SOMMARIO
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Detto fra noi
Storia
Sospesi tra macerie e giardini
La strada per immergersi nell’immaginario
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Tra le righe
La cecità che porta la luce!
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L’Avvocato risponde
Roma: sequestrati quasi 400 contrassegni intestati ai defunti Piemonte: un bonus da 3600 Euro per i taxi a misura di disabile Facilitati i permessi per l’assistenza Sosta vietata anche all’invalido La Cina e il manuale per accogliere i disabili
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L’Esperto risponde Parcheggi privati e posti riservati
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Attualità 9 10 14 16
La farfalla dalle ali spezzate La cura della vita nella disabilità e nella malattia cronica
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Vita indipendente
Visitate il nostro
SITO INTERNET
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La vita da dentro 20
LISDHA NEWS
www.lisdhanews.it
Direttore Editoriale Fabrizio Chianelli
Abbiamo creato per voi un sito “accessibile”
Direttore Responsabile Marcella Codini
Abbiamo voluto realizzare un sito Web accessibile a persone affette da disabilità, e ciò indipendentemente dal tipo di strumento di navigazione utilizzato (ad esempio browser grafici, browser vocali, cellulari, navigatori per automobile ecc.) e dalle limitazioni cui ci si trovi costretti (ad es. un ambiente rumoroso, sovra o sotto-illuminato, o circostanze che impongano di non utilizzare le mani ecc.). Nel sito si aiutano inoltre le persone a reperire più velocemente informazioni nel Web, indicando le modalità per un corretto uso dei contenuti multimediali, onde renderli accessibili ad una più vasta utenza.
Hanno collaborato a questo numero Chiara Ambrosioni Laura Belloni Bruno Biasci Ennio Codini Carlo Alberto Coletto Dana Della Bosca Maria Cristina Gallicchio Emanuela Giuliani Giuseppe Giuliani Davide Orazi Alma Pizzi Ida Sala
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Libri
Mobilità
Per un’assistenza “autogestita”
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Segnalazioni
Trasferimento di sede
Una carrozzina rivoluzionaria
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Esperienze
Guardare altrove
La vittoria di Pistorius Se la badante è straniera Medici con la coda Vacanze "assistite" cercasi
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Proviamo a resistere
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Anno XVI - Numero 58 - Luglio 2008 Redazione e amministrazione via Proserpio 13 - 21100 Varese tel. 0332/499854, 0332/225543; 348/3679493 fax 0332/499854 email:
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N. 58 - LUGLIO 2008
DETTO FRA NOI di Laura Belloni
Stefano Giuliani
SOSPESI TRA MACERIE E GIARDINI Una carestia senza precedenti minaccia l’umanità, ma possiamo tornare a risorgere.
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V
ola, vola, vola vola, vola l’Ape Maia gialla e nera, nera e gialla, tanto gaia,” Generazioni di bambini hanno cantato, entusiasti, la colonna sonora del cartone animato tratto dai racconti dello scrittore tedesco Waldemar Bousels. Ora l’Ape Maia non vola più, qualcosa di misterioso minaccia la sua operosa comunità. Nel mondo, Italia compresa, infatti, la morìa di api sta assumendo proporzioni inquietanti e sarebbe un errore sottovalutarla, poiché questi simpatici insetti rappresentano un sensibile indicatore dell’equilibrio ambientale. Se un veleno è tanto dannoso per loro, quali saranno le conseguenze sulla catena alimentare e sulla nostra salute? Fin dall’antichità, in tutte le culture, il miele era sinonimo di Paradiso in terra, dove l’uomo poteva vivere in pienezza. Nella Bibbia si legge: “Osserverete dunque tutti i comandi che oggi vi do perché siate forti e possiate conquistare il paese che state per entrare a prendere in possesso e perché restiate a lungo sul suolo che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri e alla loro discendenza: terra dove scorre latte e miele” (Dt 11,8-9). Giovanni Paolo II, Papa dallo sguardo penetrante, sosteneva che l’Umanità fosse ad un bivio della sua storia millenaria e l’8 dicembre 2000, l’affidava a Maria Santissima con queste parole:”Vogliamo oggi affidarti il futuro che ci attende, chiedendoti N. 58 - LUGLIO 2008
d’accompagnarci nel nostro cammino. Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L'umanità possiede oggi strumenti d’inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie.” Sì, grandi contraddizioni, le nostre! Spargiamo a profusione pesticidi e fertilizzanti, per aumentare la produzione e poi schiacciamo frutta e verdure sotto le ruspe, versiamo il latte nelle fogne e abbattiamo le mucche. Intanto, popoli interi muoiono di fame. Ma non tutto è perduto; la Terra, ancora fedele al suo Creatore, sta per aiutarci a risorgere. In un recente rapporto, infatti, la Fao avvertiva la popolazione mondiale circa un imminente deficit alimentare “estremamente grave e senza precedenti”, anche per i paesi ricchi. Penserete che sia impazzita: questa non è risurrezione, è catastrofe! Sarebbe ipocrita negarlo, ma preferisco dare una lettura controcorrente dell’evento e mi lascio guidare da un saggio cinese che afferma: “Quello che il bruco chiama fine del
mondo, il resto del mondo chiama farfalla”. Questi sconvolgimenti sono campanelli che suonano la sveglia per l’Umanità. La strada in salita potenzia i muscoli, il buio ci fa apprezzare la luce e la siccità l’acqua. Le difficoltà ci faranno capire che non dobbiamo dare per scontato ciò che abbiamo. Tutto è dono da custodire, coltivare e condividere, non proprietà da arraffare, possedere e consumare. Non possiamo continuare a vivere in questo disordine e un pellerossa consiglia: “Quando al mattino ti svegli, ringrazia il tuo Dio per la luce dell'aurora, per la vita che ti ha dato e per la forza che ritrovi nel tuo corpo. Ringrazia il tuo Dio anche per il cibo che ti dà e per la gioia della vita. Se non trovi un motivo per elevare una preghiera "di ringraziamento, allora vuol dire che sei in errore". Torniamo ad essere uomini e non burattini manovrati dalla sete di Potere e Denaro. Intorno a noi, scorreranno ancora latte e miele, l’erba spunterà e i fiori sbocceranno. Sarà la Pace!
Nel mondo e anche in Italia, una strana moria di api sta assumendo proporzioni inquietanti LISDHA NEWS - 3
TRA LE RIGHE di Ennio Codini
GUARDARE ALTROVE La recente campagna elettorale è stata dominata da due parole d’ordine: “sicurezza” e “sviluppo”. Ma forse è tempo di guardare altrove. C’è troppa enfasi sulla criminalità. Quanto alla sviluppo, non si può pensare di ripetere l’esperienza degli anni Cinquanta.
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elle ultime elezioni il tema della sicurezza è stato estremamente importante. I candidati hanno molto parlato di una criminalità “dilagante” impegnandosi a mettere al primo posto misure adeguate.
Ma i dati ci dicono che da tempo in Italia la criminalità è stabile se non in leggero declino. Dunque non è vero che la criminalità “dilaga”, nessuna emergenza. Quindi, i politici proponendo come tema centrale un supposto “dilagare” della criminalità hanno agitato un fantasma. Un altro tema importante delle ultime elezioni è stato quello della crisi economica. Nessun fantasma in questo caso. Se è vero che non esiste un’emergenza criminalità è altrettanto vero che molti italiani si stanno impoverendo. Ma che cosa hanno proposto Berlusconi e Veltroni? Sostanzialmente di ricreare le condizioni degli anni Cinquanta quando di mese in mese cresceva la produzione di moto, auto, elettrodomestici ecc. a beneficio di tutti. Ciascuno con la sua ricetta hanno detto: “Faremo in modo che si riprenda a produrre sempre di più così che ci sia più ricchezza per tutti”. Ma gli anni Cinquanta non possono tornare. La terra non può sopportare un ulteriore massiccio sviluppo quantitativo. Tutte le risorse ambientali – dall’aria all’acqua, dai terreni coltivabili ai minerali – si vanno facendo
di giorno in giorno più scarse come ci segnalano bene gli aumenti di prezzo del grano così come del petrolio. Non si può certo negare ai paesi poveri un qualche margine di sviluppo quantitativo. Ma per un paese comunque ricco come l’Italia onestamente è follia invocare una generale crescita della produzione. Ma perché i politici in campagna elettorale ci hanno proposto sostanzialmente solo una realtà immaginaria come il dilagare delle criminalità e un sogno impossibile come lo sviluppo anni ’50? Niente di diabolico, credo. I politici hanno detto agli italiani quello che gli italiani volevano sentire. Gli italiani ritengono che la criminalità dilaghi e vogliono anzitutto misure “forti” a riguardo e i politici hanno detto: “Adotteremo misure forti”. Gli italiani vorrebbero un ritorno alla crescita stile anni ’50 e i politici hanno detto che provvederanno perché ciò accada. I politici hanno parlato così per vincere le elezioni. E poi anche perché non hanno una propria capacità di elaborazione culturale, non sono davvero capaci di costruire un proprio progetto. Anche per questo si limitano ad ascoltare la gente. Questo fatto dei politici che si limitano ad ascoltare la gente può essere considerato molto preoccupante. Perché la gente ha difficoltà a mettere in ordine i diversi problemi e a elaborare strategie. La gente è portata a vedere “un” problema e non la realtà come un sistema complesso. La gente tende a pensare alle soluzioni più semplici avendo difficoltà a valutare soluzioni complesse e magari contrarie al senso comune. Tuttavia questa cosa dei politici che non pensano, la possiamo vedere anche da un altro punto di vista: essa ci carica tutti di una straordinaria responsabilità. Dobbiamo chiederci noi tutti citta-
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dini che cosa chiedere alle istituzioni. Pensando non solo all’oggi ma, anche se è difficile, almeno al prossimo futuro. Senza farci sviare dai telegiornali dove sembra che il problema dell’Italia di oggi siano gli omicidi (che invece per fortuna sono in calo). Per esempio: non è già davanti i nostri occhi che il problema del futuro per la nostra vita sarà la “qualità”? Non abbiamo bisogno di più automobili ma di aria pulita. Non abbiamo bisogno di più cose, ma di cose migliori, il che tra l’altro potrebbe ridurre le necessità di trasporto: basterebbe ad esempio usare meno imballaggi per ridurre di molto il numero dei Tir destinati al trasporto dei rifiuti. Quindi non abbiamo
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bisogno di più strade mentre abbiamo bisogno di più boschi. Non abbiamo bisogno di più cibo, ma di cibo buono, ossia di buona qualità ed ecologicamente sostenibile. Riducendo il consumo di carne e aumentando quello di pasta, frutta e verdura potremmo nutrirci lo stesso e consumare meno risorse (e spendere meno denaro). Certo, l’effetto sul Pil sarebbe negativo: ma che cosa ce ne importa? Non abbiamo bisogno di più giocatoli ma di pochi buoni giocattoli e di più tempo per stare con i bambini e i ragazzi. Non ci serve a nulla e anzi è un male per il mondo che si costruiscano nuove banchine portuali e nuovi treni e navi gigantesche per far arrivare tonnellate di giocattoli cinesi dopo un viaggio di migliaia di chilometri. Certo, maga-
ri per effetto di tutto quel business alla fine mi posso trovare con Cinquanta euro in più in tasca da spendere proprio per comprare i giocattoli cinesi. Ma dobbiamo capire che tutta l’operazione non ha senso. Dobbiamo guardarci attorno, guardare alla realtà nel suo insieme, e guardare dentro a noi stessi e pensare un po’ con calma e decidere: che cosa c’è davvero che non va e come si potrebbero avere un presente e un futuro migliore? Se il popolo cambierà le proprie richieste i politici cambieranno i loro programmi. Un primo punto di svolta potrebbe essere ad esempio questo. Si parla di un nuovo piano energetico nazionale. Di sicuro i politici seguiranno lo schema anni ’50 e proporranno un piano fondato sulla previsione di consumi elettrici crescenti. Dovremmo invece convincerci davvero in fretta di una cosa: che non c’è nessuna ragione seria perché in questo paese il consumo di energia elettrica debba crescere. Anzi, attraverso l’utilizzo di tecnologie meno energivore e una valorizzazione dei settori produttivi a basso consumo si potrebbe consumare di meno e dobbiamo farlo. Se ci convincessimo di questo i politici dovrebbero prenderne atto. E un piano energetico fondato sulla previsione di consumi elettrici decrescenti sarebbe davvero uno svolta decisiva (altro che la vittoria di Tizio o di Caio alle elezioni o l’ennesimo pacchetto sicurezza). LISDHA NEWS - 5
L’AVVOCATO RISPONDE a cura dell’Avvocato Fabrizio Chianelli
TRASFERIMENTO DI SEDE non è assoluta ma solo “ove possibile” (cfr. Corte di Cassazione, Sentenza 27 marzo 2008, n.7945). In definitiva le consiglio di valutare con il suo rappresentante sindacale la situazione di fatto esistente in azienda al fine di individuare la sussistenza di posti di lavoro idonei al suo collocamento nella sede a lei più vicina e trattare con la dirigenza per trovare un giusto contemperamento dei rispettivi interessi.
CONTRASSEGNO DISABILI E MULTE Sono disabile non deambulante munito di contrassegno per lo spostamento e la sosta agevolata con qualsiasi autovettura, ma negli ultimi mesi la persona che mi accompagna in automobile nonostante l’esposizione del contrassegno ha preso due multe. Cosa posso fare? Il contrassegno è valido anche in comuni diversi da quello che lo ha rilasciato? L.S. Varese
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LA PROGRAMMAZIONE DEI PERMESSI Sono l’unico fratello di un disabile gravissimo affetto da sclerosi multipla ed usufruisco dei permessi dell’art. 33 della legge 104. Il datore di lavoro pretende che io presenti il calendario dei giorni un mese prima ma questo non è sempre possibile. Cosa dice la Legge in proposito? F.B. Bergamo
Il diritto del genitore o del familiare convivente con una persona disabile di scegliere la sede lavorativa più vicina al proprio domicilio e di non essere trasferito ad altra sede senza consenso non è un diritto assoluto ed incondizionato, in quanto non può essere esercitato ove finisca per comprimere in maniera irragionevole le esigenze economiche, produttive ed organizzative del datore di lavoro. È necessario tener conto di un bilanciamento tra l’interesse del familiare all’assistenza continua al disabile ed altri interessi di rilevanza costituzionale sicché il riconoscimento del diritto del lavoratore familiare può, a seconda delle situazioni contingenti, cedere a rilevanti esigenze economiche, organizzative e produttive dell’impresa. La stessa lettera dell’art.33 della Legge 104/92 stabilisce che la scelta prioritaria della sede di lavoro
Questa è una domanda che i nostri lettori pongono frequentemente e ciò è comprensibile visto che la questione del preavviso al datore di lavoro ai fini della fruizione dei permessi lavorativi derivanti dall’articolo 33 della Legge 104/1992 non è disciplinata da alcuna normativa specifica. Anche l’Inps che di norma regolamenta in modo dettagliato la materia dei benefici derivanti dalla Legge 104, in questo caso rimane piuttosto generico. Infatti nei moduli Inps di richiesta di autorizzazione alla fruizione annuale dei permessi mensili si precisa che le giornate di assenza dal lavoro devono essere indicate in tempo utile al datore di lavoro. È evidente la genericità di tale indicazione soprattutto tenendo conto che i permessi spesso sono usufruiti per motivi di emergenza. Solo il buon senso e la sensibilizzazione dei vari livelli organizzativi dell’azienda possono evitare contenziosi risolvibili solo in sede giudiziaria.
