Medicina
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I tumori maligni della testa e del collo di Giorgio Cazzato* FREQUENZA DEI TUMORI MALIGNI DEL DISTRETTO TESTA COLLO Per avere un'idea dell'entità reale del fenomeno si deve considerare che in Italia, limitatamente al tumore maligno di 2 sole strutture ORL, cavo orale (ndr: bocca) e faringe (escludendo quindi tutte le altre quali laringe, naso e seni paranasali, tiroide, orecchio e ghiandole salivari), ogni anno si registrano circa 4.600 casi tra gli uomini e 1.300 tra le donne. Se si considera che la localizzazione cavo orale/faringe rappresenta “solo” il 25% del totale dei tumori testa collo per gli uomini ben si comprende quanto diffuse siano le malattie tumorali di interesse ORL. Limitatamente alla provincia di Lecce, e tralasciando in questa occasione la trattazione dei tumori tiroidei, i dati riportati dal registro tumori contano complessivamente 125 casi per il solo 2003 anche se c'è chi stima che i casi/anno siano tra i 250 e i 300 nuovi casi FATTORI DI RISCHIO Fumo e consumo di alcolici sono la causa principale dei tumori del cavo orale, della faringe e del laringe. A tal proposito vale la pena di soffermarsi sulla tabella di seguito che dimostra la percentuale di tumori maligni del cavo orale, faringe e laringe attribuibili a fumo, alcool e scarso consumo di verdura e frutta in Italia (1)
(1) La tabella fa parte della ricerca condotta da oltre 60 esperti di vari centri italiani coordinati dal dr. Molinari dell'istituto tumori di Milano e sotto la direzione di progetto del prof. Veronesi Il rischio di sviluppare uno di questi tumori maligni in soggetti che fumano meno di 15 sigarette al giorno è di 3-4 volte aumentato rispetto ai non fumatori mentre per livelli di fumo maggiori sale a 9-10 volte. Tale rischio, tuttavia, diminuisce sostanzialmente circa dieci anni dopo la cessazione del fumo. Va considerato ancora che, soprattutto per cavo orale e faringe, si verifica un'interazione moltiplicativa tra fumo e alcool, che comporta nei soggetti che fumano e bevono rischi elevatissimi (50-100 volte maggiore). Per quanto riguarda invece il naso ed i seni paranasali, è noto come i lavoratori esposti all'inalazione di polveri di legno e di cuoio siano a rischio di sviluppo di malattia tant'è che, per uno di questi tumori, il rischio di contrarre la malattia a seguito dell’esposizione lavorativa all’inalazione è così elevato che il tumore è stato fatto rientrare tra le malattie professionali. Meno si sa per i tumori delle ghiandole salivari e della rinofaringe anche se i fattori più importanti
nell'insorgenza del cancro della rinofaringe sembrano collegabili al virus di Epstein-Barr (n.d.r. quello della mononucleosi). TERAPIE ATTUABILI E RISULTATI L’aggettivo incurabile è sempre meno indicato per definire il cancro della sfera otorinolaringoiatrica. A seconda dei casi la loro terapia si può avvalere della sola chirurgia o della chemioradioterapia (associata o meno alla chirurgia). Le moderne tecniche chirurgiche, sia quelle “tradizionali” sia quelle che prevedono l'utilizzo della laser terapia, consentono di ottenere alte percentuali di guarigione dalla malattia evitando spesso quegli interventi altamente demolitivi che in passato comportavano mutilazioni permanenti, quali la perdita della voce e l'impossibilità di respirare per via naturale con la necessità di tracheotomia permanente. Parimenti notevoli sono stati anche i progressi nei trattamenti chemio radioterapici. In conclusione, oggi i tassi di mortalità per malattia sono molto ridotti rispetto al passato mentre, invece, è migliorata la percentuale sia di guarigione che di sopravivenza oltre ad una migliore qualità della vita ottenuta grazie ai progressi terapeutici. POSSIBILITÀ DI GUARIGIONE E’ possibile guarire purché, ovviamente, la diagnosi sia precoce. Purtroppo la sintomatologia del tumore iniziale è spesso infida e non procura il necessario allarme da parte del paziente: l'abbassamento di voce, il dolore ad un orecchio, una difficoltà respiratoria nasale o la comparsa di una tumefazione del collo, per esempio, vengono