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LXII anno dalla fondazione
VOCE ti r o p s a r dei
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Foto di Frank Andiver
Poste Italiane spa ‐ spediz. in a.p. DL.353/03 (conv.L.46/04) art. 1 comma 1, DCB Roma. Autoriz. del Trib. di Roma n. 350 del 16./06/1987. Una Copia € 0,51
Mensile per la Federazione Italiana Trasporti
Salvaguardati: ecco le principali novità Il ministero del Lavoro ha fissato in 65.000 il numero dei lavoratori salvaguardati dalle nuove norme che regolano il sistema pensioni‐ stico, introdotte dalla riforma Monti. Per tutti gli altri, a partire dal 1° gennaio 2012, sono richiesti nuovi requisiti di età e di contribu‐ zione per poter accedere alla pensione. I 65000 lavoratori, quindi, continueranno ad accedere al pensiona‐ mento di anzianità e di vecchiaia secondo le vecchie disposizioni ‐ vigenti fino al 31 dicembre 2011 ‐ pur maturando i requisiti succes‐ sivamente a tale data, e con le decorrenze pensionistiche previste fino al 2011 (le cosiddette “decorrenze mobili”). Nei 65.000 sono compresi anche i 10.000 soggetti già derogati dal‐ l’applicazione delle finestre mobili previste dalla legge n.122/10: si tratta dei lavoratori in mobilità ordinaria, in mobilità lunga e titolari di prestazione straordinaria a carico dei Fondi di solidarietà. Ne deriva che gli stessi usufruiranno sia della deroga all’applica‐ zione della finestra mobile, che della deroga relativa ai nuovi re‐ quisiti di accesso alla pensione, introdotti dalla riforma Monti. L’Inps sta già lavorando per comporre la graduatoria dei potenziali beneficiari sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro, o della data di inizio di esonero dal servizio per i lavoratori del pub‐ blico impiego. Per i soli genitori di disabili in congedo straordinario, l’Inps ha pre‐ cisato che sarà utilizzato, invece, il criterio della prossimità al per‐ fezionamento del diritto a pensione. Anche nei confronti dei soggetti salvaguardati trovano applicazione le disposizioni in materia di adeguamento alla speranza di vita: per‐ tanto, a decorrere dal 2013, i requisiti anagrafici o contributivi per il perfezionamento del diritto a pensione sono incrementati di 3 mesi ed i valori somma di età anagrafica e di anzianità contributiva (la cosiddetta “quota”) per il diritto alla pensione di anzianità sono incrementati di 0,3 unità. Entro il 21 novembre 2012,inoltre, alcune categorie di lavoratori dovranno presentare la domanda per rientrare nella graduatoria dei 65.000 salvaguardati. Ecco i soggetti interessati: Soggetti interessati all’esonero (pubblico impiego) ‐ esonero in corso al 4 dicembre 2011 oppure ‐ provvedimento di concessione emesso prima del 4 dicembre 2011 Genitori di disabili in congedo ‐ in congedo straordinario al 31 ottobre 2011 ‐beneficio solo per pensione di anzianità con i 40 anni ‐ perfezionamento del requisito contributivo entro 24 mesi dalla data di inizio del congedo Lavoratori esodati ‐ data cessazione rapporto di lavoro entro il 31dicembre 2011 ‐ non rioccupazione in qualsiasi altra attività lavorativa dopo la ces‐ sazione del rapporto di lavoro ‐ decorrenza massima della pensione entro il 6 dicembre 2013
La domanda di accesso dovrà essere inoltrata alla Direzione Terri‐ toriale del Lavoro competente, tramite il patronato Inas Cisl. Una commissione esaminerà le richieste pervenute e ne comunicherà l’esito agli interessati. Le altre categorie di lavoratori dovrebbero risultare già inserite nell’elenco dei salvaguardati (cosiddetta “Lista SI.CO”), e dovreb‐ bero aver già ricevuto dalla propria sede Inps una comunicazione in tal senso. Qualora non avessero ricevuto tale lettera, è consiglia‐ bile che si rivolgano al più vicino ufficio del patronato Inas Cisl per avere informazioni. Anche se non si è ricevuto la lettera dell’Inps, è utile recarsi al pa‐ tronato per tutte le informazioni e i chiarimenti sull’applicazione della norma di salvaguardia ed anche per la successiva presenta‐ zione della propria domanda di pensione, in modalità telematica, all’ente previdenziale. La platea dei salvaguardati sarà estesa, come previsto dalla legge, ad ulteriori 55.000 soggetti. Tale disposizione di legge diverrà attua‐ tiva, però, soltanto dopo l’adozione di apposito decreto intermini‐ steriale, di cui al momento si attende ancora l’emanazione. Per la consulenza e l’assistenza necessarie, ci si può recare presso la più vicina sede dell’Inas Cisl (gli indirizzi si trovano su www.inas.it, oppure chiamando il numero verde 800 24 93 07): ricordiamo che la consulenza offerta dall’Inas è assolutamente gratuita.
Mensile per la Federazione Italiana Trasporti Cisl Fondato nel settembre del 1950 N. 9 ‐ Settembre 2012 ‐ LXII anno dalla fondazione Autorizzazione del Tribunale di Roma n.350 del 16.6.1987 Proprietà La Rotaia S.r.l. Direttore: Giovanni Luciano Direttore Responsabile: Carlo Candida Redazione: Gaetano Riccio, Massimo Malvisi, Bruno Mancinelli, Osvaldo Marinig, Salvatore Pellecchia Impaginazione: Fabio Grassini Segreteria di redazione e ottimizzazione grafica: Patrizia Censi Direzione, Redazione, Amministrazione: Via A. Musa, 4 ‐ 00161 Roma Tel. 06‐44286307 Fax 06‐44286361 e‐mail: federazione_fi
[email protected] Stampa: Tipografia CSR Via di Pietralata, 157 ‐ 00158 Roma. Tel. 06‐4182113 E’ vietata la riproduzione e traduzione, anche parziale, di articoli senza citarne la fonte. Chiuso in redazione il 24/09/2012 Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 Tiratura: 28.000 copie
Sommario
Sindacati & Territorio
24 La sicurezza nel trasporto ferroviario ambiente e territorio. Il punto sull’evoluzione nor‐ 26 Igiene, mativa rifiuti a Reggio Calabria 28 ‐‐ L’emergenza Urgenze per la mobilità su terra e acqua 29 Una piaga chiamata tpl 30 Flash 33 Sindacato è anche: amore per la propria terra Sindacati & Socialità sul Mercato del Lavoro dopo l’ultima ri‐ 34 Vademecum forma
Sindacati & Mondo Editoriale
2 Un cambio di paradigmi è possibile! Linea Sindacale
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Un patto federativo tra i sindacati CISL dei lavoratori delle reti
38 Per la tutela internazionale del lavoro marittimo 39 Un dossier di Eurofound Generi & Generazioni
40 Ripartiamo dai giovani 42 Il progetto “I giovani nella Fit” in Trentino Alto Adige
Oggi & Domani
9 200 mila lavoratori e milioni di cittadini esigono rispetto 10 A che punto è la nottata dopo‐contratti dei ferrovieri. Punti di forza e problemi 13 Ilaperti 16 Il sì dei ferrovieri 18 Orario di lavoro in ferrovia. Un punto fermo. Era ora! aereo. Forte iniziativa strategica 20 Trasporto e contrattuale del sindacato del volo. Quando “pubblicità” fa rima con stu‐ 22 Sicurezza pidità (se non peggio)
Opinioni & Colloqui
44 Spending review e sicurezza del trasporto aereo 46 Ma gli esami di riparazione non finiscono mai… Parole & Numeri
48 Facezie e cose serie Intorno a noi
50 Riprendiamoci il tempo di pensare
Giovanni Luciano
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Politica, economia, sindacato, organizzazione
Un cambio di paradigmi è possibile! Nel periodo preautunnale di questo ulteriore annus horribilis che è il 2012, economicamente parlando s’intende, assistiamo ad un fenomeno ben preciso: gli indicatori finanziari, spread e borse, migliorano sensibilmente ma gli effetti della crisi sulla economia reale del Paese sono sempre più negativi. Recessione sempre più marcata, disoccupazione sempre più ele‐ vata, consumi in picchiata, disastro industriale diffuso e così via. L’unica consolazione è in quei pochi ma significativi distretti che riescono ad esportare fuori dall’Europa grazie alle eccellenze che, nonostante tutto, l’Italia possiede in alcuni settori del mitico made in Italy. Come mai succede questo? Verrebbe da pensare che gli effetti negativi prodotti dai precedenti indici ora tornati al segno posi‐ tivo facciano lo stesso per trascinamento. Ci vuole solo un po’ di tempo insomma. Speriamolo veramente e speriamolo tutti ma con grande attenzione e realismo onde evitare facili e pericolosi rilassamenti. In questa Italia, che vede i pensionati dover restituire la “quattor‐ dicesima” nello stesso tempo nel quale un ceto di pseudo politi‐ canti “de noantri” si traveste da porci per festeggiare in baccanali alle spese di tutti e senza un minimo di vergogna, bisogna guar‐ dare fuori dai confini europei. Chi lo fa vede che gli indicatori economici di quelli del Bric (Bra‐ sile, Russia, India, Cina) non sono più così forti. La Cina ad esem‐ pio ha un calo del proprio Pil del 2%, che detta così pare nulla salvo che un calo del 2% del loro Pil rappresenta, per dimensioni, un meno 20% di esportazioni dall’Europa dove l’Italia è seconda per questo alla sola Germania. Da italiani questo ci deve preoccupare molto, anche perché que‐ sto continuo “vedere la luce” nel 2013 da parte del Professor Monti non vorremmo, non che fosse il treno in arrivo, ma che ve‐ nisse letto come un cessato allarme. Sarebbe pericoloso. Le di‐ sinvolture e la sfrontatezza di chi ci avrebbe dovuto o dovrebbe governarci nell’arraffare e nel dilapidare persino in questi periodi bui tornerebbero ancor più perniciose. Non credo sia un caso che il dibattito politico principale sulla si‐ tuazione italiana fuori dai nostri confini, sia su cosa c’è dopo Monti e tutti, Stati Uniti in testa, premano per un Monti bis, ma‐ gari con qualche ministro cambiato nei posti giusti, aggiungiamo noi.
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Altro che cucù dietro la colonna! Questo algido personaggio, nonostante abbia colpito duramente la classe media con un’impennata di prelievo fiscale da vertigine, è l’unico oggi che abbia una credibilità spendibile e che ha det‐ tato, tessendo la tela in tutta Europa, l’agenda alla cancelliera Merkel. Bisogna riconoscerlo. Altro che corna dietro le colonne condite da barzellette da osteria. E in questo Paese dove spesso si assiste ad un dibattito politico proprio da osteria di ubriachi, alimentato ad arte da giornali che hanno tutti il loro padrone interessato, e non è solo il Cavaliere, c’è da avere veramente paura di disperdere questo ennesimo pe‐ sante sacrificio. Dio non voglia.
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Con tutti questi “Cetto Laqualunque” che popolano televisioni, dibattiti e social net‐ work speriamo che il timone resti in mano a chi sa navigare.
le conseguenze del caso. Per i dettagli tec‐ nici, ovviamente, rimando agli approfon‐ dimenti dei colleghi dell’area contrattuale.
Anche se, ripeto, la credibilità è tutta sua, non sottoscriveremmo lo stesso per diversi componenti del suo Governo, ad iniziare dal Ministro del lavoro senza dimenticare quello, fantasma, dei trasporti.
Trenord. L’unificazione contrattuale si può fare
In un contesto di grandi difficoltà per i sin‐ goli e per le imprese è evidente che i nostri guai, nei trasporti e nei servizi, aumen‐ tano. Dall’ultima riunione del Comitato esecu‐ tivo alla metà di settembre sono successe tante cose, così come altre non ancora. Abbiamo chiuso un pezzo importante del Contratto della Mobilità con la firma della Mobilità/Attività ferroviarie e del Con‐ tratto aziendale del Gruppo Fs. E’ stata dura, durissima, ed è stato un negoziato lunghissimo, ovviamente condizionato da Fs. Se ci siamo riusciti è solo perché abbiamo puntato ad una cosa che ora sembra, final‐ mente, tornata di moda col tavolo tra Go‐ verno e Sindacati e cioè la produttività. Certo, se si piangesse di meno e si pen‐ sasse di più, non si toglierebbe il finanzia‐ mento per la detassazione delle retribuzioni sugli istituti legati, appunto, alla produttività. Se si fosse pianto di meno e pensato di più probabilmente avremmo qualche decina di migliaia di esodati in meno di cui preoc‐ cuparci, ad iniziare da quelli di Alitalia. Abbiamo puntato alla sostenibilità del‐ l’azienda, pubblica ed in tempi di spending review, alzando sì l’orario settimanale medio da 36 a 38 ore ma non superando certo nè la media oraria nel panorama delle attività ferroviarie nè tantomeno l’orario medio di fatto già svolto da anni in Fs. Questa è stata la chiave di volta per sbloccare un negoziato destinato ancora oggi a rimanere altrimenti fermo, con tutte
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E’ anche successo che, qualche giorno prima della conclusione con Federtra‐ sporto/Fs abbiamo chiuso un negoziato al‐ trettanto complesso e anche più complicato con Trenord, firmando il con‐ tratto aziendale di omogeneizzazione tra ferrovieri e autoferrotranvieri presenti in quella azienda. Un risultato storico perché è l’esempio che l’unificazione contrattuale si può fare. Una risposta a tutti i denigra‐ tori del contratto unico della mobilità. Pro‐ prio nel ramo ferroviario vi erano le differenze di classificazione più rilevanti tra i due contratti e proprio lì lo abbiamo fatto. Per fare il contratto unico, a questo punto, basterebbe finire con la parte più agevole della classificazione visto che nel nuovo Attività Ferroviarie abbiamo fatto un’operazione di sventagliamento più ampio appunto per avvicinare le scale pre‐ cedenti. Vi è da segnalare, inoltre, un fatto rile‐ vante visto che, con la sigla del contratto della Mobilità/Attività Ferroviarie, si sono ottenute maggiori tutele e blindature sulla sua applicazione agli appalti ferroviari rife‐ riti ai servizi di pulizia, ristorazione e ac‐ compagnamento notte. Un aspetto positivo, certamente, ma il Sin‐ dacato dovrà saper dosare bene le sue azioni per dare tutele in quell’ambito, uti‐ lizzando il contratto, guardando in faccia la realtà ed il contesto nel quale si opera. A volte non basta quanto sta scritto, occorre anche una buona dose di pragmatismo per evitare che da un lato si “rispetti il con‐ tratto” e dall’altro le stesse mani siano co‐ strette a firmare ammortizzatori sociali. Non siamo d’accordo con questa politica. Bisogna sempre guardare se la base sulla quale si devono sostenere le richieste è so‐ lida e puo’ reggere. Sempre.
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Abbiamo ancora bruciante la ferita della vicenda dei lavoratori di Servirail e di Waa‐ steel e, nonostante una certa soluzione ipotizzata in una lettera aziendale, forte‐ mente voluta da noi, le cose non sono così scontate e la sorte di centinaia di famiglie è ancora dubbia. Non vorremmo replicare tutti i giorni con altre mille crisi. C’è poi stato il referendum di approva‐ zione del contratto nazionale. Confes‐ siamo che, secondo noi, alla luce dell’accordo del 28 giugno 2011 su rappre‐ sentanza e rappresentatività, potevamo anche non svolgerlo. Sicuramente non ci siamo prestati a chi voleva farlo ad otto‐ bre. Il risultato è stato positivo anche se i par‐ tecipanti sono stati meno numerosi del previsto e cogliamo l’occasione per ringra‐ ziare tutti gli attivisti che si sono dati da fare in piena estate per avere un risultato positivo. Ringraziamo meno quelli di noi che non si sono impegnanti abbastanza. Speriamo che capiscano che un risultato elettorale qualunque, sia esso un referen‐ dum, le elezioni del Dopolavoro o quelle delle rsu/rls non si improvvisa all’ultimo minuto. E’ frutto di credibilità anche e so‐ prattutto personale che bisogna coltivare e far crescere tra i colleghi, sempre. Mese dopo mese, anno dopo anno. Se così non è, ad alcuni suggeriamo di tornare spon‐ taneamente in servizio. Farebbero un grande atto verso loro stessi e verso l’Or‐ ganizzazione che non finirà mai di essere loro abbastanza grata per quanto fatto.
E’ ora che si misurino i fatti che ognuno di noi realizza, ad iniziare da chi scrive, per‐ ché le risorse economiche e di agibilità sindacale sono sempre minori e sempre più preziose e non si sente affatto il biso‐ gno di pressapochisti.
Ciò che deve ancora succedere Fin qui quello che è successo. Cosa invece non è ancora successo è il completamento
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del percorso tramite il rinnovo del con‐ tratto della Mobilità/autoferrotraniveri.
Le risorse economiche sono state recupe‐ rate in modo molto cospicuo e fiscalizzate.
Colpevolmente Asstra e Anav continuano a rifuggire il confronto negandosi al nego‐ ziato e, cosa più grave, questo sembra non riguardare il Ministro dei Trasporti e le Re‐ gioni.
Lo stesso nostro cavallo di battaglia della blindatura delle risorse prelevate tramite l’accisa sul gasolio per il trasporto locale ha avuto un esito positivo tramite un arti‐ colo in tal senso nella spending review.
Lo ripetiamo da molto tempo: questo è un aspetto assolutamente inaccettabile. Nes‐ suna istituzione piò chiamarsi fuori da questa partita. Sono ormai più di tre anni e mezzo che le retribuzioni sono ferme dopo l’aumento per l’anno 2008 ed è ora che questa storia finisca e finisca bene.
Il sindacato ha dichiarato disponibilità su tematiche di maggiore produttività.
La devono smettere con le strumentalizza‐ zioni anche perché il quadro di sistema è cambiato proprio questa estate. La Corte Costituzionale ha bocciato l’aspetto perni‐ cioso che la legge aveva introdotto (Fitto/Monti) tramite l’introduzione della concorrenza “nel” mercato. Questa sen‐ tenza ha spazzato via anche le segnala‐ zioni del tutto improprie che aveva emanato l’Antitrust ad iniziare da quella fatta contro il disegno di legge regionale della regione Liguria.
Purtroppo siamo costretti a dover invo‐ care le istituzioni che, nella loro assoluta mediocrità di questa stagione da fine im‐ pero, non sono all’altezza dei compiti che la legge gli affida loro.
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Quanti alibi devono essere smontati an‐ cora? Cosa dobbiamo fare ancora per far capire al Ministero disabitato di Porta Pia che è ora che intervenga?
Diciamo purtroppo perché preferiremmo non doverne avere bisogno. Non è un caso che con le controparti serie, spesso pri‐ vate, si riesca a trovare l’intesa su un reci‐ proco interesse mediando i due bisogni. Autostrade ha rinnovato il contratto senza tanti problemi. Con Ntv abbiamo svolto un
negoziato molto duro ma alla fine profi‐ cuo. Lo stesso Moretti è stato un interlo‐ cutore duro ma un interlocutore, col quale si è trovata poi l’intesa. Con questi pseudo rappresentanti di pseudo aziende non vi è alcuna possibilità di avere un interlocutore. Sempre la stessa solfa: “il Governo ci deve dare i soldi altri‐ menti non ci sediamo”. Di questi tempi? Quando si dice l’assistenzialismo… La verità è che dove c’è il “pubblico”, in‐ teso come proprietà, ormai non ci sono in‐ terlocutori e non c’è istituzione in grado di rispondere perché la possibilità di finan‐ ziamenti è pressoché azzerata. E allora oc‐ corre un cambio di paradigma. Bisogna rompere gli schemi classici e trovare nella mediazione degli interessi, la soluzione. Per il contratto del t.p.l. basterebbe agire sulla lotta all’evasione tariffaria per repe‐ rire centinaia di milioni atteso che sono ben 400 mln quelli stimati annualmente. Il problema è che, nella irresponsabilità di chi non viene mai preso per la collottola dal Governo nazionale e regionale, chi paga sono sempre i lavoratori e i cittadini vittime entrambi dello sciopero.
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La mancanza di strategia di governo e la mancanza di risorse pubbliche, è inutile negarlo, sta mettendo a durissima prova tutto il Paese, trasporti compresi. Anche nel mondo sindacale occorrerebbe pren‐ dere atto che bisogna cambiare registro senza ripercorrere come automi le proce‐ dure classiche a volte coinvolgenti e per‐ sino emozionanti, ma ormai sterili ed improduttive. Bisognerebbe essere tutti più realisti e pragmatici e capire dove trovare i punti di appoggio per le soluzioni sostenibili che ci diano risposte vere, al di là di populismi e demagogie. Per fare ciò però occorre, anche scontran‐ dosi nel fronte sindacale se serve, una in‐ terlocuzione credibile.
Trasporto aereo. Un orizzonte a tinte fosche Questa la stiamo cercando per molte que‐ stioni importanti ad iniziare da quella del trasporto aereo. La vicenda di questo fer‐ ragosto legata al fallimento della Windjet è emblematica di un settore industriale che in Italia è alla frutta. Non abbiamo una compagnia di bandiera forte, anzi, non abbiamo più un vettore nazionale dalle dimensioni e dalle capacità industriali, di investimento e di prospet‐ tiva. E’ inutile negare che le operazioni di co‐ smesi del layout del marchio messe in campo recentemente dal nuovo A.D. Ra‐ gnetti non ci convincono molto. Il non avere una forte compagnia di riferi‐ mento ha ricadute sul sistema aeropor‐ tuale già alle prese con diseconomie da frammentazione strutturali serie. Il blocco delle tariffe e i mille balzelli fanno il resto. Di contro altri vettori nostrani sono su un piano inclinato inquietante come testimo‐ niano le vicende di Meridiana Fly. Un quadro a tinte fosche che registra de‐ cine di crisi aziendali e non promette nulla
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di buono finché durerà la crisi economica più lunga mai vista nell’evo moderno.
cordi sulla produttività se necessario.
Di contro Ryan Air ed Easy Jet prosperano, la prima perché oltre ai finanziamenti, il‐ leciti a nostro avviso, che riceve dalle ge‐ stioni aeroportuali dove scala, non paga i contributi ai suoi lavoratori, applicando la legislazione irlandese.
L’idrovora delle autostrade privatiz‐ zate
In sintesi: assenza di una vera compagnia di riferimento, sistema aeroportuale da ri‐ fasare, low cost anglosassoni che fanno dumping e vengono finanziate anziché tassate e costo abnorme del fuel stanno mettendo in ginocchio un settore indu‐ striale italiano che invece dovrebbe essere una priorità del Paese. In questo senso, in controtendenza ai comportamenti del Mi‐ nistero, è positivo che il sottosegretario Improta abbia dato inizio ad un percorso di confronto che auspichiamo possa avere un buon esito in tempi rapidi e che magari faccia da start up all’avvio del negoziato sul contratto unico del traspor to aereo. Lo dovrebbe essere anche la viabilità ordi‐ naria, ma anche qui sembra riguardare altri. E l’Anas è ancora alle prese con un’as‐ surda quanto colpevole ostinazione al mantenimento del blocco delle assunzioni anche per le figure legate alla sicurezza della circolazione stradale. Per non dire della situazione in cui versa complessivamente la rete. Non vogliamo esagerare ma persino in Croazia e Montenegro, ne abbiamo testi‐ monianza diretta, le strade sono assoluta‐ mente migliori delle nostre e per trovare una buca devi faticare molto. Da noi fai il pieno ogni giorno. Già il trasferimento alle Province fu un er‐ rore madornale, chissà se poi le chiudes‐ sero davvero come andrà a finire…Nel frattempo le autostrade privatizzate fanno soldi a palate e continuano ad aumentare le tariffe senza che questo abbia un mi‐ nimo ritorno per le strade pubbliche e per i lavoratori delle strade ai quali bisognerà trovare un modo per dare retribuzione, anche col blocco del contratto, tramite ac‐
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Quando tocchiamo l’argomento privatiz‐ zazione delle autostrade e la discrasia ma‐ nutentiva attuale tra queste e le strade ordinarie ci tornano in mente queste “grandi scelte” di questi scienziati che si presentano di nuovo per governare. Do‐ vrebbero vergognarsi e fare ammenda, altro che primarie. Se avessimo spazio ci dilungheremmo anche sulla trovata geniale della riforma del Titolo V della Costituzione per descri‐ vere come alcuni dovrebbero veramente essere invitati a togliersi di torno invece di essere ancora lì. Non ne hanno imbroccata una e noi qui ancora a pagare. Segnaliamo a tal proposito, per i più curiosi, l’articolo di fondo del Corriere della Sera del 22 set‐ tembre 2012 a firma di Michele Ainis, che testimonia quanto da tempo sosteniamo sulla esplosione dei costi da quando sono state trasferite legislativamente funzioni e compiti alle Regioni. Se il trasporto locale è alla canna del gas è soprattutto grazie a questo. E cito solo i trasporti per quanto di nostra competenza, altrimenti…
Sta succedendo qualcosa anche per la por‐ tualità visto che il Senato ha recentemente licenziato un testo, finalmente, di riforma della legge 84/94. Il nostro giudizio è an‐ cora sospeso in quanto, come sempre in queste vicende, vi sono aspetti decisa‐ mente positivi mentre altri non lo sono. Diciamo che si potrebbe migliorare ed in questa direzione stiamo agendo. C’è però da sottolineare che i pericoli mag‐ giori sono stati scongiurati e questo è un aspetto che non va sottovalutato. Sono state infine presentate alcune piatta‐ forme per il rinnovo di contratti che sca‐ dono a fine anno, ad iniziare da quello del merci e logistica. Avremo modo in seguito da approfondire anche questi aspetti.
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Organizzazione e percorso congres‐ suale Siamo sulla linea di partenza di un per‐ corso che inizia ora e che ci porterà al tra‐ guardo del prossimo Congresso nazionale di metà maggio 2013. Occorre che adeguiamo la nostra Organiz‐ zazione territoriale. Questo è fondamen‐ tale per un Sindacato complesso ed articolato qual è la Fit Cisl. Per farlo bisogna individuare cosa va mi‐ gliorato e rafforzato quello che già fun‐ ziona.
