Fiera e indomita Gaeta di Franco Maria Puddu
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Giustiniano I, in occasione di alcune campagne militari con le quali scacciò i Vandali dal Nordafrica, conquistò anche parte della Spagna e, durante la cosiddetta Guerra Gotica, annetté al suo impero anche parte dell’Italia compreso il Lazio e, di conseguenza, Gaeta. Questa tornerà autonoma, almeno amministrativamente, nell’839, sotto forma di ducato che dall’875 circa sarà retto dalla dinastia dei Docibile, sotto i quali la città raggiungerà, nel X secolo, l’acme della sua potenza economica, politica, artistica e militare.
Una piccola città di mare che in più occasioni seppe conquistare la propria libertà e indipendenza
ntiqui tradunt…” (gli antichi ci tramandano) che i primi insediamenti umani nell’area attualmente occupata da Gaeta, la bella cittadina laziale posta quasi sulla linea di confine tra questa regione e la Campania, fecero la loro comparsa attorno all’VIII secolo a.C., ma entrarono in contatto con Roma non prima del 345 a.C., anno che sancì il passaggio del già fiorente centro sotto il dominio dell’Urbe maxima. Le origini del suo nome sono invece quanto mai vaghe: secondo il geografo greco Strabone i pescatori laconi chiamavano Gaetas il grande golfo sul quale si affaccia la città; secondo Virgilio sia golfo che città vennero così chiamati dal nome di Caieta, la nutrice di Enea che, morta durante la fuga da Troia distrutta, l’eroe provvide a seppellire sulle coste laziali; per lo storico Diodoro Siculo il nome derivò invece da quello di Aietes, il padre di Medea, la figlia di Circe innamorata di Enea: come si vede non c’è che l’imbarazzo della scelta. Di una cosa, però, siamo certi, che sotto Roma Gaeta divenne, per la bellezza, la rigogliosità della natura, il suo mare e la mitezza del clima, un luogo di villeggiatura grandemente rinomato, fra i cui frequentatori non mancarono mai patrizi, consoli, senatori e perfino imperatori, tanto che venne appositamente realizzata, per raggiungerla, una via più breve della già esistente Appia, la Via Flacca, dal nome del console Orazio Flacco che la fece costruire. Dopo il 476, anno in cui cadde l’Impero Romano d’Occidente, attorno al 550 l’imperatore bizantino
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Gaeta Repubblica Marinara La potenziale importanza di Gaeta si doveva evidenziare ben presto nel teatro geopolitico non solo dell’Italia, ma del Mediterraneo di allora. Si pensi, infatti, che la definizione di Repubbliche Marinare, nata nell’Ottocento e riferita ad alcune città italiane che a partire dal Medioevo godettero, grazie alle proprie attività marittime, di particolare autonomia politica e prosperità economica, non è corretta. In genere, infatti, ci si riferisce alle quattro maggiori Repubbliche di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia, ma si commette un’inesattezza, perché a queste ne andrebbero aggiunte altre quattro, minori, ossia Ancona, Gaeta, Noli e Ragusa, in Adriatico, che in certi momenti ebbero una importanza non secondaria anche rispetto alle altre più conosciute. Per divenire Repubblica Marinara, ogni città doveva possedere specifici requisiti, ossia doveva essere
“La battaglia di Ostia”, affresco di Raffaello Sanzio da Urbino, databile attorno al 1514 e situato nel Vaticano, nella Stanza dell’Incendio di Borgo; in apertura, lo stemma del Ducato di Gaeta
indipendente, avere una autonomia economica, politica e culturale, basate essenzialmente sulla navigazione e sugli scambi marittimi, possedere una flotta, nascere o costituirsi come città-stato, essere presente nei porti mediterranei con propri fondachi e consoli, avere la presenza di fondachi e consoli di città e Paesi stranieri nel proprio porto, battere una moneta propria accettata in tutto il Mediterraneo ed emanare proprie leggi marittime, avere un governo di carattere repubblicano e partecipare, infine, alle Crociate e/o alla repressione della pirateria saracena, turca, mora o musulmana che dir si voglia. Ebbene, Gaeta, che controllava un’area corrispondente alla parte occidentale dell’attuale provincia di Latina (per alcuni anni ebbe anche il dominio sulle isole pontine), commerciava con le più importanti città italiane, aveva consolati in Barberia (vale a dire negli odierni Marocco, Algeria, Tunisia e a Tripoli di Libia), leggi proprie (come quelle ordinate nel Codex Diplomaticus Cajetanus) e una propria moneta, il follaro, largamente diffusa in
tutti i mercati italiani; disponeva inoltre di una flotta militare e di una mercantile, nonché di cantieri in grado di costruire ottime navi e garantirne la manutenzione. Anche se non si costituì mai in regime repubblicano, il potere del suo duca non era assoluto, ma limitato da una magistratura di tipo comunale e dal controllo di un popolo cosciente che, grazie a queste scelte, si fece sempre più forte e prospero.