Il padre di un ragazzo invalido ci chiede se può opporsi al trasferimento di sede comunicatogli dall’azienda presso cui lavora. io figlio è invalido al 100% con diritto all’indennità di accompagnamento e certificato di gravità. In seguito alla ristrutturazione della mia azienda mi è stato comunicato il trasferimento ad altra sede. Ho diritto di oppormi in base alla Legge 104/92? M.T. Salerno
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Premesso che occorrerebbe conoscere le motivazioni della sanzione, ipotizziamo che si tratti del caso più frequente: ossia di una contravvenzione comminata perché non è stato visto il contrassegno che pure era esposto regolarmente. In questo caso basta comunicare il fatto con raccomandata a.r. allegando copia del contrassegno e fotocopia della carta d’identità del disabile chiedendo di annullare la contravvenzione. Peraltro, anche coloro che utilizzano gli autoveicoli per il trasporto delle persone invalide, in possesso dello specifico contrassegno, devono rispettare i divieti imposti dall'art. 158 del codice della strada. Infatti se da una parte l’ordinamento prevede espressamente che ai veicoli al servizio di persone invalide devono essere accordate tutte le facilitazioni N. 58 - LUGLIO 2008
nello spostarsi e nel sostare nei centri abitati, dall’altra parte si precisa che detti veicoli non devono costituire grave intralcio al traffico ed effettive situazioni di pericolo. Il cosiddetto «contrassegno invalidi» autorizza la circolazione e la sosta del veicolo adibito al trasporto di una persona con capacità di deambulazione sensibilmente ridotte anche all'interno delle zone urbane a traffico limitato e delle aree pedonali urbane. Il contrassegno è rilasciato alla persona disabile in quanto tale, in modo che questa se ne possa servire esponendolo su qualsiasi veicolo adibito in quel momento al suo servizio e, perciò, la sua validità non è limitata al territorio del Comune che abbia rilasciato tale contrassegno, ma è estesa a tutto il territorio nazionale. REQUISITI PER L’ASSUNZIONE PRIVILEGIATA Sono disabile iscritto nella lista del collocamento riservato ed ho fatto domanda per partecipare ad un concorso pubblico per l’assunzione a tempo indeterminato. Potreste dirmi se durante i tempi necessari allo svolgimento del concorso e conseguente assegnazione di incarico è possibile effettuare lavori a tempo determinato? A.R. Busto Arsizio
Il requisito di disoccupazione per l'assunzione privilegiata su posti all'uopo riservati va posseduto al momento della scadenza del termine per la produzione della domanda di partecipazione al concorso e non necessariamente al momento dell'assunzione; l'ipotesi contraria, infatti, porterebbe all'irragionevole conseguenza che il disabile inserito nella graduatoria permanente dovrebbe astenersi, onde non perdere il requisito di disoccupazione ed il connesso beneficio di riserva per l'assun-
zione, dall'accettare incarichi a tempo determinato, permanendo in quella situazione di disoccupazione che, invece, la Legge 68/1999 è volta ad ovviare agevolando l'accesso privilegiato al lavoro dei disabile. PERMESSI PER ASSISTENZA Nel mese scorso è improvvisamente morta mia madre che assisteva mio fratello disabile grave invalido al 100% con indennità di accompagnamento. Io sono un dipendente statale e non convivo assieme a mio fratello. Posso egualmente chiedere il trasferimento ed usufruire dei permessi della Legge 104? L. B. Milano
Il beneficio di cui all'art. 33, comma 5, L. 104/1992, è accordato al soggetto, parente od affine entro il terzo grado, che assiste in via esclusiva e con continuità il disabile. In altre parole, l'assistenza in via conti-
nuativa ed esclusiva costituisce il presupposto e non il fine del trasferimento. Questo vuol dire che il trasferimento è accordato a chi già "assista con continuità" un parente o un affine entro il terzo grado disabile, e non invece a chi inoltri la domanda di trasferimento per futuri fini di assistenza, come sembra il suo caso dalla esposizione della domanda. Peraltro la distanza tra il domicilio del disabile e la sede di lavoro del dipendente non costituisce un fattore preclusivo all'individuazione di un rapporto di assistenza continuativa. In mancanza della convivenza, però, l'Amministrazione di appartenenza dovrà valutare ancor più rigorosamente l'effettiva esistenza del rapporto di assistenza continuativa ed esclusiva, soprattutto laddove nella medesima zona risiedano altri familiari idonei ad accudire la persona disabile (Tar Lazio Roma, Sez. I bis, 18/12/2007, n.13509).
è possibile inviare i propri quesiti a Lisdha news, “L’Avvocato risponde” via Proserpio, 13 - 21100 Varese, e-mail:
[email protected]
I vostri quesiti su internet Potete trovare tutti i precedenti quesiti della rubrica
“L’Avvocato risponde” suddivisi per materie sul nostro sito internet all’indirizzo: www.lisdhanews.it - rubrica “L’Avvocato risponde” N. 58 - LUGLIO 2008
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L’ESPERTO RISPONDE a cura di Bruno Biasci
PARCHEGGI PRIVATI E POSTI RISERVATI Come far rispettare l'obbligo di non occupare i posti riservati ai disabili nei parcheggi privati?
S
ono dipendente di un’ Università pubblica, e nella mia Facoltà vi è un parcheggio per i dipendenti con posti riservati ai diversamente abili, opportunamente segnalati. Succede che, per la ben nota inciviltà di alcuni, tali posti sono spesso occupati da non aventi diritto. Alle mie rimostranze manifestate al Preside della Facoltà, mi è stato opposto che più che una "moral suasion" verso questi incivili (ottenuta lasciando sul parabrezza i ben noti volantini di richiamo bonario), nulla si può fare. Ovvero, non è possibile far intervenire l'autorità pubblica (Polizia Municipale) per sanzionare e/o rimuovere i veicoli trasgressori, in quanto trattasi di violazione consumata in un parcheggio privato. È veramente così? La tutela dei diversamente abili si ferma sul ciglio d'ingresso di un qualsiasi parcheggio "privato"? Guido Proietti
Purtroppo quanto da lei asserito è ciò che in realtà avviene un po' ovunque. È già difficile far intervenire i
vigili urbani sul suolo pubblico in quanto, pur segnalando l'occupazione abusiva di un parcheggio riservato ai disabili, l'intervento è molto raro e accade solamente se i vigili sono già in zona. L'eventuale multa è fin troppo modesta, considerando il disagio causato alla persona disabile. Nella proprietà privata i vigili urbani non sono tenuti ad intervenire e quindi tutto è rinviato alle regole locali come in un qualunque condominio. Per fare rispettare la semplice regola di non occupare un posto che non spetta si potrebbe usare un volantino non molto simpatico ma forse più efficace con la scritta "vuoi il mio posto prendi anche il mio handicap!". Anche in un' Università con posti stabiliti per i dipendenti disabili, si dovrebbe poter diffidare gli occupanti abusivi, attraverso il numero di targa o altro modo di individuazione, con una lettera del Preside di Facoltà il quale potrebbe dimostrare inoltre la sua sensibilità al problema magari aumentando il numero dei posti riservati per dare qualche possibilità in più per il disabile di trovare un posto libero. Non possiamo che solidalizzare con lei. GLI OBBLIGHI DEL BED & BREAKFAST Sono un libero professionista e un mio cliente, ha sistemato due camere ed una saletta per esercitare l'attività di Bed&breakfast in un suo immobile al primo piano. La normativa prevede che, per le strutture ricettive, una camera sia visitabile per il disabile, compreso il servizio
igienico, ma mi chiedo: per l'accesso al primo piano è obbligatoria l'installazione del servoscala, visto che l'attività di Bed&breakfast non è come quella di albergo o di una pensione? Non nascondo la difficoltà di una eventuale installazione. Esiste la possibilità che il disabile, qualora voglia alloggiare nel B & B, possa essere trasportato dal personale addetto? Geom. Andrea Carlo Balzarini - Ispra (Va)
Secondo quanto da lei esposto e riferendoci al Dm236 (certamente da lei già consultato) risulta sufficiente che siano visitabili una delle due camere e un servizio igienico in quanto non si tratta di una vera e propria struttura ricettiva ma piuttosto di una normale unità abitativa e comunque con superficie sicuramente inferiore ai 250 mq. Proprio per questa ragione non è obbligatoria (anche se certamente auspicabile) l'installazione di alcun sistema di sollevamento per raggiungere le camere. Quindi non trattandosi di nuova costruzione o di ristrutturazione l'appartamento non è soggetto alla norma sull'accessibilità. È secondo noi da escludere invece il trasporto, anche se richiesto, da parte del personale addetto (?) in quanto riteniamo inapplicabile quanto è pur previsto all'art. 5.7 della citata legge, riguardante l'uso di uno specifico pulsante di chiamata. Anche se esistesse il "personale di aiuto", quest'ultimo non potrebbe certo portare di peso per un piano un disabile in carrozzina, considerando che strutturalmente non vi sono appigli utili (le pedane e i braccioli sono articolati, le ruote sono estraibili); specialmente chi non conosce bene una carrozzina dovrebbe essere diffidato a compiere azioni di questo tipo in quanto ciò coinvolge l'incolumità della persona in carrozzina. Non parliamo poi se si presenta un disabile con carrozzina elettrica (circa 160-180 kg).
è possibile inviare i propri quesiti in tema di barriere architettoniche a Lisdha news, “L’Esperto risponde” via Proserpio, 13 - 21100 Varese, e-mail:
[email protected] N. 58 - LUGLIO 2008
ATTUALITÀ
Ma negli arti artificiali ci aspettano nuovi traguardi Correrà alle Olimpiadi con i normodotati attraverso dello protesi ideate da un americano e sperimentate anche da altri atleti.
O
scar Pistorius può andare alle Olimpiadi: l’atleta disabile che è apparso su molti giornali per la sua determinazione a correre con i normodotati ha vinto la sua prima battaglia. La Iaaf, federatletica internazionale, il 14 gennaio aveva affermato che le sue protesi in fibra di carbonio, terminanti in una specie di corto sci, gli avrebbero dato un grande vantaggio rispetto agli altri atleti, quindi per lui solo Paraolimpiadi. Al contrario il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna ha accolto il suo ricorso contro la Iaaf e ora Oscar potrà sperare di qualificarsi per i giochi di Pechino; ma non ha fretta, dice che se non ce la farà correrà nel 2012. Il tempo è tiranno perché la qualificazione deve avvenire entro il 23 luglio e l’atleta dovrà fare 45”55 sui 400 metri per partecipare a una gara individuale, mentre potrebbe gareggiare in una staffetta senza qualificarsi. Oscar non è l’unico a fare sport con questo particolare tipo di protesi, altri atleti le stanno provando con molto successo: Sarah Reinertsen ha avuto una gamba amputata all’età di 7 anni e oggi corre con una protesi simile a quella di Oscar, anche se monolateraN. 58 - LUGLIO 2008
LA VITTORIA DI PISTORIUS le, ma in una disciplina ben più pesante: l’Ironmann Triathlon, 15 ore tra nuoto, corsa e bicicletta. Inoltre ultimamente ha fatto scalpore la sua esibizione come ballerina in alcuni locali con la sua protesi ben in vista, quasi ad indicare che niente è proibito a un disabile con un arto artificiale. Torniamo a Pistorius e alla sua volontà di gareggiare con i normodotati: nato nel 1986 in Sudafrica senza entrambi i peroni, a undici mesi ebbe amputati entrambi gli arti: durante la scuola iniziò a praticare vari sport fino al 2004, quando cominciò a vincere alle Paraolimpiadi di Atene. Nel 2007 gli organizzatori del Golden Gala di Roma lo ammisero a competere con i normodotati sui 400 metri, poi lo stop della Iaaf e il 16 maggio scorso la riabilitazione del tribunale sportivo, con questa dicitura: “Al momento non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che Pistorius tragga vantaggio dall’uso delle protesi”. Un accenno infine all’inventore di questi particolari arti che si stanno dimostrando così potenti e temibili per i normodotati. Hugh Herr nel 1982, a 17 anni, rimase tre giorni disperso sulla montagna che amava scalare: quando lo trovarono l’amputazione di entrambe le gambe per congelamento divenne necessaria. Ricominciò a studiare, divenne professore al Mit di Boston e si applicò proprio su nuove forme di protesi, che sperimentava su sé stesso, fino al raggiungimento dei risultati ragguardevoli che tutti sappiamo. Ma il professore sta andando oltre:
presto si potranno impiantare nei muscoli dei sensori, delle protesi interne che porteranno l’impulso dal cervello alle protesi. Non resta che aspettare un decennio, secondo lo scienziato. Noi lo seguiremo con attenzione e ammirazione. Alma Pizzi
LE PROTESI DEL FUTURO Attive, sensibili, meglio degli arti veri Il controverso caso "Pistorius" ha contribuito a sollecitare il dibattito sulle prospettive degli arti artificiali. Fabio Beltram, vicedirettore della Scuola Superiore Normale di Pisa e direttore del Laboratorio Nest, intervistato sul Sole 24 Ore, ha affermato che “in tema di protesi, quella di Pistorius è una tecnologia vetusta, in quanto si limita ad essere un sostegno motorio, mentre ciò che si sta facendo nei laboratori avanzati di tutto il mondo è arrivare a costruire arti artificiali in grado di comunicare con il sistema nervoso attraverso i metodi della nanotecnologia. Vale a dire tecniche che permettono di capire a modificare il funzionamento della materia.” Ciò vuol dire avere la possibilità “in un futuro di realizzare protesi artificiali identiche agli arti naturali, vale a dire recettive al calore, al freddo alle pressioni, insomma sensibili e attive”. Vi è inoltre la possibilità di realizzare protesi artificiali più resistenti del nostro scheletro e più forti dei nostri muscoli. M. C. LISDHA NEWS - 9
ATTUALITÀ
Vademecum per l’assunzione di colf e badanti Che cosa occorre sapere prima di assumere una badante straniera? Come fare arrivare un’assistente dall’estero? È possibile “regolarizzare” chi si trova già in Italia?