Dobbiamo puntare ad una maggiore pre‐ senza operativa per e nei posti di lavoro. Quindi meno burocrazie e meno organismi barocchi che rallentano l’azione e che fanno da filtro dannoso tra iscritti e livelli decisionali più politici. In ambo le direzioni occorre accorciare la catena di trasmis‐ sione della comunicazione. Se non lo fac‐ ciamo perdiamo il polso della situazione. Non ce lo possiamo permettere. Occorre mettere in campo una presenza strutturata in ogni “campanile” ma senza per questo dover avere per forza la Fit Ter‐ ritoriale. Bastano Presidi snelli ed operativi che possano fare da sintesi per tutte le re‐ altà del territorio nei confronti del regio‐ nale e del nazionale. Livelli operativi pienamente legittimati e che devono rispondere a chi è eletto sul posto al Congresso e che vedano di diritto la partecipazione di Rsu, Rsa e responsabili delle S.a.s. Dovremo mettere in campo, quindi, una profonda rivisitazione del livello territo‐ riale modificando norme statutarie e re‐ golamentari già con il Consiglio Generale che convocheremo per novembre. Questo Consiglio, l’ultimo di questo quadriennio congressuale, convocherà il prossimo Con‐ gresso. Sarà un Congresso che assesterà definiti‐ vamente la Fit ma che già porrà basi per
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ulteriori trasformazioni nell’alveo della ri‐ forma organizzativa messa in campo dalla Cisl. Far uscire dagli uffici centinaia di dirigenti sindacali per metterli in prima linea, que‐ sta l’idea molto ambiziosa di Bonanni. Già molte Unioni Sindacali regionali hanno messo in campo progetti precisi per l’ac‐ corpamento di molte Unioni Sindacali Ter‐ ritoriali. La Sicilia, la Lombardia, il Piemonte hanno dichiarato grandi trasfor‐ mazioni. Addirittura alcune Usr pensano alla loro fusione, come già deliberato da Abruzzo e Molise. Altre, come l’Umbria, lavorano per la loro regionalizzazione su‐ perando la Ust. Un grande movimento “tellurico” nel quale vi è anche un forte indirizzo alle ag‐ gregazioni categoriali. Il 13 settembre 2012, a tale proposito, la Fit‐Cisl ha siglato un patto federativo con altre due categorie che ritiene molto affini per struttura e storia di provenienza: la Flaei e la Fistel. Energia e Comunicazioni. Trasporti, energia e comunicazioni, ovvero i servizi basati essenzialmente sulle reti: ferroviarie, elettriche, stradali e autostra‐ dali, telefoniche ecc. ecc. Se ci si pensa sono molto più simili i nipoti della Sip, dell’Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato, dell’Iri e della vecchia Enel, ri‐ spetto ad altri fantasiosi accorpamenti ipotizzati da qualche buontempone. Lavoreremo insieme tramite gruppi di la‐ voro su materie non contrattuali ma altret‐ tanto importanti: informazione, formazione, bilateralità, evoluzione con‐ trattuale, previdenza, sicurezza sui posti di lavoro, giovani, donne. Sarà un bel banco di prova di come si possa fare sinergia e trasmettere le espe‐ rienze l’uno con l’altro in modo da cre‐ scere ognuno con meno sforzo.
insieme ad altri, affini a noi, per crescere ancora di più. Si può fare. I denigratori della monocom‐ posizione hanno avuto negli ultimi quat‐ tro‐cinque anni la dimostrazione che si poteva fare. Non sentiamo più litigare nes‐ suno per questioni economiche e ab‐ biamo il collegio dei Probiviri praticamente in naftalina da tanto tempo. Non per questo non c’è attività nei Dipar‐ timenti e nelle aree contrattuali a tutti i li‐ velli, anzi. Certo le aggregazioni producono a volte qualche esubero strutturale. Diciamo che tutti sono in discussione ad iniziare dal Se‐ gretario Generale ma nessuno avrà nulla da temere laddove continui a fare bene e con impegno il suo lavoro.
C’è tanto lavoro da svolgere tutti i giorni nel sindacato, anche troppo a volte, ma chi lo fa deve ricordare che non può pen‐ sare di farlo come se lavorasse in ufficio e, timbrato il cartellino, spegne e va a casa. Chi dovesse farlo è bene che sappia che ha sbagliato mestiere. Ma sappiamo che sono come le mosche bianche da noi…fino a prova contraria. Diamo quindi inizio alla fase propedeutica alla nuova tornata congressuale e faccia‐ molo tutti con grande impegno e grande dedizione perché di grande impegno e de‐ dizione bisogna dotarsi per poter sperare di poter gestire al meglio il periodo peg‐ giore che l’economia e la socialità del Paese ha visto dal secondo dopoguerra ad oggi. Siamo anche noi inclini a vedere la luce in fondo al tunnel, basta poi non rica‐ dere negli stessi errori del passato, altri‐ menti meriteremmo tutti che sia proprio la luce del treno in arrivo, quella che si vede.
Dobbiamo quindi avere due forni aperti: quello della riorganizzazione interna Fit ma anche quella del cominciare a lavorare
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Un patto federativo tra i sindacati CISL dei lavoratori delle reti La Cisl ha avviato un percorso precongressuale di riforma della propria struttura organizzativa che prevede due linee di indirizzo approvate dal Comitato esecutivo il 18 luglio u.s.: il riassetto dei livelli orizzontali ove il numero degli iscritti non risulti più congruo al sostenimento economico ed un percorso di sinergie tra cate‐ gorie. In questo contesto la Federazione Trasporti, Fit nel corso di una riunione dei segretari generali regionali, (13 settembre 2012, a Villa San Giovanni), ha firmato un percorso sperimentale di siner‐ gie con le altre due Federazioni che hanno analogie con la Fit, vale a dire la Fistel Cisl e la Flaei Cisl, che associano rispettiva‐ mente i lavoratori delle comunicazioni e gli elettrici.
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Tale Patto federativo delle categorie delle “reti”, che prevede un inizio di lavoro comune sulle materie non contrattuali, ‐questa la convinzione espressa dal segretario generale della Fit, Giovanni Luciano‐ porterà benefici a tutti. Inizia ora un impegno comune per dare le gambe della concre‐ tezza ai gruppi di lavoro previsti e all’implementazione delle ini‐ ziative comuni da intraprendere. Qui di seguito il testo del patto federativo firmato dai segretari delle tre federazioni.
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Lo scenario di forte cambiamento, do‐ vuto al perdurare della più grande crisi economica dal secolo scorso, sta produ‐ cendo ricadute preoccupanti per il mondo del lavoro nel contesto socio eco‐ nomico europeo ed italiano. Lo stesso modello di welfare viene messo in discussione quotidianamente ed i li‐ velli occupazionali e di reddito segnano pesanti indicatori negativi mettendo il Sindacato di fronte alla necessità di dover ripensare logiche, strategie, politiche contrattuali e forme organizzative. Da tempo la Cisl e le sue categorie hanno individuato il secondo livello contrat‐ tuale, laddove deve esserci lo scambio tra produttività e remunerazione, quale nuova frontiera da presidiare fortemente , fermo restando il valore dei CCNL. Occorre, quindi, che si proceda verso un adattamento dell’organizzazione in modo da avere sempre più presidiati i posti di la‐ voro e investire ancor più fortemente nei delegati, rsu, rsa accorciando fortemente la distanza tra questi ed i livelli politici delle categorie. Le Federazioni nazionali: Fistel Cisl, Fit Cisl e Flaei Cisl condividendo pienamente lo spirito e gli indirizzi dati dal documento del Comitato esecutivo Cisl del 18 luglio 2012, nell’ ottica di sperimentazione di nuove esperienze e politiche organizza‐ tive sinergiche finalizzate alla massima efficienza ed efficacia dell’azione sinda‐ cale nei servizi a rete, convengono di mettere sperimentalmente a fattor co‐ mune alcune esperienze contrattuali, so‐ ciali ed organizzative.
• GRUPPO 3: evoluzione contrattuale, bilateralità e partecipazione. I gruppi di lavoro saranno formati ognuno da sei componenti, due per ogni Federa‐ zione. Ogni gruppo sarà coordinato da un com‐ ponente già presente.
Nel periodo precedente i prossimi Con‐ gressi Nazionali Fistel Cisl, Fit Cisl e Flaei Cisl procederanno ad implementare le esperienze e le iniziative comuni, sia ba‐ sate sulle materie affidate ai Gruppi di la‐ voro di cui sopra, sia basate su aspetti di carattere organizzativo e del proselitismo ad iniziare dai Giovani e dai Coordina‐ menti Donne.
Ogni Federazione esprimerà un coordina‐ tore. Potranno essere previste successivamente materie ulteriori d’intesa tra le Federa‐ zioni.
L’obiettivo della realizzazione di sinergie, economie di scala e massimizzazione del risultato operativo sarà perseguito utiliz‐ zando i seguenti tre gruppi di lavoro: • GRUPPO 1: formazione e Informa‐ zione; • GRUPPO 2: sicurezza e ambiente di lavoro e politiche previdenziali assi‐ stenziali e sociali;
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Michele Imperio sulla vertenza del Trasporto pubblico locale
200 mila lavoratori e milioni di cittadini esigono rispetto La perdurante, lunghissima, tenace mobilitazione dei lavoratori del trasporto pubblico locale sottolinea la gravità di una situa‐ zione che costa pesanti disagi alla collettività e duri sacrifici ag‐ giuntivi alla categoria, costretta a porre in essere costose azioni di lotta sindacale. Si protrae infatti una fase cruciale per la vita di milioni di cittadini, mentre il Tpl è caratterizzato da una grave crisi che si trascina senza trovare efficaci soluzioni. La Fit e la Cisl hanno avanzato negli ultimi due anni concrete pro‐ poste per uscire da una situazione caratterizzata da tagli a ripe‐ tizione, precarietà, palleggio di responsabilità tra Stato, regioni e aziende, le cui rappresentanze, Asstra e Anav (aziende pubbli‐ che e private) si sono finora asserragliate su posizioni di assoluta chiusura ad ogni ragionevole confronto. Michele Imperio, segretario nazionale Fit‐Cisl del settore ricorda infatti che da tempo il sindacato, Filt, Fit, Uilt, Uglt porta avanti iniziative per affrontare in modo diretto e concreto la ardua ver‐ tenza del Tpl. Non si tratta solo del nuovo contratto della mobilità che ha visto impegnati, anche con azioni di sciopero, circa 200 mila dipendenti. E’ imperativo categorico trovare soluzioni inno‐ vative alla crisi del trasporto pubblico locale, aggravata negli ul‐ timi anni da ripetuti tagli di bilancio che si sono abbattuti sui trasferimenti alle Regioni e quindi alle imprese, senza che fosse avviata una politica di riassetto e rilancio che Fit e Cisl prima di tutto hanno con determinazione proposto e sostenuto.
Michele Imperio: le nostre accuse Asstra e Anav – accusa Imperio – hanno scelto la disdetta unila‐ terale del contratto, con il che hanno acuito il conflitto, costrin‐ gendo i lavoratori ad ogni forma di mobilitazione. Per questo il sindacato ritiene, a questo punto, indispensabile un confronto a tutto campo sui nodi del trasporto pubblico locale. E’ impensabile che si continui da un lato con la politica dei tagli indiscriminati, dall’altro con la sordità nei confronti delle proposte del sindacato, ignorando le necessità strategiche del settore, e la richiesta dei cittadini che, anche in ragione della crisi sempre più utilizzano i mezzi pubblici. Assistiamo – continua Imperio‐ con sconcerto ad una preoccu‐ pante passività nei confronti del trasporto pubblico locale. Un tema cruciale per gli assetti socio‐produttivi del Paese che entra puntualmente nell’agenda di confronto tra Stato e Regioni, ma che altrettante volte ne esce senza soluzioni concrete, né scenari sporti dei Tra VOCE
credibili di riassetto del settore. Tutti gli allarmi e le iniziative sin‐ dacali sembrano arrestarsi di fronte al muro di gomma che im‐ pedisce il dialogo tra enti locali, imprese e lavoratori. L’unica triste certezza sembra essere l’aggravarsi della crisi, lo spettro di ulte‐ riori riduzioni sia dei livelli occupazionali sia nei servizi. Nulla si è fatto sino ad oggi per quella politica di grandi aggregazioni che proprio la Fit ha lanciato con forza, sapendo responsabilmente che il trasporto pubblico locale necessita di un integrale cambia‐ mento, perché solo la strada del rinnovamento può aprire itine‐ rari di crescita nel futuro. Dobbiamo evitare il fallimento e che questo ricada sui lavoratori e sui cittadini. Le rappresentanze datoriali delle aziende pubbliche e private non possono più, decentemente, rimanere arroccate sulla indispo‐ nibilità. Non si tratta solo di questioni economiche, di un rinnovo contrattuale oneroso in un momento di gravi incertezze. I punti qualificanti del negoziato contrattuale, al quale le associazioni datoriali si negano, riguardano gli aspetti normativi finalizzati agli incrementi della produttività delle imprese e la costituzione di un fondo nazionale per il sostegno e le politiche attive del lavoro.
Chiediamo un radicale cambio di marcia Il sindacato è consapevole di dover investire su un radicale mu‐ tamento degli assetti attuali del Tpl. Vi sarà la stessa consapevo‐ lezza da parte di molte imprese, e dei loro rappresentanti? Dobbiamo uscire a tutti i costi da una spirale perversa fatta solo di tagli di bilancio, di riduzione della forza lavoro, di cancellazione dei collegamenti. Sosteniamo – afferma ancora Imperio ‐ la ne‐ cessità di risolvere la crisi con un profondo rinnovamento dei mo‐ delli organizzativi. Debbono essere garantite risorse finanziarie certe su un arco di tempo pluriennale. E’ questo il primo ele‐ mento indispensabile, insieme al rinnovo del contratto nazionale, per consentire alle imprese di risanarsi ed essere competitive in un mercato liberalizzato, altrimenti rischiamo da un lato la liqui‐ dazione delle aziende del Tpl, dall’altro di regalare ad operatori stranieri le aeree più appetibili e potenzialmente profittevoli del mercato della mobilità. Si potrebbe ingenerare la tentazione di scorciatoie, come privatizzazioni di assalto non regolate, che dobbiamo assolutamente scongiurare. In questo autunno si gioca dunque – conclude Imperio – una partita in qualche modo con‐ clusiva poiché senza una effettiva politica di rilancio ed un ac‐ cordo, il trasporto pubblico locale è destinato al collasso già dall’inizio del prossimo anno.
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Vertenza Tpl
A che punto è la nottata Il rinnovo del ccnl delle Attività Ferroviarie e del Contratto Aziendale del gruppo FS avrebbe do‐ vuto stringere i tempi sulla risoluzione della vertenza tpl nell’ambito del più ampio ccnl della Mobilità in cui, sulla base della piattaforma sinda‐ cale di febbraio 2008, dovrebbe confluire il ccnl degli Autoferrotranvieri. Ma il condizionale è an‐ cora d’obbligo allo stato dei fatti. Dopo quattro anni di inu‐ tile trattativa, dominati dall’atteggiamento dila‐ torio delle associazioni datoriali, a fronte di una concreta disponibilità sin‐ dacale, la risposta di As‐ stra ed Anav è stata quella di recedere dal Protocollo siglato il 30 settembre 2010 in sede ministeriale sui “quattro punti” del ccnl della Mo‐ bilità. Un recesso ingiusti‐ ficato e irresponsabile che si configura come un comportamento illegit‐ timo generando soltanto un aggravamento del conflitto stesso e l’impos‐ sibilità di mettere mano alla riorganizzazione del‐ l’intero settore quanto mai necessario per far fronte alla crisi che stiamo vivendo. Tutto ciò ha determinato la inevitabile ripresa della “lotta sindacale” ripar‐
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Foto di Frank Andiver sporti dei Tra VOCE
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tendo dallo sciopero di 4 ore del 20 luglio scorso che ha visto una partecipazione dei lavoratori quasi assoluta. Cosa a cui non è seguito alcun cambiamento delle posizioni delle Associazioni datoriali che a mezzo stampa hanno denunciato lo stato di crisi in cui verte il settore senza riconoscersi al‐ cuna responsabilità e perseverando in un atteggiamento di chiusura non utile alla risoluzione della vertenza. Per questi motivi, a cui si è aggiunto il si‐ lenzio delle Istituzioni, i sindacati sono an‐ dati avanti chiamando i lavoratori ad un nuovo sciopero nazionale di 24 ore ( 21 settembre 2012) e convocando un attivo nazionale dei quadri e delegati del tpl per decidere le ulteriori iniziative da prendere. Lo svilupparsi dei lavori del Governo sulla Spending review e la sentenza della Corte Costituzionale n. 199/2012, hanno però spinto le Segreterie Nazionali a revocare lo sciopero del 21 settembre e a riprocla‐
C’è perfino chi dice che finora è stata una pacchia Alla vigilia dello sciopero nazionale del trasporto pubblico locale c’è stato perfino chi ha scritto (il quotidiano economico‐fi‐ nanziario “Italia Oggi”, per la penna di Sergio Luciano) quanto segue: “Che sta‐ volta il Governo pensi di “far sul serio” nella riforma del trasporto pubblico lo‐ cale, lo conferma lo sciopero indetto per il 2 ottobre, congiuntamente, sia dai sin‐ dacati confederali che dagli autonomi. Hanno paura che i tagli alla finanza di co‐ muni e regioni e il progetto di riorganiz‐ zazione annunciato dal ministro Corrado Passera si facciano sul serio e si risolvano in una stagione di licenziamenti. E per questo alzano le barricate”. Un com‐ mento che –come ha obiettato critica‐ mente il segretario generale della Fit Cisl, Giovanni Luciano, è come dire che, ap‐ punto, la “pacchia” è finita e quindi i sin‐ dacati insorgono. Nulla di più errato, controbatte il leader della Fit che ricorda come lo sciopero sia l’ennesima reazione dei lavoratori del set‐
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marlo per il 2 ottobre con le stesse moda‐ lità. Entrambi questi avvenimenti avranno ine‐ vitabili effetti sull’intero settore sia dal punto di vista del suo finanziamento che per il sistema delle liberalizzazioni. E per questo le OOSS hanno responsabilmente spostato lo sciopero nazionale di 24 ore condividendo la necessità di attendere gli sviluppi futuri e auspicando la riapertura del tavolo negoziale.
Vincolo di destinazione delle risorse e costi standard Dal punto di vista delle risorse da desti‐ nare al settore, il recente emendamento della Commissione bilancio del Senato ha escluso il tpl dai tagli alle finanze delle Re‐ gioni previsti dalla Spending Review. Dai tagli alla spesa pubblica sono cioè escluse le “risorse destinate al finanziamento cor‐ tore tpl per rivendicare il rinnovo del con‐ tratto nazionale scaduto dalla fine del 2007. Questa è la motivazione vera, che non si troverà magari su siti accademici come “La Voce.info”, ma ‐ dice la Fit ‐ ba‐ sterà visitare uno dei tanti siti sindacali per verificare da quanto tempo va avanti questa vertenza.Ma c’è di più. È proprio il Sindacato confederale, con la Fit in prima linea, che rivendica una riforma indu‐ striale seria del settore, ormai da diversi anni a questa parte. La creazione di bacini di traffico almeno regionali e la riduzione drastica delle 1.200 aziende (tra pubbli‐ che e private) che operano nel trasporto locale sono una istanza presentata dalla Fit Cisl e dalle altre sigle sindacali (sul no‐ stro sito troverà, se vuole, anche gli atti di un Convegno con la presenza dell’allora Ministro Matteoli). Così come sono istanze sindacali la certezza delle risorse destinate al trasporto pubblico nelle re‐ gioni (ora i soldi provenienti dalle accise previste a tale scopo vanno nel mare ma‐ gnum di quei “calderoni” che sono i bi‐ lanci regionali e, spesso, non arrivano alle aziende) e, importantissimo, la creazione
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rente del servizio sanitario nazionale e del trasporto pubblico locale anche ferrovia‐ rio”. Si torna così a vincolare le risorse che lo Stato trasferisce alle Regioni per il tpl. Indubbiamente una buona notizia, se si pensa che in passato la mancanza del vin‐ colo di destinazione delle risorse ha la‐ sciato in grande difficoltà il settore, ma non la risoluzione del problema, conside‐ rando che le Regioni dovranno comunque fare i conti con un taglio alle loro risorse nel 2012 e con una decurtazione struttu‐ rale a partire dal 2013. Inoltre, non si deve dimenticare che il trasporto pubblico, dopo la sanità, rappresenta la più elevata voce di spesa dei bilanci regionali che do‐ vranno comunque fare i conti con il patto di stabilità. L’altra novità introdotta è il rafforzamento dei costi standard mediante i quali, Re‐ gioni ed Enti locali dovranno determinare di uno strumento di ammortizzazione so‐ ciale appunto per gestire gli esuberi pro‐ dotti dalla riforma. Tutto ciò –sostiene il segretario di Cisl tra‐ sporti‐ lo facemmo sapendo di andare in scontro frontale con il sottobosco della politica che si annida nelle aziende locali e, aspetto autocritico, anche contro alcuni “pseudosindacalai” che si annidano nelle file del sindacato. Non abbiamo avuto ri‐ sposte e anzi solo avversione, soprattutto da quelle associazioni datoriali (Asstra e Anav) che continuano imperterrite nella più totale irresponsabilità (visto che nes‐ suno gli chiede il conto) a farci scioperare danneggiando le nostre paghe ed i citta‐ dini. Vediamo che il Ministro Passera fa an‐ nunci e ne siamo contenti… Fino a qual‐ che settimana fa, neanche quelli aveva fatto. Speriamo che prima della fine della legislatura – conclude Giovanni Luciano ‐ si riesca anche ad incontrarlo visto che dopo ripetute richieste siamo da otto mesi in attesa di un cenno di risposta…. Almeno l’educazione di un diniego.
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le compensazioni economiche alle aziende esercenti servizi pubblici di trasporto, sia per i contratti di servizio che per la quan‐ tificazione dei corrispettivi da porre a base d’asta delle procedure di gara per l’aggiu‐ dicazione dei servizi. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera che do‐ vrebbe approvarlo senza altre modifiche.
La Sentenza della Corte Costituzio‐ nale Altro avvenimento da non sottovalutare è la sentenza con la quale la Corte Costitu‐ zionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 4 del DL 138/2011, convertito in legge 148/2011 e successive modificazioni, rela‐ tivo alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Si tratta di un articolo che riproponeva, in alcuni passi in modo ancora più restrittivo, quanto abrogato dal referendum popolare del 2011 riproponendo quella concorrenza nel mercato che obbligava le Regioni e gli Enti locali all’affidamento dei servizi. Si determina così il venir meno di tutti gli adempimenti previsti per i Comuni e delle seguenti disposizioni: la verifica della ge‐ stione concorrenziale; la delibera quadro; il parere dell’Antitrust; i meccanismi di gara per l’affidamento dei servizi a terzi o a società miste, compreso l’obbligo della quota non inferiore al 40%; il limite di 200.000 € annui per le società in‐house; le incompatibilità per la composizione dei consigli di amministrazione e delle com‐ missioni delle gare; l’affidamento della ge‐ stione delle reti e gli obblighi e i diritti dei gestori subentranti rispetto ai precedenti; la fase transitoria relativa alla decadenza delle società in‐house con fatturato supe‐ riore a 200.000 € annui, alle società miste il cui socio non era stato scelto in sede di gara, alla riduzione della partecipazione azionaria fino al 30% nelle società quo‐ tate; i divieti e le autorizzazioni relativi alle società che non possono o possono parte‐ cipare a gare. Alla luce dei fatti, rimane in vigore il solo articolo 3 bis relativo all’individuazione territoriale dei servizi a rete ed alcuni pro‐
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cedimenti di incentivo e disincentivo. Le Regioni dovranno approvare le leggi sugli ambiti ottimali ed individuare gli or‐ gani di governo degli stessi. Rimangono in vigore le disposizioni di incentivazione degli affidamenti con procedure ad evi‐ denza pubblica, sia per la valutazione degli enti locali pubblici che per l’attribuzione di finanziamenti pubblici statali. Così come persistono i vincoli per le società in‐ house di attenersi al patto di stabilità e agli obblighi della pubblica amministrazione per l’acquisto di beni e servizi, per le as‐ sunzioni e per i contratti. In merito alle ge‐ stioni esistenti, resteranno in essere, fino alla loro scadenza naturale, sia gli affida‐ menti in‐ house che le società miste. A parte ciò, non esiste più una normativa nazionale che disciplini le possibili forme di affidamento, ma si deve far riferimento solo alla normativa europea che prevede la possibilità per l’ente locale di scegliere, sempre osservando i principi comunitari in materia di tutela della concorrenza, la formula organizzativa che ritiene più ap‐ propriata tra: Gara Secca‐ La gara per l’affidamento ad un soggetto attraverso la concessione a terzi (gara ad evidenza pubblica); Società Mista‐ La gara per la scelta di un socio gestore (gara a doppio oggetto); Affidamento in‐house‐ L’affidamento di‐ retto ad una propria azienda comunque motivato e nel rispetto delle norme comu‐ nitarie e soggette ai vincoli di spesa, cioè in economia. Un quadro normativo che sembra non trovare pace. Le valutazioni che ne se‐ guono ci portano ad un bivio: rimanere con tale stato normativo di riferimento, come potrebbe far più comodo alle aziende, oppure augurarci un prossimo e nuovo intervento del legislatore? Da parte sindacale rimane inalterata la neces‐ sità di riformare un settore, che non può definirsi ancora industriale, e che rischia di essere travolto dalla crisi lasciando i la‐ voratori senza alcuna copertura e soste‐
gno occupazionale, per la mancanza di ammortizzatori sociali, e ledendo il costi‐ tuzionale diritto di mobilità dei cittadini. Qualsiasi forma di affidamento venga scelto deve essere considerata indispen‐ sabile la sana e corretta gestione econo‐ mico‐finanziaria a garanzia della qualità dei servizi e dei livelli occupazionali.
Quali azioni sindacali future Sono queste importanti novità che, se non risolutive per il risanamento e la riconver‐ sione strutturale del settore, potrebbero sollecitare una riapertura del tavolo con‐ trattuale. Unica strada per riprendere in mano quel Documento strategico di rilan‐ cio del Tpl, su cui, ormai diversi mesi fa, si era bloccato il confronto, e a cui sono se‐ guiti solo inutili e pretestuosi atteggia‐ menti dilatori delle associazioni datoriali. Forse anche Asstra comincia a cambiare atteggiamento, se è vero come sembra, che il Presidente abbia ricevuto mandato per riaprire e concludere in tempi rapidi la fase contrattuale anche attraverso l’indivi‐ duazione, seppur non quantificata, del‐ l’elemento economico. Da parte sindacale non abbassiamo la guardia. Rimane confermato lo sciopero nazionale del 2 ottobre di 24 ore ed è stato programmato l’attivo nazionale dei quadri e delegati per il 18 e 19 ottobre allo scopo di individuare ed organizzare le modalità dell’eventuale prosieguo della mobilita‐ zione che prevede lo sciopero senza fasce con relativa manifestazione. E come Fit ci siamo preparati alla fase da gestire riunendo il Coordinamento nazio‐ nale di area contrattuale tpl (20 e il 21 set‐ tembre), al fine di un importante ed essenziale momento di riflessione e con‐ divisione, sia sulle novità legislative e giu‐ risprudenziali, che avranno inevitabili ricadute su tutto il settore, che sulla ver‐ tenza contrattuale.
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Il dopo-contratti dei ferrovieri
Punti di forza e problemi aperti in un periodo particolare quale quello a cavallo tra luglio ed ago‐ sto. Ed il dato ottenuto rafforza le nostre convinzioni e ci ripaga del grande lavoro fatto per tanti mesi al tavolo di confronto con le Associazioni Datoriali. Se consideriamo anche il mondo degli appalti e delle altre imprese ferroviarie, la percentuale dei votanti ha raggiunto cifre più elevate, attestandosi al 65% e il dato dei voti favorevoli è stato dell’85%. Proprio il mondo degli appalti rappresenta una delle principali questioni ancora aperte in quanto, al momento, il contratto è stato firmato da una sola delle Associazioni Datoriali che operano negli appalti ferroviari, vale a dire Ancp. Di qui l’ennesimo scio‐ pero della categoria a sostegno della firma del contratto da parte delle altre Associazioni Datoriali. Su quest’aspetto c’è bisogno di una svolta in tempi brevi in quanto non è possibile che migliaia di lavoratori del comparto siano ancora senza contratto dopo che abbiamo ribadito a chiare lettere che per le attività in appalto inerenti le società del Gruppo Fsi si applica il ccnl della Mobilità / area contrattuale Attività Fer‐ roviarie.
Il referendum con il quale i ferrovieri hanno detto il loro “sì” al‐ l’accordo firmato il 20 luglio scorso, ha chiuso una fase che ha richiesto al sindacato un grande sforzo organizzativo, permet‐ tendo la piena riuscita della consultazione della categoria, anche
Il nuovo contratto è uno strumento che, innanzitutto, rivaluta gli stipendi dei lavoratori fermi dal 2008 ed introduce nuove forme innovative di tutela sul versante del welfare ma al tempo stesso consente alle imprese di competere sul mercato grazie a forme di flessibilità che generano maggiore produttività in cambio di aumenti salariali.
