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III PARTE
CANADA E STATI UNITI
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Data invio:
venerdì 2 Giugno 2000
Oggetto:
“Oh Canada !”
Lasciate le mille isole del Pacifico, sbarco sul continente americano l’altro ieri, salutando il territorio canadese con le note dell’inno nazionale, ”Oh Canada!”. Dopo cinque ore e trenta di volo e uno scarto di tre fusi, il mio arrivo a Vancouver è stato “benedetto” dalla pioggia. Ho scelto un ostello più centrale di quello previsto e, per cominciare il mio soggiorno canadese, ho fatto una bella dormita di recupero. Ieri, primo giro per Vancouver che pare davvero meritare la fama di città fra le più vivibili del pianeta. Una sorpresa invece è la presenza, anche qui all’Ovest, del francese che ho già trovato dappertutto, per cui mi chiedo cosa troverò allora nel Quebec, se ci andrò. Sempre ieri, ho cercato il nostro concittadino che è stato di una gentilezza incredibile e che, come ogni emigrato, ha voluto sapere vita, morte e miracoli di tutti. Abbiamo anche scoperto di aver fatto la maratona di New York a qualche anno di distanza! Poi si è parlato di cose più serie ma, ad un certo punto, colpo di scena quando mi chiede dello stadio Esseneto dove andava da bambino a vedere “quel mancino vecchiotto ma così bravo…” (giuro che ha detto così !). Gli chiedo di che anno è, del ’34 e allora gli dico che ha visto … mio nonno a fine carriera! (c’è un solo mito nella Valle dei Templi!). Oggi, finalmente, ho effettuato il primo e spero unico taglio di capelli del viaggio, poi ho visto un posto curioso: il più lungo ponte sospeso del mondo, “sospeso” in senso letterale perché liberamente ondeggiante e sotto la pioggia non era da ridere! Mi consolava poco pensare che qua Marilyn Monroe ha girato un famoso film… Per oggi chiudo, salutatemi “sto mancino” … se lo vedete! Bye, bye M.
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Da :
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A:
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Data invio: venerdì 2 Giugno 2000 Oggetto:
The Open Road
Caro Marco, innanzitutto ben arrivato nel “tuo” continente anche se sento che ti ha accolto la pioggia. “ Turista bagnato, turista fortunato”…non so se vale anche per i viaggiatori oltre che per le spose! Voglio farti una sorpresa dandoti il benvenuto nel continente americano con una pagina di letteratura americana particolarmente appropriata. Come vedi, mi sono divertita a nascondere il nome dello scrittore in questione per saggiare la tua preparazione, comunque è un nome di sette lettere. Per la soluzione del rebus, se non l’hai già indovinato, dovrai aspettare la prossima puntata, …cioè la prossima e-mail! Apri l’allegato e poi … fammi sapere. Ciao, un bacione al mio globetrotter Mamma THE OPEN ROAD
The Open Road. The great home of the Soul is the open road. Not heaven, not paradise. Not ‘above’. Not even ‘within’. The soul is neither ‘above’ nor ‘within’. It is a wayfarer down the open road. Not through charity. Not through sacrifice. Not even through love. Not through good works. Not through these does the soul accomplish herself. Only through the journey down the open road. The journey itself, down the open road. Exposed to full contact. On two slow feet. Meeting whatever comes down the open road. In company with those that drift in the same measure along the same way. Towards non goal. Always the open road. Having no known direction even. Only the soul remaining true to herself in her going. Meeting all the other wayfarers along the road. And how? How meet them and how pass? With sympathy, says _ _ _ _ _ _ _ . Sympathy. He does not say love. He says sympathy. Feeling with. Fee! With them as they feel with themselves. Catching the vibration of the soul and flesh as we pass. It is a new doctrine. A doctrine of life. A new great morality of actuality living. This was _ _ _ _ _ _ _ . And the true rhythm of the American continent speaking out in him. He is the first white aboriginal.
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Data invio:
sabato 3 Giugno 2000
Oggetto :
Re: The Open Road
Bello il brano che mi avete inviato! Mi ci ritrovo davvero in questa filosofia del viaggio e apprezzo lo “sforzo” di propormi un testo che può solo alimentare la mia grande passione. Riguardo allo scrittore, provo a sciogliere il rebus: le sette lettere mi farebbero dire Kerouac ma sarebbe troppo facile e allora dico Paul Théroux che, nonostante il nome francese, è americanissimo, scartando a malincuore il mio preferito per una sola lettera, James Michener, mai tradotto in italiano, di cui ho letto lo splendido “Tales of south Pacific” proprio nelle sue isole. Intanto continuo a girare per Vancouver che mi piace sempre di più e che scopro essere molto “british”: il quartiere antico della città, per esempio, è vittoriano al massimo, una copia di quello di Boston, unico del genere in tutti gli Usa. Anche nella lingua ho notato più rispetto: harbor, per esempio, qui rispunta con la u, come Darling Harbour a Sydney. Del resto, anche l’americano color è una semplificazione di colour e, su “Speak up” ho trovato vari esempi di tanti fenomeni di semplificazione americana della lingua inglese; così nella formulazione dell’indirizzo, qui in Canada, lettere e numeri precedono l’indirizzo di casa e nelle monete è rigorosamente ritratta la regina! Passando al basket, ho seguito in questi giorni con particolare interesse il campionato americano perché meditavo di fare una “puntata” a Los Angeles se ci fossero stati i “miei” Knicks, che invece hanno perso la gara decisiva. Sfumato questo progetto, stilerò un nuovo programma per il prossimo mese, che vi comunicherò quanto prima. Di sicuro farò comunque un giro del nord-ovest Usa, e forse è meglio avere scartato Los Angeles, perché in bus sarebbe stata una sfacchinata; semmai il bus lo prenderò per qualche altra destinazione … Ciao, a presto M.
