GLOSSARIO
R ifi U Tili percorso didattico sui rifiuti Forse ti starai chiedendo come mai la spazzatura sia considerata tanto importante da meritare una campagna di sensibilizzazione e di educazione ambientale. La risposta è molto semplice: i rifiuti prodotti dagli esseri umani sono gli unici che la natura non riesce a smaltire da sola. E da qualche parte bisogna pur metterli. Fermati un attimo a pensare a tutto quello che ogni giorno finisce nelle nostre pattumiere, e poi nei bidoni condominiali e nei cassonetti. Centinaia, migliaia di tonnellate di scarti. Scarti della nostra vita improntata al consumismo, all’”usa-e-getta”. Eppure, tanti oggetti e materiali che buttiamo via si possono ancora riusare, riciclare, recuperare. E produrre meno rifiuti è possibile e più facile di quanto si pensi. Il kit didattico che stai per utilizzare, insieme ai tuoi compagni e ai tuoi insegnanti, ti farà scoprire che i rifiuti non sono solo scomodi e puzzolenti, ma che possono diventare risorse importanti, trasformandosi in nuovi oggetti e in energia utile. Ogni scheda è dedicata a una tappa del viaggio dei rifiuti: imparerai che i rifiuti non sono tutti uguali, scoprirai cosa significa “fare la raccolta differenziata” e quali materiali si possono riciclare. Troverai tante informazioni utili, curiosità, spunti per ricerche, attività e discussioni. E alla fine del percorso, riceverai l’ambito titolo di “EcoRanger”, e potrai insegnare a tutti - dagli amici ai familiari - come gestire in modo corretto gli oggetti e i materiali che non servono più a casa, a scuola o in ufficio. Infine, per concludere in modo festoso e divertente la tua avventura nel mondo dei rifiuti, avrai anche la possibilità di realizzare insieme ai tuoi compagni - e a molti altri ragazzi della Provincia di Varese - uno spettacolo di “teatro di strada” oppure un video sul tema dei rifiuti. Per rendere i rifiuti...utili! Buon lavoro.
“Ognuno sia lo spazzino di se stesso. (...) Occuparsi della spazzatura in un modo intelligente aiuterà ad apprezzare veramente l’uguaglianza umana”. Mahatma Gandhi
Stampato su carta prodotta interamente con fibre riciclate post-consumer
ACCIAIO = lega di ferro e carbonio con piccole quantità di altri elementi come cromo e nichel. ATOMI = le più piccole parti di cui sono formati gli elementi chimici; tutta la materia è formata da atomi. L'insieme di due o più atomi si chiama molecola. La molecola dell’acqua, per esempio, è formata da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno: H2O. BATTERIE RICARICABILI = batterie che dopo l’uso possono ritornare cariche attraverso l’applicazione di energia elettrica. BAUXITE = roccia di colore rosso bruno-giallo, formata da minerali da cui si estrae l’alluminio. BIOGAS = miscela di metano e biossido di carbonio che si produce spontaneamente nelle discariche in seguito alla fermentazione della componente organica dei rifiuti. BIOSFERA = parte del pianeta Terra in cui è presente la vita. CAPPELLO = parte di spettacolo in cui l’artista di strada chiede una piccola ricompensa per il suo spettacolo. CARBONIO = elemento chimico, con simbolo C, componente di tutti gli organismi viventi. CELLULOSA = polisaccaride (zucchero) che costituisce il legno, il cotone, la carta. CERCHIO = creazione del pubblico prima di partire con lo spettacolo. CICLI DELLA MATERIA E DELL’ENERGIA = i percorsi che le sostanze e l’energia seguono nell’ambiente naturale. il percorso seguito dalle molecole di H20, per esempio, costituisce il ciclo dell’acqua. CODICE PENALE = descrizione dei reati e delle pene previste. COMBUSTIBILE = sostanza in grado di produrre energia termica quando brucia. COMPOSTAGGIO = trattamento a cui vengono sottoposti rifiuti o fanghi per ottenere un prodotto fertilizzante (il compost). CORRUZIONE = reato che consiste nel dare soldi o fare favori personali a un funzionario pubblico perché compia un’azione illegale in modo da favorire la persona che lo paga. DECOMPORRE = disgregare, ridurre una sostanza nei suoi componenti più semplici; in ecologia, gli organismi decompositori sono quelli come i batteri o i funghi, che trasformano le sostanze organiche degli organismi morti in sostanze inorganiche semplici. ECOMAFIA = insieme delle attività che la criminilità organizzata svolge illegalmente nel settore dello smaltimento dei rifiuti. ENZIMA = sostanza che permette a una reazione chimica di avvenire più velocemente. EUTROFIZZAZIONE = accumulo di sostanze nutritive nelle acque, che fa crescere smisuratamente le alghe. FERMENTAZIONE = processo che si svolge in assenza di ossigeno, con cui alcune cellule o microrganismi ricavano energia. GENERATORE ELETTRICO = apparecchio che produce corrente elettrica a partire da un’altra forma di energia. GENETICAMENTE MODIFICATO = organismo che ha subìto una modifica artificiale del suo patrimonio genetico, cioè del DNA (le “istruzioni” contenute nel nucleo di ogni cellula). IMBONIMENTO = dal verbo imbonire, rendere buoni, cioè entrare nelle “grazie”, nell’attenzione del pubblico. INDUSTRIA SIDERURGICA = industria della lavorazione del ferro, per la produzione di ghisa e acciaio. ISOTOPI RADIOATTIVI = atomi di un elemento chimico che hanno nuclei instabili, e si trasformano in altri atomi emettendo particelle. LIQUAMI = liquido fangoso formato dai residui della decomposizione. MATERIE PRIME = prodotti o sostanze che si trovano in natura e servono per fare altri prodotti o energia; sono materie prime, per esempio il ferro, il cotone, il petrolio. MICRORGANISMI = organismi invisibili a occhio nudo, come per esempio i batteri. PE = polietilene: è la plastica dei sacchetti per la spesa. PERFORMANCE = dal francese parfournir che significa completare, portare a termine. Una performance è la conclusione di un esperienza, la sua rappresentazione. PET PET = polietilentereftalato: è la plastica usata per le bottiglie delle bevande gasate. POLIETILENE = materia plastica (sigla PE), usata per produrre fogli sottili da imballaggio, contenitori, tubi, rivestimenti di fili e cavi elettrici e altri oggetti. POTERE CALORIFICO = quantità di calore che si libera quando un chilogrammo di combustibile viene completamente bruciato. PP = polipropilene: si usa per contenitori, flaconi, mobili da giardino, oggetti per arredamento, moquette. PRODUZIONE = nel linguaggio cinematografico, è l’insieme delle attività economiche, tecniche e organizzative indispensabili per realizzare un film o un video. PUPPETS = burattini giganti che rappresentano la storia in uno spettacolo di strada. Vengono spesso usati per grandi parate a tema provocatorio, come nel carnevale (per esempio, le Maschere di Viareggio). Sono realizzati sempre con carta pesta e materiali di riciclo. PVC = polivinilcloruro, è la plastica usata per flaconi, contenitori della frutta o dei cioccolatini, pellicole per i film, strutture per l’edilizia, carte di credito. Se viene bruciato, il PVC libera sostanze pericolose, tra cui la diossina. RISORSE = sostanze o prodotti ricavate dall’ambiente e necessarie al sostentamento degli organismi; sono risorse il cibo, l’acqua, il suolo, l’energia solare. Le risorse come l’acqua o il suolo che si riformano in tempi relativamente rapidi sono dette rinnovabili; quelle che si esauriscono, come per esempio il petrolio, sono dette non rinnovabili. SCORIE NUCLEARI = sostanze di rifiuti delle reazioni nucleari, che non si possono utilizzare e sono pericolose perché radioattive. SINTESI = processo con cui si riassume, si esprime qualcosa in forma breve SOLVENTI = in chimica, si chiama solvente un liquido capace di sciogliere una sostanza (il soluto); nel linguaggio comune si indicano come solventi alcune sostanze usate nel lavaggio a secco, nelle colle, negli smacchiatori. SPOT = video televisivo o annuncio radiofonico a scopo pubblicitario o di informazione. TETRA PAK® = marchio registrato per contenitori in carta, polietilene e alluminio per la conservazione di alimenti. TURBINA = macchina che trasforma l’energia termica del vapore in energia meccanica. VIDEO = abbreviazione di videofilm (filmato) o di videoclip (breve sequenza filmata).
