FAQ (DOMANDE FREQUENTI) SUL CSS (Combustibile Solido Secondario) 1) Cos’è il CSS? 2) Qual è l’impatto ambientale del CSS? 3) Esistono studi scientifici indipendenti che ne dimostrano la pericolosità per la salute umana? 4) A parte il problema sanitario ed ambientale, la popolazione della zona subirebbe altre conseguenze? 5) Ma alla centrale elettrica mi hanno detto che col CSS non vengono bruciati i rifiuti plastici, perché questi vanno nella raccolta differenziata, e che quindi non vengono prodotte diossine. E’ vero? 6) Ci sarà abbastanza CSS per fare funzionare la centrale? Che relazione ci sarà tra CSS e Raccolta Differenziata? 7) Può l'uso del CSS garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali alla centrale elettrica Edipower/A2A? 8) Di chi è il CSS? 9) Esistono altre centrali elettriche che utilizzano il CSS o dove è stata chiesta la conversione a CSS? 10) Esistono alternative al CSS per garantire i livelli occupazionali e risolvere il problema dei rifiuti? 11) Ha senso aspettare la sperimentazione di Edipower/A2A per esprimersi sulla conversione della centrale elettrica a CSS?
1) Cos’è il CSS? Il CSS (o meglio il CSS-combustibile) che vogliono utilizzare nella centrale elettrica di Archi è un combustibile che deriva dai comuni rifiuti, sia di origine civile che industriale, definiti come “non pericolosi” (ove per rifiuti pericolosi si intendono quei rifiuti che non dovrebbero essere conferiti nei comuni bidoni dell’immondizia perché altamente inquinanti: ad esempio pile o batterie esauste e medicinali scaduti). Viceversa, ciò che viene conferito nei comuni bidoni dell’indifferenziata costituisce materia prima per la produzione di CSS. In particolare, durante la sua produzione vengono scartate le parti non combustibili (come vetro, oggetti metallici, porcellana e altri inerti), mentre tutti i restanti rifiuti combustibili (come ad esempio plastica, carta, pneumatici, gomma, polistirolo, fibre tessili, ecc…) entrano a far parte del CSS e quindi possono essere bruciati nelle centrali termoelettriche predisposte a CSS. Si calcola che la massa iniziale di rifiuti, una volta scartata la frazione non combustibile, si riduce di circa il 40%, quindi, ad esempio, bruciare 60 tonnellate di CSS equivale sostanzialmente a bruciare 100 tonnellate della comune spazzatura. Fonti: http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/rifiuti/rifiuti-speciali/particolari-categorie-di-rifiuto/combustibile-solido-secondario-css/
http://www.minambiente.it/pagina/la-classificazione-dei-rifiuti http://www.reteambiente.it/Pneumatici/pneuorifiuti/
2) Qual è l’impatto ambientale del CSS? Come
ammesso
negli
stessi
siti
divulgativi
pro-CSS
(si veda ad esempio a pag.25) , la sua combustione avrebbe un impatto ambientale del tutto analoga a quello della combustione dei comuni Rifiuti Solidi Urbani. Pertanto, non ci sono significative differenze nell’impatto ambientale di una centrale elettrica a CSS e di un comune inceneritore di rifiuti. Come i comuni inceneritori, quindi, i termovalorizzatori a CSS rilascerebbero svariati tipi di sostanze cancerogene e/o teratogene, come le diossine, i furani e i metalli pesanti. E’ vero che esistono sistemi di filtraggio, ma questi non sono mai efficienti al 100% : anche gli inceneritori (e le centrali elettriche a CSS) dotati dei più moderni e sofisticati sistemi di filtraggio e di abbattimento delle emissioni RIESCONO A TRATTENERE SOLTANTO UNA PARTE del particolato prodotto dalla combustione, ovvero il PM10 e PM5. NON