Fermenti culturali e fervori politici negli uomini di scienza salentini tra Sette e Ottocento Ennio De Simone
Il presente contributo propone la rilettura di alcuni episodi, noti e meno noti, che videro protagonisti, nelle vicende storiche verificatesi in conseguenza dei moti rivoluzionari del 1799, alcuni Salentini impegnati a vario titolo nel campo delle Scienze Naturali e della Medicina; il tentativo, peraltro, è quello di avviare una riflessione sulle conseguenze che il coinvolgimento negli accadimenti di quel periodo poté comportare nell'opera o nella carriera professionale dei personaggi interessati. E anticipando quello che verrà descritto in seguito, si può fin d'ora osservare che ciascuno dei protagonisti ai quali si accennerà subì delle forti ripercussioni che, in un contesto così travagliato, si rivelarono talvolta inevitabilmente negative; senza dubbio per alcuni gli eventi politici in cui furono coinvolti cambiò in modo radicale le sorti della carriera scientifica, travolgendo il corso delle loro personali vicende congiuntamente a quello dei loro studi e ricerche. Tuttavia, per introdurre queste argomentazioni, è opportuno soffermarsi brevemente nel considerare alcuni aspetti fondamentali dell'ambiente culturale che fa da sfondo ai fatti di cui ci occuperemo. Pur condividendo per molti aspetti i toni allarmati con i quali Giuseppe Maria Galanti relazionava in merito allo stato degli studi naturalistici in Terra d'Otranto sul finire del '700, già si nota a mio avviso, nella seconda metà del secolo XVIII, un certo incremento quantitativo ed un miglioramento qualitativo della produzione scientifica di marca salentina. Si avviava ad esempio un sensibile recupero rispetto alle aspettative deluse dalla prima Accademia degli Spioni o Speculatori per un avanzamento negli studi fisico-matematici, astronomici e naturalistici in senso latol, sebbene in essa operassero
I Per la ricostruzione delle sorti dell'Accademia, si rinvia al contributo di L. INGROSSO, L'Accademia leccese degli 'Spioni' o 'Speculatori', in "Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce", (1990/92), 10, pp.317-330. Si veda
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uomini di Scienza, come i medici Angelo Manieri e Tommaso Quarta, personaggi con vincoli di amicizia con Giorgio Baglivi, che pure, occasionalmente, frequentò quel sodalizio 2 . Quest'Accademia, pur riformata nel 1775 con un piano di studi pragmaticamente indirizzato alla soluzione di problemi economico-produttivi, in particolare in campo agronomico, si estinse comunque senza lasciar traccia, per quanto si sappia, di pubblicazioni di carattere scientifico, ma solo di edulcorati componimenti celebrativi. In realtà, i repertori bio-bibliografici degli autori salentini di tale periodo dimostrano che questa strana commistione d'interessi scientifici e letterari continuò a manifestarsi anche in altri casi, quale retaggio di un'istruzione di base impostata preliminarmente su contenuti spiccatamente letterari e filosofici. Scrittori in versi ed in prosa furono, per rimanere al periodo di cui parliamo, uomini di Scienza come Pasquale Marotta, rinomato medico di Muro Leccese, Oronzo Amorosi, di Galatone, Leonardo Marugj, del quale diremo in seguito, tutti autori anche di opere a stampa su temi medico-scientifici. Gli studi naturalistici, invece, ricevono un primo, moderato impulso giusto al volgere del XVIII secolo; si tratta, in generale, di argomenti d'interesse medico, o fisico-matematico - si pensi agli studi di Celestino Cominale e Donato Granafei - ma anche, come nel caso del Presta, del Moschettini, del Gagliardo e dell'Orlandi, di genere agronomico e con Pasquale Manni di più ampio respiro naturalistico in generale. 3 L'ideale ponte culturale che unisce Napoli al Salento è costituito proprio da colo-
pure C. SALERNI, Riflessioni sull'Economia della Provincia d'Otranto (1782), (a c. di V. Zacchino), Lecce, Centro di Studi Salentini, 1996. 2 E. DE SIMONE, L'ambiente leccese e i corrispondenti salentini nell'Epistolario di Giorgio Baglivi, in "L'Idomeneo", I (1998), 1, pp.95-120. 3 Si segnalano alcune delle più recenti riedizioni degli scritti degli autori citati ed altri saggi critici su alcuni di essi: F. M. ORLANDI, Dell'arte del pelacane e della Vallonea, (a c. di H. A. Cavallera), Lecce Ed. del Grifo, 1988; G. PRESTA, Opere, (a c. di H. A. Cavallera), voll. Lecce, Ed. del Grifo, 1 988-89; G. B. GAGLIARDO, Catechismo agrario, (a c. di E. lmbriani), Lecce, Ed. del Grifo, 1990; D. GRANAFEI, Meccanica animale, (a e. di A. Rossi), Lecce, Ed. del Grifo, 1993; G. BELGIOIOSO, Cultura a Napoli e cartesianesimo. Scritti su G. Gimma, P M. Doria, C. Cominale, Galatina, Congedo, 1 992; E. DE SIMONE, Cosimo Moschettini (1747-1820). Profilo biografico e scritti di