Repressione della pirateria Fu anche molto attiva nella repressione dei corsari nordafricani: dopo essersi liberata, nell’846, con l’aiuto di Napoli e Amalfi, da un assedio dei saraceni, aderì, ancora con Amalfi e i ducati di Napoli e Sorrento, assieme al Papa Leone IV, alla Lega Campana, e furono proprio le navi gaetane ad avere un peso determinante nella sconfitta che venne inflitta ad Ostia ai saraceni nell’849, battaglia ancora oggi considerata da molti la più grande vittoria di una flotta cristiana sui musulmani prima di quella, in seguito determinante, di Lepanto.
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Il quartiere medievale di Gaeta visto dal lato del mare, con il Palazzo Arcivescovile, caratterizzato da due file di ampie logge
Anche se la vittoria definitiva di queste leghe militari italiane sui musulmani doveva giungere nel 915, quando Amalfi e Gaeta con papa Giovanni X, Napoli, Capua, Salerno, Benevento, il Regno d’Italia e l’Impero bizantino, formarono la Lega Romana, le cui unità vinsero la battaglia del Garigliano che portò alla fine della grande colonia arabo-berbera del Garigliano, bloccando così l’espansione musulmana in Italia. Infine, nel 1087, le flotte amalfitana e gaetana, assieme a quelle di Pisa, Genova e Salerno, attaccarono e semidistrussero il porto tunisino di al-Mahdiyya, a 200 chilometri circa a sud di Tunisi. Paradossalmente, nonostante queste scelte militari, Gaeta mantenne sempre ottimi rapporti con i “saracini” per il semplice motivo che questi prima di tutto non erano condizionati dall’essere sudditi di emiri o califfi ma avevano proprie politiche, ed inoltre erano i principali partner commerciali del ducato e potevano, a seconda delle circostanze, risultare utili per preservare la sua indipendenza da improvvise pretese sia degli svevi che dei bizantini. Successivamente, la città che nel frattempo aveva iniziato estesi lavori di fortificazione che portarono anche alla costruzione del grande castello (que-
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sto che, nel secondo dopoguerra, avrà funzione di carcere militare fino al 1980) che la domina e di numerose strutture che, all’occorrenza, la facevano divenire letteralmente imprendibile, nel 1032 era passata sotto il Principato di Capua; quindi, nel 1135, dopo varie vicissitudini, l’ultimo duca, Riccardo III, la lasciò in eredità a Ruggero II di Sicilia, a partire dalla cui dominazione, peraltro molto benevola, ebbe inizio un periodo di circa sette secoli, durante i quali Gaeta che nel 1734 sarà conquistata da Carlo III di Borbone, fondatore del ramo napoletano di questa dinastia, sarà una importante città di confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato della Chiesa. Oltre a continuare ad essere un florido centro, godeva di un ottimo porto con pescaggi anche alti, il cui stato di mantenimento era particolarmente seguito sin dai tempi del già citato Codex Diplomaticus Cajetanus che vietava tassativamente di gettare a mare zavorre e rifiuti di qualsiasi tipo, mentre i moli, tra un’operazione di carico e scarico e un’altra, dovevano essere mantenuti sgombri per poter garantire sempre la massima efficienza per la movimentazione delle merci. Nel 1818, Ferdinando I classificò il porto di Gaeta “di II classe”, e nel borgo marinaro istituì la “Scuola
Nautica del Borgo”, che operò fino alla caduta dei Borbone, nel 1861, aperta a tutti i ragazzi che intendessero seguire la carriera del mare come capitani di piccolo cabotaggio; l’industria cantieristica, inoltre, era ovunque riconosciuta come valida e di ottimo livello.
