DIRITTO SINDACALE 1
DIRITTO SINDACALE Il diritto sindacale è quella branca del diritto che studia la figura del lavoratore da un punto di vista collettivo. Riflette vicende ed interessi collettivi che direttamente o indirettamente riguardano il mondo del lavoro. Oggetto delle disciplina sono tre argomenti principali: 1)le organizzazioni sindacali; 2) lo sciopero; 3) il contratto collettivo di lavoro. 2
Fonti Fonti internazionali Fanno capo alla OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) Convenzioni – Raccomandazioni (Si tratta di enunciati di principi generali) Fonti comunitarie Regolamenti - Direttive 3
Fonti • Costituzione
Art. 39, “libertà sindacale” Art. 40, “diritto di sciopero” Art. 46, ”diritto dei lavoratori a collaborare nell’impresa” 4
Legge 300 del 1970 Tre obiettivi: 1) Tutele della liberta e della dignità di lavoratori con riferimento a situazioni repressive che possono verificarsi nell’impresa; 2) Rafforzare l’effettività del principio di libertà sindacale all’interno dei luoghi di lavoro; 3) Politica di sostegno per le organizzazioni sindacali. In sintesi: rafforzamento della posizione del sindacato nell’impresa. 5
Nascita del diritto sindacale Fenomeno tipicamente moderno Si sviluppa a partire dalla metà del XIX secolo, parallelamente alla storia del movimento operaio CONFLITTO INDUSTRIALE Conflitto tra capitale e lavoro (espressione applicabile a tutti i settori produttivi) RELAZIONI INDUSTRIALI Insieme delle relazioni tra soggetti (imprenditori, lavoratori e organi pubblici) che agiscono in un ampio e complesso contesto di variabili economici 6
Ordinamento intersindacale Un ordinamento stabile, distinto dall'ordinamento statale, che, sotto il profilo giuridico-normativo regge le relazioni industriali. I due ordinamenti convivono all'interno del nostro sistema, regolando molto spesso le medesime materie. Qualora confluiscano verso una stessa valutazione normativa, non si crea alcun problema, ma qualora differiscano tra loro la norma di un ordinamento sarà ineffettiva nell'altro e viceversa. Altre volte le valutazioni normative dei due ordinamenti, pur essendo diverse, non entrano in contrasto (es. il contratto collettivo, che per l'ordinamento statale è un semplice accordo tra le parti disciplinato dal codice civile, mentre per l'ordinamento intersindacale è un atto fondamentale che regola i rapporti tra imprenditori e sindacati). 7
IL SINDACATO IN ITALIA Le società di mutuo soccorso Le prime forme associative furono le società di mutuo soccorso, nate con finalità di tutela in caso di malattia e infortunio, e che, quando si passò alla contrattazione delle condizioni di lavoro con il padronato e allo scontro, sostennero spesso il costo economico degli scioperi operai. Le società di mutuo soccorso ebbero sin dall'inizio una composizione interclassista (composta da diverse classi sociali). Nonostante si definissero come associazioni "apolitiche" era elevata l'influenza esercitata dal pensiero borghese (appartenente cioè alla classe formata dai proprietari terrieri, dai commercianti, dagli artigiani, dai dirigenti industriali, dai liberi professionisti, dai gruppi, che detenevano la ricchezza e i mezzi di produzione) in tutte le sue varianti: moderato-costituzionale, democratico - radicale e mazziniano repubblicano. Alcune società erano di carattere confessionale, riferite cioè alla chiesa. Le prime SMS erano concentrate nel Regno di Sardegna, la loro diffusione nazionale avvenne dalla seconda metà del XIX secolo. Comunque il mutualismo (aiuto vicendevole fra più persone) attecchì nel Centro Nord, soprattutto in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia e Toscana. Lo strumento iniziale che unì queste esperienze fu il Congresso annuale delle Società di Mutuo Soccorso 8