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ro i quali, effettuati gli studi superiori nella capitale, rientrano in provincia mantenendo però, quasi sempre, un legame col mondo accademico partenopeo. Una schiera di intellettuali che, come altri hanno osservato, rappresentano generalmente il volto d'un riformismo moderato e illuminato, che fa sua la richiesta di processi di rinnovamento graduale, equilibrato, senza rivolgimenti sociali: in una parola, senza i tratti marcati del giacobinismo 4 . Anzi — ma tale atteggiamento si riscontra pure nelle vicende politiche che seguiranno il periodo risorgimentale — emerge talvolta in questi protagonisti il tentativo di evitare bruschi coinvolgimenti personali ed atti compromettenti, così da scongiurare conseguenze drammatiche per loro stessi e per gli sviluppi futuri delle loro carriere. 5 Referente a Napoli del naturalista salentino Pasquale Manni è Domenico Cirillo, caposcuola della Botanica meridionale; la controrivoluzione, come si sa, porta al patibolo il Cirillo e, affermano alcuni biografi del Manni, costringe quest'ultimo al rientro nel Salento. In realtà, il Manni aveva fatto ritorno in patria molti anni prima, iniziando a pubblicare i primi studi di vario argomento scientifico; ma la sua ascesa professionale inizia proprio col Decennio francese, quando riceve nel 1807 il decreto di nomina a Socio Corrispondente della Regal Società di Napoli per l'avanzamento nelle Scienze naturali; nel 1808, su interessamento dell'arcivescovo tarantino Capecelatro, pure lui coinvolto nei fatti del '99, l'incarico per la realizzazione di un Orto Botanico; nel 1810 la nomina a Membro Ordinario dell'istituenda Società d'Agricoltura leccese; nel 1811 la nomina di Medico militare presso l'Ospedale, nomina e stato giuridico che gli vennero però revocati proprio con la Restaurazione borbonica, segno evidente del calo delle sue fortune come conseguenza dell'avvenuto cambiamento politico. Più turbolente furono invece le sorti del medico Antonio Miglietta, di Carmiano, il quale dal 1790 teneva pubblico studio di Medicina nel gio-
"Rustica olearia Economia", Lecce, Ed. del Grifo, 1997; ID., Pasquale Manni. Eclettico naturalista salentino, Lecce, Ed. del Grifo, 1999; A. VALLONE (a c. di), Illuministi e riformatori salentini, vol.!, Lecce, Milella, 1983. 4 ibidem, pp. 36-41. 5 Per i riferimenti ai personaggi qui citati si veda pure P. PALUMBO, Risorgimento salentino, Lecce, Centro di Studi Salentini, 1968.
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vane Liceo leccese 6 . Le rime osannanti composte anche dal Miglietta nel 1797, in occasione della visita del re Ferdinando, si trasformarono però nel vituperio di un componimento inneggiante alla neonata Repubblica che — si disse nel processo penale che seguì ai fatti del febbraio '99 — lo stesso Miglietta aveva composto per dileggio dei regnanti'. La reazione borbonica gli costò un anno di prigione, trascorso tra le carceri della Regia Udienza e quelle del castello, finché il 22 settembre del 1800 fu rimesso in libertà ed esiliato da Lecce. Nel 1801 si trasferì definitivamente a Napoli e l'allontanamento dal Salento segnò inaspettatamente per lui l'evento più fortunato per quanto riguarda gli sviluppi della sua attività professionale. Già dal 1803 iniziò la pubblicazione di numerosi trattati di Medicina che gli procurarono l'accesso agli ambienti scientifici più influenti, ed in seguito un posto di cattedratico nell'università. Tuttavia, l'iniziativa più meritoria di cui fu artefice - e per la quale il medico e storico della Medicina Salvatore De Renzi lo definì "vero apostolo della vaccinia" - fu l'introduzione nel Regno della vaccinazione antivaiolosa col nuovo metodo proposto in quegli anni da Jenner, grazie al quale si pervenne ad estirpare il virus dal Pianeta nel corso di questo secolo. Sopiti gli ardori politici, il Miglietta morì in Napoli nel 1826 consegnando al neretino Achille Vergari, suo successore, l'incarico più alto nella burocrazia medica del tempo: quello di Segretario Generale dell'Ufficio del Protomedicato. Nelle carceri leccesi fu rinchiuso per due anni e due mesi anche Pasquale Cecere, col capo d'imputazione di "complacentia in contemplatione arboris", l'albero della Libertà issato nella piazza cittadina 8 . La sua biografia afferma che la soldatesca turca, che in quel periodo esercitava un dispotico controllo all'interno del carcere, lo sottoponesse a barbare vessazioni e feroci torture, come quella di esporlo al sole nudo ed unto di miele finché gl'insetti non gli procuravano penose punture. I Francesi, al contrario, premiarono la scelta di campo da lui effettuata — ammesso che
6
E. DE
SIMONE,
Antonio Miglietta (1767-1826), in "Scuola e Ricerca", 11 (1997), 2,
pp.7-38.
