I BISOGNI DI ASSISTENZA DELL’ANZIANO FRAGILE
Rossana Pezzotta
Lecco, 1 ottobre 2010
Anziani “FRAGILI”?
ROSSANA PEZZOTTA
FRAGILE
“…che si rompe facilmente o cede alla minima sollecitazione; debole, gracile, delicato, instabile…”
FRAGILITA’ Sindrome biologica caratterizzata da ridotta resistenza agli eventi “stressanti” che deriva da un declino simultaneo di organi e apparati e che determina un aumentato rischio di disabilità e morte.
ROSSANA PEZZOTTA
CHI SONO GLI ANZIANI FRAGILI? Quei soggetti di età avanzata o molto avanzata, cronicamente affetti da patologie multiple, con stato di salute instabile, frequentemente disabili, in cui gli effetti dell’invecchiamento e delle malattie sono spesso complicati da problematiche di tipo socio-economico. La fragilità comporta un rischio elevato di rapido deterioramento della salute e dello stato funzionale e un elevato consumo di risorse. Linee guida per la valutazione multidimensionale dell’anziano fragile Giornale di Gerontologia 2001; 49 (Suppl. 11) ROSSANA PEZZOTTA
Anziano Fragile
Stato socio ambientale critico Ridotta autonomia funzionale
Invecchiamento avanzato Comorbilità
FRAGILITA’ Polifarmacoterapia
CONSEGUENZE La condizione multifattoriale e il rapido deterioramento dello stato di salute e dell’autonomia funzionale espongono l’anziano ad alto rischio di:
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cadute fratture ferite malattie acute ospedalizzazione disabilità dipendenza istituzionalizzazione morte
ROSSANA PEZZOTTA
BISOGNI di ASSISTENZA INFERMIERISTICA Bisogno di respirare Bisogno di alimentarsi e idratarsi Bisogno di eliminazione urinaria e intestinale Bisogno di igiene Bisogno di movimento Bisogno di sonno e riposo Bisogno di mantenere la funzione cardio-circolatoria Bisogno di un ambiente sicuro Bisogno di interazione nella comunicazione Bisogno di procedure terapeutiche Bisogno di procedure diagnostiche
BISOGNO DI ALIMENTARSI E IDRATARSI DISFAGIA Normale evoluzione del processo di invecchiamento Presenza sensibile nei residenti di case di riposo, nei degenti dei reparti geriatrici, negli ospiti dei centri diurni… Può avere: Cause ostruttive (corpi estranei, neoplasie, infiammazioni, ingrossamento della tiroide…) Cause motorie (discinesie da SLA, patologie vascolari, …) Rischi: malnutrizione e disidratazione ab-ingestis (fenomeno per cui solidi o liquidi sono aspirati nelle vie aeree, provocando polmoniti o altre infezioni delle vie respiratorie)
BISOGNO DI IGIENE IGIENE ORALE Spesso considerata meno prioritaria rispetto ad altri bisogni della persona anziana assistita e poco curata dal personale per mancanza di tempo o per carichi eccessivi di lavoro. Nella pratica infermieristica assume particolare significato per la prevenzione di patologie derivanti da una cattiva igiene orale (infezioni della bocca, mucositi, infezioni delle alte vie aeree,…) attraverso: valutazione delle condizioni del cavo orale alla presa in carico dell’assistito gestione dell’igiene del cavo orale e delle protesi dentali (anche attribuendola al personale di supporto) educazione sanitaria di sensibilizzazione ad utenti e familiari mediante l’uso di semplici strumenti come la distribuzione di opuscoli informativi… maggiore conoscenza dell’apparato odontostomatologico
BISOGNO DI MOVIMENTO
BISOGNO DI MOVIMENTO
DOLORE Il problema del dolore è più che mai attuale (legge n. 38 del 10 marzo 2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”) Il dolore è un fenomeno complesso, soggettivo che presenta varie dimensioni (intensità, qualità, andamento nel tempo, impatto, significato personale…), vissute da ogni persona in maniera diversa. La valutazione della presenza e dell’entità del dolore si complica ulteriormente se l’anziano è affetto da decadimento cognitivo. L’incidenza è significativa nelle molte patologie degenerative ad evoluzione cronica tipiche della popolazione anziana, complicata altresì dal fatto che il dolore tende ad essere persistente. Ciò induce un peggioramento della qualità di vita a seguito della riduzione dell’autonomia funzionale, dell’aumento delle cadute, della depressione dell’umore e dell’insonnia. L’obiettivo razionale della cura del dolore nell’anziano fragile è evitare queste complicazioni, attraverso una terapia antidolorifica che non sia essa stessa causa di malattia. (“autocura” abuso effeti collaterali)
