Gli Stati Uniti e l’Europa democratica
Il Partito repubblicano, al governo degli Stati Uniti dal 1920, avviò una politica isolazionista disinteressandosi alle vicende europee. La politica economica liberista permise un grande sviluppo: l’industria aveva aumentato la sua produzione, l’agricoltura esportava prodotti in tuto il mondo, il sistema bancario prosperava, la in permetteva forti guadagni anche ai piccoli risparmiatori.
Grazie alla produzione in serie le automobili e gli elettrodomestici divennero beni alla portata di tutti; nacque il concetto dello stile di vita americano, basato sulla felicità, sul successo, sulla ricchezza, sul possesso di beni materiali, che divenne famoso in tutto il mondo grazie alla radio e al cinema. Si diffuse anche un’ostilità verso gli stranieri, si rafforzò il sentimento nazionalista e venne aumentato l’isolazionismo e la xenofobia: verso anarchici, comunisti, immigrati, persone di colore.
Fu ridotto il ruolo dei sindacati e limitato il diritto di sciopero, espulsi dagli Stati Uniti socialisti e comunisti, arrestati anarchici come gli italiani Nicola Sacchi e Bartolomeo Vanzetti, ristretta dal 1928 l’immigrazione europea. Nel 1919 furono proibiti il consumo, la vendita e la produzione di bevande alcoliche: era il Proibizionismo. Nacque così il Ku-Klux-Klan, una setta razzista che riaccese l’odio razziale negli stati del sud.
Alla fine del decennio ci furono i primi segni della crisi, causata soprattutto dalla sovrapproduzione di prodotti non acquistati dagli statunitensi. L’offerta aveva cioè superato la domanda: questo fece crollare i prezzi dei prodotti. I prezzi delle azioni delle aziende produttrici le merci non vendute smisero si aumentare il loro valore, così furono vedute rapidamente. Questo provocò il giovedì nero della borsa di Wall Street a New York, il 24 ottobre 1929: enormi capitali andarono in fumo.
Le banche, preoccupate per i loro investimenti, chiesero l’immediata restituzione del denaro; seguirono vari fallimenti delle industrie e società con licenziamenti di massa e un aumento della disoccupazione. Questo creò povertà e impediva ai consumatori di acquisire prodotti. Tra il 1929 e il 1932 gli Stati Uniti conobbero la Grande Depressione i cui drammatici effetti si videro anche in Europa. Gli aiuti economici agli stati europei furono ridotti o annullati, iniziando a richiedere gli interessi.
Alle elezioni del 1932 fu eletto nuovo presidente Franklin Delano Roosevelt del Partito democratico. Egli elaborò un piano economico nuovo, il New Deal, che riuscì a risollevare il paese il paese dal baratro in cui era caduto. Il nuovo piano pose fine al liberismo selvaggio e diede inizio all’intervento diretto dello Stato nell’economia, anche attraverso il controllo delle banche e della Borsa. Fu svalutato il dollaro per far diminuire i prezzi dei prodotti statunitensi sui mercati esteri.
Aumentare il reddito degli agricoltori assegnando premi di produzione, ridurre l’orario di lavoro e aumentando i salari, promuovere opere pubbliche per occupare i disoccupati, varare leggi in favore dei lavoratori sul piano delle tutele sociali-previdenziali, recuperare denaro per imporre tasse sugli alti redditi, acconsentì alla riorganizzazione dei sindacati. Nel 1939 la crisi era superata e riassorbita la disoccupazione. Roosevelt fu rieletto nel 1936 e nel 1940.
L’Inghilterra e la Francia erano le sole grandi potenze capaci di conservare la democrazia in un’Europa dove molti paesi erano diventate dittature. In questi due paesi si rifugiarono perseguitati politici e semplici cittadini, che scappavano dai regimi totalitari. In Inghilterra ci furono governi di unità nazionale (laburisti, liberali, conservatori) che vararono riforme contro la crisi. In Francia si alternarono al governo i conservatori e la sinistra.