S
i sa che la maggior parte del personale che lavora nelle nostre case come colf, ma soprattutto come “badante” o per usare un termine meno riduttivo come “assistente familiare”, è di origine extracomunitaria. Se le pratiche di assunzione nel caso di qualunque lavoratore, hanno già di per sé una loro complessità, è chiaro che quando si tratta di lavoratori stranieri i problemi aumentano ed è spesso utile appoggiarsi a patronati o altri enti o studi di consulenza specializzati nel settore. Molti sono i quesiti che ci si pone, di fronte ad esempio alle varie tipologie di permessi (di cui alcuni consentono di lavorare, altri no), alle comunicazioni da effettuare ai vari enti, alle possibilità di regolarizzare chi è in Italia senza regolare per10 - LISDHA NEWS
SE LA BADANTE È STRANIERA messo di soggiorno, ai tempi necessari per far entrare un lavoratore dall’estero, all’assunzione dei cosiddetti “neocomunitari” ossia bulgari e rumeni, ecc. In questo articolo cerchiamo di dare risposta ad una serie di quesiti, scelti tra i più frequenti e delicati, inerenti l'assunzione di assistenti extracomunitari, mentre nel riquadro a pagina 13 affrontiamo le problematiche riguardanti l'assunzione di lavoratori provenienti da Paesi della Comunità Europea. Quali sono le principali norme che regolano l’accesso al lavoro degli immigrati extracomunitari? La normativa di riferimento è il Testo Unico sull’immigrazione (Dlgs 286/98, così come modificato dalla Legge 189/02, cosiddetta Bossi-Fini), unitamente al suo regolamento di attuazione, ossia il Dpr 31/8/1999 n. 394, modificato dal Dpr 18/10/2004 n. 334. Cosa deve fare un datore di lavoro che intende assumere uno straniero residente all’estero? Innanzitutto occorre sapere che l’ingresso in Italia per motivi di lavoro subordinato, anche stagionale e di lavoro autonomo, è possibile, salvo casi particolari, solo nell’ambito delle quote di ingresso stabilite con decreti adottati dal Governo.
Per assumere un lavoratore straniero residente all’estero il datore di lavoro deve pertanto presentare domanda attraverso le modalità e la tempistica indicata dai decreti flussi. E se il lavoratore è già soggiornante in Italia? La richiesta di nulla osta al lavoro può essere presentata anche nei confronti di uno straniero già presente in Italia, anche se senza permesso di soggiorno o con un permesso che non consente di lavorare. Tuttavia nel momento del rilascio del nulla osta lo straniero deve in ogni caso ritornare nel proprio Paese e richiedere alla Rappresentanza diplomatico consolare il visto di ingresso per motivi di lavoro. Il ritorno in patria non è richiesto solo nel caso in cui l’immigrato sia in possesso di un permesso per motivi di studio o formazione e ne richieda la conversione per motivi di lavoro. Talvolta – specie nel caso di assistenza ad anziani e disabili – la procedura di rientro nel Paese di origine risulta molto problematica, sia per i tempi che richiede, che per gli ostacoli che può incontrare. È possibile assumere dall’estero un collaboratore domestico part-time? Sì, a patto che l’orario di lavoro non sia inferiore alle 20 ore settimanali. N. 58 - LUGLIO 2008
Qual è il reddito minimo necessario per assumere un lavoratore domestico dall’estero? Per far entrare in Italia un collaboratore domestico è necessario possedere un reddito annuo, al netto dell’imposta, di importo almeno doppio rispetto all’ammontare della retribuzione annuale dovuta al lavoratore, aumentata dei connessi contributi. Il reddito minimo richiesto può risultare anche dal cumulo dei redditi del datore di lavoro con quello degli altri componenti il nucleo familiare, oppure dei parenti di primo grado conviventi e non conviventi o, in mancanza, di altri soggetti tenuti legalmente all’assistenza sulla base di un’autocertificazione dei medesimi. È naturalmente possibile assumere anche più di un collaboratore domestico a condizione che il datore di lavoro dimostri di essere in possesso dei relativi requisiti di reddito. Il requisito del reddito è necessario anche per assumere una badante? L’art. 30-bis, c. 8, del Regolamento di attuazione ha precisato che le norme relative alla verifica della congruità della capacità economica non si applicano se il datore di lavoro è affetto da patologie o handicap che ne limitano l’autosufficienza e intende assumere uno straniero addetto alla sua assistenza. Solo in questo caso per autorizzare l’assunzione di badanti non dovrebbero esserci vincoli quanto al reddito minimo. Sono considerate “non autosufficienti nel compimento degli atti della vita quotidiana”, le persone che non sono in grado di mangiare, espletare le funzioni biologiche, provvedere all’igiene personale, camminare, vestirsi o che necessitano di sorveglianza continuativa. Naturalmente è indispensabile che questa condizione sia documentata da un certificato medico.
anno e l’ammenda di 5000 euro per ogni lavoratore impiegato (art. 22, c. 12 TU). Tuttavia, specie se l'imputato è incensurato, potranno essergli riconosciute attenuanti e sarà possibile la sospensione condizionale della pena. Le sanzioni amministrative sono invece legate alla violazione degli obblighi retributivi e contributivi, in applicazione dell’articolo 2126 del Codice Civile. In concreto però, difficilmente tale reato viene contestato in quanto non vengono normalmente svolti controlli nelle famiglie e il lavoratore in nero non ha nessun interesse a sporgere denuncia, con il rischio di venire espulso. Pertanto in proporzione al numero dei lavoratori domestici le sentenze di condanna sono pochissime. È possibile regolarizzare un collaboratore domestico straniero già in Italia ma privo di permesso di soggiorno o con permesso di soggiorno non valido allo svolgimento dell’attività lavorativa? No, non è possibile sanare il rapporto di lavoro irregolarmente instaurato. L'unica possibilità per mettersi in regola è quella di avvalersi della procedura sopra descritta nell’ambito del decreto annuale di programmazione dei flussi di ingresso. Quali altre garanzie, oltre alla retribuzione, occorre fornire per assumere un collaboratore domestico dall’estero? Il datore di lavoro deve indicare per il collaboratore domestico un alloggio che sia fornito dei requisiti di abitabilità ed idoneità igienicosanitaria. Questo anche nel caso che
la badante o colf sia convivente con il datore di lavoro. Successivamente, una volta entrato in Italia, sarà il lavoratore, al momento della presentazione presso lo Sportello Unico per la stipula del contratto di soggiorno a dover consegnare una ricevuta attestante l’avvenuta richiesta del certificato di idoneità alloggiativa (rilasciato dal Comune o dalla Asl), nonché la documentazione attestante l’effettiva disponibilità dell’alloggio. Il datore di lavoro dovrà, inoltre impegnarsi a garantire le spese di viaggio per l’eventuale rientro del lavoratore al Paese d’origine. Che cosa succede, in caso di assunzione dall’estero, se il datore di lavoro muore prima che sia completata la procedura di ingresso? È possibile il subentro nella domanda di un proprio familiare? In linea generale la procedura si arresta, ma è possibile il subentro nell’assunzione da parte di un componente della famiglia del defunto (circ. 7/7/2002 del Ministero dell’Interno) che potrà presentare allo Sportello Unico una specifica richiesta. Nel caso di nuovi ingressi si può procedere all’assunzione prima che l’immigrato sia in possesso del permesso di soggiorno? Sì, la circolare del Ministero dell’interno del 20/2/2007 precisa che il datore di lavoro può procedere all’assunzione quando l’immigrato è ancora in attesa di permesso di soggiorno purché sia stato ottenuto il nulla osta, sia stato stipulato il contratto di soggiorno e sia stata fatta richiesta di permesso.
Cosa rischia la famiglia che ha una badante irregolare? La legge italiana prevede espressamente delle sanzioni penali e amministrative per il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze un lavoratore straniero privo di permesso di soggiorno. Se, seguito di controllo, le autorità competenti trovano alle dipendenze lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno, scatta a carico del datore di lavoro la denuncia. Sul piano penale la legge prevede l'arresto da tre mesi ad un N. 58 - LUGLIO 2008
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Sempre in caso di nuovi ingressi, se il rapporto di lavoro si interrompe prima che sia stato rilasciato il permesso, un altro datore di lavoro può procedere all’assunzione? Sì, ciò è possibile purché il rapporto con il datore di lavoro che ha dato origine all’ingresso si sia correttamente instaurato, anche se cessato. Occorrerà, ovviamente, stipulare un nuovo contratto di soggiorno con il nuovo datore di lavoro. Quali sono le comunicazioni da fare quando si assume un lavoratore extracomunitario? Come per tutti gli altri lavoratori il datore di lavoro deve dare comunicazione al Centro per l’Impiego entro il giorno precedente all’assunzione utilizzando o la telematica secondo le modalità previste dalle varie Regioni o Province o la trasmissione cartacea (via fax, a mano, o tramite raccomandata). In quest’ultimo caso vanno impiegati gli appositi moduli scaricabili dal sito del Ministero (www.lavoro.gov.it/ CO/LM/ServiziMinistero/Standard/). È stata invece soppressa a partire dall’11/1/2008 la comunicazione all’Inail e all’Inps (per effetto del Dm 30/10/2007). Non è più necessario inoltre comunicare l’ assunzione allo Sportello Unico per l’Immigrazione e all’autorità di Pubblica Sicurezza. Resta invece l'obbligo di trasmettere il contratto di soggiorno (mod. Q) allo Sportello Unico. Al Centro per l’Impiego vanno comunicate entro cinque giorni dall’evento anche eventuali vicende modificative del rapporto di lavoro, quali la proroga del termine inizial12 - LISDHA NEWS
mente fissato, la trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato, la trasformazione da tempo parziale a tempo pieno, ecc. Va inoltre comunicata, sempre entro cinque giorni, la data di cessazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato o la diversa data di cessazione dei rapporti di lavoro a termine. Anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro l'unica comunicazione da fare è quella per il Centro per l'Impiego. Analogamente entro cinque giorni va comunicato l’eventuale trasferimento di sede del lavoratore. L’omissione di tali comunicazioni è punita con la sanzione amministrativa da 500 a 2.500 euro. È possibile assumere come collaboratore domestico un proprio familiare? L’Inps, con circolare del 12/10/2006 ha chiarito che occorre distinguere il caso in cui il datore di lavoro e il lavoratore domestico siano parenti o affini, dal caso in cui siano marito e moglie. Mentre nel primo caso l’assunzione risulta infatti possibile (sempre che il rapporto di lavoro sia provato e vi sia la relativa retribuzione), nel caso, invece di rapporti di lavoro nascenti tra coniugi, ancorché provati, si esclude l’instaurazione di un legittimo rapporto di lavoro, in quanto tra i doveri dei coniugi vi è quello reciproco di assistenza materiale e di collaborazione nell’interesse della famiglia, incompatibile con un parallelo rapporto di lavoro domestico. L’unico caso in cui può configurarsi un rapporto di lavoro domestico anche tra coniugi si ha qualora il datore di lavoro ha delle menomazioni tali da renderlo
non autosufficiente o rivesta un determinato status (sacerdote, componente di comunità religiose). È possibile assumere un immigrato in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno? Sì, è perfettamente lecito nella fase di rinnovo del permesso di soggiorno instaurare un nuovo contratto di lavoro. Il Testo Unico prevede, infatti, all’art. 22 la possibilità durante la fase del rinnovo, sia di proseguire il rapporto di lavoro già instaurato, sia di instaurare un nuovo rapporto di lavoro presso un diverso datore. La correttezza di tale interpretazione è stata avvallata dalla direttiva del Ministero dell’Interno del 5/8/2006. È però essenziale che la richiesta di rinnovo sia stata presentata entro 60 dalla data di scadenza del permesso di soggiorno. Occorre inoltre verificare a che titolo il cittadino extraUE ha chiesto il rinnovo in quanto può essere assunto solo chi ha chiesto il rinnovo del permesso per motivi di lavoro, famiglia, studio (ma solo fino a 20 ore settimanali), protezione sociale, asilo politico, motivi umanitari ed è quindi consigliabile che il datore di lavoro richieda la copia del permesso di soggiorno scaduto nel quale è indicata la motivazione. Cosa fare nel caso in cui lo straniero che si vuole assumere abbia un permesso di soggiorno elettronico che non riporta il motivo del soggiorno? I nuovi permessi di soggiorno su formato elettronico hanno il difetto di non riportare la motivazione per N. 58 - LUGLIO 2008
Politiche Sociali n. 9 dell’8/3/2005, in caso di assunzione a suo tempo effettuata senza la stipula del contratto di soggiorno all'epoca non richiesta, è necessario integrare l’originario contratto di lavoro con un contratto di soggiorno. Tale contratto, redatto sull’apposita modulistica (modello R), deve essere inviato, tramite raccomandata, al competente Sportello Unico, il quale provvede a restituire la ricevuta di ritorno, timbrata. Ciò è necessario per consentire il rinnovo del permesso per motivi di lavoro subordinato.
cui l'immigrato è autorizzato a restare in Italia. Il problema è stato da tempo segnalato e sembra che per il futuro verranno apportati idonei correttivi. In attesa di ciò, il 13/12/2007 il Ministero dell'Interno ha inviato un telegramma ai Questori, invitandoli al rilascio, in presenza di espressa richiesta degli interessati, di una specifica attestazione idonea a certificare i motivi per i quali viene emesso il titolo di soggiorno. Pertanto è opportuno consigliare gli immigrati che si trovano in possesso di permesso di soggiorno elettronico di recarsi presso la Questura a richiedere tale documentazione. Che cos’è il contratto di soggiorno? L'art. 5, c.3 bis, del TU, prevede la necessità per lo straniero di stipulare con il datore di lavoro un contratto di soggiorno al fine di poter ottenere il rilascio del permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Il contratto di soggiorno contiene, tra l’altro, l’impegno da parte del datore di lavoro a garantire un’alloggio idoneo e a garantire il pagamento delle spese di viaggio per il rientro del lavoratore nel paese di provenienza. Deve stipulare il contratto di soggiorno anche lo straniero che già in Italia con regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro intenda mutare attività lavorativa? L'art. 36 bis del Regolamento di attuazione prevede l’obbligo per tutti gli stranieri extraUe in possesso di un permesso per motivi di lavoro, di stipulare ogni volta che mutano attività lavorativa un contratto di soggiorno da inviare al competente Sportello Unico per N. 58 - LUGLIO 2008
l’immigrazione. A tal fine le parti dovranno compilare e sottoscrivere il contratto sull’apposito modello Q, (disponibile sul sito www.solidarietasociale.gov.it/Immigrazione/Ingre sso e soggiorno lavoratori extracomunitari/contratto di soggiorno) ed inviarlo, con lettera raccomandata al Sportello Unico, istituito presso la Prefettura, entro 5 giorni dall’inizio dell’attività lavorativa. La sussistenza di un contratto di soggiorno è infatti una delle condizioni necessarie per ottenere il rinnovo del permesso per motivi di lavoro. Occorre stipulare un contratto di soggiorno anche nel caso in cui l’attività lavorativa sia iniziata prima dell’entrata delle norme (L. 189/02 e Dpr 334/04) che l’hanno introdotto? Sì, in base alla circolare del Ministero del Lavoro e delle
Vi sono casi particolari in cui non è necessario stipulare il contratto di soggiorno? Sì, la circolare del Ministero dell’Interno del 25/10/2005 ha chiarito che non è necessaria la stipula del contratto di soggiorno per i cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo (ex carta di soggiorno) o di un titolo di soggiorno rilasciato per un altro motivo che abiliti all'attività lavorativa (es. permesso di soggiorno per motivi familiari, di studio, umanitari, asilo politico). In questi ultimi casi il contratto di soggiorno dovrà essere stipulato solo al momento dell'eventuale conversione del titolo posseduto in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato. Marcella Codini
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E SE L'ASSISTENTE PROVIENE DA UN PAESE CEE? Il caso di bulgari e rumeni Ricordiamo che i cittadini comunitari sono quelli provenienti da uno dei 27 Stati membri dell'Unione Europea (Italia, Germania, Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Regno Unito, Irlanda, Austria, Spagna, Portogallo, Grecia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria, Estonia. Lettonia, Lituania, Malta e Cipro, Romania e la Bulgaria). Romania e Bulgaria sono entrate a far parte dell'Unione Europea dall’1/1/2007. Tutti i cittadini comunitari hanno diritto di libera circolazione e soggiorno nel territorio degli Stati membri e possono essere regolarmente assunti senza che sia necessario richiedere allo Sportello Unico per l'immigrazione alcun nulla osta e senza che venga stipulato un contratto di soggiorno. Per la loro assunzione sono quindi richiesti solo gli ordinari adempimenti previsti per i lavoratori italiani e questo vale anche – nel caso del lavoro domestico – per i cittadini bulgari e rumeni.