spesso interpretati come effetto di un'infezione o un raffreddamento e, quindi, “trascurati” mentre, invece, possono essere il sintomo iniziale di un tumore ORL il cui accertamento precoce può consentire il miglior risultato possibile in termini di terapia e guarigione. SUGGERIMENTI In termini generali, il suggerimento che si deve dare, oltre a quello di adottare stili di vita che prevedano l'abolizione del fumo, l'uso “intelligente” e comunque moderato dell'alcool con un adeguato apporto dietetico, è quello di ricorrere al proprio medico di medicina generale quando si avvertono sintomi della sfera ORL, specie poi se gli stessi durano da più di qualche giorno. Sarà il medico di famiglia che potrà decidere, grazie alla sua esperienza e conoscenza dei problemi, quando richiedere la collaborazione dello specialista otorinolaringoiatra e quando, invece, il quadro è conseguenza di un lieve stato infiammatorio che non deve destare preoccupazione. * specialista otorinolaringoiatra dirigente medico I livello ospedale civile di Mestre-Venezia ambulatorio a Parabita nuovalba 12/2009
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Associazionismo
CAMPER CARAVAN CLUB SALENTO... ventun’anni di turismo in movimento di Eliana Torsello A tu per tu con un’Associazione salentina L’idea di un’Associazione che riunisse gran parte dei camperisti salentini sorse timidamente negli anni ottanta, quando, in verità, di camper ne giravano veramente pochini. Oggi, quella che sembrava una timida idea è, oramai, una realtà radicata nel nostro territorio grazie al Camper Caravan Club Salento. Gli scopi principali dell’Associazione sono chiaramente indicati nell’articolo tre dello Statuto e riguardano “… lo sviluppo di una cultura del "Plain Air" e del tempo libero; - la tutela e la valorizzazione dell'ambiente; - il turismo e la scoperta del territorio con particolare attenzione al Salento; - i rapporti tra i soci con particolare riguardo alla valorizzazione dei principi di collaborazione e di solidarietà nonché i rapporti con altre analoghe associazioni operanti in Italia e all'estero e con la stampa del settore. Il Camper Caravan Club Salento persegue tali scopi mediante: - la stampa di un giornale-notiziario per i camperisti denominato "GiroSalento"; - lo studio d'itinerari di viaggio mirati, in particolare, all'uso del camper, in modo da fornire utili notizie sulla viabilità, i costumi, gli usi, i trasporti, le strutture e quant'altro necessario ad un'autonoma organizzazione del viaggio stesso; - la pubblicazione e lo scambio d'esperienze mediante scritti, proiezioni e informazioni; - lo stimolo e l'affiancamento ad Enti Pubblici o iniziative private per la realizzazione delle infrastrutture necessarie al turismo itinerante; - l'organizzazione d'incontri e la programmazione di comuni iniziative; - quant'altro necessario ed utile per una conoscenza più immediata e diretta fra i soci.” Ogni anno, nel mese di novembre, si festeggia l’anniversario della fondazione del Club, con particolare solennità, ogni volta, in uno dei posti più belli che il Salento può offrire e che gli organizzatori scelgono con molta cura. Quest’anno, quindi, l’Associazione ha festeggiato i ventun’anni della fondazione ed è toccato al Castello di Galatone ospitare la bella festa del 21° Anniversario in una cornice di festa e gioiosa partecipazione. L’Associazione è, come si dice oggi, una “no profit”, quindi un’Associazione che non persegue scopi di lucro e questa peculiarità è chiaramente indicata nello Statuto e nella Home del sito associativo che così recita: “…questo è il sito ufficiale del Camper Caravan Club Salento. nuovalba 12/2009