Scopi delle S.M.S. • assistenza sanitaria gratuita e sussidi in denaro in caso di disoccupazione, malattia, infortunio, vecchiaia o decesso; • versamenti volontari per formare una sorta di deposito da utilizzare per l'elargizione dei sussidi. • Tra le attività secondarie vi furono anche l'assistenza morale, l'istruzione e l'educazione. 9
Crescita ed evoluzione delle S.M.S. • Nel 1862 erano 113 SMS, si arrivò alle oltre 5000 di fine secolo. • L'impostazione dei primi dirigenti era filantropica (caritatevole altruista e solidale verso gli altri senza interesse personale) e paternalistica (cioè il vedere tutte le azioni come elargizioni dovute ad illuminata bontà ). • Nel 1886 si costituì a Milano la Federazione Nazionale delle Cooperative. • Questo fu un passaggio che segnò una maturazione del movimento operaio. • L'evoluzione del sistema industriale, il diffondersi delle idee socialiste e anarchiche, misero in crisi le società di Mutuo Soccorso, ormai non più in grado di soddisfare i nuovi bisogni e le esigenze nascenti del nuovo proletariato industriale. 10
Le Leghe di Resistenza Negli ultimi decenni del XIX secolo crebbe il proletariato industriale e, complici il diffondersi delle idee socialiste e la creazione del Partito dei lavoratori italiani, nacquero le leghe di resistenza. Rappresentarono un salto di qualità notevole , perché si sganciarono dalla vecchia tutela borghese (benestante) per diventare strumenti di tutela di classe autonoma , gestita dal basso. Principale novità stava nella possibilità di organizzare agitazioni (scioperi) contro i padroni per denunciare lo sfruttamento operaio e per avere riconosciuti i diritti della persona. 11
Camere del lavoro
Sull'onda degli scioperi nacquero molte delle leghe di mestiere tra le quali la lega dei muratori e la lega dei metallurgici, sorte a Milano alla fine degli anni Novanta dell'Ottocento. Sul declinare del secolo comparvero le Camere del lavoro, strutture territoriali che avevano lo scopo di mediare tra lavoratori e datori di lavoro, e di gestire il collocamento. Le più antiche furono quelle di Milano, Torino e Piacenza fondate nel 1891 sulla scorta dell'esperienza francese delle Bourses du Travaille. La prima sede della Camera del lavoro di Milano fu ospitata al Castello Sforzesco nel cuore della città.
Le principali attività delle Camere del lavoro furono, inizialmente, il collocamento, l'istruzione e l'assistenza e il fine ultimo consisteva nel miglioramento delle condizioni dei lavoratori da raggiungersi non attraverso lo sciopero ma con l'arbitrato, ossia la risoluzione delle controversie con la mediazione di un soggetto terzo e sopra le parti. Con gradualità i compiti delle Camere del lavoro mutarono, invece, nella tutela degli interessi generali dei lavoratori e nel compito di coordinamento e direzione 12 della resistenza.
Federazioni di mestiere Parallelamente alle Camere del lavoro si svilupparono le federazioni di mestiere, che raggruppavano i lavoratori divisi in settori: vi era la federazione del Libro, quella dei tipografi, dei postali, degli operai edili, dei lavoratori delle ferrovie, dei panettieri, ecc. Nel 1901 nacquero due tra le pi importanti federazioni quella degli operai metallurgici, la Fiom, e quella dei lavoratori della terra, la Federterra. 13
Nascita della CGL Il 1° ottobre 1906 dietro proposta della Fiom nacque a Milano la Confederazione generale del lavoro (CGdL) che riuniva le strutture orizzontali territoriali, ovvero le Camere del lavoro, e le strutture verticali, ovvero le federazioni di categoria. 14
Scissione e nascita dell’USI La politica riformista della Confederazione, improntata sulla contrattazione collettiva e sull'utilizzo moderato dello sciopero, portò presto allo scontro e alla scissione della componente rivoluzionaria con la creazione dell'Unione sindacale italiana (Usi) 15
