PAOLO
I N N A V O GI
CHIARA
Questa pubblicazione è stata prodotta da Ellesse Edu per l’Istituto d’Istruzione Superiore “Avogadro” di Torino nell’ambito del progetto didattico Memorie d’Italia. 1914-1918 gli anni della Grande Guerra. Il progetto didattico è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale Clio
La memorabile storia di Giovanni, Chiara e Paolo Tre amici, la prima guerra mondiale e un compito in classe. La nostra storia parte da qui: da tre giovani studenti alle prese con l’ennesima prova di verifica. Paolo: Ehi come mai non sei venuto a scuola oggi? Giovanni: Ho tosse e raffreddore.... Come è andata? Paolo: Una tragedia… La prof ha detto che domani c’è il compito di storia…Prima Guerra Mondiale!!! Giovanni: Nooooooo.... Io ho saltato pure la lezione.... Passi da me così studiamo insieme? Paolo: Ok!!! Ci vediamo dopo... Avvisa anche Chiara! Quest’anno tocca metterci sotto per l’esame! I protagonisti di questa storia si riuniscono per studiare: libri aperti, computer accessi e gli immancabili telefonini. Paolo: Abbiamo un sacco di cose da studiare, come possiamo fare a capire bene cosa succedeva in quegli anni? Chiara: Vediamo intanto cosa ha detto oggi la prof a scuola, prendo gli appunti così te li leggo: “La Prima Guerra Mondiale scoppiò nell’estate di 100 anni fa. Fu il primo conflitto che vide impegnanti eserciti provenienti da tutti e cinque i continenti, uccise circa 9 milioni di soldati.” Giovanni: Mmmmm… ma quali sono stati i Paesi che hanno partecipato?
Chiara: Calma, calma, guardo su internet… le principali potenze che hanno combattuto sono state:
Germania, Russia, Francia, Impero Austro-Ungarico, Regno Unito, Italia, Stati Uniti, Impero Ottomano, Paesi del Commonwealth Britannico, Bulgaria, Serbia.
Giovanni: Scusa, ma qui c’è scritto “Grande Guerra”, non stiamo studiando la “Prima Guerra Mondiale”? Paolo: Ma sì, è la stessa cosa. Oggi in classe la prof ci ha spiegato che è stata chiamata così proprio perché si è trattato della prima vera guerra totale che ha coinvolto tutto il pianeta. Guarda cosa dice il libro: “Fu realmente totalitaria, modificò le relazioni sociali e familiari; utilizzò le scoperte scientifiche e le invenzioni della tecnica, dall’elettricità alla radio, dai carri armati agli aerei e ai dirigibili. Fu una guerra di trincea che coinvolse in profondità l’umanità dei soldati dal punto di vista fisico e materiale, etico e psicologico. Le trincee venivano scavate nel terreno in modo da proteggere a stento i soldati dal fuoco nemico, oppure erano ricavate in montagna da rocce e caverne protette da reticolati. I soldati vivevano in condizioni ambientali e igieniche pessime, in una quotidianità irreale fatta di tempi di attesa lunghi e difficili da sopportare.”