Una piazzaforte marittima Ma Gaeta era, soprattutto, una notevole piazzaforte marittima, e per questo nella sua vita dovette sopportare, nell’arco di un migliaio di anni, ben 18 assedi, alcuni dei quali particolarmente duri, a partire da quelli che interessarono direttamente le vicende locali, come quello già citato dei saraceni dell’846 o quello del 1799, durante il quale la città venne occupata dalle forze rivoluzionarie francesi guidate dal generale Rey, a quelli che rientravano in canoni dettati dalla politica internazionale, come quello del 1707, nell’ambito della Guerra di Successione di Spagna, nel quale truppe spagnole assediate furono costrette ad arrendersi a forze austriache, o quello del 1806 nel quale una guarni-
gione austriaca comandata dal principe d’Assia dovette cedere le armi di fronte ad un esercito assediante francese. Non bisogna poi dimenticare che Gaeta, a causa della sua collocazione strategica, venne utilizzata dal fuggiasco Papa Pio IX che, scacciato da Roma dalla rivoluzione che sarebbe sfociata nell’anno successivo nella creazione della Seconda Repubblica Romana, vi si recò per porsi sotto la protezione del Regno delle Due Sicilie, il 25 novembre del 1848. Per concludere, nel 1860-61 fu stretta in una morsa d’acciaio, per oltre tre mesi, da terra dalle forze piemontesi del generale Enrico Cialdini e dal mare da una squadra al comando dell’ammiraglio Carlo Pellion di Persano, dopo lo storico incontro avvenuto tra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi a Teano. Per onestà dobbiamo ricordare che le forze borboniche (ingenerosamente dileggiate come “l’esercito di Franceschiello” dalla propaganda dei Savoia) resistettero eroicamente a terrificanti bombardamenti, con il Re e la Regina (la bella Maria Sofia di Ba-
Gaeta vista dall’alto dal monte Orlando; sono ancora evidenti le possenti fortificazioni che difendevano la città, dominata in alto dal castello, sia dal lato terra che da quello mare
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Un drammatico momento dell’assedio di Gaeta del 1861: il 5 febbraio la polveriera della Batteria Sant’Antonio, centrata in pieno dal tiro piemontese esplode, aprendo nelle difese a mare una breccia di circa 40 metri
viera, sorella della principessa Sissi) spesso in prima linea nelle casematte e nei camminamenti a rincuorare le truppe. Terminata l’epopea risorgimentale, Gaeta si doveva trasformare, dopo essersi lentamente ripresa dei duri danni causati dalla guerra, nel piacevole e laborioso luogo che tornò a ricalcare la fisionomia della Gaeta romana, circondata dalle sue sette meravigliose spiagge, fra le quali primeggia, per dimensioni, bellezza e pulizia del mare, quella cittadina di Serapo. Altre dure prove attendevano però la città con la Seconda Guerra Mondiale, al termine della quale dovette fare appello a tutte le sue capacità e alla sua volontà per risorgere da questa ennesima distruzione.
La Lega Navale Italiana e Gaeta In questo panorama storico, ricco all’inverosimile sin dall’antichità di vicende che si richiamano all’arte, alla cultura, ad interessi e passione per il
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mare, quale contatto poteva avere con la realtà cittadina la Lega Navale Italiana, che in questi giorni di aprile vi si ritrova per celebrare la sua annuale Assemblea Generale dei Soci? La presenza della nostra Associazione emerge nel contesto gaetano dalla metà degli Anni Venti del 1900, sin dai primi tempi perfettamente inserita nel tessuto cittadino e ben attiva sia nel campo culturale (come testimonia una pubblicazione sulla battaglia di Lepanto del 1928) che in quello sportivo e agonistico, come conferma una delibera comunale del 1932 che stanzia a favore della locale Sezione la somma di 999,50 lire (quando la vita aveva ben altri costi e le fatidiche “mille lire al mese” ancora erano un sogno) per partecipare al finanziamento dell’organizzazione di una regata velica. Poi abbiamo un periodo di pausa delle attività sociali al quale contribuirono certamente i gravi eventi storici del momento come quelli che coinvolsero il nostro Paese in Africa, Spagna, Albania e
che culminarono, infine, nel Secondo Conflitto Mondiale. Ma la Lega tornerà caparbiamente ad emergere nel dopoguerra, quando le attività inizieranno a rifiorire anche nella cantieristica, nel comparto portuale e in quello dei trasporti via mare, nella seconda metà degli Anni Ottanta, con opera di divulgazione della cultura del mare, della pratica della vela fra i giovani e le scuole, con regate e competizioni e altri maggiori eventi fra i quali spicca “Grandi Vele”, giornate di incontro fra vele d’epoca giunte oraUna stampa dell’epoca ci mostra Re Ferdinando II delle Due Sicilie che, con la Regina Maria Sofia di Baviera, si reca in una batteria in prima linea, acclamato dai serventi ai pezzi mai alla XII edizione. In questa manifestazione il fiore all’occhiello è danome di Gaeta” e “Il Risorgimento nella letteratura to dalla presenza delle splendide imbarcazioni a italiana”. vela della Marina Militare fra le quali, tanto per ciMa “l’opra ferve”, come si suol dire, anche nel tarne alcune, Capricia, Stella Polare e Orsa Maggiore, campo del sociale, con la ormai consolidata collaoltre a numerosi 12 metri di stazza internazionale. borazione della Sezione con l’Associazione Peter Fra le attività culturali che hanno fatto capo alla Pan (mirata all’assistenza dei bambini afflitti da Sezione LNI di Gaeta, al di là delle numerose patologie onco - ematologiche), e con le attività conferenze e presentazioni di opere, abbiamo la che da qualche anno si esplicano nelle comuni inpubblicazione di volumi, fra i quali “L’origine del