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ATTUALITÀ
Cani, gatti, cavalli, delfini possono diventare…. La pet therapy si sta sviluppando anche in Italia come valido supporto a terapie mediche tradizionali nel campo dell’ handicap e non solo.
S
i sa che gli animali domestici sanno dare amore infinito, chiedendo pochissimo in cambio, che possono diventare insostituibili amici, parte integrante della propria famiglia. Che possano anche diventare “medici con la coda” potrebbe sorprendere i più, ma è una realtà: anche in Italia sta prendendo piede la “pet therapy”. Con il termine “pet therapy” (la corretta traduzione sarebbe “terapia PER l’animale”, ma il termine negli anni si è affermato nel senso di “terapia CON gli animali”) si indica generalmente una terapia basata non solo su medici e farmaci tradizionali, ma anche sull’apporto che il contatto con un animale, sotto il controllo di veterinari e addestratori, può dare. La terapia si basa su uno “scambio” reciproco fra l’animale e l’uomo, che avviene in un ambiente il più naturale possibile, favorendo un passaggio di emozioni reciproco che influenza positivamente sia l’animale sia l’umano. 14 - LISDHA NEWS
MEDICI CON LA CODA È nel 1960 che Boris Levinson, uno psichiatra infantile, intuì le potenzialità benefiche del rapporto uomo-animale e le applicò per primo sui suoi pazienti. È stato più volte dimostrato come accarezzare un gatto o un cane abbassi i livelli di ansia e di stress e come la presenza di un animale di cui occuparsi possa dare la spinta a non lasciarsi andare e a prendersi anche cura di sé nel caso di soggetti tendenti a depressione o disagio sociale. Di più: occuparsi di un gatto o un cane a casa propria, accudirlo, portarlo a fare una passeggiata, spazzolarlo, lavarlo o preparargli la pappa crea le condizioni ottimali di esercizio delle facoltà motorie in disabili fisici, che migliorano o mantengono le proprie capacità in misura maggiore che non limitandosi agli esercizi correttivi e di supporto, che hanno il difetto di poter diventare ripetitivi e noiosi. Il fatto che la vita dell’animale e il suo benessere dipendano più o meno da lei, poi, rende la persona più responsabile e indipendente e induce una buona autostima. I cavalli (ippoterapia) sono spesso utilizzati a supporto delle fisioterapie tradizionali nel caso di disabilità fisiche poiché il montare a cavallo, restare in equilibrio, riuscire a dare semplici comandi all’animale stimolano i
muscoli della schiena e delle gambe, migliorano l’equilibrio e la coordinazione e creano un rapporto di fiducia fra l’uomo e l’animale, instaurando un nuovo modo di affrontare eventuali difficoltà che poi può essere riportato nel rapporto fra umani. Spessissimo poi gli animali possono arrivare dove gli umani difficilmente giungono. Nei casi di autismo, per esempio, la pet therapy con delfini (delfinoterapia) o con altri animali ha aperto delle porte di comunicazione sorprendenti; un animale, qualunque animale, ha un modo di comunicare e di porsi completamente differente da un umano ed è quindi possibile che sia questa loro diversa sensibilità e comunicatività a poter “parlare” in maniera diversa con chi non vuole o non può parlare secondo il normale e comune linguaggio. Anche in alcuni ospedali i cani (cuccioli e adulti) vengono utilizzati come “farmaci viventi” nei reparti pediatrici: il contatto e le coccole fatte a un cane, i giochi e le cose buffe che si possono fare con lui diminuiscono il senso di disagio provato dai bambini per una situazione pesantemente stressante quale è il ricovero ospedaliero. Ma gli animali che lavorano nella pet therapy soffrono? È una preocN. 58 - LUGLIO 2008
cupazione comune a tutti coloro che amano gli animali ed è una preoccupazione per fortuna infondata. Perchè possano lavorare al meglio vengono scelti gli animali la cui indole è più in affinità con il compito che viene loro riservato: mai un cane che si mostra aggressivo verrà addestrato per la pet therapy, come nemmeno un cavallo irrequieto o un delfino nervoso. In questo modo l’animale potrà esprimere al meglio la propria indole e allo stesso tempo essere molto utile al suo “assistito”. D’altra parte, non tutti i pazienti possono usufruire della pet therapy: persone affette da psicosi maniacali e malattie mentali gravi potrebbero sfogare la loro aggressività sugli animale, con conseguenze disastrose, e ovviamente non verrà mai proposta la pet therapy a persone con zoofobie o
con limitate capacità immunitarie, che stanno subendo chemioterapie o terapie immunosoppressive o che sono affetti da diabete mellito o da Aids, per evitare di esporli a qualunque tipo di agente patogeno. Gli animali sono comunque sempre curati alla perfezione, sono vaccinati e seguiti, ma il rischio è certamente troppo alto anche se rapportato ai benefici che se ne potrebbero trarre. Ogni percorso di pet therapy prevede un accurato progetto rieducativo studiato dal medico, dallo psicologo e dal pedagogista, che devono valutare come la relazione con l’animale possa essere utile. Il pet partner e l’addestratore dell’animale hanno il compito importante di scegliere l’animale più adatto e di prendersi cura di lui, preparandolo se dovrà lavorare con disturbi psicofisici particolari; un fisioterapista sarà importante nel caso di una persona con problemi di handicap fisico e l’educatore starà accanto a entrambi, umano e animale, per tutta la durata della terapia. A intervalli stabiliti verranno valutati i progressi fatti dalla persona e, se dovesse essere il caso, verrà ricalibrata la terapia. Proprio il caso di dire: “Quel medico è un cane… e meno male!”.
NON ABBANDONIAMOLI! Anche quest’anno con l’estate assistiamo alla piaga degli abbandoni di animali indifesi. Diverse associazioni si occupano di curare e sostenere i randagi, gatti o cani che siano, di sterilizzarli (per prevenire una moltiplicazione incontrollata e per evitare problemi di salute anche gravi agli stessi animali) e di curarli se stanno male. Se abbiamo intenzione di adottare un cane o un gatto, chiamiamo prima il canile o il gattile di zona: ci sono tantissimi cuccioli e adulti che cercano una casa e una famiglia e sono pronti a riempirci di coccole e amore.
Dana Della Bosca
ECCO DOVE PRATICARLA Le vacanze possono essere l'occasione per accostarci alla pet therapy. Ecco alcuni indirizzi di strutture che nel periodo estivo propongono attività di pet-therapy a favore di persone con disabilità. All'Agriturismo Podere Lecceta a Chianni (Pi) in Toscana (tel. 0587/647511, cell. 339/7275015,
[email protected], www.itaca -pet-therapy.com) vengono proposte sessioni in piscina con cani Terranova addestrati al salvamento e a terra con cani o altri animali da compagnia. Inoltre attività per acquisire o migliorare le capacità acquatiche, interventi educativi e riabilitativi, collaborazione e sostegno psicologico alle famiglie. I programmi di pet therapy Integrata organizzati dall'Associazione Itaca sono destinati a bambini/adolescenti con disturbi autistici e alle loro famiglie. Per ogni ragazzo viene definito un programma individualizzato, in collaborazione con i genitori, con la supervisione dello psicologo e il costante monitoraggio di operatori con competenze specifiche sull'acquaticità per bambini e ragazzi affetti da autismo. I programmi hanno la durata di 10 giorni e si svolgono da giugno a settembre. Sempre in Toscana il Borgo di Elisa che sorge nella campagna del Mugello a 25 chilometri da Firenze (tel 055/8468235 cell. 348/3348892,
[email protected], www.pianetaelisa.it) mette a disposizione degli ospiti un maneggio con personale specializzato in percorsi di ippoterapia. La struttura (priva di barriere architettoniche) ospita gruppi, famiglie e singoli con possibilità di uso della cucina (attrezzata per consentirne l'utilizzo anche alle persone in carrozzina) o con formula Bed&breakfast o mezza pensione. N. 58 - LUGLIO 2008
Al Centro Rieducazione equestre l'Arca del Seprio di Vedano Olona (Varese, tel. 0332/401963 cell. 335/8328837;
[email protected], www.arcadelseprio.it) dal 13 al 19 luglio viene organizzata una settimana di vacanze a cavallo per minori dai 6 ai 14 anni con possibilità di inserire 4 ragazzi in situazione di disagio o con handicap (anche di età superiore). Il Dosso S. Andrea (Quinzano d'Oglio (Bs), Tel 030/9923493,
[email protected], www.agridosso.it ) è un'azienda a conduzione familiare che sorge nel parco dell'Oglio Nord, a poche centinaia di metri dalle rive del fiume che mette a disposizione della persona disabile e della sua famiglia le opportunità di tipo riabilitativo, socio educativo e ludico sportivo: si può praticare l'ippoterapia e la pet therapy. Si rivolge principalmente a persone con disturbi relazionali comportamentali o disturbi della personalità, con insufficienza mentale, a persone che presentano quadri misti (motorio, cognitivo, psichico) o condizioni di svantaggio sociale o situazioni di deprivazione affettiva o cognitiva che ne pregiudicano le possibilità evolutive. E infine segnaliamo Casanatura Coppa del Giglio (Tel 0884/565086, cell. 338/4011838 349/4075503,
[email protected], www.casanaturagargano.it) una struttura ricettiva immersa in una suggestiva foresta del Gargano offre soggiorni per disabili mentali e sensoriali lievi con attività ludico-ricreative ed educative-occupazionali e soggiorni per gruppi (week-end e settimane) dove si gioca e si impara insieme ai cavalli. LISDHA NEWS - 15
ATTUALITÀ ATTUALITÀ ESPERIENZE
Proposte per turisti con disabilità C’è sempre più richiesta di vacanze che si svolgano in strutture che garantiscano anche un’assistenza personale. Vi segnaliamo alcune organizzazioni che le propongono.
P
er le persone con disabilità, la programmazione e l'organizzazione di una vacanza presenta delle difficoltà, in quanto il settore turistico spesso non è in grado di soddisfare le necessità di questi viaggiatori. Anche lo sviluppo dell'accessibilità e della fruibilità delle strutture ricettive e turistiche non è ancora entrato a pieno titolo tra le priorità del mondo del turismo. Per disposizione di legge, gli edifici ad uso pubblico costruiti o ristrutturati dopo il 1989 dovrebbero essere accessibili, ma spesso gli interventi non eliminano in modo efficace e razionale le barriere 16 - LISDHA NEWS
VACANZE “ASSISTITE” CERCASI architettoniche. Vengono realizzati ancora troppi interventi volti solo a garantire il rispetto dei requisiti minimi richiesti dalla legge, senza uno sforzo per trasformare una mera imposizione normativa in un'opportunità più appetibile per tutti. Un altro aspetto da sottolineare è la mancanza di informazioni affidabili. Numerosi sono oggi gli strumenti a disposizione delle persone con disabilità: sportelli informativi, siti internet, guide. La comunicazione però è ancora poco integrata al circuito ordinario delle informazioni turistiche e quindi non sempre di facile reperibilità. Inoltre permane la difficoltà di organizzare vacanze in autonomia per le persone che necessitino di assistenza personale. Nonostante la domanda cresca, il ventaglio delle proposte di questo tipo è rimasto invariato negli anni e generalmente le mete non offrono grandi alternative e talora non consentono una reale integrazione del turista disabile.
Vi presentiamo in ogni caso una rassegna di proposte di vacanze di gruppo con assistenza tratte dalla pubblicazione “Vacanze accessibili 2008” realizzata dallo Sportello Vacanze dell’Aias di Milano e disponibile integralmente sul sito: www.milanopertutti.it.
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A PICCOLI PASSI Coperativa Sociale Via Tertulliano 70 Milano Tel. 02 89502582 Fax 02 55196787 mail:
[email protected] sito: www.apiccolipassi.com Referente: Teresa Valente. Proposte per disabili intellettivi e fisici durante il mese di agosto al mare a Lignano Sabbiadoro (Ud) presso il Villaggio Adriatico, moderno centro turistico con ampia spiaggia privata e in montagna all'Aprica in Valtellina presso la Colonia Comerio in una zona immersa nel verde e circondata da prati per le attività di gioco e da bellissimi sentieri. AERIS Coop Sociale Tel 039 6853523 - 039 6612211 Fax 039 6918941 mail:
[email protected] Referente: Ugo Caparini. Per informazioni: Elisabetta Pirola, Silvia Tognoli. Proposte di soggiorno per disabili intellettivi che si svolgono dal 19 luglio al 30 agosto a Pinarella di Cervia presso la Casa per ferie Mare e Vita con attività differenziate a seconda delle caratteristiche dei partecipanti. La struttura si trova a poche centinaia di metri dal mare, dispone di spiaggia privata e di luoghi ricreativi. SERVIZIO PROGETTI ALLA PERSONA AIAS Via di Vittorio 73 San Donato Milanese (Mi) Tel. 02 51814114 mail:
[email protected] Proposta per ragazzi e giovani con un'età compresa fra i 17 e i 25 anni, con disabilità medio-lieve fisica e intellettiva. Il luogo prescelto è la casa per ferie Il Melograno a Ceriale (Sv) e i soggiorni si svolgono nel mese di luglio.
a Rimini, Mirabilandia, San Marino, acqua park Aquafan a Riccione, gite in barca, discoteca. I soggiorni si svolgono dal 21 luglio al 1° settembre. ASSOCIAZIONE PROMETEO Via Fiume 97 Sondrio Tel. 340 5235430 mail:
[email protected] sito web: www.prometeonlus.com Referente: Simone Pancotti. Proposta per disabili con difficoltà cognitivo/mentale sulla riviera adriatica presso il Crocrodrillo Holidays Center di Cesenatico (Fc), situato di fronte al mare con ampi spazi esterni. ASSOCIAZIONE LA MOVIDA Via Donizetti, 7 Cusano Milanino (Mi) Tel. 328 2312462 mail:
[email protected] sito: www.lamovida.altervista.org Referente: Riccardo Bosi. Proposte di vacanza per disabili fisici e psichici sulla costa ionica a Torre Castiglione - Porto Cesareo, situato pochi chilometri da Lecce e alle Cinque Terre (Sp) presso l'Ostello Tramonti a Biassa. I PERCORSI Via Valla 25 Milano Tel. 02 89546569 Fax 02 89544042 mail:
[email protected] Referente: Severina Mozzon. Proposte di vacanza ad Albenga (Sv) rivolte a disabili intellettivo e fisici presso il Seminario Vescovile, situato sul lungomare e privo di barriere architettoniche con ampi spazi esterni privati, giardino a campo da calcio. A disposizione degli ospiti un istruttore di nuoto per disabili.