BISOGNO DI UN AMBIENTE SICURO CADUTE … L’OMS nel 2007 ha documentato che su 10000 ricoveri, tra l’1,6 e 3 sono ricoveri riconducibili a danni riportati dalla popolazione ultrasessantenne a seguito di caduta in ambiente domestico. Il tasso di ospedalizzazione o prolungamento dell’ospedalizzazione nei pazienti già degenti a causa di caduta in ospedale oscilla – in letteratura – tra il 5,5 e l’8,9. La letteratura internazionale individua un rischio di caduta in RSA per il 75% della popolazione anziana ivi residente con un rischio tra il 17 e il 32% di ricovero in ospedale per acuti per frattura di femore. La letteratura riconosce il tasso delle cadute di pz/ospiti/degenti come un fondamentale indicatore qualitativo dell’assistenza e della qualità organizzativa. … Regione Lombardia, Direzione Generale Sanità; “Linee di indirizzo e requisiti minimi regionali per l’implementazione di un sistema per la prevenzione e la gestione del rischio caduta del paziente degente in ospedale o in RSA-RSD”
BISOGNO DI INTERAZIONE NELLA COMUNICAZIONE DEMENZA Circa il 12% degli anziani degenti nei reparti ospedalieri è affetto da decadimento cognitivo. La percentuale sale considerevolmente se si prendono in esame strutture residenziali per anziani. Il declino delle funzioni cognitive si associa spesso ad alterazioni comportamentali e alla compromissione delle abilità sociali: cambiamenti di umore ripetizione delle domande agitazione, nervosismo, inquietudine stanchezza, tristezza, depressione vagabondaggio, allontanamento da casa allucinazioni paranoia e delirio mancato riconoscimento dei familiari desiderio di andare dai propri genitori perdita di coordinazione nei movimenti
Le funzioni cognitive che risultano essere compromesse sono: la memoria l’attenzione il linguaggio l’orientamento nel tempo e nello spazio la capacità di giudizio la capacità di elaborare pensieri astratti la capacità di valutare in modo adeguato le situazioni e riconoscere gli stimoli l’iniziativa La perdita di queste funzioni comporta grosse difficoltà di comunicazione con l’assistito da parte degli operatori. Spesso nelle istituzioni l’incontro con i bisogni della persona affetta da demenza assorbe l’operatore nell’urgenza di fornire una risposta veloce e concreta, determinata quindi da un’azione, un comportamento, un “saper fare” che, in qualche misura, trasmettono la sicurezza dell’essere intervenuti, di aver prodotto qualche cosa di visibile e quantificabile. Ci facciamo prendere dall’ansia di gestire le problematiche sempre nuove ed imprevedibili della persona ed entriamo in affanno angosciandosi per non saper bene cosa fare.
Nell’assistenza all’anziano affetto da demenza esiste un filo conduttore che attraversa l’incontro tra i vari “attori” che intervengono. E’ rappresentato dalle dimensioni meno visibili, ma non per questo meno fondamentali del “prendersi cura”: la relazione, il contatto, le emozioni.
Abilità relazionali e comunicative
BISOGNO DI PROCEDURE TERAPEUTICHE POLIFARMACOTERAPIA Una grande percentuale delle persone sopra i 65 anni è affetta da patologie croniche e si trova ad assumere un elevato numero di farmaci. (mediamente un anziano assume 6 - 8 farmaci) Gli anziani possono presentare altresì problemi di memoria o della vista, che pongono barriere importanti nella gestione quotidiana di un “cocktail” farmacologico che crea spesso confusione. Per non parlare poi degli effetti collaterali e delle interazioni tra farmaci, spesso poco considerati poiché viene privilegiato l’intervento curativo nei confronti di specifiche patologie. In assenza di linee guida dedicate specificatamente all’anziano fragile, esistono però strumenti per valutare l’appropriatezza della prescrizione di terapie farmacologiche. Questi metodi dovrebbero essere utilizzati per ridurre il numero di farmaci (software dedicati) ma anche per assicurare un adeguato trattamento delle malattie (spiegazione accurata dei farmaci prescritti, verifica della compliance nella gestione della terapia da parte dell’assistito, contatti telefonici dopo la dimissione…).