La relazione virtuosa produttività‐salario Il nuovo contratto della mobilità/attività ferroviarie, insieme a quello del gruppo FS, per il 2012‐2014, ha dato sbocco positivo ad una lunga e complessa vertenza che ha impegnato Agens, Sin‐ dacati e Gruppo FS per alcuni anni, fissando infine un elemento di grande rilievo in una moderna articolazione del lavoro ferro‐ viario. Il contratto approvato da un referendum dei lavoratori costituisce ora un importante punto di riferimento nel contesto dei trasporti, soprattutto se si considera la gravissima crisi che attraversa il set‐ tore e mette in difficoltà aziende e lavoratori. Il nuovo contratto –dice il segretario della Fit Cisl, Giovanni Lu‐ ciano‐ è tutto giuocato su una positiva relazione tra produttività e salario; consente all’impresa di competere in modo agile sul
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mercato; offre ai lavoratori nuove forme di tutela e aumenti sa‐ lariali attesi da molto tempo. Il modello contrattuale poi amplia la sfera del welfare per i lavoratori, valorizza le attività professio‐ nali, lega una cospicua parte variabile del salario a reali aumenti di produttività. Consideriamo questo risultato con grande favore –aggiunge Lu‐ ciano‐ vista la preoccupante situazione in cui versa l’intera galas‐ sia dei trasporti. E ci auguriamo che molte altre vertenze possano presto trovare adeguata soluzione con una analoga architettura di quella raggiunta per mobilità/attività ferroviarie e Ferrovie dello Stato italiane: produttività, welfare, lavoro. Sarebbe un bene non solo per centinaia di migliaia di occupati nei trasporti, ma favorirebbe in modo incisivo e diretto una reale ripresa del‐ l’economia italiana
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E’ un contratto che coniuga in maniera in‐ novativa la necessità delle imprese di far fronte ad un mercato del trasporto ferro‐ viario in continua evoluzione, attraverso la definizione di un insieme di regole per i vari segmenti di produzione, a partire dall’alta velocità per arrivare al trasporto regionale ed al trasporto merci e, al tempo stesso, definisce le modalità attraverso cui la maggiore produttività si traduce in in‐ crementi salariali per i lavoratori. Nella stessa premessa al Contratto Azien‐ dale Fs è detto a chiare lettere che l’au‐ mento dell’orario settimanale a 38 ore non rappresenta uno strumento per la crea‐ zione di esuberi all’interno dell’azienda ma “costituisce il presupposto per perse‐ guire obiettivi di ottimizzazione della pro‐ duttività e, coerentemente con gli scenari di mercato, per sviluppare la capacità pro‐ duttiva delle aziende, consolidando ed in‐ crementando gli attuali volumi di produzione, nonché per cogliere le oppor‐ tunità di progressive internalizzazioni di attività”. Ho volutamente riportato nel vir‐ golettato uno dei concetti che è alla base del rinnovo contrattuale e che rappre‐
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senta per noi la vera sfida dei prossimi anni, vale a dire il rilancio del trasporto ferroviario a tutti i livelli. In questo senso ci aspettiamo che quanto prima Fs attraverso le sue Società, Trenita‐ lia ed Rfi, ci dica cosa intende fare per ri‐ lanciare il trasporto ferroviario nei vari segmenti di attività, a partire dal trasporto merci per il quale chiediamo di conoscere le azioni che Trenitalia intende mettere in atto per recuperare quote di mercato. Sul versante della manutenzione dei rotabili, altresì, chiediamo a Trenitalia azioni tese a rilanciare le officine e a riportare all’in‐ terno di esse le lavorazioni pregiate inver‐ tendo il trend degli ultimi mesi fatto di continue esternalizzazioni di attività “core”. Stesso discorso va fatto con Rfi rispetto alla manutenzione delle linee di cui vo‐ gliamo conoscere il programma e l’imple‐ mentazione e non i soliti piani di riorganizzazione che desertificano il terri‐ torio e non utilizzano appieno tutte le po‐ tenzialità offerte dal nuovo contratto.
Partire con il piede giusto Sul piano gestionale, è evidente che un contratto che innova fortemente sull’ora‐ rio di lavoro e che introduce nuove forme di flessibilità, necessiti di verifiche e di mo‐ menti di approfondimento su alcune te‐ matiche inerenti l’utilizzazione dei lavoratori. Ma che si arrivasse a ripetere l’infausta esperienza del 2003 con le varie circolari aziendali interpretative delle norme aziendali, francamente non ce lo aspettavamo! Invece pochi giorni dopo il positivo risul‐ tato del referendum, Trenitalia, in data 7 agosto, ha emanato una circolare attuativa delle norme contrattuali che è piena di “forzature” e di interpretazioni unilaterali dell’articolato contrattuale e non tiene in alcun conto gli accordi precedenti che non sono stati modificati dal nuovo contratto. Proprio per evitare sorprese di questo ge‐ nere, avevamo scritto nel contratto azien‐ dale che erano confermate tutte le disposizioni inerenti l’orario di lavoro che non fossero state modificate dal nuovo ar‐ ticolato contrattuale e, visto che il nuovo
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preso atto di quanto da noi evidenziato. Al momento in cui va in stampa questo gior‐ nale, non abbiamo ancora riscontro delle eventuali modifiche apportate al testo delle circolari, ma auspichiamo che pre‐ valga uno spirito costruttivo che vada nella direzione di partire col piede giusto. Allo stesso modo va aggiunto che analogo “spirito costruttivo” dovrebbe animare le numerose trattative che sono partite in questi giorni sui territori con le Rsu e con le strutture regionali delle Organizzazioni Sindacali per l’applicazione del nuovo ora‐ rio settimanale di 38 ore, ma i segnali che ci giungono non vanno in questa dire‐ zione.
contratto sarebbe andato in vigore il 1° settembre, avevamo chiesto che si par‐ tisse con turni “sperimentali” che permet‐ tessero di avviare i confronti a livello territoriale con le RSU e con le Strutture Regionali delle Organizzazioni Sindacali fir‐ matarie del contratto. Proprio su questo versante, invece, sono nate le prime difficoltà in quanto sono stati completamente ignorati tutti i pree‐ sistenti accordi territoriali sulle flessibilità in ingresso ed in uscita per l’orario del per‐ sonale degli uffici e sono state modificate le modalità di turnificazione del personale per i turni in seconda ed in terza. Per il personale di macchina e per il per‐ sonale di bordo la circolare è intervenuta anche su diversi aspetti gestionali che vanno dalla contabilità delle assenze del personale, alla ripresa del servizio dopo la malattia o l’infortunio sul lavoro, dalla du‐ rata dei riposi settimanali per il personale disponibile al diritto al pasto, fino ad inter‐ pretare le norme contrattuali rispetto alla normativa da utilizzare per i servizi ad alta velocità e per i servizi di media / lunga per‐ correnza. sporti dei Tra VOCE
E’ evidente che il nuovo contratto è quello che abbiamo sottoscritto il 20 luglio e non quello che qualcuno all’interno di Fs ha in mente e che intende attuare a colpi di cir‐ colare! Riteniamo che con questo rinnovo con‐ trattuale i ferrovieri abbiano dimostrato di aver fatto la loro parte e sicuramente negli articoli contrattuali sull’orario di lavoro vi sono aumenti di produttività che permet‐ tono alla loro azienda di poter competere sul mercato del trasporto ferroviario. Lo stesso aumento dell’orario settimanale, “apprezzato” con il nuovo istituto del sa‐ lario di produttività che i lavoratori trove‐ ranno in busta paga a partire dal mese di settembre, assieme al riconoscimento del premio di risultato per gli anni 2010‐2011, è un elemento sufficiente a produrre un incremento di produttività e non vi è alcun bisogno di ulteriori stravolgimenti delle di‐ sposizioni sull’orario di lavoro! Negli incontri fatti in questi giorni a livello nazionale con la Holding FS abbiamo fatto le nostre osservazioni al riguardo e la de‐ legazione aziendale presente al tavolo ha
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Il risultato di questi incontri deve regi‐ strare l’adeguamento dell’orario settima‐ nale al nuovo contratto ma non si possono stravolgere gli accordi che prevedono delle flessibilità in ingresso ed in uscita e che rispondono ad esigenze specifiche di ogni realtà territoriale e proprio per que‐ sto motivo non possono essere uniformi su tutto il territorio nazionale. Non si può da un lato affermare di voler attuare una politica di decentramento ter‐ ritoriale in tema di flessibilità dell’orario di lavoro e poi pretendere di avere un mo‐ dello unico su tutti gli impianti della rete. Allo stesso modo, per il personale di molti degli impianti di esercizio, non si possono lasciare inalterati gli orari delle prestazioni giornaliere e recuperare l’aumento di ora‐ rio settimanale sulla sola giornata di ri‐ poso “compensativo”: l’aumento dell’orario settimanale deve essere distri‐ buito su tutto il turno in maniera equili‐ brata, senza le “forzature” che vengono proposte sui tavoli territoriali. I ferrovieri, attraverso il voto positivo al re‐ ferendum sul contratto, hanno accettato la sfida della maggiore produttività ed hanno dimostrato di avere a cuore le sorti della propria impresa: adesso tocca al‐ l’azienda dimostrare che il nuovo contratto sia per tutti una reale opportunità di cre‐ scita e di sviluppo.
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Michele Castellano
Il sì dei ferrovieri Referendum CCNL Con la firma per l’identificazione dei testi, si è conclusa in ma‐ niera insolita l’interminabile vertenza per la definizione del nuovo Contratto della Mobilità/ Area contrattuale delle Attività Ferro‐ viarie e contestualmente del Contratto Aziendale del Gruppo FS. L’inconsueta modalità della sigla dei testi, quale certificazione dell’intesa raggiunta con l’impossibilità di poterla modificare, si è resa necessaria per dare l’opportunità a quelle Associazioni delle imprese dei Servizi Ferroviari, che per scelta non hanno preso parte alla trattativa, di poter aderire al CCNL aggiungen‐ dosi ad Ancp unica parte datoriale del mondo appalti firmataria. Le tre settimane convenute per la firma definitiva, stabilita per il 20 luglio scorso, sono trascorse inutilmente visto che Fise‐Uniferr, Confcooperative/Federlavoro, Legacoop‐Servizi si sono pronun‐ ciate solo per giustificare la mancata adesione adducendola al‐ l’insostenibilità economica derivante dall’applicazione del nuovo ccnl. Come abbiamo già avuto modo di dichiarare nel corso dell’ul‐ timo incontro presso la sede di Fise riteniamo tali motivazioni as‐
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solutamente inverosimili e pretestuose, finalizzate solo ad otte‐ nere maggiori corrispettivi dalla committenza, ignorando total‐ mente le legittime aspettative dei dipendenti che da anni attendono la meritata rivalutazione delle retribuzioni. Ed è per tali ragioni che è stato proclamata una ulteriore azione di scio‐ pero, la settima per la precisione (1‐2ottobre). Preso atto di quelle negative scelte delle aziende si è comunque deciso, nel rispetto della tradizione democratica che da sempre caratterizza la nostra categoria, di sottoporre all’approvazione dei lavoratori, compresi tutti quelli impiegati negli appalti, il nuovo contratto indicendo il referendum per i giorni dal 30 luglio al 2 agosto. La data pur tenendo conto del periodo estivo in cui il per‐ sonale è in ferie, si è resa necessaria per poter dare una puntuale attuazione del contratto essendo prevista la corresponsione della prima tranche dell’una tantum col 31 agosto. Dapprima con iniziative delle singole organizzazioni e successi‐ vamente con attivi e assemblee unitarie si è partiti per arrivare preparati all’appuntamento.
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In casa Fit sono stati numerosi a livello re‐ gionale i momenti di analisi e studio del nuovo articolato contrattuale culminati con la convocazione (16 e 17 luglio) del Coordinamento Nazionale dell’Area Con‐ trattuale Trasporto Ferroviario e Servizi. Sono stati due giorni di intenso lavoro in cui il contratto, anzi i contratti, sono stati sezionati in tutte le loro parti, esaminati in tutte le articolazioni e specificità con l’obiettivo di dotare il quadro dirigente della competenza necessaria per essere di riferimento e di aiuto nella spiegazione alla categoria delle novità introdotte. Le assemblee hanno visto ovunque una si‐ gnificativa partecipazione di ferrovieri e di personale degli appalti nonostante si stessero svolgendo alla fine di un luglio molto caldo. Come calda è stata la tempe‐ ratura in alcuni momenti di discussione, alimentata dalle contestazioni generiche e demagogiche dei soliti esponenti apparte‐ nenti al gruppo del “sempre no“ che
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hanno poi proseguito nel loro compito dando indicazioni di voto contrario. Possiamo però affermare che tutto si è svi‐ luppato nell’ambito della normalità così come senza particolari problemi si sono svolte le votazioni, nonostante si sia regi‐ strata la partecipazione di circa 49.000 la‐ voratori divisi in due gruppi, con due diverse schede una bianca (ccnl AF + FS) per il Gruppo FS e l’altra di color verde (solo ccnl AF) per gli appartenenti ad altre imprese ferroviarie ed agli appalti. Hanno votato complessivamente il 61.09 per cento degli aventi diritto al voto, su‐ perando abbondantemente la soglia del 50% necessaria per la validità del Referen‐ dum. Il 73,29% dei votanti si è espresso fa‐ vorevolmente, mentre i contrari si sono attestati al 25,38%. Nel Gruppo Fs con la votazione sui due ccnl hanno votato 39.807 lavoratori, pari al 60,18 degli aventi diritto, di cui 28.047 (70,46%) si sono espressi per il SI e 11.183
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(28,09%) per il NO. Per una più attenta analisi dei dati rin‐ viamo alla lettura della tabella dei risultati ufficiali comunicati dal Comitato Elettorale Nazionale che riportiamo. Dall’esito della consultazione appare in tutta la sua evidenza come la categoria si sia pronunciata a favore di un contratto che, in una fase di profonda trasforma‐ zione come quella in atto con continui mutamenti del quadro legislativo di riferi‐ mento, costituisce un valido strumento per la tutela del lavoro e del reddito. C’è da essere soddisfatti per il positivo risul‐ tato che la Fit valuta anche quale ricono‐ scimento per il gran lavoro svolto in un contesto assai complesso e difficile. Ma la soddisfazione sta anche nella consapevo‐ lezza di essere riusciti a portare a termine quanto di meglio e utile era possibile rea‐ lizzare.
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Massimo Malvisi
Orario di lavoro in ferrovia
Un punto fermo. Era ora! Con la firma, da parte di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporti e Fast Ferrovie, dei testi del Contratto della Mobilità/Area contrattuale Attività Ferroviarie (di seguito AF) ed il Contratto Aziendale di Gruppo FS (di seguito FS) si è finalmente messo un primo punto fermo anche a questioni come l’orario di lavoro. Prima di addentrarsi in un rapido esame delle novità introdotte è opportuno ricor‐ dare brevemente, anche per questo deli‐ catissimo tema, lo sforzo del sindacato, in modo particolare dalla Fit Cisl, per fa ri‐ considerare l’impostazione di Federtra‐ sporto e del Gruppo FS, tesa a superare la contrattazione con strumenti quali la fles‐ sibilità esigibile. Questa impostazione ha accompagnato il negoziato fino all’ultimo minuto della trattativa, ribadendo in ma‐ niera ancora più marcata, semmai ce ne fosse bisogno, l’importanza della contrat‐ tazione, a qualunque livello e l’insoffe‐ renza delle controparti datoriali nel vedersela riproporre. Ma volendo adden‐ trarci per una panoramica in particolare per quanto riguarda la Disciplina Generale sul capitolo orario di lavoro, i cui articoli di riferimento sono il 28, per quanto riguarda il Ccnl AF e l’articolo 13 del Ccnl FS,non possiamo non partire dal nuovo orario set‐ timanale dei lavoratori di tutte le Società del Gruppo FS (p.1.1 FS) che risulta essere di 38 ore. Risulta utile, prima di proseguire nell’ana‐ lisi, riportare anche l’articolazione dell’ora‐ rio di lavoro giornaliero (p.1.6 AF) che identifica le casistiche nel numero di 4, in base alla tipologia di turno seguito e come di seguito elencato: a) turni avvicendati sulle 24 ore; b) turni non cadenzati nelle 24 ore (es. Personale Mobile);
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c) turni avvicendati su 2 periodi giorna‐ lieri (turni in seconda);
voratori che operano nei turni in seconda che interessino la fascia 04/01. Inoltre per
d) su prestazione unica giornaliera. Le variazioni dell’articolazione dell’orario di lavoro giornaliero prevedono una spe‐ cifica procedura negoziale a livello azien‐ dale. Le 38 ore settimanali sono calcolate in maniera diversa a seconda della diffe‐ rente articolazione dell’orario giornaliero, con l’aggiunta della specificità riguardante i Servizi Ausiliari, la quale contiene anche le regole per attuare la Multiperiodalità. Tale previsione era già presente nel Ccnl del 2003, ma utilizzata veramente poco. Nella nuova formulazione, i cui riferimenti sono il punto 1.2 AF e 1.1 FS, vi è la previ‐ sione che tale regime di flessibilità possa interessare tutte le articolazioni di orario giornaliero previste contrattualmente, ad esclusione del mancato accordo, in quel caso si attua solamente per un solo pe‐ riodo di 4 mesi per i turni in seconda e su prestazione unica giornaliera. Sono stati modificati i limiti minimi (30h) e massimi (46h), come anche modificati sono i para‐ metri temporali in cui poter applicare la multiperiodialità, dalla precedente impo‐ stazione riportante le 4 e 14 settimane si è passati alla definizione di un periodo massimo di 4 mesi, entro cui calcolare la media di 38 ore settimanali. Vi è inoltre la previsione che, a seguito di contrattazione territoriale, tale flessibilità è possibile estenderla a tre distinti periodi di 4 mesi. La prestazione giornaliera massima diurna è rimasta inalterata a 10h, anche nel caso di applicazione della multiperiodialità, mentre per quanto riguarda la prestazione notturna, fermi restando i limiti delle 8 e delle 9 ore, è stata introdotta la possibilità, subordinandola alla contrattazione, di pre‐ vedere una durata massima di 9 ore ai la‐ sporti dei Tra VOCE
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il personale operante a terra e dipendente delle aziende dei servizi accessori, com‐ plementari, di supporto e/o di pulizia, il li‐ mite della prestazione notturna può essere esteso fino a 10 ore, ferma re‐ stando la media delle 8 ore tra due risposi settimanali. La ripartizione dell’orario di lavoro setti‐
manale è confermata su 5 giorni, tramite specifico accordo può essere ripartita su 6 giorni. Risulta modificata la durata di cia‐ scun periodo di lavoro, definito in 2 ore, quando presente un intervallo non retri‐ buito, che non potrà essere inferiore a 30 minuti e maggiore di 2 ore e 30 minuti, elevabile a 3 ore in sede di contrattazione. Sulla questione della sostituzione del per‐ sonale che opera nei turni in terza ed in seconda, vi è l’assicurazione che le aziende la garantiranno entro 1 ora, con contrattazione è possibile elevare tale li‐ mite a 2 ore. Sul lavoro notturno, l’unica variazione ri‐ guarda la riduzione del numero delle notti annuale, da 80 a 79, per adeguarlo a quanto previsto dal Dlgs 66/2003. Viene confermato che a livello di maggiorazione economica la fascia utile è 22/06 mentre ai fini normativi la fascia è 00/05. Su que‐ sto tema è doveroso rimarcare il fatto che il nostro sindacato, è stato il principale ar‐ tefice del mantenimento sia dei limiti sia delle procedure in atto al momento della firma del nuovo articolato contrattuale, nonché della salvaguardia della contratta‐ zione per l’elevazione a 3 servizi notturni tra due riposi settimanali, purché il terzo non consecutivo. Ma vi è, facendo finalmente chiarezza, l’applicazione delle norme sui lavoratori notturni, così come disciplinato dal Capo IV del Dlgs 66/2003, anche a quei lavora‐ tori che operano nei turni in terza oppure che operano nelle attività di manuten‐ zione infrastrutture, qualora si determini il superamento dei limiti di legge previsti. Come è opportuno rimarcare l’impegno che ha permesso la conferma dei conte‐ nuti dell’Accordo del 21 maggio 2004 per le attività di Manutenzione Infrastrutture.
Foto di Frank Andiver sporti dei Tra VOCE
Per quanto riguarda il riposo giornaliero, confermata la durata minima di 11 ore nelle 24 ore, con possibilità di riduzione a 8 ore, ferma restando la misura minima di 11 ore nello sviluppo del turno, e riguar‐ dante i lavoratori che operano su turni in terza ed in seconda. Per quanto riguarda
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invece il settore della Manutenzione Infra‐ strutture, la riduzione a 8 ore del riposo giornaliero è possibile tramite contratta‐ zione. La durata minima del riposo settimanale non potrà essere inferiore a 48 ore, a de‐ correre dall’ultimo periodo di lavor. Quando l’orario di lavoro settimanale è ar‐ ticolato su 6 giorni, tale durata minima è di 35 ore. Inoltre, qualora il termine del‐ l’ultimo periodo di lavoro precedente il ri‐ poso settimanale si collochi nella fascia 00/05, la ripresa del servizio non potrà es‐ sere disposta prima delle 06. Infine quando la prestazione giornaliera di lavoro superi le 6 ore, vi deve essere pre‐ vista una pausa non inferiore a 15 minuti. A tal fine sono ritenute utili tutte le pause, compresa quella per la refezione, in cui il lavoratore non sia nell’esercizio delle sue funzioni o delle sue attività. In conclusione, nell’articolato contrattuale del 20 luglio 2012, sono state confermate tutte le modalità di distribuzione giorna‐ liera dell’orario di lavoro settimanale, di ri‐ partizione dell’orario settimanale, di attuazione dell’orario giornaliero spezzato e della prestazione unica giornaliera. Le eventuali variazioni sono possibili se‐ guendo quanto previsto dal Ccnl Mobi‐ lità/Area AF e dal Contratto Aziendale del Gruppo FS. Risulta opportuno segnalare che questa disanima riguarda gli articoli dei due con‐ tratti per la parte generale dell’orario di la‐ voro. Il Personale Mobile, ha una disciplina particolare, articolata a sua volta, per ti‐ pologia di traffico o per meglio dire per Se‐ zioni Specifiche, volendo “leggere” in maniera dettagliata le varie particolarità. Come del resto è importante sottolineare l’impegno, in particolare della Fit Cisl, per salvaguardare la contrattazione ed il suo valore, respingendo al mittente tutte le pressanti e ripetute richieste delle parti datoriali, ad ottenere in toto, l’applica‐ zione della cosiddetta flessibilità esigibile.
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Trasporto aereo
Forte iniziativa strategica e contrattuale del sindacato Il sindacalismo confederale dei trasporti accelera la sua iniziativa strategica e contrattuale nel settore del trasporto aereo, cer‐ cando di coinvolgere gli attori politico‐istituzionali e le contro‐ parti datoriali in uno spazio corale di nuove sintesi organiche sia sul piano delle politiche di sviluppo e ammodernamento dell’in‐ tero sistema, sia sul piano di una visione contrattuale il più pos‐ sibile unitaria ed armonica, non solo per la tutela dei lavoratori ma anche per favorire una concezione dell’attività trasportistica aerea nella quale ogni funzione specifica contribuisca sinergica‐ mente all’efficienza, produttività ed economicità dell’insieme. E’ questo il senso di una nota che le segreterie nazionali di Filt,
Un tavolo di confronto per l’industria del trasporto aereo Filt, Fit, Uilt e Uglt, come abbiamo detto sopra, hanno formalizzato ai vertici poli‐ tico‐istituzionali e a quelli delle associa‐ zioni datoriali del settore, la richiesta di avvio urgente di un tavolo di confronto sulla emergenza che investe l’industria del trasporto aereo nazionale, alla presenza delle istituzioni e di tutti gli attori in grado di fornire un fattivo contributo alla discus‐ sione, alla ricerca di una iniziativa di si‐ stema in grado di gestire quella che si profila come una vera e propria emer‐ genza industriale, economica e sociale. L’industria liberalizzata del trasporto aereo italiano vive un livello di sofferenza econo‐ mica rilevante ed in evidente fase di peg‐ gioramento. La crisi strutturale ha le radici nell’assenza di “sistema” e di regole. L’Ita‐ lia ha infatti contato sull’autoregolamen‐ tazione del mercato a differenza di quanto accaduto in tutto il resto d’Europa. Gli altri paesi infatti hanno sentito il bisogno di se‐ guire ed accompagnare il processo di libe‐ ralizzazione con un contesto di regolazione, filtro e clausole sociali che se‐ gnano la reale differenza in atto tra la no‐ stra industria del trasporto aereo e quella
Fit, Uilt e Uglt hanno già recapitato ai vertici politici e ammini‐ strativi dei Ministeri dello sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, a quelli del Lavoro e delle politiche sociali, a quelli di Enac, Enav, di Assaeroporti, Assaereo, Assocatering e Assohan‐ dlers. Parimenti e sul versante contrattuale le stesse federazioni del trasporto hanno messo a punto le “Linee guida di piattaforma per la stipula del Ccnl del Trasporto aereo 2012‐2014.” Di tutto ciò diamo sintetico conto qui di seguito ai lettori de “La Voce”.
di qualsiasi altro paese occidentale. Gli ultimi venti anni‐ rilevano Filt, Fit, Uilt, e Uglt ‐ sono contrassegnati da ricorrenti episodi di disagio sociale, disservizi verso i consumatori nazionali ed internazionali, dumping, frodi e fallimenti aziendali, espulsione dal mondo del lavoro di mi‐ gliaia di addetti, elusione ed evasione della legge italiana da parte di aziende straniere (unico caso in Europa). Da ultimo –sottolineano poi i sindacati‐ le iniziative unilaterali di alcune aziende ed associazioni datoriali del settore non rap‐ presentano certo una soluzione ma anzi peggiorano la situazione e rinviano un ap‐ puntamento ineludibile per il sindacato, quale la necessaria stipula e definizione del Ccnl per l’industria del Trasporto Aereo. L’ulteriore inasprimento della crisi ri‐ guarda tutte le aziende del settore. La competizione tra aziende è basata sul sotto costo delle tariffe, sul peggiora‐ mento della qualità del servizio offerto e delle condizioni di lavoro, sulla esternaliz‐ zazione ed appalto di segmenti produttivi della filiera. L’espulsione massiccia di lavoratori, le mo‐
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difiche legislative intervenute (pensioni) mercato del lavoro scompongono ulterior‐ mente il quadro di tutele faticosamente raggiunto e definito dagli accordi di ge‐ stione delle crisi aziendali del trasporto aereo. Le dinamiche di forte disagio so‐ ciale stanno ora per giungere ad un punto di non ritorno ed impongono l’immediata apertura di un tavolo di confronto sul si‐ stema trasporto aereo italiano alla ricerca di un equilibrio come già avvenuto in tutta Europa. Queste le ragioni per cui le segreterie na‐ zionali di Filt, Fit. Uilt e Uglt, chiedono la convocazione delle parti interessate ad un tavolo di confronto sulla vertenza tra‐ sporto aereo nazionale e dichiarano l’in‐ tenzione di sostenere la vertenza attraverso la mobilitazione di tutti i lavo‐ ratori del trasporto aereo italiano.