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IL VIAGGIO DEI RIFIUTI: introduzione Perché esistono i rifiuti?
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CHE COSA SONO I RIFIUTI? PERCHÉ SONO UN PROBLEMA?
In natura niente va perduto: ogni organismo consuma e produce scarti, ma questi rientrano nei cicli della materia e dell’energia G , per essere riutilizzati sotto altre forme. La natura è maestra nel riciclare e non conosce l’ “usa-e-getta”: gli atomi G di carbonio G degli organismi viventi, per esempio, non vengono usati e poi buttati via, ma continuano a circolare nella biosfera G e vengono riutilizzati anche a distanza di milioni di anni: chissà, forse un atomo di carbonio della mela che stiamo mangiando adesso, nel Giurassico faceva parte di un dinosauro! A differenza di tutti gli altri organismi viventi, noi Homo sapiens produciamo ogni giorno tonnellate di scarti che nessun altro organismo può gestire, smaltire, riutilizzare. Perché? Il motivo principale è che il nostro stile di vita si è ormai decisamente allontanato dallo "stile naturale": viviamo in un mondo che noi stessi abbiamo modificato, indubbiamente con molti vantaggi, ma in cui dobbiamo far fronte a problemi nuovi e sempre più complessi, che i nostri antenati non potevano nemmeno immaginare. Uno di questi è proprio la produzione eccessiva di rifiuti, cioè di oggetti, alimenti, materiali che non ci servono più perché esauriti, rotti, scaduti, passati di moda. Dove possiamo metterli? Siamo o non siamo tutti in ugual modo responsabili del destino di queste cose “rifiutate"?
SAI QUAL È LA DEFINIZIONE UFFICIALE DI "RIFIUTO"? Secondo il D.Lgs. 152/2006, è un rifiuto qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate in quel decreto e di cui chi lo possiede “si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi”
La produzione dei rifiuti non si interrompe mai: ogni nostro gesto, ogni scelta che facciamo implica la creazione di uno “scarto”. E la quantità dei rifiuti aumenta all’aumentare del benessere, perché dipende dalla quantità di beni consumati. E chi consuma di più? Chi ha più soldi, ovvio!
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I rifiuti non sono tutti uguali QUANTI TIPI
DI RIFIUTI ESISTONO?
I rifiuti si possono classificare utilizzando diversi criteri. In base alla loro origine, si distinguono innanzitutto i rifiuti urbani e i rifiuti speciali. I RIFIUTI URBANI comprendono la spazzatura prodotta nelle nostre case (rifiuti domestici), quella che viene prodotta nelle strade e negli spazi pubblici (cinema, teatri, stadi) e gli scarti di origine vegetale prodotti nei giardini e nei parchi. I RIFIUTI SPECIALI comprendono gli scarti delle industrie, delle attività agricole, dei negozi, degli ospedali, dell’edilizia e anche i veicoli, i grandi macchinari dismessi, i residui del trattamento di altri rifiuti. Un altro criterio che si può usare per suddividere i rifiuti è la loro pericolosità: sono rifiuti pericolosi quelli che contengono (o possono formare con il tempo) sostanze tossiche per l'ambiente e per l'uomo, come per esempio i farmaci, le batterie, gli oli usati. Naturalmente, tutti i rifiuti possono poi essere classificati in base al materiale di cui sono fatti: carta, plastica, vetro, metallo, residui organici etc. È questa classificazione che sta alla base della raccolta differenziata ( vedi ).
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Che cosa ne facciamo? POSSIAMO FARLI SPARIRE? SPEDIRLI SULLA LUNA?
Durante il nostro viaggio nel mondo dei rifiuti, ci fermeremo in diverse “stazioni”, che rappresentano le tappe di destinazione o di passaggio della spazzatura. Ogni oggetto o materiale che non ci serve più deve infatti essere gestito attraverso una serie di interventi che possono variare a seconda della sua origine e delle sue caratteristiche: la prima tappa è sempre la raccolta, quindi possono seguire il recupero o il riutilizzo e infine lo smaltimento. Ma da qualche parte i nostri rifiuti devono finire, perché la bacchetta magica per farli sparire non esiste e mandarli nello spazio (anche se qualche rifiuto in orbita c’è davvero) non è la soluzione.
CHE COSA BUTTIAMO VIA? La Provincia di Varese produce circa 419 mila tonnellate di rifiuti urbani in un anno. Questi sono formati da: verde: 11,4 organico: 11,4 % altra differenziata carta: 10,1 % plastica: 3,5 % (batterie, oli, alluminio etc): 1,35 vetro: 9,5 % indifferenziato ferro: 2,1 % (il cosidetto "sacco nero"): 34,3 legno: 3,6 % altro (ingombranti e spazzamento): 11,9 Rapporto Rifiuti 2006, Provincia di Varese
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RIFIUTO = NEGAZIONE, SCARTO Rifiutare deriva dal latino refutare, e significa rigettare, non volere, non accettare, rinunciare. Nella nostra lingua, un rifiuto può essere un atto di negazione, di non accettazione, come nella frase “Hanno risposto alla mia proposta con un secco rifiuto” ma anche uno scarto, un oggetto buttato nella spazzatura, qualcosa (o qualcuno) che è considerato inutile, da scartare: “La strada è piena di rifiuti” “È un rifiuto umano”. In inglese, rifiuto nel senso di negazione si può dire refusal, discard, negation, rejection; rifiuto nel senso di scarto si può dire rubbish, scrap, trash, waste.
Una particolare categoria di rifiuti pericolosi sono quelli radioattivi. I rifiuti radioattivi (o nucleari) si formano a diversi stadi del ciclo di produzione dell’energia nucleare (dall’estrazione dell’uranio alle fasi di lavorazione nei reattori), ma derivano anche dai processi di smaltimento delle centrali e da altre attività in cui si usano isotopi radioattivi G , per esempio durante esperimenti scientifici o per cure e diagnosi mediche.