LA ROSA BLU Via Vecellio, 3 Padova Tel. 049 8642564 Fax 049 8899969 mail:
[email protected] sito web: www.larosablu.com Referenti: Matteo Altavilla e Marcello Magrì. Veramente ampia la gamma di proposte che vengono da questa associazione, che vanta ormai una grande e pluriennale esperienza nel settore. Le diverse proposte di vacanza sono rivolte e per disabili fisici e intellettivi e si svolgono al mare a Pesaro, a S. Benedetto del Tronto a Lignano Sabbiadoro e in montagna a Sauze d'Oulx (To) a 1500 metri di altezza. SODALITAS Tel. 02 48401208 Fax 02 48401390 mail:
[email protected] Referente: Michela De Carli Tel. 02 96461259 Fax 02 964662 mail:
[email protected] Referente: Claudio Oliva. Proposta di vacanza per disabili intellettivi e fisici a Igea Marina presso la Casa Vacanza Ticino, situata direttamente sul mare. Durante il soggiorno gli operatori proporranno attività balneari e ludiche in spiaggia, laboratori creativi, passeggiate ed escursioni. NOhA - Associazione Nuovi Orizzonti Handicap Via Zurigo 65 Milano Tel. 347 2706379 Referente: Luca Leo. mail:
[email protected] sito web: www.noha-onlus.it Vacanza al Mare a Pinarella di Cervia (Ravenna) dal 4 al 22 agosto.
CISE Centro iniziative Sociali Educative Via Rosmini 1 Reggio Emilia Tel. 0522 324686 Fax 0522 360234 mail:
[email protected] Referente: Anna Bassoli. Proposte per disabili intellettivi e fisici a Igea Marina (Rn) presso la Casa per ferie Mare e Verde, situata sul mare a circa 700 metri dal centro di Igea e a 250 metri da Torre Pedrera. Verranno proposte numerose attività ricreative, tra cui visite N. 58 - LUGLIO 2008
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ROSA CAMUNA ALTA VALLE Coop Sociale ONLUS via Marconi, 236 Edolo (BS) Tel. 0364 73076 Fax 0364 778621 mail:
[email protected] sito: www.rosacamunaaltavalle.it Referente: Bianca Vaira. Offre da anni "soggiorni vacanza assistiti in ambiente protetto", per persone con disagio psico-fisico a Edolo (700 m) piccolo centro a pochi km da Aprica e Ponte di Legno presso il Centro Vacanze Salute e Turismo. HANDICAP: SU LA TESTA! Largo Balestra 1 Milano Tel. 02 48951894 Fax 02 4232445 mail:
[email protected] Referente: Antonio Bartalini. Vacanza a Cesenatico per disabili intellettivi al Crocrodrillo Holidays Center, struttura accessibile con un ampio giardino e piscina. Il programma si articola in un mix di proposte ricreative, (spiaggia, piscina, acqua park, gite a cavallo e Mirabilandia) mirate al divertimento in situazione di sicurezza, nella costante ricerca del conseguimento di una più ampia autonomia relazionale. MONSERENHORSES Via Monsereno 9 Imbersago (LC) Tel. 039 9921343 cell. 335 5626152 mail:
[email protected] sito: www.monserenohorses.it Referente: Massimo Villa. Proposta per disabili intellettivi e fisici a Bobbio sulle colline piacentine a 680 metri sul livello del mare. Durante la giornata gli animatori sono a disposizione per attività ludiche e sportive, laboratori di espressione e di manualità, gite ed escursioni a
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contatto con la natura, giornate al mare, serate in allegria. Su richiesta, i partecipanti possono aderire ad un programma di ippoterapia realizzato con personale specializzato. SPAZIO APERTO SERVIZI Via Gorki, 5 Milano Tel. 02 425527 - 02 4232477 Fax 02 48955500
[email protected] Referente: Monica Simbari. Proposte per disabili intellettivi ad Aprica presso l'Hotel Italia. A disposizione degli ospiti un'accogliente taverna per trascorrere serate in compagnia. L'ampio giardino attrezzato con tavolini ed ombrelloni, si presta per vivere momenti di relax godendosi la frizzante aria montana. In programma itinerari naturalistici, visite a Livigno e Bormio e uscite serali. L'associazione propone anche soggiorni a Pinarella di Cervia (Ra) presso la Casa per ferie Santa Maria del Mare, situata a ridosso della pineta costiera in prossimità della spiaggia, alla quale si accede da un viottolo privato. In programma visite alle caratteristiche località dei dintorni, parco acquatico, mercatini locali, uscite serali per partecipare alle numerose sagre organizzate nella zona. AZZURRA COOPERATIVA SOCIALE - Onlus Via Domokos, N. 4 Milano Tel. 02 48713039 Fax 02 48713020 mail:
[email protected] Referente: Serena Caserotti. La cooperativa gestisce la Casa per ferie Mater Gratiae situata a Pinarella di Cervia (Ra). Vengono proposti soggiorni assistiti dal 9 giugno al 10 settembre.
CASANATURA COPPA DEL GIGLIO località Bosco Quarto-Monte Sant'Angelo (Fg) Tel. 0884 565086 cell. 338 4011838- 349 4075503 Fax: 0884 535842 mail:
[email protected] sito: www.casanaturagargano.it Referente: Dott.ssa Angela Pasqua. Proposte di soggiorno nella suggestiva foresta del Gargano per disabili mentali e sensoriali lievi con attività ludico-ricreative ed educative-occupazionali che favoriscano il contatto degli ospiti con l'ambiente, la storia e la cultura del luogo, attraverso i laboratori di ceramica, legno, cucina, musicoterapia, gruppi-benessere, escursioni naturalistiche e culturali. CONSULTA REGIONALE DEGLI HANDICAPPATI - Onlus Via Cesina Pugliano 8/10 San Valentino Torio (Sa) Tel. 081 3722382 Fax 081 3722604 Referente: Pasquale Imperatore. mail:
[email protected] http://xoomer.alice.it/turismosociale/ Comunità alloggio e casa per vacanze con possibilità di accoglienza di persone disabili usufruendo di un servizio di assistenza 24 ore su 24. Questa formula consente al disabile di mettersi in viaggio anche da solo, raggiungere con qualsiasi mezzo (aereo, nave, treno, autovettura, altro) la città di Napoli o una delle altre quattro città capoluogo di provincia (Avellino, Benevento, Caserta o Salerno), dove sarà accolta, accompagnata ed assistita per tutto il periodo del soggiorno. Tale servizio è a prenotazione e va richiesto al momento della prenotazione del soggiorno.
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MOBILITÀ
Notevole passo avanti nella tecnologia a favore dei disabili
UNA CARROZZINA RIVOLUZIONARIA Si tratta della carrozzina elettrica chiamata iBOT prodotta negli Stati Uniti dalla Johnson & Johnson che consente di disporre le ruote in diverse configurazioni permettendo movimenti che le normali carrozzine non possono fare.
N
egli Stati Uniti è stata presentata la carrozzina elettronica denominata iBOT che sfrutta la tecnologia già applicata a quel mezzo a motore chiamato Segway che invece di avere una ruota dietro l'altra come una bici o una moto ne ha due affiancate. Proprio per questa configurazione si ha l'impressione che la persona, che sta in piedi su questo mezzo, si trovi in equilibrio instabile mentre evidentemente non è così altrimenti non si spiegherebbe la diffusione che ha avuto in diversi paesi compreso il nostro. La carrozzina iBOT ha però un maggior numero di funzionalità che si possono così riassumere.
BILANCIAMENTO Quando la carrozzina viene disposta sulle sole ruote posteriori l'insieme aumenta l'altezza da terra del sedile e la persona si trova allo stesso livello dell'interlocutore con un certo vantaggio dal punto di vista dell'interazione sociale, oppure può raggiungere scaffali che si trovano ad un'altezza normalmente non raggiungibile dalla persona seduta in carrozzina, il che vuol dire poter lavorare o fare la spesa in un supermercato senza dover chiedere l'aiuto di altre persone. Per fare questo la carrozzina iBOT utilizza dei giroscopi che stabilizzano automaticamente l'utente nella sua posizione sopraelevata anche se quest'ultimo compie movimenti vari. Questa posizione può essere mantenuta facilmente per un tempo indefiniti e anche mentre la carrozzina è in N. 58 - LUGLIO 2008
movimento dando alla persona che la occupa un senso libertà d'azione e di indipendenza. SALITA SCALE Questa carrozzina consente di superare scalini con pedata di 25-43 cm e alzata di 13-20 cm e anche scale purché rettilinee e con sufficiente spazio di manovra alle estremità. Un tecnico professionale stabilisce nello specifico caso se la persona interessata potrà utilizzare il mezzo da solo oppure con aiuto. FUNZIONE 4 RUOTE In questa funzione la carrozzina iBOT ha quattro ruote motrici ed è quindi in grado di fare qualunque percorso: sull'erba, sulla ghiaia e sulla sabbia e superare dislivelli di una dozzina di centimetri. Il sistema è progettato in modo che la persona si trova stabilmente sul sedile anche viaggiando su percorsi inclinati in salita o discesa.
rampa, far salire agevolmente il mezzo su un veicolo per il trasporto. COME ACQUISTARE LA CARROZZINA iBOT In relazione alle norme vigenti la carrozzina iBOT è attualmente disponibile solamente negli Stati Uniti e nel Regno Unito. In quest'ultima nazione viene garantito un servizio di assistenza per gli eventuali acquirenti europei. QUALCHE OSSERVAZIONE È sempre interessante conoscere cosa viene fatto per migliorare le possibilità del disabile fisico, ma vi è da dire che, a parte il costo certamente avvicinabile da pochi, è l'ambiente che deve adattarsi alle necessità del disabile e non costringere quest'ultimo a dotarsi delle più ardite soluzioni per potersi muovere come gli altri. Bruno Biasci
FUNZIONE STANDARD La funzione standard consente di fare in modo confortevole percorsi accidentati ma anche di occupare la parte sottostante un tavolo come una comune carrozzina. A seconda degli ostacoli incontrati si può passare da una funzione all'altra in modo molto agevole e indipendente. FUNZIONE TRASPORTO Nella funzione trasporto si può staccare facilmente il pannello di comando dalla carrozzina, ripiegare parzialmente lo schienale e, mediante una LISDHA NEWS - 19
VITA INDIPENDENTE
Lettera aperta al presidente Formigoni
PER UN’ASSISTENZA “AUTOGESTITA” Domotica, buoni e voucher sviluppati nella Regione Lombardia non sono una risposta efficace al problema dell'assistenza delle persone con disabilità. Buona l’iniziativa del Veneto che ha stanziato importanti fondi per l’assistenza domiciliare.
I
vari governi, e purtroppo anche l’Amministrazione lombarda, hanno dimostrato di non volere molto bene ai cittadini con disabilità. Quest'ultima, anche se ha cominciato a dedicare qualche pensiero in più al tema della Vita Indipendente, lo fa più frequentemente associandolo alla domotica, ai buoni, o ai voucher. Non possiamo stancarci di ripetere che la domotica può fare ben poco per le libertà delle persone che non hanno l’uso delle mani e/o che non possono uscire di casa quando vogliono; i buoni non risolvono il problema di persone che necessitano di assistenza 24 ore su 24; i voucher prevedono un certo numero di prestazioni offerte da enti accreditati: ma le persone con disabilità vogliono scegliere da chi farsi aiutare, come farsi aiutare, quando farsi aiutare. Occorre che lo Stato e le Regioni si facciano carico dell’assistenza, e del20 - LISDHA NEWS
l'assistenza personale autogestita in particolare, perché è l'unico modo per garantire alle persone con gravi disabilità i diritti di cui godono i cittadini liberi. Questo è ciò che il Comitato Lombardo per la Vita Indipendente chiede in una lettera aperta inviata al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e che riportiamo integralmente. La nostra associazione, attiva in Lombardia dal 2000, opera perché venga esteso su tutto il territorio regionale e nazionale il diritto di ogni persona con gravi disabilità ad avere i finanziamenti sufficienti ad assicurarsi l'assistenza personale autogestita per il raggiungimento di una vita indipendente e autodeterminata. Siamo quindi con la presente, memori e coscienti dei trascorsi tentativi di collaborazione tra il Comitato e
l’Amministrazione Regionale, a inquadrare la situazione attuale riguardo al tema in questione; e a proporre possibili miglioramenti. Con il termine “Vita Indipendente” si intende la possibilità per una persona adulta con disabilità grave di vivere come chiunque: avere la possibilità di prendere decisioni riguardanti la propria vita e di svolgere attività di propria scelta, affrontando le stesse difficoltà e andando incontro alle stesse possibilità di successo o di fallimento di qualunque cittadino. La legge 162/98 attribuisce ai Comuni l'onere di garantire la Vita Indipendente in questo modo intesa, permettendo così, a chi ne può godere, di non essere strappato dal proprio ambiente, e di starci da persona libera. Di questo ha bisogno ogni persona intellettualmente e psicologicamente autonoma. Purtroppo, ancora oggi, per le perN. 58 - LUGLIO 2008
sone con disabilità si preferisce ricorrere alle comunità, agli istituti, ai centri diurni, anche quando non è necessario. Oppure si preferisce lasciare che siano altri (gli esperti, i tecnici, i famigliari, i volontari) ad occuparsene anche quando non è necessario. Le persone con disabilità sono, e devono essere considerate, le sole esperte della propria vita e, non hanno bisogno di progetti confezionati su di loro, sanno riconoscere i loro problemi e le loro soluzioni. Sappiamo anche che l’assistenza non deve ricadere sulle spalle di genitori o familiari. Bisogna che i familiari delle persone con disabilità abbiano la loro vita, che non debbano essere precettati ad assistere i loro cari per sempre. Ma occorre che lo Stato e le Regioni si facciano carico dell’assistenza, e dell'assistenza personale autogestita in particolare, perché è l'unico modo per garantire alle persone con gravi disabilità i diritti di cui godono i cittadini liberi. Diritti. Troviamo sempre chi cerca di farci vergognare di usare questa parola: ci dicono che siamo degli illusi, che di soldi ce n’è pochi e di bisogni tanti; che la società ha già fatto molti progressi nel sociale; che dobbiamo gratitudine a chi si prende cura di noi. Da parte nostra sappiamo che i progressi sociali che la società ha compiuto negli ultimi decenni sono il frutto degli sforzi congiunti degli amministratori e dei cittadini che N. 58 - LUGLIO 2008
hanno espresso i bisogni e proposto le soluzioni. Per questo, fieri dei valori della Costituzione italiana, ci sforziamo di non avere timore di usare questa parola e di affermare in ogni scelta il valore di ciascuno di noi. I vari governi, e purtroppo anche l’Amministrazione lombarda, hanno dimostrato di non volere molto bene ai cittadini con disabilità. Quest'ultima, anche se ha cominciato a dedicare qualche pensiero in più al tema della Vita Indipendente, lo fa più frequentemente associandolo alla domotica, ai buoni, o ai voucher. Non possiamo stancarci di ripetere che la domotica può fare ben poco per le libertà delle persone che non hanno l’uso delle mani e/o che non possono uscire di casa quando vogliono; i buoni non risolvono il problema di persone che necessitano di assistenza 24 ore su 24; i voucher prevedono un certo numero di prestazioni offerte da enti accreditati: ma le persone con disabilità vogliono scegliere da chi farsi aiutare, come farsi aiutare, quando farsi aiutare. Bisogna anche ricordare che, sia pure non sempre, un maggior numero di intermediazioni tra l'amministrazione e la persona con disabilità che necessita di assistenza corrisponde ad aumenti dei costi e a meno risorse per la persona e per la sua indipendenza. Perciò ben vengano tutte le agevolazioni che consentono alle persone con grave disabilità di costruirsi un progetto di vita, ma siamo costretti a invocare per esse direttive e risorse, omogenee in tutto il territorio regionale per evitare sprechi di denaro pubblico e difficoltà nel chiedere e ottenere servizi indispensabili alla sovranità sulla propria esistenza. Altre regioni hanno già da qualche anno destinato capitoli di spesa per la Vita Indipendente. La Regione Veneto per esempio, ha di recente stanziato 26milioni e 880mila euro di fondo per la domiciliarietà (sostegno alle persone con disabilità e famiglie) di cui 16 milioni solo per la Vita Indipendente. La Regione Lombardia, a tutt’oggi, ha emanato soltanto degli impegni formali i cui cantieri di realizzazione sono da lungo tempo silenti. Il 26 ottobre 2006, con delibera n. VIII/0243, il Consiglio Regionale della Lombardia ha impegnato la Giunta Regionale “ad adottare provvedimenti atti a combattere la discriminazione che molte persone con disabilità ancora subiscono; a predisporre linee guida per migliorare
l’autonomia dei disabili.” Attendiamo ancora le linee guida; e attendiamo disposizioni perché il fondo a favore delle persone non autosufficienti previsto dalla L. R. 3/2008 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario" anche con il fine di favorire "l’autonomia e la vita indipendente ..." venga ad esse associato in modo chiaro e fermo su tutto il territorio regionale come garanzia di libertà e autodeterminazione. Per quanto riguarda la compartecipazione al costo delle prestazioni di cui all'articolo 8 della sopra citata legge regionale, ricordiamo che per i servizi socioassistenziali relativi alle persone di cui alla legge 104/1992 articolo 3, comma 3, l'attuale norma che impone di basarsi sul reddito personale e non sul reddito familiare (Dlgs 30/05/2000 n. 130), è spesso disattesa dai Comuni lombardi. Va comunque ricordato che l'assistenza personale per soggetti con disabilità gravi e gravissime è lo strumento fondamentale per assicurare la piena realizzazione dei diritti umani sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana e dei diritti di pari opportunità stabiliti dalla Convenzione Onu, la cui ratifica da parte dallo Stato italiano auspichiamo a breve. Chiunque può di conseguenza, dedurne la convinzione che la richiesta di compartecipazione ai costi di assistenza personale da parte dei Comuni sia una pretesa iniqua. Soci e sostenitori ci chiedono con insistenza di sottoporvi il disagio grave in cui si trovano le persone con disabilità e le loro famiglie: saremo sempre a vostra disposizione per portarvi la nostra esperienza sul campo e il nostro patrimonio culturale affinché la filosofia e la pratica della Vita Indipendente delle persone con disabilità continui ad arricchire e ad ispirare le scelte dell'Amministrazione Regionale Lombarda Ricordando che una grave disabilità può sopravvenire in qualunque istante e su qualunque persona, contiamo che urga a questa Amministrazione di affrontare e avviare a soluzione con la massima solerzia problemi che sono notoriamente soverchi. Cordiali saluti A nome del Comitato Lombardo Per la Vita Indipendente delle persone con disabilità Ida Sala LISDHA NEWS - 21
STORIA STORIA
Un genio letterario che non si fece fermare dalla cecità
LA STRADA PER IMMERGERSI NELL’IMMAGINARIO Borges è stato uno degli scrittori e geni letterari del Novecento che ha segnato tutti i campi della cultura moderna… persino il pop!