Il Club non ha finalità commerciali o di lucro e non vuol identificarsi come un’ Agenzia di viaggi; vuole soltanto dare l'opportunità, agli Associati che lo desiderano, di viaggiare in compagnia, di condividere momenti comuni, anche in allegria, programmando gite ed incontri, attraverso i quali amicizia, disponibilità e tolleranza diventino realtà, in una cornice di visi e voci amiche, di gesti e nomi familiari, che riempiano di intima gioia ogni momento di vita comune...” Il C. C. C. S. ha cambiato, nel corso degli anni, diverse sedi sociali, sempre più grandi e spaziose, in modo che potessero accogliere il numero sempre crescente di Soci. L’attuale sede sociale è un’antica fabbrica per la lavorazione del tabacco in agro di Lecce. Qui si organizzano gli incontri delle famiglie associate, le feste, le Assemblee dei Soci e tutte le varie attività che da anni impegnano gli iscritti nei momenti di…“fermo!”. In tal senso sono stati organizzati corsi per l’apprendimento delle tecniche fotografiche, dell’inglese per viaggiare, di teatro, ballo, decoupage, approccio alla degustazione del vino, nozioni di informatica e tanto altro ancora. Nei due decenni d’attività, ovviamente, sono stati visitati moltissimi Comuni del Salento con il coinvolgimento delle diverse Amministrazioni Locali, secondo una programmazione che tiene conto delle principali qualità dei Comuni di volta in volta interessati, del territorio e dei suoi principali elementi distintivi. Quando il tempo a disposizione è stato più generoso le escursioni hanno varcato i confini regionali, spaziando sulle tre direttrici principali della vicina ed ospitale Basilicata, della Calabria, della Campania. Il Club ha organizzato viaggi per i propri Soci in tutta Europa, in Marocco sino alla Mauritania, in Egitto, Libia, Tunisia, Iran, Giordania, ecc. Attualmente sono oltre cinquanta le famiglie che aderiscono all’Associazione con una presenza di oltre cento persone che rappresentano un po’ tutte le provincie del Salento ed oltre! Dal 2005 il Camper Club Salento ha un sito internet che, proprio in occasione del 21° Anniversario, è stato completamente migliorato, anche nella sua veste grafica e ripresentato sia ai Soci sia a tutti quei camperisti e non che, sempre più numerosi, traggono da questo mezzo d’informazione ogni utile ragguaglio. Tutti, infatti, possono vedere i molteplici momenti organizzativi sia in ambito provinciale che fuori dai confini regionale e nazionali, sia con l’utilizzo di un mezzo di trasporto abitativo che senza di questo, e chiedere, se interessati, di poter partecipare. Lo Statuto dell’Associazione contempla, a tal proposito, la possibilità, per chi lo richiede, di associarsi, avendo, come unico requisito, quello di condividere gli scopi sociali e osservare le norme che regolano la vita dell’Associazione.
Contributi
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IL CROCIFISSO E LO SPIRITO DEL NATALE di Daniela Palma
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rendeteci tutto, ma non il crocifisso. Non solo è un’immagine religiosa, che riporta alla mente i valori fondanti della nostra religione, ma è un preciso simbolo dell’identità e della cultura nazionali. Il 3 novembre la Corte europea di Strasburgo, accogliendo la richiesta di una coppia venetofinlandese, ha dichiarato contraria al diritto alla libertà religiosa l’affissione del crocifisso nelle scuole italiane e negli edifici pubblici. Si è aperta così una diatriba infinita, una querelle mediatica, politica e, forse solo in ultima analisi, autenticamente religiosa. Non c’è stato un solo programma televisivo, o giornale, o blog virtuale che non ne abbia parlato. Tutti, improvvisamente esperti in materia, si sono sentiti chiamare in causa. La stragrande maggioranza in difesa del Crocifisso, forti di una sacrosanta investitura dall’alto a mò di crociata, con una determinazione che sfiorava il fanatismo. Altri, a sostegno di un delirante laicismo, in preda ad un’insana confusione tra agnosticismo, ateismo e semplice desolazione spirituale. I siti Internet dei più famosi quotidiani si sono trasformati in un megafono del più becero integralismo, di entrambi gli schieramenti, che cova nelle menti di alcuni italiani. Commenti per nulla sereni e pacati che mi hanno lasciato a dir poco perplessa. Da una parte si invitava la signora (cittadina italiana a tutti gli effetti) a tornare in Finlandia, gioco forza si insultavano poi i finlandesi, si tirava in ballo la Fallaci, si accusavano musulmani, turchi e immigrati d’ogni specie, tanto per non scontentare