Periodo fascista Dopo una pausa dei conflitti durante la prima guerra mondiale, l'avvento del fascismo portò alla soppressione delle libertà collettive e allo scioglimento nel 1925 delle Camere del lavoro e dei sindacati liberi. La rappresentanza dei lavoratori fu affidata al sindacato di Stato, unico titolare a firmare contratti. Le relazioni industriali furono da quel momento gestite dalle Corporazioni, che rappresentavano pariteticamente lavoratori e datori di lavoro. 16
ORDINAMENTO CORPORATIVO - Nasce con la Legge 3 aprile 1926, n. 563 Essa prevedeva: 1) Sindacato unico (“Non può esser costituita legalmente per ciascuna categoria di lavoratori, che una sola associazione”); 2) Sindacato persona di diritto pubblico (forti controlli da parte dello Stato – efficacia erga omnes contratti collettivi); 3) Rappresentanza legale di tutti i componenti della categoria; 4) Magistratura del lavoro conferita alla Corte d’Appello; 5) Illiceità penale dello sciopero e della serrata;
17
Nascita delle corporazioni - Nascono con la Legge 5 febbraio 1934 (22 corporazioni) - “ll dovere dello Stato è di intervenire per mantenere non solo l'ordine, ma anche la giustizia e la pace sociale tra le diverse classi. Questo perché ritiene che l'interesse supremo sia non quello dell'individuo, quanto quello nazionale”. All'interno di esse, i sindacati si distribuiscono secondo il ciclo produttivo: ogni corporazione comprende infatti tutti i sindacati di ogni ramo di produzione, andando a formare tre gruppi: a) Corporazioni a ciclo produttivo agricolo, industriale e commerciale b) Corporazioni a ciclo produttivo industriale e commerciale c) Corporazioni per le attività produttrici di servizi. 18
Soppressione ordinamento corporativo - Con r.d.l. 9 agosto 1943, n. 721 si soppressero gli organi corporativi; - Con d.l. 23 novembre 1944, n. 369, sciolte le organizzazioni sindacali fasciste e disposta la liquidazione del patrimonio; - Con Legge 18 novembre 1977, n. 902 il patrimonio fu diviso tra i sindacati attuali. 19
Ricostituzione sindacalismo democratico Il sindacalismo democratico si ricostituisce solo con il Patto di Roma (3 giugno 1944) Esso stabilisce che vi sarà un solo organismo su tutto il territorio nazionale, la CGIL (CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO). 1948: attentato a Togliatti Si crea uno scontro interno tra l'esecutivo nazionale della Cgil che si pronuncia per uno sciopero generale prolungato e tra i membri democristiani del direttivo Cgil sollecitano la fine dello sciopero. Si prende atto della ''rottura dell'unità sindacale''. Il 16 ottobre dello stesso anno nasce la Libera Confederazione Generale Italiana del lavoro (Lcgil). Nel 1949 ci sarà una ulteriore scissione. Anche i repubblicani escono dalla Cgil e la Lcgil con le nuove minoranze va a costituire la Confederazione Italiana Sindacato lavoratori Cisl ( 1° maggio 1950). Successivamente si costituisce la Unione Italiana 20 del Lavoro (Uil).
Norme in materia sindacale •Art. 39 Cost. •Art 40 Cost. •Legge n. 300 del 1970 (Statuto dei lavoratori) •Legge n. 142 del 1990 (Sciopero nei s.p.e.)
21
Organizzazione del sindacato - Sindacato di mestiere (craft union)- In ogni impresa operano tanti sindacati quanti sono i mestieri. - Sindacato per ramo d’industria – Il sindacato si organizza secondo il tipo di attività produttiva dell’impresa (es. tessili, chimici, metalmeccanici, ecc.) 22
Organizzazione sindacale interna CONFEDERAZIONE
Struttura regionale Intercategoriale ORIZZONTALE
Struttura territoriale Intercategoriale ORIZZNTALE
Struttura nazionale di categoria Struttura regionale di categoria Struttura territoriale di categoria Struttura di luogo di lavoro 23
Rappresentanza dei lavoratori a livello aziendale -Commissioni interne
- S.a.S. - Consigli di fabbrica - R.S.A. - R.S.U.