J
orge Luis Borges nacque in Argentina, a Buenos Aires nel 1899: lo ricordiamo per essere stato uno dei maggiori scrittori e geni letterari del Novecento. Nato in una famiglia di studiosi e militari, ne ereditò un grande amore per la letteratura e il rimpianto per una mancata carriera nell’esercito. Le sue opere comprendono poesie, saggi e racconti. Tra questi ultimi sono particolarmente noti quelli fantastici, nei quali l’autore ha unito le sue conoscenze filosofiche e metafisiche alla fantasia.
Ma torniamo all’inizio: Borges era ancora piccolo quando si presentarono i primi sintomi di cecità, una malattia che, nella sua famiglia, si 22 - LISDHA NEWS
tramandava di padre in figlio da ben sei generazioni. Benché avesse sempre goduto di una buona vista, divenne totalemente cieco a partire dalla fine degli anni ’50, pur avendo visitato per ben nove volte la sala operatoria. Borges seppe utilizzare in senso creativo il suo handicap e la sua opera sarà caratterizzata da una grande potenza visionaria. Secondo le abitudini dell’epoca, il futuro autore venne educato in casa e dimostrò ben presto di essere molto precoce. Scrisse infatti il suo primo racconto a soli sette anni e già a nove era in grado di tradurre Il principe felice di Oscar Wilde. La traduzione venne pubblicata sul quotidiano El N. 58 - LUGLIO 2008
Pais e, dapprima, tutti pensarono fosse opera del padre! A 15 anni si trasferì con la famiglia a Ginevra e vi restò per 4 anni, fino al 1918, quando si spostò dapprima a Lugano, quindi a Maiorca e da qui a Siviglia e a Madrid. Proprio in Spagna, nel 1921, venne pubblicato il primo numero della rivista letteraria Ultra, che era l’organo di diffusione dell’Ultraismo e Borges scrisse tre manifesti di adesione a tale movimento. L’Ultraismo è un movimento poetico spagnolo poco conosciuto, fondato nel 1919 a Madrid, con l’intenzione di superare il Modernismo. Se quest’ultimo mutò il corso della poesia e della prosa in lingua spagnola - anche in Brasile e Portogallo - tra il 1880 e il 1914, ispirandosi ai modelli del simbolismo francese e arricchendo con tratti raffinati e persino sontuosi i testi dei suoi autori, l’Ultraismo tentò di rinnovare la tradizione poetica spagnola prendendo contatto con le avanguardie europee, in particolare col dada e il surrealismo. Ma torniamo a Borges: sempre nel 1921, la sua famiglia rientrò a Buenos Aires. E in patria Borges fu attivo nella collaborazione con diverse riviste letterarie. Risale al 1923 la pubblicazione del suo primo libro di poesie: in Fervore di Buenos Aires l’autore immagina tutta la sua opera futura. È interessante sapere che del testo - la cui copertina fu illustrata dalla sorella dell’autore - vennero stampate solo 300 copie. Le poche che ancora restano vengono considerate dei tesori dagli estimatori di Borges, la cui penna apportò addirittura delle correzioni ad alcune di esse. La Bibilioteca Nazionale Argentina ne conservava una, che è stata rubata con altre prime edizioni di Borges nel 2000. Negli anni successivi collaborò con la rivista Martin Fierro, considerata cruciale nella storia della letteratura argentina della prima metà del XX secolo, sulle cui pagine Borges fu addirittura critico cinematografico! Anche se la poesia ha un ruolo molto importante nella sua opera, ottenne il riconoscimento internazionale con altri due generi letterari: il saggio e la narrativa. A partire da una grande cultura personale riuscì a mettere a punto una prosa molto precisa e austera grazie alla quale “leggeva” la realtà che lo circondava, mantenendo un distacco dalle cose, ma salvando una certa ironia e il lirismo. Usò le N. 58 - LUGLIO 2008
parole facendone una forma d’arte: le sue strutture narrative scavalcano i consueti concetti di spazio e di tempo, creando mondi ricchi di contenuti simbolici, nei quali si trovano riflessi, inversioni e parallelismi. L’arte singolarissima di Borges consiste nell’inventare una trama su rari e complessi riferimenti libreschi ed eruditi. I simboli che primeggiano sono quelli del labirinto, della biblioteca, degli scacchi, degli specchi e un senso imprecisato dello spazio e del tempo. La sua opera può essere divisa in tre fasi, anche cronologicamente: la poesia (rappresentata da testi come il citato Fervore di Buenos Aires, Luna di Fronte e il Quaderno San Martin) il racconto (Finzioni e L’Aleph) e il saggio (Storia dell’eternità e Altre Inquisizioni). Mentre Borges viaggiava per il mondo, la storia continuava il suo cammino: nel 1946 Peròn venne eletto presidente dell’Argentina, sconfiggendo l’Uniòn Democratica che il nostro aveva sostenuto. L’autore prese duramente posizione contro il nuovo governo e venne immediatamente allontanato dal posto di bibliotecario che si era assicurato nella sua città: fu una scelta obbligata quella di intraprendere la professione di conferenziere e, quindi, di insegnare. Nello stesso periodo la madre e la sorella vennero incarcerate per aver dato scandalo: non sappiamo cosa avessero fatto, ma la sorella fu chiusa in carcere, mentre l’anziana madre venne trattenuta agli arresti domiciliari.
infatti posizione in molte gravi questioni storico-politiche del suo tempo. Morì a Ginevra nell’86 per un cancro al fegato. L’eredità di Borges ha segnato tutti i campi della cultura moderna, persino il pop! Tra gli autori italiani da lui influenzati troviamo Italo Calvino, Osvaldo Soriano, Umberto Eco e Leonardo Sciascia. Ma non lo ha dimenticato neppure il mondo della musica con cantautori come Francesco Guccini, Roberto Vecchioni e Elvis Costello e - addirittura - quello del fumetto, dove viene citato da autori quali Alan Moore e Grant Morrison. Terminando, è interessante sapere che Borges capiva alla perfezione la nostra lingua: veniva spesso in Italia e prendeva parte a degli incontri con studenti universitari, affascinati dalla sua personalità e dal suo coraggio nell’affrontare la cecità. Borges gestiva la sua difficoltà con disinvoltura e discrezione, facendo dimenticare di essere vicini a un cieco. In uno di questi incontri universitari volle quasi, con grande modestia e simpatia, sintetizzare tanta parte del suo lavoro in queste parole: “I miei racconti? Sono l’irresponsabile gioco di un timido che non ebbe coraggio di scrivere racconti e si divertì nel falsificare e nel tergiversare storie altrui”. Chiara Ambrosioni
Quando la rivoluzione portò alla caduta dal governo di Peròn, Borges fu nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina. Mantenne questo ruolo dal ’55 al ’73. Borges ha ottenuto numerosi riconoscimenti letterari: nel ’57 fu insignito del Premio nazionale di letteratura, nel ’61 del Premio internazionale degli editori, nel ’69 del Premio Formentor insieme a Beckett e del Premio “Cervantes” nel ’79. Oltre ad altri titoli importanti, nel 1983 il Governo Spagnolo lo insignì della Grande Croce dell’Ordine di Alfonso X il Saggio ed ebbe numerose lauree honoris causa da diverse università, tra le quali l’Università di Roma nell’84. Nonostante fosse il favorito di ogni edizione del Premio Nobel dagli anni ’50 in poi, l’Accademia di Stoccolma non l’ha mai premiato, preferendogli altri autori, forse per le sue idee politiche. Borges prese LISDHA NEWS - 23
ESPERIENZE
La preziosa testimonianza di una persona non vedente al servizio del prossimo…
LA CECITÀ CHE PORTA LA LUCE! Angela Mazzetti è un personaggio a Varese. Insegnante per oltre un ventennio al liceo classico “Cairoli”, è da sempre impegnata in prima fila in attività socio-culturali. Coordinatrice dei corsi di formazione professionale presso “La Nostra Famiglia” di Castiglione Olona fino al 1990, dal 2001 ricopre la carica di Presidente della Sezione Provinciale di Varese della Unione Italiana Ciechi.