N.
I rei di Stato salentini del 1799, Trani, Vecchi, 1944. 8 Per il personaggio si rimanda al Dizionario biografico degli uomini chiari di Terra d'Otranto, a cura di G. Donno, Manduria, P. Lacaita, 1999. 7
VACCA.
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di un'effettiva scelta si sia trattato — affidandogli l'incarico di medico nelle prigioni e nell'ospedale civile e militare insieme al Manni. Il Cecere, che da giovane aveva pubblicato uno studio sulle febbri e nel 1814 un altro sull'epidemia di tifo esantematico nelle carceri leccesi, morì in tarda età nel 1843 in condizioni economiche estremamente disagiate. Medico illustre nativo di Maglie era Oronzio De Donno (seniore), ottimo ostetrico e chirurgo, che nella Capitale riscuoteva lusinghieri apprezzamenti, anche come autore di opere di contenuto scientifico 9 . La sua brillante carriera, dopo un decennio di continui successi, subì un brusco tracollo coi moti del '99, quando, per aver aderito agli ideali rivoluzionari, dovette subire il saccheggio della sua casa ed il sequestro, con gli altri averi, di tutta la produzione scientifica rimasta manoscritta in attesa della pubblicazione. Fra l'altro andò disperso il Piano sanitario che andava redigendo col proposito di favorire la fondazione nel Regno di scuole di Ostetricia nelle quali formare il personale sanitario con competenze specifiche, onde contrastare gli elevati rischi che allora insidiavano la vita delle partorienti e dei neonati. La Giunta di Stato gli risparmiò la vita, ma non l'esilio, cui seguì il rientro in provincia, lontano dai circuiti più rilevanti del sapere scientifico. Il rientro a Napoli ed il reintegro nelle funzioni di medico nel 1805 precedettero di pochi mesi la morte, sopraggiunta nell'ottobre del 1806. Sempre a Napoli ebbero inizio le disavventure nelle quali rimase coinvolto un altro uomo di Scienza salentino, Gian Leonardo Marugj, il quale è l'unico che abbia lasciato in una nota autobiografia il ricordo scritto degli impetuosi avvenimenti seguiti alla Rivoluzione partenopea'°. Anche nel suo caso gli eventi del '99 interruppero un'attività scientifica e accademica che sembrava in continua ascesa. Uomo in vista del regime borbonico — docente nell'Accademia Militare, precettore del nipote dell'Acton —, nonostante il tentativo di moderare gli eccessi rivoluzionari e nonostante la posizione di prestigio di cui godeva, fu totalmente coinvolto nelle concitate vicende dell'effimera Repubblica. Prima la difesa armata dell'ideale patriottico, poi la fuga e la dispersione dei suoi mano-
Ivi, a. v. lo G. L. MARUGJ, Autobiografia inedita di un illuminista salentino tra Napoli e Terra d'Otranto, (a cura di G. Sirsi), Manduria, P. Lacaita, 1992. 9
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scritti, dei diplomi e dei titoli accademici; quindi il momentaneo rientro a Manduria, sua città natale, e il ritorno alla clandestinità per sfuggire alle persecuzioni, attraversando tanti luoghi della provincia prima del definitivo rimpatrio all'attenuarsi delle epurazioni. Chiamato, suo malgrado, negli anni seguenti a sostenere funzioni importanti nella vita pubblica morì più che ottantenne nel 1836. Da questa rapida e di certo non esauriente disamina trapela, io credo, un provvisorio dato di fatto, già accennato in precedenza: che siano esistite cioè le condizioni per determinare, per un verso o per l'altro, una svolta nelle personali vicende dei soggetti coinvolti, e conseguentemente per influire sull'indirizzo delle attività professionali e di ricerca intraprese dagli stessi. Emblematico il contrasto tra i favorevoli sviluppi della situazione relativa al Miglietta con la sorte riservata agli altri. Ciò conduce alla riflessione che il percorso scientifico che ciascuno avrebbe potuto seguire, senza il condizionamento delle circostanze politiche, poteva portare ad esiti evidentemente differenti, anche se non è possibile determinarli. Osservo ancora che l'adesione o comunque il coinvolgimento nella lotta politica dei personaggi citati non fu espressione di un processo di partecipazione compiuto, organico ad un progetto predefinito di cambiamento politico e sociale; essa dava spazio allo sfogo di un personale disagio intellettuale, forse anche non definito con motivazioni nettamente delineate, sul quale, negli anni a seguire, si sarebbero innestate nuove istanze di progresso scientifico e poi tecnologico. Una prima risposta in tal senso fu, in provincia, l'istituzione della Società Economica; nella Capitale l'Istituto per [Avanzamento nelle Scienze Naturali prima e degli Aspiranti Naturalisti in seguito.
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