientra nella media delle vetture e degli schemi di impianto, usando magari gli altoparlanti Prima, l’installazione non richiede neppure un attimo di taratura, a tutto vantaggio del tempo di esecuzione dell’installazione e del costo finale. Se invece si vuole personalizzare uno qualsiasi dei parametri di configurazione, beh, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il programma di gestione, potente e versatile, è in realtà appena diverso da quelli che avevamo imparato a conoscere con il “bit one” e con il “bit Ten”, sebbene ne condivida la struttura di base in termini di gestione dei file, della finalizzazione e della sincronizzazione tra computer e finale. Il software di gestione gira su piattaforma Windows (XP, Vista, 7 e 8), consente il ridimensionamento proporzionale della finestra in cui appare e offre un “wizard” cioè un “configuratore” dedicato agli ingressi e alla loro impostazione. Posto a “0” il selettore sul pannellino, si ha la massima libertà di movimento, altrimenti condizionata dalle configurazioni preimpostate. Tuttavia il wizard ci conduce con estrema immediatezza alla messa a punto dei parametri di base: il tipo di input che sta ricevendo, la regolazione del livello ottimale del segnale di ingresso - tramite una procedura che fa uso di segnali test (in questo caso una sinusoide a 1 kHz) memorizzati sullo stesso disco che contiene il software che troviamo nella confezione del finale -, l’attivazione della funzione di deequalizzazione, laddove fosse necessaria, la configurazione dei canali interni dell’amplificatore e l’assegnazione delle uscite (e quindi degli altoparlanti) collegati. A questo punto tutte le configurazioni possibili sono a portata di mano. Le nove uscite, ognuna già configurata nella loro natura, possono essere linkate tra destro e sinistro e si può procedere alla regolazione del filtraggio. Una particolarità è il limite della frequenza di taglio in funzione di un ragionevole impiego del tipo di altoparlante a cui il canale viene amplificato. Tanto per fare un esempio, stabilito che un canale è assegnato ad un tweeter, non si può scegliere una frequenza di taglio del passa-alto inferiore a 3 kHz. Ciò dipende dalla volontà dei progettisti di impiegare al meglio le risorse di calcolo del AUDIOREVIEW n. 352 giugno 2014
In dotazione sono forniti connettori d’ingresso ed uscita cablati con circa 20 cm di cavo ed il cavo USB di connessione con il PC, oltre al CD con segnali test per la regolazione del livello d’ingresso, del software di gestione e del completissimo manuale d’uso in numerose lingue.
processore, limitando opzioni ritenute poco plausibili, come il passa-alto del sub oltre i 400 Hz. Sempre per limitare la potenza di calcolo del processore e impiegarla in funzioni più “delicate”, è stato scelto di evitare l’equalizzatore grafico di uscita ma di permettere l’uso di ben 10 punti di equalizzazione parametrica totali lungo tutta la banda delle frequenze.
L’hardware Nero e compatto. È questo il “fattore forma” del finale Prima. Le dimensioni di tutti i modelli in catalogo sono identiche tra loro, il telaio è lo stesso, al punto da
essere stato pensato per essere impilato ed un accessorio è disponibile proprio per impiegarne più d’uno in rack. Le connessioni, come ho già accennato, sono concentrate su un unico pannellino e la maggior parte delle funzionalità sono gestite da software, quando non si trova una configurazione ottimale tra quelle già disponibili via switch hardware. Quindi si può pensare ad una installazione “pulita”, al di là del fascio di cavi che un impianto complesso può generare. Ma per quanto complesso possa essere l’impianto che si va a realizzare, la soluzione Prima è quanto di più compatto, anzi, proprio “Smart”, si possa pensare di impiegare. Già perché per un impianto mediamente complesso (tre vie più sub vi
Alle prese con una configurazione minimale a due vie per iniziare a impratichirsi del software: basta veramente qualche minuto per capirne la logica. Eccellente il fatto che un'unica schermata contiene tutte le info e le funzioni disponibili. Ovviamente avrei potuto configurare a ponte i canali due a due…
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La configurazione più completa: tre vie anteriore più due vie posteriore (con filtro passivo) e sub connesso, tramite un finale esterno, all’uscita Pre. Qui stiamo configurando il tweeter, la cui frequenza di taglio però non può essere inferiore a 3 kHz.
sembra abbastanza complesso?) basta un solo AP8.9 bit. E per un tre vie anteriore, due posteriore, centrale a due vie e sub (!) basta aggiungere un secondo AP5.9 bit ed il gioco è fatto. Un unico hardware per interfacciarsi, per gestire il segnale, per amplificarlo. Tutto ciò è possibile grazie ad alcune scelte operate da Audison a partire dal pannellino delle connessioni compatto per finire con l’impiego di stadi finali in classe D, eventualmente configurabili a ponte. Per realizzare questi ultimi i progettisti hanno rivisitato il concetto di Classe D, ne hanno reso ancora più stabile la configurazione e più ottimale la resa e ne hanno miniaturizzato le dimensioni grazie a stadi finali realizzati tramite dispositivi compattissimi, al punto da poterne inserire ben otto (composti da quattro chip stereo) all’interno del piccolo telaio dell’AP8.9 bit. La potenza riscontrata, come si nota dal riquadro delle misure, è ottimamente coerente (al solito per Audison) con quella dichiarata, a conferma dell’incredibile lavoro svolto dai tecnici. Dal punto di vista del trattamento del segnale, però, il merito va tutto al DSP, un Cirrus Logic a 32 bit impiegato sfruttandone al meglio le caratteristiche grazie ad una programmazione a dir poco scaltra, che dimostra una conoscenza estremamente approfondita dell’hardware al punto da poter ottimizzare le risorse ed offrirle alle attività più onerose in termini di potenza di calcolo.
Conclusioni
Qui invece siamo alle prese con il subwoofer. In questo caso è stata impostata una frequenza di taglio inferiore a 20 Hz (non è esattamente un subsonico ma è la frequenza minima di taglio disponibile) ed apportata un’esaltazione di 10 dB a circa 80 Hz.
Siamo all’interno della mia auto dopo aver configurato l’impianto. L’equalizzazione, da effettuarsi con il mouse sulla curva, non sembra essere così precisa come nel “bit one”, tuttavia svolge egregiamente la sua funzione. Le distanze sono state impostate a mano…
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L’Audison AP8.9 bit ha dimostrato di saper offrire un nuovo punto di vista nella realizzazione di impianti hi-fi in auto, magari apparentemente lontano dalla ricerca esasperata delle prestazioni ma decisamente più vicino ed estremamente più pragmatico quando si tratta di implementare un impianto hi-fi (e non semplicemente della musica) in quelle auto che nascono “sfortunate” da questo punto di vista. Generoso e potentissimo dal punto di vista della capacità di calcolo, offre innumerevoli soluzioni per interfacciarsi con tutte le auto, per personalizzare l’ascolto e per aggirare i numerosi ostacoli frapposti ad un impianto hi-fi dall’elettronica di bordo. Ed oltre alle soluzioni per facilitare e velocizzare il lavoro dell’installatore, sia in configurazione “fast”, ovvero senza neanche connettere il computer al finale, sia in configurazione “deep”, ovvero con tutta la versatilità del software di gestione, l’AP8.9 bit offre anche un incredibile range di settaggi per riuscire ad ottenere un suono coerente, una scena sonora eccellente, una potenza ragguardevole. Sì, l’AP8.9 bit è proprio il primo indiscusso leader della neonata categoria “Smart-Fi”. Rocco Patriarca AUDIOREVIEW n. 352 giugno 2014