nessuno. Dall’altra parte si è addirittura rievocato il Ku Klux Klan americano, una confraternita che profetizzava la lotta e il contrasto a "neri, immigrati e omosessuali" in nome della superiorità del “cristiano bianco”, dei suoi ideali e delle sue tradizioni. Toni e motivazioni che per nulla si addicevano al decoro e alla delicatezza con le quali si sarebbe dovuto trattare l’argomento. Detto questo, non intendo entrare nel merito della faccenda. Non è questo il punto del discorso. Lasciando a margine la sentenza ed i discorsi religiosi e giuridici sottostanti, mi si consenta solo di esprimere qualche perplessità. Se ho ben capito il senso di questa ribellione, di questo patriottismo, di quest’accanita difesa delle radici religiose del nostro Paese, devo dedurne che l’Italia è un Paese cattolico, profondamente cattolico, e il crocifisso nun s’ha da
tuccà. Eppure io in Italia ci vivo e gli italiani li conosco. Non stiamo parlando dello stesso posto in cui sono state architettate le panchine anti-clochard? Diverse amministrazioni comunali, tra cui Roma, Treviso, Verona e Trieste, i cui sindaci erano in prima linea nella difesa della vocazione religiosa dell’Italia, hanno modificato le panchine pubbliche, ponendovi al centro uno o due braccioli, in modo da non permettere più ai senza tetto di sdraiarcisi sopra. Chi non ha né tetto né letto, soprattutto se si tratta di uno straniero, non può più stendersi su una panchina. Può al massimo stare seduto, in modo composto. Neanche tanto implicitamente, l’invito era ovviamente quello di raccogliere gli stracci e portarli lontano. Bel modo di esprimere i valori cristiani di cui queste persone si sono riempite la bocca. Non c’è che dire. E quando si producevano queste forme di inciviltà, anzi di vera crudeltà, noi eravamo troppo presi a sproloquiare sulle radici giudaico-cristiane dell’Europa per rendercene conto. Mentre ci appuntavamo croci e simboli sul bavero della giacca, un tizio di nome Stefano Cucchi, è morto in carcere per mancanza di «nutrizione e idratazione», e da pochissimi è venuta una parola di condanna verso i colpevoli. Alcuni autorevoli politici del nostro cattolicissimo Paese, anzi, di entrambi gli schieramenti, hanno ignorato referti medici e fatti a dir poco sospetti, parlando di una caduta accidentale del giovane e di conseguenze della sua tossicodipendenza. Che poi, diciamocela tutta, di drogati e carcerati ce ne sono fin troppi. Non è stata sacrificata una “brava” persona, retta e morale. Era un reietto della società. E, tra quelli che si sono accaldati di più sui giornali sulla faccenda crocifissi, c’è anche lui, Mario Borghezio, europarlamentare leghista. Ha proposto un referendum popolare per varare un divieto di costruzione di moschee in Italia, cosa criticata perfino dall’Osservatore Romano, e ha caldeggiato la proposta del suo partito di aggiungere la croce sulla bandiera nazionale. Per intenderci: Borghezio è quello che quando è salito su un mezzo pubblico dove viaggiavano delle nigeriane ha cominciato a spruzzare detersivo su vetri e sedili (e anche sulle nigeriane); è quello che è stato condannato per l’incendio di un giaciglio di paglia in cui dormivano degli immigrati durante una ronda leghista. L’impressione, a rigor di logica, è che purtroppo nuovalba 12/2009
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Contributi
ci stiamo attaccando ad una questione di forma mentre la sostanza s’è ormai assopita. Improvvisamente, in un sussulto della memoria delle nostre “sacre radici”, tutte queste anime belle, questi “ferventi cattolici” si riscoprono inorriditi dalla minaccia di togliere il crocifisso dalla scuole. Chissà quanti di questi, entrando nei pubblici uffici, rivolgono il proprio sguardo a quel Crocifisso, segnandosi con il segno di croce, o anche solo abbassando il capo. Chissà quanti di questi avrebbero notato la sua assenza se non fosse stato sollevato tutto questo polverone. In quanti se ne sarebbero accorti? Italiani brava gente. Italiani strana gente. Ciò che nega le radici cristiane non è un pezzo di legno rimosso da una parete: sono i profughi respinti in mare, i lavoratori sfruttati, i carcerati picchiati a morte, le ingiustizie sociali alle quali non ci ribelliamo. Ci siamo giustamente indignati ed inteneriti di fronte ad un povero Cristo appeso ad una parete, ma poi poco facciamo per i poveri Cristi in carne ed ossa che quotidianamente patiscono in silenzio. Non chi appende un crocifisso a un muro si dimostra fedele alle radici cristiane, ma chi mette in pratica le parole del Vangelo: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero straniero e mi avete nuovalba 12/2009