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Data invio:
lunedi 5 Giugno 2000
Oggetto:
Tenetevi forte!
Abbandonato il progetto di Los Angeles, che peraltro non mi entusiasmò anni fa, ecco il mio programma del “viaggione”, più o meno: altri due giorni a Vancouver poi, dal 7 al 10, tre giorni a Seattle e, dall’11 al 14 altri tre giorni a Portland; poi andrei in bus nello Utah via Idaho per altri tre gg. circa toccando le rispettive capitali, Boise e Salt Lake City. . Per il 22/24 dovrei essere al parco di Yellowstone, il più famoso d’America e, attraverso il Montana, ritornerò a Seattle, dove ci sono le navette per Vancouver. Arrivando a Vancouver il 27, trovo la “settimana italiana” con un gran concerto gratis per quelli con passaporto italiano (mi piace infilarmi tra gli emigrati). Il primo Luglio vedrò anche la Festa nazionale canadese, mentre quella americana, del 4 Luglio, la festeggerò … in Alaska! Sorpresi? Ve l’avevo detto di “tenervi forte”! Ho pensato che, …trovandomi da queste parti, è un’occasione e poi, andandoci ai primi di Luglio, forse la troverò più calda o meglio meno fredda… Farò comunque una puntata nella regione canadese confinante che mi hanno detto essere la più bella, lo Yukon, per ritornare ancora a Vancouver, da dove prevedo di partire verso metà Luglio per Calgary. Lì ci vuole una settimana per risalire i parchi di Banff e Jasper; verso il 25/26 Luglio, aereo per Winnipeg dove bastano due o tre giorni e poi Toronto! …. Ci siete ancora?! Preso dai miei futuri programmi, stavo dimenticando di commentare la soluzione del rebus sullo scrittore misterioso: strano che io non abbia pensato a Withman, più conosciuto da quando si scoprì che Clinton regalò a Monica il suo libro più famoso e le tirature aumentarono improvvisamente. Sempre e solo in America! Ciao M.
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Data invio:
giovedì 8 Giugno 2000
Oggetto:
Di nuovo in America!
Sì , siamo in America: da quando sono arrivato a Seattle, ho già visto più barboni e altre schifezze americane che, venendo dal Canada, si notano ancora di più, ma non certo se uno viene da New York. Al posto di ristoro, nella sosta dell’autobus, il bar vendeva soltanto patatine e cioccolatini! Naturalmente, la prima cosa che ho notato, arrivando in città, è la famosa Torre; in queste città americane si trova sempre qualcosa che si è già vista in TV o al cine e poi la banalizzazione degli elementi comuni di ogni angolo di America fa sì che ogni viaggiatore ritrovi sempre qualcosa di familiare persino in una città particolare come questa. Rispondo così alla mamma che mi “provoca” con la citazione di Moore: “A man travels the world over in search of what needs and return home to find it”! E poi, come disse l’indiano Seathl da cui la città prende il nome: “La terra è la nostra unica casa!” La prima impressione di Seattle è decisamente positiva: se Vancouver è la città più vivibile del Canada, questa lo è certamente degli Stati Uniti, se non del mondo! Non scherzo, è la S.Francisco degli anni ’60, con tutta questa musica e questa creatività. L’unica cosa negativa è il clima particolarmente piovoso, quasi per tutto l'anno, che comunque fa sì che qua ci sia più del doppio della media nazionale di librerie, fra cui la più bella e, dicono, la più grande del mondo, la splendida Elliott Bay Book, tutta in legno, un vero salotto! Il porto, naturalmente tornato “harbor”, è incantevole, col più bel mercato all’aperto d’America. E poi, in giro per la città, deliziose panetterie francesi o russe, la presenza asiatica sempre fortissima da questo lato dell’oceano, tanti pubs e locali “underground” di stampo africano, perché nella città della musica c’è un forte legame con la “culla” originaria del pianeta; ho mangiato in un pub etiopico il cui proprietario parlava l’italiano forse meglio di me!
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E poi gli scorci di tanti film che l’hanno resa famosa, quasi tutti moderne commedie sentimentali, nella città che però è anche la patria della tecnologia più moderna ( Internet e Boeing ), con l’atmosfera più dolce d’America, in uno stato ( Washington, solo omonimo della capitale) che è un insieme di montagne, spiagge, laghi, fiumi e l’oceano vicino, reso meno “imponente” per via di tante piccole isolette, abitate prevalentemente da indiani, davanti la città stessa che vanta 365 parchi, uno per ogni giorno dell’anno!! Insomma, è proprio un bel vivere! Ma …. il mio bus mi attende “on the road”. A risentirci dalla prossima tappa, ciao M.