24
Doppio canale e canale unico I lavoratori, per tutelare i propri interessi, si organizzano sia all'interno dei luoghi di lavoro, sia all'esterno ed il movimento sindacale non rappresenta altro che il rapporto intercorrente tra questi due livelli. DOPPIO CANALE : qualora coesistano due organismi, uno elettivo di rappresentanza generale, ed uno associativo, a rappresentanza volontaria e con potere negoziale, esplicazione dei sindacati esterni nei luoghi di lavoro CANALE UNICO: in cui la struttura di rappresentanza è sindacale/associativa tanto all'interno quanto all'esterno dei luoghi di lavoro 25
Commissioni interne Sono organismi democratici, elettivi, che, nell'ambito aziendale, rappresentano e tutelano gli interessi morali e materiali, collettivi e individuali di tutto indistintamente il personale, sia di quello organizzato nel sindacato, sia di quello che eventualmente non lo fosse. Non sono, dunque, un organo del sindacato, ma la prima forma organizzativa che i lavoratori autonomamente si dànno per la difesa unitaria dei proprî interessi. 26
Nascita delle C.I. Di esse si hanno più frequenti notizie intorno al 1900. In questo periodo però le commissioni interne non avevano organi stabili, poiché venivano nominate in occasione di agitazioni o di scioperi come delegazioni operaie per le trattative con il datore di lavoro. Le commissioni interne sorsero un po' ovunque, ma con caratteristiche diverse a seconda del ramo di produzione dell'azienda, dopo il 1906, quando ebbero il primo riconoscimento ufficiale. Il primo accenno alle commissioni interne avviene nel 1906 con il contratto tra la Fiom e l’Itala di Torino, nel quale si riconosceva agli operai il diritto di eleggere una commissione interna alla quale, unitamente alla direzione della fabbrica, era demandato il compito di «risolvere le controversie e tutti i conflitti di qualsiasi natura», e costituiscono la prima forma di rappresentanza dei lavoratori in una unità produttiva. 27
Commissioni interne .. segue L'avvento del fascismo arrestò lo sviluppo delle commissioni interne e anzi esse furono disperse specialmente dopo il 1925, quando nelle ultime elezioni svoltesi in quell'anno nelle fabbriche i fascisti furono completamente battuti. Il soffocamento totale di questi organismi aziendali democratici si compì con la legge Rocco del 3 aprile 1926. 28
Commissioni interne …segue • Crollato il fascismo, il 3 settembre 1943 si stipulò con la Confederazione dell'industria un accordo sulle commissioni interne della durata di tre anni. Esse venivano istituite come organi di rappresentanza unitaria di tutti i lavoratori, impiegati e operai, in tutte le aziende che avessero almeno venti dipendenti. Dopo l'8 settembre nel territorio liberato le commissioni interne si svilupparono e si estesero anche nelle aziende non industriali (agricole, imprese edili, commerciali, uffici pubblici, ecc.). • Successivamente, con l'accordo del 7 agosto 1947 tra la CGIL e la Confindustria, le commissioni interne hanno ricevuto una nuova regolamentazione che consolida le loro funzioni nell'ambito aziendale, accresce il loro prestigio e amplia il loro campo d'azione. 29
Compiti in generale delle commissioni interne "Il compito fondamentale della commissione interna o del delegato di impresa" (che esplica le stesse mansioni nelle aziende più piccole), secondo l'art. 2 dell'accordo del 7 agosto 1947 "è quello di concorrere a mantenere normali i rapporti tra i lavoratori e la direzione dell'azienda, in uno spirito di collaborazione e di reciproca comprensione per il regolare svolgimento dell'attività produttiva". Inoltre secondo lo stesso articolo: "Le commissioni interne devono rimettere alle proprie organizzazioni sindacali, per la trattazione nei confronti delle organizzazioni che rappresentano le aziende, tutto quanto attenga alla disciplina collettiva dei rapporti di lavoro e alle relative controversie". 30
Compiti in particolare delle C.I.
a) controllare le assunzioni e i licenziamenti del personale al fine di evitare che essi ledano i legittimi interessi individuali e collettivi della maestranza; b) intervenire nella direzione aziendale per la stretta osservanza, la giusta interpretazione e l'integrale applicazione dei contratti collettivi di lavoro e di tutte le disposizioni favorevoli ai lavoratori, siano esse concordate fra le parti o siano imposte dalle leggi (igiene e sicurezza del lavoro, prevenzione infortunî, assistenza sociale, ecc.); c) tentare la prima opera di conciliazione nei confronti della parte padronale nelle controversie e nelle vertenze, individuali e collettive, del personale dell'azienda; d) intervenire nella compilazione o nelle riforme del regolamento che disciplina la vita interna del luogo di lavoro (orari, turni, ferie, ecc.) esigendone poi il rispetto tanto dalla parte padronale quanto da quella dei lavoratori; e) contribuire a determinare le varie forme di retribuzione a incentivo (cottimi, straordinarî, premî di produzione, ecc.) fissandone, d'accordo col sindacato, il sistema di pagamento, la tariffa e la durata; f) intervenire nella qualificazione del personale di ogni categoria, grado e gruppo, sia femminile sia maschile, e sia per i giovani sia per gli adulti; g) controllare la piena giustificazione di ogni penalità proposta o decisa dal datore di lavoro nei confronti del personale (multe, sospensioni, ecc.) e per quelle di carattere pecuniario, vigilare che il loro ammontare vada totalmente alla cassa interna delle maestranze e curare che queste ne controllino l'amministrazione; h) promuovere la costituzione e controllare il funzionamento e l'amministrazione di tutte le istituzioni di carattere sociale dell'azienda (mense, spacci, circoli ricreativi, infermerie, ambulatori, mutue, ecc.)