Esistono ancora esseri umani che vivono in modo del tutto naturale, riciclando e riutilizzando gli scarti prodotti dalle loro attività quotidiane, senza accumulare rifiuti come facciamo noi nelle nostre città: sono i cosiddetti "popoli indigeni" come i Maasai, gli Inuit e i Mapuche, la cui sopravvivenza dipende dalla conservazione dell'ambiente in cui vivono. Fai una ricerca e segna sul planisfero le zone in cui vivono.
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I rifiuti impiegano molto tempo a degradarsi, se abbandonati nell’ambiente. Collega con una freccia ogni materiale al tempo che secondo te occorre per la sua degradazione in natura. fazzoletto di carta
8-100 anni
chewing-gum
200 anni
bottiglia di plastica
1000 anni
bottiglia di vetro
3-6 mesi
vaschetta di polistirolo
5 anni
lattina
100-1000 anni
torsolo di mela
3 mesi – 5 anni
pannolino usa e getta
3-6 mesi
sigaretta
più di 1000 anni
Quando, nel corso della storia, i rifiuti hanno iniziato a diventare un problema? Quando si è modificato lo stile di vita degli uomini e come? Scopri le date di questi eventi con l’aiuto di internet o di un’enciclopedia e mettili in ordine cronologico, aggiungendo altre date che ti sembrano importanti rispetto al “problema rifiuti”: invenzione del frigorifero invenzione della plastica rivoluzione industriale urbanizzazione
ALTRE DATE IMPORTANTI
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RIDURRE Finiremo sommersi dalla spazzatura? SI PUÒ VIVERE SENZA PRODURRE RIFIUTI? SE NE POSSONO ALMENO PRODURRE DI MENO?
La natura ha la capacità di decomporre G molte sostanze e di ricostituire alcune risorse G che servono per produrre gli oggetti e l’energia che consumiamo. Ma non tutto si decompone, e non tutte le risorse si rinnovano (vedi e 7 ).
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I rifiuti sono la conseguenza di una serie di trasformazioni di materia e di energia, e la nostra produzione di spazzatura procede a un ritmo molto più veloce rispetto a quello dei processi naturali: per questi motivi, la prima cosa che possiamo e dobbiamo fare per risolvere il “problema rifiuti” è... produrne di meno! La quantità totale dei rifiuti è data dalla somma degli scarti domestici - quelli che tutti mettiamo nelle pattumiere di casa e nei bidoni condominiali - e di quelli prodotti dalle industrie, dall’agricoltura, dalle attività commerciali. Vediamo allora in che cosa consistono i provvedimenti che si possono prendere per ridurre i rifiuti, da parte delle industrie e da parte dei cittadini.
Se rappresentiamo come una piramide le azioni da compiere per risolvere il problema dei rifiuti, al vertice si trova la riduzione: l’obiettivo “rifiutizero” è irraggiungibile, perché il nostro stile di vita non ci consente di riciclare in modo naturale tutti gli scarti della vita quotidiana, ma far “dimagrire” la nostra pattumiera” è possibile!
Riduzione
Riuso
Riciclo Recupero di energia
Smaltimento
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Come possiamo ridurre i rifiuti? QUALI
AZIONI CONCRETE SI POSSONO METTERE IN ATTO PER FARE IN
MODO CHE LA QUANTITÀ TOTALE DI RIFIUTI DIMINUISCA?
RIDURRE... A MONTE I grandi produttori di beni e servizi (aziende agricole, industrie, trasportatori, supermercati e grande distribuzione) hanno un’enorme responsabilità, non solo per quanto riguarda gli scarti, ma anche per il loro impatto generale sull’ambiente (inquinamento delle acque, emissione di sostanze nocive nell’aria, danni al territorio per il reperimento e il consumo di energia e di materie prime G ). Che cosa potremmo dire al proprietario di una grande industria che produce troppi rifiuti? Prima di tutto, potremmo suggerirgli di evitare gli sprechi, cercando di calcolare bene la quantità e il tipo di materie prime necessarie per la sua attività. Altri accorgimenti utili possono essere: - riutilizzare e/o riciclare gli scarti per realizzare altre cose (per esempio, se si producono oggetti di carta, si possono riciclare le parti avanzate dai ritagli per produrne altri) - prevedere le ricariche e i pezzi di ricambio per i prodotti, in modo che gli acquirenti non debbano buttare subito e sostituire completamente le cose che non funzionano bene ma possano ripararle, o conservare i contenitori e ricaricarli - ridurre gli imballaggi degli oggetti, diminuendo la quantità di involucri con cui vengono venduti, limitando così il volume dei rifiuti - controllare i cicli di produzione in modo da interromperli il più presto possibile se ci sono difetti o malfunzionamenti (evitando così di ottenere prodotti già finiti o quasi finiti, ma inutilizzabili, con spreco di materie prime e di energia e aumento dei rifiuti) RIDURRE... A VALLE E che cosa potremmo suggerire invece a mamma e papà, e a noi stessi, per ridurre i rifiuti prodotti in casa, in ufficio o a scuola? Per esempio: - scegliere bene la quantità, le dimensioni e l’utilità effettiva dei prodotti acquistati, per non avere sprechi (quanto latte fresco possiamo davvero consumare entro la data di scadenza?) - non comprare prodotti usa e getta ma preferire quelli riutilizzabili (i piatti e i bicchieri di plastica usa e getta sono comodi, ma con una piccola fatica in più si può fare una festa usando quelli lavabili!) - non comprare i sacchetti di plastica al supermercato e non accettare quelli forniti dai negozi; riutilizzare i sacchetti o usare borse di stoffa - preferire negli acquisti i prodotti con imballaggi ridotti e riutilizzabili, e materiali riciclati o riciclabili - prima di acquistare un nuovo oggetto (per esempio un libro o un elettrodomestico), verificare se non è possibile riparare quello vecchio, comprarne uno usato, fare un baratto, chiederlo in prestito o prenderlo in biblioteca, noleggiarlo - fare il compostaggio G domestico
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- bere l’acqua del rubinetto, che in provincia di Varese ha un’ottima qualità, o utilizzare acque minerali in bottiglie di vetro con vuoti a rendere - utilizzare i moderni pannolini lavabili per neonati, migliori di quelli usa e getta e consigliati dai neonatologi
A PROPOSITO DI IMBALLAGGI Gli imballaggi dei prodotti che consumiamo o utilizziamo li paghiamo tre volte: con i soldi del loro acquisto, ma anche indirettamente per il loro smaltimento e per la quota di inquinamento che causano. Il 50% del volume e il 30% del peso dei rifiuti domestici non umidi sono costituiti proprio da imballaggi, che finiscono per la maggior parte in discarica perché sono fatti di materiali non riciclabili. Un tipico materiale da imballaggio è il polistirolo.