non guerra… in a r e o per i nd tto il mo ignificato s tu r a e v m a m a s Inso cosa pos Chiara: aginare m im a riesco pa e il a l’Euro r soldati. r e u g a vi stati dell nati nuo lla fine o a n e o s h : c ti a bia attutto ens ente cam potenze, ma sopr Paolo: P lm ta to o ran radicale chie bìto una mondo e llate vec u e s c o n n a n c a tate i popoli h e sono s ntalità de e m ettiva. la e la vita ienza coll issimi r e p . s e e n e nd azio no giovan rlarima gra trasform ‘99”: era stata la p l è e e pa d a i li z a z It a e anche s Per l’ i “rag e m d ie s ia r in to o n la s mbatteva Ho letto uerra, co g la . o te r n dura i tra lo tti divers ebbe stato vano diale suto. Sar is v o n n se solo vra di loro... sà cosa a o is n h u c lc a to u r Ce e q ro quello Chiara: conoscer nte da lo bbe un e to m a tu o tt e p r dir pito sare bello ave contare re il com farci rac fa o i: n im n s a s pote quegli edeva in che succ ragazzi! gioco da
«Un gioco da ragazzi», una semplice frase pronunciata un milione di volte. Ma è qui che la nostra storia si trasforma in un’avventura. Il libro di storia magicamente diventa una macchina del tempo e un vortice risucchia i tre amici portandoli direttamente negli anni della Grande Guerra. Paolo e Giovanni: Aiuto ma dove siamo! Cosa sono questi rumori? Fa freddo qui, il cellullare non funziona, non c’è campo. E Chiara? Dov’è Chiara? Giovanni: Ma questa è una trincea! Qui i soldati hanno passato settimane, se non mesi, con l’angoscia di morire da un momento all’altro! Paolo: Ma come ci siamo finiti? Forse siamo nella zona del Carso, oppure sulle alture che collegano Gorizia a Trieste.
Giovanni: Ma queste trincee come facevano a proteggere i soldati dalle nuove armi che furono usate nella guerra? Per la prima volta gli eserciti avevano bombe a mano, lanciafiamme, carri armati e addirittura bombe chimiche… Paolo: È incredibile come hanno potuto resistere a lungo in questi posti! Sembra tutto così provvisorio, corridoi così stretti e a pochissima distanza dalle trincee nemiche e poi, guarda: questi soldati non avevano i vestiti giusti. Hanno divise estive, non hanno elmetti e le scarpe sono sbagliate! Soldato 1: Voi chi siete? Che ci fate qui? Correte subito via, altrimenti dovrò farvi arrestare!
Spaventati dalla minaccia del soldato, i due ragazzi corrono all’interno del lungo e stretto corridoio che forma la trincea e si ritrovano catapultati nella vita quotidiana dei tanti soldati che combatterono per difendere la patria e ristabilire la pace nel mondo. Soldato 1: Siete i nuovi arrivati? Aspettavamo rinforzi. Qui ogni giorno la situazione peggiora, tantissimi sono stati feriti. Li hanno portati nelle retrovie, lì ci sono gli ospedali e gli alloggi. Giovanni: Veramente noi… Soldato 1: Ma che divise vi hanno dato?! A noi sono arrivati i primi elmetti e i cappotti. Le scarpe invece le stanno riparando, meno male che il calzolaio è ancora vivo! Paolo: Non ci posso credere… anche il calzolaio e il sarto! Io sto per svenire, ho freddo, ho una paura tremenda e il cellulare non prende! Soldato 1: Cosa è questo cellulare? Ragazzo, ti consiglio di tirar fuori coraggio e tanta forza, per chi prova a ribellarsi o a non rispettare gli ordini le punizioni sono severissime! Intanto andate a farvi tagliare i capelli!
Paolo: Io non voglio farmi tagliare i capelli! Giovanni: Dai andiamo, ci sono un sacco di soldati, almeno saremo al sicuro! Soldato 2: Ben arrivati! Noi siamo del 22° reggimento fanteria. Voi da dove venite? Giovanni: Ehm… da… da… dall’Italia! Soldato 2: Ah, ah, ah, ma siamo tutti italiani! Siete arrivati in un buon momento, stiamo aspettando i “portatori” con cibo, armi e munizioni! Poveracci anche loro: uomini e donne si caricano ceste pesantissime con tutto l’occorrente e camminano per chilometri! Paolo: Ma cosa si mangia qui? Soldato 2: Il nostro rancio è di 600gr di pane, 100 gr di carne, 100 gr di pasta o riso e mezzo litro d’acqua… a volte anche frutta e verdura! Ma lo cucinano nelle retrovie, qui in trincea sarebbe im-
possibile, e quando arriva è freddo e colloso, ma ci farete l’abitudine! Giovanni: E noi che spesso ci ritroviamo a criticare la mensa a scuola... non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siamo fortunati a non aver dovuto vivere queste esperienze! Paolo: Dobbiamo andar via di qui, io voglio tornare a casa… Giovanni: Come facciamo? Dobbiamo trovare il modo e non sappiamo neanche come ci siamo arrivati! Soldato 2: Anche noi vogliamo tornare a casa, tutti gli uomini validi sono stati chiamati al fronte a combattere! Le nostre mogli, le nostre madri, sono rimaste sole con i bambini… e anche a casa non sono al sicuro, fanno la fame e stanno svolgendo tutti quei lavori che prima facevamo noi uomini.