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Data invio:
lunedì 12 Giugno 2000
Oggetto:
Rose’s festival
Le due donne più importanti della mia vita si chiamano Rose – dissi a Novembre a NY ad un’americana che si sentiva una riccona anarchica come la Rose del Titanic – E lei chiese: “La tua ragazza e la tua amante, da buon italiano? - No, mia madre e la mia agente di viaggio!” La rosa è il simbolo di Portland, dove sono arrivato da un paio di giorni e ho trovato il Festival in questione, un carnevale fuori stagione con parata tipo US Samoa, mentre al porto i turisti davano da mangiare patatine al ketchup ai gabbiani che, …essendo americani, gradivano moltissimo! La città somiglia, in piccolo, alle due perle sul Pacifico, Vancouver e Seattle: tante sculture d’acqua per richiamare l’oceano ed integrarlo nel cemento di una città moderna ma sempre molto elegante; un contrasto vecchio-nuovo ancora più dolce, visto che comunque lo stato dell’Oregon è, in generale, abbastanza anonimo e Portland ne è la sua unica, o quasi, espressione; anche qui mega-libreria in legno, almeno seconda dopo quella di Seattle. Qui a Portland il basket si respira nell’aria e a tutte le ore lo puoi vedere in TV. Ieri, nella finale NBA, Kobe Bryant si è maciullato la caviglia lasciandosi scappare, dopo anni passati in Italia, un “porcaputtana” in italiano ed un ragazzo mi ha chiesto cosa avesse detto! Poi, mentre stavo vedendo gara 3 delle finali, che emozione! L’immagine si sposta verso la postazione dei giornalisti e cerco nel mare di bandiere la nostra; in quel momento la telecamera fa un primo piano ai nostri Federico e Flavio che parlano a raffica contemporaneamente, rivolti l’uno all’altro. Il ragazzo americano accanto a me mi chiede: ”Perché hanno detto che questi due telecronisti sono due leggende del basket mondiale?”. Mi commuovo e dico che, non avendo giocatori da NBA, noi italiani abbiamo almeno due telecronisti da NBA! Da Portland è tutto, passo e chiudo. Ciao M.
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Data invio:
domenica 18 Giugno 2000
Oggetto:
Dal vostro inviato….
Mentre Buffa e Tranquillo*, da bravi angeli protettori, volano sopra la mia testa, diretti da Indianapolis a Los Angeles per le ultime gare della finalissima NBA, il loro discepolo si avvia al Delta Center, più volte violato dalla fantastica coppia. Qui, a Salt Lake City, a differenza di Portland, riesco a farmi dare il pass come giornalista e vedo la seconda partita NBA femminile! Prima della partita, una cena vera e propria con pesce e filetti di altissima classe, poi un giro nella sala stampa riservata ai giornalisti; mi tocca spiegare che non ho un computer portatile da attaccare al muro, come fanno tutti, perché sono lì per delle riprese ed allora mi “inchiodano” sul parquet ad un metro dalla linea di fondo!! Il tabellone saluta le dieci coppie di sposi presentatisi al palazzo per le foto ( come i nostri nella Valle dei Templi), poi saluta i vari compleanni con l’occhio di bue sui protagonisti e poi i giornalisti da Washington e quello italiano! Davvero oltre ogni immaginazione! Dopo-partita ancora più pazzesco: vengo invitato quasi a forza da un “collega” che mi manda negli spogliatoi. Le ragazze sono quasi tutte in costume e per poco…non le seguo sotto le docce! Manca il colpo finale: giro per il palazzo in cerca dell’uscita e vedo una fila oceanica di spettatori che tentano un tiro libero secco con maglietta in palio. Lascio perdere, ma mi attardo a vedere le enormi bacheche in giro per i corridoi, tra cui quella con i due palloni originali delle finali olimpiche del ’92 e del ’96, che sotto i miei occhi avevo visto scippare a John Stockton; foto di rito accanto, con canottiera di Pistol Pete ed esco dal palazzo, passando per il campo dove la fila è finita. Sono l’ultimo a tirare dalla linea della carità con questo strano pallone piccolo che fa fare magie alle ragazze e …cosa fa un tiratore con un tiro secco? La palla entra nel silenzio totale.” Solo rete e solo in America!”, direbbe Buffa. Salt Lake City, non è solo una patria del basket, è la capitale dello Utah, una cittadina quasi irreale, con tante villette con giardino in pieno centro, che vanta la più bassa percentuale di crimini in America e che ospiterà le Olimpiadi invernali del 2002. La città é dominata dalla grande chiesa mormone dove ho assistito, in una atmosfera provinciale molto singolare, allo spettacolo dei matrimoni “multipli”, cioè di più coppie lo stesso giorno, ma so che qui è possibile anche la poligamia. Però i mormoni!! Da Salt Lake City per ora è tutto! Bye bye M. * Giornalisti esperti di basket americano.