Che cosa è cambiato, nella produzione dei rifiuti, nell’ultimo secolo? Si calcola che una tipica famiglia contadina italiana dei primi del Novecento producesse al massimo 3 kg di rifiuti domestici alla settimana. La maggior parte di questi rifiuti era formata da cenere di carbone: quasi tutto il resto veniva riutilizzato (con la cenere di legna si faceva il bucato, con gli avanzi di cibo si nutrivano gli animali, con i tessuti non più usati si facevano per esempio pannolini per i neonati, coperte, calzature di stracci). La plastica non esisteva. E, soprattutto, lo stile di vita era modesto e tendeva alla conservazione degli oggetti. Oggi il nostro stile di vita è improntato allo spreco e basato sul “modello usa e getta”, e una famiglia di 4 persone arriva a produrre anche 6 kg di rifiuti al giorno: 42 kg alla settimana!
Quanti significati ha in italiano la parola riduzione? Cerca su un dizionario. In inglese, riduzione dei rifiuti si traduce con waste reduction, ma altre espressioni usate sono waste minimization e waste prevention. Secondo te quali possono essere le differenze di significato?
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MISSIONE RIDUZIONE: costruisci un promemoria per la spesa Utilizzando carta o cartoncino da riciclo, costruisci il tuo “Memoriduzione” e portalo sempre con te (o dallo ai tuoi genitori) quando vai a fare acquisti. Puoi utilizzare questo schema, adattandolo alle tue esigenze e colorando a piacere o inserendo disegni o fotografie.
TIPO DI PRODOTTO DA ACQUISTARE
COSE DA CONTROLLARE / EVITARE
ALIMENTARI
imballaggio, tipo di confezione, provenienza del prodotto (impatto ambientale in termini di trasporto), data di scadenza (riuscirò a consumarlo tutto?); lo stesso prodotto è disponibile sfuso (senza confezione in polistirolo o plastica)?
DETERSIVI
confezione e imballaggio, contenitore riutilizzabile; lo stesso prodotto è disponibile sfuso?
ELETTRODOMESTICI, TELEFONI CELLULARI, COMPUTER etc.
imballaggio, categoria energetica per i consumi, utilità effettiva (mi serve solo per una volta? posso farmelo prestare/noleggiarlo/comprarlo usato? posso riparare quello che ho già? mi sono fatto influenzare dalla pubblicità?)
PRODOTTI DI CARTOLERIA (quaderni, blocchi etc), CARTA DA REGALO, CONTENITORI IN CARTONE, LIBRI
mi serve davvero o posso riutilizzare qualcosa che già possiedo (per esempio fogli scritti da un solo lato)? il quaderno/libro è fatto con carta ecologica o riciclata? se si tratta di un libro, potrei prenderlo in biblioteca anziché acquistarlo?
TUTTI I PRODOTTI
in etichetta sono segnalate attenzioni particolari per l’ambiente? (uso di materiali riciclati o riciclabili, bassi consumi di energia, riduzione delle emissioni nocive etc)
Per una settimana, segna in una tabella tutto ciò che butti via. Quale percentuale dei tuoi rifiuti è riciclabile/riutilizzabile? Quale percentuale avresti potuto evitare (per esempio, le cose che hai buttato senza usarle/consumarle del tutto)? Confronta i risultati con quelli dei tuoi compagni e discutine insieme a loro.
C’è differenza tra il ridurre il peso dei rifiuti e ridurre il loro volume? Secondo te che cosa è più importante e perché? Come si definiscono e quali unità di misura si usano per il peso e il volume?
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RIUSO E RECUPERO
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Lunga vita ai nostri oggetti! È PROPRIO TUTTO DA BUTTARE? PER QUALI OGGETTI PUÒ ESSERCI UN ALTRO USO, PRIMA DEL CESTINO?
Ci sono oggetti per i quali è facile immaginare una seconda o una terza vita: un libro, per esempio, difficilmente è “da buttare”, anche se è già stato sfogliato e letto più volte. E – a meno che il suo contenuto ci abbia proprio indispettito o annoiato – è raro che ci venga in mente di buttare un libro nel cestino! Per altre cose, invece, la destinazione dopo l’uso è quasi sempre, d’istinto, il bidone dell’immondizia: vasetti della marmellata, bottiglie, scatole di cartone e altri contenitori, giocattoli, soprammobili, ma anche accessori di abbigliamento, vestiti o scarpe che non ci vanno più bene o che sono diventati fuori moda. Eppure, molte volte sarebbe possibile riutilizzare ancora le cose che buttiamo, ritardando il loro ingresso nel mondo dei rifiuti. Un sistema per ridare vita alle cose è organizzare i “mercatini dell’usato”, a scuola, alle feste, tra amici. Se altre persone sceglieranno di utilizzare ancora gli oggetti che a noi non servono più, si creeranno meno rifiuti e si risparmieranno risorse preziose! Altre possibilità sono le donazioni a istituti, ospedali, scuole che possono riutilizzare giocattoli, giornalini, videocassette o dvd, o organizzare a loro volta mercatini o “pesche di beneficenza” con gli oggetti ricevuti in regalo.
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Dare una nuova vita agli oggetti usati fa risparmiare materie prime (vedi ) e energia, e riduce il volume dei rifiuti. Può avere un vantaggio economico (se si rivende un oggetto ancora in buono stato) oppure può permettere ad altre persone di utilizzare beni altrimenti costosi (se si regala qualcosa).
VECCHI OCCHIALI SU NUOVI... NASI. Anche gli occhiali si possono salvare da una triste fine nella spazzatura! Molti negozi di ottica raccolgono occhiali da vista usati, magari con montature un po’ fuori moda, per regalarli a persone che non possono permettersi di comprarli nuovi. In alcuni casi possono essere riutilizzate anche le lenti.
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Usa-e-getta o usa-e-riusa? COME
POSSIAMO FAR
"DIMAGRIRE"
LA NOSTRA PATTUMIERA?
Ci stiamo abituando sempre più allo stile usa-e-getta anche quando basterebbe un minimo sforzo per aiutare le nostre pattumiere a dimagrire e ridurre gli impatti negativi sull’ambiente. Pensiamo per esempio a quanta carta da cucina usiamo ogni giorno: per asciugare l’acqua rovesciata sul tavolo, per pulire, per avvolgere alimenti, per asciugarci le mani. La carta da cucina, come i rotoli di asciugamani di carta, la carta igienica, i fazzoletti e i tovaglioli usa-e-getta corrispondono a tantissimi alberi tagliati! Raramente questi oggetti di carta sono insostituibili: il più delle volte al loro posto potremmo usare asciugamani o tovaglioli di stoffa, che possono essere lavati e riutilizzati più volte. Anche le ricariche possono rientrare in questo stile di consumo: esistono ricariche per le penne biro, per le cartucce delle stampanti, ma anche per saponi e detersivi. Anche le batterie ricaricaribili G permettono un riutilizzo dello stesso oggetto, anziché l’acquisto di uno nuovo con conseguente aumento del volume di rifiuti. In alcuni supermercati vengono venduti sfusi anche prodotti come i cereali da colazione, permettendo di riutilizzare sempre lo stesso contenitore (una scatola di plastica, per esempio) anziché comprare nuove confezioni con cartone e sacchetto. Inoltre, se ci serve un oggetto, perchè non comprarlo usato magari su internet? Oggi si trova di tutto a prezzi molto convenienti, senza uscire da casa e riducendo i rifiuti!
Ci sono molti prodotti che si possono ricaricare, non solo i detersivi ma anche le penne!