accolto, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Il messaggio di Cristo viene tradito nel momento in cui respingiamo coloro con i quali Egli identificò se stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». “Meno croce e più Vangelo” era anche il motto di Don Milani, che dalla scuola di Barbiana aveva tolto il crocifisso. Don Milani era il profeta dell’”agire” e non del parlare. Lo tolgano pure il crocifisso se dev’essere solo un suppellettile degli uffici pubblici, se abbiamo dimenticato chi è l’Uomo-Dio che da lassù si è sacrificato per noi, che ha proclamato beati i poveri, gli affamati, i miti, i perseguitati, se lasciamo morire di fame e freddo chi viene da noi in cerca di una vita nuova. Anche Cristo è stato straniero e, di fatto, è nato in una baracca in mezzo alle bestie. Quand’ancora era in grembo, Maria, sua madre, e Giuseppe erano stranieri in fila per un permesso di soggiorno e per loro non c’era posto. Cercavano un riparo per la notte bussando alle porte di case ed ostelli che incontravano sul cammino. Era festa. Da quelle finestre si vedeva il crepitar del fuoco e la luce delle lanterne. Era festa. Sulle tavole c’era cibo in abbondanza. E che scocciatura quei due straccioni che bussavano alla porta. “Andate a cercar rifugio da un’altra parte” gli risposero. E tutti ci siamo indignati con quegli uomini senza cuore che si rifiutarono di accogliere una donna incinta e il suo sposo, costringendoli al freddo e all’umidità di una stalla per animali. Se dovessimo riportare quel Natale al giorno d’oggi, chi sarebbe quella donna incinta? Non avrebbe il volto di una nigeriana, o di una rom? E chi saremmo noi? Noi, o la maggior parte di noi, sarebbe uno di quegli albergatori. Cinici, spaventati dal lontano e dal diverso, in fondo un po’ razzisti, pronti a far quadrato su quello che è “nostro”. Per scongiurare una nuova “notte dei cristalli”, faremmo bene a ricordare che Cristo ha bisogno di testimoni e non di testimonial. Non Gli basta che il Cristianesimo sia una delle “radici” del nostro Paese. Vuole che il Cristianesimo porti frutto. Vuole che il crocifisso risieda prima di tutto nei nostri cuori e che ci ricordi che la solidarietà, l’amore e il servizio al prossimo devono essere le nostre battaglie. «C’è bisogno di crocifissi vivi», diceva Madre Teresa di Calcutta, o di «crocifissi che parlano e camminano», per dirla con Thomas Merton, non di «crocifissi anneriti in fondo ad un armadio», come scriveva Marguerite Yourcenar. Non crocifiggiamo Cristo un’altra volta con la nostra superficialità. Ogni volta che in queste feste guarderemo un presepe, ricordiamoci che ognuno dei nostri paesi può essere Betlemme, che Giuseppe e Maria erano due diseredati qualsiasi e che ogni nuovo nato può essere il Bambin Gesù. Non c’è colore della pelle o status sociale che tenga. Badiamo alla sostanza, non alla forma. Questo è il vero spirito del Natale.
Cartoline
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Cartolina datata 27 maggio 1924. La scuola elementare, nei suoi primi anni di vita, era priva degli alberi e della vegetazione. Attorno non vi erano altri edifici.
Cartoline dal passato
... Continua la rubrica “cartoline dal passato”, pagina dedicata alla pubblicazione di vecchie cartoline e fotografie raffiguranti la nostra Parabita com’era molti anni fa. Le immagini d’epoca possono farci capire quale sia stata la crescita urbanistica, l’evoluzione della società parabitana e il modo di vivere all’epoca dell’immagine. Piccoli ma significativi dettagli. Le cartoline e le foto derivano da collezioni private.