ESISTONO FILTRI O SISTEMI IN GRADO DI CAPTARE LE PARTICELLE PIU' INSIDIOSE PER LA SALUTE UMANA, che vanno dal PM 2,5 fino al PM 0,01. Ma sono proprio queste particelle finissime, composte prevalentemente da metalli pesanti (in prevalenza mercurio, piombo e cadmio) eventualmente combinati con altri elementi (ossigeno etc.), che riescono, attraverso gli alveoli polmonari, a passare direttamente nel sangue diffondendosi in tutto il corpo, rendendosi responsabili di TUMORI, aborti e malformazioni, senza contare le altre malattie del sistema respiratorio quali BRONCHITI CRONICHE e via dicendo. Per quanto riguarda le DIOSSINE, classificate come “sicuramente cancerogene” dall’OMS, spesso gli esponenti del business degli inceneritori sostengono che le alte temperature raggiunte da questi ultimi diminuiscano o addirittura eliminino le emissioni di tali sostanze. Tuttavia le evidenze scientifiche indipendenti dicono un’altra molto più preoccupante verità. E’ vero che le molecole di diossina hanno un punto di rottura del loro legame chimico a temperature superiori a 850°C, ma, una volta fuori il camino, esse, raffreddandosi, si riaggregano e si riformano [ si veda: Cormier SA, Lomnicki S, Backes W and Dellinger B. Origin and health impacts of emissions of toxic byproducts and fine particles from combustion and thermal treatment of hazardous wastes and materials. Environ.Health Perspect. 2006;114:810-7 ]. Questo fenomeno peraltro vanifica i limiti imposti dalla legge alle emissioni di diossina, visto che la gran parte delle diossine si riformano dopo la loro fuoriuscita dal camino. E’ da sottolineare la particolarità chimica delle diossine che, non essendo biodegradabili, persistono nell’ambiente ed entrano nel ciclo alimentare, determinando il cosiddetto BIOACCUMULO.
http://www.mater.polimi.it/mater/images/Meetings/Documents/2014-03-27/vigano.pdf
http://inceneritori.blogspot.it/ http://umbria.difesadelcittadino.it/upload/umbria/documenti/CSS%20la%20verit%C3%A0%20giugno-2013.pdf http://www.lastampa.it/2013/12/02/blogs/nanopatologie/inceneritori-leggende-e-scientifiche-verit-xEgtaIyWuMKXCyatMQ3QAL/pagina.html
3) Esistono studi scientifici indipendenti che ne dimostrano la pericolosità per la salute umana? Si, nonostante le patologie legate ad esposizioni prolungate a Diossine e metalli pesanti necessitino solitamente di un lungo periodo di latenza (anni o a volte decenni), esistono degli studi scientifici indipendenti che, a differenza degli studi commissionati dalle società direttamente interessate agli inceneritori, dimostrano un significativo e preoccupante incremento di patologie tumorali nella popolazione in funzione alla vicinanza agli inceneritori. Ad esempio, tra gli studi in italiano, è da segnalare lo studio “RISCHIO DI SARCOMA IN RAPPORTO ALL’ESPOSIZIONE AMBIENTALE A DIOSSINE EMESSE DAGLI INCENERITORI: STUDIO CASO CONTROLLO NELLA PROVINCIA DI VENEZIA” http://files.meetup.com/206790/Relazione%20rischio%20sarcomi%20per%20inceneritore%20in%20pv%20di%20Venezia.pdf
4) A parte il problema sanitario ed ambientale, la popolazione della zona subirebbe altre conseguenze? L’esperienza degli inceneritori già esistenti dimostra che gli immobili e/o i terreni posti attorno ad essi subiscono una riduzione del loro valore sul mercato, in funzione della loro vicinanza agli inceneritori stessi. In altre parole, la popolazione del comprensorio, oltre a subire un incremento del rischio di ammalarsi di malattie potenzialmente letali, subirebbe anche un gigantesco danno economico.
