Indice LEGENDA
CULTURA, CIVILTÀ E RELIGIOSITÀ
UNITÀ I
POTERI E CONFLITTI
ECONOMIA, DEMOGRAFIA E SOCIETÀ
IDEOLOGIE E PROGETTI POLITICI
STORIA E IDENTITÀ DI GENERE
PERCORSI DI STORIA LOCALE
PERCORSI DI STORIA EUROPEA
CONTRASTI POLITICI
Il Medioevo
1 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo
2 4
1.1 Le condizioni materiali dell’Europa, 4 – 1.2 La nascita del sistema feudale, 5 – 1.3 Il Sacro romano impero, 7 – 1.4 L’Impero germanico e il regno di Francia, 9 – Documenti: I re taumaturghi in Francia, 10 – 1.5 La regalità sacra in Inghilterra, 11 – Documenti: I re taumaturghi in Inghilterra, 11 – 1.6 La lotta per le investiture, 13 – Documenti: Il Dictatus papae di Gregorio VII, 14 – 1.7 Lo scontro con l’imperatore Enrico IV, 15
2 Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
17
2.1 Crescita della popolazione e carestie, 17 – 2.2 Le innovazioni agricole dall’XI al XIII secolo, 18 – 2.3 La crociata, 21 – RADICI DEL PRESENTE: Sterminio degli ebrei, 22 – 2.4 La rivoluzione commerciale del Medioevo, 24 – 2.5 L’attività delle città marinare italiane, 26 – 2.6 La rinascita delle città, 28 – VISTO DA VICINO: Le fiere della Champagne, 29 – 2.7 I comuni in Italia, 30 – Documenti: Giudizio di un vescovo tedesco sui comuni italiani, 31 – 2.8 La lotta politica all’interno dei comuni, 32
3 Dall’impero alle monarchie nazionali
IX
34
3.1 Federico I di Svevia, 34 – 3.2 Innocenzo III, 36 – 3.3 La crociata contro Costantinopoli, 37 – 3.4 Il contrasto tra Inghilterra e Francia, 39 – 3.5 Le conseguenze di Bouvines in Francia, 40 – 3.6 Le conseguenze di Bouvines in Inghilterra, 41 – Documenti: La Magna Charta Libertatum, 42 – 3.7 La nascita del Parlamento, 44 – 3.8 Le conseguenze di Bouvines nel Sacro impero romano germanico, 45 – 3.9 La concezione politica di Federico II, 45 – Documenti: Le Costituzioni di Melfi, 46 – 3.10 Sconfitta e morte di Federico II, 48 – RADICI DEL PRESENTE: Modernità: un concetto sfuggente, 50
4 Aspetti della religiosità medievale 4.1 Malessere religioso nel XII secolo, 51 – 4.2 La povertà come sfida per la fede, 52 – 4.3 I catari e il problema del male, 52 – 4.4 I catari e il problema della salvezza, 53 – 4.5 La lotta contro l’eresia, 54 – Documenti: Miseria della condizione umana, 55 – 4.6 Nuove forme di religiosità, 56 – 4.7 San Domenico e san Francesco, 57 – 4.8 Il Cantico delle creature, 58 – Documenti: Il cantico di frate sole, 58 – 4.9 Lo scontro tra spirituali e conventuali, 60 – VISTO DA VICINO: La nascita delle università, 61 – 4.10 La vittoria dei conventuali, 62 – VISTO DA VICINO: Donne e religiosità nell’Europa del Basso Medioevo, 63
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1
Caratteri fondamentali del feudalesimo, 64 – 2 I progressi agricoli del Basso Medioevo, 3 Radici e caratteri del movimento crociato nell’XI secolo, 66 – 4 Il grande successo francese a Bouvines, 68 – 5 Regalità sacra e regalità feudale in Inghilterra, 69 – 6 Federico II: lo scontro con il papato e con i comuni italiani, 70 – 7 La fede dei laici cristiani intorno al Duecento, 71 – 8 L’eresia catara e la crociata contro gli albigesi, 73
65 –
51
Ipertesto 1 La civiltà delle buone maniere
74
Cortesia e civiltà, 74 – Documenti: Le maniere cortesi a tavola, 75 – Comportarsi bene a tavola, 76 – I bisogni elementari dell’essere umano, 77 – Documenti: La celebrazione della guerra e del combattimento, 78 – Il controllo dell’aggressività, 80 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Naturalezza e disinvoltura verso la sessualità nel Medioevo, 81 – 2 Medioevo: una diversa sensibilità, rispetto alla nostra, 82
Ipertesto 2 L’aldilà medievale
84
Il cristianesimo e la vita dopo la morte, 84 – Documenti: Il riposo dei dannati, 85 – La navigazione di san Brandano, 85 – Documenti: San Brandano arriva all’isola dell’inferno, 87 – Dante e l’escatologia islamica, 88 – La nascita del purgatorio, 90 – Documenti: La condanna degli usurai nella predicazione medievale, 90 – Il giudizio di Dante su mercanti e usurai, 92 – La disputa sulla perfetta beatitudine, 93 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 L’escatologia islamica come probabile fonte della Divina Commedia, 95 – 2 La nascita del concetto di purgatorio, 97 – 3 Lo scontro tra l’università di Parigi e Giovanni XXII, 98
Avvio graduale al saggio breve Lo sviluppo economico dell’Europa nel XII secolo Mappa di sintesi
100 103
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Ipertesto A
Cavalleria e letteratura
La Chanson de Roland, 1 – I trovatori provenzali e l’amor cortese, 2 – Funzione pedagogica dell’amor cortese, 3 – I romanzi cortesi di Chrétien de Troyes, 4 – Chrétien de Troyes e l’amore, 5 – Residui di miti celtici nella letteratura medievale, 6 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 La vita cortese nel XII secolo, 7 – 2 L’amor cortese, 8 – 3 La letteratura cavalleresca tra realtà e finzione, 10
X
UNITÀ II
L’autunno del Medioevo
1 La crisi politica dell’Occidente medievale
104 106
1.1 Bonifacio VIII e Filippo il Bello, 106 – 1.2 Il giubileo del 1300, 107 – 1.3 Bonifacio VIII e la bolla Unam sanctam, 108 – Documenti: La bolla Unam sanctam, 109 – 1.4 La regalità sacra e taumaturgica, 110 – 1.5 La concezione politica di Dante, 111 – Documenti: Il ruolo dell’imperatore secondo Dante, 112 – 1.6 Dante e il papato, 114 – 1.7 Papato e impero nel Trecento, 115 – VISTO DA VICINO: La concezione ascendente del potere, 116
2 La crisi demografica e la grande peste
117
2.1 Il ritorno della carestia, 117 – 2.2 L’epidemia del 1347-1350, 118 – VISTO DA VICINO: La peste in Europa, 119 – 2.3 Gli effetti della peste in Europa, 120 – 2.4 Le conseguenze economiche della peste, 121 – 2.5 Rivolte sociali, nelle città e nelle campagne, 122 – Documenti: La rivolta contadina inglese del 1381, 123
3 Le conseguenze della peste sulla mentalità collettiva 3.1 La peste come punizione dei peccati umani, 124 – 3.2 La Vergine e i santi, 125 – Documenti: Immagine negativa del Divino, 126 – 3.3 La ricerca di un capro espiatorio, 127 – Documenti: Ostilità antiebraica a Vienna nel 1349, 128 – 3.4 Gli inizi della caccia alle streghe, 129 – Documenti: La misoginia e la caccia alle streghe, 129
124
4 Principati, monarchie e imperi nel Trecento e nel Quattrocento
131
4.1 Il progetto di Cola di Rienzo, 131 – 4.2 Il passaggio dai comuni alle signorie, 132 – VISTO DA VICINO: Le signorie: i casi di Milano e Firenze, 133 – 4.3 Principi e condottieri, 134 – 4.4 La politica dei principi italiani, 135 – 4.5 Il Grande scisma, 136 – Documenti: Il concilio al di sopra del papa, 137 – 4.6 La guerra dei Cent’anni, 139 – 4.7 Francia e Inghilterra nel Quattrocento, 140 – 4.8 L’espansione dell’impero ottomano, 142 – Documenti: La conquista di Costantinopoli, 143 – RADICI DEL PRESENTE: La battaglia di Kosovopolje, 144
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Filippo il Bello e Bonifacio VIII, 146 – 2 ll Trecento in controluce, 147 – 3 Le dimensioni del disastro demografico negli anni 1347-1350, 148 – 4 Il tumulto dei ciompi, 149 – 5 La danza macabra, 150 – 6 I nemici della cristianità: usurai, streghe ed ebrei, 152 – 7 La donna come capro espiatorio, 153 – 8 Guaritrici, madri e bambini neonati nell’Europa medievale, 154 – 9 La nuova guerra nell’Italia del Trecento e del Quattrocento, 156 – 10 Profetesse e visionarie nel Tardo Medioevo, 157
Ipertesto 1 Epopea dei mercanti e ideali cavallereschi nel Decameron
159
Le novelle, la cornice, la peste, 159 – Ser Ciappelletto e il mondo dei mercanti, 160 – Documenti: L’etica di un mercante, 161 – Non solo Medioevo, 161 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 La mentalità dei grandi mercanti, 163 – 2 La ragion di mercatura nel Decameron, 164 – 3 La crisi della religiosità medievale nel Decameron, 166
Avvio graduale al saggio breve Le città italiane nel Tardo Medioevo
168 171
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XI
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Ipertesto A
Il processo ai cavalieri templari
La nascita dell’ordine, 1 – Documenti: San Bernardo difende l’operato dei cavalieri templari, 2 – Espansione e declino dell’ordine, 3 – Le calunnie e il processo, 4 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Le accuse contro i cavalieri templari, 5
Ipertesto B
L’Asia orientale tra leggende e storia
Alessandro e il prete Gianni, 1 – Documenti: Le meraviglie dell’Asia, 2 – Gengis Khan, 3 – I “tartari” all’attacco dell’Europa, 4 – La lotta tra mongoli e musulmani, 5 – Ibn Taymiyya: la polemica contro i falsi musulmani, 7 – Documenti: Ibn Taymiyya contro i mongoli, 8 – La dinastia Yuan in Cina, 9 – Marco Polo e Il Milione, 10 – Documenti: La ricchezza del gran khan, 11 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 I “tartari” e le ali del diavolo, 12 – 2 Il giurista islamico Ibn Taymiyya, 14 – 3 Missionari e mercanti europei nell’impero mongolo, 15
UNITÀ III
L’Europa alla conquista del mondo
1 Il grande commercio nel xv secolo 1.1 Le potenze marinare della fine del Trecento, 174 – 1.2 Venezia al vertice della sua potenza, 175 – E SE… Venezia avesse riconquistato Costantinopoli?, 176 – 1.3 I portoghesi nelle Indie, 178 – 1.4 L’impero coloniale portoghese, 180 – 1.5 Anversa e i Fugger, 181
172 174
2 Le grandi potenze europee alla fine del XV secolo
183
2.1 Le ambizioni del regno di Francia, 183 – 2.2 L’Italia e la pace di Lodi, 184 – RADICI DEL PRESENTE: La nascita della guerra moderna, 186 – 2.3 Carlo VIII e Savonarola, 188 – VISTO DA VICINO: La comparsa della sifilide, 189 – 2.4 La nascita della potenza spagnola, 190
3 Il Nuovo Mondo: dalle Indie all’America
192
3.1 Il progetto di Colombo, 192 – 3.2 Il viaggio di Colombo, 193 – Documenti: Le prime notizie in Europa, 195 – 3.3 Le reazioni in Europa, 196 – Documenti: Copernico, sulla scoperta dell’America, 198
4 Una catastrofe demografica
199
4.1 L’impatto con le malattie europee, 199 – Documenti: Le violenze degli spagnoli, 200 – 4.2 La conquista del Messico, 201 – 4.3 La conquista dell’impero degli inca e dello Yucatán, 203 – Documenti: Il Requerimiento, 205 – 4.4 Il dibattito in Spagna sul diritto di conquista, 205 – 4.5 La posizione di Bartolomé de Las Casas, 207 – 4.6 Il tracollo demografico, 208
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1
La grandezza di Venezia, 209 – 2 Il ruolo dello Stato nell’economia di Venezia, 210 – Le ragioni storiche dell’espansione marittima portoghese, 211 – 4 Savonarola a Firenze, 212 – 5 Castiglia, Aragona, Spagna, 214 – 6 La supremazia militare spagnola in America, 215 3
Ipertesto 1 Ebrei e moriscos: civiltà sconfitte nella Spagna del Cinquecento XII
216
Le conversioni forzate e i ghetti, 216 – I marrani, 217 – Documenti: L’ordinanza di Toledo, 217 – L’espulsione degli ebrei dal regno di Spagna, 218 – Documenti: La partenza degli ebrei spagnoli, 219 – I moriscos, 219 – Il problema storico dell’intolleranza spagnola, 220 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 L’espulsione degli ebrei spagnoli, 222 – 2 La lotta contro i moriscos nella Spagna del XVI secolo, 223 – 3 Il dibattito relativo all’eliminazione dei moriscos, 225
Avvio graduale al saggio breve La crisi demografica dell’America dopo l’arrivo degli 226
europei
229
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Ipertesto A
Perché la Cina non ha scoperto l’America?
Precocità e limiti dello sviluppo cinese, 1 – I viaggi oltremare, 1 – Il problema storico del ripiegamento cinese, 2 – Il problema storico della supremazia europea, 3 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 La cultura cinese di fronte all’artiglieria europea, 5 – 2 Unità cinese e frammentazione europea, 7
Ipertesto B
Le civiltà precolombiane
Caratteri e limiti tecnologici, 1 – Le prime civiltà dell’America centrale, 2 – Le origini degli aztechi, 4 – L’impero azteco, 5 – Sacrifici per mantenere l’ordine cosmico, 6 – Apogeo e limiti dell’impero azteco, 7 – Documenti: Il sovrano ideale azteco, 8 – La civiltà degli inca in Perù, 9 – L’impero degli inca, 10 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 I sacrifici umani nella cultura azteca, 11 – 2 Gli aztechi e la guerra, 12 – 3 L’impero inca, 14
Percorsi di storia locale
La conquista turca di Otranto
La città di Otranto nel Quattrocento, 1 – L’attacco dei turchi, 2 – La riscossa cristiana, 3 – La tradizione degli 800 martiri, 5 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 L’eccidio di Otranto, tra violenza politica e guerra santa, 7 – 2 Le ragioni della neutralità di Venezia, 9
UNITÀ IV
L’età di Lutero e di Carlo V
230
1 Umanesimo e Rinascimento in Italia
232
1.1 Medioevo, Rinascimento, Riforma, 232 – 1.2 L’imitazione di Roma, 233 – Documenti: Politica e morale nel pensiero di Machiavelli, 236 – 1.3 Rinascimento e religione, 238 – 1.4 Erasmo da Rotterdam, 239 – Documenti: La polemica contro la religiosità popolare, 239 – Documenti: La polemica contro il papato, 240 – Documenti: La dignità dell’uomo, 242
2 Le grandi potenze nel XVI secolo
243
2.1 La crisi degli intellettuali italiani, 243 – 2.2 Carlo V d’Asburgo, 244 – 2.3 L’ideologia imperiale di Carlo V, 247 – 2.4 Lo scontro tra Francia e Spagna, 248 – Documenti: I problemi economici di Carlo V, 250 – 2.5 L’impero turco nei primi decenni del Cinquecento, 251 – VISTO DA VICINO: I costi della guerra, 253
3 La riforma protestante in Germania
254
3.1 La teologia di Martin Lutero, 254 – 3.2 La polemica contro le indulgenze e il purgatorio, 255 – Documenti: Le tesi sulle indulgenze, 257 – 3.3 Il principio della sola Scrittura, 258 – Documenti: Il ripudio del sacramento dell’ordine, 258 – RADICI DEL PRESENTE: Lutero: un uomo moderno?, 260
4 Affermazione e conseguenze della Riforma
261
4.1 Il successo di Lutero in Germania, 261 – Documenti: Carlo V di fronte a Lutero, 263 – 4.2 La rivolta dei contadini tedeschi, 263 – 4.3 Il distacco dell’Inghilterra da Roma, 264 – Documenti: Lutero contro i contadini, 264 – 4.4 Carlo V e la Germania luterana, 267 – 4.5 Il fallimento dei progetti imperiali, 268
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI
XIII
1
Machiavelli e la politica come liberazione dell’uomo, 271 – 2 Il senso della colpa e del peccato nel Cinquecento, 272 – 3 L’elezione imperiale di Carlo V, 273 – 4 La cultura militare medievale e la frode, 274 – 5 Il sacco di Roma e la mentalità cristiana negli anni Trenta del XVI secolo, 276 – 6 Propaganda anticlericale e uso delle immagini nei primi anni della Riforma, 277 – 7 Il dibattito storiografico sulle cause della Riforma, 278 – 8 Confessione, purgatorio e fede all’inizio del Cinquecento, 280 – 9 La posizione politica di Lutero, 281 – 10 L’isola di Utopia, 282
Ipertesto 1 Millenarismo e riforma radicale nel Cinquecento
284
Il millennio imminente, 284 – Il modello di Norman Cohn, 285 – I taboriti boemi, 287 – Documenti: Proclama millenaristico, 288 – Thomas Müntzer, 289 – Documenti: Il comunismo taborita, 289 – Gli anabattisti di Münster, 290 – Documenti: Esaltazione della comunione dei beni, 291 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 La polemica di sant’Agostino contro il millenarismo, 292 – 2 Le condizioni ottimali per l’insorgenza dei gruppi millenaristi, 294 – 3 La riforma e le teologie radicali, 296
Avvio graduale al saggio breve Stampa, Umanesimo e Riforma
298 301
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Ipertesto A
L’impero russo
La Russia di Kiev, 1 – La Russia di Novgorod e l’invasione mongola, 2 – Contrasti religiosi nel XV secolo, 3 – La Terza Roma di Ivan il Terribile, 5 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Il dibattito politico, in Russia, alla fine del Quattrocento, 7 – 2 Il mito della Terza Roma, 8
UNITÀ V
L’età di Calvino e Filippo II
302
1 Lo sviluppo demografico nel Cinquecento
304
1.1 La rinnovata crescita della popolazione, 304 – 1.2 La crescita della produzione di cereali, 305 – 1.3 Il commercio dei grani, 307 – VISTO DA VICINO: Povertà, banditismo e vagabondaggio, 309 – 1.4 Il grano del Nord, 310 – VISTO DA VICINO: Le recinzioni in Inghilterra, 311
2 L’argento americano e la rivoluzione dei prezzi
312
2.1 L’arrivo in Europa dell’argento americano, 312 – 2.2 La circolazione dell’argento americano, 314 – 2.3 Il secolo dei genovesi, 315 – 2.4 La rivoluzione dei prezzi, 316
3 Il calvinismo e il Concilio di Trento
318
3.1 Giovanni Calvino, 318 – Documenti: L’antisemitismo di Lutero, 319 – 3.2 La teologia di Giovanni Calvino, 320 – Documenti: La dottrina della predestinazione, 320 – 3.3 La capacità di espansione del calvinismo, 322 – Documenti: La morale calvinista, 322 – 3.4 L’ordine dei gesuiti, 325 – 3.5 Il Concilio di Trento, 326 – 3.6 I sacramenti, la Scrittura e la tradizione, 328 – 3.7 La riforma morale del clero, 329 – 3.8 Il tribunale dell’Inquisizione, 330 – 3.9 La repressione dell’eresia, 332
4 Filippo II e i suoi nemici
XIV
334
4.1 Grandezza e limiti della potenza spagnola, 334 – Documenti: Lo scenario internazionale nel Cinquecento, 335 – 4.2 La guerra nel Mediterraneo, 335 – 4.3 La battaglia di Lepanto, 336 – RADICI DEL PRESENTE: Occidente e islam, 338 – 4.4 La rivolta nei Paesi Bassi, 339 – 4.5 L’indipendenza delle Province del Nord, 340 – Documenti: Atto d’abiura, 342 – 4.6 La concezione calvinista del potere, 342 – Documenti: La posizione politica di Calvino, 343 – Documenti: La posizione politica di John Knox, 344 – 4.7 La spedizione contro l’Inghilterra, 346 – 4.8 L’Inghilterra della regina Elisabetta I, 347 – E SE… L’esercito di Filippo II fosse sbarcato in Inghilterra?, 348 – 4.9 Le guerre di religione in Francia, 350 – 4.10 Le tesi dei calvinisti radicali, 352 – Documenti: Il patto tra re e popolo, 353 – 4.11 La fine delle guerre di religione in Francia, 354
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1
Il ruolo dell’argento nel commercio con l’Oriente, 357 – 2 La rivoluzione dei prezzi, 3 Calvino, Lutero e l’ansia di fronte alla maestà di Dio, 359 – 4 Progetti di Riforma cattolica e di Controriforma nell’Italia del Cinquecento, 361 – 5 L’attività del Sant’Uffizio in Italia, 362 – 6 I problemi finanziari di Filippo II, 363 – 7 Galere e galeazze alla battaglia di Lepanto, 364 – 8 I Paesi Bassi contro lo Stato moderno, 365 – 9 La discussione sul diritto alla ribellione nel Tardo Cinquecento, 367
358 –
Percorsi di storia locale La Riforma in Italia e il caso di Modena
368
La diffusione delle idee protestanti, 368 – La novità del Beneficio di Cristo, 370 – Documenti: Il beneficio di Cristo, 371 – Giovanni Morone, 372 – Documenti: La linea cattolica intransigente, 373 – Il caso modenese, 373 – Donne ed eresia nel ducato di Modena, 374 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Il cardinale Giovanni Morone, tra Modena e l’Europa, 375 – 2 Modena, città heretica marza, 377 – 3 Donne, eresia e inquisizione a Modena nella seconda metà del Cinquecento, 378
Avvio graduale al saggio breve Riforma e alfabetizzazione Mappa di sintesi
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Ipertesto A
Il mito dell’età dell’oro e del Paese di Cuccagna
L’età dell’oro, 1 – Documenti: Il ritorno di Astrea, 2 – La mitologia politica elisabettiana, 2 – Il mito del Paese di Cuccagna, 4 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Il mito dell’età dell’oro nel Roman de la Rose, 6 – 2 Il Paese di Cuccagna, 7 – 3 Cuccagna e Utopia a confronto, 8
Ipertesto B
Antisemitismo e letteratura in Inghilterra
L’accusa di omicidio rituale, 1 – Letteratura e teatro veicoli di antisemitismo, 2 – Documenti: La Passione di Cristo, 4 –
L’ebreo di Malta, 4 – Documenti: Barabba, l’ebreo di Marlowe, 5 – Il mercante di Venezia, 6 – Normalità e diversità a confronto, 7 – La contrapposizione tra Belmonte e Venezia, 8 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 La genesi dell’accusa di omicidio rituale, 9 – 2 La genesi del Mercante di Venezia, 11
UNITÀ VI
Il secolo dei soldati e dei mercanti
1 La guerra dei Trent’anni
384 386
1.1 I contrasti religiosi all’interno dell’impero, 386 – 1.2 L’inizio del conflitto, 387 – 1.3 Gustavo Adolfo di Svezia, 388 – 1.4 La guerra tra Spagna e Olanda, 390 – 1.5 Le difficoltà della Spagna, 391 – 1.6 La fase francese e la pace di Westfalia, 392 – 1.7 La Francia di Mazzarino, 394
2 L’egemonia economica dell’Olanda
395
2.1 Le basi della supremazia olandese, 395 – 2.2 Il commercio olandese in Europa, 396 – 2.3 Il commercio con l’Oriente e la potenza navale, 397 – Documenti: La Compagnia delle Indie Orientali, 398 – Documenti: La superiorità delle navi olandesi, 400 – 2.4 Lo scontro con portoghesi e inglesi, 401
3 Calvinismo e capitalismo