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Da:
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A:
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Data invio: martedì 20 Giugno 2000 Oggetto:
A mio fratello Marco
Mai come adesso ho davvero la sensazione di parlare con “mio fratello Marco” Sarà che sono più grande ed è un po’ colmato il gap di sei anni che prima sembrava molto più ampio, anche perché tu sei cresciuto molto presto e io molto tardi, sarà che gli argomenti che trattiamo iniziano ad essere di quelli che “diresti solo a tuo fratello”, sarà anche per come ne parliamo: lo stile e l’intesa. In effetti, in questi dieci anni milanesi ci eravamo un po’ persi di vista: ti ho visto partire mentre io entravo nel mitico Liceo e poi ti ho visto di nuovo partire quando iniziava la mia avventura milanese. Non abbiamo mai trovato i tempi giusti per parlare e comunque non avremmo avuto cosa dirci, perché troppo diversi e lontani erano i nostri interessi, tranne quell’ultimo filo rosso chiamato basket che ci tiene svegli nelle notti di Giugno a guardare le finali NBA. Poi tu hai iniziato a seguire di più la musica e io ho iniziato a leggere libri migliori, poi ancora ho avuto storielle varie con riferimenti …dove tu eri già passato, fino all’ultima estate quando tu ti preparavi alla Maratona, mentre nessuno si era accorto che io ne stavo già correndo una, ugualmente epica e piacevole come quella di NY… Poi sei partito per la tua grande avventura ma, quando tutto sembrava di nuovo difficile, la tecnologia restringe l’oceano e ricuce lo strappo e finalmente, grazie ad una tastiera, si può incredibilmente iniziare a discutere tra persone civili anche perchè, almeno quando si scrive, non esiste “…fammi finire di parlare!” E adesso eccomi qui, solo, ad intaccare piano piano, tasto dopo tasto, il silenzio di una calda notte che avvolge la nostra splendida valle dopo una torrida giornata estiva, con la complicità del sonno che ha rapito per qualche ora mamma e papà e di questo pezzetto di tempo strano e fuggente per molti ma intrigante, da sempre, per me e foriero di particolare ispirazione per produrre qualcosa di buono e di mio. Un altro pezzetto di tempo che mi sono permesso di rubare al letto che mi sta aspettando, un altro attimo creativo, ancora una volta per me, ancora una volta per te, ancora una volta, rigorosamente, “dal tramonto all’alba”.
Sergio
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Data invio:
giovedì 22 Giugno 2000
Oggetto:
Per monti e per valli
Io sarò grafomane ma anche il “pennino” non ci scherza; lo lascio in pace da giorni per non disturbare il suo studio e lui continua scrivermi cose stupende! Non che mi dispiaccia, anzi, i suoi messaggi, talvolta poetici, più spesso divertenti, devo dire che mi tengono compagnia. Stasera dormo a West Yellowstone, appena dentro il Montana, dopo avere finito tutto il parco vero e proprio che si trova nel Wyoming, lo stato delle donne, per la cronaca primo stato dell’unione a dare il diritto di voto alle donne nel 1821, quando non c’erano ancora …le torte di beneficenza della Fidapa! Per vedere il famoso Parco ci sono voluti due giorni con un minibus, per non parlare dei Km. a piedi, perché tutto ti attira e non vorresti rinunziare a niente. Le molteplici attività geologiche lo fanno somigliare alla Nuova Zelanda, ma nei 9000 km del Parco non ho visto solo boschi e geysers, ma anche tantissime cascate con un incredibile arcobaleno su una di esse. Infinita la fauna: antilopi, castori, pecore, bisonti, orsi neri e orsi grizzly, coyotes, cervi, alci, marmotte, scoiattoli, lupi, aquile e cigni!! Un vero ripasso della zoologia! Domani parto per il resto del Montana, dove immagino di trovare paesaggi tipo “L’uomo che sussurrava ai cavalli”. Penso di fermarmi a Missoula, a pochi km dallo stato di Washington e da Seattle, dove sarò a fine settimana. Intanto, sento che in Europa impazzano gli Europei di calcio e che ci si appresta ad un sabato caldo per via della Romania a Bruxelles, città che evoca purtroppo per noi italiani quel brutto 23 maggio ’83. Ricordo che emozione vedere quella targa sugli spalti dell’Heysel, tre anni fa! Well, ora lo stadio è nuovo e nuovi sono i protagonisti, ma il passato non si cancella se può insegnarci qualcosa! A presto M.
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Data invio:
martedì 27 Giugno 2000
Oggetto:
Che bambole a Seattle!
Dopo lo stato delle donne (il Wyoming), la città delle donne: sono rientrato a Seattle, la città della prima donna sindaco del mondo, nel lontano 1927,…sempre con i saluti alla Fidapa! Oggi, visita alla sede dei Boeing e domani villaggio indiano qui a Seattle dove, rispetto all’arrivo, fa un caldo bestiale, che io comunque preferisco sempre al freddo e poi qua si mangia troppo bene: il salmone in tutte le salse costa meno di un panino da McDonald’s! Fra le tante curiosità di questa artistica città, il più grande museo della bambola nel mondo e, siccome il bene e il male sono in ogni persona, ricordo che il genio maledetto del rock locale, Kurt Cobain, suicida a 26 anni, aveva una sola ossessione: collezionare bambole da tutto il pianeta! A proposito di artisti locali, ho visto qui la statua di Jimi Hendrix, unico chitarrista a meritare il mega-poster nella mia stanza e, passando a un altro genere di musica, il mio preferito, ho dimenticato di dirvi che a Missoula ho trovato il Festival del jazz. Intanto qui riabilito la Francia con una panetteria che neanche a Parigi credo possa esserci: ho preso un “jambon mornay”, ma c’era anche “à la suisse”, “à la normande”, “à la provençale” e “à l’épinard”. Vi lascio solo immaginare la pronuncia degli americani! Dopo avervi fatto venire una fame di classe, come solo a Seattle è possibile in America, devo deludervi col mio locale preferito che è il russo Pirosky, di cui ormai saluto la splendida commessa con un “dasvidania” che le fa piacere. Lì il meglio, dopo di lei ovviamente, è una specie di calzone con dentro della crema di salmone che si scioglie in bocca. Ormai, qua mi sento di casa, mi riconosce pure l’edicolaio cui leggevo la Gazzetta dello sport a sbafo sotto il naso, giustificandomi col dire che non la vedevo da mesi! Mentivo, ma 6.000 lire italiane sono troppe per le mie scarse finanze. Ma ormai il mio rientro a Vancouver è imminente, in tempo per la finale europea. Ciao M.