La proposta contrattuale da cui ripar‐ tire Come dicevamo, in parallelo con l’inizia‐ tiva politico‐strategica complessiva, Filt, Fit, Uilt e Uglt hanno altresì definito e in‐ viato alle controparti imprenditoriali del settore (23 luglio u.s.) le linee guida di piattaforma per la stipula del Ccnl del tra‐
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Foto di Frank Andiver sporto aereo per il periodo 2012‐2014”. A distanza di più di undici mesi dalle sca‐ denze contrattuali dei vari CCNL e contratti aziendali, il sindacato, anche in ragione delle evoluzioni legislative ha definitiva‐ mente deliberato sulla piattaforma per la stesura del contratto nazionale. Sarebbe superfluo, dice a commento Luigi Mansi per il Dipartimento nazionale Fit Cisl trasporto aereo ricordare quale im‐ portanza ripone tutto il mondo del lavoro di questo settore sulla volontà di perve‐ nire ad un regolamento unico. Vogliamo infatti dotare di uno strumento esclusivo tutto il trasporto aereo per avere un mer‐ cato di concorrenza corretto ed evitare gli attuali dannosi dumping sociali. Questa proposta di Ccnl è dunque un elemento in‐ dispensabile, unitamente ad un comples‐ sivo riordino del sistema regolatorio di una industria, quella del trasporto aereo ita‐ liano, in gravi difficoltà anche per l’assenza di regole e di “sistema” che hanno con‐ traddistinto la via italiana delle liberalizza‐ zioni. Del resto questa assenza di “sistema” – continua il sindacalista Fit‐ sarà il motivo del confronto in sede Enac prossimamente con tutti gli attori sia isti‐ tuzionali, imprenditoriali e sociali. Purtroppo questo vuoto ha creato e sta
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creando una pericolosa voragine di falli‐ menti e di aziende in profonda crisi. E ciò ha visto e vedrà migliaia di posti di lavoro coinvolti. Se non si inverte questa ten‐ denza dando certezza e regole al settore, non si potrà avere mai un futuro per le aziende e per i lavoratori e si continue‐ ranno a vedere tanti drammi umani nei nostri aeroporti. Sarebbe dunque ora che chi è preposto a fare le regole ed a control‐ lare la loro osservanza smettesse di pen‐ sare che debba essere il Mercato ad autoregolamentarsi.
tratti come Aviazione Generale, Fairo (per‐ sonale delle compagnie straniere) e quello dei lavoratori per il rifornimento del car‐ burante aereo. La proposta sindacale è composta da una parte generale in cui tutte le realtà condi‐ videranno articoli come, solo ad esempio, ambiti contrattuali e relazioni industriali, clausola sociale, nuovo mercato del la‐ voro, fondi bilaterali sostegno al reddito ed altri. Mentre le parti specifiche rappre‐ senteranno le peculiarità dei vari comparti rispetto agli altri.
Dotare il settore di uno strumento unico come un Ccnl valido per tutti i comparti della filiera – insiste Mansi‐ è per il sinda‐ cato l’elemento da cui ripartire, facendo tesoro degli errori del passato. La proposta sindacale delle linee guida per la stipula del Ccnl è rivolta infatti a tutte le le Asso‐ ciazioni degli aeroporti, delle società di handling, del catering, dei vettori aerei, della manutenzione e degli elicotteri.
L’auspicio e l’intento del sindacalismo con‐ federale del settore è dunque quello che possa partire il confronto con queste As‐ sociazioni datoriali con la consapevolezza della crisi che investe il settore ma con la forza di volere finalmente uno strumento essenziale di cui da anni si sente il bisogno e che la miopia di qualche attore ha ritar‐ dato.
Sul solco già tracciato del Ccnl per il per‐ sonale di terra del trasporto aereo e delle attività aeroportuali dell’ 8 luglio 2010 era giusto per il nostro sindacato includere anche altri importanti comparti quali vet‐ tori aerei, manutenzione ed elicotteri. Ma anche nel futuro prossimo –dice Mansi‐ puntiamo a far confluire anche altri con‐
Sul sito della Fit‐Cisl www.fitcisl.org sezione Trasporto aereo il testo in‐ tegrale delle linee guida di piattaforma per la stipula del Ccnl del trasporto aereo 2012‐201.
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Filippo Mirabelli
Sicurezza del volo
Quando “pubblicità” fa rima con stupidità (se non peggio) Una vistosa pubblicità di Ryanair assicura perentorio: “un solo pilota vi farà rispar‐ miare”! E’ una linea di pubblicità‐provo‐ cazione con la quale Ryanair si è caratterizzata, passando dall’insultare la concorrenza a personaggi aziendali vestiti da Superman. L’anno scorso, però, la pro‐ vocazione fu quella di proporre alle case costruttrici di progettare gli aerei in ma‐ niera che i passeggeri potessero stare in piedi, aumentando così i posti a bordo e consentendo alle aziende di aumentare i profitti e di ridurre i costi del biglietto. Con la nuova pubblicità sulla riduzione del nu‐ mero di piloti a bordo è evidente che il loro attacco al sistema della Sicurezza del Volo è sempre più incalzante. Come non vedere quanto si risparmie‐ rebbe riducendo i margini di sicurezza? Un aereo costerebbe molto meno se avesse un motore solo, un solo impianto idrau‐ lico, se volasse senza il sistema antincen‐ dio. Costerebbe ancora meno se gli strumenti di volo fossero singoli e se a bordo ci fosse un pilota da solo che, una volta inserito il pilota automatico, andasse dietro a servire i passeggeri che, in piedi o stravaccati per terra, si stanno godendo il loro volo a 5 euro da Roma per Hong Kong. Forse quello che auspica Ryanair un giorno accadrà: sistemi affidabili al 100% con il controllo totale della situazione per quanto riguarda anche le condizioni me‐ teorologiche in tutto il mondo. I temporali saranno sotto controllo e: abracadabra “che la neve non cada”, “che non si azzardi la nuvola a creare pioggia”: Ryanair deve atterrare! Lo vediamo un po’ lontano questo mondo qui, e in fondo ci intristisce pure pensare
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che non ci sarà più nessuno a lavorare al radar (figurati se poi Ryanair non elimina anche i controllori di volo, in fondo riesce a controllare la pioggia!), senza qualcuno a bordo che accudisca i passeggeri. Un ae‐ roporto completamente automatizzato dove arriva l’autobus, rigorosamente senza conducente, e dove c’è un unico di‐ pendente/imprenditore, che si alza la mat‐ tina e, dal bagno di casa sua, gestisce tutte le operazioni. Un futuro fantastico! Cerchiamo però di capire perché l’aereo di linea ha necessità di due piloti e di tutto ciò che crea sicurezza intorno all’aereo, sia in termini di mezzi che di persone.
Non sono costi optional da tagliare Tutto nasce dalla necessità di avere delle ridondanze. Le ridondanze sono, in mate‐ ria tecnologica, l’inserimento di sistemi doppi, in maniera da aumentare l’affidabi‐ lità del mezzo. E’ una ridondanza il gene‐ ratore d’emergenza degli ospedali che garantisce l’energia elettrica qualora falli‐ sca il sistema principale. E’ ridondanza la ruota di scorta della macchina, che ci ga‐ rantisce il rientro a casa, oppure dal gom‐ mista. L’aereo di Linea, che trasporta i passeggeri, ha necessità di avere moltissime ridon‐ danze. Gli impianti idraulici che consen‐ tono il movimento delle superfici dell’aereo come i flaps, gli slats e il carrello per l’atterraggio, sono doppi, tripli. I com‐ puter di bordo che controllano ormai pra‐ ticamente tutto, dalla gestione elettronica dei motori a quella della navigazione sono doppi, tripli. Gli strumenti di navigazione, quelli che consentono di vedere dove si sta andando e come ci si sta andando sono
doppi, tripli. Gli estintori per eventuali si‐ tuazioni di fuoco, al motore, a bordo, nelle toilette, sono doppi, tripli. Togliere le ridondanze significa andare a rosicchiare un po’ di sicurezza. Nella storia dell’aeronautica, per passare da quattro motori a due (si parla di aerei di lungo rag‐ gio), ci sono voluti più di vent’anni. L’evo‐ luzione dell’affidabilità dei motori è dovuta progredire tantissimo e ancora oggi un aereo che attraversa l’oceano deve avere assolutamente, per motivi di norma‐ tiva legata sempre alla sicurezza, un aero‐ porto a novanta minuti di volo al massimo, da ogni punto della rotta che deve percor‐ rere. Tutto questo a garanzia del passeg‐ gero. Ma i sistemi anche se ridondanti, da soli non possono garantire la sicurezza. Loro sono solo sistemi e per guadagnarsi da vi‐ vere fanno solo ed esclusivamente ciò che fa un sistema e non si possono autoge‐ stire, se non parzialmente. E allora chi glielo spiega a Ryanair che è il pilota che integra tutto? Che il pilota è l’elemento di sintesi di tutti questi sistemi, che sono centinaia a bordo? Il pilota li controlla se lavorano bene, li ripara se si rompono e, se non si possono riparare, li gestisce in maniera parziale. A bordo spesso accade che un’avaria del sistema non si presenti così come è stata prevista dalla casa co‐ struttrice nelle sue procedure, come scritta sui manuali. L’avaria si può presen‐ tare in maniera subdola, accade che essa sia un’avaria non codificata, che sia codifi‐ cata ma che non dia le medesime indica‐ zioni che dovrebbe dare. Sta proprio al pilota capire quale sia l’errore, l’omissione del sistema e interpretarne la sua risolu‐ zione andando anche contro tutte le indi‐
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cazioni che, in re‐ altà, tendono a trarlo in inganno. Per ogni inconve‐ niente e per ogni in‐ cidente rilevante dove non si è riusciti ad intervenire cor‐ rettamente, oppure in tempo, ce ne sono migliaia sven‐ tati proprio da quei due piloti che attra‐ verso le loro cono‐ scenze e le loro competenze, attra‐ verso l’uso pieno e consapevole della propria esperienza, interrompono la ca‐ tena degli eventi ne‐ gativi che potrebbe causare un inci‐ dente. Sono due, sono lì davanti da soli e attraverso la crew coordination cercano di far diven‐ tare l’intervento di due singoli individui pari a quello di tre. 1+1=3 questo è il perché l’equipaggio di un aereo di linea è plurimo. Dobbiamo pensare anche che tutto questo lavoro va fatto, sia in condizioni normali che in caso di problemi a bordo, mentre dal‐ l’esterno arrivano tantissimi input di diversa natura. Si deve ascol‐ tare la radio che è un continuo supporto di indicazioni e di disposizioni impartite dal controllore del traffico aereo, si devono ascoltare le comunicazioni degli altri piloti in maniera da imma‐ ginarsi precisamente dove essi sono e che cosa fanno, per non avere sorprese. Si valutano le condizioni del tempo, si evitano i temporali e si affrontano, laddove sia necessario. Si prepara l’ae‐ reo per il decollo, per un atterraggio con la pista allagata, oppure con la nebbia. Tutto questo, i piloti, lo fanno supportati e integrati da coloro che nelle rispettive professioni operano a favore della Sicurezza.
Dove vuole arrivare Ryanair? Ciò che scrive Ryanair è una stupida campagna per sottovalutare ciò che fanno i piloti a bordo degli aerei. La fame di soldi li induce a spingere, ad accelerare in un terreno dove è importante, in‐ vece, approcciarsi con criterio e con consapevolezza. Alla spinta populista del biglietto meno costoso va contrapposto, da parte sporti dei Tra VOCE
nostra, il ragionamento sulla tutela della vita delle persone, un ragionamento che supera di gran lunga la fame di redditività di Ryanair. Due piloti a bordo servono per ridurre il numero di incidenti, ser‐ vono per gestire operazioni multiple garantendo la minimizza‐ zione degli errori. Due piloti a bordo servono per far crescere la prestazione dell’equipaggio in condizioni difficili, per consentire il fatto che 1+1, in alcuni casi, debba diventare un fondamentale 3. Non è entusiasmante raccontare una cosa così ovvia, così ele‐ mentare e immaginabile. E’ però che talvolta è necessario rispon‐ dere anche a provocazioni che all’apparenza sono solo stupide. In realtà esse mirano a colpire al cuore tutti quei principi che negli anni hanno costituito l’elemento fondamentale della crescita del Trasporto Aereo: la tutela delle vite delle persone. Se iniziasse a passare il concetto che esiste una percentuale accettabile di in‐ cidenti, allora la ricerca del Sistema Sicurezza non sarebbe più quella di azzerare gli incidenti, bensì quella di accettarne una certa percentuale statisticamente irrilevante. E tutto ciò nel nome degli utili degli azionisti. In quel caso si potrebbe tranquil‐ lamente volare con un aereo telecomandato.
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Massimo Malvisi
La sicurezza nel trasporto ferroviario Riordino normativo e reclutamento del personale Ansf Da tempo l’Ansf è oggetto di un duplice confronto con le Organizzazioni Sindacali e precisamente sul tema del riordino nor‐ mativo e su quello del reclutamento del personale e della costruzione del Con‐ tratto Integrativo. Anche se gli aspetti possono sembrare dia‐ metralmente opposti, sono invece colle‐ gati da una robusta maglia ferroviaria, seppur vadano focalizzati distintamente. La tematica di più stretta attualità al mo‐ mento è quella relativa al personale, nel senso che il tempo a disposizione per con‐ cludere la procedura sta consumandosi ra‐ pidamente senza che, al momento, vi siano chiari e concreti atti che permettano in maniera compiuta al personale coin‐ volto, di prendere la decisione più oppor‐ tuna. La questione più spinosa riguarda le mo‐ dalità per realizzare il transito del perso‐ nale, dal Gruppo Fs ai ruoli dell’Agenzia. Al momento vi è un diniego da parte degli or‐ ganismi preposti, di ritenere questo un vero e proprio passaggio, senza che vi sia l’ennesima riproposizione della procedura volta a formalizzare prioritariamente le di‐ missioni dal Gruppo FS per poi firmare l’as‐ sunzione in Ansf, con tutte le inquietudini del caso. In analogia, anzi per similitudine, con l’operazione che nel passato portò il transito dell’attività e del personale dalla precedente struttura di Amministrazione del Personale di Fs all’Inps, ma anche sulla scorta della recente nota della Funzione Pubblica, come sindacato unitariamente e come Fit Cisl, ci siamo sempre espressi per un percorso che non preveda soluzioni di continuità, anche sollecitando uno speci‐ fico Decreto da parte dei Ministeri compe‐ tenti.
Ma anche altre tematiche risultano senza una risposta certa, si tratta della valuta‐ zione del tempo utilizzato in convenzione presso l’Ansf; del ritenere senza alcuna re‐ mora, la materia dell’orario di lavoro come oggetto di contrattazione con il Sindacato; di chiarire alcuni aspetti organizzativi ed economici, che saranno parte integrante del nuovo Contratto Integrativo per cui la contrattazione partirà una volta definita la questione del personale. Inoltre, stanti le voci di una imminente partenza del Fondo di previdenza integrativa per il personale Enac e dell’Ansf, denominato Sirio, andrà contrattata la contribuzione obbligatoria da parte di Ansf, come pure va quantifi‐ cata la cifra da destinare al costituendo Fondo Sanitario Integrativo.
desta molte perplessità nel personale chiamato ad effettuare una scelta deter‐ minante per il suo futuro, ma che rischia di riflettersi in maniera “pesante” sul Paese Italia, in quanto, nell’eventualità che i lavoratori dovessero scegliere di rientrare in maniera cospicua nel Gruppo FS, sa‐ rebbe a rischio la funzionalità della stessa Ansf, cioè quell’organismo di derivazione europea che è deputato alla vigilanza della sicurezza delle ferrovie. L’“assordante si‐ lenzio” che circonda la vicenda ci lascia emblematicamente attoniti, ma non di meno siamo determinati ed impegnati nel ricercare le risposte opportune in modo tale che la scelta sia effettuata in maniera compiuta.
Pur con rammarico dobbiamo pren‐ dere atto della chiusura da parte di Ansf sulla questione dell’inquadra‐ mento degli attuali livelli B del Ccnl Mobilità/Area AF e del Gruppo FS. Analogo rammarico per le questioni che al momento non hanno trovato soluzione con il Gruppo FS e relative ad alcune pendenze di un ristretto numero di personale. Pur comprendendo il malessere che circola tra il personale per una vi‐ cenda che si trascina da tempo, troppo tempo, senza che si pervenga a risposte concrete, non dobbiamo correre il rischio di fare di tutta l’erba un fascio, mischiando questioni se‐ condarie con quelle primarie, oppure paventare ipotetici conflitti tra perso‐ nale appartenente alla qualifica di “professionista” e gli altri. Il rischio vero è quello di deviare dall’obiettivo principale. Siamo di fronte ad un panorama che
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Direttiva UE e riordino Sui temi del riordino normativo, per il quale occorre andare indietro nel tempo di circa due anni, tutto nasce dai contenuti delle specifiche direttive europee in mate‐ ria e dal successivo operato da parte di Ansf per estrapolare i principi normativo/regolamentari dall’imponente mole di normativa ferroviaria, principi a cui far uniformare i successivi manuali di mestiere da parte di tutte le Imprese Fer‐ roviarie (I.F.) e da parte del Gestore dell’In‐ frastruttura (G.I.). Premettiamo che questo tipo di operazione assume i conno‐ tati di una vera e propria rivoluzione, so‐ prattutto nei confronti della quasi totalità del personale che svolge attività ferrovia‐ ria sull’Infrastruttura Ferroviaria Nazionale (I.F.N.), professionalmente formato utiliz‐ zando l’attuale struttura normativo/rego‐ lamentare. Questo comporta una notevole inquietu‐ dine soprattutto nelle fasi di passaggio da un sistema ad un altro, per quanto ri‐
guarda principalmente l’aspetto legato alla sicurezza, ma anche dagli effetti derivanti da una possibile diversa interpretazione dei principi. Ansf ha emanato (9 agosto scorso) un De‐ creto (04/2012) denominato “Attribuzioni in materia di sicurezza della circolazione ferroviaria”, “Regolamento per la Circola‐ zione Ferroviaria” e “ Norme per la quali‐ ficazione del personale impiegato in attività di sicurezza della circolazione fer‐ roviaria”. Un decreto la cui entrata in vi‐ gore è prevista per il 1° gennaio prossimo. Seppur il confronto non sia mancato (in particolare come Fit Cisl ci siamo adope‐ rati affinchè le periodiche revisioni delle bozze dei testi contenessero i contributi che abbiamo elaborato) purtroppo ad oggi dobbiamo registrare che le questioni ful‐ cro dei nostri ripetuti rilievi, non hanno trovato accoglimento. Ci riferiamo in particolare: ai compiti della figura del Capo Treno, a cui sono stati tolti
il licenziamento del convoglio e la conse‐ gna delle prescrizioni di movimento; ad una non marcata distinzione delle man‐ sioni che apre la porta alla promiscuità di mansioni, in particolar modo tra figure quali Macchinista/Capo Treno e Capo Sta‐ zione/Tecnico della Manutenzione Infra‐ strutture; e ad un non ben certo meccanismo che impedisca interpreta‐ zioni differenti dei principi da parte delle If e del Gi, ma invece garantisca la mas‐ sima sicurezza possibile nella fase più de‐ licata, cioè quella di transizione da un quadro normativo/regolamentare all’altro. Inoltre, pur tenendo conto anche dei con‐ tenuti del regolamento 352/2009 quale ri‐ ferimento obbligatorio per effettuare una corretta analisi del rischio dei contenuti dei manuali di mestiere, ma anche per le eventuali modifiche successive, siamo molto perplessi anche sull’attuazione del‐ l’imponente piano di formazione necessa‐ rio a formare il personale del nuovo quadro regolamentare, se confrontato con il tempo a disposizione e con l’esigenza di dare continuità al servizio ferroviario, con‐ temperandola, in tante realtà, con l’esiguo numero di personale. Gli incontri che si sono tenuti con l’Agen‐ zia, non sono stati esaustivi per eliminare le preoccupazioni sulle questioni che come Fit Cisl abbiamo posto e che rite‐ niamo fondamentali, come del resto lo sono l’accoglimento delle proposte avan‐ zate sui compiti del Capo Treno, “promi‐ scuità” delle mansioni e certezza di una interpretazione la più omogenea possibile e rispondente ai principi, dei manuali di mestiere. Unitariamente alle altre Organizzazioni Sindacali siamo impegnati nel far com‐ prendere le ragioni delle nostre proposte nei confronti dell’Agenzia, in tutte le occa‐ sioni, anche per evitare che il quadro nor‐ mativo/regolamentare costruito possa ingenerare pesanti riflessi, sia sull’organiz‐ zazione sia, ribadiamo, su un eventuale abbassamento degli attuali livelli di sicu‐ rezza. Proprio il contrario per cui è nato il tutto.
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Igiene, ambiente e territorio Il punto sull’evoluzione normativa Sui temi e le prospettive del “dossier” raccolta e smaltimento dei rifiuti alla luce dei cambiamenti normativi nazio‐ nali e regionali, Fit‐Cisl Toscana, assieme a tutto il quadro dirigente sindacale dell’area contrattuale interessata in prima linea al problema, ha svolto un se‐ minario con particolare attenzione alla legge regionale 69/2011, che delinea gli obiettivi e le strategie future del settore. La Fit/Cisl è infatti preoccupata per i con‐ tinui cambiamenti organizzativi dettati a livello nazionale dal Governo, nonché
dalla lentezza con cui gli stessi vengono recepiti dagli Enti Locali e dalle Aziende, perché molto spesso i comuni, anche fa‐ centi parte di uno stesso bacino, espri‐ mono politiche diverse. Tutto questo genera confusione, ritardi e difficoltà ap‐ plicative anche rispetto alle delibere della Regione. Per questo il nostro sindacato auspica che comunque, al più presto, si riesca a dare stabilità organizzativa al settore, con scelte chiare e trasparenti, tenendo
La Fit‐Cisl Toscana analizza dunque la legge 69/11 e quello che sta succedendo nel territorio. Per prima cosa specificando che, fermi restando gli attuali confini attraverso le relative province, gli ATO hanno cambiato nome in “Autorità Servizi Rifiuti”, che da qui in avanti chiameremo ASR e che il commissariamento delle vecchie strutture è già scaduto il 30 giugno 2012.
ASR Sud ‐ Province di: Arezzo, Siena e Grosseto La Regione, in accordo con gli Enti Locali di riferimento, come previsto dalla legge regionale 69/11, ha convocato l’assemblea dei comuni, con lo scopo di eleggere almeno il Presidente, se non anche il Direttore Generale ecc. Dopodiché il nuovo organismo dovrebbe essere in grado di operare e quindi guidare il processo di riforma. Nella primavera del 2012 è stata espletata la gara per l’affida‐ mento del servizio raccolta e smaltimento rifiuti da parte dell’ex ATO; è risultato aggiudicatario il raggruppamento delle aziende storiche del territorio denominato “Progetto 6”. A questo punto è intenzione del sindacato seguire tutte le fasi di assegnazione e di avvio della nuova gestione del processo, attraverso un coinvol‐ gimento reale dei suoi responsabili/delegati territoriali, a partire dall’operatività dell’ ASR sud, e in particolare, anche tutte le fasi progettuali del soggetto vincitore “Progetto 6” , rispetto alle pro‐ cedure di affidamento ma anche a quelle di fusione delle aziende in un unico soggetto. Tutto questo deve avvenire tenendo al cen‐ tro i livelli occupazionali, il ccnl di riferimento FederAmbiente, le sedi di lavoro, ecc. Per quanto riguarda il ccnl da applicare, il sin‐
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al centro l’occupazione attraverso un progetto generale di aggregazione/fu‐ sione delle aziende, che porti al supera‐ mento della frammentazione attuale. L’obiettivo è quello di creare soggetti im‐ prenditoriali efficienti e capaci di rispon‐ dere alle sfide imposte dai nuovi assetti organizzativi, attraverso una competi‐ zione leale sia nei bacini di riferimento che a livello nazionale.
dacato ricorda che è stato rinnovato anche il ccnl di Fise, che di conseguenza, come previsto dalla clausola di allineamento, si è proceduto, all’adeguamento del ccnl FederAmbiente attraverso un protocollo nazionale per il superamento delle differenze resi‐ due fra i due contratti. Da registrare con rammarico il fatto che la UIL, sottraendosi alla sottoscrizione, al momento non è firma‐ taria di nessun contratto di comparto, con le conseguenze che si possono immaginare.
ASR Centro ‐ Province di: Firenze, Prato e Pistoia In questo territorio sono già state espletate le procedure previste dalla legge regionale 69/11. Su input della Regione, è stata con‐ vocata l’assemblea prevista, dove è stato eletto il direttivo rap‐ presentante degli enti locali e il Presidente, nella persona del Prof. Alessandro Petretto. A questo punto l’ASR centro è opera‐ tivo e si può eleggere il Direttore Generale, la commissione tec‐ nica e le altre cariche previste per accelerare il processo di riordino delle procedure funzionali della struttura. Brevemente vogliamo accennare che con l’amministrazione del‐ l’ex ATO le organizzazioni dei lavoratori avevano raggiunto un accordo unitario, per riorganizzare il territorio ed affidare il ser‐ vizio ad una sola società attraverso un bando di gara. Nel proto‐ collo d’intesa erano state esplicitate tutte le garanzie per quanto riguarda l’occupazione, con la clausola sociale prevista nel bando di gara, il relativo contratto da applicare e i diritti acquisiti con‐ trattualmente nel tempo. Questa procedura si è fermata a causa del cambiamento d’indirizzo dei comuni, in particolare delle Am‐
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ministrazioni di Firenze, Prato e Empoli che, prendendo spunto dalla legislazione nazionale (Cresci Italia DLgs n° 1/12) hanno manifestato l’intenzione di fondere le relative aziende attive sul territorio, per dar vita ad unico soggetto imprenditoriale efficiente, competitivo, capace di essere presente nel mercato sia regionale che su altri territori, fruendo in tal modo di un pe‐ riodo di affidamento diretto del servizio, in deroga per un massimo di 3 anni, fina‐ lizzato alla realizzazione delle condizioni per accedere all’affidamento definitivo. Si registrano al momento posizioni interlo‐ cutorie dei Comuni di Pontassieve e Pi‐ stoia, che si riservano l’adesione al percorso una volta verificate le condizioni di prospettiva temporale e di validità im‐ prenditoriale del progetto. Nelle more della messa a regime della nuova realtà imprenditoriale (prevista per legge nazio‐ nale non oltre il 31 dicembre prossimo) il nostro sindacato si impegna al monitorag‐ gio del processo e al rispetto dei tempi e degli impegni assunti con le parti sociali. Comunque si è creato però uno stallo fra quanto deliberato nei primi mesi dell’anno (procedure per la gara) e quello che invece è stato deciso dai Comuni nella primavera del 2012 (aggregazione/fusione delle aziende del territorio di riferimento).
E solo ultimamente è stata fatta chiarezza in merito, dal momento che la Regione nell’apprezzare la volontà politica volta a superare definitivamente la frammenta‐ zione delle aziende, chiede che sia la nuova Autorità a specificare i nuovi pas‐ saggi, annullando le vecchie delibere e tracciando i tempi e i modi compatibili per le nuove procedure. In questa fase tran‐ sitoria, sarà interessata anche la Prefet‐ tura, perché la legge richiamata prevede che il potere sostitutivo venga esercitato dal Prefetto. Pertanto è fissato che entro il 31/12/2012 vengano poste in essere tutte le delibere necessarie per andare nella direzione tracciata dai Comuni, salvo poi eventuale commissariamento da parte della Prefettura di riferimento.
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ASR Costa ‐ Province di: Livorno, Massa, Pisa e Lucca Il nostro sindacato rileva che ancora non è stata fissata nessuna riunione con gli Enti locali per dar corso a quanto previsto dalla legge regionale 69/11 (Nomina del diret‐ tivo, del Presidente ecc.) La situazione in questo territorio è più complessa, in quanto vi è una richiesta dei Comuni della Val di Cornia (Piombino, San Vincenzo, Campiglia Marittima, Suvereto, Sassetta e Monteverdi Marittima facenti capo al‐ l’azienda ASIU S.p.a.) di uscire dall’ASR costa e conferire nell’ASR sud. Pur in pre‐ senza di un parere sostanzialmente posi‐ tivo da parte dei soggetti competenti (le due Autorità, le Province, la Regione) sus‐ sistono ancora perplessità tecniche da parte del ex commissario dell’ATO Costa, teso a dimostrare che non ci sono le carat‐ teristiche organizzative per uscire dall’as‐ setto attuale e nello stesso tempo vi è un parere dell’ex ATO sud, che afferma che se tale eventualità si concretizzasse, vi sarà la necessità di fare velocemente, in quanto in quel territorio sta andando a regime l’assegnazione del servizio al vincitore della gara. Il soggetto deputato a decidere, sentiti tutti i pareri, è la Regione Toscana tramite una decisione del Consiglio Regionale su proposta della giunta. A quanto risulta al sindacato l’intenzione della Regione è quella di dare parere favorevole, una volta ottenuto il parere parimenti positivo da tutti i soggetti competenti, e quindi di col‐ locare i Comuni della Val di Cornia nell’am‐ bito territoriale dell’ARS sud. Anche qui, entro la fine dell’anno 2012, il processo e gli adempimenti dovranno essere realiz‐ zati.