403
3.1 Il concetto di economia-mondo, 403 – 3.2 I mercanti capitalisti e il calvinismo, 405 – 3.3 La tolleranza religiosa, 406
4 L’Italia nel Seicento
408
4.1 La situazione politica italiana nel Seicento, 408 – 4.2 L’Italia dal primato alla crisi, 409 – 4.3 L’economia italiana alla ricerca di nuovi equilibri, 410
XV
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 L’ideologia politica della Spagna del Seicento, 413 – 2 Carestia e cattivi raccolti in Spagna, 414 – 3 La nuova Europa uscita dalla pace di Westfalia, 415 – 4 Le rivolte contadine nella Francia del Seicento, 416 – 5 I fondamenti economici della potenza olandese, 417
Ipertesto 1
Guerra e soldati nel XVII secolo
419
Il secolo del soldato, 419 – Maurizio di Nassau e Raimondo Montecuccoli, 421 – Fortezze ed eserciti permanenti, 422 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 La sorte del soldato: un mestiere sempre più rischioso, 423 – 2 Soldati e organizzazione militare nel Seicento, 424
Avvio graduale al saggio breve Il capitalismo e le sue regole
426 429
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Ipertesto A
Il disagio dell’abbondanza: religione e ricchezza nell’Olanda del Seicento
Il rifiuto della teocrazia calvinista, 1 – L’Olanda come nuovo Israele, 2 – Documenti: Un’invettiva polemica contro i peccatori, 4 – Il timore del giudizio di Dio, 4 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Calvinismo e identità nazionale olandese, 6 – 2 La balena arenata e i presagi del giudizio divino, 8
Percorsi di storia locale Masaniello e la rivolta napoletana Sforzi e problemi della monarchia spagnola, 1 – Nobili e gabelle, 2 – La rivolta di Masaniello, 4 – Documenti: La rivolta narrata dal viceré, 5 – La rivolta contro la monarchia spagnola, 6 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Religione, rituali e rivoluzione, 8 – 2 Il nuovo concetto di fedeltà, 10 – 3 Un giudizio storiografico sulla rivolta: fu un’occasione perduta?, 11
UNITÀ VII
Il Seicento dei poveri e delle streghe
1 Galileo e la nuova mentalità scientifica
430 432
1.1 La rivoluzione copernicana, 432 – Documenti: Il disagio di fronte al nuovo modello cosmologico, 433 – 1.2 Il rapporto tra nuova scienza e Sacra Scrittura, 434 – 1.3 La condanna del copernicanesimo, 435 – 1.4 Il nuovo metodo scientifico, 435 – Documenti: Fede e scienza nel pensiero di Galilei, 436
2 Carestia, peste e miseria
438
2.1 Il ritorno della carestia, 438 – Documenti: La carestia del 1629 nel territorio di Bergamo, 439 – 2.2 La nascita di una nuova mentalità, 440 – Documenti: La peste come castigo di Dio, 440 – 2.3 Gli ufficiali di Sanità, 442 – VISTO DA VICINO: Trecento e Seicento: due crisi a confronto, 444 – Documenti: Misure in tempo di peste (1630), 445 – 2.4 La mortalità infantile, 446 – 2.5 Matrimonio e controllo della natalità, 448
3 La società di fronte ai poveri
449
3.1 Le nuove regole per l’assistenza ai poveri, 449 – 3.2 La reclusione dei poveri, 450 – Documenti: La reclusione dei mendicanti di Parigi, 451 – RADICI DEL PRESENTE: Dalla casa di reclusione al lager, 452
4 La caccia alle streghe
454
4.1 La repressione della stregoneria, 454 – Documenti: Il sabba delle streghe, 454 – 4.2 Il ruolo della tortura, 455 – Documenti: L’Inquisizione romana di fronte alla stregoneria, 456 – 4.3 La fine dei processi per stregoneria, 457 – 4.4 La cristianizzazione delle campagne, 458 – 4.5 La pastorale della paura, 459
XVI
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1
Il processo a Galileo, tra politica e teologia, 461 – 2 Le reazioni degli intellettuali europei, di fronte al copernicanesimo, 462 – 3 Le magistrature di Sanità nell’Italia del Seicento, 464 – 4 La paura dei poveri, 465 – 5 Le case di reclusione per i poveri, 466 – 6 La strega come modello cristiano negativo, 467 – 7 Geografia e storia della caccia alle streghe, 468 – 8 Ignoranza religiosa e sopravvivenza di usanze pagane, 470
Ipertesto 1 Poveri e vagabondi nella letteratura europea
471
Povertà e letteratura in Spagna, 471 – Documenti: Ritratto di due giovani picari, 472 – Picari, vagabondi e prostitute, 473 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Grimmelshausen e la vagabonda Coraggio, 474
Avvio graduale al saggio breve La nascita di una nuova mentalità nel Seicento
476 479
Mappa di sintesi
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Ipertesto A
Clausura e santità femminile in contesto cattolico
La Riforma cattolica dei conventi femminili, 1 – Sensi di colpa e trasgressioni, 2 – Possessioni diaboliche, 3 – Sante, mistiche e anoressiche, 4 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Spazi e tempi della clausura, 5 – 2 Gli scandali delle monache francesi possedute dal demonio, 6 – 3 Le sante anoressiche tra psicologia e storia, 8
Percorsi di storia locale
Inquisizione e stregoneria a Siena tra Cinquecento e Seicento
La caccia alle streghe in Italia, 1 – L’Inquisizione romana a Siena, 2 – Sabba e maleficio, 4 – Un confronto tra Siena e l’Inghilterra, 4 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Camilla, la levatrice strega, 6 – 2 La strega e il processo di personalizzazione della colpa, 7
UNITÀ VIII
La Rivoluzione inglese
480
1 L’Inghilterra prima della Rivoluzione
482
1.1 Lo sviluppo di Londra e del commercio, 482 – 1.2 La situazione sociale delle campagne, 484 – 1.3 La Chiesa di Stato, 485 – 1.4 Presbiteriani, congregazionalisti e settari, 487
2 Il conflitto tra re e Parlamento
488
2.1 La politica di Carlo I, 488 – 2.2 Lo scontro con il Parlamento, 490 – 2.3 La New Model Army, 491
3 I Livellatori
493
3.1 La questione della tolleranza religiosa, 493 – Documenti: Il rifiuto della monarchia nella Protesta di molte migliaia di cittadini, 494 – Documenti: In difesa della tolleranza religiosa, 496 – 3.2 I dibattiti di Putney, 496 – Documenti: Il problema del suffragio universale ai dibattiti di Putney, 498 – 3.3 L’esecuzione del re, 498 – Documenti: Il processo contro Carlo I: l’arringa finale del presidente del Tribunale, 501
4 La dittatura di Cromwell
502
4.1 Il progetto costituzionale dei Livellatori, 502 – Documenti: Il Patto del popolo nella versione del 1649, 502 – 4.2 Gerrard Winstanley e i Diggers, 504 – 4.3 Il protettorato di Cromwell, 505
RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 L’Inghilterra del Cinquecento e del Seicento, 507 – 2 Le donne durante la Rivoluzione inglese, 508 – 3 I caratteri della New Model Army, 510 – 4 Le origini del Patto del popolo, 511 – 5 Il radicalismo sociale e religioso di Gerrard Winstanley, 512
Ipertesto 1 Rivoluzione, matrimonio e identità di genere
XVII 514
Puritanesimo e matrimonio, 514 – Puritanesimo e vita coniugale, 515 – Documenti: Milton in difesa della libertà di stampa, 516 – I settari e il libero amore, 517 – Documenti: I Ranters visti da un loro avversario, 517 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 I puritani e la vita matrimoniale, al di là dei luoghi comuni, 518 – 2 Milton, il matrimonio e il divorzio, 520
Avvio graduale al saggio breve Scontro politico e lotta contro l’Anticristo
522 525
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Ipertesto A
Calvinismo, rivoluzione e radicalismo politico
La nascita graduale della terminologia politica moderna, 1 – Calvinismo e rivoluzione, 2 – Ugonotti e puritani a confronto, 4 – Documenti: Il radicalismo politico e religioso dei puritani, 4 – Verso la rivoluzione, 6 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 Calvinismo e moderna mentalità critica, 7 – 2 Calvinismo, liberalismo e politica radicale, 9
Ipertesto B
I puritani inglesi nel Nuovo Mondo
Le colonie inglesi in Nord America, 1 – La conquista dei territori indiani, 2 – La mentalità puritana, 4 – L’insediamento puritano di Salem, 6 – La caccia alle streghe di Salem, 7 – RIFERIMENTI STORIOGRAFICI 1 I puritani inglesi e la guerra, 8 – 2 Individuo e comunità secondo la mentalità puritana, 10
Indice dei nomi
526
Il Medio
2
Intorno all’anno 800, l’Europa era molto povera e arretrata, a confronto con il mondo musulmano e con l’impero bizantino. In quest’epoca, tutti coloro che detenevano l’autorità affermavano di averla ricevuta da Dio. I re di Francia arrivarono al punto di sostenere che Dio aveva concesso loro la possibilità di effettuare guarigioni miracolose. Dopo la conquista normanna (1066) anche i sovrani di Inghilterra iniziarono a essere re taumaturghi. Nel riquadro Edoardo il Confessore, re d’Inghilterra, guarisce un uomo, muto dalla nascita, con il tocco della mano (miniatura inglese del XIII secolo).
A partire dall’XI secolo, l’Europa entrò in una lunga fase di espansione demografica, che durò fino alla metà del Trecento. In Italia il nuovo dinamismo dell’Occidente europeo generò prima il decollo economico di alcune importanti città marinare (Pisa, Genova, Venezia) e la rinascita delle città (che si organizzarono in comuni). Il papato rafforzò la propria autorità e pretese di essere la guida suprema dell’intera cristianità. La spedizione del 1095-1099 (prima crociata) nacque dall’unione di questi due elementi: sviluppo economico-demografico e iniziativa politico-religiosa della Chiesa di Roma. Nel riquadro una mappa di Gerusalemme, dalla Cronaca delle crociate del monaco Roberto di Reims (XIII secolo, Biblioteca dell’Università di Uppsala, Svezia).
Non solo tenebre Il concetto di Medioevo nacque all’inizio del Cinquecento, nel momento in cui si svilupparono due eventi culturali fondamentali nella storia europea: il Rinascimento e la Riforma protestante. Pur avendo finalità diverse, entrambi rifiutarono le credenze e i comportamenti dell’epoca che li aveva immediatamente preceduti; a questo passato prossimo, entrambi contrapposero un passato remoto perfetto, che volevano far ritornare: l’antica Roma, nel caso del Rinascimento, la Chiesa delle origini, per quanto concerne la Riforma. Per gli intellettuali che sostenevano questi movimenti culturali, il periodo storico che aveva separato quel grandioso mondo lontano (Roma o la Chiesa apostolica, a seconda dei casi) dal tempo in cui essi vivevano, era stato solo un lungo intervallo di buio, di tenebre e di violenza. Quel mondo di barbari doveva essere abbandonato senza rimpianti: al suo posto, avrebbe dovuto nascere un’epoca nuova, caratterizzata dall’ambizioso tentativo di riportare in vita il glorioso passato perduto, facendolo risorgere in tutto il suo splendore.
Il concetto di Medioevo, dunque, nacque con un significato polemico e dispregiativo, che in parte continua a esistere anche ai giorni nostri: basti pensare all’aggettivo medievale, usato spesso per criticare usanze o comportamenti che non sembrano più adeguati ai tempi moderni. Fino a che punto questo concetto negativo del Medioevo può ancora essere condiviso? La maggioranza degli storici, oggi, ha un atteggiamento molto più sfumato nei confronti del Medioevo, facendo notare in primo luogo che si tratta di un periodo lunghissimo, durato più di mille anni, che abbraccia i secoli compresi tra la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476) e la scoperta del Nuovo Mondo, alla fine del XV secolo. Un’epoca così ampia non può essere oggetto di un unico giudizio sintetico (positivo o negativo). Si rende necessaria, dunque, un’articolazione in varie fasi che, essendo più brevi, si prestino meglio a una valutazione. Ecco perché molti storici sono soliti distinguere, all’interno del Medioe-
UNITÀ I
evo Dopo la battaglia di Bouvines (1214), il re di Francia aumentò notevolmente il proprio prestigio, mentre il sovrano inglese fu costretto a concedere la Magna Charta Libertatum, che pose precise limitazioni al suo potere. In Germania, l’impero trovò la sua ultima grande figura in Federico II, sovrano anche della Sicilia e dell’Italia meridionale. Il suo disegno di dominare tutta l’Italia fu però sconfitto dall’alleanza dei comuni con il papato. Nel riquadro il castello di Federico II a Castel del Monte, in Puglia, costruito tra il 1240 e il 1246.
vo, tre periodi, chiamati rispettivamente Alto Medioevo, Basso Medioevo e Autunno del Medioevo. L’Alto Medioevo (secoli V-X) fu un periodo difficile, caratterizzato dalla presenza della peste e dall’arrivo in Europa di numerosi popoli invasori. Anche i secoli XIV e XV (Autunno del Medioevo) furono un tempo di epidemia, di regresso demografico e di crisi economica. Per il Basso Medioevo (che comprende i secoli XI-XIII), cioè per il periodo che occupa il centro del Medioevo stesso, il giudizio tradizionale dev’essere completamente rivisto e ripensato. I secoli compresi tra il Mille e il Trecento furono un’epoca di risveglio e di rilancio in tutti i campi: demografico, commerciale, artistico, culturale… L’Occidente latino, che fino al Mille era stato oggetto di invasione da parte di popoli stranieri, capaci di sfruttare la debolezza delle strutture politiche, militari ed economiche dell’Europa cristiana, a partire dall’XI secolo trovò nuova forza e nuove risorse, dando inizio a un impetuoso processo di espansione che neppure la battuta d’arresto dei secoli XIV e XV sarebbe stata in grado di bloccare.
Nel XII secolo l’Occidente diede prova di un dinamismo eccezionale anche a livello religioso. Desiderosi di una vita spirituale più intensa, molti laici cercarono di prendere i precetti evangelici alla lettera, vivendo in assoluta povertà, a imitazione di Cristo e degli apostoli. Alcuni dei nuovi movimenti nati da questo fermento criticarono violentemente la Chiesa per le sue ricchezze. Francesco d’Assisi, invece, si sforzò di restare sempre obbediente al papato. Nel riquadro l’apparizione di San Francesco ad Arles, affresco di Giotto conservato presso la Basilica Superiore di Assisi.
SOMMARIO TESTO 1. Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo 2. Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo 3. Dall’impero alle monarchie nazionali 4. Aspetti della religiosità medievale IPERTESTI 1. La civiltà delle buone maniere 2. L’aldilà medievale
online IPERTESTO A. Cavalleria e letteratura
3
CONTRASTI POLITICI
1 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo 1.1 Le condizioni materiali dell’Europa
UNITÀ I
➔Crisi delle città
IL MEDIOEVO
4
I secoli compresi tra la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476) e l’incoronazione di Carlo Magno (800) furono caratterizzati da un forte calo demografico, determinato dai saccheggi e dalle violenze delle invasioni barbariche e da frequenti epidemie di peste. Con ogni probabilità, intorno al 750, l’intera popolazione europea non superava i 27 milioni di abitanti. Nell’Occidente latino dei secoli VIII-X le città persero gran parte della loro importanza. Innanzi tutto, cessarono di essere centri amministrativi: i funzionari dello Stato, specialmente in Gallia, smisero di risiedere nelle città e preferirono trasferirsi nelle loro residenze di campagna (villae). Fedeli in questo alla tradizione romana, solo i vescovi rimasero all’interno dei centri urbani; in vari casi, si dovette unicamente a questo fatto la sopravvivenza stessa della città. Comunque, siamo sempre di fronte a entità urbane alquanto modeste, in cui il numero degli abitanti era sorprendentemente basso. Nel X secolo Roma, la città più popolosa dell’Occidente (al centro dell’Italia, che più degli altri paesi aveva conservato un elevato numero di centri urbani relativamente attivi e dinamici) non aveva più di 20-25 000 abitanti, mentre la capitale imperiale al tempo di Augusto e la Baghdad dei califfi intorno al Mille superavano il milione di persone. In Gallia, addirittura, persino le città più vive e animate (Parigi, Metz, Arras, ad esempio) nei secoli IX e X non superavano i 5000 abitanti, quando le due città mesopotamiche di Kufa e Basra contavano invece, rispettivamente, 100 000 e 200 000 residenti.
STIMA DELLA POPOLAZIONE EUROPEA (I-IX SECOLO) milioni di abitanti
Il grafico mostra una stima approssimativa della popolazione europea nell’arco di circa mille anni. L’andamento degli istogrammi permette di vedere che dopo il 200 d.C. la popolazione cominciò a diminuire. Il culmine del crollo demografico si ebbe intorno al 650, quando la popolazione non raggiungeva i 20 milioni di abitanti.
67 60 50
37
40 30
40
27,5
20
20
46
27
10
1 200
50 0 anni
650
750
1000
1050
Mare del Nord
CELTI
ANGLI E SASSONI
Il regno dei franchi si estese su gran parte della Francia
FR AN CH I
CELTI
CELTI
Il regno degli ostrogoti aveva il suo centro in Italia
RE
REGNO DEI B AS SUEBI CHI
GN O
DE I
OCEANO ATLANTICO
I REGNI ROMANO-BARBARICI
REGNO ALAMANNI DEI BURGUNDI REGNO
REGNO DEI VISIGOTI
Mar Nero
DEGLI OSTROGOTI IMPERO ROMANO D’ORIENTE
D
A
LI
M edi t er r
Il regno dei vandali si estendeva sulle coste dell’Africa settentrionale
a neo
Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente (avvenuta nel 476 d.C.), in Europa si creò una fortissima frammentazione politica, in quanto l’autorità dell’imperatore, unica e centralizzata, era stata sostituita dalla presenza di numerosi Stati indipendenti. Per designarli, gli storici usano l’espressione “regni romano-barbarici”. Si tratta di una definizione efficace perché segnala che c’è una popolazione mista, composta da romani e barbari. Di solito i barbari non erano molto numerosi ma avevano una posizione dominante nei confronti della popolazione romana.
All’inizio del IX secolo, registriamo il sintomo più evidente della generale povertà in cui l’Occidente latino era sprofondato: i sovrani franchi cessarono definitivamente di coniare monete d’oro e si limitarono all’emissione di denari d’argento. In effetti, il volume del commercio era talmente piccolo, da non aver più bisogno di uno strumento ingombrante come la moneta aurea. In questa nuova situazione, l’oro cessò di essere usato come mezzo di scambio e fu utilizzato solo per rendere più splendide le chiese di Dio e dei suoi sacerdoti, oppure per creare gioielli, che mostrassero la potenza dei grandi, all’interno di una società in cui la maggior parte degli uomini cercava di sopravvivere. A eccezione di un piccolo nucleo di sacerdoti e di professionisti della guerra, la maggioranza ➔Basse rese degli uomini praticava l’agricoltura. Si trattava di un lavoro durissimo, che dava poca sod- dei campi disfazione a causa della cronica scarsità di concime. In media, il rapporto tra semente impiegata e prodotto ottenuto era di 1 a 2; ma per ottenere un simile misero risultato, la quantità di energia e di manodopera necessarie era straordinaria. Di qui lo sforzo compiuto dai proprietari terrieri per vincolare alla i personaggi terra i propri contadini, trasformati in servi della gleba, cioè privaGermani Il termine designa un ampio ventaglio di poti della libertà di spostarsi e di trasferirsi su una terra diversa da quelpoli che furono descritti dallo storico latino Tala in cui erano nati, per mettersi al servizio di un altro signore. cito, alla fine del I secolo d.C. Usi, leggi e abi-
1.2 La nascita del sistema feudale All’epoca delle grandi migrazioni che provocarono il crollo dell’Impero romano, l’esercito dei popoli germanici era formato da tutti coloro che fossero capaci di portare le armi, cioè dall’intera comunità dei maschi adulti. Questa situazione mutò lentamente nel corso del tempo, e il cambiamento giunse a piena e completa maturazione intorno alla metà dell’VIII secolo, nella Gallia franca. Intorno alla metà del V secolo, quando penetrarono all’interno dell’Impero romano, i franchi appartenevano al gruppo dei cosiddetti germani delle foreste. Dunque (a differenza dei visigoti e degli
tudini erano spesso molto diversi da popolo a popolo; tuttavia, parlavano tutti lingue affini, dalle quali è derivato il tedesco moderno. Il territorio su cui tali popoli vivevano era immenso, esteso dal Reno all’attuale Ucraina e dalla Scandinavia al Danubio. I germani che vivevano più a est, nelle steppe dell’Europa orientale, avevano acquistato grande dimestichezza con i cavalli e si erano dotati di lunghe spade di acciaio, ideali per il guerriero che doveva stare in sella, colpendo il nemico di taglio. I franchi e altri germani che vivevano nelle regioni più vicine al Reno, invece, inizialmente usavano il cavallo solo come animale da tiro: i guerrieri giungevano sul campo di battaglia grazie a carri, ma poi scendevano e combattevano a piedi.
CAPITOLO 1
M ar
5 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo
REGNO
D VAN EI
Il regno dei visigoti occupava l’attuale Francia meridionale e la Spagna
UNITÀ I
Un re concede un feudo in beneficio a un vassallo, miniatura del XIII secolo (Venezia, Biblioteca Marciana).