Cartolina fine anni ‘60. Vista di Via Impero dall’incrocio con Via Matino. Si nota l’assenza del palazzo attualmente sulla destra e dei giardini prospicienti. nuovalba 12/2009
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Consumatori
L’importante ruolo delle Associazioni dei Consumatori nel periodo di crisi economica di Alessandro Seclì *
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ra il 15 marzo 1962 quando l'allora Presidente americano J.F. Kennedy proclamò dinanzi al Congresso i quattro diritti fondamentali dei consumatori, vale a dire il diritto alla sicurezza dei prodotti, alla completa informazione, ad una libera scelta, ad essere ascoltati. Il presidente Kennedy dichiarò inoltre 47 anni fa che i "consumatori rappresentano il gruppo economico più importante, influenzando ed essendo influenzati da quasi tutte le decisioni prese in campo economico, sia a livello pubblico che privato. Eppure spesso non possono far udire la loro voce…". A distanza di 47 anni tale principio fondamentale dell'economia non è ancora stato ben assimilato dalla vecchia Europa ed in particolare dalla nostra Italia. "Consumerismo" è il termine coniato per definire quella specifica categoria di analisi che studia il fenomeno sorto con lo sviluppo della produzione di massa e con l'espansione dei consumi: più genericamente, però, il termine è associato a una difesa del consumatore dallo strapotere e da comportamenti scorretti delle imprese. Una definizione di “Consumatore” la possiamo ricavare dall’art. 3 del Codice del Consumo che afferma che si intendono per “consumatori e utenti le persone fisiche che acquistino o utilizzino beni o servizi per scopi non riferibili all’attività imprenditoriale e professionale eventualmente svolta”. Il fenomeno del “Consumerismo” nasce negli Stati Uniti all'inzio del XX secolo ma in Italia si costituirà ufficialmente la prima Associazione dei consumatori solo nel 1955. La vera e propria difesa del consumatore in Italia ha trovato impulso soprattutto grazie all’opera normativa della Comunità Europea che a partire dal 1975 ha iniziato a riordinare in modo organico le iniziative in materia di tutela del consumatore. Oggi, un importante organismo europeo di consumerismo è rappresentato dal Beureau Europé en des Unions des Consommateurs (BEUC), istituzione che riunisce 42 associazioni indipendenti di 31 Paesi. Dal punto di vista disciplinare, la normativa italiana relativa al consumerismo è basata principalmente sulla legge del 30 luglio 1998 n. 281 "Disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti", che nasce sull'onda dell'affermazione in sede europea del deciso orientamento volto a promuovere gli interessi dei consumatori e ad assicurare loro specifiche forme di tutela e costituisce la normativa nazionale di riferimento che, oltre a regolamentare la materia dei diritti del consumatore, fornisce un riconoscimento istituzionale alle Associazioni dei consumatori. Successivamente, nel 2005, verrà emanato il Codice del Consumo (decreto legislativo n. 206 del 6 settembre 2005) che riordinerà la legislazione di settore in materia di consumi, della quale il nostro sistema si è via via arricchito per lo più
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come recepimento delle direttive comunitarie. Il ruolo delle Associazioni di consumatori, oggi sempre più rilevante nel periodo di crisi economica, deve essere quello di difendere in maniera forte e decisa un interesse di parte. Di fronte alle imprese si deve necessariamente controllare la qualità, denunciare gli abusi, obbligarle a rispettare la legge e a risarcire i danni quando è il caso, a migliorare i contratti e ad essere più concorrenziali. L’uscita dalla crisi (anche attraverso l’educazione ad un “consumo consapevole”), la ripresa economica sostenibile, il consolidarsi di un sistema di imprese socialmente responsabili, la crescita occupazionale, l’affermarsi delle pari opportunità, l’inclusione sociale, la solidarietà, una più equa ripartizione delle ricchezze e del reddito costituiscono i pilastri della difesa dei consumatori, di cittadini liberati dal bisogno, in grado di soddisfare le proprie esigenze, liberi di scegliere in modo responsabile, anche in coerenza con le politiche comunitarie di sviluppo e di tutela dei consumatori. Un’associazione di consumatori particolarmente presente nel panorama consumeristico italiano, con numerose sedi sparse su tutto il territorio nazionale, è il MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO. L’associazione è