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ozioni e a resister pire le em a di a te c fa a e o n m izia a co la vit Paolo: M gonisti in aglia. In trincea ta o r p i ti, i nostr i di batt nemica. nghi mes e ai solda lu m i ie e s n in o rtiglieria n ’a ti o ll r e a d v i Sedu o r r o ll’altro giovani p candita dai rum s che quei omento a a m iv n n u e a v d i rn ure riceche tutti i gio eschi opp iamo appiamo d s , te o n o r i io ic g o-ungar oi. Cerch iorno per mici austr pre con n iviamo g e m n V e : i s 3 a d è to ti a te r Sold attacca usica. della mo o essere e con la m La paura ! h c e r n a a c potremm o c p a ine di att fare grup vere l’ord istrarci e d i d , ia v rla di manda
Giovanni: La mia vecchia nonna cantava sempre la canzone ‘La leggenda del Piave’, la conoscete? Paolo: Ma quella canzone non è sulla fine della guerra? Non so in che anno siamo, ma siamo ancora lontani da quel periodo! A me viene in mente solo quella famosa poesia di Giuseppe Ungaretti, come si intitolava? Adesso non ricordo ma parlava proprio dei soldati al fronte, era brevissima eppure mi aveva veramente colpito! Soldato 3: Dai, cantate con noi la nostra canzone preferita! Si chiama Ta-pum! Giovanni: Non conosciamo le parole di questa canzone. Scusate, si è fatto tardi e dobbiamo andare. Dai, corriamo! Cerchiamo di andare via da qui!
Ta-pum!
ll’assalto ni si va a r mmazza “Se doma on farti a n o n ti a Sold muretto tro quel ie d i e s parlà Quando puoi più n o n o n ti Solda alle ende a v oi si disc p à o ld d o n s a u Q a più ne non h Battaglio cimitero lle c’è un Nella va à ld o di noi s Cimitero ldati di noi so trovà” Cimitero vengo a ti o rn io g Forse un
ome Si sta cn no tu u d’a eri sugli alb e li g o f le i Ungarett Giuseppe 18 ti 19 a o ld li o S lug Courton, Bosco di
Paolo: Aspetta, guarda... Giovanni: Quel soldato sta scrivendo… vedrai, sarà una lettera alla moglie oppure alla madre. Soldato 4: Eh sì ragazzo, appena possiamo mandiamo notizie a casa. Chissà quali informazioni ricevono! I giornali ormai non scrivono sempre la verità; si possono dare solo notizie autorizzate, la censura è ai massimi livelli! Anche qui i superiori controllano quello che scriviamo nelle nostre lettere! Paolo: Basta, mettiamoci in marcia. Cerchiamo di arrivare al primo paese che incontriamo e troviamo il modo di arrivare a casa.
Trascinati indietro nel tempo, senza sapere come poter tornare, i ragazzi vengono colti da terrore. Iniziano a correre con la speranza di riuscire a lasciare la trincea. Dopo un lungo cammino, seguendo le tracce dei civili e dei soldati, riescono ad abbandonare la prima linea e a raggiungere un paese delle retrovie, dove incontrano un gruppo di soldati. I paesi vicini ai campi di battaglia erano infatti stati trasformati in punti di appoggio. Paolo: Finalmente un po’ di normalità Giovanni: Guarda! C’è anche un bambino… Soldato 5: State per andare in licenza ragazzi? Beati voi altri! A noi ci mandano di nuovo in prima linea. Qui è una buona base d’appoggio: tanti civili ci stanno aiutando!