IL MEDIOEVO
6
➔Una nuova potenza d’urto
➔Professionisti della guerra
ostrogoti, che erano popoli della steppa) i franchi avevano scarsa familiarità con il cavallo e preferivano combattere a piedi. Con il passare dei decenni, anche loro si resero conto del fatto che il combattente a cavallo era molto più potente ed efficace del fante, ma tale superiorità della cavalleria divenne schiacciante solo all’inizio dell’VIII secolo, allorché si diffuse in Europa occidentale la staffa. Probabilmente, questo strumento era stata inventato in India nel II secolo a.C., ma allora si trattava di un oggetto ancora molto semplice e rudimentale: in pratica, un anello di pelle o di stoffa, che aiutava il cavaliere a salire e a scendere dall’animale. Adottata dai cavalieri cinesi, la staffa divenne rigida e metallica: in tale forma, essa fu accolta dai nomadi della steppa, dai bizantini e infine dai longobardi, e si impose in Europa. Il radicale mutamento che fu provocato dall’adozione della staffa si intuisce già nelle espressioni latine che cominciarono a entrare in voga: infatti, mentre in passato si diceva «saltare a cavallo», nell’Alto Medioevo si imposero gradualmente le formule «salire» e «scendere da cavallo». Il cambiamento più importante, tuttavia, ebbe luogo a livello militare, ed è stato descritto nel modo più efficace dallo storico americano L. White: «Il cavaliere poteva ora tenere la lancia in resta, stretta tra il corpo e la parte superiore del braccio, e attaccare il nemico vibrando il colpo non più con il vigore dei muscoli, ma con il proprio peso unito a quello del destriero lanciato alla carica. La mano del guerriero non vibrava più il colpo: lo guidava solamente. Così la staffa sostituiva alla forza umana l’energia animale, e aumentava enormemente le possibilità del guerriero di recar danno al nemico». Oltre alla lancia, il cavaliere aveva poi bisogno della spada, dello scudo e di un equipaggiamento in ferro che proteggesse la sua persona. Naturalmente, tutto ciò costava molto caro: secondo alcuni studiosi, per armare di tutto punto un cavaliere era necessaria la rendita di un appezzamento vasto, almeno, 150 ettari. L’organizzazione di un esercito di cavalieri, dunque, comportò una vera rivoluzione sociale: il servizio militare cessò gradualmente di essere un’attività democratica, aperta a tutti gli uomini liberi, mentre l’esercito finì per trasformarsi in una schiera elitaria, formata solo da ricchi professionisti della guerra. Verso la metà dell’VIII secolo, la società medievale era nettamente divisa: da una parte un piccolo gruppo di proprietari terrieri, che possedevano grandi estensioni di terre e che avevano i mezzi per combattere a cavallo; dall’altra i contadini, che
Riferimento storiografico
1
pag. 64
1.3 Il Sacro romano impero Intorno alla metà dell’VIII secolo, il regno dei franchi era lo Stato più vasto e potente dell’Europa occidentale. Sostenuto dal papato, nel 773 il re Carlo (detto successivamente Magno, cioè “il Grande”, 771-814) conquistò il regno dei longobardi, che comprendeva gran parte della penisola italiana. Inoltre, dal 775 intraprese una serie di altre campagne in Sassonia, in Baviera e in Austria; così, nel giro di una decina d’anni, Carlo si trovò a governare un territorio enorme: dopo le invasioni germaniche, nessun altro sovrano aveva mai avuto tanto potere. A differenza dell’antico Impero romano, questo vasto dominio non si estendeva sulle sponde del Mediterraneo, ma sull’Europa centro-settentrionale. Comunque, per la prima volta dopo secoli, la maggior parte dell’Occidente si trovava di nuovo riunita sotto una sola autorità monarchica, come al tempo di Roma. Pertanto, si fece strada l’idea di considerare la grande costruzione i personaggi politica edificata da Carlo come la resurrezione dell’impero dei Cesari. Longobardi I longobardi erano una popolazione germanica orientale, che risiedeva Tuttavia, non era tanto il ricordo di Aunella regione del fiume Elba. Dopo una migrazione durata vari decenni, giunsero in Italia nel 568, guidati dal loro re Alboino. In un primo temgusto a dominare le menti, bensì quello po, si segnalarono per la loro violenza e la loro ferocia; inoltre, mentre di Costantino e di Teodosio, gli imperaaltre popolazioni germaniche avevano già adottato il cristianesimo prima di entrare all’interno dei territori che fino al 476 costituirono l’Impetori che avevano posto la forza dello Staro romano d’Occidente, i longobardi erano ancora pagani: si convertito al servizio della Chiesa. Così, quando rono solo alla fine del VII secolo. Conquistarono quasi tutta l’Italia settentrionale e centrale, con le sole eccezioni di Ravenna e Roma. PreocCarlo fu proclamato imperatore, a Roma, cupati del loro espansionismo, i papi si allearono con i re dei franchi, che nella basilica di San Pietro, la notte di Nainfine, guidati da Carlo, conquistarono l’Italia settentrionale nel 774. tale dell’anno 800, il ruolo decisivo nel-
CAPITOLO 1
Feudo
7 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo
non erano più in grado di servire nell’eIL SISTEMA FEUDALE sercito e che avevano come unico compito quello di lavorare le terre dei signori della guerra. Signore I signori, chiaramente, non combattevano da soli, ma avevano bisogno di trupServizio pe. Nei secoli VI e VII, prevalse il sistema del seguito dei compagni armati, chiamaVassallo to anche dalle fonti franche trustis o comitatus. Un signore, in pratica, era circondato da una schiera di soldati, che egli manteneva regolarmente, fornendo loro vitto, alloggio, armi e cavalli. Verso la metà dell’VIII secolo, i signori più potenti e gli stessi sovrani iniziarono a concedere a molti di questi loro guerrieri delle terre da cui essi dovevano trarre di che vivere e di che armarsi. Fecero la loro comparsa, allora, termini nuovi, destinati a una lunga fortuna. La terra ricevuta dal guerriero, in un primo tempo, venne chiamata beneficio, ma con il passar dei secoli si impose il termine feudo, che finì per designare l’intero meccanismo sociale che, a partire dall’VIII secolo, si impose in Francia. Quanto al guerriero che riceveva la terra dal signore, la parola più utilizzata divenne infine vassus, vassallo. Signore e vassallo stipulavano un vero contratto. Il primo concedeva il feudo e si aspettava che l’altro lo servisse completamente armato, a cavallo, ogni volta che sorgeva una necessità militare. Il guerriero, dal canto suo, era tenuto soprattutto a essere fedele al suo signore: nel mondo feudale e cavalleresco la fedeltà divenne il valore morale supremo, il principio fondamentale che non si doveva mai trasgredire. Infatti, il signore avrebbe potuto ritirare il beneficio al cavaliere infedele (o meglio, fellone) e assegnarlo a un altro servitore più affidabile.
L’IMPERO DI CARLO MAGNO REGNI ANGLOSASSONI
Regno dei Franchi all’avvento al potere di Carlo Magno
Mare del Nord
Territori conquistati da Carlo Magno Confini dell’impero di Carlo Magno
SASSONIA
Territori alleati o tributari El ba
Patrimonio di San Pietro (territori del papa)
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Parigi
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UNITÀ I
I
Mar Me d it e
IL MEDIOEVO
8
➔Una cerimonia ambigua
Patrimonio di San Pietro
rraneo
la solenne cerimonia fu svolto da papa Leone III: fu lui a porre sul capo del re dei franchi la corona, simbolo della nuova dignità imperiale di Carlo. Compiendo tale gesto (che invero irritò profondamente Carlo, stando alle fonti franche), Leone III riuscì a stabilire un precedente di incalcolabile importanza e a fissare nella memoria collettiva l’immagine di un sovrano che, in ginocchio dinanzi al pontefice, riceve dalle sue mani le insegne del potere, sottomettendosi a lui. In quanto successore di Pietro, il papa era stato posto da Cristo a guida dell’intera cristianità, e quindi deteneva il supremo potere spirituale. Nelle intenzioni del papato, l’imperatore doveva essere al servizio della fede cristiana e accettare dalla Chiesa consigli e indicazioni per la sua azione di governo: per il pontefice, il gesto di porre la corona sul capo del nuovo sovrano universale stava a segnalare la dipendenza del potere politico (o meglio, temporale) dal vescovo di Roma. D’altra parte, la stessa cerimonia dell’incoronazione aveva pure adottato numerosi elementi di origine bizantina, primo fra tutti quello dell’atto di venerazione del nuovo imperatore da parte del patriarca di Costantinopoli: e infatti, subito dopo l’incoronazione, papa Leone III si era prostrato davanti a Carlo. A Costantinopoli, effettivamente, il sovrano possedeva piena e completa sovranità anche sulla Chiesa, riteneva che Dio l’avesse affidata alla sua protezione e, di fatto, la dirigeva. Dunque, proprio come Leone III poteva sentirsi superiore al sovrano (in virtù del fatto che era il papa a consegnare la corona all’imperatore), così sulla base della sua nuova dignità, affine a quella dell’imperatore bizantino, Carlo poté a sua volta sentirsi legittimamente investito di un nuovo ruolo, cioè insignito della carica di vero capo della cristianità e incaricato da Dio di provvedere a tutti i suoi bisogni, compresi quelli spirituali. Insomma, il nuovo Sacro romano impero nacque all’insegna dell’ambiguità e della più completa assenza di chiarezza reciproca nella divisione dei compiti e delle competenze spettanti a ognuna delle due autorità coinvolte: il papa e l’imperatore.
1.4 L’Impero germanico e il regno di Francia ➔Ereditarietà dei feudi
CAPITOLO 1
➔La sacralità del potere
L’IMPERO DI OTTONE I Mare del Nord Brema
Magdeburgo
SASSONIA El ba
FRANCONIA
Aquisgrana a nn Se
Treviri R
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Praga
Loira
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Augusta
OCEANO ATLANTICO
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BAVIERA
Lione Torino
Pavia
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Ravenna Firenze
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Roma
Confini dell’impero Patrimonio di San Pietro
Patrimonio di San Pietro
Mar Tirreno
Napoli
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o
9 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo
Alla morte di Carlo (814), il Sacro romano impero si disgregò molto rapidamente. Inoltre, nel giro di un secolo, il sistema feudale subì una radicale modificazione a seguito dell’introduzione della cosiddetta ereditarietà dei benefici. All’inizio, infatti, il feudo non era di proprietà del vassallo: alla morte del beneficiario, tornava al signore, che ne disponeva liberamente. La situazione cambiò radicalmente a partire dall’anno 877, allorché l’imperatore Carlo il Calvo (con il cosiddetto capitolare di Quierzy) concesse ai grandi vassalli – titolari dei benefici più estesi, concessi dal sovrano stesso – il diritto di trasmettere i loro feudi ai propri figli, per via ereditaria. In tal modo, il beneficio cessò in pratica di essere revocabile e divenne sempre più simile a una proprietà vera e propria, mentre il sovrano perdeva il controllo su di esso. Intorno al Mille, Germania e Francia erano ormai definitivamente separate sotto il profilo sia politico, sia linguistico. In entrambe le aree, su molte regioni, i sovrani possedevano un potere più formale che sostanziale, visto che i maggiori signori (una volta ottenuta l’ereditarietà dei loro feudi) si comportavano come se fossero indipendenti. Nel corso del X secolo, insomma, i feudatari più ricchi e potenti si erano trasformati in principi autonomi, nei confronti dei quali i sovrani non erano affatto in grado di imporre la propria autorità. Per risolvere questo problema, e per rafforzare il proprio prestigio, i sovrani accentuarono gli aspetti di sacralità delle loro persone e del loro incarico. Nel 962, il duca di Sassonia Ottone si proclamò imperatore e diede vita al Sacro impero romano germanico. Sostenendo di aver ricevuto il potere direttamente da Dio, Ottone I (962-973) si considerò (alla maniera bizantina) il vero capo supremo della Chiesa. Quest’idea della sacralità della figura imperiale – concezione secondo cui l’imperatore era la fi-
LA CONCEZIONE POLITICA DI OTTONE I Dio
Imperatore
Papa
UNITÀ I
➔I vescovi conti
IL MEDIOEVO
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➔Ottone si comporta da vescovo
È concepito come la fonte del potere
• Riceve il potere direttamente da Dio • È una figura sacra, incaricata di difendere i cristiani dai nemici e dirigere la Chiesa • Si considera in diritto di controllare l’operato del papa e di consacrare i vescovi
• È il garante della vera fede • Ha il compito di guidare i cristiani verso il paradiso, ma è subordinato all’imperatore
gura più importante di tutta la cristianità – spinse Ottone a rivendicare per sé il diritto di eleggere e di deporre i pontefici. Inoltre, al fine di contrastare la potenza dei grandi signori feudali, Ottone iniziò a investire i vescovi del titolo e dei poteri di conte il cui compito era quello di rappresentare il sovrano nelle varie parti del suo dominio. Anche in Italia settentrionale (che era sotto la giurisdizione dell’Impero germanico) Ottone fece grandi concessioni ai vescovi, delegando loro l’esercizio dell’autorità politica nelle città e nei territori circostanti. L’obiettivo di Ottone I era quello di poter contare sulla fedeltà e l’obbedienza di almeno una parte di coloro che amministravano il potere a livello locale e ricevevano un feudo dal sovrano, per fornirgli in cambio aiuto e sostegno militare. Inoltre, poiché i preti non potevano sposarsi, i vescovi non avrebbero avuto figli legittimi cui tramandare il feudo per via ereditaria. Per essere davvero sicuro della loro obbedienza, Ottone sceglieva attentamente i candidati alla carica di vescovo e poi procedeva personalmente alla loro consacrazione, consegnando loro l’anello e il pastorale, a simboleggiare che il nuovo vescovo sposava la nuova diocesi e ne diventava il buon pastore. Ma, così facendo, Ottone si comportava a sua volta da vescovo, da figura che non rivestiva solo un incarico temporale (cioè politico): perfettamente inserito all’interno della gerarchia ecclesiastica, si sentiva autorizzato a presiedere e a dirigere la vita della Chiesa. In Francia, nel tentativo di consolidare il potere mediante il ricorso al sacro, si giunse a proclamare che il re di Francia era capace di operare guarigioni miracolose, in
I re taumaturghi in Francia
DOCUMENTI
Gilberto, abate di Nogent-sous-Coucy, scrisse questo testo all’inizio del XII secolo. Si tratta della prima testimonianza scritta in cui si parla dei re di Francia come guaritori miracolosi. Che dico? Non abbiamo visto il nostro signore, il re Luigi [VI, n.d.r.], far uso di un prodigio consuetudinario? Ho veduto con i miei occhi dei malati sofferenti di scrofole nel collo o in altre parti del corpo, accorrere in gran folla per farsi toccare da lui, al quale tocco aggiungeva un segno di croce. Io ero là, vicinissimo a lui, e lo difendevo persino contro la loro importunità. Il re però mostrava verso di essi la sua generosità innata; avvicinandoli con la mano serena, faceva umilmente su di essi il segno della croce. Anche suo padre, Filippo [I, n.d.r.], aveva esercitato con ardore questo stesso potere miracoloso e glorioso. M. BLOCH, I re taumaturghi, Einaudi, Torino 1989, pp. 17-18, trad. it. S. LEGA
Secondo l’autore, il tocco miracoloso era un gesto nuovo e recente, o una tradizione consolidata da tempo? Quali sentimenti attribuisce il cronista al suo re?
virtù della consacrazione, che lo trasformava nel vicario di Dio in terra. In un primo tempo, si attribuirono ai re solo generici e occasionali poteri; a partire dalla metà dell’XI secolo, tuttavia, si diffuse la credenza secondo la quale ai sovrani era possibile guarire, con il semplice tocco delle mani, una particolare forma di infiammazione delle linfoghiandole (dovuta ai bacilli della tubercolosi) correntemente chiamata scrofole. Si trattava di una malattia raramente mortale, ma quanto mai disgustosa, visto che dal collo poteva diffondersi a tutto il viso, coprendolo di piaghe purulente. Proclamare che il re era in grado di guarire le scrofole significava attribuirgli la capacità di reintegrare nel consorzio umano coloro che ne erano stati esclusi da un’orrenda e temuta malattia: voleva dire, in un certo senso (superiore e straordinario) restituire alla figura del re quel potere supremo di protezione dei sudditi che, in teoria, restava il suo compito prioritario e che, in pratica, nell’XI secolo non poteva né sapeva più esercitare al di fuori del territorio circostante Parigi. Dichiarare che il re era un taumaturgo (cioè un guaritore miracoloso, capace di operare miracoli simili a quelli di Cristo) significava affermare che, malgrado tutto, il re esisteva: anzi, nonostante la sua effettiva debolezza politico-militare, Dio stesso operava tramite lui in mezzo agli uomini che gli erano stati affidati.
➔Le scrofole
I re taumaturghi in Inghilterra
DOCUMENTI
La prima testimonianza scritta relativa ai re taumaturghi in Inghilterra si trova in un testo di Pietro di Blois e risale alla fine del XII secolo, al tempo di Enrico II. Confesso che assistere il re equivale (per un chierico) a compiere una cosa santa; perché il re è santo; egli è l’Unto del Signore; non invano ha ricevuto il sacramento dell’unzione, la cui efficacia, se per caso qualcuno l’ignorasse o la mettesse in dubbio, sarebbe ampiamente dimostrata dalla scomparsa di quella peste che colpisce l’inguine e dalla guarigione delle scrofole. M. BLOCH, I re taumaturghi, Einaudi, Torino 1989, p. 27, trad. it. S. LEGA
Individua il significato delle due seguenti espressioni: a) il re «è santo»; b) il re è «l’Unto del Signore».
11 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo
Nel 1066, Guglielmo duca di Normandia varcò la Manica e, dopo aver vinto i sassoni nella battaglia di Hastings, sottomise il Paese con la forza e assunse il titolo regale. In quasi tutti i campi, i normanni che sbarcarono in Inghilterra avei personaggi vano adottato da tempo la cultura e la Normanni mentalità francesi. Pertanto, non meCon questo termine, che alla lettera significa uomini del Nord, le poraviglia che, come mezzo per consolidare polazioni dell’Europa settentrionale designarono i vichinghi (guerrieri), cioè i predoni che partivano con le loro navi dalla Norvegia o dalla Dail potere, sia stata scelta ben presto la nimarca, per saccheggiare le coste della Francia, dell’Inghilterra e delfede nei poteri taumaturgici del re. la Germania. Le incursioni dei normanni iniziarono nel primo decennio del IX secolo e si fecero sempre più pericolose nel corso del tempo, in Così, nel corso del XII secolo, anche i re quanto poterono approfittare della crescente debolezza dell’autorità stad’Inghilterra iniziarono a toccare le tale, dovuta alla crisi del Sacro romano impero. Nell’anno 911, un gruppo di normanni si stabilì nella regione del Nord della Francia che da essi scrofole. Com’era già accaduto in Gerha preso il nome: la Normandia. Da lì, gruppi di avventurieri si sarebbero mania e in Francia, anche in questo caso poi spostati verso l’Inghilterra (1066) e verso l’Italia meridionale e la Siil sovrano divenne un personaggio specilia, conquistate tra il 1060 e il 1091. ciale: cessò di essere un cristiano co-
CAPITOLO 1
1.5 La regalità sacra in Inghilterra
UNITÀ I
Guglielmo duca di Normandia si toglie l’elmetto per far vedere ai suoi guerrieri che non è stato ferito in battaglia come loro pensavano. La scena è tratta da uno straordinario arazzo, tessuto nel 1077, lungo circa 70 metri e conservato a Bayeux, in Normandia, che raffigura l’intera storia dello sbarco in Inghilterra di Guglielmo il Conquistatore e della vittoriosa battaglia di Hastings.
IL MEDIOEVO
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mune, un semplice laico, e conseguì il rango di sacerdote, se non addirittura quello di vescovo. Nei primi anni del XII secolo, proprio in Inghilterra questa concezione del sovrano-sacerdote fu espressa nei suoi termini più estremi e categorici. Chi legga il trattato La consacrazione dei vescovi e dei re del cosiddetto Anonimo Normanno (o Anonimo di York) resta infatti colpito dalla radicalità delle espressioni usate dal suo autore, che scrive: «Il potere del re è quello di Dio, che appartiene a Dio per natura, ed è concesso al re per grazia, e tutto ciò che compie lo fa non come semplice uomo, ma come l’uomo che per mezzo della grazia è diventato Dio e Cristo. Anzi, è Colui che per natura è Dio e Cristo a compierlo attraverso l’uomo che è suo vicario e che lo rappresenta». Nello stesso tempo, con toni ugualmente espliciti, l’Anonimo Normanno ordinava ai sacerdoti di stare sottomessi ai sovrani: «Come il Figlio di Dio è superiore ai suoi apostoli, la sua unzione più santa e il suo potere superiore, così il re è superiore ai sacerdoti e la sua unzione e il suo potere più santi e più alti dei loro. E allo stesso modo, come l’autorità del Figlio di Dio supera quella degli apostoli, così l’autorità del re è maggiore di quella sacerdotale e lo scettro dell’autorità regale superiore a quello della dignità sacerdotale». LA REGALITÀ SACRA IN FRANCIA E IN INGHILTERRA Dio
È concepito come la fonte del potere
Re
• Riceve il potere direttamente da Dio, senza la mediazione del papa • In quanto figura sacra, è capace di guarire le scrofole con il tocco delle mani
1.6 La lotta per le investiture
Papa Niccolò II concede il ducato di Puglia, Calabria e Sicilia a Roberto il Guiscardo, miniatura tratta dalla Cronaca di Giovanni Villani.