presente con un suo sportello anche a Parabita, il cui responsabile è Alessandro Seclì coadiuvato nell’ambito legale dall’Avv. Sergio Milelli consigliere regionale dell’ associazione. L’esperienza consolidata, dal momento dell’apertura dello sportello parabitano, avvenuta nel marzo del 2008, ad oggi , porta ad un quadro analitico di crisi economica presente nel nostro territorio, legata all’ aumento costante dei prezzi dei beni di maggior consumo e alla diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie. Le iniziative dal marzo 2008 di M.D.C. Parabita, finalizzate a proporre una difesa più incisiva del consumatore sempre più vessato da problematiche legate alla crisi, sono state diverse, tra cui si possono citare “lo sciopero della pagnotta” ( iniziativa diretta all’ educazione al consumo consapevole e volta a combattere il fenomeno del caro-prezzi) e il convegno informativo sulla “Conciliazione con Enel”. Uno dei servizi infatti, che permette alle Associazioni dei consumatori di tutelare gli interessi dei consumatori in modo rapido ed efficace, è la Conciliazione extragiudiziale (anche detta A.D.R. cioè Alternative Dispute Resolution), cioè la risoluzione extragiudiziale delle controversie. Questa permette di evitare il ricorso alla giustizia ordinaria favorendo tempi più rapidi nella soluzione delle dispute con costi bassissimi o nulli. Per tentare di risolvere le liti tra utenti/clienti, senza ricorrere agli organi giudiziari, alcune società di primaria importanza hanno previsto al proprio interno uno strumento di conciliazione c.d. paritetica, cioè che vede su uno stesso piano un rappresentante
Consumatori
delle Associazioni, che rappresenta il consumatore, e un rappresentante della Società stessa. Al fine di trovare delle soluzioni alla crisi economica mondiale, i vari governi degli stati industrializzati non possono, oramai, più prescindere da un coinvolgimento sempre più diretto dei consumatori nelle sedi decisionali e di elaborazione di politiche economiche sia nazionali che transnazionali. L’effetto domino costituito dalla recessione economica in un sistema di mercato globale, ha coinvolto tutti i settori economico-sociali mondiali, spingendo così a dover, senza ombra di dubbio, cercare soluzioni “di massa” alla crisi, che coinvolgano cioè soprattutto ampi strati della società, veicolando un nuovo modo di pensare il “consumare” e “produrre beni” non più
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slegato da concetti rilevanti quali l’ambiente, la redistribuzione delle risorse naturali, la salute e il rispetto della dignità umana. * M.D.C. Parabita
Cose di casa
Tra caimani e gattopardi (Il serraglio della politica) La Zanzara II
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rima di ogni cosa voglio esprimere tutto l’apprezzamento per l’intervento di Daniela Palma (pagg. 19-20) che sottoscrivo pienamente. Sarebbe bello se anche su questo giornale si aprisse un dibattito (elevato, non leghista) con i contributi anche dei rappresentanti del clero di Parabita. Attendiamo fiduciosi. Per ragioni di opportunità, stante l’imminente scadenza elettorale nel nostro Comune ed un relativo ed ipotetico interesse particolare dello scrivente, la Zanzara questa volta si astiene dall’infastidire con le sue punture i locali esponenti politici. In fondo, sparare sempre sullo stesso pianista oramai è uno sport che non dà più nemmeno gusto: così fan tutti (essendocene ben donde) e non mi appassiona più. Poi, guardandoci intorno e soprattutto poco oltre la linea dell’orizzonte, noto che a Parabita incombe la figura di un animale, nobile d’aspetto ma al quale Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha dato un significato simbolico unico ed efficace: il gattopardo, che cambia pelle per rimanere sempre uguale, bello ed insidioso, suadente ed aggressivo, elegante ma feroce e pericoloso. Quanti gli sopravviveranno? Questa volta voglio dedicarmi a problemi che superano il ristretto (e, ahimè, stantio) ambito locale per guardare ed interessarmi a problematiche di carattere più generale (e, ahimè, purulento). Si parla da anni di riforma della giustizia che possa finalmente far ingranare la marcia alla complessa macchina giudiziaria. Da addetto ai lavori ne sento parlare da quando, oltre venti anni addietro, ho iniziato la professione forense. Da venti anni circa