31
Le Sezioni Sindacali Aziendali • Le sezioni sindacali aziendali (sas), istituite con un percorso iniziato a metà degli anni Cinquanta e concluso con il V Congresso della Cgil del 1960, rappresentantarono una sorta di anello di congiunzione fra il movimento sindacale e la vita aziendale. • Non furono mai riconosciute da accordi interconfederali – ebbero, tuttavia, molte difficoltà ad assumere un ruolo ben determinato nei riguardi delle commissioni interne le quali erano presenti in quasi tutti i luoghi di lavoro venendo pertanto accettate e riconosciute dalle controparti aziendali. Le sas, quindi, assicurarono la presenza del sindacato nella fabbrica a livello organizzativo ma quasi mai politico-contrattuale, ruolo che veniva nella pratica svolto dalle commissioni interne. • Nonostante a un certo punto la Cgil cercò di dare alle sezioni sindacali aziendali (organi che non furono mai unitari) un tipo di struttura che si occupasse maggiormente della condizione operaia e che fosse realmente espressione della base – anche attraverso l’elezione diretta dei suoi membri mediante voto segreto dei lavoratori e non più nominati dal sindacato provinciale – esse si avviarono al tramonto, che arrivò alla fine degli anni Sessanta.
32
Consigli di fabbrica • I Consigli di Fabbrica (CdF) nascono dalle rivendicazioni operaie della seconda metà degli anni '60, sulla straordinaria spinta che si è espressa nelle lotte dei lavoratori italiani a partire dai rinnovi contrattuali del ’69-’70. • « … sono organismi di rappresentanza più diretta e capillare dei lavoratori rispetto alle Commissioni Interne, in quanto vengono costituiti da delegati eletti dai singoli gruppi, linee, reparti o officine, quali rappresentanti di “gruppi omogenei” di lavoratori, cioè da coloro che assolvono le stesse mansioni oppure operano nella stessa sezione dell'impresa. Le Commissioni Interne, al contrario, vengono elette su liste globali distintamente per operai e impiegati per l'insieme dell'azienda o dello stabilimento. • Inoltre, pur partecipando alle votazioni per le Commissioni Interne e per i Consigli di Fabbrica tutti i dipendenti iscritti e non iscritti al sindacato, le candidature per le CIvenivano presentate da ciascun sindacato con propria lista, mentre nel caso dei Consigli di Fabbrica le candidature sono presentate unitariamente dai tre sindacati più rappresentativi (CGIL, CISL, UIL), senza distinzione di lista» 33
Consigli di fabbrica … segue Il patto stipulato nel 1972 tra CGIL, CISL e UIL attribuì loro poteri contrattuali nel posto di lavoro. Il potere a loro in sostanza veniva riconosciuto su delega delle OO.SS. Esterne. Il patto venne sciolto nel 1984 e mise in crisi anche questi organismi. Il 14 febbraio 1984, con un decreto, il Governo Craxi tagliò di 4 punti percentuali la scala mobile, per combattere il galoppante aumento dei prezzi che viaggiava su percentuali a due cifre. Il provvedimento era frutto dell’accordo di San Valentino, siglato dal Governo con la Cisl e la Uil, ma senza la Cgil. Una spaccatura profonda, sociale e politica. L’anno dopo, in un clima infuocato, si svolse il referendum abrogativo che sancì la sconfitta del Pci e della Cgil. 34
RSA - Rappresentanze sindacali aziendali RSU - Rappresentanze sindacali unitarie
35