QUALE ASSISTENZA
Attori Assistito Operatori Familiari e/o Care-givers
QUALE ASSISTENZA Infermieri Personale di supporto (OSA, OSS…) Fisioterapisti Animatori/Educatori Medici Psicologi Assistenti sociali Care-givers Badanti Volontari … ROSSANA PEZZOTTA
INFERMIERE “…professionista sanitario responsabile dell’assistenza generale infermieristica…” (decreto 739/1994) La mission primaria dell’infermiere è il prendersi cura della persona che assiste in logica olistica, considerando le sue relazioni sociali e il contesto ambientale, nel rispetto della volontà e della dignità dell’assistito… (da introduzione al nuovo Codice Deontologico approvato con deliberazione n. 1/09 del 10/01/2009)
INFERMIERE L'infermiere: partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività; identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico; garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico - terapeutiche; agisce sia individualmente sia in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali; per l'espletamento delle funzioni si avvale, ove necessario, dell'opera del personale di supporto; svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie pubbliche o private, nel territorio e nell'assistenza domiciliare, in regime di dipendenza o libero - professionale.
INFERMIERE Diminuire i rischi di insorgenza di eventi stressanti attraverso strategie assistenziali che denotino alta versatilità, alto senso di valutazione e di autonomia: Misure preventivo-educative e di salvaguardia della salute (prevenzione complicanze, educazione sanitaria) Integrazione multidisciplinare (operatori e care-givers) Predisposizione di strumenti adeguati (cartella infermieristica, PAI, modulistica, delega al personale di supporto…)
PERSONALE DI SUPPORTO Assistenza diretta (soddisfazione bisogni primari/ADL) Assistenza indiretta (domestico/alberghiera/IADL) Segnalazione di eventi e/o osservazione di condizioni di rischio sull’utente Collaborazione/cooperazione con altre figure (piani di lavoro d’equipe secondo i protocolli operativi in essere / VMD) Partecipazione attiva alla stesura del piano di assistenza individuale ROSSANA PEZZOTTA
ANIMATORI/EDUCATORI
Stimolazione e/o mantenimento delle potenzialità residue sia a livello funzionale che cognitivo, anche nei soggetti portatori di disturbi del comportamento e/o demenza attraverso: Progetti/laboratori Interventi di socializzazione Condivisione degli aspetti personali dell’anziano con il resto dell’equipe ROSSANA PEZZOTTA
CARE-GIVER Soggetto che si prende cura di un altro individuo (il quale non riesce più ad occuparsi di se stesso in modo autonomo) e si preoccupa di rispondere ai suoi bisogni fisici, psichici e sociali. ROSSANA PEZZOTTA
Figura importante per una migliore riuscita nelle relazioni e nella cura erogata (H, RSA, CDI, ADI…) Riveste un ruolo fondamentale nella pianificazione assistenziale (partecipazione attiva
alla formulazione del progetto individuale)
BADANTI Fenomeno emergente a partire dagli anni ’90 Il ricorso, da parte degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie, ai servizi individuali resi a domicilio da donne straniere ha assunto una rilevanza sempre più ampia negli ultimi anni Questa domanda di lavoro di cura da parte delle famiglie, se da un lato sconta i bisogni di una società che ha sperimentato un rapido invecchiamento della popolazione, dall’altro riflette le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato il ruolo dell’istituzione “famiglia” nell’assetto del sistema di welfare diffuso in Italia
BADANTI evoluzione e tendenze Orientamento al lavoro a ore anziché alla co-residenza (maggiore libertà a fronte di analoga retribuzione) Diritto alla regolarizzazione (permesso di soggiorno e contratto di lavoro) Giovane età Disponibilità e interesse alla formazione
VOLONTARI Risorsa preziosa se gestita in modo organizzato e non frammentario: Gratuità delle prestazioni rese (singoli/gruppi) No reclutamento acritico (requisiti per inserimento) Tanto più efficace se maggiormente presidiato ROSSANA PEZZOTTA
VOLONTARI Attenzione alle responsabilità!! Sia sotto il profilo giuridico che sotto quello della prassi, vanno precisati i limiti entro i quali il volontario può agire. RISCHI Interpretazione di “bisogni emergenti” e/o messa in atto di iniziative non condivise!!