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Le soffitte, le cantine, gli armadi sono spesso fonte di grandi sorprese storiche: vecchie fotografie, libri, oggetti, giocattoli che sono arrivati a noi attraverso le generazioni. Può essere emozionante sfogliare un libro di scuola del bisnonno, o scoprire di potersi divertire con una vecchissima trottola, o con una bambola appartenuta a chissà quale prozia... Gli oggetti hanno una storia, e a volte è proprio un peccato buttarli: perché possono essere ancora utili, perché sono dei ricordi di famiglia, perché hanno un valore. Alcuni oggetti purtroppo non sono fatti per durare, e si deterioriano facilmente, ma altri si conservano per anni, a volte per millenni (pensiamo ai giocattoli trovati dagli archeologi!). Anche i nostri nipoti e pronipoti potrebbero un giorno giocare con qualcosa di nostro, se avremo l’accortezza di scegliere giochi e oggetti fatti con materiali durevoli e se sapremo averne cura e conservarli.
L’espressione di seconda mano è usata per indicare gli oggetti usati che possono essere (o sono già stati) rivenduti o regalati, e riutilizzati. In inglese si dice second-hand.
Esistono forme d’arte che riutilizzano gli oggetti che non servono più. Una di queste è l’arte povera – un movimento artistico nato in Italia negli anni Sessanta del Ventesimo secolo – che utilizza oggetti e rifiuti, per esempio stracci, scarti industriali, legno, plastica. Anche nelle opere chiamate ready-made (che si può tradurre in italiano con “già pronti” o “già fatti”) vengono usati oggetti e scarti: la prima opera di questo tipo, la ruota di bicicletta fu realizzata nel 1913 da Marcel Duchamp. Altri esempi sono le opere cubiste in cui sono presenti ritagli di giornale, e le opere della pop-art in cui spesso compaiono pubblicità e prodotti del consumo di massa.
LA SCATOLA DEGLI SCARTI Prendi una vecchia scatola da scarpe, rivestila con carte colorate (per esempio carte da regalo usate, o carta delle uova di Pasqua) e usala per riporre le cose che potrebbero esserti utili per le tue attività creative: biglietti d’auguri, figurine, nastri, fotografie ritagliate dalle riviste, perline, bottoni o altri accessori. Potrai usarli per abbellire l’albero di Natale, per creare nuovi biglietti d’auguri, per le ricerche scolastiche, per realizzare decorazioni per gli abiti.
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Sostituisci ogni oggetto usa-e-getta della colonna di sinistra con un oggetto riutilizzabile e indica nell’ultima colonna quali risorse si risparmiano in questo modo. Se ti vengono in mente altri oggetti usa-e-getta, aggiungili alla lista.
USA-E-GETTA
USA-E-RIUSA
RISORSE RISPARMIATE
Carta da cucina, asciugamani di carta o fazzoletti di carta Batteria per gioco elettronico Bicchieri e posate di plastica Sacchetto di plastica per la spesa Post-it per appunti
Il riutilizzo degli oggetti permette di consumare meno materie prime e meno energia, e di produrre meno rifiuti. A questo risparmio contribuisce anche l’attività degli artigiani-riparatori, come gli ombrellai, gli arrotini, i ricambisti, i sarti, i calzolai. Esistono attività artigianali di questo tipo nel tuo quartiere/nella tua città? Ne esistevano altre quando i tuoi genitori, o i tuoi nonni, erano piccoli? Scopri, con ricerche e/o interviste, quali mestieri di questo tipo esistono ancora e quali sono scomparsi. Discuti con i compagni i risultati dell’indagine: quali oggetti un tempo si potevano riparare facilmente e oggi si buttano quando si rompono?
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DIFFERENZIARE Un rifiuto... non vale l'altro CHE COS’È E A CHE COSA SERVE LA “RACCOLTA DIFFERENZIATA”?
In casa possiamo cercare innanzitutto di produrre meno rifiuti ( vedi ), e di cambiare il nostro stile di consumo, provando a riutilizzare e recuperare gli oggetti anziché buttarli non appena ci sembra che non servano più. È inevitabile però che rimangano molte cose di cui davvero dobbiamo sbarazzarci: i fogli utilizzati da entrambe le parti, per esempio, oppure le bottiglie, le lattine, i vasetti dello yogurt o i cartoni del latte, e tante altre cose che hanno proprio un destinopattumiera. Possiamo però evitare di sprecare risorse utili anche quando gettiamo definitivamente qualcosa: la raccolta differenziata è un’operazione semplice, non costosa, che richiede soltanto un po’ di attenzione ma permette di recuperare ancora materiali e energia. Fare la raccolta differenziata significa suddividere i vari tipi di rifiuti in base al materiale di cui sono fatti, e buttarli separatamente in appositi contenitori. La raccolta differenziata è molto importante perché i rifiuti domestici sono formati per più del 60% da imballaggi e contenitori di carta, vetro, plastica, metallo oltre che da giornali e riviste. Raccogliere separatamente questi materiali permette di ridurre la quantità finale dei rifiuti destinati allo smaltimento, e di risparmiare.
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In molti Comuni la raccolta differenziata interessa anche la cosiddetta frazione umida cioè gli scarti alimentari. Si calcola che la produzione media di avanzi di cibo per ogni persona sia intorno ai 300 grammi al giorno (circa 100 kg all’anno). Questi rifiuti possono essere recuperati per il compostaggio: il materiale organico di cui sono fatti gli scarti alimentari viene accumulato in modo che possa avvenire la fermentazione ad opera dei batteri, che li trasformano così in ottimo concime. In Italia, la raccolta differenziata corrisponde attualmente al 24,3% della produzione totale di rifiuti urbani (dati 2005). Altri paesi europei sono più bravi di noi, con la Germania al primo posto (circa il 60% dei rifiuti raccolti in modo differenziato), ma la nostra modalità di raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti secchi e di quelli umidi è la migliore e più efficace in tutta Europa! Infatti molti rappresentanti di paesi europei vengono a osservare come si fa la raccolta differenziata in Italia nei Comuni più “bravi”.