Alcune specifiche che risultano a Fit Toscana L’azienda Ersu di Pietrasanta, rispetto a tutte le perplessità manifestate sul pro‐ getto messo in campo dall’ARS Costa, ha finalmente deliberato la propria parteci‐ pazione al nuovo progetto che ruota in‐ torno alla NewCo “RetiAmbiente S.p.a.”;
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Le altre aziende del territorio partecipano al progetto “RetiAmbiente S.p.a.”, con tempistiche di conferimento del servizio diverse le une dalle altre in virtù degli at‐ tuali contratti di servizio in salvaguardia che hanno scadenze differenziate. E’ chiaro che la situazione più frastagliata, ma che non ci deve spaventare, si registra qui. L’azione di Fit Toscana – dice al ri‐ guardo il segretario generale Stefano Boni‐ sarà tesa comunque a far sì che venga con‐ vocata al più presto l’assemblea e vengano eletti gli organi direttivi dell’ASR Costa, in modo da riprendere il percorso interrotto e accelerare le procedure previste di rior‐ dino/aggregazione delle aziende, per poter predisporre la gara per l’affidamento ad un soggetto privato di almeno il 40% della società unica costituita della aziende oggi di quel territorio, per la quale si sono registrate dichiarazioni di interesse da parte anche di Società estere. Il compito del sindacato in generale sarà quello di coinvolgere i suoi delegati, attra‐ verso una informazione costante e capil‐ lare e anche attraverso un piano formativo/partecipativo sui cambiamenti nei diversi territori. Inoltre – continua Boni ‐ vigileremo e presseremo le Istituzioni Locali e Regionali affinché vengano realiz‐ zate al più presto le procedure previste e si dia corso ai progetti messi in campo te‐ nendo al centro il lavoro, l’occupazione e il CCNL di riferimento che per noi, in que‐ sto momento, deve essere quello mag‐ giormente applicato di FederAmbiente (mantenimento degli integrativi, delle sedi di lavoro ecc.). Su tutti i punti di cui sopra –conclude Boni ‐ crediamo sia necessario attivare in tempi compatibili una nuova riunione unitaria in modo da fare quadrato su tutta la Re‐ gione; in calendario resta poi la richiesta di un incontro all’Assessore Regionale di ri‐ ferimento per tenere al centro tutti i pro‐ cessi riorganizzativi, il fattore lavoro, l’occupazione e lo sviluppo del comparto, fondamentale per una regione efficiente e all’avanguardia nel mercato globale.
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Fit denuncia
L’emergenza rifiuti a Reggio Calabria “In tutto il territorio della provincia di Reg‐ gio Calabria – denuncia la Fit‐Cisl –è scop‐ piata una emergenza economica e sociale, per il fallimento di come è stato gestito l’intero settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Il dramma di una mancata programmazione sta scari‐ cando tutti i suoi effetti negativi sulla parte più debole e cioè i lavoratori”. Il segretario Giuseppe Larizza ribadisce in proposito che la Fit Cisl non si stancherà mai di sollecitare le imprese e le istituzioni ad agire in fretta per cambiar un sistema sballato, senza disperdere le professiona‐ lità e capitalizzando le buone esperienze imprenditoriali che da anni operano in condizioni di grande difficoltà per la mo‐ rosità dei comuni committenti. La Fit sot‐ tolinea poi che un caso emblematico a parte è costituito dalla società Piana Am‐ biente Spa che si occupava della raccolta dei rifiuti in numerosi comuni della piana di Gioia Tauro, ed ora messa in liquida‐ zione con 107 lavoratori che vivono nel‐ l’incertezza per il proprio futuro. Oggi le rappresentanze sindacali – dice an‐
cora Larizza – sono state ricevute dalla dott.ssa Adorno della prefettura che ha garantito un suo interessamento per la complessa vicenda Piana ambiente, solle‐ citando l’avvio del tavolo tecnico previsto e già costituito nei precedenti incontri con la collaborazione della prefettura. Si regi‐ stra inoltre che, sia la provincia che la re‐ gione si sono dichiarate disponibili a ricercare adeguate soluzioni. E recente‐ mente lo ha fatto il commissario straordi‐ nario per l’emergenza rifiuti. Comunque le tensioni non si placano perché l’emer‐ genza ormai è su tutto il territorio e la so‐ cietà partecipata Locride ambiente spa impegnata nei comuni sul versante ionico è in grave difficoltà, come del resto la Leo‐ nia, società partecipata del comune di Reggio. Ma fino a quando – si chiede Larizza – reg‐ geranno queste aziende? E’ urgente av‐ viare un tavolo tecnico sindacati‐imprese‐regione‐provincia‐co‐ muni per affrontare questa emergenza nella sua interezza, ottenendo dalle istitu‐ zioni misure straordinarie e mettendo or‐ dine nel settore dei rifiuti. Sono oltre 700
le famiglie che vivono direttamente con lo stipendio erogato dalle società che con l’indotto salgono a oltre 1400. Queste fa‐ miglie costituiscono una certezza per la nostra precaria economia e non è da tra‐ scurare il potenziale di sana occupazione che si potrebbe generare con una raccolta differenziata spinta e funzionale nel ri‐ spetto delle attuali normative comunita‐ rie. Quindi da problema rifiuti ad opportunità se affrontiamo in fretta l’emergenza, altrimenti le proteste spon‐ tanee dei lavoratori che continuamente devono sollecitare il pagamento delle spettanze si moltiplicheranno. La Fit‐Cisl in definitiva ritiene che occorra realizzare un sistema equilibrato con am‐ biti territoriali vasti, come indicato dalle normative in materia di servizi pubblici es‐ senziali e promuovendo eventuali aggre‐ gazioni di imprese.
In Sardegna
Urgenze per la mobilità su terra e acqua Il settore del trasporto locale si appresta ad affrontare anche in Sardegna, un au‐ tunno caldissimo. I sindacati sono mobili‐ tati per due vertenze aperte da tempo: Arst e Saremar. L’azienda regionale di au‐ tolinee ha bisogno di un piano operativo che possa garantire qualità, continuità dei servizi e gli attuali livelli occupazionali. Per questo Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Faisa Cisal hanno scritto al presidente dell’Arst e al direttore generale per chie‐ dere la convocazione di un incontro ur‐ gente.
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I tempi di intervento sono strettissimi e al‐ cuni coinvolgono la proprietà, si legge in una nota, in proposito. La piattaforma in discussione è piuttosto ampia: dalla carenza di risorse dopo il ta‐ glio delle poste finanziarie della regione al‐ l’assenza di nuovi investimenti in Arst per il parco rotabile gommato. Un parco che, a giudizio dei sindacati, è totalmente in‐ sufficiente a coprire le nuove esigenze a seguito dell’unificazione delle tre aziende. Ma in agenda c’è anche la necessità di ar‐
rivare a una co‐ pertura degli or‐ ganici relativi agli operatori di eser‐ cizio con la consi‐ derazione che è in esaurimento la graduatoria da cui poter attin‐ gere e l’esigenza di nuove figure professionali che provengono per
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lo più dalla categoria professionale (dopo i concorsi interni e le prove selettive svolte). Da affrontare, infine, i problemi di sicurezza per la rete ferrata che ha portato alla sospensione di tratte di servizi del tre‐ nino verde; e ancora problemi organizza‐ tivi alla base di una ripresa di conflittualità nei territori.
Per quanto concerne il nodo Saremar, i sindacati di categoria si sono rivolti all’as‐ sessore ai trasporti e al prefetto per noti‐ ficare la proclamazione dello stato di agitazione. Nella lettera, i sindacati affer‐ mano di aver constatato come la regione non abbia convocato le organizzazioni sin‐ dacali che ne hanno da tempo fatto richie‐ sta il 26 luglio. In discussione, ricordano i
sindacati nella lettera inviata ieri, il per‐ corso per Saremar proposto e sottoscritto con un verbale di intesa, con l’obiettivo di completare la stabilizzazione di tutti i lavo‐ ratori precari della società, prima di pro‐ cedere alla privatizzazione della stessa. Ma i tempi sono stretti e i lavoratori chie‐ dono un incontro urgente.
In Sicilia
Una piaga chiamata tpl La riduzione del contributo economico al tpl attuato dalla regione Sicilia a inizio estate, che equivale al 20% delle risorse per il settore, ha messo in ginocchio tutti: dalle aziende pubbliche a quelle private, per poi far pagare il prezzo più alto a tutti i lavoratori del settore e a tutti gli utenti si‐ ciliani. I tagli al tpl in Sicilia colpiscono in partico‐ lar modo la categoria degli autoferrotran‐ vieri già fortemente penalizzata da un contratto nazionale scaduto dal 2007 e il‐ lusa dall’attesa di un contratto unico della
mobilità che poteva dare una tutela di‐ versa al comparto già sofferente. Noi del tpl su gomma che movimentiamo milioni di passeggeri in Sicilia e conse‐ guentemente siamo un asse portante dell’economia regionale e locale, ‐denun‐ cia il responsabile dell’area contrattuale di Fit Sicilia Salvatore Girgenti‐ continuiamo ad essere penalizzati dalle scelte sia dei governi regionali che di quello nazionale nonché dalle associazioni datoriali, che in ultimo hanno ritirato la firma dell’ipotesi di accordo del 2009. È necessario arrivare al più presto al rin‐ novo del contratto nazionale per i tanti motivi che tutti i lavoratori condividono, principalmente per costituire il fondo bila‐ terale di solidarietà strumento importante che ci consentirà di affrontare le ripercus‐ sioni negative sui livelli occupazionali. Il ta‐ glio delle risorse al tpl della regione Sicilia provoca due tipi di problematiche: una a livello occupazionale che riguarda circa 2000 degli 8.000 addetti del comparto e l’altra a livello di mobilità collettiva con il rischio di interruzione delle attività econo‐ miche dell’isola. Riteniamo –dice Girgenti‐ il tpl l’unico strumento che consente la crescita di una regione, crescita sociale ed economica di un paese. Le aziende pubbliche e private siciliane, a causa di una gestione meramente politica pagano il prezzo più alto, sia in termini di
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risorse economiche che occupazionali. An‐ cora oggi qualche azienda non ha adem‐ piuto gli obblighi di legge che prevedevano la trasformazione in società per azioni, ri‐ manendo pertanto ancora sotto la ge‐ stione del comune di appartenenza. La regione Sicilia per gravi difficoltà eco‐ nomiche non eroga i contributi chilome‐ trici nei tempi stabiliti ai comuni, alle aziende pubbliche e private che di conse‐ guenza non erogano alla scadenza gli sti‐ pendi ai dipendenti. La Fit Cisl sostiene dunque che la rinascita del tpl in Sicilia passi necessariamente dalla riorganizza‐ zione di tutte le aziende del settore con nuovi contratti di servizio con la Regione Sicilia e i comuni, nonché attraverso nuovi piani industriali mirati al recupero di ri‐ sorse e all’abolizione degli sprechi a tutela dell’occupazione incrementando gli stan‐ dard di qualità del servizio offerto ai citta‐ dini. Tutti questi problemi –conclude Girgenti‐ da tempo vengono condivisi con gli amici della Segreteria Nazionale Fit da cui rice‐ viamo il sostegno nelle nostre azioni di lotta quotidiana e che unitamente alle problematiche delle altre regioni hanno portato alla proclamazione dell’azione di protesta (2 ottobre) per la quale i lavora‐ tori siciliani sono compatti come sempre nei momenti di maggiore criticità.
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Flash lizzazione dei dipendenti con contratto a tempo; e mettendo in dubbio la possibilità per il servizio di partire entro i termini previsti. Il passaggio di competenze dovrebbe avvenire tra dicembre e gennaio con la gestione di due coppie di treni sulle tratte Trento‐Borgo e Trento‐Bas‐ sano. L’assunzione di 60 operatori è invece previ‐ sta per arrivare all’inizio del 2014 al controllo in house della tratta regionale e a una gestione mista per quella interregionale. Lo abbiamo già detto all’assessore Pacher: non ha senso voler assumere mentre c’è del personale in Trentino trasporti che non si vedrà rinnovare il contratto a termine –obietta La Pietra‐ stiamo parlando di massimo 50 persone, una quindicina di lavoratori con contratto a tempo determinato che scadrà ad aprile e 35 in esuberi in attuazione Foto di Frank Andiver a fine anno. A Trentino trasporti chiediamo, prima di assumere, di vedere se tra loro qualcuno ma‐ nifesta interesse per le nuove posizioni. A fare domanda per il bando potrebbero essere anche i dipen‐ Accordo tra sindacati e Amt, azienda genovese di trasporto pub‐ denti di Trenitalia attualmente in servizio sulla linea che potreb‐ blico, che la salva dalla messa in liquidazione risparmiando 5 mi‐ bero scegliere di passare a Trentino trasporti con un contratto lioni dal costo del lavoro. Per 600 sui 2.500 dipendenti scatta la meno vantaggioso economicamente, ma che permetterebbe loro cassa integrazione. A rotazione, esclusi autisti ed addetti a ma‐ di evitare un cambio di sede. nutenzione di mezzi, metropolitana ed impianti speciali. Il sindacalista Fit inoltre è scettico circa la tempistica. Non so L’azienda assicura la retribuzione totale fino a giugno per chi resta come faranno a partire a dicembre, ‐obietta‐ ci vogliono due anni a casa e a ottobre è possibile un accordo a latere per “internaliz‐ per formare un macchinista e sei mesi per un capotreno. Non ci zare” pulizie e manovre nelle rimesse, ora a società esterna. An‐ sono i tempi tecnici. La cosa sarebbe possibile solo se ci fossero tonio Pisano della Rsa Cisl Amt e segretario Fit Cisl Liguria, spiega degli addetti già interpellati, ma questo non risulta. Dopo la presa che la “valenza dell’accordo è unica e storica perché impegna di posizione della Fit, il presidente di Trentino trasporti, Franco tutti i settori dell’azienda. Con contenuti all’avanguardia, mai visti Sebastiani, da parte sua si è espresso sulla possibilità di mante‐ in un’azienda pubblica finora”. Ogni dipendente perde una gior‐ nere i dipendenti il cui contratto è in scadenza, asserendo che in nata di ferie, il Comune patrimonializzerà l’azienda e la regione un incontro con l’assessore Pacher e con i rappresentanti sinda‐ finanzierà la cassa integrazione in deroga. cali, l’azienda si è già impegnata a condurre un’analisi della que‐ stione interna. Non prenderemo –egli ha detto‐ persone esterne se scopriremo che ne abbiamo già al nostro interno. Intanto ve‐ dremo se il nostro personale ha i requisiti per accedere alla for‐ mazione: diplomi, titoli di studio.
Un accordo a Genova
Trentino trasporti. Fit chiede continuità per gli occupati
La gestione delle corse della ferrovia della Valsugana è recente‐ mente passata da Trenitalia all’azienda Trentino Trasporti. E in tale quadro si prospetta l’assunzione di 60 nuovi addetti. E’ que‐ sto il contesto nel quale è intervenuto il segretario Fit Cisl del Trentino, Giuseppe La Pietra, chiedendo che, prima del recluta‐ mento di nuovi macchinisti e capotreno, si proceda con la stabi‐
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Fit fa il punto sulla Tramvia di Firenze “Ormai da molti mesi si discute del perché non si va avanti con i lavori della tramvia di Firenze linea 2 e 3, senza trovare una solu‐ zione e la via per uscire dallo stallo in cui siamo entrati” Così il sporti dei Tra VOCE
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responsabile rpl di Fit Firenze, Paolo Panchetti, in una nota con la quale fa il punto sull’argomento. A quanto risulta alla Fit tutti i progetti esecutivi sono stati approvati e le ditte interessate, vin‐ citrici del bando di gara, sono pronte ad iniziare i lavori. Il costo complessivo dell’opera procedura di project Financing è di circa 317 milioni di euro. Nello specifico vi sono: circa 36 milioni pre‐ visti dalla comunità Europea, 32 milioni già erogati dalla Regione Toscana, un cospicuo finanziamento del Comune di Firenze e il resto finanziato dagli istituti bancari. A causa della revisione dei tassi d’interesse e di altri costi indiretti come lo spread, il costo complessivo dell’opera è notevolmente aumentato e quindi ad oggi le banche rimaste in gioco (Cassa de‐ positi e prestiti, Monte dei Paschi di Siena e Intesa San Paolo) re‐ clamano circa 15 milioni di euro in più per interessi, andando ad incidere sulla rata del mutuo di 160 milioni. Una cifra senz’altro importante, ma non può certo essere solo questa la causa che, dal gennaio scorso, impedisce l’inizio dei lavori. A questo punto, ‐esorta la Fit‐ il Comune di Firenze deve rompere gli indugi e fare la sua parte, mettendo in campo delle garanzie certe e attivare le iniziative necessarie, anche di marketing, di collaborazione con gli altri Enti affinché si trovi la cifra mancante Risulta che una parte importate la potrebbe mettere il raggrup‐ pamento di aziende (la società Tram di Firenze con i soci principali Ratp, Ataf e le ditte costruttrici) che hanno in appalto i lavori, la cifra rimanente circa 8 milioni di euro deve essere al più presto reperita per dar via ai lavori di realizzazione del progetto. Su questa partita grava inoltre il pericolo che i soldi previsti e stanziati dall’unione Europea, circa 36 milioni, possano svanire nel nulla se, entro il 31/12/2015, la tranvia non sarà realizzata e funzio‐ nante. Non c’è tempo da perdere –incita la Fit‐ è ne‐ cessario lasciare indietro le polemiche e fare sul serio per l’interesse della città di Firenze ed in particolare per la mobilità dei citta‐ dini. Attualmente la linea 1 della tramvia trasporta circa un milione di passeg‐ geri al mese; riuscire ad realizzare l’anello con la linea 2 e 3 rappresente‐ rebbe la rivoluzione della mobilità cittadina, l'eroga‐ zione di un servizio pulito, efficiente ed ecologico che, attraverso un piano più generale con parcheggi
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scambiatori, con l’integrazione della gomma e con l’attuale rete ferroviaria FS, può soddisfare anche la domanda delle direttrici verso Bagno a Ripoli, Galluzzo, e Campi che attualmente sono servite in maniera insufficiente. Noi, da tempo ‐conclude Panchetti‐ auspicavamo di mettere da parte le polemiche finalizzate a se stesse e quindi, in maniera ur‐ gente uscire dallo stallo. La politica decida il da farsi lasciando perdere i localismi, interrompendo il gioco del rimando. E' ne‐ cessario creare reali opportunità di sviluppo, crescita e occupa‐ zione nel campo infrastrutturale, in un territorio dove in questi anni abbiamo contato più licenziamenti che assunzioni.
Per l’aeroporto Vespucci: uscire dal pantano La questione è vecchia e ha impegnato anni di dibattiti e studi ma ora è tempo di voltar pagina. Così Fit Toscana a proposito dell’aeroporto “Vespucci”, dopo che l’Enac ha dato il suo parere definitivo sulla nuova pista di Firenze, su basi esclusivamente tec‐ niche, tenendo conto della sicurezza sia dei lavoratori che vi ope‐ rano che dell’impatto dei voli sui centri abitati interessati dalle rotte aeree. Sono state infatti definitivamente sciolte le riserve affermando che la pista parallela convergente è “l'unica adotta‐ bile” per il potenziamento e sviluppo dell'aeroporto di Firenze. Infatti l’Enac ha ribadito che la pista convergente attraverso il suo orientamento allontanerà le traiettorie di volo dall'abitato di Prato garantendo inoltre l'abbattimento dell'inquinamento acu‐ stico.
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Foto di Frank Andiver
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A questo punto, ‐dice il segretario delle Fit Stefano Boni ‐ la So‐ cietà A.D.F. deve rompere gli indugi e fare la sua parte, mettendo in campo dei finanziamenti certi e attivare le iniziative necessarie, anche di marketing, al fine di incentivare le compagnie aeree ad investire e promuovere lo scalo fiorentino. La Fit, da tempo, aveva proposto che per il “Vespucci” si realiz‐ zasse la “pista parallela 12/30” che Enac ora chiama parallela con‐ vergente, ossia un tracciato a fianco dell’autostrada A11, lungo circa 2.000 metri. Brevemente, questo progetto permette di uti‐ lizzare la pista al 97,5% rispetto ai venti, di abbattere il numero dei dirottamenti dei voli (da circa 180 attuali a circa 20), di con‐ sentire il mantenimento degli indici di rumore distanti dalle aree abitate sia per l'isofona dei 65 decibel sia per quella dei 60 deci‐ bel, oltre a tutta una serie di altri vantaggi, come anche quello di collocarsi lontano dai centri abitati, confinando da una parte con l’area industriale di Osmannoro e, sugli altri lati con l’eventuale nuovo parco. Oggi L’Enac ci dà ragione e finalmente si comincia a fare sul serio. La Cisl e la Fit‐Cisl fiorentine credono sia urgente uscire dal "pan‐ tano". La politica decida il da farsi lasciando perdere i campanili‐ smi, e le realtà territoriali interrompano il gioco del rimando. E' necessario creare reali opportunità di sviluppo, crescita e occu‐ pazione in un territorio dove in questi anni abbiamo contato più licenziamenti che assunzioni.
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Fit e Cisl Catania sul caso Windjet Dalle notizie che apprendiamo dalla stampa, si riaccendono le speranze per i lavoratori di Windjet. Alfio Giulio, segretario ge‐ nerale della Cisl di Catania, e Mauro Torrisi, segretario generale della Fit‐Cisl provinciale, sono fiduciosi sulla soluzione della crisi della compagnia low cost catanese. Innanzitutto, esiste la volontà di riprendere a volare, e sembre‐ rebbe ci siano elementi fondamentali perché ciò avvenga: le ri‐ sorse economiche private e il sostegno dell’Irfis. Restiamo in attesa di essere convocati dal Ministero, così da poter ascoltare e offrire il nostro sostegno alla delicata risoluzione della vertenza e per rappresentare i lavoratori dispendenti che costituiscono una parte di patrimonio importante di Windjet, grazie anche alle loro competenze e professionalità acquisite in questi anni. La notizia del concordato in continuità aziendale, secondo il “de‐ creto sviluppo”, sarebbe uno spiraglio positivo anche per i credi‐ tori di Windjet, tra cui anche società dello scalo aereoportuale catanese contro l’estrema ipotesi di fallimento. Continueremo a fare la nostra parte, al fianco dei lavoratori di Windjet, per fare recuperare loro le spettanze arretrate e insi‐ stere affinché tutti possano ritornare al proprio lavoro. Sembra che sia prevista una prima fase che coinvolgerebbe solo una parte del personale; gli altri, al momento, resterebbero in cassa inte‐ grazione, uno strumento di sostegno al reddito che permette loro di sopravvivere insieme alle famiglie. Concentreremo le nostre forze, insieme agli altri sindacati così da poter ritrovare lavoro e operatività per i dipendenti.
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Festa del socio Fit in Puglia
Sindacato è anche: amore per la propria terra E’ il terzo anno che la Fit Cisl Puglia organizza la festa del socio, un evento celebrativo a tema, che pone al centro della manife‐ stazione la premiazione dei soci più fidelizzati negli anni alla no‐ stra organizzazione. Il socio è colui che sostiene il sindacato non solo con la delega, ma soprattutto con la partecipazione, il consenso all’azione sin‐ dacale; è il socio che contribuisce a scrivere la storia del sinda‐ cato, con la sua appartenenza , la condivisione dei valori e l’impegno, da semplice attivista o ricoprendo incarichi. Anche quest’anno, la festa del socio è stata curata dal gruppo gio‐ vani Fit Puglia, con il sostegno del coordinamento regionale donne regionale donne. il team, animato da coinvolgente ener‐ gia, ha tradotto ideali ed iniziative in azioni concrete. insieme ab‐ biamo scelto il tema da sviluppare ed abbiamo concordato di onorare la nostra regione, esaltandone il patrimonio culturale nei diversi aspetti (paesaggistico, artistico, folkloristico, letterario, enogastronomico, …), seguendo percorsi che il settore dei tra‐ sporti offre sul nostro territorio, delineando le condizioni di svi‐ luppo economico e produttivo per l’immediato futuro. La giornata è stata animata dalla proiezione di cinque video, con cui le aree contrattuali della nostra federazione hanno voluto te‐ stimoniare le bellezze, le qualità e le potenzialità della puglia. veri e propri mini‐documentari, preparati dopo ricerche accurate, per rivisitare luoghi rinomati della regione, seguendo le diverse mo‐ dalità trasportistiche esistenti.
tuali della federazione pugliese. sollecitati dalle domande di bar‐ bara del gruppo giovani , la quale ha curato anche le altre inter‐ viste citate, hanno esposto una breve riflessione sullo stato dei trasporti in puglia, per ciascuna area di competenza. successiva‐ mente, e’ stata proiettata una intervista rivolta a Giulio Colecchia (segretario generale Usr puglia), il quale ha evidenziato quali sono le attuali condizioni possibili per lo sviluppo della nostra re‐ gione. A questo punto, la giornata ha vissuto il momento “core identity”, ovvero la presentazione e premiazione dei soci, con dono e foto ricordo. abbiamo, poi, ripreso i lavori con la proiezione di un’in‐ tervista al nostro segretario generale nazionale, Giovanni Lu‐ ciano, rilasciata in occasione del 2° meeting “Fitincontra”, svoltosi a brindisi il 22‐23‐24 maggio scorso, il quale ha risposto sul ruolo che gioca la puglia nel contesto nazionale sul tema trasporti ed ha ribadito il valore associativo fondamentale per la nostra orga‐ nizzazione. Dopo un breve saluto del segretario generale regionale, Pietro Vasco, ci siamo avviati alla conclusione della giornata, con il con‐ tributo del segretario nazionale, Michele Imperio , che per il se‐ condo anno ha partecipato, apprezzato e condiviso un momento di festa come questo, che favorisce la coesione tra gli associati e con il quadro dirigente sindacale, premia l’affiliazione e, forse, allevia un po’ il socio dalle frustrazioni che il mondo del lavoro oggi sta infliggendo.
E’ stato proiettato ed ascoltato un contributo, ricavato dalla rete internet, del governatore della puglia, Nichi Vendola, su un pro‐ getto di eco‐sostenibilità, che trova applicazione da alcuni anni, con ottimi risultati di educazione al rispetto dell’ambiente e di promozione del patrimonio regionale, attraverso l’uso di treni dedicati a percorsi conoscitivi e culturali.
Angela Arpa e Maria Carmela Cafaro
Abbiamo voluto dare voce alle istituzioni locali, con il video di una intervista all’assessore regionale ai trasporti, Guglielmo Mi‐ nervini, il quale ha dedicato significative risposte alle domande poste , come ad esempio la realizzazione di un programma di ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture e dei mezzi di trasporto pugliesi e di un sistema trasportistico in grado di creare sinergia, evitando sprechi e favorendo il cittadino . Abbiamo dato, poi, voce al sindacato, organizzando una tavola rotonda, che ha visto partecipi i responsabili delle aree contrat‐ sporti dei Tra VOCE
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Vademecum sul Mercato del lavoro dopo l’ultima riforma Il tormentato iter della riforma del mercato del lavoro è arri‐ vato in porto il 18 luglio scorso, quando è entrata in vigore la legge n.92/2012. Gli strascichi di polemiche e di discussioni non sono ancora terminati, tant’è che sono state apportate delle parziali, ma non sostanziali modifiche, già con dei prov‐ vedimenti successivi contenuti nel cosiddetto Decreto Sviluppo. Di seguito cerchiamo di approfondire la maggior parte degli argomenti presi in considerazione dalla legge, che sono molti e complessi, partendo da quello che mediaticamente è stato al centro dell’attenzione collettiva e che per parecchio tempo ha catalizzato l’interesse generale: la modifica della disciplina della flessibilità in uscita, che non è solo articolo 18 dello sta‐ tuto dei lavoratori. Passeremo in rassegna, poi, le novità per
quanto riguarda gli ammortizzatori sociali per concludere con le nuove norme che regolano l’accesso al mercato del lavoro: seguendo un ideale percorso, uscita‐conservazione\tutela‐in‐ gresso nel mercato del lavoro, che ci pare più adeguato alle esigenze dei nostri lettori, già inseriti all’interno del mondo del lavoro e il cui interesse è quello di rimanerci il più a lungo pos‐ sibile conservando dignità e salario. In questo numero de “La voce” approfondiamo la parte rela‐ tiva ai licenziamenti individuali e collettivi. Nel prossimo nu‐ mero tratteremo in particolare dell’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego).