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Data invio:
lunedì 3 Luglio 2000
Oggetto:
La vera Italia!
Lasciato il riposante stato del Montana e dopo essere ripassato da Seattle, appena rientrato a Vancouver, trovo la Festa nazionale canadese (I° Luglio): mostre, concerti e performances artistiche per la città; la “maple leaf”( la foglia d’acero ) persino dipinta sulle guance dei bambini! Ieri, la finale degli Europei: vado al Bar Roma, essendo il Bar Abbruzzo “soldout”= esaurito, come dice il proprietario. Trovo posto in una sala piena di bambini con le maglie dell’Italia o delle nostre squadre che parlano inglese, francese, romano, napoletano e siciliano…e si capiscono tutti! Boato alla visione di Totti titolare, inno cantato a squarciagola e si comincia! All’intervallo, pizze per dieci persone che diventano venti, sigarette e caffè per tutti e circa 45 gradi! Secondo tempo: goal di Del Vecchio con la folla già impazzita al colpo di tacco “der pupone”; uno lo incoraggia persino mentre la palla ce l’ha Toldo e io faccio al siculo a me vicino: ”S’amminchià cu pupu”! La risposta è pronta: “Minchia, veru, l’avissimu n’autru Schillaci!”. Una ragazza canadese chiede timidamente al suo fidanzato italiano come si dice “soft lob” (pallonetto) e quello le risponde: “pigliata per il culo”, schiacciandomi l’occhio mentre io rido come un pazzo. Mezzo bar è romano come il proprietario che invoca “er sordatino”, ma l’ingresso di Montella fa contento il quarto di bar napoletano con figlie innamorate di Cannavaro (prima l’ingresso del milanista Ambrosini era stato fischiato alla grande). Tra le perle romanesche, da registrare un “canaro daa magliana” a Djorkaeff e il pupo che diventa “er papa”, mentre un napoletano, all’ingresso di Montella, fa: “Ià, o guagliò è trasuto pe fottese a’ coppa”. L’ultimo quarto di bar è un’umanità di italiani vari, ma tutti meridionali come i 9/16 della nostra fantastica nazionale. Tragedie finali indescrivibili e dopopartita pericoloso con dei francesastri venuti a festeggiare nel nostro quartiere la vittoria dei “galletti"; arrivo della polizia ma nessuno scontro fisico, pur essendoci insulti ad un metro di distanza e lancio di uova!
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Ma il finale, nel silenzio totale del golden goal, è stato da lacrime: “Sempre e solo Italia!”, grida uno e si corre a festeggiare lo stesso per le strade. Nelle interviste delle televisioni locali, accorse in quel covo di italiani, risposte in inglese perfetto dei ragazzi, non dei padri, ma entrambi italiani per sempre come i futuri figli dei figli. Non abbiamo vinto, vabbè, ma “Sempre e solo Italia!” Ciao M.
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Data invio:
venerdì 7 Luglio 2000
Oggetto:
L’estate infinita!
E’ veramente un’estate infinita per me, non solo perché vengo dall’altro emisfero, ma perché qui ci sono 24 ore di luce al giorno!! Al Nord, mi dicono, sono “solo” 22 o 20, ma qua nello Yukon, dove mi trovo, sono esattamente 24! Il bello è che, fra l’altro, non fa caldo ma neanche freddo! Il grande freddo invece è calato in tutta Italia dopo la vittoria dei francesastri! Ripensando al “Bar Roma”, devo dire che se c’è una città che mi manca dell’Italia quella è Roma. Una vita tra Milano e la Sicilia ma, come una bella donna sfuggente, quella città mi viene ricordata da tutti i viaggiatori e da tutte le librerie di viaggio con sezione italiana, per metà romana e per metà resto d’Italia. Lunga vita anche ai romani di Vancouver, che mi hanno fatto ridere da solo per tutti i 3000 km. in 48 ore di bus senza contare le soste, che mi hanno portato qui nello Yukon …in cerca di pepite! Solo alla fine mi sono reso conto di avere fatto Mi – Ag, andata e ritorno! Sono ancora in territorio canadese e pazienza se il 4 Luglio è già passato: l’America può aspettare! Posso solo dirvi che lo Yukon è meraviglioso: Dawson City è la classica città fantasma dopo che ai primi del secolo tutti venivano a cercarvi l’oro, da non confondere con la quasi omonima Dawson Creek (=ruscello), da dove parte la Alaska Highway costruita dagli americani e che ha rappresentato il mio punto di partenza poco dopo Vancouver. Poi, dalla capitale Whitehorse mi sposterò a Skagway, in Alaska, con un treno che dicono molto pittoresco; là prenderò il ferry che in quattro giorni riporta a Vancouver via mare, attraverso i ghiacciai. Questa mi mancava!! Born to travel, born to live! Bye M.
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Data invio:
sabato 15 Luglio 2000
Oggetto:
La grande madre Russia!