CAPITOLO 1
➔Le rivoluzioni del papato
13 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo
La cosiddetta lotta per le investiture fu un durissimo scontro che oppose per circa cinquant’anni il papato all’impero e, sia pure in misura alquanto minore, alle monarchie di Francia e Inghilterra, che presentavano il sovrano come una figura sacra. Il contrasto iniziò nel 1059, allorché il papato intraprese una nuova linea politicoreligiosa, che a buon diritto può essere definita rivoluzionaria. Determinato a respingere la tutela che gli imperatori tedeschi, da circa un secolo, esercitavano sulla Chiesa, papa Niccolò II (1058-1061) proclamò che nessun laico (compreso l’imperatore) poteva interferire nell’elezione del pontefice, affidata esclusivamente al collegio dei cardinali vescovi. Dopo la loro designazione, ci sarebbero state solo l’approvazione da parte del rimanente clero romano e l’acclamazione del popolo, ma nessuna conferma o ratifica da parte dell’imperatore. In secondo luogo, Niccolò II condannò la pratica dell’investitura dei vescovi da parte dei sovrani, dal momento in cui negò ai laici la facoltà di amministrare i sacramenti della Chiesa e di conferire l’autorità pontificale. L’elemento rivoluzionario del decreto di Niccolò II consiste nel fatto che rifiutava completamente il carattere sacro della monarchia. I re non erano dei sacerdoti, e tanto meno dei vescovi: a giudizio di papa Niccolò II, il rito dell’unzione non mutava in alcun modo la loro condizione di laici; allo stesso modo, l’incoronazione non autorizzava né abilitava l’imperatore a compiere un rito sacramentale come la consegna al vescovo dell’anello e del pastorale. Tra gli ispiratori dei decreti emanati da Niccolò II, il ruolo decisivo fu svolto da Ildebrando di Soana. Nel 1073, questi venne eletto papa con il nome di Gregorio VII, cosicché fu sotto di lui che lo scontro con l’impero raggiunse il vertice della sua violenza. Nel registro che contiene le sue epistole e gli atti del suo governo di pontefice, spicca un breve documento, detto Dictatus papae e redatto nel 1075. Si tratta del primo e fondamentale testo nel quale il papato romano rivendica per sé ogni potere, sia in campo ecclesiastico sia in campo politico, ponendosi al di sopra di ogni altra autorità, cioè dei vescovi e dei sovrani. Il pontefice esigeva per sé il potere di deporre, assolvere e trasferire i vescovi. Anche in questo caso, l’aggettivo rivoluzionario qualifica il nuovo orientamento; infatti, esso andava contro una millenaria tradizione secondo cui ogni vescovo, nella sua diocesi, era per così dire sovrano, nel senso che nessuno dei suoi colleghi poteva interferire nel suo campo d’azione. Fino ad allora, la Chiesa cattolica era stata una specie di grande confederazione di comunità locali unite nella stessa fede. È vero che, nell’Europa occidentale, tutti riconoscevano che il papa fosse il garante principale e supremo della retta dottrina; eppure, nessun intervento del vescovo di Roma nell’ambito di una diocesi (ancora all’inizio dell’XI secolo, e soprattutto in Gallia) veniva ritenuto legittimo.
Il Dictatus papae di Gregorio VII
DOCUMENTI
UNITÀ I
Il documento è composto da 27 proposizioni; mentre alcune riguardano il rapporto del vescovo di Roma con gli altri vescovi, le rimanenti stabiliscono quali relazioni debbano esistere tra il papa e l’imperatore, e più in generale il ruolo e i compiti del successore di Pietro all’interno della Chiesa e della cristianità.
IL MEDIOEVO
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I. La Chiesa romana è stata fondata solo dal Signore. II. Solo il pontefice romano è detto a giusto titolo universale. III. Egli solo può deporre e assolvere i vescovi. IV. Il suo legato, in un Concilio, è superiore a tutti i vescovi anche se è loro inferiore per l’ordinazione, e può pronunciare contro di loro una sentenza di deposizione. V. Il papa può deporre gli assenti. VI. Con quanti sono stati scomunicati da lui, non si può, fra l’altro, abitare sotto il medesimo tetto. VII. Egli solo può, se opportuno, stabilire nuove leggi, riunire nuovi popoli, trasformare una collegiata in abbazia, dividere un vescovado ricco, unire vescovadi poveri. VIII. Solo il papa può usare le insegne imperiali. IX. Il papa è il solo uomo a cui tutti i principi bacino il piede. X. È il solo il cui nome sia pronunciato in tutte le chiese. XI. Il suo nome è unico nel mondo. XII. Gli è lecito deporre gli imperatori. XIII. Gli è lecito trasferire i vescovi da una sede all’altra, secondo la necessità. XIV. Ha il diritto di ordinare un sacerdote di qualsiasi chiesa, dovunque gli piaccia. XV. Colui che è stato ordinato da lui può dare ordini alla chiesa di un altro, ma non fare la guerra; non deve ricevere da un altro vescovo un grado superiore. XVI. Nessun sinodo generale può essere convocato senza suo ordine. XVII. Nessun testo e nessun libro possono assumere valore canonico al di fuori della sua autorità. XVIII. Le sue sentenze non debbono essere moPapa Gregorio VII dificate da nessuno, ed egli solo può modificare le sentenze raffigurato in un di chiunque. manoscritto XIX. Non può essere giudicato da nessuno. dell’XI secolo. XX. Nessuno può condannare chi fa appello alla sede apostolica. XXI. Le causae majores di ogni chiesa devono essere portate davanti a lui. XXII. La Chiesa romana mai ha errato né errerà in perpetuo, come attesta la Sacra Scrittura. XXIII. Il pontefice romano, quando sia stato ordinato canonicamente, viene indubita- Individua nel testo i passi in cui si bilmente santificato per i meriti di Pietro. proclama la XXIV. Su ordine e con il consenso del papa è permesso ai soggetti presentare un’acsuperiorità del papa cusa. sui vescovi. XXV. Egli può anche, senza bisogno di convocare un’assemblea sinodale, deporre e asIndividua nel testo solvere vescovi. i passi in cui si XXVI. Chi non è con la Chiesa romana non dev’essere considerato cattolico. proclama la XXVII. Il papa può sciogliere i soggetti dal giuramento di fedeltà fatto agli ingiusti. superiorità del papa J. LE GOFF, Il Basso Medioevo, Feltrinelli, Milano 1967, pp. 95-96, trad. it. E. VACCARI SPAGNOL sull’imperatore.
Con Gregorio VII, invece, la Chiesa iniziò a trasformarsi in una vera monarchia, assoluta e centralizzata nella persona del papa. Nell’amministrazione della Chiesa, dopo il Dictatus papae, ogni decisione importante poté venire solo dal centro, a scapito della concezione tradizionale che rispettava l’autonomia delle Chiese nazionali e delle singole diocesi. Cosa ancora più importante, in virtù del Dictatus il papa diventava fonte di diritto, nel senso che poteva emanare nuove leggi; questa, in passato, era stata una facoltà tipica dei Concili, cioè delle assemblee che riunivano i vescovi di una data regione o, nel caso del concilio ecumenico, di tutta la cristianità. Ora, all’opposto, anche l’istituto conciliare veniva drasticamente collocato sotto il controllo del papa: solo il pontefice poteva convocare un concilio, che era valido solo se esplicitamente autorizzato da lui e presieduto da un suo delegato.
➔Il papa fonte di diritto
zione della città di Roma da parte dell’imperatore (1084) e la creazione di un
antipapa, dopo che Enrico IV era stato scomunicato una seconda volta (1080).
Imperatore
Riceve dal papa il diritto di esercitare il potere temporale = il papa può scomunicarlo e deporlo
15 Potere e strutture politiche nel Medioevo europeo
Secondo Gregorio VII, anche nei suoi rapporti con l’imperatore il papa si collocava su un piano di assoluta superiorità: per questo, secondo il Dictatus papae, tutti i principi dovevano baciare il piede del pontefice, in segno di omaggio. Una simile impostazione scatenò la reazione dell’imperatore tedesco Enrico IV, fedele alla tradizionale concezione ottoniana, secondo la quale il detentore del supremo potere temporale aveva ricevuto da Dio anche l’incarico di guidare e amministrare la Chiesa. Lo scontro esplose nel 1075; dopo che Gregorio ebbe ribadito il divieto dell’investitura dei vescovi da parte di un laico (quale il sovrano era, in effetti, agli occhi del papa), l’imperatore reagì facendo deporre il pontefice da ventiquattro vescovi tede- ➔Enrico IV fa deporre il papa schi e due vescovi italiani, riuniti a Worms nel gennaio del 1076. Gregorio si difese lanciando contro Enrico la scomunica, che potrebbe essere definita come una sorta di atto di espulsione dalla Chiesa e comportava l’obbligo per tutti i credenti di cessare ogni rapporto con colui che fosse stato colpito dal provvedimento del papa: «Con quanti sono stati scomunicati da lui – recita il Dictatus papae – non si può, fra l’altro, abitare sotto il medesimo tetto». Il decreto pontificio permetteva inoltre a tutti i subordinati di sentirsi liberi dal giuramento di fedeltà che avessero prestato a un loro superiore colpito da scomunica. Pertanto, in una Germania caratterizzata dal particolarismo politico e dalla tendenza dei grandi principi a comportarsi come signori indipendenti entro i confini dei propri domini, il grave provvedimento di Gregorio VII fu accolto con favore da molti signori feudali e produsse una situazione di insopportabile isolamento per l’imperatore. Nel gennaio del 1077, a Canossa (nell’attuale Emilia-Romagna), nella rocca della potente contessa di Toscana Matilde, presso la quale Gregorio VII aveva trovato ospitalità e protezione, Enrico IV fu costretto a umiliarsi pubblicamente; prima di concedergli l’assoluzione, il papa lo obbligò a restare per tre giorni (digiuno e vestito solo LA CONCEZIONE POLITICA DI GREGORIO VII di sacco, cioè del tipico abito indossato da chi, per espiare un grave peccato, si poneva in atteggiamento di penitenza) in Dio È concepito come la fonte del potere mezzo alla neve. Tuttavia, questo atto spettacolare non se• Riceve da Dio sia il potere spirituale gnò affatto la fine dello scontro, che proPapa sia il potere temporale prio dopo l’apparente trionfo del papa re• Esercita personalmente il potere spirituale gistrò i suoi episodi più gravi: l’occupa-
CAPITOLO 1
1.7 Lo scontro con l’imperatore Enrico IV
UNITÀ I
Enrico IV è ricevuto da Gregorio VII e dalla contessa Matilde di Canossa, miniatura del XIV secolo tratta dalla Cronaca di Giovanni Villani.
IL MEDIOEVO
16
➔Il Concordato di Worms
In quei medesimi drammatici anni, e precisamente nel marzo 1081, Gregorio VII inviò a Ermanno vescovo di Metz una lettera nella quale precisò ulteriormente il suo punto di vista. Il centro di tutto lo scritto resta la negazione della sacralità del potere regale; i re – dichiara esplicitamente il papa – non possono in alcun modo essere considerati personaggi sacri, e questo per il semplice fatto che la sacralità è connessa unicamente con la celebrazione dei sacramenti, che è di competenza esclusiva del sacerdote. Poiché il sovrano non svolge (né può svolgere), nella Chiesa, alcun ruolo nell’ambito dell’amministrazione dei sacramenti ai fedeli, agli occhi del papa il re è un semplice laico: persino un esorcista (cioè colui che occupa, nella gerarchia sacerdotale, il posto più è superiore a lui, o comunque le parole basso) più sacro di lui. Concubinato A questo punto, si capisce bene per Dal IV secolo, la Chiesa aveva vietato il matriquale motivo (già prima di entrare in monio ai sacerdoti. Tuttavia, l’uso di vivere con una donna, come se fosse la legittima moglie, contrasto con l’imperatore) Gregorio non era scomparso nei secoli. Il fenomeno del avesse combattuto così energicamenconcubinato (da concubina, cioè “amante”) fu te il fenomeno del concubinato dei duramente combattuto dalla riforma dell’XI secolo, nella certezza che la vita matrimoniale sacerdoti, appoggiando tutti quei moavrebbe costituito un impedimento alla pratica vimenti popolari che esigevano dai loro della spiritualità. pastori una vita di castità simile a quella dei monaci. Per Gregorio VII, il fatto che i preti fossero celibi significava accentuare il più possibile la distanza tra essi e i laici, la diversità tra coloro che appartenevano all’ordine sacerdotale e il resto del popolo cristiano, che si serve delle armi e della sessualità. Insomma, l’obiettivo del papa era quello di allontanare i sacerdoti dalla guerra e dal sesso, attività peccaminose che secondo la mentalità medievale rendevano indegno e impuro chi le esercitava. Secondo Gregorio VII, nessun re aveva mai compiuto miracoli e, anzi, la maggior parte dei principi era formata da uomini arroganti e violenti, destinati sicuramente alla dannazione eterna a causa dei peccati compiuti per conquistare o mantenere il potere. Soltanto l’umile sottomissione alla volontà e alle direttive del pontefice romano sarebbe stata in grado di evitare l’inferno ai sovrani. In tal modo, la rivoluzione delle idee politiche dell’XI secolo può dirsi veramente completata: l’autorità dei re, infatti, non solo veniva completamente desacralizzata, ma addirittura posta sotto la tutela della figura del papa, che pretendeva per sé il monopolio della sacralità e del potere. Dopo Gregorio VII ed Enrico IV la lotta tra papato e impero continuò con i loro successori ancora per quasi quarant’anni. Il conflitto si concluse solamente nel 1122 quando papato e impero stipularono il Concordato di Worms, un accordo che pose fine alla lotta per le investiture. Firmando questo patto, l’imperatore rinunciava all’investitura dei vescovi con l’anello e il pastorale, cioè abbandonava l’idea di essere il capo della Chiesa e una figura semisacerdotale. In altre parole, accettava la propria condizione di laico e riconosceva al papa e al clero il monopolio della sacralità: solo essi erano autorizzati a svolgere la funzione di mediatori tra il cielo e la terra, tra Dio e l’umanità.
2 Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo 2.1 Crescita della popolazione e carestie
secolo, la popolazione europea prese lentamente ad aumentare. Il processo di crescita fu graduale, ma costante. Tuttavia le risorse disponibili (cioè i prodotti agricoli, necessari per alimentare gli uomini) nell’XI secolo non crebbero in modo strettamente proporzionale al numero degli individui da sfamare. Solo a partire dal XII secolo incontriamo i primi chiari segnali di un’autentica capacità dell’agricoltura europea di far fronte all’incremento demografico e di sostenere un ulteriore aumento della popolazione. Il secolo precedente, invece, si segnala per la frequenza e la gravità delle carestie che colpirono l’Occidente cristiano. Leggendo le cronache degli autori del tempo, è possibile contare per l’XI secolo almeno ➔Frequenti carestie otto carestie generalizzate, cioè estese all’Europa intera; a queste, vanno poi aggiunte le crisi regionali, cioè le annate critiche (26 per la sola Francia) che colpivano una singola area, relativamente ristretta rispetto all’insieme. Le descrizioni che i cronisti ci hanno lasciato sono terrificanti; i più disperati arrivavano a nutrirsi di carne umana, dopo aver inutilmente tentato di sfamarsi con le radici e con le erbe dei campi. È vero che, in queste drammatiche circostanze, vescovi, abati e grandi signori laici aprivano i loro granai, sempre ben forniti. Spesso, però, ciò avveniva troppo tardi: pertanto, ai bordi delle strade che, dalle campagne, conducevano verso i castelli, i monasteri o i centri urbani, si distendeva una lunga fila di cadaveri, che nelle città, invece, si accumulavano nelle piazze e all’interno delle chiese. La precarietà della situazione è documentata da un altro fatto significativo. La segale, in virtù della sua eccezionale capacità di resistenza, trovava ancora ampio spazio nell’alimentazione della popolazione europea; tale cereale, però, a partire dalla fine del X secolo cominciò a essere infestato da un fungo tossico, dando origine alla cosiddetta segale cornuta. Se ingerita dall’uomo, essa gli provoca una terribile malattia che l’uomo medievale chiamava fuoco sacro o fuoco di Sant’Antonio. Il male provocava dolori acutissimi a chi ➔Il fuoco di ne era colpito, come scrisse nel 1089 il cronista Sigeberto di Gembloux: «A molti le car- Sant’Antonio ni cadevano a brani, come li bruciasse un fuoco sacro che divorava loro le viscere; le membra, a poco a poco rose dal male, diventavano nere come carboni. Morivano rapidamente, fra sofferenze atroci, oppure continuavano, privi dei piedi e delle mani, un’esistenza peggiore della morte; molti altri si contorcevano in convulsioni nervose». Insieme alla carestia, il fuoco di Sant’Antonio fu il grande flagello dell’XI secolo; in forma violenta ed epidemica, esso si diffuse nel 1042, nel 1076, nel 1089 e nel 1094, contribuendo notevolmente a creare un’atmosfera di angoscia e di disagio psicologico. Nei secoli seguenti, la sua progressiva scomparsa (strettamente connessa con la diminuzioLA POPOLAZIONE IN EUROPA ne del consumo di segale, sostituita da ceSituazione Periodo storico Motivazioni demografica reali di qualità superiore) andò di pari passo con la fine delle carestie generalizzate a 700-1000 Lenta ma costante Fine delle invasioni (secoli VIII, IX e X) crescita demografica barbariche e delle tutto l’Occidente; tutti questi fenomeni posepidemie di peste sono essere considerati chiari segnali delle 1000-1100 Lento incremento La popolazione nuove capacità dell’agricoltura di fare davXI secolo) ( demografico, frenato è cresciuta molto più vero fronte alle accresciute esigenze alida frequenti carestie in fretta delle risorse mentari della popolazione europea.
CAPITOLO 2
IX
17 Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
A partire dal
ECONOMIA, DEMOGRAFIA E SOCIETÀ
2.2 Le innovazioni agricole dall’XI al XIII secolo ➔Estensione delle aree coltivate
UNITÀ I
➔I suoli pesanti
IL MEDIOEVO
18
Per sostenere la crescita della popolazione, gli uomini dell’XI secolo cominciarono ad allargare lo spazio utile per le colture, ricavandolo dalla foresta e dalle zone paludose. Inizialmente, il dissodamento delle nuove terre fu quasi ovunque abbastanza timido e limitato: in genere, si trattò di un’operazione semiclandestina, attuata dai contadini ai danni dei signori, proprietari delle terre incolte. Ma già alla metà dell’XI secolo, i dissodamenti e i disboscamenti furono promossi dagli stessi signori territoriali e, soprattutto, dagli abati dei monasteri, desiderosi di incrementare le rendite agricole. Divenendo sistematica, l’attività di messa a coltura di nuove terre rendeva necessaria una disponibilità di attrezzi in ferro assai maggiore rispetto al passato. Per tale motivo, fin dal 1050 circa vediamo diffondersi un po’ in tutti i villaggi la figura del fabbro, che prepara diversi e nuovi indispensabili strumenti di lavoro per il contadino; è in questo periodo, ad esempio, che si diffonde l’uso di ferrare gli animali, cioè i cavalli e i buoi da lavoro. Nel corso dell’XI secolo, l’aratro pesante, già conosciuto e usato nel periodo carolingio, trovò maggiore diffusione rispetto al passato. Chiamato carruca (carro), dopo il Mille fu dotato di ruote, che consentivano all’aratore di controllarlo meglio. Cosa ancora più importante, la carruca venne poi dotata di vomere e di versoio in ferro, che permettevano di attaccare i suoli pesanti, di smuovere la terra in profondità e di limitare notevolmente il lavoro supplementare di zappatura e di vangatura a mano. Per far sì che gli animali riuscissero a tirare un simile pesantissimo oggetto, fu migliorato il sistema di trazione: per i buoi, ad esempio, la tradizionale cinghia che, legata al collo, rendeva assai difficoltosa la respirazione, fu sostituita dal giogo frontale, che permetteva di sfruttare al massimo le energie dei bovini da tiro.
L’ARATRO PRIMA DEL MILLE Aratro in legno
1
L’ARATRO DOPO IL
Cinghia legata al collo dai buoi
Senza ruote
Nelle due miniature (figure 1 e 2) sono evidenziate le principali differenze tra un aratro utilizzato per il lavoro nei campi prima e dopo l’anno Mille. Il mondo mediterraneo continuò per molto tempo a utilizzare il leggero aratro romano, in legno. In Francia del Nord e in Germania, invece, l’XI secolo vide la progressiva diffusione del nuovo tipo di aratro, dotato di ruote e di vomere a versoio in ferro (figura 3). Grazie a esso fu possibile coltivare anche i terreni pesanti e argillosi, che l’aratro tradizionale non riusciva a penetrare in profondità.
L’aratro è dotato di un vomere e di un versoio in ferro che rivoltano la terra in profondità
Innovazioni
Caratteristiche
Effetti
Aratro pesante (carruca)
Attrezzo in ferro, dotato di vomere a versoio
Permette di arare più in profondità e di lavorare anche i terreni pesanti
Rotazione triennale
Il campo è diviso in tre porzioni, due delle quali sono a coltura ogni anno (la terza è a maggese)
Aumenta la produzione, mentre viene introdotta la coltura delle leguminose
Collare a spalla
Permette di utilizzare il cavallo come animale da lavoro (per tirare la pesante carruca)
È possibile ripetere varie volte l’aratura, lavoro che garantisce una maggiore resa agricola
Riferimento storiografico pag. 65
19
IL NUOVO ARATRO IN EUROPA
IL MILLE Aratro in ferro con le ruote
Mare del Nord Reno
OCEANO ATLANTICO
Danubio
Area di diffusione dell’aratro pesante
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Area di persistenza dell’aratro tradizionale
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Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
Con il passare dei secoli, mentre il grande processo di dissodamento dell’incolto rallentava progressivamente il proprio ritmo, ci si concentrò soprattutto nello sforzo di far rendere il più possibile le terre già da tempo coltivate. Tra le strategie adottate per conseguire tale finalità, al primo posto va menzionata la cosiddetta rotazione triennale. Anche se le prime testimonianze risalgono alla metà del IX secolo, in Francia, in Europa essa si diffuse davvero solo nei tre secoli successivi. Rispetto al sistema tradizionale (che continuò, invero, a essere applicato in Italia e nelle regioni mediterranee) la differenza fondamentale consisteva nel fatto che il campo
CAPITOLO 2
LE INNOVAZIONI AGRICOLE DEI SECOLI X-XII
Mar Nero
Mar Mediterraneo 3
UNITÀ I
IL MEDIOEVO
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non veniva diviso in due, ma in tre porzioni. La rotazione biennale prevedeva che ogni anno solo una metà del podere venisse messa a coltura: la parte restante, al contrario, veniva lasciata a maggese, incolta, in modo che la terra non risultasse sottoposta a uno sfruttamento eccessivo. Con il sistema triennale, non più un mezzo, bensì due terzi di campo, ogni anno, venivano coltivati, mentre solo il terzo residuo era lasciato a maggese. ➔I vantaggi della Le due porzioni ogni anno sottoposte a coltura davano prodotti diversi. Infatti, sorotazione triennale lamente un terzo del campo produceva segale o frumento, cioè quei cereali panificabili che – chiamati invernali perché seminati ad autunno inoltrato – erano la vera base dell’alimentazione. Nella seconda delle due porzioni produttive, furono introdotte innovazioni di vario genere, la più frequente delle quali era la semina di grani primaverili quali l’orzo e l’avena, particolarmente ricercata dai signori in quanto era l’alimento principale dei loro poderosi cavalli da battaglia. Al posto dei grani primaverili, in altri casi, venivano piantate delle leguminose, come i piselli e le fave; non sappiamo con esattezza fino a che punto la cultura agraria medievale fosse pienamente a conoscenza del fatto che le foglie di tali piante, abbandonate sul terreno dopo il raccolto, rilasciano azoto, un ottimo fertilizzante. Certamente, però, ci si rendeva conto del loro elevato potere nutritivo e del fatto che potevano rappresentare un eccellente integratore in caso di penuria alimentare. In genere, queste colture di più recente introduzione erano seminate sul terzo che, l’anno precedente, aveva ospitato i grani invernali; dopo il raccolto dei grani primaverili o delle leguminose, quella porzione sarebbe rimasta a maggese per l’intero anno seguente, in modo da poter poi accogliere di nuovo – finito il riposo e reintegrate in parte le sostanze nutritive perdute nei due anni di sfruttamento – il frumento o la segale. ➔L’utilizzo Un’altra novità tipica dell’agricoltura del Duecento, cioè del periodo in cui il dissodel cavallo damento di nuove terre cedette il posto allo sfruttamento intensivo delle campagne, fu l’utilizzo del cavallo nel lavoro dei campi. Ciò fu reso tecnicamente possibile dall’invenzione del collare a spalla, che permise di attaccare l’animale alla pesante carruca e di utilizzarlo nel lavoro di aratura. Essendo il cavallo molto più veloce del bue, LA ROTAZIONE BIENNALE divenne possibile aumentare il numero delle arature del maggese, in previsione della semina dei grani invernali. A quanto pare, i risultati migliori si ottenevano in quelle regioni ove si era diffusa la pratica di predisporre il terreno con quattro FRUMENTO FRUMENTO arature successive: dal misero rendimenMAGGESE MAGGESE to di 2 per 1, tipico del periodo carolingio, si passò a un rapporto di 4 per 1, ossia 4 unità di prodotto raccolto per ciascuna di seme gettato. LA ROTAZIONE TRIENNALE I grafici mostrano la differenza tra la rotazione biennale (il sistema utilizzato prima dell’anno Mille) e quella triennale. Grazie al nuovo sistema la produzione agricola aumentò perché il terreno coltivato di un campo passò dalla metà a circa due terzi.