Licenziamenti. Cos’è cambiato motivi economici, viene sostituito con un Le parti possono essere assistite dalle or‐ tentativo obbligatorio di conciliazione tra ganizzazioni di rappresentanza cui sono rispetto alla legge 604/1966 le parti, disciplinato come segue.
La legge n.604/1966 è la legge che disci‐ plina i licenziamenti individuali. Il nuovo provvedimento introduce delle innova‐ zioni modificandone alcuni articoli oltre che a prevedere una procedura obbligato‐ ria di conciliazione preventiva per i licen‐ ziamenti per motivi economici. La prima innovazione è legata al fatto che la comunicazione del licenziamento, fatta dal datore di lavoro, deve specificare i mo‐ tivi che lo hanno determinato (in prece‐ denza ciò era obbligatorio solo su richiesta del lavoratore). I termini per il deposito del ricorso, presso la cancelleria del Tribunale, a seguito del‐ l’impugnazione stragiudiziale del provve‐ dimento, si riducono da 270 a 180 giorni. Il già previsto tentativo di conciliazione fa‐ coltativamente attivabile, presso le dire‐ zioni provinciali del Ministero del lavoro, per i licenziamenti individuali intimati per
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Nella comunicazione preventiva da inviare alla direzione territoriale del lavoro, il da‐ tore di lavoro deve dichiarare l’intenzione di procedere al licenziamento e indicarne i motivi. Ricevuta la comunicazione la Di‐ rezione territoriale del lavoro trasmette la convocazione della conciliazione al datore di lavoro e al lavoratore nel termine peren‐ torio di sette giorni dalla ricezione della ri‐ chiesta. L’incontro si deve svolgere dinanzi alla commissione provinciale di concilia‐ zione prevista dall’articolo 410 del codice di procedura civile. La comunicazione contenente l’invito si considera valida quando è recapitata al domicilio del lavoratore indicato nel con‐ tratto di lavoro, o ad altro domicilio for‐ malmente comunicato dal lavoratore al datore di lavoro, ed è consegnata al lavo‐ ratore che ne sottoscrive copia per rice‐ vuta.
iscritte o conferiscono mandato oppure da un componente della rappresentanza sin‐ dacale dei lavoratori, da un avvocato o un consulente del lavoro. La procedura si conclude entro venti giorni dal momento in cui la Direzione territo‐ riale del lavoro ha trasmesso la convoca‐ zione per l’incontro, fatta salva l’ipotesi in cui le parti, di comune avviso, non riten‐ gano di proseguire la discussione finaliz‐ zata al raggiungimento di un accordo. In caso di legittimo e documentato impe‐ dimento del lavoratore a presenziare al‐ l’incontro di conciliazione, la procedura può essere sospesa per un massimo di quindici giorni. Nel caso di fallimento del tentativo di con‐ ciliazione o siano decorsi i termini, il da‐ tore di lavoro può comunicare il licenziamento al lavoratore. Se la conciliazione, invece, ha esito posi‐ sporti dei Tra VOCE
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tivo e prevede la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro può essere previsto, al fine di favorirne la ricollocazione profes‐ sionale, l’affidamento del lavoratore ad un’agenzia del lavoro. Il comportamento complessivo delle parti durante la fase di conciliazione è valutato dal giudice nel caso si adisca in giudizio. Il testo specifica inoltre che il licenzia‐ mento produce effetto dal giorno della sua comunicazione salvo l’eventuale diritto del lavoratore al preavviso o alla relativa in‐ dennità sostitutiva e fatti salvi gli effetti so‐ spensivi per le tutele in caso di maternità e paternità e in caso di impedimento deri‐ vante da infortunio sul lavoro.
Tutele del lavoratore in caso di licen‐ ziamento illegittimo Iniziamo con l’osservare che l’art. 18 della Legge 300/1970 cambia titolo da “reinte‐ grazione nel posto di lavoro” a “Tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegit‐ timo”. Scopriamo, dopo il titolo, lo svolgi‐ mento del tema.
Licenziamenti discriminatori od orali Per quel che riguarda i licenziamenti di‐ scriminatori od orali la disciplina, al di là di alcune variazioni meramente formali, coincide sostanzialmente con quella pre‐ cedente. In questi casi il giudice dichiara nullo il licenziamento (in quanto discrimi‐ natorio) o inefficace (poiché intimato in forma orale) a prescindere dal numero dei dipendenti dell’impresa. Inoltre il datore sporti dei Tra VOCE
di lavoro deve versare un’indennità di ri‐ sarcimento non inferiore a cinque mensi‐ lità e al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali. In alternativa al reintegro il lavoratore può chiedere il pagamento di ulteriori 15 mensilità con la conseguente risoluzione del rapporto di lavoro.
Licenziamenti disciplinari Per i licenziamenti disciplinari o soggettivi nelle aziende al di sopra dei 15 dipendenti, è necessario distinguere due diverse fatti‐ specie. Quando il giudice accerta che non ricor‐ rono né giustificato motivo o giusta causa, per insussistenza dei fatti contestati al la‐ voratore, o che il fatto rientra in casistiche per le quali il Ccnl di riferimento non pre‐ vede la sanzione del licenziamento, an‐ nulla il licenziamento e dispone il reintegro del lavoratore. In questo caso il datore di lavoro viene, inoltre, condannato al pagamento di un risarcimento non su‐ periore a 12 mensilità della retribuzione globale di fatto e al pagamento dei contri‐ buti previdenziali ed assistenziali. Anche in questo caso, in alternativa al reintegro, è possibile per il lavoratore ri‐ chiedere il versamento di un’indennità so‐ stitutiva di 15 mensilità. Negli altri casi in cui il giudice accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo o della giusta causa, viene disposta un’indennità di risarcimento individuata
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tra le 12 e le 24 mensilità dell’ultima retri‐ buzione globale di fatto che il giudice de‐ ciderà tenendo conto dell’anzianità del lavoratore, del numero degli occupati dell’impresa, delle dimensioni dell’attività economica e del comportamento delle parti durante la controversia. In caso di licenziamenti motivati dall’ido‐ neità fisica o psichica del lavoratore o comminati durante il comporto di malattia e riconosciuti illegittimi dal giudice vi è la condanna del datore di lavoro al reintegro del lavoratore, al pagamento di un’inden‐ nità tra 6 e 12 mensilità e dei contributi previdenziali ed assistenziali. In caso di li‐ cenziamento viziato nella forma o sotto il profilo della procedura viene attribuita al dipendente un’indennità risarcitoria com‐ presa tra le 6 e le 12 mensilità di retribu‐ zione globale di fatto, a meno che il giudice accerti un difetto di giustificazione del licenziamento, nel qual caso valgono le tutele del paragrafo precedente.
Licenziamenti per motivi economici Particolare attenzione deve essere riser‐ vata alla nuova normativa sui licenzia‐ menti intimati per motivi economici. In ogni caso è previsto il tentativo di con‐ ciliazione obbligatorio tra le parti normato nell’art. 13 del provvedimento. In caso di fallimento del tentativo di con‐ ciliazione e udite le parti in giudizio il giu‐ dice può disporre il reintegro del lavoratore e il risarcimento massimo pari
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Il giudice, sentite le parti e omessa ogni formalità non essenziale al contradditto‐ rio, procede nel modo che ritiene più op‐ portuno agli atti di istruzione indispensabili richiesti dalle parti o dispo‐ sti d’ufficio, ai sensi dell’art. 421 del codice di procedura civile (relativo ai poteri istrut‐ tori del giudice), e provvede, con ordi‐ nanza immediatamente esecutiva, all’accoglimento o al rigetto della do‐ manda. L’efficacia esecutiva del provvedimento non può essere sospesa o revocata fino alla pronuncia della sentenza con cui il giu‐ dice definisce il giudizio. a 12 mensilità, nel caso riscontri la mani‐ festa insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Nel caso in cui il giudice riscontri che il li‐ cenziamento ingiustificato sia motivato da ragioni discriminatorie o disciplinari e non economiche applica le tutele previste dalle rispettive tipologie, in prevalenza il reinte‐ gro del lavoratore. Negli altri casi nei quali viene accertato che non ricorrono gli estremi del licenzia‐ mento per giustificato motivo oggettivo economico, ma non viene riscontrata la manifesta insussistenza dei motivi addotti dall’azienda il giudice dispone un’inden‐ nità tra le 12 e le 24 mensilità senza la pos‐ sibilità del reintegro. Ai fini della determinazione dell’indennità il giudice tiene conto delle iniziative assunte dal la‐ voratore per la ricerca di una nuova occu‐ pazione, della sua anzianità, del numero dei dipendenti occupati dall’impresa e dalla sua attività economica, oltre, come già detto, del comportamento tenuto dalle parti durante la procedure di concilia‐ zione. Come già previsto dall’attuale ordina‐ mento, il datore di lavoro può revocare il licenziamento entro 15 giorni dall’impu‐ gnazione del licenziamento da parte del lavoratore determinando la ripresa senza interruzioni del rapporto di lavoro con di‐ ritto, da parte del lavoratore, del recupero
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della retribuzione non percepita. Infine viene specificato che l’inosservanza delle limitazioni poste al giudice nel sinda‐ care le valutazioni tecniche, organizzative e produttive che competono al datore di lavoro costituisce motivo di impugnazione per il datore di lavoro stesso per violazione delle norme di diritto.
Rito speciale per le controversie in tema di licenziamenti Il rito urgente per il processo del lavoro è stato concepito per velocizzare il corso del giudizio ed evitare le attuali lungaggini che lasciano in sospeso per troppo tempo un verdetto, qualunque esso sia, essenziale sia per il lavoratore che per il datore di la‐ voro. Le disposizioni di “tutela urgente” del rito speciale per le controversie in tema di li‐ cenziamenti si applicano alle ipotesi rego‐ late dall’articolo 18 della legge n.300\70 e successive modificazioni, anche quando devono essere risolte questioni relative alla qualificazione del rapporto di lavoro. L’udienza di comparizione deve essere fis‐ sata non oltre quaranta giorni dal deposito del ricorso. Il giudice assegna un termine per la notifica del ricorso e del decreto non inferiore a venticinque giorni prima dell’udienza, ed un termine, non inferiore a cinque giorni prima della stessa udienza, per la costituzione della parte resistente.
Nel caso sia presentata opposizione si apre una seconda parte del procedimento, che si svolge davanti ad un giudice unico e non davanti ad un collegio. Entro trenta giorni l’atto di opposizione deve essere depositato presso il tribunale che ha emesso il provvedimento mentre il giudice fissa con decreto l’udienza di di‐ scussione non oltre i successivi sessanta giorni, assegnando alla parte che si op‐ pone il termine per costituirsi, fino a dieci giorni prima dell’udienza e depositare note difensive. Sono trenta invece i giorni minimi di pre‐ avviso per quel che riguarda la notifica all’altra parte in causa. Una volta decisa con sentenza la contro‐ versia, il giudice deve depositare entro dieci giorni le relative motivazioni. La sentenza è provvisoriamente esecutiva e costituisce titolo per l’iscrizione di ipo‐ teca giudiziale. Viene poi regolato il reclamo d’avanti alla Corte d’appello e il ricorso per Cassazione. Rispetto agli attuali sei mesi previsti nel rito “ordinario” il termine per la Corte d’appello è di trenta giorni mentre quello per la Corte di Cassazione di sessanta. Non sono poi ammessi nuovi mezzi di prova o documenti salvo che il collegio, anche d’ufficio, li ritenga indispensabili ai sporti dei Tra VOCE
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fini della decisione o che la parte dimostri di non aver potuto proporli in primo grado per causa ad essa non imputabile.
Disposizioni in materia di li ‐ cenziamenti collettivi
Nel caso di verdetto di appello il deposito delle motivazioni della sentenza deve av‐ venire entro dieci giorni mentre l’udienza di discussione deve essere fissata al mas‐ simo entro sei mesi dal momento della proposizione del ricorso.
Modifiche alla legge 23 luglio 1991, n. 223
Viene inoltre stabilito che alle udienze del processo del lavoro (di qualsiasi grado) sono riservati particolari giorni nel calen‐ dario generale delle udienze. Il nuovo rito speciale per le controversie in tema di licenziamenti si applica alle con‐ troversie instaurate successivamente al‐ l’entrata in vigore della legge.
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Oltre ad aver modificato la disciplina dei licenziamenti individuali, il nuovo testo di legge prevede cambiamenti/novità anche per quelli collettivi. La legge n. 223/1991 che li disciplina viene così parzialmente modificata: l’elenco dei lavoratori collocati in mobilità nonché l’indicazione delle mo‐ dalità con le quali sono stati applicati i cri‐ teri di scelta deve essere inviato alla Direzione Provinciale del Lavoro compe‐ tente, alla Commissione regionale per l’impiego e alle associazioni di categoria, non più contestualmente ma entro sette giorni dalla comunicazione dei recessi ai
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lavoratori. Eventuali vizi di comunicazione possono poi essere sanati nell’ambito di un accordo sindacale concluso nel corso della procedura di licenziamento collet‐ tivo. Rimane uguale la previsione che una volta raggiunto l’accordo sindacale l’impresa ha la facoltà di collocare in mobilità gli impie‐ gati, gli operai e i quadri eccedenti. Ulteriori modifiche alle legge n. 223/91 sono adeguamenti determinati dalla messa in fase con le modifiche apportate alla disciplina sui licenziamenti individuali. In particolare, qualora il licenziamento sia intimato senza l’osservanza della forma scritta o in caso di violazione dei criteri di scelta si applica la reintegra nel posto di lavoro.
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Per la tutela internazionale del lavoro marittimo Di Fiore: Uno storico passo avanti
Mlc 2006, come sanno un milione e mezzo di marittimi di ogni nazionalità, è la sigla che indica la convenzione inter‐ nazionale per la protezione degli standards lavorativi della gente di mare ed indirettamente per la tutela degli armatori contro la concorrenza sleale a scapito dei diritti umani.
Ministero degli Esteri italiano quale rappresentante degli interessi
Una convenzione che ora (13 agosto u.s.) è stata rati‐ ficata dalle Filippine, con il che, dopo il quorum sul ton‐ nellaggio è stato raggiunto anche quello relativo al numero dei paesi firmatari (30) necessari perché la convenzione entri in vigore. Più precisamente ‐ specifica per il Dipartimento Inter‐ nazionale della Fit Cisl, il Cap. Remo Di Fiore ‐ dopo la ratifica del 30° paese, vi è un anno di tempo affinché i vari paesi aderenti alla Organizzazione Internazionale del Lavoro, Ilo, adeguino la loro normativa. E quindi il 20 agosto del 2013 la Convenzione diventerà obbliga‐ toria. E’ bene ricordare che l’obbligo della sua applica‐ zione riguarda anche un paese che non l’avesse ratificata. Come si può immaginare ‐ sottolinea Di Fiore ‐ è una svolta storica rispetto ai diritti di un milione e mezzo di marittimi nel mondo. Con la Mlc si completa infatti il complesso di norme che regolamentano il mondo marittimo. Si tratta dei famosi 4 pilastri (four pilars) ovvero la Stcw per la parte formazione e titoli; per la parte sicurezza e costruzioni la Solas; la Marpol per la parte relativa all’inquinamento e infine la Mlc 2006 che regolamenta appunto il mondo del lavoro marittimo e che in particolare disciplina tutti gli aspetti dall’orario di lavoro, i salari minimi, i riposi, le ferie, le coperture sanitarie, i benefici sociali e tutti gli aspetti degli alloggi e del welfare dei marittimi. L’entrata in vigore della Mlc 2006 – rivendica Di Fiore ‐ completa il lavoro di anni svolto dalla Fit Cisl in sede Ilo per giungere ad un insieme di regole che danno dignità e regolamentano il lavoro marittimo contribuendo altresì ad eliminare le navi sub‐standard e i traffici marittimi a beneficio di armatori “virtuosi”. Di fatti, la Fit Cisl in questi anni ha operato sia all’interno degli organismi dedicati della Internazionale Sindacale Itf, che su mandato del
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dei lavoratori marittimi. Il lungo percorso non è comunque completato poiché si tratta ora di lavorare sui controlli, esercitando pressioni sull’Autorità Marittima affinché sia rigida e puntuale sull’applicazione della Mlc 2006, in particolare per le navi battenti bandiera di conve‐ nienza (Foc). Fit Cisl conclude con una punta di giustificata polemica, facendo notare come ancora una volta l’Italia sia stata assente nel pro‐ cesso di ratifica per raggiungere il numero di 30 paesi. A dimo‐ strazione ancora una volta della poca sensibilità dei nostri legislatori rispetto alle problematiche del mare. sporti dei Tra VOCE
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Europa sociale
Un dossier di Eurofound Che orizzonte c’è per l’Europa sociale? Sulla carta un tap‐ peto rosso. Il prin‐ cipio del dialogo sociale europe è addirittura sancito dagli articoli 154 e 155 del Trattato sul funziona‐ mento del‐ l’Unione Europea (Tfue), e come tale viene consi‐ derato un mecca‐ nismo essenziale per l’attuazione delle politiche so‐ ciali e per l’occu‐ pazione. Dal ’93 e cioè da quando con il trattato di Maastricht è en‐ trato in vigore il cosiddetto proto‐ collo sociale, il dialogo sociale rappresenta una fase chiave della governance euro‐ pea, che ha stabi‐ lito l’autonomia delle parti sociali e una serie di responsa‐ bilità condivise con gli attori politici, per contribuire alla definizione stessa di “Eu‐ ropa sociale”. Sì, benissimo. Ma quando ci si deve calare nella realtà, specie nel corso di passaggi stretti, come quello della crisi economico‐finanziaria, produttivo‐in‐ dustriale e sociale, che tutto il vecchio continente sta attraversando, cosa suc‐ cede? Non è forse vero che proprio le parti non egemoni della società, i ceti rappre‐ sentati dalle organizzazioni sindacali, siano
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spinti verso la marginalizzazione se non nella irrilevanza? E allora che peso residuo ha la dottrina del “dialogo sociale”, per non dire quelle della contrattazione e della concertazione, che sono più proprie al pa‐ norama italiano? Una risposta analitica al quesito arriva da Eurofound, agenzie dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che ha sede a Dublino, che mette a fuoco proprio l’efficacia del dia‐ logo sociale nella negoziazione delle mi‐ sure anti‐crisi nelle fasi di recessione. In sintesi la tesi che esce dal dossier è che la crisi non ha stimolato condizioni evolutive né forme straordinarie e innovative di dia‐ logo sociale, anche se in molti paesi non è mancata la volontà politica, se è vero che sono state adottate alcune soluzioni a breve e lungo termini che non erano state sperimentate in precedenza, come il ri‐ corso a regimi di disoccupazione parziale (“short‐time working”). “Per tutta la du‐ rata della crisi –spiega Christian Welz, cu‐ ratore della ricerca – il dialogo sociale ha avuto tendenzialmente esiti di natura in‐ tegrativa, più che distributiva. Le contrat‐ tazioni fra le parti sociali si sono generalmente concentrate su questioni come la formazione professionale e la si‐ curezza del posto di lavoro, in particolare con il ricorso a regimi di disoccupazione parziale, anziché sul tradizionale ambito delle retribuzioni”. La crisi ha messo a dura prova la tenuta delle relazioni industriali, anche in quei paesi che vantano una lunga tradizione di collaborazione delle parti so‐ ciali con i governi, che però hanno sofferto spesso la difficoltà di un negoziato che non ha ottenuto l’approccio comune che si au‐ spicava per rispondere alle difficoltà strut‐ turali dell’economia reale.
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La tenuta del dialogo sociale –osserva poi Eurofound‐dipende molto anche dalla sua forza negoziale pregressa. Se la concerta‐ zione è già debole, anche a causa della di‐ minuzione della densità sindacale e degli iscritti alle organizzazioni sindacali, non‐ ché del calo del potere negoziale di queste ultime, la capacità di incidere sulle scelte degli esecutivi è scarsa. Nella maggior parte dei Paesi ‐rileva Welz‐ i sindacati hanno dovuto svolgere un ruolo duplice e contrastante: da un lato, nel set‐ tore privato hanno contribuito a mitigare la conflittualità sociale, diminuendo il nu‐ mero di scioperi a livello d’impresa e con‐ vincendo i lavoratori ad assumere un punto di vista pragmatico sulle misure di razionalizzazione; dall’altro lato, nel set‐ tore pubblico, i sindacati hanno spesso svolto un ruolo di coordinamento del‐ l’energica e diffusa opposizione alle mi‐ sure di austerità introdotte dai governi. La crisi è anche un’opportunità per elabo‐ rare nuove forme di dialogo sociale, nel tentativo di affrontare in modo migliore gli aspetti più delicati della crescita zero. E sebbene la crisi non abbia prodotto un ambiente favorevole all’innovazione, af‐ ferma Eurofound, sta comunque met‐ tendo alla prova le forme preesistenti di dialogo sociale, incoraggiando le parti so‐ ciali a reagire e offrendo loro l’opportunità di rompere con le sue forme tradizionali, nel tentativo, non sempre riuscito, di man‐ tenere la stabilità nei sistemi di relazioni industriali. Un’analisi dunque che, dal punto di vista italiano, non può che essere confermata. E semmai trovare qualche elemento di cri‐ ticità in più.
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Il lavoro dalla crisi alle prospettive
Ripartiamo dai giovani I giovani sono una “delle priorità di azione di questo Governo, nella convinzione che ciò che restringe le opportunità per i gio‐ vani poi si traduce in minori opportunità di crescita e di mobilità sociale per l’intero Paese”. Sono le parole del Presidente del Consiglio, Mario Monti, che nel discorso di insediamento volle sottolineare l’impor‐ tanza delle giovani generazioni per il fu‐ turo del Paese. L’obiettivo – aggiungeva il Presidente – è quello “di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai gio‐ vani di sfruttare le proprie potenzialità in base al merito individuale, indipendente‐ mente dalla situazione sociale di partenza. Per questo ritengo importante inserire nell’azione di Governo misure che valoriz‐ zino le capacità individuali ed eliminino ogni forma di cooptazione”. Nel frattempo il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto valori mai così critici. Nel luglio scorso il tasso di di‐ soccupazione dei 15‐24enni, ovvero l’inci‐ denza dei disoccupati sul totale degli attivi, è stata pari al 35,3%, in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto a giugno e di 7,4 punti nei dodici mesi (dati Istat). Quasi 1 giovane su quattro è senza lavoro né prospettive. Sintomi questi che stanno coinvolgendo ogni parte del globo anche se con caratte‐ ristiche diverse per natura e dimensione a seconda della regione e del paese. E’ quanto affermato in occasione della Con‐ ferenza Internazionale del Lavoro, svoltasi a Ginevra nel giugno scorso. Nel presentare il rapporto sull’occupa‐ zione giovanile, affermando che i giovani rappresentano la promessa per cambiare la società in meglio, la Commissione pre‐ posta ha richiamato i governi, le parti so‐ ciali ed ogni struttura a livello nazionale ad assumere la sfida globale della crisi della condizione giovanile attraverso un’azione collettiva e l’instaurazione di partnership ad ogni livello.
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Cosa fa l’Italia
Favorire l’occupazione giovanile
Sul suo sito il Governo dedica un’apposita sezione al dialogo con i giovani con do‐ mande e risposte suoi temi di maggiore in‐ teresse. Studi e rapporti, dati Istat, spazio all’associazionismo giovanile, e il Forum nazionale giovani per uno scambio co‐ stante di idee e opinioni allo scopo di in‐ staurare ed agevolare il confronto sui punti di maggiore interesse per le nuove generazioni.
L’apprendistato diventa il principale stru‐ mento d’ingresso nel mercato del lavoro. Per favorire le assunzioni dal 1 gennaio 2013 viene incrementato il numero di ap‐ prendisti che un datore di lavoro con più di 10 dipendenti, può assumere. Il rap‐ porto viene elevato in 3 a 2 (3 apprendisti per ogni 2 dipendenti in forza) rispetto al 1 a 1 di prima che rimane per i datori con meno di 10 dipendenti.
Tra le altre cose il secondo dossier giovani sul tema “Le misure del Governo per il la‐ voro, il Mezzogiorno e la famiglia” che il‐ lustra i principali provvedimenti varati dal Governo negli ultimi quattro mesi. In tre capitoli il Dossier analizza i provvedimenti approvati con la riforma del lavoro, in par‐ ticolare gli incentivi e le facilitazioni per l’occupazione giovanile, le misure adottate per i giovani nel Mezzogiorno con il Piano di Azione Coesione, secondo gli obiettivi di crescita e inclusione sociale e misure ul‐ teriori a favore dei giovani professionisti, dei ricercatori e delle famigli nel settore Green Economy.
Il contratto a tempo determinato, della durata massima di 12 mesi, potrà essere usato senza l’obbligo di indicare la causale. Il contratto di lavoro intermittente, a chia‐ mata, potrà essere sottoscritto anche da soggetti minori di 24 anni e la prestazione dovrà svolgersi entro il 25esimo anno di età. Nelle attività agricole stagionali, po‐ tranno essere assunti con lavoro accesso‐ rio i giovani con meno di 25 anni, nel caso in cui iscritti in un ciclo di studi presso un istituto scolastico di qualsiasi ordine e grado.
Per quanto riguarda la Riforma del mer‐ cato del lavoro, approvata il 27 giugno scorso, propone un’azione su tre pilastri. • Favorire l’occupazione giovanile rivi‐ sitando l’apprendistato, i contratti a tempo determinato, il contratto a chiamata e il lavoro accessorio in agri‐ coltura; • Tutelare i giovani e contrastare la pre‐ carietà attraverso il lavoro a progetto, tirocini formativi e di orientamento e contratto a tempo parziale; • Ammortizzatori sociali riformando l’intero sistema.
Tutelare i giovani e contrastare la pre‐ carietà Vengono introdotte misure di contrasto a possibili pratiche volte ad un utilizzo ille‐ cito di forme di flessibilità. Per il lavoro a progetto è introdotta una presunzione di subordinazione quando la prestazione del collaboratore è svolta con le stesso moda‐ lità dei lavoratori dipendenti. In caso di mancanza dell’indicazione del progetto, la prestazione si considera di lavoro subordi‐ nato. Inoltre, viene introdotto l’obbligo di trattamento economico non inferiore a quello spettante ai lavoratori subordinati che svolgono mansioni equiparabili. Si vin‐ cola l’esercizio del potere di recesso prima della scadenza da parte del committente, ad oggettivi caratteri di inidoneità profes‐ sporti dei Tra VOCE
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sionale tali da rendere impossibile la at‐ tuazione del progetto. Per quanto riguarda l’istituto del tirocinio è stato rivisitato in modo da impedirne il possibile uso distorto ( l’uso in sostitu‐ zione del lavoro subordinato, lo sfrutta‐ mento senza remunerazione) garantendo al tirocinante una giusta indennità propor‐ zionata all’attività svolta. Nel contratto a tempo parziale i lavoratori studenti avranno la possibilità di revocare il consenso prestato all’inserimento di clausole flessibili ed elastiche.
rivare lavoro e nuove prospettive per i gio‐ vani”. E’ quanto affermato dal Ministro Fornero sostenendo gli sforzi di riforma fatti dal Governo per la creazione di mag‐ giore e buona occupazione. Sostenere i giovani nel passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro, attraverso l’in‐ staurazione di un sistema duale della for‐ mazione professionale, in base alla quale apprendere nozioni teoriche nella scuola e formazione pratica in azienda, è la solu‐ zione valorizzata dalla Riforma del mer‐ cato del lavoro. Con percorsi formativi interconnessi i giovani avranno modo di conoscere il mondo del lavoro frequen‐ tando la scuola.