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Le regole della Raccolta Differenziata Per una buona raccolta differenziata, i rifiuti vanno separati nel modo giusto e in alcuni casi preparati. Distinguere una bottiglia di plastica da una di vetro è facilissimo. Ma in altri casi, non è così semplice decidere dove-buttare-cosa! Per esempio, le buste con la finestrella trasparente o la carta da cucina si possono buttare nel contenitore della carta? I piatti di plastica dove si buttano? E i Tetra Pak® G dei succhi di frutta? Prima di tutto, per tutti i rifiuti vale la regola ripulisci - schiaccia -compatta: prima di buttare bottiglie e vasetti, bisogna eliminare tappi di sughero, metallo ecc.; le bottiglie di plastica vanno sciacquate, schiacciate nel senso della lunghezza e richiuse con il tappo; i contenitori di cartone vanno piegati o schiacciati. Nel sacco nero dei rifiuti indifferenziati, cioè tutti quelli formati da materiali non riciclabili, non si possono gettare: rifiuti tossici o pericolosi (vernici, farmaci, pile, batterie), rifiuti ingombranti (mobili, elettrodomestici anche piccoli, piante da appartamento, calcinacci e altri scarti di edilizia, cassette di legno). Pile e farmaci scaduti si devono buttare negli appositi contenitori che si trovano presso negozi e farmacie. Per la carta e la plastica ci sono poi alcune regole precise da seguire. CARTA: - La carta da riciclare deve essere pulita: no a fazzoletti e tovaglioli usati, o a carta contaminata da alimenti! - Alcuni tipi di carta non si possono riciclare: carta oleata, carta assorbente, carta plastificata o metallizzata, carta carbone. PLASTICA: - Non si possono gettare nei bidoni della raccolta differenziata i contenitori di vernici, solventi G e altri rifiuti pericolosi, e nemmeno i giocattoli o i bicchieri e i piatti di plastica. E in caso di dubbio, bisogna consultare le istruzioni fornite dal proprio comune per la raccolta differenziata. Ad esempio in alcuni comuni i contenitori di Tetra Pak® per bevande (latte, succhi, vino) si possono riciclare insieme alla carta (anch’essi vanno lavati e schiacciati prima di essere buttati nell’apposito bidone). Le tre componenti del Tetra Pak® (carta, polietilene G e alluminio) vengono separate nelle cartiere e riciclate per formare nuova carta e nuova plastica.
CHE COSA DICE LA LEGGE Secondo la legge italiana, la raccolta differenziata è diventata obbligatoria con il decreto legislativo n°22 del 15 febbraio 1997. Con il nuovo decreto 152/2006 almeno il 45% dei rifiuti dovrebbe essere raccolto in modo differenziato entro fine 2008. La Provincia di Varese si è posta un obiettivo più ambizioso: arrivare al 60,4% di raccolta differenziata entro il 2014!!!
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Gli antichi romani facevano già la raccolta differenziata! In particolare, alcuni reperti archeologici dimostrano la raccolta di frammenti di vetro che veniva riciclato per produrre altri oggetti in uso all’epoca (bottiglie, ampolle, fiale per unguenti, piatti e sottocoppe). Frammenti di vetro destinati al riciclaggio sono stati ritrovati a bordo della Julia Felix, un’imbarcazione romana rinvenuta nell’Adriatico. Gli antichi romani non riciclavano il vetro per questioni ecologiche, ma perché il vetro fonde a una temperatura più bassa dei suoi componenti (silice, soda, calce) e di conseguenza la produzione a partire da frammenti di vetro usato risultava più rapida e meno costosa. Si pensa che la nave seguisse un itinerario commerciale che aveva come punto di riferimento principale il porto di Aquileia: questa città era uno dei maggiori centri di produzione di vasellame in vetro dell’epoca romana imperiale. Anche alcune fonti letterarie antiche confermano che gli antichi romani riutilizzavano i rottami di vetro per la fusione.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, l’Italia è divisa: al nord la percentuale di rifiuti differenziati rispetto a quelli prodotti è del 40%, al centro del 19,4%, al sud soltanto dell’8,7%. Secondo l'Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) la Regione prima della classe nella raccolta differenziata è il Veneto (47,7%). Seguono il Trentino Alto Adige (44,2%), la Lombardia (42,5%), il Piemonte (37,2%), l’Emilia Romagna (31,4%), la Toscana (30,7%), il Friuli Venezia Giulia (30,4%), la Valle d'Aosta (28,4%), l’ Umbria (24,2%) e la Liguria (18,3%). La maglia nera va al Molise (5,2%), alla Basilicata e alla Sicilia (5,5%). Tra le grandi città si comportano bene, con oltre il 35%, Padova, Torino e Prato, seguite da Brescia, Milano, Verona e Livorno, che differenziano una percentuale di rifiuti compresa tra il 30 e il 35 per cento. La provincia di Treviso merita un applauso, perché la raccolta differenziata sul suo territorio arriva al 70 %.
Come si dice raccolta differenziata in... INGLESE: separate collection (of rubbish) o recycling collection FRANCESE: collecte sélective o collecte separée TEDESCO: getrennte Sammlung SPAGNOLO: recogida diferenciada
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La Provincia di Varese è una delle 10 province italiane più brave nella raccolta differenziata, con una percentuale del 53,8% (dati 2005). Gran parte del merito va sicuramente all’estensione della separazione dei rifiuti umidi, ma i cittadini hanno dimostrato grande impegno anche nella raccolta degli altri rifiuti come carta, vetro e in particolare plastica.
Disegna una cartina dell’Italia e indica con un aerogramma o con un altro tipo di grafico le percentuali della raccolta differenziata indicate nel box approfondimento blu.
Trova gli intrusi: alcuni rifiuti sono finiti nel bidone sbagliato! rimettili al posto giusto.
Vetro Pl
astica
Carta
tetra pak
quaderno
vasetto di marmellata
Alluminio
sacco nero
barattolo per alimenti cartone da imballaggio
piatto di ceramica piatto di carta lattina per bibita carta plastificata
flacone per detersivo vaschetta in polistirolo forbice bottiglia di vetro
farmaci scaduti bottiglia di plastica carta oleata
pentola
cd-rom
cerotto gomma
fiala per farmaci
posate di plastica
occhiali
vasetto di yogourt
fazzoletti
barattolo per vernice
pennarelli
giornale
posate di metallo
riviste
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RICICLARE Dalla pattumiera a... una nuova vita A QUALI PROCESSI VANNO INCONTRO I MATERIALI RICICLABILI E IN CHE COSA POSSONO TRASFORMARSI? QUALI SONO I VANTAGGI DEL RICICLAGGIO DEL VETRO, DELL’ALLUMINIO, DELLA PLASTICA E DELLA CARTA?
Il riciclaggio dei rifiuti è il processo che consente di ri-lavorare i materiali di cui sono formati i prodotti usati, per produrne di nuovi: in altre parole, riciclare significa ridare vita ai materiali usati anziché sprecarli. Il riciclaggio dei materiali, possibile grazie alla raccolta differenziata (vedi ) è utile perché riduce la quantità dei rifiuti (vedi ), evita sprechi di materie prime e di energia, contribuisce a ridurre l’inquinamento (si immettono nell’atmosfera meno sostanze dannose rispetto ai processi che partono dalle materie prime) e fa risparmiare. Infatti molti dei materiali raccolti hanno un valore e vengono pagati; non è quindi assolutamente vero che, come dice qualcuno, “tanto poi finisce tutto insieme in discarica”! Non tutto si può riciclare, e non allo stesso modo: tra i materiali dei rifiuti domestici che possono essere destinati al riciclo ci sono il vetro, la carta, l’alluminio e alcuni tipi di plastica. Tra i materiali usati per l’edilizia, l’industria, i trasporti, sono riciclabili il ferro, l’acciaio G (il materiale più riciclato del mondo, usato per automobili, macchinari, rotaie, treni, infissi), l’asfalto, alcuni tessuti. Può essere considerata una modalità di riciclaggio anche il recupero dei rifiuti biodegradabili attraverso il compostaggio (vedi ).