MAGGESE GRANI PRIMAVERILI
CEREALI INVERNALI
CEREALI INVERNALI
MAGGESE
GRANI PRIMAVERILI
GRANI PRIMAVERILI
CEREALI INVERNALI
MAGGESE
LA PRIMA CROCIATA (1096-1099)
Bruges Goffredo di Parigi Buglione
Roberto di Normandia
Ratisbona Vézelay
CONTEA DI EDESSA REGNO DELLA PICCOLA ARMENIA Edessa Tarso PRINCIPATO Antiochia DI ANTIOCHIA
Lione Tolosa Raimondo di Tolosa
Milano
Costantinopoli 1097
Bari Boemondo d’Altavilla
Nicea
Edessa
REGNO DI CIPRO
Tripoli
CONTEA DI TRIPOLI
Antiochia 1098
San Giovanni d’Acri REGNO DI GERUSALEMME
Gerusalemme
I S L A M
Gerusalemme
1099
I S L A M L’esercito crociato era composto da tre contingenti principali, che provenivano rispettivamente dal Sud della Francia (guidato da Raimondo di Tolosa), dall’area parigina (con a capo Roberto di Normandia) e dalle Fiandre (sotto la direzione di Goffredo di Buglione), dall’Italia meridionale (sotto la guida del principe normanno Boemondo d’Altavilla). Al termine della spedizione nacquero in Siria e in Palestina vari principati, chiamati Stati cristiani d’Oriente.
21 Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
Alla fine dell’XI secolo, l’Occidente era in piena espansione demografica. Dopo essere stata, per secoli, terra di invasione, verso il 1100 l’Europa latina possedeva ora, per la prima volta, le energie umane sufficienti per attuare un’operazione di conquista al di fuori dei propri confini. Il 27 novembre 1095, al concilio di Clermont, in Francia, papa Urbano II chiamò la cristianità latina a una mobilitazione generale contro i musulmani, che nel corso dell’XI secolo avevano intrapreso una grande offensiva contro l’Impero bizantino e conquistato gran parte dell’Asia Minore. Nelle intenzioni di Urbano II, l’organizzazione di una grande spedizione contro l’islam (mentre infuriava ancora la Riferimento lotta per le investiture) avrebbe significato dimostrare che il papa era la suprema storiografico 3 autorità politica e militare della cristianità. Ciò spiega perché non si mossero né pag. 66 l’imperatore né i re: accogliere l’appello del papa, infatti, avrebbe significato aci luoghi cettare l’idea secondo cui era lui il capo Gerusalemme supremo della cristianità, capace di dare Gerusalemme è la città santa per eccellenza. I cristiani indirizzano la ordini persino ai sovrani. loro devozione al Santo Sepolcro, nel quale Cristo, secondo la loro fede, sarebbe stato sepolto, prima della resurrezione; per gli israeliSecondo alcuni storici, la liberazione di ti, il luogo più importante di Gerusalemme è il muro occidentale del Gerusalemme non era al primo posto tempio costruito da re Salomone. Gli arabi riuscirono a conquistare la città nel 638, e sulla spianata del Tempio costruirono due prestigiose negli obiettivi del papa, tant’è vero che la moschee. Poco tempo dopo, la prima grande espansione portò l’icittà santa non veniva neppure menzioslam a dominare sulla Siria-Palestina, sulla Persia, sulla Mesopotanata nel suo discorso. Il riferimento a Gemia, sull’Egitto, sull’Africa settentrionale e sulla Spagna. Nell’XI secolo, l’offensiva musulmana fu rilanciata dai turchi. Nel breve periodo in cui rusalemme fu introdotto dai numerosi l’Oriente fu sotto il dominio dei turchi, secondo alcune fonti del tempredicatori itineranti che divulgarono la po, per i pellegrini cristiani fu difficile raggiungere Gerusalemme, a cauparola del pontefice e generarono grande sa dei banditi e dei predoni che infestavano la regione. Al momento dell’attacco dei cavalieri crociati, tuttavia, la città santa era passata entusiasmo tra le masse popolari. sotto il controllo del sovrano islamico che governava anche l’Egitto. All’inizio dell’XI secolo, si era infatti diffu-
CAPITOLO 2
2.3 La crociata
le parole Escatologia/escatologico Nel linguaggio dei teologi, il sostantivo escatologia e il corrispondente aggettivo escatologico sono usati per descrivere gli ultimi giorni, cioè gli eventi che si verificheranno poco prima della fine del mondo. Nella Bibbia, queste vicende sono dettagliatamente descritte, in forma di profezia nell’ultimo testo del Nuovo Testamento, il libro dell’Apocalisse. Alla lettera, l’espressione significava rivelazione; tuttavia, poiché secondo il profeta Giovanni gli ultimi tempi della Storia sono caratterizzati da immense catastrofi, apocalisse ha nel linguaggio corrente assunto il significato prevalente di immane disastro. Il messaggio finale dell’Apocalisse è comunque di speranza: Satana e tutti i suoi servitori (compresa la misteriosa figura dell’Anticristo) saranno annientati dopo un’ultima decisiva battaglia.
IPERTESTO pag. 74 La civiltà delle buone maniere
UNITÀ I
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Cortesia e civiltà Comportarsi bene a tavola I bisogni elementari dell’essere umano Il controllo dell’aggressività
sa la pratica del pellegrinaggio penitenziale al sepolcro di Cristo a Gerusalemme. Inoltre, vi era la credenza secondo cui a Gerusalemme avrebbe dovuto svolgersi il grande scontro finale, tra le forze del Bene e quelle del Male: tra l’Anticristo e i suoi seguaci, da un lato, e i fedeli di Cristo, appoggiati dagli angeli di Dio, dall’altro. Nel momento in cui raggiunse le masse, il tema della spedizione verso Oriente cambiò completamente natura: da conflitto limitato, concreto e puramente mondano, quello contro i musulmani si trasformò in un gigantesco scontro escatologico, dal quale avrebbe dovuto nascere un millennio di pace e giustizia per l’intero genere umano. Inoltre, poiché gli ebrei erano considerati da molti cristiani i seguaci più fedeli e ferventi del diavolo e dell’Anticristo, quando i gruppi crociati (cioè segnati con la croce, come i pellegrini diretti a Gerusalemme), diretti verso est nella primavera del 1096, attraversarono la valle del Reno, fecero strage delle fiorenti comunità ebraiche di quella regione. Tutti i poveri che si misero disordinatamente in marcia verso Oriente finirono miseramente: dispersi da sovrani cristiani (di cui saccheggiavano i territori), oppure mas-
IL MEDIOEVO
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Radici del presente
Sterminio degli ebrei I tragici eventi verificatisi in Germania nel 1096 richiamano alla mente lo sterminio compiuto dai nazisti negli anni 1939-1945. Le differenze tra i due eventi, però, sono altrettanto significative delle somiglianze. I fanatici crociati che scatenarono le violenze sulle città della valle del Reno agirono per motivi di carattere religioso, mentre lo sterminio nazista fu condotto in nome di un’ideologia razzista che si presentava come scientifica. Questi due differenti tipi di motivazione provocarono effetti di segno radicalmente opposto; chi agiva per una ragione religiosa, in linea di massima, uccideva l’ebreo osservante, ma risparmiava colui che si convertiva, cioè chi accettava di farsi battezzare e di entrare a far parte della Chiesa. La logica razziale nazista, invece, non faceva eccezioni di nessun tipo: mentre da un lato considerava assurdo ogni tentativo, da parte di un ebreo, di trasformarsi in un tedesco (adottandone gli usi, la lingua e persino la fede), dall’altro riteneva necessario procedere all’eliminazione completa di tutti gli ebrei (compresi i bambini e i convertiti), perché la sopravvivenza di anche uno solo di essi era considerata una minaccia per i popoli ariani. In secondo luogo, il genocidio compiuto negli anni 1939-1945 non fu eseguito dalle masse popolari, cioè da folle di individui eccitati, momentaneamente dominati dalla furia omicida. Al contrario, venne freddamente pianificato dai vertici del più industrializzato e potente Stato d’Europa, e condotto a compimento da una burocrazia efficiente e minuziosa, attenta ai minimi dettagli. Senza il contributo pianificatore di tali funzionari, il progetto razzista di eliminazione totale degli ebrei non avrebbe potuto aver luogo, come ha giustamente fatto rilevare il sociologo Zygmunt Bauman: «Le emozioni sono notoriamente instabili e possono essere ribaltate. Una folla assetata di linciaggio è inaffidabile, talvolta può essere sopraffatta dalla compassione, ad esempio di fronte alla sofferenza di un bambino. Estirpare una “razza” equivale fondamentalmente a uccidere quel bambino. Un omicidio accurato, globale,
Guerrieri cristiani nella città di Antiochia, sottratta ai musulmani nel 1098 dopo un assedio durato circa otto mesi.
CAPITOLO 2
sacrati e catturati come schiavi dai musulmani. Mentre si consumava questa tragedia, si misero in movimento i cavalieri, attirati anche dalla possibilità di ottenere un ricco bottino ed esortati a partire dalla Chiesa, che tentò di limitare la violenza dei guerrieri e, soprattutto, di esportarla verso l’esterno, contro i nemici della cristianità (a partire dal XII secolo, invece, si cercò di inibire la sfrenata aggressività dei cavalieri mettendo loro una serie di vincoli e obblighi sociali: le cosiddette buone maniere). Le spedizioni militari più importanti furono organizzate in Fiandra e in Francia; a esse si aggiunse poi un’altra armata, composta di normanni reclutati nell’Italia meridionale. Il cammino verso Oriente fu condotto per via di terra; nel 1099 i guerrieri crociati raggiunsero la città santa, che venne infine espugnata il 15 luglio. Tutte le cronache danno un impressionante resoconto di ciò che accadde al momento dell’ingresso delle truppe cristiane a Gerusalemme. Poiché l’intera popolazione (musulmani, ebrei e persino molti arabi cristiani) fu trucidata, il sangue scorreva ovunque: una fonte dice che esso raggiungeva l’altezza delle briglie dei cavalli! Certamente, in questo caso, si tratta di un’esagerazione, o di una libera citazione tratta dal libro dell’Apocalisse; la violenza e la spietatezza dell’operazione, comunque, sono fuori discussione.
definitivo richiedeva la sostituzione della folla con la burocrazia, della furia collettiva con l’obbedienza all’autorità. Ira e furore sono strumenti di distruzione di massa ridicolmente primitivi e inefficienti. Di solito scemano prima che il compito sia stato portato a termine. Sulla loro base è impossibile costruire grandi progetti. L’omicidio di massa contemporaneo si distingue, da una parte, per l’assenza pratica di spontaneità e, dall’altra, per il prevalere del progetto razionale, accuratamente calcolato». Nel Medioevo, nessuna autorità, né lo Stato né la Chiesa, in nessuna parte d’Europa si pose come obiettivo lo sterminio totale degli ebrei e tanto meno cercò di realizzarlo. Le autorità religiose e civili vollero punire gli israeliti per il loro rifiuto di Cristo: quindi, fecero ricorso a discriminazioni di vario genere, oppure obbligarono le comunità ebraiche su cui avevano potere di intervento all’emigrazione forzata. L’espulsione in massa fu, nella lunga storia dell’ebraismo europeo, il più drastico provvedimento legale (dotato del crisma della ufficialità) che si fosse in precedenza abbattuto sulle comunità. Ma, rapportato agli eventi degli anni del Terzo Reich, è come se l’intera vicenda della Shoah si fosse fermata, per così dire, al maggio del 1941, cioè alla discriminazione degli ebrei in Germania, alla reclusione forzata degli israeliti polacchi nei ghetti e alla loro marchiatura con un distintivo, simile a quello previsto per gli ebrei dal Concilio Lateranense IV del 1215. Nella lunga storia dell’antisemitismo pre-nazista, le stragi furono tipiche di periodi di crisi dell’autorità, oppure si verificarono in situazioni in cui il potere stesso si mostrava incapace di tenere sotto controllo una massa di fanatici più o meno numerosi, decisi ad eliminare il maggior numero possibile di ebrei. Questo discorso vale anche per i grandi massacri verificatisi nella valle del Reno al tempo della prima crociata (1096), che in larga misura furono perpetrati tra le mura di palazzi vescovili, all’interno dei quali gli israeliti di Spira, di Colonia o di Magonza si erano rifugiati, a seguito delle promesse di protezione che i vescovi stessi avevano loro rilasciato.
Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
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2.4 La rivoluzione commerciale del Medioevo ➔Un’economia in movimento
UNITÀ I
➔Legname, sete, oro
IL MEDIOEVO
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Mercanti appena sbarcati in Oriente espongono le loro merci per venderle agli abitanti del luogo, miniatura del XIV secolo.
La vittoriosa spedizione cristiana in Terra Santa ha comportato il vero decollo di quella che Roberto Sabatino Lopez ha chiamato la «rivoluzione commerciale del Medioevo». Si tratta di una definizione modellata sull’espressione rivoluzione industriale, correntemente utilizzata dagli storici per indicare gli sconvolgenti mutamenti provocati dall’introduzione della macchina a vapore nel processo produttivo, verso la fine del Settecento. Applicando quella formula al Medioevo, Lopez è riuscito a esprimere con vivacità e immediatezza che, in Europa, nei secoli XI e XII, si mise in moto un vasto e complesso meccanismo di tipo economico, capace di incidere profondamente sull’assetto della società e di modificarne radicalmente i caratteri fondamentali. L’XI secolo vide l’apogeo della potenza di Amalfi, una città dell’Italia meridionale che praticava un fiorente commercio triangolare con i paesi islamici e con Bisanzio: verso l’Islam si esportavano legname, armi e altri materiali relativamente poveri, al fine di ottenere l’oro con il quale acquistare le preziose sete prodotte a Costantinopoli. In Italia le pregiate merci di lusso orientali importate erano rivendute soprattutto a Roma, ove gli acquirenti principali erano gli innumerevoli pellegrini che affluivano nella città dei papi per visitare la tomba di san Pietro. Verso il 1070, Amalfi era uno dei centri commerciali più vivi del Mediterraneo; la sua decadenza iniziò nel 1073, allorché la città fu conquistata dai normanni: avventurieri provenienti dalla Normandia francese, scesero in Italia in gruppi più o meno consistenti a partire dal 1040 e si impadronirono, nel giro di vent’anni, dell’Italia meridionale e della Sicilia. Per Amalfi, la conquista straniera significò la perdita dell’indipendenza e comportò il collasso dei traffici commerciali con Bisanzio, con cui i normanni erano in conflitto. La città iniziò lentamente a declinare, e infine fu saccheggiata, nel 1135 e nel 1137, dai pisani: segno evidente del fatto
➔Un commercio di prodotti di lusso
CAPITOLO 2
➔Spezie
25 Miniatura del XIV secolo che raffigura una veduta di Venezia (Oxford, Bodleian Library).
Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
che l’iniziativa della rivoluzione commerciale era passata in altre mani, ben più aggressive. Il posto di Amalfi fu preso, innanzi tutto, da Venezia; anche la sua ricchezza era frutto del commercio con l’Oriente, in quanto i mercanti veneziani si rifornivano a Costantinopoli di prodotti di lusso, per rivenderli poi nei principali centri urbani della Pianura Padana. Nello scontro che vide contrapposti normanni e bizantini, per il controllo dell’Italia meridionale, Venezia si schierò con l’imperatore; in cambio, nel 1082, il sovrano di Costantinopoli concesse ai mercanti di Venezia di commerciare liberamente in tutti i porti continentali dell’impero (con la sola esclusione delle isole e del Mar Nero) in regime di assoluta franchigia doganale, cioè senza pagamento di alcuna imposta. Si trattò di un privilegio eccezionale che permise a Venezia di non aver più rivali nel commercio con Bisanzio e, infine, di detenere una sorta di monopolio di fatto del traffico con l’Impero d’Oriente. Alla fine del secolo, a seguito della prima crociata (1095-1099) s’imposero sulla scena mediterranea anche Genova e Pisa; i genovesi, infatti, diedero un contributo decisivo alla conquista di Antiochia (1097) e, soprattutto, di Gerusalemme (1099). A quel punto, anche Pisa e Venezia mandarono proprie squadre navali in Oriente, a sostegno dell’esercito crociato, che grazie al loro appoggio riuscì a conquistare numerose località costiere e, di conseguenza, a rafforzare notevolmente le proprie posizioni in Palestina e in Siria. In cambio di questo contributo, Pisa, Genova e Venezia ottennero il diritto di possedere, nei principali porti delle regioni conquistate dai crociati, proprie colonie: quartieri dotati di larga autonomia di governo, modellati su quelli già posseduti da amalfitani e veneziani a Costantinopoli. Insieme ad Alessandria d’Egitto che, tradizionale punto d’arrivo delle carovane, continuava a essere sotto dominazione musulmana, i porti della Siria e della Palestina (Acri, Tripoli, Giaffa) divennero i principali empori per il trasporto verso Occidente dei prodotti orientali, tra i quali le spezie assunsero, nel XII e XIII secolo, un posto sempre più rilevante.
UNITÀ I
2.5 L’attività delle città marinare italiane
IL MEDIOEVO
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Le colonie che le grandi città marinare istituirono nel Levante (cioè nell’Impero bizantino, nella regione di Siria e Palestina conquistata dai crociati e nell’Egitto musulmano) permisero ai mercanti italiani di instaurare legami commerciali regolari con i loro fornitori di sete o di spezie, di cogliere le opportunità più vantaggiose e di indirizzare a proprio favore le vicende politiche dei paesi dai quali essi, in ultima analisi, traevano la propria ricchezza. ➔Remi e vela La principale imbarcazione utilizzata per trasferire in Italia le preziose merci orientatriangolare li era la galera (o galea), giunta alla sua forma definitiva alla fine del X secolo. Questa nave, che avrebbe dominato il Mediterraneo fino al Settecento, può essere considerata lo sviluppo delle imbarcazioni romane. Come esse, associava la propulsione a vela con quella dei remi; rispetto al modello romano, però, la galera era decisamente più snella e più allungata, come denota il suo stesso nome in greco bizantino, galaia, che significa “pescespada”. Inoltre, a differenza della bireme o della trireme, la galera non solo era dotata di vela latina (triangolare) – che permetteva di andare controvento, mentre la vela quadrata necessitava del vento in poppa –, ma soprattutto possedeva un solo ponte, cioè una sola fila di I ponti sovrapposti, ove gli schiavi le parole remi. dell’epoca romana vogavano senz’aria e senza luce, furono dunque aboliti. Anzi, Spezie Sostanze vegetali, di origine prevalentemente orientale, come il pepe, nel Medioevo, sul mare scomparve la fila cannella, la noce moscata, lo zafferano, i chiodi di garofano erano gura stessa dello schiavo rematore; gli equiusate in abbondanza nell’antichità. Con il loro aroma e sapore penetranti, servivano per la fabbricazione di unguenti e profumi, ma anpaggi delle galee genovesi, pisane e veche per insaporire i cibi. Tra il XII e il XV secolo furono oggetto di amneziane, nei secoli XI-XIII erano formati da pio commercio con l’Oriente: offrire una vivanda ricca di spezie era uomini liberi: solo a partire dalla metà del segno di potenza e di ricchezza. Trecento il duro lavoro di rematore venLE REPUBBLICHE MARINARE (XII-XIII SECOLO)
Tana
Venezia Crimea Caffa
Trieste
Genova
Balaclava
Zara
Mar Nero
Meloria
Pisa Corsica
Spalato
Elba
Amastris
Baleari
Amisos
Bisanzio
Roma
Amalfi
Sardegna
Scutari Durazzo
(Costantinopoli)
Pera
Tessalonica Smirne Antiochia
Sicilia Possedimenti
Genova
Tunisi
Amalfi Pisa Basi o Colonie
Laodicea
Rodi
Venezia
Malta Creta
Mehedia
Mar
Mediterraneo
Cipro Tiro S. Giovanni d'Acri Giaffa Gerusalemme
Principali rotte marittime
LA GALERA Caratteristiche tecniche
Punti di forza
Doppia propulsione: • vela • remi
Elevata velocità di navigazione
Vela triangolare o latina
Elevata capacità di sfruttare i venti
Impossibilità di navigazione oceanica
Vogatori disposti su un’unica fila
Equipaggi: uomini liberi fino al Trecento
Equipaggi: criminali e prigionieri di guerra dopo il Trecento
Punti di debolezza
➔Nascita delle associazioni per finanziare la fabbricazione delle navi
➔Si naviga solo in estate
27 Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
ne di nuovo affidato a uomini che avevano perso la propria libertà (criminali e prigionieri di guerra, ad esempio), al punto che i termini galera e galeotto sono diventati sinonimo, nel linguaggio corrente, di prigionia, detenzione o lavoro forzato. Nei secoli XI-XIII, il costo delle navi era elevatissimo; pertanto, la loro fabbricazione richiedeva enormi capitali, che raramente un singolo uomo d’affari poteva possedere da solo. Prima che lo Stato intervenisse con i propri fondi a sostenere l’attività cantieristica (il che, a Venezia, avvenne abbastanza presto, visto che l’arsenale fu allestito nel 1104), si fece ricorso in genere alle associazioni; un gruppo di portatori di capitale, cioè, si univa in una società, e ognuno di essi acquistava una o più delle quote (dette loca o partes), di uguale valore, in cui la nave era idealmente divisa. Un’altra importante forma di associazione tipica delle città marinare italiane era, poi, la cosiddetta colleganza o commenda. Il primo termine era usato a Venezia, il secondo a Genova; nell’essenziale, però, essi indicavano un’associazione mercantile tra il comandante di una nave (scelto fra gli armatori proprietari dell’imbarcazione e direttamente responsabile di fronte a essi) e un altro uomo d’affari che, pur non imbarcandosi, gli affidava delle merci da vendere o dei capitali da investire in Oriente (ad esempio, acquistando sete o spezie). L’elemento più caratteristico di tali contratti era la loro breve durata, limitata a un solo viaggio di andata e ritorno dal Levante; all’arrivo della nave, subito dopo aver regolato i conti, la società si scioglieva. Di solito, inoltre, i fornitori di capitali stipulavano numerosi contratti nel medesimo tempo, cioè acquistavano quote di varie navi e si associavano con diversi capitani contemporaneamente; tale diversificazione degli investimenti aveva lo scopo di limitare i rischi di una totale perdita del capitale, in un’epoca in cui i viaggi per mare erano pieni di insidie e di pericoli. I pirati, cristiani e musulmani, erano infatti sempre in agguato, mentre le tempeste potevano provocare la distruzione della nave e del suo prezioso carico. A questo proposito, anzi, va ricordato che il limite tecnico principale della galera era la sua relativa fragilità, o meglio la sua difficoltà a resistere alle tempeste di notevole entità. La navigazione nel Mediterraneo, pertanto, almeno fino al Seicento, fu un’attività tipicamente estiva: nel periodo compreso fra novembre e marzo, le flotte dovevano obbligatoriamente fermarsi, al riparo dai fortunali, nei porti e negli arsenali, per svernare, mentre ogni attività commerciale o bellica, sul mare, si interrompeva fino alla primavera seguente.