i governi che si sono susseguiti sull’“allegro” scenario politico nazionale, hanno ritenuto di avere la ricetta magica per poter far ripartire la macchina inceppata: con decreti legge, decreti legislativi, decreti del Presidente della Repubblica, mini riforme del diritto processuale civile, di quello penale e tributario, ora anche di quello amministrativo, con i seguenti risultati: complicare la vita ai cittadini (utilizzatori finali) ed agli operatori del diritto, allungare i tempi ed aumentare i costi a danno di tutta la collettività senza, tuttavia, dare una svolta al sistema, anzi intasandolo vieppiù. Da ultimo, l’interesse particolare -anzi, personaleprevale su tutto il resto: vengono avanzate proposte di riforma del processo penale e dei tempi di prescrizione a beneficio (esplicitamente riconosciuto) di un solo soggetto. Non me ne vogliano gli accaniti sostenitori del Presidente del Consiglio se mi azzardo a porre in dubbio la legittimità di un provvedimento fortemente voluto ed ideato dal loro dominus e “dante causa” e messo sulla carta dai suoi pretoriani, e spero che questa critica non venga considerata un insulto o, peggio, un reato di lesa maestà o, peggio ancora, una istigazione alla violenza, ma osservo che noi tutti -operatori del diritto e cittadini- abbiamo bisogno di una seria ed organica riforma sia del processo penale sia, principalmente, del processo civile, quest’ultimo essendo in stato di coma profondo e, a mio avviso, non più rimediabile né emendabile con leggi e leggine che inquadrano solo la punta dell’iceberg. Milioni di cause pendenti, con tempi biblici per vederne la conclusione; cancellerie intasate con pochi funzionari addetti, quasi una ridicola parvenza di ufficialità quando si è addirittura nell’impossibilità di gestire la mole di lavoro nuovalba 12/2009
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Cose di casa
!!!!!! AA
(fascicoli scomparsi, atti e documenti che vengono “persi” da dentro i fascicoli, il tutto con un rapporto di uno a cento fra funzionari e avvocati e parti che, quasi come questuanti, sono costretti a code paurose per arrivare a sentirsi dire che la pratica richiesta non si trova o di ritornare in un secondo momento perché il funzionario in quel momento è occupato in altro lavoro…), senza considerare i rinvii lunghi -spesso disposti d’ufficio- anche di due anni da un’udienza ad un'altra: il tutto con uno scaricabarile di responsabilità tra giudici, avvocati, cancellieri e, dulcis in fundo, cittadini che non capiscono più qual è il loro destino giudiziario e che, in alcuni casi, dimenticano completamente di essere protagonisti di un giudizio in corso. E invece qual è la priorità del governo? Fare una legge, costituzionale o meno (ma chi se ne frega della Costituzione?!) a tutela del premier, che diversamente rischierebbe, “primus super pares”, di essere soggetto alla legge al pari di tutti i cittadini. Senza con ciò voler istigare alla violenza, ritengo l’ipotesi di emanazione di una tale norma una emerita
porcheria che il potere -in autotutela- perpetra a nostro evidente danno e facendosi beffa dei cittadini e di tutte le altre Istituzioni. E questa non è che l’ultima delle leggi, in campo penale, che si sono susseguite al solo fine di tutelare il solito noto (pensiamo solo –per dovere di brevità- al lodo Alfano sull’immunità e alla ex Cirielli sulla riduzione dei termini prescrizionali). E i guasti li stiamo vedendo noi, ma li sopporteranno anche e soprattutto le generazioni prossime venture, i nostri figli e nipoti ai quali lasceremo in eredità non solo un sistema giudiziario bacato ma anche un’idea di diritto che non è quella che ci avevano lasciato i nostri genitori ed i nostri antenati, a partire dal Corpus Juris Civilis giustinianeo, ma è la pericolosa convinzione che il diritto è qualcosa di relativo che si può tirare, come una coperta troppo piccola, dalla propria parte, a proprio uso e consumo per evitare processi e conseguenti rogne giudiziarie. *alias Guido Pisanello
! ! ! I R !!! I U R U G G UU
L’Associazione PROGETTO PARABITA e la redazione di NUOVALBA augurano Buon Natale e Felice 2010 !!!
Questo numero
nuovAlba
si può leggere
anno IX - numero 3 - dicembre 2009
anche sul sito internet
a cura dell’Associazione “Progetto Parabita”
www.salentonline.it indirizzo e-mail
[email protected]
Direttore Resp.: Marco Seclì Redazione Piero Buffo, Salvatore Buffo, Luigi Donateo, Serena Laterza (coordinatrice), Giuseppe Leopizzi, Guido Pisanello, Ortensio Seclì, Alessandro Tornesello. Via Vitt. Emanuele II, 22 73052 PARABITA (LE) Art Director SANDRA GRECO Ideazione Grafica: TOMMASO D’ANTICO
Salentonline.it nuovalba 12/2009
Stampa: Martignano Litografica Editrice Parabita (LE)