Questa poi non me l’aspettavo: …….vengo dalla Russia! L’Alaska è stata venduta dai russi agli americani solo nel 1867 e perciò le chiese sono ancora quelle ortodosse con la cupola blu viste per esempio a Sitka, l’antica capitale del grande impero rosso; negozi, nomi, luoghi sono tutti russi come quelli che non vedo l’ora di vedere a NY nell’unico quartiere straniero che mi manca, la famosa Coney Island, il posto più lontano da Manhattan, dove hanno trovato spazio questi ultimi emigrati della storia mondiale. Poi, nel viaggio di ritorno a Vancouver, quell’oceano mi è sembrato il leggendario fiume Don: foschia per tutti i 2000 km, non si vede mai l’oceano aperto perché si passa tra i fiordi, col mare piatto di conseguenza e solo le balene ricordano che siamo sull’oceano. Comunque, un’esperienza singolare e tutto sommato riposante. Certo, non posso dire di aver visto tutta l’Alaska, se pensate che è per estensione il primo stato americano ed un quinto di tutto il continente Usa, ma forse ho visto il tratto più bello, venendo dallo Yukon, e certamente il meno inospitale. Ritengo che Anchorage sia tutta un’altra cosa, ma lo è anche come costi e distanze. Sarà per un’altra volta ! Meglio non mettere mai limiti … alla Provvidenza divina! Come avete capito, sono rientrato ancora una volta a Vancouver, ma questa volta mi toccherà rifare i bagagli. Tutti questi giri nel Nord America e in Alaska li ho fatti col solo zaino, lasciando il valigione e tutto il resto nel garage del nostro amico agrigentino, che passerò a salutare naturalmente e a ringraziare prima di partire domani per Calgary. Lascerò così anche il Pacifico, che ha fatto finora da filo conduttore a tutto il mio giro, per raggiungere le montagne canadesi, su cui si sono misurati i grandi campioni dello sci nelle Olimpiadi invernali dell’88. A presto M.
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Data invio:
sabato 15 Luglio 2000
Oggetto:
Lezioni di vita!
Chiudo l’e-mail parlando di “campioni” e apprendo purtroppo che se n’è andato il terzo ragazzo del ’71! Non era un titolare NBA come i due morti all’inizio del 2000, ma Conrad McRae è stato il più grande atleta mai visto in Italia! Quando anni fa fu “scaricato” dalla Fortitudo, ad un provocatorio giornalista rispose: “Non mi piace sputare nel piatto dove ho mangiato”, frase che ormai non si sente nemmeno in C 1. Secondo episodio: il più maleducato giornalista gli spara due domande a raffica mentre lui sta vedendo una partita col suo bravo walkman da americano, il ragazzo di Brooklin chiede scusa lui, perché stava sentendo la musica, e risponde con tatto e pazienza. Insomma, un ragazzo perbene! Cerchiamo di trarre esempio anche dalla breve vita di queste persone un po’ speciali! Sogno un film come quello di Tele+ in cui un cestista fantasma si vendica stoppando e schiacciando dal nulla! Proprio come faceva lui non facendo rimpiangere il grande Chamberlain, che pure era più alto di lui di 10 cm.(2,16 contro 2,06) ma con 10 cm. di elevazione in meno (1,10 di McRae contro il metro secco di Wilt). “Che la terra ti sia lieve”, disse Buffa all’immortale Wilt, ma animali come questi due hanno mai vissuto sulla terra? Voglio chiudere senza lacrime, distraendomi dalla mia “passionaccia”: Chi è stato il miglior giocatore dell’All-stars game di baseball di ieri? Naturalmente, Derek Jeter, che gioca negli Yankees ed è proprio di NY, come quel fenomeno del basket femminile che è la Holdsclaw, che sarà sicuramente l’mvp (miglior giocatrice) dell’All-stars game femminile di lunedì . Ma che faccio, sto tornando alle mie ossessioni, il basket e…le donne?! No, scherzo per sdrammatizzare perché, come si dice in questi casi, …“the show must go on” ! Ciao M.
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Da:
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A:
[email protected]
Data invio: domenica 16 Luglio 2000 Oggetto:
The new Buffa !
E io che mi disperavo per la dipartita da ASB di Buffa, affannandomi alla ricerca del novello Federico! Lode a te, grande Scoonie Penn ! Il tuo “pezzo” sul grande Conrad andrebbe mandato così com’è alla redazione di ASB. Sono andato a rileggere tutte le e-mail che mi hai scritto in questi mesi e, intendiamoci, c’erano già vistose tracce del tuo talento di narratore, ma questa volta hai superato te stesso. Quindi, oltre ad avere una grande mano da fuori ( do you remember le gare da 3 a casa tua, …diciamo 10 anni fa?), hai un futuro come scrittore di storie di basket e non solo!. Chiudo con un appunto: quando ho letto il riferimento all’anno di nascita dei nostri eroi defunti,…ti lascio immaginare il gesto che ho fatto!! Un abbraccio
Giancarlo *
____________________________________________________________________ *Devo questo piccolo omaggio al mio amico Giancarlo, anche lui stregato dal basket, mio “salvatore” ( ha comprato ogni due settimane e messo da parte per me American SuperBasket, per tutto il tempo del mio viaggio!)
Re: The new Buffa!
…ma noi non siamo scaramantici, essendo americani nati per caso in Italia! Inoltre, il Signore, nel quintetto di tutto rispetto che si sta facendo, necessita a questo punto di un play e di un’ala e non mi pare il nostro caso… Infine, tornando a McRae-Chamberlain, ho dimenticato al loro livello un 2,06 ancora vivente ma con le gambe ormai andate: Shawn Kemp che, da quando ha preferito i fondamentali del kamasutra a quelli cestistici, non è più lui. Forse intende superare, in tale materia, il maestro Chamberlain, ma sette figli da sei donne diverse a 31 anni non se le sognava neanche Wilt, decathleta dentro i letti e nei vari sports! Ciao M.