ROSSANA PEZZOTTA
VOLONTARI
Proposte Programma di inserimento Persone di riferimento (operatori e volontari) Confronto/formazione/approfondimenti (anche sollecitazioni spontanee) Segreto professionale?? ROSSANA PEZZOTTA
OMS: L’ “INFERMIERE di FAMIGLIA” Titolo accademico post-base con qualifica di “Infermiere di famiglia” PRESUPPOSTI e/o OBIETTIVI: Promozione della salute pubblica e orientamento all’integrazione socio-sanitaria Conoscenza delle tematiche sociali e della rete dei servizi sociosanitari Identificazione degli effetti dei fattori socio-economici sulla salute della famiglia Indirizzo alle strutture socio-sanitarie Facilitazione di dimissioni precoci dagli ospedali Gestione delle cronicità sul territorio Associazionismo con MMG, sostituendosi quando il bisogno identificato è di carattere prevalentemente infermieristico ROSSANA PEZZOTTA
STRUMENTI VMD Insieme degli strumenti utilizzati dai professionisti per raggiungere una conoscenza oggettiva della condizione di salute dell’anziano ROSSANA PEZZOTTA
VMD outcomes Le scale di valutazione utilizzate definiscono quantitativamente l’entità del deterioramento dei diversi aspetti considerati, permettendo la schematizzazione dei dati clinici e il controllo delle modificazioni nel tempo. Non sono utilizzate ai fini diagnostici bensì individuano con grande affidabilità i potenziali rischi. ROSSANA PEZZOTTA
STRUMENTI PAI (Piano di Assistenza Individualizzato) Strumento di lavoro a disposizione dell’equipe che presuppone la creazione di un “…piano terapeutico,
assistenziale e riabilitativo comprensivo delle attività animative e occupazionali…”
pai Rappresenta il progetto globale sulla persona che deriva da: Aspetti clinico-sanitari (di competenza medica) Valutazione dei bisogni assistenziali di competenza dell’infermiere e dell’OSA/OSS Valutazione dei bisogni di riattivazione di competenza del fisioterapista Valutazione dei bisogni personali, di relazione e socializzazione di competenza dell’operatore sociale (animatore, educatore, assistente sociale, psicologo…) Al suo interno trovano spazio i problemi attivi (sanitari, assistenziali e sociali), non le diagnosi, le terapie farmacologiche, le scale di valutazione che sono obbligatorie nel FaSaS ROSSANA PEZZOTTA
INFERMIERI in “CASA di RIPOSO”
Recentemente è stata presentata a Milano un’interessante ricerca, svolta dall’Istituto per la Ricerca Sociale, sulla professione infermieristica nelle case di riposo della Lombardia. Accanto alla ormai tristemente nota carenza di infermieri, è emersa un’attenzione da parte di chi ha partecipato alla ricerca, alla qualità dell’assistenza erogata. In particolare i risultati rivelano che ”…nelle case di riposo “assistere” significa preoccuparsi della qualità di vita degli anziani che vi risiedono e delle loro famiglie, le quali spesso giungono con sofferenza a decidere di istituzionalizzare il loro congiunto, magari costrette dal peso di un’assistenza non più sostenibile a domicilio. Gli anziani accolti negli istituti sono spesso affetti da malattie croniche, più o meno invalidanti e i miglioramenti possono essere brevi e di poco peso al fine di un recupero di autonomia. Perciò la gratificazione nel lavoro va trovata nel raggiungere piccoli obiettivi, ma di grande valore. Dobbiamo imparare a considerare utile il nostro lavoro anche se, per motivi diversi, tutti i risultati si perderanno…”. Queste parole esprimono un particolare impegno della professione infermieristica nel ripensare la propria presenza all’interno delle case di riposo. In queste strutture infatti, ciò che fa la differenza non è solo la qualità tecnica delle prestazioni, condizione che rimane necessaria e doverosa, ma è la relazione che si instaura, giorno dopo giorno con ciascun anziano. La ricerca non nega le difficoltà degli infermieri e delle strutture, che spesso faticano a trovare e trattenere infermieri, ma mette in luce l’impegno diffuso, e spesso nascosto, di tante organizzazioni, e di tanti infermieri, che credono possibile trasformare le case di riposo in posti dove si lavora con grande soddisfazione, gli anziani ricevono buone cure e le famiglie sono accolte e sorrette.
“Infermieri in casa di riposo” Ermellina Zanetti (GRG Brescia) 11/12/2009
Non Non sono sono vecchio………… vecchio………… sono sono diversamente diversamente giovane…… giovane……
Grazie per l’attenzione