CAPITOLO 2
Fragilità: • difficoltà a reggere le tempeste • navigazione stagionale: solo da marzo a novembre
2.6 La rinascita delle città
➔Residenze dei vescovi AVVIO GRADUALE AL SAGGIO BREVE pagg. 100-102
UNITÀ I
➔Ampliamento delle mura
IL MEDIOEVO
28
La rivoluzione commerciale iniziò nell’XI secolo per opera delle grandi città marinare. Tuttavia, essa poté sostenersi e aumentare costantemente il volume dei propri traffici solo grazie al risveglio delle città italiane dell’interno. A seguito del collasso dell’Impero romano, in molti paesi d’Europa la civiltà urbana aveva rischiato di scomparire. Solo in Italia, persino nei secoli più duri, si era conservato un gran numero di insediamenti relativamente abitati e vitali, soprattutto per merito dei vescovi, che avevano continuato a risiedere all’interno delle mura, senza spostarsi nelle campagne. Partendo da questa solida base, nei decenni a cavallo fra l’XI e il XII secolo, le principali città dell’Italia settentrionale e centrale riuscirono a inserirsi, a diverso titolo, nel meccanismo del grande commercio internazionale e quindi entrarono in una fase di rinnovato ed eccezionale sviluppo demografico ed economico. Per dare l’idea della loro vitalità, basti pensare che, sul finire del Duecento, Milano aveva 200 000 abitanti, mentre Genova, Firenze e Venezia ne contavano circa 100 000 ciascuna; per l’epoca, si trattava di vere metropoli, che avevano equivalenti solo in Costantinopoli (circa 200 000) e Parigi (80 000): in Germania, in Inghilterra e persino in gran parte della Francia (con la sola significativa eccezione di Gand, nelle Fiandre, che contava 20 000 individui residenti), la maggior parte dei centri urbani era al di sotto dei 10 000 abitanti. Simbolo fisico di questa espansione continua divenne la crescita dei sobborghi, al di fuori delle mura che cingevano la vecchia città romana, e la conseguente necessità di procedere alla costruzione di nuove e più vaste cinte murarie. A Firenze, ad esempio, il primo ampliamento delle mura venne deciso nel 1172, e portato a termine nei tre anni seguenti. «Il perimetro della cerchia antica – scrive lo storico francese Yves Renouard – superava a malapena i due chilometri; quello delle nuove mura supera i quattro chilometri e mezzo, e poiché esse scavalcano il fiume [l’Arno, n.d.r.] la superficie che includono è all’incirca tre volte superiore a quella della città romana».
Prima cerchia (età tardo-imperiale) secolo (1172-1175)
Mura del
XII
Mura del
XIV
secolo (1299-1334)
L’AMPLIAMENTO MURARIO DI FIRENZE
Le fiere della Champagne
CAPITOLO 2
29 Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
i luoghi
VISTO DA VICINO
Nel corso del XII secolo, anche nell’Europa del l’attuale cambiale e all’assegno bancario. Tali letNord si verificarono importanti sviluppi nel campo tere potevano essere girate, cioè trasferite da un dell’economia; il più importante di tutti fu la proindividuo all’altro, finché qualcuno non le trasforduzione di drappi pregiati nelle Fiandre (una remava in denaro contante. Ciò avveniva al termine gione dell’attuale Belgio). Le principali città di quedi una delle fiere, allorché venivano regolati i conti sta zona (Ypres e Gand, ad esempio) divennero relativi non solo alle compere e alle vendite avvegrandi centri produttori di tessuti preziosi e rafnute in quell’occasione, ma anche a molte altre finati, sempre più apprezzati dai nobili e dai sioperazioni finanziarie e creditizie che erano state gnori, man mano che declinava l’abitudine di uticompiute in precedenza tramite lettere di cambio, lizzare, per l’abbigliamento, le pelli e il cuoio. le quali – come si diceva – andavano finalmente a Per confezionare queste stoffe, dapprima si fece morire in fiera. ricorso alla lana locale; poi, a seguito di una doIntorno alla metà del XIII secolo, l’economia europea era in pieno sviluppo; il segno più eloquente manda sempre crescente, fu importata la lana indi tale formidabile attività fu la coniazione, da parte glese, di qualità eccellente. Tale commercio laniero delle città mercantili italiane, di monete d’oro, che stimolò il decollo del porto di Bruges, che divenne erano scomparse, in Europa, dal tempo di Carlo anche il principale centro di smistamento del tessuto Magno. L’esempio fu dato da Firenze, che coniò finito in direzione dell’Inghilterra, dei paesi del Nord il fiorino nel 1252 e fu ben presto imitata sia da Europa e delle città tedesche che si affacciavano Genova (1252) che da sul Mar Baltico. Anche i Venezia (il ducato, nel mercanti italiani comin1284). Che l’iniziativa ciarono a interessarsi sia partita dall’Italia, a questi prodotti fiamd’altro canto, è signifiminghi, molto apprezcativo della tendenziale zati in Oriente, cosicché divisione del lavoro si venne a creare un colche caratterizzava nel legamento sempre più Duecento l’economia stretto tra i due universi europea: a fronte di un economici del Nord e Nord che traeva la del Sud. Poiché ognuno propria ricchezza dalla aveva merci e prodotti produzione dei tessuti, interessanti per l’altro, si l’Italia si presentava sentì l’esigenza di dar soprattutto come una vita a rapporti commerterra di mercanti e inciali che avessero una termediari, impareggiacerta regolarità. bili nel far entrare in coNel XII secolo, le fiere della contea di municazione fra loro Champagne, rapprearee di produzione disentavano il cuore pulstanti e remote come sante dell’economia eu- In questa miniatura del XII secolo il vescovo di Parigi le Fiandre, l’impero biropea; in questa re- benedice la fiera di Lendt, nella Champagne, una delle più zantino e l’Oriente). gione a metà strada importanti della Francia medievale. fra il Mediterraneo e le Fiandre, da un lato arrivavano le spezie e le sete d’Oriente, dall’altro i drappi fiamminghi, che poi i Champagne mercanti italiani (soprattutto genovesi) rivendeAntica provincia della Francia nord-orientale, ebbe grande importanza economica tra l’XI e il XIII secovano nel Levante. Per quanto il volume degli lo, all’epoca delle grandi fiere. Le fiere si svolgevascambi fosse, per l’epoca, veramente notevole, no sei volte all’anno in quattro cittadine: le due di l’importanza delle fiere della Champagne non si Troyes e le due di Provins, quelle di Lagny e Bar-suresauriva affatto nella straordinaria disponibilità di Aube. I mercanti giungevano dalle Fiandre, dalla Germania, dall’Inghilterra, dalla Provenza e dall’Italia. Dumerci che potevano esservi comprate e vendute; rante queste fiere si scambiavano lana e tessuti seper snellire le operazioni di pagamento, infatti, i milavorati di origine inglese e fiamminga, prodotti mercanti italiani avevano iniziato a utilizzare la cofiniti e spezie portati dagli italiani. Le grandi fiere ensiddetta lettera di cambio, un impegno scritto di trarono in crisi già nella seconda metà del Duecento. pagamento che potrebbe essere paragonato al-
2.7 I comuni in Italia
➔Lotta contro vescovi e conti
UNITÀ I
➔Organi eletti dai cittadini
IL MEDIOEVO
30
Ambrogio Lorenzetti, Effetti del buon governo in città e in campagna, 1340 circa (Siena, Palazzo Pubblico, Sala della Pace).
Lo sviluppo economico e demografico delle città italiane procedette di pari passo con un profondo rinnovamento istituzionale; tutti i principali centri urbani, infatti, nei decenni a cavallo tra l’XI e il XII secolo si diedero una nuova struttura politica, detta comune. In certi casi, fu necessario togliere con la forza l’autorità al vescovo o a un conte, che esercitavano il potere in nome dell’imperatore, e il termine comune indicò, in origine, il gruppo di coloro che si erano associati per conquistare il potere e avevano giurato di combattere insieme, sotto la guida di determinati capi. Così, in maniera più o meno pacifica a seconda delle circostanze, i cittadini dei più importanti centri urbani (mercanti, aristocratici, giudici e notai) sostituirono quelle autorità con altri organismi, di tipo elettivo, e il termine comuni finì per indicare tutte le nuove realtà di governo emergenti. In un primo tempo, l’istituzione politica più frequentemente adottata fu quella dei consoli, che in genere non erano due (come in epoca romana), ma in numero variabile, a seconda delle circostanze: Firenze, ad esempio, ne ebbe dapprima otto, e poi dodici. Nelle loro funzioni di governo (guidavano l’esercito, amministravano la giustizia, conducevano missioni diplomatiche), i consoli erano di solito associati da un Consiglio, relativamente numeroso (a Firenze comprendeva 100-150 persone), che esercitava il potere legislativo. Infine, va menzionato il cosiddetto arengo, l’assemblea di tutti i cittadini, che si riuniva solo occasionalmente, in circostanze particolarmente importanti o drammatiche. Non appena fu consolidato all’interno della città, il comune si preoccupò di estendere il proprio potere al contado circostante, obbligando i signori territoriali residenti nelle campagne a trasferirsi in città. Spesso, le motivazioni di questo espansionismo furono, a un tempo, politiche ed economiche; il comune di Firenze, ad esempio, non solo si preoccupò di eliminare tutti i signori toscani che, con i loro castelli e le loro milizie, potessero essere pericolosi per la libertà della città, ma soprattutto si sforzò di porre sotto il proprio controllo le varie strade che collegavano Firenze a Pisa o alla Pianura Padana.
le parole Consoli Nell’antica Roma, l’istituzione dei consoli nacque dopo la fine della monarchia e la nascita della repubblica. I consoli romani erano due, venivano eletti dal popolo, restavano in carica un anno e svolgevano sia compiti di governo che funzioni militari. Quando nacquero i comuni, nell’Italia medievale, il ricordo della passata grandezza romana era ancora vivissimo, sicché fu naturale chiamare consoli i magistrati incaricati del governo delle città. Il riferimento a Roma, però, comportò un importante mutamento nella concezione del rapporto fra governanti e governati. I consoli (sia quelli romani, sia i magistrati dei comuni medievali) erano infatti investiti del loro potere dal popolo, non da Dio, come i re, l’imperatore o il papa. Questi sovrani potevano affermare di essere responsabili del loro comportamento solo davanti a Dio, che li aveva scelti; i consoli invece, essendo stati eletti dal popolo, erano responsabili di fronte al popolo stesso dei loro atti di governo, cioè potevano essere giudicati dai cittadini del comune circa il loro operato di magistrati pubblici.
Giudizio di un vescovo tedesco sui comuni italiani
DOCUMENTI
LE RIVOLUZIONI DELL’XI SECOLO Ambito
Caratteri fondamentali
Conseguenze
Politico-religioso (rivoluzione delle idee)
Il papato si libera dalla tutela imperiale e si candida a guida suprema dell’Occidente cristiano
• Lotta per le investiture tra papato e impero • Prima crociata
Demografico (rivoluzione agricola)
Le innovazioni tecniche introdotte nella coltura dei campi permettono di ampliare la superficie coltivabile e una maggiore produttività delle terre
• Costante incremento demografico europeo, fino all’inizio del Trecento • Creazione di eccedenze alimentari e possibilità di alimentare i centri urbani
Economico-sociale (rivoluzione commerciale)
• Le città marinare italiane riprendono il commercio con l’Oriente • Sviluppo delle fiere della Champagne
• Rinascita delle città italiane nell’interno (comuni) • Sviluppo delle città nelle Fiandre
31 Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
I latini [gli italiani, n.d.r.] imitano ancor oggi la saggezza degli antichi Romani nella struttura delle città e nel governo dello Stato. Essi amano infatti la libertà tanto che, per sfuggire alla prepotenza dell’autorità, si reggono con il governo di consoli anziché di signori. Essendovi tra essi tre ceti sociali, cioè quello dei grandi feudatari, dei valvassori e della plebe, per contenerne le ambizioni eleggono i predetti consoli non da uno solo di questi ordini, ma da tutti, e perché non si lascino prendere dalla libidine [passione, n.d.r.] del potere, li cambiano ogni anno. Ne viene che, essendo la terra suddivisa fra le città, ciascuna di esse costringe quanti abitano nella diocesi [nel territorio sottomesso al comune, n.d.r.] a stare dalla sua parte, ed a stento si può trovare in tutto il territorio qualche nobile o qualche personaggio importante che non obbedisca agli ordini delle città. Esse hanno anche preso l’abitudine di indicare questi territori come loro comitati [contado, sottomesso al dominio del comune, n.d.r.], e per non mancare di mezzi con cui contenere i loro vicini, non disdegnano di elevare alla condizione di cavaliere e ai più alti uffici giovani di bassa condizione e addirittura artigiani praticanti spregevoli arti meccaniche, che le altre genti tengono lontano come la peste dagli uf- Qual è l’usanza fici più onorevoli e liberali [degne di un uomo libero, o meglio ancora di un nobile, n.d.r.]. più rivoluzionaria Ne viene che esse sono di gran lunga superiori a tutte le città del mondo per ricchezza e pointrodotta dai tenza. A tal fine si avvantaggiano non solo, come si è detto, per la saggezza delle loro istituzioni, comuni, secondo ma anche per l’assenza dei sovrani [gli imperatori tedeschi a cui, in teoria, i comuni erano sotOttone di Frisinga? tomessi, n.d.r.], che abitualmente rimangono al di là delle Alpi. In un punto tuttavia si mostrano Per quale motivo, immemori dell’antica nobiltà e rivelano i segni della rozzezza barbarica, cioè che mentre si vansecondo Ottone di tano di vivere secondo le leggi, non obbediscono alle leggi. Infatti mai o quasi mai accolgono Frisinga, i comuni con il dovuto rispetto il sovrano a cui dovrebbero mostrare volonterosa obbedienza… a meno italiani «non che non vi siano costretti dalla presenza di un forte esercito a riconoscerne l’autorità. obbediscono G. FASOLI, F. BOCCHI, La città medievale italiana, Sansoni, Firenze 1973, p. 155 alle leggi»?
CAPITOLO 2
Ottone vescovo di Frisinga (1115 ca.-1158) era zio dell’imperatore tedesco Federico I Barbarossa. Il giudizio che esprime in questo testo (tratto dalla cronaca Gesta di Federico I ) è ambivalente: da un lato riconosce la vitalità delle città italiane, ma dall’altro intravede che i comuni sono istituzioni rivoluzionarie, pericolose per l’ordine sociale tradizionale.
2.8 La lotta politica all’interno dei comuni
UNITÀ I
➔Tecnici della politica
Al loro interno, tutti i comuni italiani conobbero una lotta politica aspra e spesso violenta; le principali città furono lacerate dalla presenza di fazioni contrapposte, che si disputavano il controllo del potere. Per sedare questo tipo di lotte, che indebolivano notevolmente la compattezza interna delle varie comunità cittadine, si fece ricorso all’istituto del podestà (dal latino potestas = autorità), che in quasi tutti i comuni finì per sostituire i consoli nell’esercizio del governo. Il podestà era scelto fuori dalla città, in modo da garantire la sua imparzialità nei confronti delle diverse fazioni; inoltre, doveva dimostrare di essere competente dal punto di vista sia militare sia giuridico. Per impedire che il podestà diventasse un tiranno, in genere restava in carica solo un solo anno: il che provocò la nascita di un gruppo selezionato di tecnici della politica, abili e preparati, che ruotavano nelle diverse città e le amministravano secondo simili. le parole procedure Il regime podestarile tuttavia non fu in graPopolo do, nella maggior parte dei casi, di sedaIl termine popolo, in italiano, ha due significati. In primo luogo, esso può indicare una comunità etnica, una nazione identificata, sopratre le lotte civili tra le famiglie nobiliari più tutto, da una lingua comune. Nello stesso tempo, popolo può avere potenti (che l’autorità comunale aveva obanche un significato sociale, cioè indicare la maggioranza degli abibligato a trasferirsi in città, dopo la contanti di una città o di uno stato, in opposizione a un’aristocrazia. L’elemento comune, in questo caso, è la contrapposizione alla minoranza quista del contado). A fianco del goveral potere, accusata di godere ingiustamente di determinati privilegi, no, pertanto, si organizzò il cosiddetto coda cui tutti gli altri (il popolo, appunto) sono esclusi. Unito nella battaglia contro la nobiltà, il popolo finisce per suddividersi in numeromune del popolo, un organismo che era si sottogruppi subito dopo la vittoria: mercanti, artigiani e semplici opeespressione innanzi tutto delle Arti, le asrai, infatti, hanno esigenze e interessi completamente diversi, che non sociazioni professionali che raggruppavano è per nulla facile mettere d’accordo. tutti coloro che, in un comune, esercita-
IL MEDIOEVO
32 L’accecamento di un esponente della comune del popolo da parte di due nobili, miniatura tratta dalla Cronaca di Giovanni Villani.
LE FASI DEL COMUNE 1. Libera associazione di cittadini, che si uniscono per conquistare il potere, sottraendolo a un vescovo o a un conte
2. Organizzazione di un sistema politico e di governo, di solito centrato sulle figure dei consoli
3. Lotte interne tra gruppi di famiglie aristocratiche rivali. Adozione dell’istituto del podestà, scelto fuori dal comune per garantire la sua imparzialità di fronte alle fazioni
4. Costituzione del comune del popolo e discriminazione dei magnati
CAPITOLO 2
5. Lotte interne tra popolo grasso e popolo minuto
6. Assunzione del potere assoluto da parte di un signore
vano un determinato mestiere. In modo più o meno violento, questo comune del popolo finì per conquistare il potere in tutti i centri urbani più importanti; dopo la vittoria dei popolani, i nobili (detti anche magnati) non poterono più accedere alle cariche pubbliche e furono soggetti a una legislazione eccezionale, che li discriminava e li trattava da cittadini di secondo rango: a Firenze, ad esempio, gli Ordinamenti di giustizia (approvati il 18 gennaio 1293, per iniziativa del leader dei popolani, Giano della Bella) per un nobile che avesse commesso un reato prevedevano pene più gravi di quelle che sarebbero state assegnate a un cittadino che non appartenesse al gruppo dei magnati. Tuttavia, neppure un provvedimento di questo tipo spense le lotte civili all’interno dei comuni, dal momento che il popolo era tutt’altro che un’entità omogenea e compatta: gli interessi dei grandi mercanti (chiamati popolo grasso) e quelli degli artigiani che lavoravano al loro servizio e dei mercanti minori (il cosiddetto popolo minuto) erano talvolta in stridente contrasto. In genere, le situazioni di lotta all’interno del comune (tra magnati e popolo, tra popolo grasso e popolo minuto) portarono alla nomina di un signore, che spesso veniva chiamato come semplice mediatore fra le parti, ma poi riusciva a imporre la propria autorità assoluta. Nel Duecento, la maggior parte di questi signori non riuscì a conservare il potere per molto tempo, né a trasmetterlo per via ereditaria ai propri discendenti. Nel XIV secolo, invece, molti signori riuscirono a consolidare la propria autorità e fare in modo che la propria casata governasse in maniera durevole su una città e sul territorio circostante. A titolo esemplificativo, si può ricordare il caso di Milano, ove la dinastia dei Visconti si insediò una prima volta al governo nel 1277, ma solo intorno alla metà del Trecento poté essere davvero sicura ed esercitare il potere senza timore di essere rovesciata.
➔Popolo grasso e popolo minuto
➔I signori verso il potere assoluto
Le rivoluzioni economiche dell’XI secolo
33
POTERI E CONFLITTI
3 Dall’impero alle monarchie nazionali 3.1 Federico I di Svevia
link
UNITÀ I
Il Concordato di Worms (pag. 16)
IL MEDIOEVO
34
➔Autonomia di fatto dei comuni
Dipinto che raffigura Federico I mentre tiene la briglia al cavallo del papa Adriano IV. L’immagine, di chiara propaganda papale, mostra un imperatore umile e obbediente al pontefice, che si era schierato con i comuni per contrastare la politica del Barbarossa.