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Data invio:
mercoledì 19 Luglio 2000
Oggetto:
Colpo di scena !
Sono a Calgary da ieri, ma prima di partire da Vancouver, ho avuto una sorpresa: passando a salutare il nostro concittadino, apprendo che ha deciso di venire in Sicilia in questi giorni, dopo quattro anni che non torna! E’ stato gentilissimo, come al solito: mi ha portato a pranzo a casa sua e poi mi ha accompagnato al pullman per l’aeroporto, con la sorpresa finale del regalo di un cofanetto di monete canadesi da collezione, mentre la signora mi aveva già rifilato, dopo un ottimo pranzetto all’italiana, dei biscotti fatti in casa veramente eccezionali e molto graditi. Considerata la cortesia di questi amici, ho pensato di mandarvi con loro
altre
videocassette e rollini da sviluppare. Intanto, qui Calgary è in subbuglio per il Festival biennale del rodeo con annesse esibizioni di tutti i tipi di rudi cowboys. Qua si capisce bene che sono tornato nel mid-west dove la cultura balneare della west-coast non sanno neanche cos’é. La città si presenta modernissima, con una pazzesca serie di tunnel in vetro rialzati dal suolo per collegare quasi tutti i grattacieli, logica copertura dai rigori invernali che, pur in piena estate, dovrei ritrovare ritornando dalle parti del circolo polare Artico, con una lunga escursione ai vicini parchi di Banff e Jasper. Per ora, ciao M.
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Data invio:
domenica 23 Luglio 2000
Oggetto:
Verso le Olimpiadi …
Dopo tre giorni splendidi, sono di nuovo a Calgary dove resterò fino a domani. Che posti ho visto nei due parchi: da riconciliarsi davvero con la montagna dopo avere tanto decantato il mare! Solo l’interno della Nuova Zelanda può pareggiare il conto con questi panorami: vette innevate che si riflettono in laghi di un celeste assurdo, scorci stupendi, strapiombi, foreste e… voglia di respirare a pieni polmoni! Ieri, giornata di tiro di palle di neve e di tiri in un canestro a 3000 m. d’altezza, nell’ostello più alto e freddo del mio viaggio. Oggi ho fatto un po’ di footing (qui jogging) e stasera vedrò un festival musicale, tanto per cambiare. Nel pomeriggio,… per prepararmi alle prossime Olimpiadi di Sydney, una spruzzatina di atletica non poteva mancare: ho visto in TV le selezioni degli atleti americani per le future Olimpiadi, i famosi Trials. Tutto come nei pronostici, sia per le donne sia per gli uomini, compresi Greene nei 100 e Johnson nei 400, che si ritrovano nella sfida conclusiva, dopo una serie di insulti pazzeschi, per i 200 m.; partono più contratti di due bufali e si strappa prima l’uno e poi l’altro! Johnson, dato vincente all’84%, esce su una carrozzella, Greene esce sulle sue gambe ma col ghiaccio sul coscione, gridando al microfono del vincitore che può batterlo anche così ! Per la cronaca, il buffone era in verde pisello, scarpe comprese!! Vedremo cosa saprà fare in Settembre sulla pista di Sydney. Ma state tranquilli, lo vedrò in TV perché a quella data sarò rientrato. A proposito, ho confermato il volo di ritorno per il 20 Agosto:…prima o poi dovevo farlo! Bye M
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Data invio:
mercoledì 2 Agosto 2000
Oggetto:
Usa and Canada
Dopo tre giorni pieni di sole e di tranquillità a Winnipeg, tranquilla cittadina del centro del paese, dove anni fa aveva impazzato nella locale università il grande amico Lorenzo, che non ha mancato dall’Italia di darmi consigli ormai ….disinteressati (visto che a Settembre si sposa!), arrivo a Toronto, ultima tappa canadese e ultimo fuso orario del “viaggione”. Prima ancora di immergermi nella visita della città, non resisto ancora una volta al canto delle “sirene americane” e decido di fare con un’amica una puntata a New York via Hamilton , sua città natale, con relativa foto al mappamondo sulla strada, e Buffalo, dove ci ha accolto la splendida ospitalità dei suoi parenti. Con loro rivedo le cascate del Niagara, per la terza volta! Ma, a parte il tradizionale giro in battello, la visione notturna delle cascate, la torre girevole, il giardino botanico e la funivia sono state delle novità; ho visto anche il celebre Casinò, che pare faccia i più alti incassi del mondo, ma mi sono limitato a guardare naturalmente…! E così , sono di nuovo nella “Grande Mela”, per la quinta volta dal lontano 1986! A proposito, ho cercato invano, ai numeri di telefono che avevo, Lory, la guida che ci accompagnò nel viaggio di dieci anni fa, mentre alla statua della Libertà ho trovato lo stesso fenomeno che faceva le capriole di allora ! Questa volta sarò io a fare da guida alla mia amica che è qui per la prima volta ma, per un giorno, è il cugino Sam a farci scorazzare col suo bolide nella giungla di Manhattan! Cercheremo poi di conciliare le esigenze turistiche con quelle sportive: in questa settimana infatti, guarda caso, il programma degli Yankees di Baseball è 23-4 Agosto contro Kansas, 5-6-7 contro Seattle e 9-10-11 contro Oakland, tutte e dieci in casa! E poi domani si torna al Madison per il basket femminile. Insomma, mi attende una settimana di sport americano e di “rifiniture” della più grande metropoli del mondo, dove c’è sempre qualcosa da scoprire. Ho in programma, per esempio, un giro completo di Central Park, essendovi solo arrivato ai confini nella “storica” maratona disputata l’anno scorso. Bye bye M.