L
a malattia fa paura e ancor di più la cecità. Il pensiero di essere avvolti nel buio e quindi, in qualche modo, isolati dal contesto circostante e privi di uno strumento di “controllo” spaventa. E non solo chi è affetto da una patologia che compromette la vista, ma a volte, 24 - LISDHA NEWS
soprattutto chi la vista ce l’ha e non vuole perderla. E così si fatica, addirittura, a trovare volontari disposti a impegnarsi in questo ambito… L’attuale Presidente della Sezione Provinciale Uic di Varese lancia un appello a tutti coloro che desiderano operare nel campo del volontariato,
affinché, superando le proprie barriere psicologiche, trovino il coraggio di avvicinarsi anche al “mondo della cecità” per conoscerlo in tutta la sua ricchezza, facendo esperienza diretta di come il quotidiano possa essere compreso e gustato anche attraverso tanti “altri modi” di vedere. N. 58 - LUGLIO 2008
Incontro Angela Mazzetti presso la bella sede della Sezione Provinciale di Varese della Unione Italiana Ciechi (Uic) sita al numero 10 di Via Mercantini, a due passi dalla Chiesa parrocchiale di San Carlo. Giunge in compagnia del suo inseparabile cane-guida di nome Bel e mi saluta con fare gentile e tranquillo. Da subito, traspare la sua cultura, intelligenza, il suo carattere forte ed anche il tipico piglio dell’insegnante d’esperienza che ha fatto della sua professione la sua vita. - Prima di occuparci della realtà dell’Unione Italiana dei Ciechi, mi parli di lei, della sua infanzia, giovinezza, delle sue esperienze di vita insomma. «Beh, la mia è stata una vita come quella di tutti…, direi che sono stata fortunata: grazie all’educazione saggia ed intelligente dei miei genitori, nonostante il limite oggettivo della cecità totale, ho trascorso un’infanzia ed una giovinezza serene ed potuto fare davvero parecchie esperienze gratificanti». - Qual è la causa della sua cecità? «Un errore medico, purtroppo. Sono nata al termine di un parto lungo e doloroso affetta da congiuntivite. Al fine di disinfettare gli occhi, è stato impiegato il nitrato d’argento, ma in una dose eccessiva, tale da compromettere del tutto la mia vista. La responsabilità del medico è stata accertata, ma per i miei occhi non c’era più nulla da fare». - L’handicap non le ha impedito di studiare… «Ho frequentato dapprima l’Istituto dei Ciechi di Milano e poi ho trascorso gli anni del ginnasio e del liceo classico presso il prestigioso Istituto Cavazza di Bologna. Alla mattina seguivo le lezioni presso il liceo statale “Galvani” e nel pomeriggio mi aiutavano nello studio i cosiddetti “lettori” – gli educatori di una volta, per intenderci - che leggevano appunto i testi scolastici. Ai tempi, non esistevano gli insegnanti di sostegno, né gli ausili tecnologici attuali e chi aveva difficoltà doveva rimboccarsi ancora di più le maniche». - Quali strumenti utilizzava, dunque? «Durante le lezioni, prendevo degli appunti in braille su dei fogli molto leggeri. Per i compiti in classe scritN. 58 - LUGLIO 2008
ti, usavo la dattilografica; gli insegnanti, poi, rileggevano il compito per darmi la possibilità di apportare correzioni o aggiunte». - Poi, ha frequentato l’università «Mi sono iscritta alla facoltà di lettere e filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e, sempre grazie al prezioso sostegno dei miei, ho potuto completare il percorso di studi conseguendo la laurea. All’epoca, infatti, non c’erano certamente le agevolazioni previste oggi per i disabili, addirittura, mi pare che i portatori di handicap non avessero neppure accesso ai collegi universitari…». - Quale è stato l’impatto con il mondo del lavoro? «Mi sono abilitata all’insegnamento sia in ambito letterario che in quello storico-filosofico ed ho iniziato la carriera scolastica. Sono passata di ruolo nel 68 e dal 1970 ho insegnato storia e filosofia presso il liceo classico di Varese. Sinceramente, ricordo solo un episodio sgradevole nella mia vita: in generale, infatti, posso dire di non aver mai subito discriminazioni. Proprio verso gli inizi della mia carriera, il Preside di un istituto tecnico, al quale mi ero appena presentata, mi ha domandato, senza celar troppo la sua sfiducia verso una persona con handicap, quali garanzie potessi offrire. Gli ho risposto che certamente, ero “alle prime armi” e non potevo garantire quasi nulla, ma che il diritto al lavoro mi era riconosciuto dalla legge e che se avesse voluto, dopo un periodo di “prova”, mi avrebbe potuto anche mandare via! Grazie a Dio tutto è andato bene. È fuor di dubbio che, spesso, una persona disabile deve impegnarsi e dare risultati addirittura migliori di una “normodotata” per essere considerata alla pari…» - E l’esperienza nell’ambito della Unione Italiana Ciechi quando è iniziata? «A dire la verità, nella mia vita di esperienze ne ho fatte molte. Questa, in seno alla Sezione varesina della Uic, si può scindere in due momenti: la partecipazione attiva, all’inizio degli anni sessanta, alla costituzione della sede di Varese e la nomina alla Presidenza della stessa avvenuta, però, molti anni dopo, solo nel 2001. La realizzazione della sezione varesina dell’Uic si deve a Mons. Manfredini, il quale, appena giunto a
U.I.C.I.-ONLUS Sezione Provinciale di Varese Presidente: Prof.ssa Angela Mazzetti Segreteria: Paola Croci e Franca Zuliani Sede: Via Mercantini, n. 10 21100 Varese Casella postale 179 Tel. 0332/260348 Fax. 0332/260285 Cell. 333/5879368 Email:
[email protected] web: www.uicvarese.it Apertura al pubblico: lun.-merc.-ven. 14.00-17.00; mart.-giov. 10.00-12.00; primo sabato del mese 10.00-12.00 Attività principali “in pillole”: A) ASSISTENZA PER PRATICHE BUROCRATICHE: - Indennità di accompagnamento, indennità speciale, riconoscimento ex L. 104/92; - Agevolazioni fiscali; - Contrassegno internazionale dell’handicap; - Tessera di libera circolazione su mezzi di trasporto urbano ed extra-urbano nella Regione Lombardia, tessere ferroviarie; credenziali per voli aerei; - Fornitura di ausili tiflotecnici; - Iscrizione al servizio gratuito del “Libro Parlato”. B) CONSULENZA PER: - Corsi di formazione; - Inserimento scolastico; - Formazione professionale; - Collocamento al la lavoro. C) ACCOGLIENZA DELLA PERSONA: - Momenti di ascolto e conoscenza, sostegno psicologico e psicopedagogico; - Definizione di un percorso riabilitativo; - Supporto familiare. D) CORSI DI: - Autonomia personale; - Autonomia domestica; - Orientamento e mobilità; - Informatica.
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Varese, si è subito impegnato nell’organizzare attività di volontariato che coinvolgessero dei giovani. È emerso, ad un certo punto, il problema dei non vedenti e di come aiutarli, dal momento che a Varese, all’epoca, non esisteva una struttura ad hoc. Manfredini ha interessato l’allora Presidente della Sezione di Milano Balzaretti e costui si è rivolto a me. Ovviamente, ho accettato e, così, assieme a Carlo Nicora, la sua fidanzata (in seguito, divenuta sua moglie) e Nereo Melchiori abbiamo incominciato a lavorare per quella
che sarebbe poi diventata la Sezione della Provincia di Varese dell’Uic. Ci trovavamo in una sala di Piazza Canonica al sabato pomeriggio e facevamo ciò che potevamo: era un’attività artigianale, però dava i suoi frutti. Abbiamo fatto tra l’altro un primo censimento delle persone non vedenti di tutta la Provincia ed insegnato l’alfabeto braille a qualche persona resasi disponibile. Successivamente, assorbita da altri impegni, mi sono distaccata, restando, comunque, socia dell’Uic».
- In quali ambiti in particolare si è impegnata? «In quel periodo ho potuto viaggiare parecchio; inoltre, parte del mio tempo lo dedicavo alla Parrocchia ed alla Caritas. Sul versante scolastico, facevo parte della commissione esaminatrice per l’abilitazione speciale all’insegnamento e nel '78 sono stata nominata membro della commissione esaminatrice ai fini del rilascio, al termine dei corsi di formazione professionale, dei relativi diplomi. Successivamente e sino al 1990, sono stata incaricata dell’attività di coordinamento dei corsi di formazione presso la sede di Castiglione Olona dell’associazione “La Nostra Famiglia”. Così, previo accordo con il Provveditorato agli studi, alla mattina mi recavo ad insegnare a scuola ed al pomeriggio mi occupavo della formazione professionale. Sono riuscita anche, con grande soddisfazione, a creare un legame tra alcuni miei alunni del classico e gli allievi del Centro. È stata indubbiamente un’esperienza ricca sotto ogni profilo!» - Poi, cosa ha fatto? «Nel 1993 sono andata in pensione. Non potevo stare con le mani in mano e, così, mi sono data da fare sempre nel mio ambito prediletto: quello socio-culturale. Ho conosciu-
IPOVISIONE, UN MONDO ANCORA POCO CONOSCIUTO Grazie all'evoluzione in campo medico il numero degli ipovedenti ha assunto un rilievo sempre maggiore rispetto a quello dei privi della vista. Negli ultimi decenni lo sviluppo di nuovi medicinali e tecniche operatorie ha consentito di compiere grandi passi in campo oftalmologico. In molti casi l’intervento medico si dimostra ormai in grado di attenuare se non eliminare sintomi patologici altrimenti potenzialmente devastanti per il sistema visivo. Grazie a questa evoluzione in campo clinico il numero degli ipovedenti ha quindi assunto un rilievo sempre maggiore rispetto a quello dei privi della vista. Il cambiamento in atto ha prodotto riflessi di grande rilievo simbolico. A livello associativo l’Unione Ciechi ha formalizzato l’aggiunta alla propria ragione sociale della parola ipovedenti. Il concetto di tutela degli interessi dei non vedenti ha lasciato il passo al riferimento più esteso alla rappresentanza delle istanze dei minorati della vista. Vi sono inoltre ausili specifici come videoingranditori o programmi informatici realizzati appositamente per gli ipovedenti. Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando negli istituti per ciechi si bendavano gli occhi degli ipovedenti per costringerli a imparare a leggere col tatto. Il principio per cui l’occhio è un organo che come tutti gli altri deve essere esercitato per non perdere le proprie potenzialità è divenuto di dominio comune sia in campo medico che didattico - educativo. 26 - LISDHA NEWS
La percezione sociale più generale non ha tuttavia ancora ben compreso la peculiarità della minorazione visiva parziale. A prescindere dalle classificazioni normative operate a livello legislativo, l’handicap dell’ipovisione può presentare graduazioni di natura molto diversa e difficoltà che si manifestano in maniera peculiare, caso per caso. Risulta oggettivamente difficoltoso inquadrare una figura di ipovedente preminente rispetto alle altre. Vi sono persone, ad esempio, che incontrano gravissime difficoltà quando si presenta un cambiamento di luminosità. Purtroppo sussistono ancora patologie come le retinopatie che molto spesso portano gradualmente alla cecità. Il grado di autonomia di cui i minorati della vista dispongono è strettamente legato alla capacità di usufruire delle tecnologie a disposizione. Gli ipovedenti che hanno incontrato difficoltà visive in tarda età sono quindi i più svantaggiati da questo punto di vista. Una riconoscibilità sociale degli ipovedenti richiederà ancora molto tempo. Un processo culturale di questo genere non dovrà comunque pregiudicare l’unitarietà di intenti fra ciechi e ipovedenti che ha consentito di affrontare con successo molte battaglie per il riconoscimento dei propri diritti. Davide Orazi N. 58 - LUGLIO 2008
to l’Aism (Associazione Italiana per la Sclerosi Multipla) ed ho dato la mia disponibilità per due volte a settimana; ho svolto delle attività per il Comune di Solbiate Arno, dove vivo ed ho anche preparato, con il prezioso contributo di esperti, un libro sulla storia locale del mio paese». - Quindi “ha fatto ritorno” all’Uic… «Bruna Malnati, la storica Presidentessa della Sezione di Varese, che ha fatto in tanti anni un ottimo lavoro, aveva deciso di lasciare l’incarico e mi ha contattata. Inoltre, alcuni studenti universitari sempre aderenti all’Uic mi hanno chiesto supporto ed allora non mi sono tirata indietro. Nel 2001, sono stata eletta Presidente della sezione varesina ed, oggi, sono al mio secondo mandato che scadrà nel 2010». - Può parlarmi dell’attività di questa associazione? «L’Unione Italiana dei Ciechi (Uic), fondata a Genova nel 1920, ha la sua sede centrale a Roma ed è un’organizzazione abbastanza complessa, come potrà rendersi conto leggendo lo Statuto ed il Regolamento Generale. A seguito del XXI congresso svoltosi a novembre 2005, è stato modificato il nome dell’associazione in “Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti” (Uici). Questa importante modifica - avvenuta anche a seguito della L. 138/01 che definisce, accogliendo i parametri della medicina oculistica internazionale, la diverse forme di minorazione visiva - ha N. 58 - LUGLIO 2008
voluto sottolineare l’importanza di ricomprendere tra i soggetti bisognosi di sostegno anche le persone ipovedenti, ovvero quelle che presentano una compromissione grave ed irreversibile della funzione di entrambi gli occhi. Scopo dell’Uici, che è un’associazione non lucrativa di utilità sociale (onlus), è quello di promuovere l’integrazione dei ciechi e degli ipovedenti nella società mediante attività di vario genere. In particolare, tra l’altro, si occupa della prevenzione della cecità ed il recupero visivo, attraverso la Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità; promuove iniziative per l’istruzione, la formazione culturale e professionale, l’inserimento lavorativo e l’attività professionale in forme individuali e cooperative dei ciechi e degli ipovedenti; attua iniziative assistenziali; opera nel campo tiflologico e tiflotecnico, garantendo la disponibilità di strumenti tecnologici sempre più avanzati; promuove ed attua, anche in collaborazione con altri organismi, attività sportive volte allo sviluppo psicofisico delle persone con handicap visivo». - Presso la Sezione di Varese cosa fate in particolare? «Sinceramente, di tutto. Consulenza sotto vari profili: dai diritti dei ciechi ed ipovedenti, ad assistenza per pratiche burocratiche e consulenza fiscale; abbiamo quotidiani rapporti con enti pubblici e privati sia per l’inserimento scolastico dei ragazzi che per
la formazione professionale ed il collocamento al lavoro. Inviamo ai nostri aderenti, circa ogni mese e mezzo, una circolare in forma cartacea, in braille, per email o anche registrata, contenente informazioni particolarmente significative. Esiste poi presso la nostra Sezione, uno “sportello autonomia”, coordinato dalla dottoressa Pasquino, finalizzato al recupero o al raggiungimento di una maggiore autonomia da parte di ciechi e ipovedenti. Essi possono rivolgersi agli operatori per esprimere le proprie necessità e definire insieme un percorso personalizzato di autonomia che include, se si desidera, anche la partecipazione a specifici corsi di autonomia personale, domestica, di orientamento e mobilità, di firma e di informatica. Infine, tra le tante cose, mi preme segnalare la collaborazione con l’Associazione Ciechi Sportivi Varesini (Csv) presieduta da Ruggero Brandellero, che organizza corsi di nuoto, canottaggio, pattinaggio e ballo liscio per persone con disabilità visiva». - Davvero complimenti! Che altro aggiungere? «Mi piacerebbe lanciare un messaggio ai lettori del vostro giornale: quello di porsi sempre in modo attivo, propositivo, avendo fiducia in sé e nelle istituzioni, certi che nella misura con la quale si dà, si è certi di ricevere!» Maria Cristina Gallicchio
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SEGNALAZIONI
ROMA: SEQUESTRATI QUASI 400 CONTRASSEGNI INTESTATI AI DEFUNTI I clamorosi risultati di un'indagine della polizia municipale di Roma.
C
entinaia di contrassegni invalidi e permessi per la Zona a traffico limitato (Ztl) sequestrati dai Vigili Urbani a Roma. L'impossibilità di notificare migliaia di verbali a persone perché decedute, sconosciute o a dittefallite ha fatto scattare una complessa indagine della Polizia Municipale del I Gruppo di Roma, diretto dal Comandante Carlo Buttarelli. Incrociati i dati detenuti presso l'Ufficio Notifiche, l'Ufficio Iride e l'Ufficio Contravvenzioni, gli agenti municipali hanno effettuato approfondite verifiche sull'uso dei contrassegni per disabili e dei permessi per l'accesso alla Zona a traffico limitato del Centro Storico. In seguito alle indagini nei soli primi quattro mesi di quest'anno i Vigili Urbani del I Gruppo hanno sequestrato complessivamente 389 tra contrassegni e permessi, di cui,
per quanto concerne i contrassegni per disabili, 82 ancora in corso di validità, intestati a persone decedute, ed usati da parenti dei defunti; 45 falsificati o contraffatti o addirittura clonati usando vecchi ologrammi originali applicati su perfette riproduzioni a colori plastificate; 101 scaduti; 62 in copia fotostatica e 15 rubati. A questi devono essere aggiunti 49 permessi Ztl in copia fotostatica e 35 scaduti. Diverse le situazioni venute alla luce, quali quella di un conducente di una Mercedes che era riuscito ad evitare la notifica di oltre 1300 verbali per altrettanti passaggi ai varchi grazie ad un falso permesso intestato ad un cittadino residente in una città del nord, oppure, quella del conducente di una Fiat Panda al quale, resosi responsabile di ben 494 passaggi in Ztl Trastevere, è stato sequestrato un contrassegno invalidi e ritirata una carta di circo-
lazione intestati ad un congiunto deceduto nel 2005. E ancora, dagli accertamenti è emerso che numerosi ricorsi presentati contro verbali redatti per violazioni al Codice della Strada riproducevano in allegato copia di permessi o contrassegni validi, ma intestati a persone decedute anche da diversi anni, sottoscritti, a nome del 'resuscitato'. I vigili hanno anche scoperto un consistente numero di accessi alle Ztl di veicoli con targhe abilmente contraffatte o alterate. Ben 75 le persone identificate e denunciate che utilizzavano questo espediente, modificando alcune lettere delle targhe. Sono anche stati sequestrati diversi veicoli oggetto di appropriazione indebita ed un veicolo acquistato con furto d'identità che ha portato ad individuare e denunciare un professionista romano dopo una lunga serie di appostamenti. (Fonte: www.vita.it)
PIEMONTE: UN BONUS DA 3600 EURO PER I TAXI A MISURA DI DISABILE È il contributo che la Regione stanzierà a chi adatterà il taxi al trasporto di carrozzine. "Una vittoria", per la Consulta per le persone in difficoltà.