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I processi di riciclaggio comprendono diverse fasi. La carta, per esempio, viene dapprima spappolata, poi vagliata per rimuovere le parti estranee, lavata per rimuovere la colla, de-inchiostrata e infine rimiscelata con una componente di cellulosa G vergine. Ogni volta che la carta viene rilavorata, infatti, le sue fibre si degradano e diventano sempre più corte, e bisogna aggiungere nuove fibre lunghe se si vogliono ottenere fogli resistenti. Anche la plastica viene selezionata, triturata, lavata, macinata più finemente e quindi essiccata e trasformata in granuli. Durante alcuni di questi passaggi si formano materiali di scarto: è per questo che da 100 kg di plastica da raccolta differenziata si ottengono solo 60 kg di plastica riciclata. Il processo di produzione del vetro riciclato, che comprende anche fasi di cottura e fusione, permette invece di ottenere quasi 100 kg di vetro nuovo per 100 kg di rottame di vetro.
Simbolo internazionale dei materiali riciclabili
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L’alluminio, infine, è un metallo riciclabile al 100% e all’infinito, e produrlo riutilizzando quello usato permette un enorme risparmio energetico. Con l’alluminio riciclato non si fanno soltanto altre lattine, ma anche automobili e perfino aeroplani. Qualcuno ha inventato anche la Ricicletta®, una bicicletta fatta con l’alluminio riciclato! SEDIAMOCI QUI, SU 45 VASCHETTE DI PLASTICA... Esistono molti tipi diversi di plastica, che sono tutti composti chimici prodotti in laboratorio. Riciclando queste “plastiche” si possono ottenere molti oggetti diversi. In particolare, dal PET G si ricavano filati per imbottiture, tessuto pile, materiali per gli interni delle automobili, imballaggi; dal PVC G si ottengono materiali per l’edilizia come tubi e scarichi; dal PE G si possono produrre nuovi flaconi, tappi, sacchi per la spazzatura, casalinghi, pellicole per imballaggi. Quando si riciclano insieme diversi tipi di plastica, si ottiene la plastica riciclata eterogenea, che può essere usata per produrre - ad esempio - sedie, panchine, giochi per bambini, recinzioni, cartelli stradali, cabine da spiaggia, fioriere, contenitori per i rifiuti. Per esempio, bastano... ... 10-20 bottiglie per fare un maglione in pile ... 116 bottiglie per fare una barca a vela Optimist ... 174 flaconi e qualche sacchetto per fare un cassonetto ... 45 vaschette e qualche metro di pellicola per fare una panchina (fonte Corepla: http://www.corepla.it)
LA PRIMA CARTA RICICLATA Tutti pensiamo che i prodotti riciclati siano nati da poco, in risposta alle preoccupazioni ambientali e economiche dei tempi moderni. In realtà, possiamo considerare la prima carta - inventata in Cina quasi 2000 anni fa - un prodotto “riciclato”, perché fu prodotta a partire dalle fibre di stracci e vecchie reti da pesca. La produzione della carta a partire dalla polpa di legno risale soltanto al 1850.
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RICICLAGGIO A DUE FACCE Per riciclaggio vero e proprio (in inglese: recycling) si intende la rivalorizzazione completa dei materiali, che è possibile in particolare per il vetro e per l’alluminio. Un’altra modalità è invece il downcycling, cioè la trasformazione di un materiale in un altro ma di qualità inferiore, come avviene per esempio per alcune materie plastiche e tessili.
In natura, il riciclaggio degli scarti è la normalità: nelle catene alimentari, nulla va sprecato, perché i “rifiuti” (naturali) di un organismo vengono sempre riutilizzati. Così, per esempio, un albero marcescente viene abitato da funghi, larve, microrganismi G che ne riciclano gli elementi - come il carbonio, l’azoto, l’ossigeno - fino a trasformarlo in humus per il terreno del bosco, da cui altre piante potranno trarre i sali minerali per il loro nutrimento. In tutti gli ecosistemi possiamo osservare questi cicli e ri-cicli di materiali.
Il verbo riciclare e il sostantivo riciclaggio non si usano soltanto per indicare il processo che riporta in vita i materiali dei nostri rifiuti, ma anche per indicare il riutilizzo, nel normale circuito monetario, di somme di denaro “sporco” provenienti da operazioni illegali. Riesci a trovare dei sinonimi per il verbo riciclare?
Tutte le frazioni principali della raccolta differenziata vengono destinate interamente al riciclo in impianti in Provincia o in altre. Nella nostra Provincia viene destinato il 68,3% della carta, il 42,8% della plastica, il 90% del vetro e il 66,5% del verde.
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Cerca nello schema le nove parole che hanno a che fare con il riciclaggio dei rifiuti. Le parole possono essere scritte in orizzontale, da destra a sinistra o viceversa, o in verticale, dall’alto al basso e viceversa.
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QUANTA ENERGIA SI RISPARMIA? - Per produrre una tonnellata di carta da cellulosa vergine si usano 7600 kWh di energia elettrica, mentre per produrre una tonnellata di carta riciclata se ne usano 2700. - Per ricavare dalla bauxite G 1 kg di alluminio servono 14 kWh, mentre per ottenere 1 kg di alluminio da quello usato ne servono solo 0,7. 1) Calcola il risparmio energetico in percentuale nei due casi.
2) Oltre all’energia elettrica e alla materia prima, c’è un’altra risorsa naturale importante che viene risparmiata quando si producono materiali riciclati: sapresti dire qual è?
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IL RESIDUO INEVItABILE Rifiuti riusati, riciclati... e il resto?
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DOVE FINISCONO I RIFIUTI “INDIFFERENZIATI”? DANNO SOLO PROBLEMI O SE NE PUÒ RICAVARE QUALCOSA?
Nonostante l’applicazione delle “3R” - ridurre, riusare, riciclare attualmente la maggior parte dei nostri rifiuti, ovvero l’“indifferenziato” (“sacco nero”, ingombranti, spazzamento stradale) finisce nelle discariche. Le discariche sono il sistema più antico usato dagli uomini per disfarsi di ciò che non serve più. La differenza tra oggi e il passato è che le discariche moderne sono “controllate” cioè costruite in modo che i biogas G e i liquami G che si producono con la decomposizione dei rifiuti non finiscano nel terreno e nei corsi d’acqua, ma vengano raccolti e depurati oppure usati per produrre energia. Secondo le nuove tecnologie e normative, prima di finire in discarica, i rifiuti indifferenziati devono fare tappa in un impianto di selezione, che serve a dividere i materiali organici per il compostaggio, quelli ad alto contenuto energetico e i materiali ferrosi che possono essere recuperati per l’industria siderurgica G . Negli impianti di selezione viene prodotto il cosiddetto CDR = Combustibile G Derivato dai Rifiuti. Questo combustibile può essere usato al posto di altri combustibili (come il carbone) nelle centrali termoelettriche o in alcune industrie (per esempio i cementifici) oppure essere portato negli inceneritori o termovalorizzatori, in pratica enormi forni dove la spazzatura finisce bruciata ad altissima temperatura (tra gli 800 e i 1300°C). I termovalorizzatori sfruttano i materiali che hanno un elevato potere calorifico G - cioè che contengono energia che può trasformarsi in altra energia utile. Quando i rifiuti bruciano (combustione) si produce calore che dentro una caldaia si trasforma in vapore. Il vapore deve essere, per legge, sfruttato per produrre energia. Esso quindi azione una turbina G che, accoppiata a un generatore elettrico G , produce il prezioso prodotto finale: energia elettrica! Alcuni termovalorizzatori recuperano anche il vapore immettendolo in tubazioni che raggiungono le abitazioni e gli uffici, fornendo una forma di riscaldamento ecologico. Questo recupero di energia è l’ultima tappa “utile” del viaggio dei rifiuti. Esiste tuttavia anche un’altra “faccia della medaglia” dei termovalorizzatori, che è l’emissione di sostanze nocive, ma di questo parleremo nella prossima scheda (vedi ).