Gli operai stanno migliorando strade, ferrovie, linee difensive e qui nelle retrovie hanno allestito ospedali, magazzini, alloggi e la “casa del soldato”! Giovanni: Cosa? Cos’è la “casa del soldato”? Paolo: È un centro ricreativo dove i militari potevano ascoltare musica, leggere libri, scrivere lettere, l’ho letto sul libro! Ma aspetta un attimo, quella tenda è un ospedale? Ehi… anche Chiara è qui!
Confusi e frastornati i due ragazzi si rendono conto che tra le crocerossine che stanno assistendo i feriti c’è anche la loro amica. Chiara: Ragazzi che bello vedervi! Allora non sono finita qui da sola! Anche voi siete tornati indietro nel tempo… ragazzi, non avete idea di cosa ho visto: malattie, mutilazioni, ferite, soldati morti… queste donne stanno provando a curare questi uomini ma non hanno nemmeno gli antibiotici! Sono veramente incredibili, non solo si occupano di medicare e assistere i tanti feriti ma spesso sostituiscono gli uomini anche nelle attività chirurgiche!! Giovanni: Ce l’aveva detto anche quel soldato in trincea, pure nelle fabbriche e nelle campagne le donne stanno sostituendo gli uomini in lavori che prima erano solo maschili!! Paolo: Dai, torniamo a casa ragazzi! Laggiù c’è un treno… Chiara: Corriamo, sta partendo, proviamo a prenderlo! Paolo: Dai, forza! Ce la facciamo a tornare a casa!!!
Saliti sul treno, i ragazzi si rendono conto dell’esperienza vissuta. Avevano sentito parlare della Prima Guerra Mondiale ma senza capire fino in fondo cosa significasse vivere in quegli anni: uomini, donne, bambini, l’intera società, tutti coinvolti in un evento che ha sconvolto le loro vite e la loro anima fin nel profondo. Chiara: Ora che torniamo a casa, voglio scrivere tutto quello che ho visto, non possiamo dimenticare… Con la speranza che quel treno possa riportarli nel loro tempo, i tre protagonisti di questa memorabile avventura hanno probabilmente trovato il modo per affrontare con maggiore facilità la verifica di storia. Ma certamente l’aver vissuto insieme agli uomini e alle donne di quel tempo li ha resi consapevoli delle difficoltà quotidiane che milioni di persone hanno affrontato durante quegli anni. Come per incanto … la guerra è svanita e davanti a loro si materializzano le mura di casa, il computer e il libro di storia.
LO SAPEVI CHE...
La guerra scoppiò nel 1914. In seguito all’assassinio a Sarajevo dell’erede al trono asburgico Francesco Ferdinando, l’Austria inviò alla Serbia un ultimatum e subito dopo invase il Paese. Scoppia la guerra. L’Italia entrò in guerra nel 1915.