Questa bella immagine del 1933 presa sicuramente dal castello, ci mostra le unità della Regia Marina partecipanti ad una parata navale, ancorate nella rada di Gaeta
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La bellissima spiaggia cittadina di Serapo offre uno spettacolo inusuale, accostando al centro di Gaeta un angolo ancora pressoché incontaminato di natura
YACHT MED FESTIVAL, UN IMPORTANTE APPUNTAMENTO Non bisogna infine dimenticare che quest’anno si riaffaccerà sull’incantevole scenario del mare gaetano anche un altro evento di notevole rilievo che già negli scorsi anni ha riscosso un notevole successo ed è giunto oramai alla sua settima edizione: tornerà, dal 24 aprile al 1° maggio l’appuntamento con lo Yacht Med Festival, la manifestazione ideata dalla Camera di Commercio di Latina, dinamicamente diretta da Vincenzo Zottola e organizzata in collaborazione con Regione Lazio, Comune di Gaeta, Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, Unioncamere, Unioncamere Lazio, Camere di Commercio di Roma, Napoli, Caserta, Salerno, Viterbo da Assonautica italiana e Assonat. Si tratta, come i nostri lettori certo ricorderanno, di una Fiera Internazionale dell’Economia del Mare che è caratterizzata da un innovativo modello espositivo che unisce aree e attività inerenti sia i settori tradizionalmente legati al mare come la nautica, il turismo, la pesca, la formazione, il comparto portuale, la logistica e i trasporti, con quelli legati alla valorizzazione delle produzioni tipiche locali, dell’artigianato artistico e del patrimonio storico e culturale. Naturalmente, a fianco dello YMF si svolgeranno numerose altre manifestazioni, tutte di notevole interesse, come il Secondo Festival Internazionale dell’Editoria del Mare, o lo Eat Med, il Festival Internazionale della Cucina Mediterranea, con degustazioni, piatti, prodotti e ricette di tanti Paesi del nostro bacino, alla sua terza edizione, la Fiera Internazionale dell’Economia del Mare ed altre ancora che, ne siamo certi, non mancheranno di entusiasmare i numerosissimi visitatori.
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SALUTO DEL SINDACO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI DELLA LEGA NAVALE ITALIANA Siamo particolarmente fieri ed onorati che la Lega Navale Italiana abbia scelto Gaeta quale sede dell’Assemblea Generale Soci 2014. Una scelta che gratifica la storia e le tradizioni della nostra città. Gaeta deve, assolutamente, continuare a convergere i propri sforzi sulla risorsa mare, al fine di poter puntare ad una sempre più auspicata crescita sociale ed economica. Credo che la Lega Navale Italiana costituisca un partner ideale per il raggiungimento di tale obbiettivo, in virtù dei fini istituzionali che la stessa persegue, attraverso un impegno costante in ambito promozionale, culturale, sportivo e di tutela dell’ambiente marino. Un organismo che fonda i suoi principi proprio sulla sinergia con le amministrazioni pubbliche centrali e periferiche, il CONI ed anche su un ottimale rapporto con le istituzioni straniere. Per queste motivazioni non possiamo che essere orgogliosi di ospitare per la prima volta l’Assemblea Generale dei Soci che vedrà riunite a Gaeta le numerose delegazioni provenienti da ogni parte d’Italia, alle quali auguro un proficuo svolgimento dei lavori ed un altrettanto piacevole soggiorno nella nostra città. Il Sindaco Cosmo Mitrano
tese con la fondazione “Tender to Nave Italia” e le numerose piccole crociere organizzate a favore dei piccoli e sfortunati ospiti. Lo sviluppo di tutte queste attività ci porta quindi a concludere che la tenacia (e forse la caparbietà) dei gaetani, trova un suo naturale sviluppo nella simbiosi dei sentimenti che da secoli nutro-
no per il mare e l’ambiente (il mare della cittadina, la spiaggia di Serapo, è stato insignito, nel 2010, della Bandiera Blu della FEE, Foundation for Environmental Education, per la sua pulizia) e quelli, praticamente identici, che costituiscono la linea di condotta etica e giuridica della Lega Navale Italiana. n
Una bella immagine notturna della sede della nostra Sezione, con la città sullo sfondo. (Foto Di Fazio)
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