Il Concordato di Worms, sul piano concreto, rappresentò per l’impero una grave sconfitta. Infatti, i vescovi tedeschi conservarono spesso il titolo e le funzioni di conte, svolgendo il ruolo di rappresentanti del potere imperiale a livello periferico; tuttavia, dopo il 1122, il sovrano non poté più contare sulla loro assoluta fedeltà, dal momento che non gli fu più possibile sceglierli, nominarli e consacrarli. In una Germania in cui i grandi signori erano potentissimi, l’aver perduto il controllo sui vescovi mise in serio pericolo l’autorità stessa degli imperatori, obbligandoli a cercare nuove strategie, capaci di garantire il potere in modo più efficace. Il primo sovrano che si mise alla ricerca di nuove strade per rafforzare l’autorità imperiale fu Federico I di Svevia (1152-1190), soprannominato Barbarossa dai suoi avversari. Non si trattava di un complimento: infatti, la tradizione attribuiva la barba rossiccia a Nerone, l’imperatore che aveva perseguitato i cristiani e che il libro dell’Apocalisse descriveva come l’Anticristo, il nemico per eccellenza del Signore. I suoi predecessori, per circa un secolo, non si erano più occupati dell’Italia, che era diventata una sorta di territorio periferico dell’impero. Per questo motivo le città avevano trovato spazi di autonomia, affermandosi come comuni. Federico I volle ripristinare il proprio potere e perciò, nel 1158, scese in Italia e a Roncaglia (presso Piacenza) convocò una grande assemblea nel corso della quale rivendicò tutti i cosiddetti diritti del re (regalia, in lingua latina), che i comuni, a suo giudizio, avevano usurpato. Con il termine regalia, in effetti, si indicano tutte quelle attività che solo il sovrano (in teoria) avrebbe il diritto di svolgere. Pretendere per sé o esercitare effettivamente tali mansioni significa comportarsi in modo autonomo, da stato indipendente e sovrano, senza riconoscere su di sé alcun superiore. Si trattava dei medesimi diritti che, in Francia o in Germania, erano esercitati dai grandi signori feudali, che amministravano la giustizia, costruivano fortificazioni e prov-
Mare del Nord
FRISIA DUCATO DI SASSONIA
DUCATO DI TURINGIA DUCATO DI FRANCONIA
DUCATO DELL’ALTA LOTARINGIA Re no
OCEANO ATLANTICO
DUCATO DI POMERANIA DUCATO DI BRANDEBURGO
DUCATO DI SVEVIA
ola
Vist
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ba
DUCATO DI BOEMIA
DUCATO DI BAVIERA
AUSTRIA
Danub io
REGNO D’ARLES
DUCATO DI SLESIA
STIRIA
CONTEA DI PROVENZA
Confine dell’impero di Federico I
M Como Bergamo
Bologna
Principali comuni italiani
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Modena
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Roma
Legnano 1176
Treviso Brescia Verona Milano Vicenza Lodi Cremona Mantova Asti Roncaglia Padova Piacenza Tortona Alessandria Ferrara Parma
Patrimonio di San Pietro
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Regno normanno
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CAPITOLO 3
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DUCATO DELLA BASSA LOTARINGIA
L’IMPERO AL TEMPO DI FEDERICO BARBAROSSA
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vedevano alla difesa, prelevando imposte e tributi, che poi non inviavano al sovrano, ma tenevano per sé. Per lo meno, però, questi signori erano legati al re o all’imperatore dall’omaggio feudale; i magistrati eletti dal comune, invece, si comportavano in tutto e per tutto da funzionari autonomi, che rispondevano del loro operato solo al popolo della loro città, e non a un imperatore lontano e straniero. A Roncaglia, pertanto, Federico rivendicò dai comuni tutti i diritti del re: richiese il regolare versamento dei tributi (in segno di sottomissione), la distruzione delle mura erette senza autorizzazione e la presenza tra i magistrati del comune – a fianco dei consoli eletti dal popolo – di un podestà nominato dall’imperatore. L’obiettivo di Federico era chiaro. Se fosse riuscito a riportare sotto il controllo effettivo dell’imperatore i ricchi comuni italiani, la sua autorità avrebbe potuto imporsi con rinnovato vigore sui signori tedeschi e sul papato. La politica di Federico irritò profondamente i comuni, che tuttavia non erano affatto uniti tra loro. Le città più piccole, infatti, accettarono di sottomettersi al sovrano tedesco, sperando che le avrebbe difese dall’espansionismo dei comuni più grandi e più potenti, che minacciava di soffocare i centri minori. Nel 1162, Milano si assunse il compito di guidare la lotta contro l’imperatore, ma venne assediata ed espugnata. Non a caso, la sua completa distruzione fu assegnata agli abitanti di Lodi, i quali compirono l’opera con zelo ed estrema rapidità. Il progetto dell’imperatore si infranse nel 1176, quando il suo esercito fu sconfitto vicino a Legnano dalle truppe della Lega lombarda, una coalizione di tutti i principali comuni italiani, nata con il sostegno del papa, per contrastare gli obiettivi del Barbarossa. Nel 1183, con la pace di Costanza, Federico I fu costretto a concedere ampia autonomia ai comuni italiani. In teoria, questi continuavano a essere subordinati all’imperatore: in pratica però (come i principi tedeschi) poterono comportarsi da Stati sovrani, dato che l’imperatore rinunciava a interferire nei loro affari.
Dall’impero alle monarchie nazionali
35
➔La pace di Costanza
3.2 Innocenzo III
UNITÀ I
➔Fusione di due corone: Germania e Sicilia
IL MEDIOEVO
36
Manoscritto francese del XV secolo che raffigura un momento degli scontri in Terra Santa tra i crociati e le armate del sultano Saladino.
Lo scacco subito in Italia settentrionale spinse Federico di Svevia a scegliere un’altra via per consolidare il prestigio della propria famiglia e, quindi, il potere della figura dell’imperatore. Nel 1186, suo figlio Enrico sposò Costanza d’Altavilla, una principessa normanna che avrebbe ereditato il regno di Sicilia. L’anno seguente (1187), il sovrano egiziano Saladino conquistò Gerusalemme, riportandola sotto dominazione musulmana. Immediatamente, il papa bandì una nuova crociata, e questa volta molti sovrani d’Europa (tra cui lo stesso Federico) si sentirono obbligati a partire per la Terra Santa. La spedizione si concluse con un completo insuccesso; l’imperatore, da parte sua, non arrivò neppure in Palestina, in quanto annegò attraversando un fiume dell’Asia Minore, nel 1190. A quel punto, suo figlio Enrico VI unì due corone: quella di imperatore di Germania e quella di re di Sicilia. Per il papa si profilò il mortale pericolo di un sovrano potente, che avrebbe potuto riprendere l’aggressiva politica di Ottone I e dei suoi successori, al fine di sottomettere la Chiesa. Enrico, tuttavia, morì improvvisamente a soli 32 anni nel 1197, lasciando l’impero in una condizione di gravissima confusione, visto che suo figlio Federico II era un bambino di appena due anni. In questa situazione, si fecero avanti tutti i nemici della casa di Svevia, riuniti soprattutto intorno alla casata dei duchi di Sassonia, meglio noti con il nome di Welf, da cui deriva la parola italiana guelfi, usata nel Duecento per designare tutti i nemici degli imperatori, i cui sostenitori, invece, furono chiamati ghibellini: parola a sua volta di derivazione tedesca, che si riferiva al castello imperiale di Waiblingen. Dalla contesa uscì temporaneamente vincitore proprio il capo dei guelfi tedeschi, Ottone IV di Brunswick, che divenne imperatore nel 1209, dopo aver promesso al papa
CAPITOLO 3
➔Pienezza dei poteri del papa
37
3.3 La crociata contro Costantinopoli Nel 1199, un gruppo di signori francesi e tedeschi decise di organizzare una nuova crociata (la cosiddetta quarta crociata) per la riconquista di Gerusalemme. Dopo aver ottenuto il pieno consenso di Innocenzo III, l’esercito cristiano si radunò a Venezia, che aveva garantito il trasferimento via mare delle truppe verso l’Oriente. Ben presto, tuttavia, emerse il problema del pagamento di tale servizio: i crociati non avevano i fondi necessari per sostenere il costo del noleggio delle imbarcazioni. I veneziani risolsero la questione chiedendo ai crociati di riconquistare per loro la città di Zara (nell’attuale Croazia), che il re di Ungheria aveva sottratto al dominio della Repubblica; insomma, un esercito nato per servire la causa della Chiesa veniva utilizzato per gli scopi politici di una singola potenza. Ma a questo primo scandalo se ne aggiunse subito dopo uno ancora più grave: i veneziani, infatti, convinsero facilmente i crociati a dirigersi non verso la Terra Santa, ma verso l’Impero bizantino. Pertanto, nel 1204, Costantinopoli fu conquistata e saccheggiata. Al posto dell’impero bizantino furono instaurati tre deboli Stati, che sarebbero durati fino al 1261. In un primo tempo, il papa disapprovò che la crociata fosse stata stravolta e trasformata in un’impresa di conquista a danno di un altro Stato cristiano; di fronte al fatto compiuto, finì per accettare la nuova situazione, in quanto la conquista di Costantinopoli garantì al pontefice una temporanea supremazia sulla Chiesa greca, che si era staccata da quella romana nel 1054. A trarre i maggiori vantaggi dall’impresa fu Venezia, che conquistò Creta e una parte della Grecia. Cosa ancora più importante, la Repubblica riuscì a mantenere questi territori anche dopo che i sovrani di Bisanzio ripresero il potere a Costantinopoli. Sfruttando le risorse di queste terre (intensamente coltivate a vite e a canna da zucchero), Venezia avrebbe tratto enormi vantaggi economici e si sarebbe trasformata nella principale potenza economica dell’Europa occidentale: un primato che avrebbe con-
➔Il saccheggio di Costantinopoli
Dall’impero alle monarchie nazionali
Innocenzo III (1198-1216), che non avrebbe mai unito la corona imperiale e quella di Sicilia. In questa circostanza, il papa assunse il ruolo di supremo arbitro delle contese politiche tra i principi. Del resto Innocenzo III fu, dopo Gregorio VII, il più convinto sostenitore della tesi dell’assoluta superiorità del papa rispetto all’imperatore. Nel XII secolo, questa concezione era stata ripresa e sostenuta da Bernardo di Chiaravalle, secondo il quale Dio aveva dato entrambi i poteri – sia quello spirituale che quello temporale – a Pietro (e ai suoi successori, cioè ai papi). Secondo Bernardo, i pontefici usavano personalmente la spada (cioè il potere) spirituale, ma avevano invece delegato ai sovrani la spada temporale, cioè l’esercizio del potere politico. Dunque, in virtù di tale mediazione ecclesiastica, egli chiedeva ai monarchi una sottomissione praticamente totale, visto che – nella sua teoria delle due spade – i re esercitavano la sovranità solo nella misura in cui il papa conferiva loro il diritto di far uso del potere temporale. Per esprimere i medesimi concetti, Innocenzo III fece ricorso anche all’immagine del sole e della luna. In tale ottica, il mondo degli uomini poteva essere rappresentalo come il riflesso e l’imitazione del mondo naturale; e come in esso la luna non brilla di luce propria, bensì la riceve dal sole, così – nella società umana – il papa ha ricevuto da Dio tutto il potere, in ogni campo e in ogni ambito. I sovrani, al contrario, esercitano unicamente quanto hanno ricevuto in delega dal papa e solo nella misura in cui il papa permette loro di farlo: il pontefice, infatti, ha il diritto-dovere di deporre il sovrano che si comporti in modo indegno o assuma un comportamento contrario alla legge di Dio. Non meraviglia che Innocenzo III abbia preferito, al tradizionale titolo pontificio di vicario di Pietro, quello ancor più prestigioso e solenne di vicario di Cristo: in tal modo, egli rivendicava per il papato un’assoluta e completa pienezza di poteri (plenitudo potestatis) su tutti i cristiani, principi compresi.
LA QUARTA CROCIATA (1199-1204)
Itinerario della crociata
Venezia
Venezia e i suoi domini p prima della crociata
DESPOTATO DI EPIRO
Trieste
Conquiste di Venezia C dopo la crociata d Confini dell’impero bizantino
Zara Divisioni dell’impero bizantino dopo la conquista di Costantinopoli
Spalato Ragusa
Adrianopoli
Roma Durazzo
UNITÀ I
Tessalonica
IL MEDIOEVO
38
Il clamoroso assalto a Costantinopoli da parte dei crociati radunati per la quarta spedizione verso la Terra Santa pose fine all’impero bizantino. Al suo posto nacquero tre deboli Stati (despotato di Epiro, impero latino e impero di Nicea) controllati da Venezia.
Corfù
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Costantinopoli
Nicea
IMPERO DI NICEA Smirne
Cefalonia
Atene
Efeso
Zacinto
Mar Egeo Mar M e d it e
Rodi
Candia
rraneo
Cipro Creta
servato fino alla fine del Cinquecento. Lo squallido esito della crociata finita con Date Eventi il saccheggio di Costantinopoli provocò 1095-1096 Crociata popolare, dopo l’appello di Urbano II in Europa una serie di reazioni emotive molto intense e violente. Le più singola1095-1099 Prima spedizione armata e conquista di Gerusalemme ri di esse furono le crociate dei bambini, 1146-1149 Seconda spedizione armata che ebbero luogo in Francia e in Germania nel 1212. In entrambi i paesi, infatti, sor1189-1192 Terza spedizione armata, dopo che Saladino aveva sero dei piccoli profeti, cioè dei ragazzini riconquistato Gerusalemme nel 1187 che affermavano di aver avuto una visio1199-1204 Quarta spedizione armata, conclusasi con la conquista ne celeste e che chiamavano i loro coetadi Costantinopoli nei a seguirli. Essi promettevano che 1212 Crociata dei bambini, in Francia e in Germania Dio, quando fossero arrivati al mare, lo avrebbe aperto per la schiera dei giovani crociati, come aveva fatto con il Mar Rosso, al tempo dell’esodo degli ebrei dall’Egitto. Giunti in Terra Santa, con l’aiuto degli angeli i bambini avrebbero poi sconfitto i musulmani e liberato il sepolcro di Cristo. Si trattò dunque di un movimento popolare simile a quello verificatosi in occasione della prima crociata, nel 1095-1096. Anche in questa circostanza, la marcia verso ➔Gerusalemme Gerusalemme si caricava di un significato che superava ampiamente gli obiettivi posimbolo di un mondo litici dei nobili e dei sovrani, accusati di essere indegni, a causa dei loro peccati, di serpiù giusto vire davvero la causa di Cristo. Agli occhi delle masse cristiane (in questo caso, dei bambini che seguirono i piccoli profeti), Gerusalemme era sinonimo di un mondo più giusto, che in tempi brevi Dio – così si sperava – avrebbe donato agli uomini. Inutile dire, però, che il mare non si aprì di fronte ai 30 000 bambini francesi e ai 20 000 tedeschi che raggiunsero con mille difficoltà Marsiglia e Genova. Delusi e disperati, molti di loro fecero ritorno alle loro case; quei francesi che invece, nonostante tutto, si imbarcarono per la Terra Santa, furono imbrogliati da mercanti senza scrupoli, che li vendettero come schiavi ai musulmani. IL MOVIMENTO CROCIATO
39 Dall’impero alle monarchie nazionali
Mentre in Germania si verificava lo scontro tra guelfi e ghibellini, il re di Francia e il re di Inghilterra erano in lotta per il controllo di numerose terre francesi, rivendicate da entrambi. Nel 1066, Guglielmo, duca di Normandia, aveva conquistato la corona inglese. Il re d’Inghilterra, dunque, fin da allora controllava un importante feudo (la Normandia, appunto) in terra di Francia. La situazione si complicò ulteriormente allorché salì al trono inglese Enrico II Plantageneto (1154-1189), che non solo era ➔Rafforzamento signore della contea (francese) d’Angiò, ma anche marito della duchessa Eleono- del regno ra, che reggeva l’Aquitania, una regione della Francia sud-occidentale. Alla fine del d’Inghilterra XII secolo, quasi tutte le terre francesi che si affacciavano sull’Atlantico erano possedimenti controllati dal re d’Inghilterra, e quindi fuori dall’orbita del potere del sovrano di Parigi. In patria, Enrico II accentuò notevolmente la componente sacra e taumaturgica del potere regale. Per questo, il sovrano entrò in conflitto con il papato e con la Chiesa, i cui beni e privilegi in Inghilterra furono difesi con estremo vigore da Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury. Nel 1170, Enrico II ordinò l’assassinio di Becket, che venne ucciso nella cattedrale di Canterbury da quattro cavalieri. Per questo crimine, il re d’Inghilterra fu scomunicato; tuttavia, il suo prestigio e la sua potenza non subirono gravi conseguenze: alla sua morte (1189), il regno di Inghilterra si era trasformata in uno degli Stati più potenti d’Europa. Il figlio maggiore di Enrico II, Riccardo Cuor di Leone (11891199), era uno spirito inquieto e cavalleresco; pertanto, dedicò scarso interesse al suo paese e passò più tempo a combattere in TerL’assassinio di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, in una miniatura ra Santa che ad amministrare il del XV secolo (Chantilly, Musée Condé). proprio regno. Per vari anni, il potere fu gestito da suo fratello Giovanni, soprannominato Senza Terra, che poi sarebbe a sua volta diventato sovrano alla morte di Riccardo. Nel 1214, si arrivò alla resa dei conti tra regno di Francia e regno d’Inghilterra per il dominio sui territori francesi sottomessi all’autorità del sovrano di Londra. Il 27 luglio, a Bouvines ebbe luogo lo scontro decisivo. Tale battaglia fu la più importante di tutto il Medioevo e può essere definita il crocevia della storia d’Europa. Le sue conseguenze, in effetti, ebbero effetti decisivi sul futuro di tutti i principali Stati europei: Impero germanico, Francia e Inghilterra. I principali contendenti erano il re di Inghilterra Giovanni Senza Terra e il re di Fran- ➔Filippo di Francia cia Filippo II (Augusto). Giovanni, tuttavia, aveva chiesto e ottenuto il sostegno del- contro Giovanni re d’Inghilterra l’imperatore Ottone IV, che partecipò personalmente allo scontro.
CAPITOLO 3
3.4 Il contrasto tra Inghilterra e Francia
3.5 Le conseguenze di Bouvines in Francia 4
Riferimento Poiché le truppe del re di Francia sbaragliarono quelle degli avversari, Filippo Austoriografico gusto poté conquistare quasi tutti i territori contesi. A partire dal quel momento, il
re si trovò finalmente ad amministrare un territorio molto più vasto di quello dei grandi signori feudali. Forte di questa ritrovata potenza, Filippo Augusto intervenne anche nel Sud, e nel 1226 riuscì ad annettere la contea di Tolosa. Alla morte del vincitore di Bouvines (1226), nessuno in Francia poteva ormai rivaleggiare in potenza con la monarchia di Parigi. Per conservare sotto la propria autorità questo vasto regno, i sovrani francesi del Duecento fecero ricorso a molti e complementari strumenti. Innanzi tutto, si sforzarono di presentare il re come il principale garante della giustizia, la cui amministrazione fu tolta ai signori e affidata a funzionari regi detti balivi, preparati e direttamente responsabili del loro operato davanti al sovrano. In tal modo, il po➔Il re difende polo di Francia prese a vedere nel proprio re il protettore dei deboli («degli orfani il suo popolo e delle vedove», si diceva allora), di fronte ai soprusi dei potenti: una specie di figura paterna che si preoccupava della sicurezza dei suoi sudditi, li difendeva da ogni pericolo e, soprattutto, garantiva la pace e la giustizia. Questa immagine positiva della monarchia si rafforzò ulteriormente durante il lungo regno di Luigi IX (1226-1270), che dopo aver condotto una disastrosa crociata in Egitto si convinse di essere stato castigato da Dio per la sua cattiva condotta come sovrano cristiano. Pertanto, Luigi si sforzò di impedire che i signori combattessero guerre all’interno del regno e si sforzò di limitare l’usura (cioè il prestito a interesse, praticato sia dagli ebrei ➔Immagine positiva che da numerosi mercanti italiani), di punire la bestemmia e l’adulterio, di vietare il giodella monarchia co d’azzardo e di chiudere in appositi quartieri riservati le prostitute. Alla sua morte, poiché tutti lo consideravano santo, anche la Chiesa fu costretta a riconoscerlo come tale e a IL REGNO DI FRANCIA canonizzarlo. In tal modo, alla fine del Duecento, la moDate Eventi narchia francese non solo era potentissima sotto il pro1189-1223 Regno di Filippo II Augusto filo materiale e militare, ma anche circondata da un eccezionale prestigio religioso, mentre godeva di una straor1226-1270 Regno di san Luigi (IX) dinaria popolarità presso il popolo di Francia.
UNITÀ I
pag. 68
IL MEDIOEVO
40
LA FRANCIA ALLA FINE DEL DUECENTO
LA FRANCIA NEL 1180
Rouen
Rouen Reims
Parigi Tours
Tours
Orléans Poitiers
Reims
Parigi
Orléans Digione
Bordeaux
Poitiers
Digione
Bordeaux Domini inglesi in Francia
Domini inglesi in Francia
Domini francesi
Domini francesi
Nel XII secolo i possedimenti atlantici della Francia erano sotto il controllo del re d’Inghilterra. Ben diversa è invece la situazione un secolo più tardi: la Francia, infatti, riprese il possesso della maggior parte dei domini inglesi.
3.6 Le conseguenze di Bouvines in Inghilterra
Riferimento storiografico
5
pag. 69
CAPITOLO 3
➔I feudatari contro il re
41 Dall’impero alle monarchie nazionali
Una situazione del tutto diversa, per non dire opposta, si creò in Inghilterra, ove i grandi signori (chiamati baroni) decisero di approfittare delle difficoltà in cui il sovrano si venne a trovare dopo essere stato sconfitto a Bouvines. Per dare legittimità alla loro rivolta, essi si appellarono alla concezione feudale dell’autorità, secondo cui i vassalli erano obbligati a prestare al loro superiore (detto signore) solo gli obblighi militari o finanziari concordati. Certo, coloro che non adempissero a tali doveri potevano essere privati del feudo. Però, secondo la concezione feudale, anche il signore si impegnava nei confronti dei propri subordinati: innanzi tutto, ad esempio, doveva garantire la propria protezione ai vassalli, in caso di pericolo o di conflitto; ma, soprattutto, si era vincolato a non chiedere ai titolari dei feudi niente di più di quanto concordato. Il rapporto di vassallaggio, dunque, pur essendo stipulato tra figure differenti per importanza e autorità (uno dei due, infatti, era superiore all’altro) risultava pur sempre un contratto bilaterale, in cui entrambe le parti avevano degli obblighi da rispettare. Trasferita al rapporto fra il re e i baroni (cioè i suoi vassalli più potenti), una simile impostazione finiva per entrare in contraddizione con la concezione della regalità sacra. Secondo quest’ultima visione, il potere del sovrano non poteva conoscere limiti di nessun tipo, perché il re era responsabile delle proprie azioni solo di fronte a Dio, che gli aveva conferito il potere. Nessuno quindi, in una logica di regalità sacra, aveva il diritto di criticare l’operato del re e, a maggior ragione, quello di disobbedirgli. In una logica contrattuale di tipo feudale, invece, esisteva la possibilità di valutare la giustizia dell’operato del sovrano (e, più in generale, di ogni signore): colui che, dai suoi vassalli, rivendicasse più di quanto era stato concordato, si sarebbe comportato in maniera illegittima, da tiranno, al punto che la disobbedienza e la resistenza nei suoi confronti non potevano più essere considerate dei crimini, ma solo la legittima difesa delle proprie libertà. Forti di questa concezione feudale, e sfruttando la perdita di prestigio che la sconfitta aveva provocato al sovrano, i signori feudali inglesi decisero di porre termine alla lunga catena di abusi e di estorsioni che Giovanni aveva compiuto, con il pretesto della guerra contro la Francia. L’evento decisivo si verificò il 15 giugno 1215, allorché i baroni obbligarono Giovanni a firmare e concedere la cosiddetta Magna Charta Libertatum (Solenne Carta delle Libertà). L’importanza storica del documento consiste nel fatto che al potere del re – che pur continuava a considerarsi l’unto di Dio e il vicario di Cristo – in nome del diritto feudale venivano posti rigidi e ben precisati limiti, che egli non doveva varcare. Al re, ad esempio, fu severamente vietato di imprigionare o
Il re Giovanni Senza Terra firma la Magna Charta Libertatum, dipinto ottocentesco.