5) Ma alla centrale elettrica mi hanno detto che col CSS non vengono bruciati i rifiuti plastici, perché questi vanno nella raccolta differenziata, e che quindi non vengono prodotte diossine. E’ vero? Questa è una autentica bufala, nella quale, a quanto ci è dato sapere, ci sono “cascati” anche gli stessi amministratori del comune di S. Filippo del Mela, per cui i seguenti chiarimenti sono rivolti anche a loro. Che la suddetta affermazione sia priva di alcun fondamento è evidente per diversi motivi. Intanto non vi è alcuna normativa che obblighi a produrre CSS solo dal residuo di rifiuti non differenziabili. La normativa di riferimento, che consiste nel DM 14 febbraio 2013, n. 22 (http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/rifiuti/file-e-allegati/normativa/normativa-nazionale/2013/DM%2014-2-13%20n_22.pdf )
dispone semplicemente che il CSS è utilizzabile come combustibile se rispetta dei limiti (piuttosto larghi) che fanno riferimento a tre parametri (potere calorifero, concentrazioni di cloro e di mercurio), per mezzo dei quali peraltro il CSS viene classificato in diverse classi. Perciò, nel CSS vanno gli stessi rifiuti che altrimenti andrebbero in discarica (a parte, come abbiamo visto, i materiali non combustibili), basta solo che il CSS così prodotto rientri nei limiti individuati dal suddetto decreto. E’ chiaro che, se la raccolta differenziata è efficiente, sarà minore il quantitativo di rifiuti che va in discarica o nel CSS; viceversa, se la raccolta differenziata è scarsa o assente, nelle discariche o negli inceneritori vanno più rifiuti ovvero più CSS. Fare correttamente la raccolta differenziata è un dovere civico di tutti e dovere degli enti preposti sarebbe quello di rendere possibile ed agevole ai cittadini farla. Purtroppo però sappiamo tutti che nella realtà dei fatti una gran quantità di materiale differenziabile (plastico e non) viene comunque conferito quotidianamente nei comuni cassonetti dell’immondizia indifferenziata. D’altro canto, se la raccolta differenziata venisse fatta al massimo, come noi auspichiamo, verrebbe risolto il problema della congestione delle discariche e gli inceneritori stessi non avrebbero alcun senso. Peraltro, nel caso della centrale elettrica di Archi che si vorrebbe interamente convertire a CSS, per garantire un buon margine di profitto sarebbe necessaria la combustione di grossi quantitativi di CSS. Non per nulla si parla infatti di ben 260 mila tonnellate di CSS all’anno (quasi mille tonnellate al giorno) che verrebbero bruciate in centrale. E’ chiaro che tali quantitativi di CSS potrebbero essere meglio reperiti in un contesto in cui la raccolta differenziata sia scarsa o assente. Al contrario, se il CSS venisse prodotto a valle di un processo di massima differenziazione dei rifiuti, non basterebbero i rifiuti residuali di tutta la Sicilia a garantire un quantitativo di CSS così elevato. Vi è quindi il fondato sospetto che condizione necessaria per la conversione della centrale elettrica interamente a CSS sia la prospettiva di una raccolta differenziata poco efficace o che la presenza stessa della centrale elettrica a CSS disincentivi la raccolta differenziata da parte degli enti predisposti. Quindi, da qualsiasi punto di vista la si guardi, nella realtà dei fatti è evidente come l’utilizzo del CSS come unico combustibile nella centrale elettrica sia ALTERNATIVO ad una buona raccolta differenziata e viceversa.