Ammortizzatori sociali Viene allargata la platea dei beneficiari per quel complesso di misure finalizzate al so‐ stegno del reddito dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. Viene isti‐ tuito il sistema di Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI) che si applicherà a tutti i lavoratori dipendenti compresi gli appren‐ disti. Proprio nei confronti degli apprendi‐ sti si prevede un contributo di licenziamento nel caso di cessazione del rapporto determinato da cause diverse dalle dimissioni o dal recesso del lavora‐ tore. Per i lavoratori che, avendo svolto la‐ vori brevi e discontinui, non raggiungono il requisito di contribuzione minima per l’indennità di disoccupazione, viene isti‐ tuita la mini‐ASpI. Inoltre, viene poten‐ ziata l’indennità una tantum per i lavoratori a progetto rimasti senza lavoro.
Partnership Italia‐ Germania per com‐ battere la disoccupazione giovanile I Ministeri del lavoro italiano e tedesco sono entrati in collaborazione per realiz‐ zare una Conferenza, che si svolgerà a Na‐ poli nel prossimo novembre, per concordare passi e strategie concrete per la creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. “La cooperazione italo‐tedesca potrà servire da esempio per altri paesi . C’è bisogno di un nuovo inizio in tutta Eu‐ ropa, da una comune realtà possono de‐
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E’ su queste basi che nasce la collabora‐ zione italo‐tedesca, per la quale potranno essere utilizzati i Fondi Strutturali Europei, diretta al miglioramento della formazione al lavoro in Italia e alla creazione di posti di lavoro concreti per i giovani. In tal modo non si può che essere favorevoli al proposito della Commissione Europea di mettere a disposizione dei Paesi membri più colpiti dalla crisi altri 7,3 miliardi di euro per contrastare la disoccupazione giovanile.
Progetto nazionale “I Giovani nella Fit” Con l’assemblea regionale dei giovani del Trentino Alto Adige, si è completato il per‐ corso del progetto nazionale “ I Giovani nella Fit”. Un progetto nato al fine di assu‐ mere nuove frontiere di rappresentanza e partecipazione che determinino un’esten‐ sione ed un rafforzamento della proposta associativa sindacale, mediante azioni pe‐ culiari, volte ad intercettare i bisogni e le speranze dei giovani nell’ambito lavora‐ tivo e sindacale. Così, come la Cisl ha dato impulso alla na‐ scita dell’Associazione giovani, la Fit Cisl Nazionale ha deciso di ideare uno speci‐ fico progetto dedicato ai giovani della Fit
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riconoscendo la specificità della condi‐ zione giovanile nell’organizzazione dei gio‐ vani iscritti a cui assegnare la giusta rappresentanza. Il progetto si inquadra all’interno di un cambiamento culturale, che ha avuto ini‐ zio con l’ultimo Congresso, che si pone come obiettivi l’adozione di una politica di sostegno e di sviluppo mirate ad una mag‐ giore tutela dei giovani lavoratori, al raffor‐ zamento dei servizi dedicati ai precari e ai lavoratori in ingresso, alla creazione di un servizio di orientamento al lavoro nei tra‐ sporti. Un’azione mirata al rafforzamento delle nuove generazioni volta a preparare e a favorire il rinnovamento dei quadri con l’accesso delle giovani leve ai ruoli di re‐ sponsabilità, all’elaborazione di sinergie e proposte politiche, per rispondere e sen‐ sibilizzare i giovani al ruolo del sindacato. E così si è sviluppato un percorso parteci‐ pato che ha coinvolto e dato voce, per mezzo delle assemblee regionali, a circa 800 giovani, lavoratori e non. Un voce che si concretizzerà nella predisposizione di un “documento di proposta sulle politiche Fit per i giovani nel lavoro e nella Federa‐ zione”, frutto delle sintesi delle assemblee regionali, e dell’elaborazione dei questio‐ nari compilati dai partecipanti al progetto. Nel prossimo ed imminente Congresso anche i giovani potranno dire la loro grazie a questo progetto su cui la Fit ha voluto in‐ vestire in impegno e risorse.
Per un’azione sinergica ampia e con‐ vinta Alla luce dei fatti e dei dati occupazionali giovanili, è più che mai indispensabile agire nell’immediato attraverso un’azione sinergica che coinvolga ogni soggetto della società civile perché il futuro dei giovani deve iniziare oggi.
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Christian Tschigg
Il progetto “I giovani nella Fit” in Trentino Alto Adige Bella e riuscita tappa del progetto nazionale della Fit Cisl per la generazione dei lavoratori che entrano nella vita sindacale attiva. Si è svolto infatti, presso l’hotel Stremitzer di Bressanone l’incon‐ tro per il Progetto Giovani del Trentino‐Alto Adige con i compo‐ nenti del gruppo: Christian Tschigg, referente del progetto, Maria Rosaria Severino e Margherita Schöllberger. Presenti anche, oltre al segretario Fit di Bolzano, Josef Ploner e quello di Trento, Giu‐ seppe La Pietra, i membri della segreteria nazionale: Francesca di Felice, coordinatrice nazionale del progetto giovani e Rosanna Riuscito, segretario nazionale Fit Cisl. Ospiti Franco Munerato membro della segreteria Fit di Bolzano e Manfred Gamper del‐ l’Ust SgbCisl di Bressanone e Val Pusteria.
di organizzare la realtà giovanile, in tutte le sue forme; e attra‐ verso ciò stimolare il rapporto con il mondo sindacale. Ci proponiamo di realizzarlo in primis incentivando nuove forme di comunicazione, attuali e più vicine ai giovani. Ecco quindi che si parla di Facebook, di Blog, di Internet. Di social network in‐ somma. Questo per dare la possibilità a tutti i ragazzi di esporre le problematiche del mondo del lavoro, in una bacheca virtuale praticamente visibile dal società tutta, in un linguaggio non pret‐ tamente “sindacalese”. Ragazzi che per l’appunto di frequente non si accostano al sindacato perché faticano a comprendere il
Si tratta di un’iniziativa fortemente voluto dalla Federa‐ zione territoriale, perché in questo 2012, anno nel quale il mercato del lavoro sta subendo un radicale mutamento, ci accorgiamo, tra le tante stonature, che una cosa è di troppo. Troppo è l’assordante silenzio che proviene dai gio‐ vani. Dobbiamo quindi riflettere, tutti, ma noi in primis, sul da farsi. Di fatto si rende necessario introdurre nuove forme di rappresentanza e partecipazione che possano in‐ tercettare i bisogni e le aspettative delle nuove generazioni, lavoratori e non, anche perché stiamo assistendo, amara‐ mente, al boom della disoccupazione. Se oramai osserviamo un proliferare di associazioni definite in quanto di giovani e per i giovani, forse nessuna vera‐ mente cerca di confrontarsi ed apprendere da essi. E’ fondamentalmente vero che la new generation, in quanto tale, ha molto ancora da imparare. Ma è altrettanto vero, e sicuramente non trascurabile, che ha molte idee e suggerimenti da trasmettere. Ecco quindi la nascita di que‐ sto progetto che si propone di avvicinare il sindacato ai gio‐ vani e, di conseguenza, i giovani al sindacato. Una sinergia di due mondi volta al confronto diretto e all’approfondi‐ mento dei reali bisogni delle nuove generazioni, così da poter attuare azioni concrete in collaborazione con scuole, istituti universitari, enti locali e aziende presenti sul terri‐ torio, avvalendosi anche dei numerosi servizi che già oggi la Cisl stessa offre. Perché, ricordiamolo, il futuro è un di‐ ritto, custodito nell’esperienza dell’anziano e nel braccio del giovane, e ad esso dobbiamo guardare con responsa‐ bilità. La finalità del progetto è quella di tutelare, quella di rap‐ presentare e, per ultimo ma non meno importante, quella
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La nuova ondata sindacale È bello sentirsi parte dell’onda di novità che la Cisl sta cercando nei giovani! Onda che, a dir il vero, il nostro sindacato ha sem‐ pre cercato, fin dal 1954 con i primi campeggi scuola, e che nel 2012, abbandonati tende, tiranti e picchetti, si rinvigorisce anche grazie alla concomitanza del nostro progetto giovani nella Fit. Inorgoglisce essere uno dei tre rappresentanti della FIT presenti su più di 80 giovani provenienti da tutta Italia, ma soprattutto riempie lo spirito l’aria che si respira nel centro studi di Firenze: un’aria densa dei messaggi che i relatori e i formatori cercano di trasmetterci, parlandoci di legalità, di re‐ sponsabilità e di giustizia sociale. Sono temi fondamentali nel mondo del lavoro che affrontiamo sul campo ogni giorno e im‐ portanti bussole per trovare la giusta via lungo i cambiamenti che il nostro paese (e il mondo interno) sta attraversando. Dia‐ gergo sindacale, spesso poco comprensi‐ bile per chi non è del mestiere. In secondo luogo, tramite un’analisi delle proposte e delle esigenze dei giovani attra‐ verso assemblee regionali, e quindi a tu per tu con la realtà giovanile. Proposte ed esigenze raccolte e sintetizzate poi in un documento, a conclusione dei vari incontri regionali, che verrà presentato all’assem‐ blea nazionale. Infine creando un servizio incentrato ad informare i ragazzi sulle pos‐ sibilità di assunzione che si creano in aziende del settore dei trasporti; una specie di sportello del lavoro in‐ somma. Un’oppor‐ tunità per fare conoscere meglio sia la Fit come fe‐ derazione di cate‐ goria, sia la Cisl come confedera‐ zione sindacale ancor prima del‐ l’entrata nel mondo lavorativo.
logare di legalità con magistrati e persone che impegnano quo‐ tidianamente la loro vita nella lotta alla criminalità organizzata e alle sue infiltrazioni nel mondo del lavoro, con filosofi e sin‐ dacalisti consapevoli che la responsabilità è l’unica via per un mondo lavorativo più attento al rispetto della persona; parlare di giustizia sociale con economisti, costituzionalisti e sindaca‐ listi che con solidi dati rispondono alle esigenze di un mondo ancora troppo sbilanciato a livello economico e lavorativo; di‐ scutere di queste tematiche con esperti e contemporanea‐ mente potersi confrontare con i propri coetanei sulle medesime crescendo insieme, è un’opportunità che solo un’or‐ ganizzazione come la Cisl dà e sa di dover dare per accendere in noi giovani quella luce che ci guidi come cittadini e come sin‐ dacalisti verso un futuro migliore.
nei giovani quali preziose risorse del do‐ mani. Di fatto si è sempre impegnata nella formazione di giovani sindacalisti, anche attraverso corsi di formazioni, ed è con‐ vinta che il sindacato debba ringiovanirsi per poter proseguire al meglio il suo ruolo sociale. Inoltre ritiene che il sindacato possa offrire lo spazio necessario ai gio‐ vani, come se fosse un’agorà, dove tutti, lavoratori e non, possono partecipare, di‐ battere, assumere iniziative; per fare espe‐ rienza nella trattativa con le parti datoriali; per conoscere le forme di previdenza inte‐
Filippo Tassinari grativa; per comprendere la propria situa‐ zione pensionistica ed assicurarsi quindi il proprio futuro al termine della carriera la‐ vorativa; per confrontarsi sulle nuove forme occupazionali, sui temi sociali e po‐ litici che riguardano il nostro paese. Un luogo, in sintesi, dove ritrovarsi, discutere ed elaborare delle proposte da sostenere. Ecco perché la nostra federazione territo‐ riale intende proseguire al meglio delle sue possibilità per trasformare questo pro‐ getto da parole a fatti concreti. Con un forte impegno di ognuno di noi.
La nostra segreteria regionale Fit ha ac‐ colto con entusia‐ smo questo progetto perché crede fermamente sporti dei Tra VOCE
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Patrizio Paolinelli
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Spending review e sicurezza del trasporto aereo Salvatore Ingrassia: “Nei prossimi mesi voli a rischio”
I cittadini italiani hanno imparato a loro spese il significato di un ingle‐ sismo che fino a ieri non diceva niente a nessuno e che da qualche mese è diventato spaventoso come l’orco delle fiabe: spending review. Tra‐ dotto letteralmente significa revisione della spesa. Il suo senso è quello di aggiustare i conti pubblici, eliminare spre‐ chi, equilibrare risorse. Nel concreto però accade che talvolta le buone intenzioni si trasformino in meri tagli così come è accaduto all’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). Un organismo la cui mission comprende la sicurezza del tra‐ sporto aereo nel nostro Paese. Bene, nonostante la straordi‐ naria delicatezza di questo compito, l’Enac è stato sottoposto
dalle manovre governative a pesanti cure dimagranti in termini di finan‐ ziamenti e risorse umane. Col risultato che gli ultimi tagli imposti dalla spending review rischiano di impedire all’ente di assicurare i controlli necessari per il regolare svolgimento del traffico aereo. Oggi 150 milioni di passeggeri volano ogni anno sui cieli italiani sapendo che è stato fatto tutto quello che c’era da fare per assicurare loro la massima sicurezza. Con l’ultimo taglio governativo sarà ancora così? Per avere una risposta abbiamo interpellato un addetto ai lavori, Salvatore Ingras‐ sia, dipendente Enac, dove è anche Coordinatore nazionale della Fit‐Cisl per il proprio ente.
Prendiamo subito il toro per le corna. E’ a rischio la sicu‐ rezza del trasporto aereo nel nostro Paese?
l’esercizio delle nostre funzioni si crea una situazione in cui non si capisce più chi è il controllato e chi è il controllore. Tenga infine presente che per l’Enac i costi di questi consulenti esterni sono superiori rispetto all’assunzione di personale proprio.
Le do un solo dato per avere un’idea chiara della situazione: gli ispettori di volo in servizio sul territorio nazionale sono appena otto contro i 48 previsti dalla pianta organica originaria. Per quanto possono andare avanti? Non credo per molto. Dunque c’è il rischio concreto che tra qualche mese le compagnie deb‐ bano lasciare gli aerei a terra perché l’Enac non sarà in grado di garantire i controlli di sicurezza. Prima che ciò accada chiamerei il governo a un’assunzione di responsabilità.
Perché il ruolo degli ispettori è così importante? E’ più che importante, è decisivo. Tutti gli operatori che agiscono nell’ambito del trasporto aereo ‐ compagnie, Enav (Ente Nazio‐ nale Assistenza al Volo ndr), ditte di manutenzione certificate e tanti altri ‐ sono soggetti a sorveglianza e controllo da parte del‐ l’Enac. Senza questa attività gli aeroporti chiudono. Ciò richiede l’impiego di alte professionalità inquadrate nell’Enac in quanto unica autorità per l’aviazione civile italiana. I concorsi per l’acqui‐ sizione di tali esperti sono stati effettuati, sostenendo anche dei costi, ma non si procede all’assunzione del personale vincitore per i blocchi delle varie leggi finanziarie.
Per sopperire alle carenze di organico l’Enac ricorre a ispettori provenienti dall’aeronautica militare e dall’Enav. E’ sufficiente? No. Innanzitutto perché sono troppo pochi. Poi, perché il conti‐ nuo avvicendamento comporta, tra l’altro, una perdita di effi‐ cienza nell’esercizio delle attività di sorveglianza e controllo. Inoltre, consideri che l’Enav è un ente sottoposto a sorveglianza e certificazione da parte dell’Enac e quando ci sostituisce nel‐
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Come si risolve il problema ispettori? Il governo deve fare due cose: permetterci subito di assumere i vincitori dei concorsi e annoverare l’Enac tra gli enti dedicati alla sicurezza così come ha fatto con le forze di polizia. Bisogna avere ben chiaro che il ricorso a personale esterno deve essere tempo‐ raneo altrimenti si vengono a creare strani ibridi, mentre quando si parla di sicurezza le cose devono essere assolutamente traspa‐ renti, al di sopra di ogni sospetto e ogni possibile dubbio. Per cui, come previsto dalla normativa nazionale e internazionale, le fun‐ zioni di controllo, vigilanza e sanzionamento devono competere esclusivamente all’Enac. Cosa che peraltro come Fit‐Cisl abbiamo recentemente chiesto al Ministro dei Trasporti.
E se il Ministro dei trasporti opporrà un niet alle proposte della Fit‐Cisl, cosa accadrà? Guardi, l’intera industria del trasporto aereo è già nel caos. Non voglio neanche immaginare cosa potrebbe succedere se non si prendono provvedimenti immediati. D’altra parte, non si può sempre rincorrere le emergenze e l’Enac deve essere messo in condizioni di ben operare nell’interesse di tutti gli attori dell’avia‐ zione civile italiana. Se così non sarà dobbiamo aspettarci un ag‐ gravarsi della situazione. Per essere chiari: se l’Enac non è in grado di funzionare aumentano le possibilità di fallimento di aziende del trasporto aereo.
Quanto hanno inciso sull’Enac le politiche di riduzione della spesa pubblica di questi ultimi anni? sporti dei Tra VOCE
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Molto pesantemente. A partire dalle norme varate da Brunetta fino all’attuale spending review per ben tre volte consecutive l’Enac ha subito una riduzione del 10% del personale, peraltro già al di sotto del 15% rispetto alla tabella organica. Oggi in tutta Italia siamo rimasti in 880 unità, ad occhio e croce il 25% in meno dei dipendenti necessari. Ma non basta. Con la legge 248 del 2005 l’Enac si è visto ridurre del 75% gli introiti relativi ai canoni delle società di gestione aeroportuali. Introiti che costituivano una voce importante per le casse dell’ente 30 milioni circa su complessivi 165 milioni di euro di entrate. Come se non bastasse nel 2011 con l’ultima legge finanziaria sono stati tagliati 25 mi‐ lioni di trasferimenti dello Stato. A questo punto l’Enac, da ente sempre in attivo (con punte fino a 30 milioni di euro), ha iniziato ad andare in passivo. Anche di questo credo che il governo debba assumersi le sue responsabilità e per correggere la rotta do‐ vrebbe ripristinare i proventi derivanti dai canoni aeroportuali in modo da ridare ossigeno alle casse dell’ente.
Quali sono i principali problemi che i lavoratori si trovano ad affrontare? Sicuramente un eccessivo carico di lavoro causato dalla man‐ canza di personale. Le conseguenze sono un aumento delle re‐ sponsabilità e talvolta la difficoltà a mantenere gli standard programmati. Nonostante ciò si riesce a mandare avanti il servi‐ zio con efficienza e prontezza per far sì che l’intera industria del trasporto aereo non si blocchi. In compenso abbiamo subito forti riduzioni stipendiali e con la spending review c’è persino il rischio di essere collocati in soprannumero. Il che significa successiva mobilità e licenziamento.
A differenza di quanto previsto nel suo atto costitutivo l’Enac non si è trasformato in un ente pubblico economico. Perché? Perché i politici non hanno mai considerato il trasporto aereo come fonte di sviluppo economico e occupazionale. Per decenni in Italia il trasporto aereo è stato identificato con l’Alitalia. Questo schiacciamento sulla compagnia di bandiera ha comportato la
mancanza di una vera strategia di sviluppo che comprendesse aeroporti, infrastrutture, compagnie aeree e servizi. Viceversa, per cercare consenso elettorale e per interessi di campanile, sono cresciuti a dismisura i piccoli aeroporti provocando uno spreco significativo di denaro pubblico. Va aggiunto che anche i vertici e la dirigenza Enac non sono esenti da responsabilità perché nel corso degli anni si sono adagiati sugli allori dimostrando di non avere nessun interesse a cambiare la natura giuridica dell’ente.
Quali sono oggi le principali criticità dell’Enac? Le carenze più preoccupanti si riscontrano nelle sedi aeroportuali dove è maggiormente concentrata l’attività di vigilanza e con‐ trollo dell’aviazione civile. Va detto che a monte ci sono anche erronee politiche dell’ente che non ha adeguatamente previsto la distribuzione del personale negli aeroporti. In ogni caso oggi le risorse umane sono ridotte a un lumicino, il personale è me‐ diamente anziano e molti sono a un passo dalla pensione. In‐ somma, si vive sulle barricate cercando ogni giorno di salvare il salvabile. Mi creda, questa non è solo la mia opinione. A conclu‐ sioni simili arrivò nel febbraio 2010 l’indagine conoscitiva sul si‐ stema aeroportuale italiano effettuata dalla IX Commissione della Camera dei Deputati. E da allora le cose sono peggiorate.
La Fit‐Cisl ha una proposta per far uscire l’Enac dalle sec‐ che in cui si trova? Sì, e l’ha avanzata da tempo in parecchie sedi. Sostanzialmente consiste nel trasformare l’Enac in un’Agenzia o in un’Autorità per l’Aviazione Civile indipendente dal potere politico, con una totale autonomia finanziaria, dotata di veri poteri sanzionatori e con possibilità di assumere proprio personale. Solo un soggetto giu‐ ridico fondato su queste basi può esercitare le competenze che la crescita del mercato richiede, garantire maggiore tutela per i passeggeri, applicare regole in grado di assicurare che l’attività del trasporto aereo nazionale sia svolta in piena sicurezza e, non ultimo, creare posti di lavoro.
L’ENAC e la sicurezza del trasporto aereo L’Enac è un Ente Pubblico non Economico posto sotto la vigilanza del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Sono di competenza dell’Enac gli adempimenti relativi all'affidamento in concessione dei servizi di sicurezza a terra negli aeroporti (security) e alla vigilanza sulla loro rego‐ larità ed efficienza (adempimenti svolti in stretta correlazione con le forze di polizia attraverso un apposito Nucleo Centrale Ispettivo). Tra le tante competenze assegnate dalla
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normativa vigente, sul fronte della secu‐ rity l’Enac redige il “Programma Nazio‐ nale di Sicurezza‐P.N.S.”, previsto dai regolamenti comunitari, verificandone costantemente lo stato di applicazione e predisponendo gli opportuni aggiorna‐ menti. Inutile sottolineare l’importanza di questo compito in un momento storico in cui l’incolumità del passeggero è oggetto di minacce globali e gli aeroporti sono per loro natura i nodi di una rete internazio‐ nale particolarmente vulnerabile.
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L’Enac si occupa anche di safety, ossia della sicurezza in volo degli aerei dal punto di vista della loro affidabilità in ter‐ mini di progettazione, costruzione, manu‐ tenzione ed esercizio. Verifica inoltre l’idoneità degli operatori e del personale di volo. Infine, svolge la propria attività sulla sicurezza su diversi altri fronti: tra‐ mite personale specializzato dislocato negli scali aeroportuali, collaborando con le istituzioni internazionali preposte, sti‐ lando la Black List europea delle compa‐ gnie inadempienti.
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Ma gli esami di riparazione non finiscono mai… Salvognuno (come si dice a Roma) e incro‐ ciando le dita, al momento in cui andiamo in pagina e dopo un’estate trascorsa te‐ mendo il peggio per gli equilibri precari della finanza, in Italia (ma non di meno oltre i confini e mari) il temuto contagio della peste sembra essersi arrestato. La Grecia è ancora parte della Zona Euro ed alcuni passi importanti sono stati compiuti per prevenire i fallimenti delle banche, per contenere l’ampiezza degli spread, per raf‐ forzare la vigilanza sui bilanci nazionali, per rendere più attivo il ruolo della BCE contro le speculazioni finanziarie. Passi in avanti nel dibattito europeo la cui efficacia è tuttora condizionata dalle scelte che av‐ verranno a seconda della riconfigurazione che verrà data all’architettura istituzionale della moneta unica. Questa la premessa di un’analisi che l’Isti‐ tuto sulle relazioni industriali e di lavoro Isril, sviluppa con il suo presidente, prof. Giuseppe Bianchi, che tuttavia avverte su‐ bito che si sono nel frattempo rafforzati altri tipi di contagio: sul piano economico il 2012 segna un generale raffreddamento dei tassi di crescita, come rilevato concor‐ damente dagli Organismi internazionali (Cee, FMI, Ocse) con paesi in piena reces‐ sione (Italia, Spagna) ed altri in fase di stanca (paesi emergenti e la stessa Germa‐ nia), con previsioni per il 2013 di una de‐ bole crescita qualora, soprattutto in Europa, le misure di austerità, finora ap‐ plicate, non subiranno ulteriori appesan‐ timenti, il che non è garantito per i paesi in maggiore difficoltà. Sull’aggravamento del contesto sociale – osserva il professor Bianchi ‐ non c’è biso‐ gno di ricordare i tassi elevati di disoccu‐ pazione, la diffusione delle crisi aziendali, l’accresciuta precarietà del lavoro, la cui in‐ tensità è direttamente correlata alla com‐ petitività dei diversi sistemi economici, alla qualità delle relazioni industriali, all’af‐ fidabilità delle finanze pubbliche, nel giu‐
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dizio insondabile dei mercati. Ma il conta‐ gio più sorprendente è quello intervenuto nell’opinione pubblica europea, con una crescente insofferenza nei confronti delle severe politiche di bilancio dettate a livello europeo e nei confronti delle prospettive di una mutualizzazione dei debiti europei, in un contesto istituzionale in cui i trasfe‐ rimenti di sovranità escludono il consenso popolare e sedi decisionali dotate di legit‐ timità democratica. L’alternativa secca che viene proposta è: o gli stati nazionali cedono maggiore sovra‐ nità alle istituzioni europee o si va verso una nuova rinazionalizzazione.
I nodi da sciogliere Restando al tema europeo, la cornice entro la quale il nostro paese deve giocare la sua partita, sussiste il nodo gordiano ir‐ risolto che divide le strategie dei paesi “creditori” da quelli “debitori”, il nuovo muro che divide l’Europa del Nord da quella del Sud. Il primo riguarda il signifi‐ cato da dare alla revisione dei trattati per arrivare ad una maggiore integrazione. Per i paesi del Nord, Germania in testa, la maggiore integrazione non evoca una pro‐ spettiva federale che faccia perno su inte‐ ressi comuni e sul rafforzamento del ruolo delle istituzioni comunitarie (Commis‐ sione, Parlamento Europeo). Il modello proposto individua nei Governi l’arbitro in‐ contrastato della politica europea, costitu‐ zionalizzando un modo di decidere (si veda il “Fiscal compact”) che riduce il rap‐ porto Nord‐Sud ad una semplice relazione fra paesi creditori e paesi debitori, anziché ad un rapporto tra stati sovrani impegnati in una prospettiva sovranazionale co‐ mune. Un’implicazione di tale strategia è che i paesi debitori che intenderanno benefi‐ ciare delle risorse del Fondo Salva Stati e dell’intervento della BCE per correggere distorsioni speculative prodotte dai mer‐
cati negli spread, non rispondenti ai fon‐ damentali delle singole economie do‐ vranno stipulare dei “memorandum” che non solo definirebbero target in materia di deficit, di rientro dal debito pubblico, ma prevedrebbero soluzioni di dettaglio per l’applicazione dei meccanismi di corre‐ zione che riguarderanno la giustizia civile, le liberalizzazioni, l’istruzione, i sistemi contrattuali, riproponendo delicati pro‐ blemi politici in ordine all’asimmetria nella trasferibilità di poteri tra i diversi paesi ap‐ partenenti ad una stessa unione. Se dovesse prevalere una tale concezione di integrazione non solo passerebbero in seconda linea gli interventi a livello euro‐ peo destinati a ricomporre gli equilibri ma‐ croeconomici che trovano espressione nel “surplus” nei rapporti di scambio con l’estero di alcuni paesi (Germania) cui cor‐ rispondono “deficit” di altri (Spagna, Por‐ togallo, ecc.); lo stesso involucro economico del discorso a sostegno dell’in‐ tegrazione non reggerebbe nei confronti dell’opinione pubblica europea, in quanto emergerebbe con forza il contenuto poli‐ tico che mira a trasformare definitiva‐ mente l’Europa in una Unione Euro‐Carolingia, come è stato scritto. Il secondo noto gordiano è domestico e chiama in causa la nostra capacità di cre‐ scere, problema ormai di lungo periodo, la cui manifestazione più eclatante è il nostro tasso di occupazione (quasi 10 punti infe‐ riore alla media europea), a danno soprat‐ tutto dei giovani e delle donne, che spiega il declino relativo del nostro reddito pro‐ capite nella graduatoria europea. Il fatto che altri paesi (Francia) vedano aumentare i loro tassi di disoccupazione costituisce un aggravio del problema. Sulla crescita non sono mancate decisioni politiche, a livello europeo e a livello del Governo Monti, la cui efficacia non si è an‐ cora manifestata per la scarsità delle ri‐ sorse attivabili, per la complessità dei sporti dei Tra VOCE
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processi decisionali politici, per le resi‐ stenze burocratiche (solo il 10% dei 190 decreti attuativi varati dal governo sareb‐ bero operativi, secondo il calcolo degli stessi tecnici al governo).