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n bonus da 3600 euro ai tassisti che cambieranno il loro veicolo, acquistandone uno adatto al trasporto dei disabili gravi che non possono passare dalla carrozzina al sedile. È uno dei due provvedimenti votati qualche giorno fa dal Consiglio Regionale, proposti dal vice-capogruppo del Pd Stefano Lepri. Esulta, per la "vittoria", la Consulta per le persone in difficoltà. "Tale 28 - LISDHA NEWS
provvedimento - fanno sapere dall'organizzazione - che diventerà valido appena la finanziaria regionale verrà approvata, è stato proposto su istanza della nostra Consulta, che già durante la precedente legislatura si era battuta affinché venisse approvato". Ai 1600 tassisti torinesi, nel triennio 2008-2010, la Regione concederà contributi fino a 3600 euro (o comunque fino al venti per cento
delle spese sostenute) per l'acquisto di nuove autovetture adattate per i clienti in sedia a rotelle, da destinare al servizio taxi o al noleggio. L'auto da sostituire dovrà avere più di 3 anni di anzianità (a partire dalla data di immatricolazione) e dovrà essere di proprietà della persona che inoltra la richiesta di contributo. (Fonte: www.vita.it ) N. 58 - LUGLIO 2008
LA CINA E IL MANUALE PER ACCOGLIERE I DISABILI Un percorso di integrazione appena cominciato.
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n vista delle prossime Olimpiadi, le autorità cinesi hanno preparato dei manuali per i volontari in cui spiegano come trattare le «persone speciali, con personalità asociali e cocciute», ovvero i disabili. Il Times riporta come nel capitolo «Come trattare i disabili», il disabile è stato descritto come un individuo con «personalità e modi di pensare unici», spesso «asociali, cocciuti e sospettosi». Le autorità consigliano ai circa 100mila volontari, di non dare mai degli "zoppi" ai disabili neanche per scherzo perché, essendo persone "sempre sulla difensiva", potrebbero reagire male. "Sono basito" commenta Simone Aspis, del Concilio britan-
nico per disabili "Non è tanto il linguaggio usato ma il fatto che nel 2008 veniamo ancora considerati una razza a parte". Le perle di saggezza della guida riflettono i decenni di discriminazione verso i disabili, fisici e mentali, che in Cina sono circa 83 milioni, pari alla popolazione tedesca. La politica di controllo delle nascite imposto dal Regime Comunista che prevede un figlio unico a coppia e il desiderio di una nazione «sana», hanno favorito i pregiudizi e portato alla sterilizzazione dei disabili. Nell'ultimo decennio molte cose sono cambiate e ci sono stati progressi sociali, oltre che nel linguaggio: non vengono più chiamati "can fei",
cioè handicappati o deficienti, ma "ji ren", persone disabili. Solo recentemente la Grande Muraglia e la Città Proibita di Pechino sono state rese accessibili alle sedie a rotelle per la prima volta. Resta la consapevolezza, resa evidente dagli stralci della guida, che il percorso all'integrazione è appena cominciato. (Fonte: www.disabili.com)
FACILITATI I PERMESSI PER L'ASSISTENZA Non andranno più rinnovati ogni anno.
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lavoratori che usufruiscono dei permessi previsti dalla Legge 104/1002 per assistere persone disabili non dovranno più rinnovare ogni anno la richiesta. Infatti i nuovi riconoscimenti e i prossimi rinnovi non avranno scadenza. È questo uno dei chiarimenti contenuti in una recente circolare dell'Inps sui permessi previsti dalla Legge 104/1992. Il rinnovo dovrà
essere richiesto solo nel caso che la condizione dell'handicap sia sottoposta a revisione. In questo caso, infatti, il provvedimento rimane valido fino alla data di scadenza contenuta nel verbale della commissione. Non sarà più richiesto il "programma di assistenza", che era previsto per chi risiedeva o lavorava lontano dalla persona da assistere. Si trattava di una dichiarazione
sottoscritta dal lavoratore e dal disabile recante le modalità con cui l'assistenza sarebbe stata prestata, al fine di dimostrarne la sistematicità l'adeguatezza rispetto alle concrete esigenze del disabile.
SOSTA VIETATA ANCHE ALL’INVALIDO All’invalido non è consentito parcheggiare l’automobile sulle strisce pedonali.
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erché l’intralcio e il pericolo alla circolazione restano. La Cassazione (sentenza n. 25388 della seconda sezione civile, depositata il 5 dicembre scorso) ha così accolto il ricorso del comune di Terni contro la decisione con la quale il giudice di pace aveva escluso la punibilità dell’illecito amministrativo commesso per necessità. L’automobilista aveva parcheggiato la vettura in prossimità di una banca per un quarto d’ora, giusto il tempo di firmare un atto senza fare file allo sportello proprio in ragione della invalidità. In realtà, spiega la Cassazione, la motivazione del giudice di pace è insufficiente quando si N. 58 - LUGLIO 2008
limita a sottolineare che "le ragioni esposte dalla ricorrente sono da ritenersi attendibili e l’illecito è stato commesso per necessità". O quando afferma che "la sosta, effettuata per così breve tempo, non costituiva un illecito così grave per essere penalizzata con la sanzione comminata". L’apparente buon senso del giudice di pace sembra invece ricordare la Cassazione, non deve far perdere di vista il rigore delle procedure. Perché le omissione sull’argomentazione hanno alleggerito troppo la sentenza di merito, al punto da vanificare il contenuto. I punti decisivi della controversia sono l’avvenuto parcheggio in zona vietata e la ragio-
ne per invalidare la conseguente multa. Ebbene su questi punti la sentenza del giudice di pace è assolutamente carente che, anzi, ha ritenuto illegittimo l’operato dell’agente accertatore annullando il verbale redatto. Tutto ciò sulla base delle dichiarazioni della sfortunata automobilista che però non ha fornito né la prova della mancanza di altri spazi per parcheggiare né quella dell’avvenuta operazione dello sportello. Limiti questi che hanno costretto la Cassazione ad accogliere il ricorso del Comune e a cassare il buon senso che il giudice di pace ha maldestramente utilizzato. (Fonte: Il Sole 24ore) LISDHA NEWS - 29
LIBRI
LA FARFALLA DALLE ALI SPEZZATE Il dialogo orante di una madre con la figlia disabile che non c'è più.
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na lunga lettera attraverso la quale si rivolge alla figlia sicura che possa ascoltarla. Ne nasce un racconto che ripercorre il cammino di uno scorcio della propria esistenza; il suo primo incontro, da bambina, con la diversità; il percorso di Fede; la lotta per l ’assistenza alla figlia e la ricerca continua di possibili cure e terapie che potessero migliorarne, anche se di poco, la qualità di vita. Ben lungi dal volersi sostituire ad illustri medici, ed a semplice titolo conoscitivo, riporta nozioni sulla cerebrolesione e su tecniche di riabilitazione apprese durante innumerevoli visite mediche e programmi terapeutici a cui è stata sottoposta la figlia Maria. Si susseguono eventi, scorci di vita, umane avventure ora drammatiche e amare, ora divertenti e buffe; gesti di
solidarietà, di umana partecipazione e la presenza di vari personaggi che rappresentano, in modo vivo ed efficace, le molteplici reazioni di fronte alla diversità. È anche una storia di coraggio e audacia per far riconoscere alle persone “diversamente abili ” il ruolo di persone umane degne di rispetto e di opportunità al pari dei cosiddetti “normali ”, e di come la morte di un figlio con lesioni cerebrali non possa essere considerata dalla comunità un evento “normale ”. Inoltre vuole essere un incoraggiamento per le mamme dei diversamente abili a non lasciarsi andare, a non abbattersi ma, adottando la strategia del sorriso, a ritrovarsi e trovare nella Fede forza e volontà per andare sempre avanti, a testa alta, e recepire con serenità, facendoli propri, tutti gli utili insegnamenti che un figlio disabile certamente dona.
Vittoria De Marco Veneziano, La farfalla dalle ali spezzate, Erga Edizioni, pp. 320, ottobre 2007, 5 euro.
LA CURA DELLA VITA NELLA DISABILITÀ E NELLA MALATTIA CRONICA
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a “relazione di aiuto”, la “relazione che cura”, la “relazione tra curante e curato” è il cuore della pubblicazione. Là dove il curato può essere ricondotto al malato o al disabile e dove il curante può essere il medico, l’operatore sanitario, l’educatore, il volontario, l’amico, il parente. Relazioni che rimandano ad una asimmetria, ad una impossibile parità. L’invito è quello di vedere oltre la malattia, la limitatezza, la disabilità,
AA.VV., La cura della vita nella disabilità e nella malattia cronica, Castelplanio 2008, p. 112, euro 11.00. 30 - LISDHA NEWS
la patologia, per arrivare alla persona - alla donna e l’uomo con un nome ed un cognome - con i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue necessità. Vedere oltre, questa è la richiesta, l’invito. Quando l’altro cessa di essere una malattia, una patologia, una insufficienza. Ricompare, allora, l’umano. Un umano che ci mette davanti alle nostre difficoltà e paure - che possono assumere la maschera del distacco, fino, a volte, alla supponenza - che ci fa sperimentare più spesso l’impotenza. A volte ci viene richiesto soltanto di esserci: presenti e silenziosi. L’incontro con la debolezza e la sofferenza può diventare anche l’incontro con noi stessi con le nostre fragilità e in-certezze; le nostre incapacità di ascolto. La nostra paura di farci “spazi vuoti” per accogliere l’altro. Un incontro che può condurci alla conoscenza dell’altro e restituirci, nei nostri ruoli, un po’ di umanità. Di questo, ci pare, c’è grande bisogno all’interno delle “istituzioni che curano”, siano esse ospedali, residenze sanitarie, servizi socio educativi. Luoghi accoglienti e non giudicanti;
luoghi umanizzanti per gli stessi curanti. Per ricevere il volume: Gruppo Solidarietà, Via S. Fornace 23, 60030 Moie di Maiolati (An). Tel. e fax 0731.703327
[email protected] S.LAGATI
BIBLIOGRAFIA ITALIANA sui DISTRURBI dell’UDITO della VISTA e del LINGUAGGIO
VOLUME
31
2008
Nuova bibliografia italiana E’ uscito il 31° volume della “Bibliografia Italiana sui Disturbi dell’Udito, della Vista e del Linguaggio (ed. 2008). È possibile richiederlo al Servizio di Consulenza Pedagogica, Casella Postale 601, 38100 Trento, tel. 0461/828693,
[email protected] - (contributo euro 10.00). N. 58 - LUGLIO 2008
LA VITA DA DENTRO di Emanuela Giuliani
PROVIAMO A RESISTERE “Il bene è il muro che il male non riesce ad oltrepassare” (Giovanni Paolo II).
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ii un perseguitato ma non un persecutore. Sii un crocefisso, ma non un crocefissore. Sii un oltraggiato ma non un offensore. Sii un calunniato ma non un calunniatore. Come non può essere fermata una fonte ricca di acqua con un pugno di polvere, così non può essere vinta la misericordia del Creatore dal male delle creature” (Isacco di Ninive, VII sec. d .C). Ci sono tre tipi di persone: quelle che credono alla verità di queste parole, semplice riflesso del vangelo, e provano a metterle in pratica. Ci sono poi coloro che d’istinto ne colgono la bellezza ma non se la sentono di contrastare la mentalità corrente. Infine ci sono quelli che considerano questi discorsi un’espressione di debolezza, frasi da pusillanimi. Sempre più spesso si sente dire: “Bisogna fare come quelli che vanno avanti nella vita fregandosene degli altri, bisogna essere degli squali”. Molte persone oneste si trovano a vivere questa “rabbia” quando si vedono defraudate dei loro diritti, quando si scoprono usate e poi buttate. Viene allora da chiedersi quale sia la via giusta da intraprendere anche perché, chi vuole essere giusto e buono, ci deve pur vivere in questo mondo che sembra camminare all’indietro! Penso che il primo passo sia credere alla forza del bene. Non è affatto N. 58 - LUGLIO 2008
facile, ma guai a mollare. Ogni nostro cedimento al male porta altri a cedere, il nostro mantenere la rettitudine invece aiuta tanti a resistere. Quanto ci si influenza vicendevolmente! Pensate anche solo ai bambini: sono delle spugne, capaci di assorbire tutto. Respirano il clima che li circonda, registrano le parole pronunciate dagli adulti e le elaborano. Colgono subito le nostre scappatoie morali, le nostre ambiguità. E imparano velocemente. Se poi ci osservano mentre compiamo qualche piccola disonestà, è fatta. In questo caso non solo rischiamo di formare un furbetto che con gli anni diventerà un uomo senza tanti scrupoli, ma soprattutto rischiamo, e va detto a voce alta, di formare un infelice. Sì, proprio un infelice. Perché, a dispetto di quanto si crede, uno che per farsi strada deve calpestare il prossimo, è uno che si condanna all’infelicità, in quanto gli uomini non sono fatti per ferirsi e imbrogliarsi a vicenda. La loro dignità è ben altra. Dimentichiamo spesso di avere un’anima, una vita interiore che si nutre di un altro cibo. Dimentichiamo che se non amiamo sprechiamo la nostra esistenza. Dipende dai punti di vista, dirà qualcuno. Non credo sia così. Tutti noi abbiamo prima o poi sperimentato la bellezza del donare, del rinunciare a qualcosa pur di fare contento qualcuno. Alcuni possono anche aver provato la gioia dell’ essersi sentiti amati gratuitamente e questo li ha spinti a fare altrettanto. Lo spirito dell’uomo è fatto per respirare aria pulita, fresca. Non è fatto per la prigione, per quelle celle invisibili costruite dall’invidia, dalla malizia, dall’inganno. S. Pietro scriveva: “È meglio infatti soffrire operando il bene che facendo il male” (cf. 1Pt 3, 17). Dicendo questo non stava bandendo ogni forma di autodifesa né voleva educare dei cristiani paurosi,
inetti, sia chiaro. Ma davanti a una possibile scelta affermava un principio guida. E questo è il principio dei forti, non dei deboli. Dei forti nella fede e nell’amore però. La croce di Cristo a molti è apparsa come una sconfitta, una stoltezza. Però dopo 2000 anni siamo ancora qui a parlarne e tanti, uomini e donne, fissando lo sguardo su quella croce, hanno trovato la forza per servire i poveri e i piccoli della terra, senza scoraggiarsi davanti alle ingiustizie umane. Quanti hanno tratto beneficio dall’agire di persone che si sono lasciate crocefiggere, oltraggiare, calunniare pur di non fare il male con le loro labbra o le loro mani! Il loro agire è diventato così un fiume di misericordia che tiene in piedi l’umanità. È spesso un fiume sotterraneo, esile, ma è l’unico che bagna il cuore degli uomini, lo ammorbidisce, lo rinfranca, lo disseta. È l’unico fiume che sarebbe bello veder straripare.
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