Ad ogni modo, anche nella remota ipotesi che la conversione a CSS della centrale elettrica riesca a “convivere” con una raccolta differenziata spinta al massimo, andiamo a vedere di cosa sono costituiti i rifiuti residui non differenziabili con cui verrebbe fatto il CSS. Possiamo constatarlo in questo sito, relativo ad un polo Ecologico “virtuoso”, che per l’appunto produce CSS solo dal residuo non differenziabile: http://ambiente.aceapinerolese.it/Linea_Produzione_CSS.html . Ad un certo punto, si legge “Per sapere cosa gettare nel "secco residuo", consulta l'apposita sezione”. Dall’ ”apposita sezione” si apre il link con la tabella dei materiali che costituiscono il “secco residuo”: http://ambiente.aceapinerolese.it/Istruzioni_SECCO.html
Come vedete, a fare la parte del leone in tal CSS “residuale” sarebbero sempre materiali plastici o in gomma. Infatti, gli oggetti “misti” costituiti da plastica e gomma, i piatti e le posate di plastica usate, le videocassette, ecc… non sono conferibili nella raccolta differenziata, bensì obbligatoriamente nel residuo indifferenziato! Ma c’è di più, la presenza di materiale plastico nel CSS non è un “incidente di percorso”, bensì un fatto deliberatamente auspicato dai produttori ed utilizzatori di CSS come combustibile: infatti sono proprio i materiali plastici (o comunque i derivati dal petrolio) a dare al CSS quel potere calorifero che viene sfruttato a fini energetici. Quindi più il CSS è carico di materiale plastico e simili, meglio è per le centrali elettriche! Tanto che la normativa consente addirittura che per la produzione di CSS vengano utilizzati, fino al 50% del suo totale, anche materiale plastico, gomma sintetica e pneumatici provenienti niente meno che…dalla raccolta differenziata! In altre parole, se la raccolta differenziata è stata così efficiente da rendere il CSS residuo troppo povero di materiale plastico, gomma e pneumatici, allora i produttori di CSS possono recuperarne altro da quello che i cittadini hanno già diligentemente differenziato! http://www.novambiente.it/index.php?option=com_content&view=article&id=279:il-combustibile-da-rifiuto-cdr&catid=55&Itemid=98
Concludendo, a conti fatti vale quello che abbiamo detto prima e che viene ammesso dagli stessi sostenitori del CSS, ovvero che l’impatto ambientale del CSS è, in ogni caso, del tutto comparabile con quello dell’incenerimento dei rifiuti solidi urbani presi nel loro insieme. E questo vale anche nell’ipotesi in cui la raccolta differenziata venisse fatta a dovere. Ad ogni modo, nel nostro caso specifico, vi sono buone ragioni per credere che l’utilizzo del CSS come unico combustibile in centrale elettrica ed una buona raccolta differenziata tendano in realtà ad escludersi a vicenda.
6) Ci sarà abbastanza CSS per fare funzionare la centrale? Che relazione ci sarà tra CSS e Raccolta Differenziata? Tanto più raccolta differenziata si farà, tanto meno CSS si potrà produrre. Ne consegue che il CSS e le pratiche virtuose di Raccolta Differenziata che tanti comuni, fra cui quelli della Valle del Mela, stanno attuando saranno concorrenziali. Quando si raggiungeranno percentuali europee di Raccolta Differenziata il CSS scarseggerà, quindi è presumibile che: a) la centrale possa avere difficoltà di approvvigionamento o b)qualcuno tenterà di osteggiare la raccolta differenziata ed il riciclaggio
7) Può l'uso del CSS garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali alla centrale elettrica Edipower/A2A? Il CSS ha, di norma, un basso potere calorifico, cioè bisogna bruciare molto combustibile per ottenere limitate quantità di energia termica (e poi elettrica). Ne conseguono quindi bassa produttività degli impianti molte scorie e ceneri da smaltire. Quindi è chiaro che la produzione energetica della centrale calerà vistosamente (si parla di centrale "fredda", infatti). A questo si aggiunga quanto espresso nelle risposte precedenti, cioè che la raccolta differenziata
sottrarrebbe CSS alla centrale, per capire come in effetti il CSS non garantisca affatto gli odierni livelli occupazionali, con buona pace di chi pensa che con il CSS si salveranno i posti di lavoro.
8) Di chi è il CSS? Se si spingesse al massimo la raccolta differenziata, come l'Europa indica con ripetute direttive (1999/31/CE, 2008/98/CE) recepite in leggi dello stato, risoluzioni (risoluzione del Parlamento Europeo del 24/05/2012, “Una Europa efficiente nell’impiego delle risorse”) e decisioni (decisione del Parlamento Europeo del 20/11/2013, “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”), grosse quote (92% nei comuni più virtuosi) dei rifiuti sarebbero recuperate e messe a disposizione dei comuni. I materiali così riciclati si trasformano in reddito e posti di lavoro (per processare questi materiali): la vera valorizzazione dei rifiuti. Si tratta quindi di risorse pubbliche o Beni Comuni. Ogni kilogrammo di questa materia recuperabile che diventa invece CSS è una proprietà collettiva trasformata in lucro per pochi e malattie e/o danni economici per molti.