64.000.000 soldati mobilitati in tutto il mondo
8.500.000 soldati caduti
21.000.000
1917
soldati feriti
1918
7.800.000 soldati prigionieri o dispersi
1919
600.000
novembre: l’esercito italiano fu duramente sconfitto nella famosa battaglia di Caporetto entrata in guerra degli Usa e ritiro della Russia la battaglia di Vittorio Veneto segnò la vittoria dell’Italia contro l’impero austro-ungarico firmati gli armistizi, la guerra finì con le conferenze di Pace l’anno successivo nacque la Società delle Nazioni
soldati italiani caduti
186 miliardi
132 miliardi
$
DEM
i costi economici della Grande Guerra (circa 2 trilioni di dollari odierni)
miliardi di marchi in oro furono il risarcimento che la Germania dovette pagare agli stati vincitori
43 MILIONI i colpi di artiglieria consumati dall’esercito italiano
40.250 km
40 MILIONI
la lunghezza totale che si otterrebbe allineando le trincee scavate durante la Grande Guerra: una lunghezza sufficiente a circondare tutta la Terra
di animali: cavalli, cani, piccioni viaggiatori e altri, morirono in battaglia al servizio delle truppe armate
IN ITALIA
5
,8
MILIONI
i soldati mobilitati su una popolazione di 38 milioni
80%
dei mobilitati appartenevano alla fanteria
60%
di costoro erano semplici contadini
Furono 470.000 i renitenti alla chiamata | Furono 250.000 i processi penali a militari: 170.000 le condanne per diserzione | 4.000 le sentenze di morte di cui 750 furono le fucilazioni eseguite | 15.000 soldati condannati all’ergastolo | Sono stati 1.000.000 i civili chiamati a costruire la grande rete di infrastrutture necessarie per l’esercito in guerra (strade, mulattiere, ponti, baraccamenti, canali, linee difensive e ferrovie) | Vennero allestiti 209 ospedali da campo e ambulanze chirurgiche: 30.000 erano i posti letto disponibili | 700.000 furono i feriti curati | 1.163 erano gli ufficiali medici al fronte | 7.320 erano le infermiere di cui 1.080 crocerossine | 157 erano i cappellani.
CURIOSITA’ La storia vuole che, per quanto riguarda l’Italia, il primo colpo di fucile della Grande Guerra sia stato sparato alle 22,40 del 23 maggio 1915. Il finanziere Pietro Dall’Acqua di guardia al ponte di Brazzano, sul torrente Judrio, sparò contro una pattuglia di genieri nemici, costretti così a desistere dal tentativo di far saltare il ponte.
IL PRIMO COLPO DI FUCILE
IL SUFFRAGIO FEMMINILE
In Inghilterra le donne ottennero il diritto di voto nel 1918, già dal 1906 e dal 1907 in Finlandia e in Norvegia le donne poterono partecipare alle elezioni. Negli Stati Uniti questo diritto fu ottenuto nel 1920, in Italia invece bisogna attendere il 1946. Il primo paese musulmano a concedere il suffragio femminile è stato la Tunisia nel 1959.
Il fante inglese era soprannominato simpaticamente “Tommy”, mentre il suo nemico tedesco, al di là della terra di nessuno, “Jerry”. Erano “il gatto e il topo” che, sempre in guerra tra loro, si rincorrevano senza mai darsi tregua. Da questi stereotipi il nome dei personaggi del famoso cartoon di Hanna & Barbera degli anni ‘40.
TOM e GERRY
IL CAVALLINO RAMPANTE
Francesco Baracca, eroe aviatore, scelse il cavallino come suo emblema traendo spunto da quello colore argento su sfondo rosso del “Piemonte Reale”, suo Reggimento di Cavalleria. Fu la madre, dopo la sua prematura morte sul Montello, che decise di donare al patron Enzo Ferrari lo storico simbolo.
Medaglia d’oro al valor militare, non era un bersagliere e neppure un soldato. Aveva perso la gamba in un incidente sul lavoro. Si arruolò comunque in guerra e divenne una specie di mascotte delle truppe. Leggenda vuole che Toti fu ferito più volte dai colpi avversari e con un gesto eroico scagliò la stampella contro il nemico esclamando: “Nun moro io!” (io non muoio).
ENRICO TOTI
LE PRIME DIVISE ALPINE
Le prime truppe utilizzate sulle altissime quote alpine, avevano in parte ancora le divise della guerra africana della Libia che, come facilmente si può immaginare, erano del tutto inadeguate alle fredde primavere a quelle altitudini.
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Si ringraziano: l’Uicio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano e il Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana per la gentile concessione delle foto.