UNITÀ I
➔La clausola di sicurezza della pace
IL MEDIOEVO
42
La Magna Charta Libertatum del 1215: il testo originale è conservato a Londra nell’abbazia di Westminster.
mettere fuori legge ed esiliare alcun uomo libero, senza che prima questi avesse avuto la possibilità di un regolare processo davanti a una giuria di propri pari; analogamente, si faceva esplicito divieto ai funzionari reali di confiscare cavalli, carri o legname a un suddito del regno, senza il suo consenso. Ma, ben al di là dei singoli esempi, quello che conta davvero e rappresenta una novità radicale, gravida di notevoli conseguenze per il futuro, è il principio riformatore di base, secondo il quale era giusto porre limiti precisi all’autorità del re. Anzi, il paragrafo 61 della Charta (detto «clausola di sicurezza della pace») prevedeva persino la creazione di un’apposita commissione di 25 baroni, incaricati di sorvegliare il comportamento del re e, al limite, di procedere alla devastazione delle proprietà reali, nel caso in cui il sovrano avesse compiuto qualche abuso, trasgredendo agli impegni assunti. Nel caso in cui si fosse arrivati a uno scontro frontale, i baroni si impegnavano a rispettare la persona del re: un’autolimitazione derivante dal fatto che il monarca continuava a essere considerato una figura sacra, intoccabile e inviolabile. Eppure, dopo la Magna Charta, il potere regale non riuscì più a godere di quell’autorità sovrumana che, nel XII secolo, era stata teorizzata dall’Anonimo Normanno. In sintesi, dopo Bouvines, mentre la monarchia francese riuscì ad accentuare ulteriormente la propria sacralità (e, per questa strada, a giungere infine all’assolutismo), nel regno d’Inghilterra i rapporti fra l’autorità regia e i suoi subordinati assunsero, a partire dal XIII secolo, una componente di tipo contrattuale, che non poté mai più essere cancellata o soppressa.
La Magna Charta Libertatum Emanato il 15 giugno 1215, questo documento riveste un’importanza storica fondamentale. Il re d’Inghilterra, infatti, a partire da questo momento non poté più governare in modo assoluto, ma fu costretto a fare i conti con i baroni, cioè con i grandi signori feudali, che gli imposero di non violare precise regole concordate e fissate per iscritto. Giovanni, per grazia di Dio re d’Inghilterra, signore d’Irlanda, duca di Normandia e d’Aquitania e conte d’Angiò, agli arcivescovi, abati, conti, baroni, giudici, funzionari della foresta, sceriffi, intendenti, servitori ed a tutti i suoi balivi e fedeli sudditi, salute. Sappiate che noi, per timore di Dio e per la salvezza dell’anima nostra e di quella di tutti i nostri predecessori ed eredi, e per l’onore di Dio ed il prestigio della santa Chiesa, e per la riforma del regno nostro, […] abbiamo concesso a tutti gli uomini liberi del nostro regno, per noi ed i nostri eredi per sempre, tutte le libertà sottoscritte, che essi ed i loro eredi per sempre ricevano e conservino, da noi e dai nostri eredi. […] 12. Nessuno scudaggio [«denaro dello scudo» il pagamento fatto al re in sostituzione del servizio militare in prima persona da parte del titolare di un feudo, n.d.r.] o altro ausilio [contributo in denaro, n.d.r.] sia imposto nel nostro regno, se non per comune consiglio del regno nostro, a meno che non sia per pagare il riscatto della nostra persona, per far cavaliere il nostro primogenito o per far la dote una sola volta alla nostra primogenita, ed a questi fini sia da richiedere soltanto un ragionevole ausilio. Si agisca nella stessa maniera riguardo agli ausilii della città di Londra. […] 14. Per radunare il comune consiglio del regno perché stabilisca un ausilio (eccetto che nei tre suddetti casi) o scudaggio, noi faremo convocare gli arcivescovi, vescovi, abati, conti ed i maggiori baroni individualmente con nostre lettere, e faremo inoltre convocare generalmente per mezzo dei nostri sceriffi e balivi tutti i nostri vassalli immediati, per un certo giorno, con un preavviso di almeno quaranta giorni ed in un luogo determinato, ed in tutte le lettere di convocazione indicheremo la ragione della convocazione. E quando la convocazione sarà fatta in tal modo, il negozio [la discussione, n.d.r.] procederà nel giorno stabilito secondo il consiglio di coloro che saranno presenti, anche se non tutti i convocati si saranno presentati. […]
BOUVINES: CROCEVIA DELLA STORIA D’EUROPA
Stati coinvolti nella battaglia
Conseguenze
Regno di Francia
Dopo la vittoria, il re Filippo Augusto può ampliare notevolmente il territorio del suo Stato: per la prima volta, il potere del re supera quello dei signori feudali
Regno di Inghilterra
Dopo la sconfitta, il prestigio del re Giovanni Senza Terra si indebolisce: costretto dalle pressioni dei baroni, deve concedere la Magna Charta Libertatum
link
DOCUMENTI 16. Nessuno sia costretto a rendere un servizio maggiore del dovuto per un feudo di cavaliere o per altro libero obbligo feudale. […] 39. Nessun uomo libero sia arrestato o imprigionato o multato o messo fuori legge o esiliato o danneggiato in alcun modo, né ci volgeremo o manderemo alcuno contro di lui, eccetto che per legale giudizio di suoi pari o secondo la legge del regno. […] 52. Se qualcuno è stato da noi spossessato o privato senza legale giudizio dei suoi pari di terre, castelli, libertà o suoi diritti, glieli restituiremo immediatamente; e se qualche disaccordo sorge su questo punto, che sia risolto dal giudizio dei venticinque baroni indicati più oltre [art. 61, n.d.r.] nella clausola di sicurezza della pace. […] 61. Poiché inoltre abbiamo concesso tutte le cose suddette per Dio, per la riforma del regno nostro e la migliore risoluzione della discordia che è sorta tra noi ed i nostri baroni, e poiché desideriamo che essi godano queste cose integralmente e stabilmente, diamo e concediamo loro la seguente sicurezza: cioè, che i baroni eleggano quei venticinque baroni del regno che essi desiderano, i quali con tutte le loro forze debbono osservare, mantenere e far osservare la pace e le libertà che abbiamo concesso e confermato loro con questa nostra carta, così che, se noi o il nostro giudice o i nostri balivi o uno qualsiasi dei nostri fun- Dopo la concessione della Magna Charta, zionari commettiamo mancanza contro chiunque in qualunque maniera, o trasgrediamo uno in che modo cambiò qualsiasi degli articoli di pace o di sicurezza, e l’offesa è denunciata a quattro dei suddetti il potere del re venticinque baroni, quei quattro baroni vengano da noi, o dal nostro giudice se noi ci trod’Inghilterra? vassimo fuori del regno, e la portino a nostra conoscenza e chiedano che noi la correggiamo senza indugio. E se noi, o il nostro giudice nel caso ci trovassimo fuori del regno, non cor- Quali sarebbero reggessimo l’offesa entro quaranta giorni dal momento in cui è stata portata a conoscenza state le nostra o del nostro giudice se ci trovassimo fuori del regno, i suddetti quattro baroni rifericonseguenze nel scano il caso ai rimanenti dei venticinque baroni, i quali tutti, insieme alla comunità di tutto caso in cui il re il regno, ci danneggeranno e molesteranno in ogni maniera che potranno, cioè impadroavesse violato le nendosi di castelli, terre e proprietà, ed in altre maniere che potranno, restando salva la noregole concordate? stra persona e quelle della regina e dei nostri figli sino a che, a loro giudizio, sia stata cor- È completamente retta l’offesa, e quando sarà stata corretta essi ci obbediranno come facevano prima. E rifiutata la chiunque nel regno lo voglia può prestare giuramento di obbedire agli ordini dei suddetti venconcezione ticinque baroni in esecuzione di tutte le cose suddette e di unirsi a loro per molestarci per discendente del quanto lo possa, e noi pubblicamente e liberamente permettiamo a chiunque lo desideri di potere, secondo cui prestare tale giuramento, e non proibiremo mai ad alcuno di prestarlo. il re è una figura sacra? Perché? G. MUSCA, La nascita del Parlamento nell’Inghilterra medievale, Dedalo, Bari 1994, pp. 71-82
CAPITOLO 3
Dopo la sconfitta, l’imperatore Ottone IV deve cedere il potere a Federico II (nipote del Barbarossa)
43 Dall’impero alle monarchie nazionali
Sacro impero romano germanico
Le conseguenze di Bouvines nel Sacro impero romano germanico (pag. 45)
3.7 La nascita del Parlamento
➔Riunioni a Westminster
UNITÀ I
Edoardo I, seduto sul trono, circondato da vescovi e membri della sua corte, miniatura del XIII secolo.
IL MEDIOEVO
44
Nei paragrafi 12 e 14 della Magna Charta fu vietato al re di esigere servizi o tributi superiori a quelli pattuiti; qualora – in casi eccezionali – ciò si fosse reso necessario, il sovrano era obbligato a convocare i propri vassalli, per concordare con loro l’entità del nuovo servizio o del contributo finanziario. Questi articoli possono essere considerati il fondamento giuridico originario su cui, nel corso del XIII secolo, vennero gettate le basi dell’istituto parlamentare inglese. Nel 1258, si verificò un nuovo conflitto tra baroni e monarchia; anche il nuovo re Enrico III, come in passato Giovanni, fu costretto a cedere alle rivendicazioni dei suoi rivali e pertanto concesse le cosiddette Provvisioni (provvedimenti) di Oxford, a seguito delle quali fu deciso che 15 baroni restassero stabilmente a fianco del re come consiglieri e controllori del suo operato. Questo gruppo di baroni può essere considerato il primo nucleo della cosiddetta Camera dei Lords; le origini della seconda camera in cui si articola il Parlamento inglese – la cosiddetta Camera dei Comuni (di coloro che non sono nobili) possono essere trovate, invece, in un’assemblea convocata nel 1275 da Edoardo I, che sperava – coinvolgendo anche i mercanti e i borghesi delle città – di limitare il potere dei baroni. Lo stesso Edoardo I introdusse l’abitudine di convocare le assemblee dei rappresentanti dei Lords e dei Comuni sempre nello stesso luogo, a Westminster; ma, soprattutto, al tempo di Edoardo I (e precisamente nel 1297) venne formalmente sancito il principio secondo il quale il re non poteva introdurre nuove tasse senza il consenso dei rappresentanti dei
sudditi del regno, fossero essi nobili o comuni. Il Parlamento, a quel punto, pur essendo ancora molto diverso dalla moderna istituzione che esercita l’attività legislativa, si avviò a diventare un vero e proprio organo dello Stato, con il quale il re, volente o nolente, doveva dividere una parte del proprio potere. Nel momento in cui, alla fine del Duecento, il Parlamento inglese acquisiva la propria forma definitiva, il clero decise di non parteciparvi come gruppo separato a sé stante: i vescovi e gli abati più potenti scelsero di entrare, a titolo individuale, nella Camera dei Lords, ma non diedero vita a una terza camera autonoma. Edoardo I aveva tentato di crearla: furono gli ecclesiastici a non accettare, credendo che una simile scelta salvaguardasse meglio la libertà d’azione della Chiesa. Di fatto, invece, quella decisione provocò solo una precoce esclusione del clero inglese dalla vita politica del paese e dalla gestione dello Stato.
3.9 La concezione politica di Federico II Di fatto, l’imperatore tedesco Federico II fu solo un sovrano italiano. Tuttavia, il titolo imperiale gli permetteva di vantare dei precisi diritti sui comuni italiani, che egli volle sottomettere, riprendendo la politica di suo nonno. La somiglianza di strategia non ci deve far dimenticare la radicale differenza di prospettiva esistente nella politica dei due imperatori. Il Barbarossa, infatti, sperava ancora di sottomettere i Welf (i duchi di Sassonia) e gli altri signori tedeschi, cioè pensava che (grazie alle risorse italiane) l’imperatore sarebbe riuscito a imporre la propria autorità in Germania. Federico II, al contrario, lasciò la Germania al suo destino di terra politicamente frammentata e puntò invece a imporre la propria autorità su tutta l’Italia: la terra di gran lunga più ricca e fiorente di tutta l’Europa. Il suo sogno era di poter disporre non solo delle ricchezze provenienti dalla prospera agricoltura siciliana (e, più in generale, meridionale), ma anche dei profitti dei mercanti del Nord, trasformando l’intera penisola in uno Stato centralizzato, amministrato dal sovrano in modo assoluto e dispotico.
➔Un sovrano solo italiano
CAPITOLO 3
online
Alleato di Giovanni Senza Terra, a Bouvines venne sconfitto anche Ottone IV, il sowww.seieditrice.com vrano guelfo che aveva assunto il titolo imperiale, approfittando della tenera età di FeA IPERTESTO derico II (1214-1250). Dopo la disfatta del 1214, Ottone non fu più in grado di conCavalleria servare il potere, che passò al giovane nipote del Barbarossa, che divenne signore ane letteratura che del regno di Sicilia. La Chanson de Roland In un primo tempo, Federico II dedicò le proprie energie a rafforzare la sua posizione di I trovatori provenzali e l’amor cortese sovrano italiano. Dopo aver fissato la propria corte a Palermo, la trasformò in un granFunzione pedagogica de centro culturale. A imitazione della poesia dei trovatori provenzali, nacque così la codell’amor cortese siddetta scuola siciliana, un gruppo di poeti che componevano poesie d’amore in volI romanzi cortesi di Chrétien de Troyes gare italiano. Federico stesso compose poesie; spirito curioso e intelletto straordinariaChrétien de Troyes mente aperto, sapeva parlare numerose lingue, tra cui l’arabo. Il suo interesse culturale e l’amore Residui di miti celtici principale, però, fu rivolto allo studio dei falconi da caccia, cui dedicò un dotto trattato nella letteratura dal titolo L’arte di cacciare con gli uccelli. Non si trattava di un semplice passatempo: la medievale caccia mediante i falconi da preda, infatti, era lo sport regale per eccellenza; praticarlo con perizia e dimostrarsi esperti in questa particolare arte venatoria significava possedere uno spirito degno dell’esercizio del potere supremo. Nel 1231, con le Costituzioni di Melfi, Federico II tolse ai grandi signori della Sicilia e dell’Italia del Sud ogni potere in campo giudiziario e militare: il sovrano, ad esempio, ordinò che fossero abbattute tutte le fortificazioni erette senza il suo consenso. In Germania, invece, l’imperatore si rese conto dell’impossibilità di imporre a tutti i signori la propria autorità; pertanto, decise di rinunciare definitivamente a quei medesimi diritti del re che egli, con rinnovato sforzo, si sforzava di recuperare e di difendere in Italia. Con la Costituzione in favore dei principi, del 1231, Federico II concesse ai grandi signori tedeschi una straordinaria autonomia in tutti i campi, da quello giudiziario a quello relativo alla coniazione delle monete. In pratica, l’autorità dell’imperatore in Germania (già fragile in passato) divenne a partire dal 1231 priva di ogni le parole vero significato. Come ha scritto lo storico belga Henri PiVolgare renne, «Federico II nel 1231 non ha fatto che riconoscere in Con tale termine si indica la lingua parlata diritto ciò che esisteva già di fatto, riconocendo ufficialmente dal volgo, cioè dal popolo, che fin dalla metà dell’XI secolo non comprendeva più il latino, i principi come signori delle loro terre. Ormai, la Germania non gradualmente trasformatosi in lingua usaè più che una federazione di sovrani indipendenti che l’imta solo dalle persone dotte e colte. peratore abbandona a se stessi».
45 Dall’impero alle monarchie nazionali
3.8 Le conseguenze di Bouvines nel Sacro impero romano germanico
Le Costituzioni di Melfi
DOCUMENTI
Emanato nel 1223, questo documento mostra il principale obiettivo politico di Federico II: la costruzione di uno Stato assoluto, in cui il re non ceda né al papa, né ai potenti signori feudali i propri diritti di sovrano.
UNITÀ I
A. Dell’osservanza della giustizia
IL MEDIOEVO
46
Non senza elevato consiglio e deliberazione ponderata i Quiriti [i Romani, n.d.r.] trasferirono con legge regale al principe romano il diritto di istituire la legge e l’imperio, affinché da quegli stesso, che imperava per l’alta dignità della fortuna cesarea a lui affidata dal potere del popolo, procedesse l’origine della giustizia, dal quale emanava la difesa della medesima (giustizia). Perciò può essere dimostrato che si provvedesse non tanto in modo utile quanto in modo necessario a che ritrovandosi nella medesima persona questi due (attributi) e cioè l’origine del diritto e la (sua) custodia, non si dipartisse il vigore dalla giustizia e la giustizia dal vigore. Conviene quindi che Cesare sia padre e figlio della giustizia, (di essa) signore e servo: padre e signore nello stabilire la giustizia e [una volta] stabilita conservare; e così sia figlio della giustizia nel venerarla e servo nel somministrare le dovizie [le ricchezze, n.d.r.]. Ammoniti pertanto da questa ponderata ragione (noi) che abbiamo ricevuto dalla mano del Signore lo scettro dell’Impero e fra gli altri regni il governo del Regno di Sicilia, a tutti i nostri fedeli del Regno predetto secondo l’arbitrio della nostra volontà annunciamo la (nostra) intenzione: che ci sta a cuore senza riguardo per alcuna persona di amministrare la giustizia con pronto zelo affinché tutti siano in grado di ritrovare ovunque abbondantemente dovizia di lei per opera dei nostri ufficiali ai quali abbiamo affidato il compito di amministrarla. Vogliamo che i loro uffici siano distinti, proponendo persone diverse alle cause civili e alle cause criminali. M. BENDISCIOLI, A. GALLIA, Documenti di storia medievale 400-1492, Mursia, Milano 1970, p. 176
B. Delle fortezze Ordiniamo nuovamente di distruggere immediatamente, ripetendo una nostra disposizione, i castelli, le fortificazioni e le torri che sono stati costruiti dopo la morte del re Guglielmo Individuate nel testo le espressioni in cui [1166-1189, n.d.r.] di santa memoria, nostro cugino, e per la conservazione dei quali noi preFederico II esprime cedentemente non abbiamo concesso il permesso, come fu stabilito nell’assemblea del rel’altissima gno tenutasi a Capua; minacciamo la pena della confisca dello stesso castello o del nuovo concezione che ha edificio per coloro che trascureranno le nostre disposizioni, tralasciando di distruggere tali codel proprio ruolo struzioni entro il prossimo Natale. E alla presente sanzione aggiungiamo che nessuno può di imperatore. ricostruire fortificazioni distrutte senza il nostro esplicito comando. Individuate nel testo Proibiamo di costruire in futuro nel nostro demanio [le terre di proprietà del re, n.d.r.] edii passi in cui fici con cui si possa impedire o la difesa del luogo stesso o la fortificazione o il libero ingresso Federico II rivendica e la libera uscita. Nei suddetti luoghi espressamente vietiamo di erigere torri per iniziativa di per l’imperatore privati. Crediamo che possano essere ampiamente sufficienti a tutti i fedeli del nostro regno un’autorità le nostre fortificazioni e, ciò che dà maggior sicurezza, la difesa della nostra protezione. superiore A.M. LUMBELLI, G. MICCOLI, La storia medievale attraverso i documenti, a quella dei grandi Zanichelli, Bologna 1974, p. 124 signori feudali.
➔Misticismo adamita
A fondamento del proprio potere, Federico II continuò ufficialmente a porre l’idea secondo cui il re era il vicario di Dio in terra. Il suo modello, però, fu per vari aspetti orientale, cioè musulmano o bizantino: nello Stato che egli cercava di costruire, il sovrano non avrebbe dovuto in alcun modo essere ostacolato da un’ingombrante casta sacerdotale, desiderosa di dare ordini e direttive al re. Anzi, secondo alcuni storici, Federico II si mostrò estremamente sensibile nei confronti del cosiddetto misticismo adamita: un’idea secondo la quale all’imperatore spettava un ruolo eccezionale nel processo di rinascita e di salvezza dell’umanità. Essendo il rappresentante di Cristo in terra (una specie di nuovo messia), grazie alla sua saggia attività di legislatore e di giudice, l’imperatore avrebbe dovuto guidare l’uomo sulla retta via e quindi offrire un decisivo contributo al ritorno dell’umanità al Para-
e r a r e p u Rec ato s s a p l i
CAPITOLO 3
Arthur George Ramberg, Federico II riceve un’ambasceria orientale, dipinto del XIX secolo.
Ogni epoca ha cercato di rileggere il passato, adattandolo alle proprie esigenze. Il passato offriva esempi e modelli, oppure veniva celebrato in quei momenti in cui la propria nazione era stata potente e ammirata. Nella Germania dell’Ottocento, la figura di Federico II fu spesso ripresa e glorificata, nella sua qualità di sovrano che aveva saputo essere lo Stupore del mondo. Federico era celebrato
per l’efficienza con cui gestiva lo Stato, ma anche per la sua cultura, la sua sapienza, la sua tolleranza e la sua apertura alle culture non cristiane (si noti, in primo piano, la presenza di un arabo). Agli occhi dei tedeschi dell’Ottocento, la lotta dell’imperatore contro la Chiesa faceva lui un modello di apertura mentale e di modernità proiettata verso il progresso.
diso terrestre, all’armonia terrena perduta da Adamo ed Eva dopo il peccato originale. Nello stesso tempo, però, Federico II si premurò di trovare altre (e, forse, più solide) giustificazioni per le sue aspirazioni di sovrano assoluto. A questo scopo, egli puntò soprattutto sul diritto romano, giovandosi del sostegno dei docenti dell’università di Bologna. Secondo questi giuristi, a partire da Augusto il popolo romano aveva rinunciato al potere e lo aveva completamente delegato all’imperatore. Il popolo (il che significava, in pratica, sia i comuni sia i signori feudali) non poteva più vantare alcuna pretesa al potere e all’autonomia: solo la volontà del principe aveva valore di legge; solo l’imperatore, e nessun altro, era l’onnipotente ed esclusivo depositario della sovranità.
➔Il diritto romano
Dall’impero alle monarchie nazionali
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