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Data invio:
sabato 12 Agosto 2000
Oggetto:
“The Big Apple”
“La città più europea d’America e la più americana del mondo”, così l’ha definita qualcuno. Altri dicono che la più europea sia Boston, vista nel mio mese “americano” a Novembre, ma per esempio scopro solo ora che qui a New York la prima comunità di emigrati del secolo è stata quella dei 2.500.000 russi, seguiti da 1.800.000 italiani. Oggi però gli italo-americani sono onnipresenti, col loro senso “allargato” delle famiglie, le uniche ancora con tre, quattro figli; senza dimenticare poi che dei 33 milioni dei vicini canadesi, l’8% è costituito dagli italo-canadesi! La prima sensazione è che New York sia nettamente migliorata dopo la “cura” del sindaco Giuliani, che ha dimezzato la criminalità; così anche in periferia si vedono ora vecchiette sole con tanto di borsetta in metropolitana. Una conferma poi: la dimensione di questa città è davvero mondiale e non lo scopro certo io! Trovi l’Europa e gli States, ma anche la fortissima lobby ebraica, di cui avevo già visto varie espressioni, la comunità ispanica e poi ancora la prima Chinatown del mondo (anche se ufficialmente è la quarta, perché molti sono clandestini). Questi ultimi lavorano in nero 16-18 ore negli scantinati del loro quartiere che sta “mangiando” il nostro Little Italy, rivisto ieri. La maggioranza degli italo-americani infatti è ormai inserita nel ceto medio alto della città e non abita certo a Little Italy. Sempre artisticamente all’avanguardia la vicina Soho e interessante anche il quartiere di Chelsea, con i luoghi della beat generation e dell’immortale Kerouac. Saltando poi a pié pari i posti turistici tradizionali, vi dirò invece della puntata al mare. Ad un’ora di metro, il quartiere russo di Brighton Beach fa da sfondo alle spiagge libere di Coney Island con un enorme lunapark, davanti al quale il mio regista preferito, Woody Allen e tanti altri hanno ambientato il caleidoscopio dei sentimenti che sfocia qui dalla vicina Manhattan.
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Per completare il mio “aggiornamento”, un campionario musicale che va dai gospels domenicali di Harlem, vicino al mio ostello, al musical extralusso “Miss Saigon” per il quale ho trovato i biglietti a metà prezzo nel pomeriggio con degli studenti. Fra le novità, unica nota stonata, almeno per me, le assurde statue a tema delle mucche, sparse ovunque in città, che rovinano anche l’incanto di Seaport col ponte di Brooklin sullo sfondo e la visione del centralissimo Empire che, con la sua inconfondibile sagoma, rimane l’edificio simbolo, per me più delle torri gemelle. La statua della Libertà naturalmente è fuori concorso!! Da New York è tutto, … almeno per questa volta! I LOVE NY !! Bye bye M.
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Data invio:
venerdì 18 Agosto 2000
Oggetto:
La mamma dice sempre…
“la vita è come una scatola di cioccolatini”: tanti sapori e tu vuoi assaggiarli tutti! Anche questo lungo viaggio per me è stato così : ho visto realtà tanto diverse, me ne sono capitate tante, un po’ Truman , un po’ Forrest, ma comunque un ragazzo fortunato che ha visto materializzarsi il suo “grande sogno”, parafrasando il titolo del mio quasi omonimo Pennacchi che ha ispirato il mio viaggio (trucchetti compresi!) A voler fare un bilancio alla rinfusa, potrei dire che l’Australia mi è rimasta nel cuore; Seattle mi è sembrata la città più bella d’America, avendo messo New York al numero uno delle metropoli totali, senza patria (ma noi europei siamo in gara, con Roma e Parigi); le isole restano un altro mondo; imbattibile la NZ, troppo grande però per essere considerata un’isola; il Canada infine mi ha riconciliato con le montagne! Terre davvero così diverse che è impossibile stabilire una classifica di gradimento. Posso dire soltanto che … mi è piaciuto “assaggiarle” tutte! Ora mi ritrovo a Toronto da ieri. Beh, venendo da NY, Toronto non mi è sembrata un granché: è carina, moderna, ma certo non è una metropoli internazionale. Ma forse è proprio l’aria disincantata di tutto il Canada che fa di Vancouver, Toronto e Montreal tre delle prime dieci metropoli più vivibili del pianeta. Come avrete notato, scrivo di meno, ma ormai mi pare di potervi raccontare tutto di persona. Dovrei dire a questo punto “Passo e chiudo” ma, prima di tagliare questo “cordone ombelicale” virtuale, che non mi ha fatto mai sentire solo e senza il quale forse questo viaggio sarebbe stato un salto nel buio, voglio aggiungere solo un banale ma sincero GRAZIE per avermi lasciato realizzare i miei sogni!!! v.v.b Marco ____________________________________________________________________ PS. Ho gradito molto la colonna sonora del vostro ultimo msg: “On my way home”!