Le relazioni tra Governo e parti sociali Rimanendo nel campo dei problemi più di‐ rettamente riconducibili alle relazioni tra le parti sociali e Governo, componenti non secondarie di una strategia di sviluppo, ciò che emerge con evidenza è che l’obiettivo della ripresa non può essere gestito nei termini tradizionali di uno scambio corpo‐ rativo che ha sostenuto nel passato un equilibrio di marginalità economica galleg‐ giante su un mare di debito pubblico. Dal 2000 al 2012 la spesa pubblica è cre‐ sciuta bruciando i miliardi provenienti dai minori interessi sul debito pubblico, i mi‐ liardi provenienti dalle privatizzazioni, i mi‐ liardi creati dagli avanzi primari realizzati con le maggiori imposte, senza benefici percepiti né sul piano economico e né su quello sociale, come dimostra l’accre‐ sciuto divario negli indici di disugua‐ glianza. Per ritrovare il sentiero dello sviluppo occorre moltiplicare gli attori dello sviluppo valorizzando le risorse rac‐ chiuse nel nostro ricco policentrismo isti‐ tuzionale economico e sociale. Questo perché per risanare il Paese non basta eli‐ minare gli sprechi inseriti in una macchina pubblica che ormai intermedia il 50% del Pil o eliminare gli ostacoli legislativi ammi‐ nistrativi che schiacciano la capacità di cre‐ scere delle imprese. Occorre una metamorfosi culturale che prenda finalmente atto delle trasforma‐ zioni intervenute a seguito della globaliz‐ zazione dei mercati e della finanziarizzazione dell’economia, recupe‐ rando un divario cognitivo che ha coin‐ volto partiti, sindacati, imprese e ampie fasce di popolazione in un intrigo di inte‐ ressi corporativi che ha bloccato quel pro‐ cesso di accumulazione, che è il modo attraverso cui il capitalismo allarga la sua base produttiva ed occupazionale. Per dare concretezza al discorso, citiamo a titolo esemplificativo, due temi. Il primo riguarda l’occupazione giovanile ed il ri‐ sporti dei Tra VOCE
tardo nella creazione di posti di lavoro nell’ambito di servizi che racchiudono ampi bisogni insoddisfatti da parte della popolazione. Un recente contributo di Maurizio Ferrera, noto esperto di temati‐ che sociali, rileva che nella sanità, turismo, cultura, istruzione, informatica, il tasso di occupazione giovanile in Italia è tre volte più basso rispetto alla Gran Bretagna. Il di‐ vario è ancora maggiore nei servizi sociali alle persone. Qui trovano lavoro 600 mila giovani italiani, contro un milione e mezzo in Francia e Gran Bretagna. Secondo lo stesso Ferrera un ruolo importante è stato svolto dai Governi attraverso un mix intel‐ ligente di incentivi alla nascita di imprese sociali che, una volta sostenute nel loro avvio, si sono poi mantenute secondo lo‐ giche di mercato. Si ripropone dunque il tema della crea‐ zione di un’offerta “low cost” di presta‐ zioni sociali (assistenza agli anziani, all’infanzia, associazioni di medici, ecc.) in‐ tegrativa rispetto a quelle gestite dallo Stato, in grado di soddisfare bisogni di un ceto medio, non tanto povero da accedere alle prestazioni gratuite dello Stato né tanto ricco da accedere alle prestazioni onerose delle strutture private (cliniche, asili nido). Non mancherebbero di certo le risorse umane per le professionalità più qualificate mentre andrebbero sperimen‐ tate forme incentivanti per i giovani che accedono alle mansioni meno gratificanti. Anche il capitale di avviamento potrebbe essere assicurato dalla creazione di fondi di “venture capital sociale” a condizioni fi‐ scali agevolate, con le risorse attivate dalla società civile, in grado di promuovere pro‐ getti in grado di restituire nel tempo l’in‐ vestimento iniziale, senza compenso per i finanziatori. L’altro tema riguarda il contributo che le parti sociali sono in grado di dare al recu‐ pero di competitività del nostro sistema produttivo attraverso le loro relazioni con‐ trattuali. Sarebbe loro compito creare le condizioni per un necessario “shock pro‐ duttivistico” sostenendo ed integrando la recente riforma del mercato del lavoro, tuttora incrostata da un eccesso di compli‐ cazioni giuridiche e dando trasparenza ed
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efficacia alle norme con cui accrescere l’af‐ fidabilità del sistema contrattuale, rimuo‐ vendo le ambiguità che tuttora scoraggiano gli investitori esteri ed italiani. Un riequilibrio fra legge e contrattazione collettiva nella gestione dei rapporti di la‐ voro e della conseguente conflittualità a li‐ vello di azienda e di territorio e una efficace applicazione dell’intesa faticosa‐ mente raggiunta fra sindacati e Confindu‐ stria in materia di riassetto contrattuale (maggior peso alla contrattazione decen‐ trata) e di certificazione della rappresen‐ tatività potrebbero favorire nuove convergenze fra capitale a lavoro a favore di un recupero produttivistico delle im‐ prese e dello sviluppo dei sistemi produt‐ tivi locali. Non può tuttavia essere sottovalutato che mentre a livello centrale il confronto fra parti sociali e Governo resta pesantemente gravato dall’incer‐ tezza delle risorse con cui finanziare un pe‐ raltro necessario taglio del cuneo fiscale o si attarda su improbabili proposte di estendere, per via legislativa il modello te‐ desco, in materia di cogestione e di con‐ certazione a livello aziendale, nella periferia del Paese si stanno sperimen‐ tando nuove ragioni di scambio fra inno‐ vazioni organizzative, aumenti salariali, istituti di welfare aziendale, percorsi for‐ mativi e riconoscimento di professionalità che in maniera selettiva, sostengono la ri‐ strutturazione delle imprese e la riduzione dell’economia sommersa. Le forme e le modalità con cui gestire i di‐ ritti contrattuali – conclude il prof. Bianchi ‐ stanno evolvendo in funzione dei cam‐ biamenti nelle strategie gestionali. Un per‐ corso carsico, di cui è scarsa la conoscenza, che ricostruisce il più delle volte una con‐ vergenza di tutti i sindacati, a correzione delle esasperazioni polemiche tra le di‐ verse Confederazioni. In definitiva dun‐ que, se il nostro Paese vuole evitare il rischio, tuttora presente, di un suo com‐ missariamento occorre integrare i tradizio‐ nali processi di accumulazione per via finanziaria con altre forme di accumula‐ zione sociale e culturale cui le parti sociali possono dare un contributo rilevante.
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Facezie e cose serie
Cari lettori de “La Voce”, riprendendo i nostri resoconti ad alto impatto numerico, come consuetudine abbiamo attinto a piene mani nel sacco inesauribile della nostra stampa periodica. Per una ripresa soft, nell’incipiente stagione autunnale, inseriamo in sovrannumero qualche facezia.
L'Eldorado dei disoccupati Il Canada è uno dei pochi Paesi occidentali che resiste alla crisi. Nella provincia del‐ l'Alberta sorgono i maggiori depositi al mondo di sabbie bituminose (giacimenti petroliferi non convenzionali). Qui, nei prossimi 10 anni, saranno necessari 114 mila lavoratori. Fra l'aprile 2011 e l'aprile 2012, gli occupati dell'Alberta sono cre‐ sciuti di 79.900 unità.
San Marino non ha più soldi Il Monte Titano sprofonda insieme ai suoi conti pubblici (deficit da 20 milioni di euro, come se l'Italia avesse un buco da 80 mi‐ liardi di euro). Colpa dell'ultimo scudo fi‐ scale italiano che ha svuotato i forzieri della banche del 50 per cento. Nel 2011 nella Repubblica di San Marino hanno chiuso 400 società e i disoccupati sono sa‐ liti a 1.200 unità.
Scont(r)ino fiscale Da gennaio 2012 sono stati 20.634 i con‐ trolli sugli scontrini fiscali. Sono risultati ir‐ regolari 7.849 scontrini: il 38 per cento del totale. Il lupo cambia il pelo ma non il vizio.
tatori arrivati nella capitale britannica non si sono ancora visti. Dei 4 milioni di turisti attesi a Londra ne sono arrivati forse 2 e il saldo finale potrebbe essere negativo per oltre 3 miliardi.
I Giochi olimpici valgono la I più grandi estimatori della torcia? cucina italiana Le Olimpiadi sono costate a Sua Maestà britannica qualcosa come 13 miliardi di euro. Ma i 5 miliardi di introiti previsti dagli sponsor e i 4 provenienti dagli spet‐
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I più grandi estimatori della cucina italiana sono i brasiliani. Il 60 per cento di loro con‐ sidera la nostra tradizione culinaria la mi‐ gliore al mondo, seguito da irlandesi (48
per cento), argentini (47) e tedeschi (44).
Soldi e felicità 75.000 dollari ossia 60 mila euro. È la cifra che guadagnata in un anno garantisce la felicità secondo i ricercatori dell'Università di Princeton che hanno svolto un'indagine su mezzo milione di americani. Guada‐ gnare il doppio, invece, non raddoppia af‐ fatto il benessere psicologico. Della serie i soldi non fanno la felicità ma la aiutano parecchio.
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L'Italia in farmacia Sono 30 le confezioni di farmaci vendute per ogni cittadino italiano nel 2011. Que‐ sto dice il rapporto dell'agenzia italiana del farmaco. Siamo secondi dopo la Francia (45) e prima del Regno Unito (26) e della Germania (18).
I mali di Grecia
storia: il calcolo minimo annuo compren‐ sivo di istruzione e vacanze fa 10 mila euro che può lievitare a 25 mila euro se si ag‐ giungono vacanze studio, vestiti firmati o svaghi dispendiosi.
Fakebook Il crollo in Borsa di Facebook ha il suo per‐ ché: premesse finanziarie esagerate e
tante promesse non mantenute. Alla base di questa debacle c'è anche la scarsa affi‐ dabilità dei 955 milioni di profili registrati. Facebook sostiene che i "fake", i falsi pro‐ fili, non superino il 6 per cento del totale (57 milioni di utenti), ma analisti ed esperti di marketing ritengono che sono il 27 per cento. (Geivù)
Per Transparency International (associa‐ zione non governativa e no profit che si propone di combattere la corruzione nel mondo), la Grecia è il secondo Paese più corrotto in Europa dopo la Bulgaria. Sono 280 i miliardi di euro nascosti nei paradisi fiscali all'estero e 40 i miliardi evasi ogni anno al fisco.
Pet economy Vi siete mai chiesti quanto costa mante‐ nere il vostro Fido? Il conto medio an‐ nuale, suddiviso fra alimenti, accessori vari e spese mediche per un cane di taglia media è di 1.466 euro. Per un gatto si spendono 550 euro l'anno. Mantenere il "cucciolo di uomo" è ancora tutta un'altra
Cifre e progetti
Per la viabilità euro‐italiana Poco meno di 30 milioni di euro in arrivo dalla Unione europea a sostegno della viabilità italiana. La Commissione europea ha assegnato infatti 27,37 milioni di euro di finanziamenti all’Italia per la realizzazione di 6 progetti nazionali e 4 transnazionali nell’ambito del bando 2011 per le reti di trasporto transeuropee TEN‐T. Cinque milioni di euro andranno per la costruzione di un tunnel ferroviario e di uno stradale per permettere il passaggio dell’alta velocità a Treviglio, e altri cinque al nodo di Genova per i lavoro a Voltri e alla giunzione S.Limbania‐Campasso. Stesso importo per migliorare il sistema di sicurezza e di gestione del traffico del nodo di Milano, mentre 2,229 milioni sono stati as‐ segnati per la costruzione di una bretella tra il nodo di Bologna e la linea per Venezia. In arrivo anche finanziamenti per la rea‐ lizzazione di studi preliminari per l’aumento delle capacità del
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porto di Venezia (770 mila euro) e per la costruzione di una bre‐ tella ferroviaria tra i terminal 1 e 2 dell’aeroporto di Milano Mal‐ pensa (524 mila euro). Infine, Bruxelles darà 1,844 milioni di euro al progetto di Italia, Spagna e Slovenia per l’uso di tecno‐ logie verdi nei terminal portuali (coinvolto il porto di Livorno). Fondi Ue, rispettivamente per 1,814 e 3,864 milioni) anche ai progetti europei per il coordinamento del controllo e la gestione del traffico aereo, in cui è coinvolta l’Enav. E altri 1,692 milioni agli studi per la realizzazione del corridoio merci n. 6 che collega Spagna e Ungheria, passando per Lione, Torino, Genova, Milano e Venezia. Il contributo che arriva da Bruxelles rientra nei 200 milioni di euro in cofinanziamento stanziati dalla commissione e destinati a un totale di 74 progetti per migliorare le infrastrut‐ ture dei trasporti Ue.
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Riprendiamoci il tempo di pensare
Un dipinto di Edward Munch
Qualche garbato lettore di questa rubrica, care amiche ed amici de “La Voce”, ha fatto osservare al vostro cronista, che sì, condi‐ vide alcuni punti di vista che qui cerchiamo di approfondire in un ideale colloquio tra di noi. Ma che li trova un po’ troppo equili‐ bristici e buonisti, e talvolta perfino comprensivi, se non giustifi‐ cazionisti, rispetto alle mille e mille storture con cui dobbiamo fare i conti quotidianamente, ad ogni livello ed in ogni genere di ambienti che frequentiamo, compresi quelli del lavoro e del‐ l’azienda , per non dire dello stesso sindacato, di cui tutti siamo partecipi. Insomma : troppo poca denuncia della miserabile re‐ altà che ci circonda, piena di cialtroni, disonesti, approfittatori,
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corrotti, bastardi, finanzieri‐pescicani, che ci rendono l’esistenza sgradevole; che umiliano il Paese e la nostra collettività; che gal‐ leggiano beatamente su un mare di sozzerie (ahinoi spesso ma‐ terialmente tali, nel senso di “monnezza”), di ingiustizie, di prepotenze ai danni dei più deboli e indifesi sui cui si scarica, il peso e la somma di tutte le pene che sopportiamo, magari mu‐ gugnando e smadonnando, ma in fin dei conti, incapaci di libe‐ rarcene con un sacrosanto repulisti, perfino feroce purchè purificatore e idoneo a farci ricominciare da capo, su una via più virtuosa o almeno un po’ meno tortuosa e scivolosa di quella su cui ci arrabattiamo.
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Il raffreddore dei bollenti spiriti Bene. Diciamo pure che la critica non è priva di fondamento. Sarà per ragioni di età, di bollenti spiriti che col tempo si in‐ tiepidiscono e si raffreddano. Sarà per quello scettiscismo che la vita via via ci re‐ gala, dopo avercene fatte vedere di ogni colore. Ammettiamo ogni possibilità di questo tipo, diciamo così, “caratteriale” nel senso del carattere che ognuno si for‐ gia da sé, in quel complesso di adatta‐ menti, reazioni, esperienze positive o negative che chiamiamo vita vissuta. Ma c’è dell’altro. Ed è su quest’altro che pos‐ siamo intrattenerci assieme, se volete. Non è un’osservazione originale quella che ci porta a definire frenetica l’esistenza che tutti noi, volenti o no, conduciamo oggi. Il fatto è che siamo sottoposti a stimoli in‐ cessanti, ad un flusso ininterrotto di noti‐ zie, sensazioni, informazioni e novità di ogni tipo, positive e negative. E oltre quelle che ci provengono da fuori, dob‐ biamo gestire quotidianamente quegli in‐ certi che una volta riguardano solo la vita personale, familiare e delle ristrette comu‐ nità delle quali facevamo organicamente parte: malattie, intemperie, siccità, sta‐ gioni di cattive vendemmie, cicli di studio o di lavoro sfortunati, nascite, morti e ma‐ trimoni e liti e odii ed amori, amicizie e ini‐ micizie … Era già così, un bel dafare. E quelle vicissitudini ed incerti oggi riman‐ gono tutti. In più c’è il carico di tensioni di cui fino a di un paio di generazioni fa igno‐ ravamo quasi tutto e che ora invece ci grandinano addosso non con la loro con‐ cretezza di vita vissuta … ma “per sentito dire” per averne letto magari sul blog di Tizio o Caio o Beppe Grillo o Dagospia, tanto per citare. O, in modo ancora più in‐ sidioso, per averlo “visto coi nostri occhi” e cioè con tutte le parvenze della realtà il‐ lusoriamente toccata con mano, o falsifi‐ cate o gonfiate in tv o in internet. O per averle udite, con la concretezza delle no‐ stre orecchie, dalla viva voce di quel fa‐ moso scienziato o luminare della medicina, o capo di stato degli Usa o grande banchiere mondiale o professore di economia e finanza. Altro che deputato
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o notabile della nostra circoscrizione elet‐ torale a cui avevamo dato il voto! Altro che medico di famiglia o padrino di battesimo, o compare d’anello saggio e autorevole, cui si andava a chiedere consiglio nei tor‐ nanti imprevisti della vita! Non è questo, amici, il lamento sui beati tempi andati, in cui la fiducia si comprava e si vendeva a più modico prezzo ed era certamente di qualità migliore di quella che ci spacciamo migliaia di celebri e pa‐ gatissimi guru adesso. Il fatto è invece che non abbiamo ancora sviluppato i filtri e gli anticorpi che ci permettano di fare la tara, buttando via ciò che non ci serve.
Teniamo aperte porte e finestre Qualcuno di voi certamente obietterà: Bravo te. E con che setaccio, separi la fa‐ rina che ti serve dalla crusca? Dov’è appic‐ cicato il bollino di garanzia che distingue ciò che puoi bere per tua scelta da ciò che ti danno da bere? E qui entra in ballo una responsabilità per‐ sonale da cui nessuno di noi può scam‐ pare. Non parliamo di diffidenza; di starsi a parare continuamente il … le spalle; di star chiusi nella nostra fortezza difensiva perché il mondo malvagio e gli umani che lo abitano sono il peggio del peggio. Al contrario. Bisogna tenere porte e finestre (oculatamente) aperte, sempre. Perché la vita e il destino sono per metà roba nostra, ma per l’altra metà roba che (volenti o no) condividiamo con gli altri, santi o briganti che siano, amici o nemici o semplice‐ mente competitori rispetto allo spazio vi‐ tale per il quale siamo in gara (fraterna o no) secondo le stesse leggi di natura cui sono soggetti animali e piante e perfino il “regno minerale” (se in quello spazio c’è quella pietra, non ce ne può stare un’altra, se non cascandogli addosso secondo le leggi della gravità universale, e schizzan‐ dola via). Non è dunque una lotta tra bene e male, tra “i nostri” e “quegli altri”, come nei fu‐ metti western di una volta. Le leggi morali, infatti, vengono dopo. Sono il frutto, sem‐ pre precario e incerto, di uno sforzo che solo gli esseri umani hanno sviluppato, co‐ scientemente, per andare al di là delle
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leggi di natura, nell’ansia di cercare oltre la siepe, leggi superiori che intravediamo in rari momenti di serenità, di pace inte‐ riore e di felice appagamento. Ma è come i salmoni che si sfiancano ad andare con‐ trocorrente. A dimostrazione di quanta parentela abbiamo poi con l’animale che istintivamente evita di calpestare il com‐ pagno di branco o di mandria caduto sul terreno mentre sfugge al predatore. Un esempio di moralità per macellai tipo Ba‐ shar Assad! Dunque, niente ricette miracolose per di‐ stinguere il bene dal male, il giusto dall’in‐ giusto, il vero dal falso. Diciamo “no grazie” agli impostori che ce le vengono a presentare. Come abbiamo imparato a no‐ stre spese, nel secolo passato (e stiamo ancora imparando, per molti versi) a re‐ spingere gli spacciatori di ideologie che hanno cercato di venderci le chiavi del‐ l’Eden: il comunismo o il “libero mercato” che si aggiusta e riaggiusta da sé, basta la‐ sciarlo libero di seguire i suoi istinti, anche se predatori e belluinni. No grazie! Tanto meno ci possono infinocchiare presunti “uomini della provvidenza” rispetto ai quali sembravamo , almeno noi italiani, vaccinati per un secolo, dopo il fu‐Duce, salvo poi a rimanere abbagliati dalle sue varianti mascellate e farsesche, si chia‐ massero Craxi buon anima, o il felice‐ mente vivente Cavaliere di Arcore. Le fiches della nostra partita No. Siamo noi, ciascuno di noi nella sua in‐ delegabile responsabilità, a dover filtrare e scegliere ciò che ci serve e ciò che vo‐ gliamo scartare. Ciò cui credere su cui puntare le nostre fiches nella partita della vita e ciò che vogliamo scartare (e che ma‐ gari il nostro vicino di banco o collega di lavoro o concittadino, riterrà buono per sé). E nell’operare tali scelte responsabili, dobbiamo decidere ciascuno di noi ciò che avremmo fatto in astratto se fossimo stati gli unici padroni del mondo e ciò che in‐ vece ci sarà possibile scegliere e poi per‐ seguire, facendo massa critica assieme a coloro che consideriamo più affini a noi. Scelte responsabili infatti, non significa au‐ tomaticamente scelte opportuno o vin‐ centi, se non riusciamo a fare bene i conti
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della loro fattibilità e praticabilità con‐ creta. Come vedete, gentili amiche e cari amici de “La Voce”, stiamo parlando di metodo politico, di metodo sindacale, di metodo democratico, di prassi delle relazioni so‐ ciali, di rapporti di potere o familiari o d’amore. Mica di come pettinare le bam‐ bole! E nessuno di noi ha bisogno del mo‐ desto cronista per capire il senso del discorso. Nella storia del pensiero umano c’è chi, un tal Protagora, ha detto, addirittura cinque secoli prima di Cristo, che “l’uomo è mi‐ sura di tutte le cose”. Un concetto che fu ripreso 1000 anni dopo dagli umanisti del rinascimento italiano e che è simbolica‐ mente rappresentato su una facciata della nostra moneta da 1 euro: il cosiddetto “uomo di Vitruvio”, che era un architetto della classicità romana, cui Leonardo si ri‐ fece per il suo disegno. Beh! Quell’uomo non bisogna intenderlo come un’unità di misura ideale astratta, né tanto meno come Superman. Perché, in‐ vece, quell’uomo è ciascuno di noi, alto o basso, bianco o nero, stolto o rettore della Bocconi, potente come Putin o miserabile come un lebbroso del Mali. E che significa e cosa comporta tale affermazione? ve‐ diamo. L’epoca che attraversiamo ha mol‐ tiplicato enormemente (ma anche illusoriamente) le nostre potenzialità. Pos‐ siamo informarci, con un clik, su ciò che succede agli antipodi del globo terrac‐ queo. O meglio: ciò che ci raccontano che succeda. Possiamo sapere ciò che frulla nella testa della signora Merkel o di Obama … o di Raffaele Bonanni o Giovanni Luciano, và, tanto per restare tra noi, sia pure facendo le debite proporzioni tra i li‐ velli. O meglio: sappiamo ciò che ci viene riferito da testimoni più o meno indiretti delle loro gesta , atti e detti. Ma nulla mai potrà sostituire l’opinione che, azzeccan‐ dola o sbagliando, ci dovremo fare, cia‐ scuno per nostro conto e responsabilità personale. Questo è il punto dove vole‐ vamo arrivare. L’alternativa a questo sforzo – e qui tor‐ niamo agli inizi della chiacchierata per
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chiuderla – è la nevrosi da bulimia di infor‐ mazione‐spazzatura. È il diventare tifosi da stadio che possono esaltarsi o inferocirsi, pensando così di avere il potere di portare in trionfo o infrangere i loro idoli, come fa‐ ceva la plebe romana della decadenza, allo spettacolo dei gladiatori (e però ad alzare o abbassare il pollice della vita o della morte del vinto era l’Imperatore di turno: non ce lo scordiamo!). Che nessuno ci metta fretta Ma farsi un’opinione equilibrata e onesta costa tanta, tanta fatica. E per raccogliere l’energia sufficiente all’impresa, bisogna scartare tutto ciò che ci porta fuori strada rispetto al nostro personale progetto di vita. Il contrario esatto di ciò che “il si‐ stema” ci chiede, attraverso i suoi sondag‐ gisti che estraggono dal loro cilindro pseudo‐scientifico i nostri nomi e ci chia‐ mano al telefono e solleticano la nostra vanità chiedendoci se siamo per il fotovol‐ taico o per l’eolico, per la pena di morte o l’amnistia, per la pista ciclabile o per la piazzola di pattinaggio, per Bersani o per Renzi, per l’articolo 18 o per la Fornero … e poi tirano le somme e ci scodellano la Ri‐ velazione della Verità. No amici. Non ci stiamo a ubriacarci di finto potere decisionista, premendo sul te‐ lecomando del sì o del no, come se fos‐ simo gli onorevoli “pianisti” di Montecitorio (almeno quelli, ad ogni ta‐ stata, gli piove in tasca un migliaio di euro!). Chi ha creato questo nostro bene‐ detto mondo, non l’ha fatto in bianco e nero ma con una varietà fin troppo com‐ plicata di sfumature di colori. Prendiamoci dunque tutto il tempo che occorre per farci un’opinione approfondita e respon‐ sabile. Che nessuno ci metta fretta e ci tronchi il ragionamento secondo i cosid‐ detti “tempi televisivi”. È meglio e più mo‐ destamente umano. Credete al vostro Affezionato Cronista
[email protected]
C'E' CHI DICE... La Grazia presuppone la Natura: lo diceva Prospero d’Aquitania, un giovane filosofo tra i primi disce‐ poli di sant’Agostino, sottoline‐ ando il rilievo del contesto di natura nel quale si dispiega poi quello che in termini laici si può definire come lo spirito etico del‐ l’umanità. La cosiddetta “civiltà della vergo‐ gna” e cioè il suo senso, emerge nella Grecia classica come rea‐ zione alla possibile perdita della “fama” e dell’onore, nel perimetro di relazioni sociali limitate della polis. E permane tale nella “comu‐ nità degli affari” che ha caratteriz‐ zato il capitalismo produttivo come difesa del “buon nome della ditta”. È questa la civiltà che oggi è entrata in crisi, con l’avvento del capitalismo finanziario globaliz‐ zato, del quale pochissimi cono‐ scono la faccia dei protagonisti. E dunque: se il mio volto è scono‐ sciuto ai più, non c’è ragione che mi vergogni. All’opposto, il senso della colpa, sviluppato dalla civiltà euro‐cri‐ stiana, rovescia la vergogna (che sta fuori di me in quanto riguarda le mie relazioni con l’esterno) e la trasforma in un fatto interiore, dalla cui responsabilità non posso sfuggire se non riconciliandomi con la necessità di ristabilire l’equi‐ librio, l’ordine e l’armonia dell’uni‐ verso, che ho rotto (pentimento e proposito di non più peccare, per dirla in termini cristiani).
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