9) Esistono altre centrali elettriche che utilizzano il CSS o dove è stata chiesta la conversione a CSS? In Italia finora non esistono centrali elettriche dove il CSS viene utilizzato come unico combustibile. Nel 2014 A2A ha presentato un progetto per un impianto di produzione di Css da bruciare assieme al carbone nella centrale Edipower di Brindisi Nord, ma tale progetto è stato bocciato sia dalle associazioni che dal comune di Brindisi per il potenziale danno sanitario che ne derivava. http://www.brindisireport.it/green/Brindisi-Salute-Pubblica-richiesta-valutazione-danno-sanitario-progetto-impianto-Css-A2A.html http://www.brindisireport.it/economia/centrale-brindisi-nord-chiesti-nuovi-approfondimenti-su-ecoergite-ad-a2a.html http://www.brindisilibera.it/2014/12/20/brindisi-a2a-bloccata-da-istituzioni-e-dalla-sensibilita-associativa/
10) Esistono alternative al CSS per garantire i livelli occupazionali e risolvere il problema dei rifiuti? La Legambiente di Brindisi ha elaborato un progetto di conversione della centrale elettrica Edipower di Brindisi, previa bonifica dell’area, in "parco tecnologico” dell’energia rinnovabile. Tale progetto prevede il coinvolgimento della stessa Edipower nella bonifica, nella riconversione e nella gestione del parco, con mantenimento o addirittura incremento dei livelli occupazionali. Il caso di Brindisi presenta molte analogie con quello della valle del Mela, sia dal punto di vista delle problematiche occupazionali, sia dal punto di vista sanitario ed ambientale. Il progetto del parco tecnologico è quindi un progetto interessante anche per la centrale elettrica di S. Filippo del mela. Esso punterebbe alla formazione di un centro scientifico, divulgativo e ricreativo in prima linea nella ricerca e nella sperimentazione di tecnologie nel campo delle energie rinnovabili. In altre parole, un centro che coniughi turismo e ricerca scientifica e tecnologica. Considerato che in tutta Europa le riconversioni delle aree Industriali ad attività terziarie sono state finanziate con fondi della comunità europea, si capisce come questa sia non solo una strada percorribile, ma potrebbe anche costituire una occasione da non perdere. Ad ogni modo la classica alternativa (che non esclude il progetto di cui sopra) sia alle discariche che agli inceneritori, capace di creare posti di lavoro, rimane sempre una seria raccolta differenziata spinta ai massimi livelli. La raccolta “porta a porta” nei comuni della valle del mela e la processazione dei materiali da riciclare basterebbero, già di per sé, ad assorbire i circa 300 lavoratori della centrale elettrica e dell’indotto.
11) Ha senso aspettare la sperimentazione di Edipower/A2A per esprimersi sulla conversione della centrale elettrica a CSS? Questa è la posizione finora fornita informalmente, quando non palesemente a favore del CSS, da alcuni esponenti dell’amministrazione di S. Filippo del Mela. Tuttavia, alla luce di quanto sopra esposto, dovrebbe essere chiaro come ci siano tutti gli elementi per esprimersi sulla pericolosità del CSS senza bisogno di dover aspettare i dati della sperimentazione forniti da Edipower. Oltre tutto, cosa ci si aspetta, che Edipower faccia una sperimentazione per buttarsi la zappa sui piedi, dimostrando che il CSS è altamente inquinante? Ovviamente la sperimentazione di Edipower non potrà raggiungere le stesse aspettative di imparzialità ed obiettività di uno studio scientifico indipendente. La verità è che, chiunque abbia a cuore la salute e la vita dei 100 mila abitanti del comprensorio, dovrebbe bocciare senza se e senza ma l’eventualità dell’INCENERITORE del Mela sotto forma di conversione a CSS della centrale elettrica. Già circa una decina di comuni della Valle del Mela si sono schierati contro il CSS, cosa aspetta quello di S.Filippo del Mela, direttamente chiamato in causa, a schierarsi dalla parte della vita e della salute degli abitanti di tutto il comprensorio?
Nota: puoi visionare la versione digitale di questa faq qui: https://drive.google.com/file/d/0BxfXjQtowYAkVmZDZnVFbXZucDg/view?pli=1