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I rifiuti trasportati dai camion a un termovalorizzatore vengono scaricati, essiccati e trasferiti in una griglia di combustione. I fumi caldi prodotti dalla combustione vengono trasformati in vapore dentro a una caldaia e il vapore viene a sua volta trasformato in energia meccanica da una turbina che, collegata a un generatore, può produrre energia elettrica. Le scorie rimanenti dal processo vengono eliminate e inviate alle discariche.
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Discariche e termovalorizzatori QUANTI
RIFIUTI FINISCONO NEI TERMOVALORIZZATORI E NELLE
DISCARICHE ITALIANE?
In Italia ci sono 52 termovalorizzatori, dove vengono bruciati ogni anno più di 3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Tra gli impianti italiani merita di essere citato quello di Brescia, che ha ottenuto il riconoscimento di “migliore impianto del mondo nel suo settore” da un’organizzazione degli Stati Uniti. Nell’impianto di Brescia vengono trattate quasi 760 mila tonnellate di rifiuti e vengono prodotti sia elettricità sia riscaldamento. A livello regionale, il record dei rifiuti inceneriti spetta alla Lombardia (45,8% del totale) e ad altre regioni del nord, dove si trova la maggior parte degli impianti. Gli ultimi dati disponibili dicono che in Italia esistono in tutto circa 400 discariche, in cui finisce ancora più della metà dei rifiuti urbani prodotti, per la precisione il 51,9%. Ma la tendenza è quella di abbandonare sempre più questa forma di smaltimento, che è la più dannosa per l’ambiente. In alcuni casi, come nella Regione Campania, sono presenti impianti di smaltimento illegali, dove i rifiuti vengono abbandonati o bruciati senza controllo, causando problemi ambientali e sanitari (vedi ).
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CHE COSA DICE LA LEGGE? decreto 22/97 o Decreto Ronchi Non si possono buttare nelle discariche i rifiuti indifferenziati prima di averli selezionati, e non si possono costruire termovalorizzatori che non siano progettati per il recupero dell’energia. decreto 36/03 Le regioni, le province e i comuni devono ridurre sempre di più la quantità dei rifiuti portati nelle discariche; non si potranno più depositare in discarica i rifiuti non trattati, organici e con alto potere calorifico, in modo da ridurre i problemi ambientali legati alla presenza delle discariche (vedi ) e favorire il recupero energetico.
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Piano Provinciale Rifiuti Tutti i rifiuti indifferenziati dovranno essere pretrattati in impianti che producono il CDR; non sono più previste né nuove discariche né nuovi termovalorizzatori per il rifiuto indifferenziato.
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RIFIUTI... LATINI I rifiuti degli antichi romani sono arrivati fino ai giorni nostri! Il Testaccio è un rione romano che prende il nome dai detriti e dai resti delle anfore di epoca romana (testus in latino significa “coccio”) che venivano gettate via dopo il trasporto delle merci lungo il Tevere.
Come si dice in inglese... CDR, COMBUSTIBILE DERIVATO DAI RIFIUTI
= RDF (Refuse Derived Fuel)
DISCARICA
= landfill oppure dump
DISCARICA CONTROLLATA
= sanitary (oppure modern, engineered, secure) landfill
INCENERITORE
= incinerator
RECUPERO DI ENERGIA
= energy recovery
SINTESI ANNO 2006
Nel grafico sono rappresentati i dati relativi al destino dei rifiuti indifferenziati prodotti in Provincia di Varese nel 2006 e destinati ai vari impianti di smaltimento. Nel 2006, in Provincia di Varese sono stati smaltiti in discarica o termovalorizzati circa 200 mila tonnellate di rifiuti.
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SCEGLI LA RISPOSTA ESATTA
I rifiuti indifferenziati: a) finiscono tutti nelle discariche b) vengono selezionati e portati nelle discariche o nei termovalorizzatori c) vengono portati nelle cartiere e negli altri impianti per il riciclaggio
Un termovalorizzatore può produrre energia elettrica sfruttando: a) il calore prodotto dalla combustione dei rifiuti b) la cenere che rimane dopo la combustione dei rifiuti c) il petrolio
I rifiuti “ad alto potere calorifico” sono formati da carta, legno e plastica che non si possono destinare alla raccolta differenziata. Perché, secondo te, la plastica ha un elevato potere calorifico?
Secondo te, c’è un vantaggio maggiore nel bruciare la plastica per ricavare energia o nel riciclarla per produrre altra plastica?
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IL PROBLEMA RIFIUTI Discariche illegali, inquinamento, criminalità I RIFIUTI PUZZANO, INQUINANO, COSTANO: QUALI SONO I PROBLEMI PIÙ GRAVI, E COME SI POSSONO RISOLVERE?
Smaltire i rifiuti in modo corretto, cercando di arrecare all’ambiente meno danni possibili, richiede impegno da parte dei cittadini e investimenti economici da parte di aziende e industrie. Ma non tutti, purtroppo, sono disposti a sacrificare la loro comodità e, nonostante gli appelli e le informazioni sempre più dettagliate su questo argomento, ci sono ancora tante persone che scelgono la strada più breve e gettano i rifiuti nei boschi, sulle spiagge e per le strade o scaricano sostanze tossiche nei fiumi, nei laghi e nei mari. In alcuni casi esiste una vera e propria ecomafia G , che controlla la gestione (sbagliata) dei rifiuti, e a volte i rifiuti diventano addirittura protagonisti di traffici illegali internazionali: in cambio di soldi alcuni paesi poveri consentono che i rifiuti pericolosi, comprese le scorie nucleari G , siano scaricati sul loro territorio. Scarsa volontà, disinformazione, corruzione G , illegalità sono l’altra faccia della medaglia del nostro viaggio nel mondo dei rifiuti. Noi, comuni cittadini, possiamo forse fare poco per impedire alcuni comportamenti a livello industriale o politico, ma di sicuro possiamo fare molto per diffondere le informazioni utili e le istruzioni sui comportamenti corretti che abbiamo imparato: nella prossima scheda, (vedi ), troverete alcuni suggerimenti a questo proposito.
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Secondo il Rapporto Ecomafia 2006 di Legambiente, in Italia vengono commessi ogni ora tre reati contro l'ambiente: “Le notizie più preoccupanti arrivano dai rifiuti, soprattutto quelli speciali pericolosi e non, che alimentano sempre più i profitti delle organizzazioni criminali. Quelli fatti sparire nel nulla sono almeno 26 milioni di tonnellate, circa il 25% del totale prodotto.” (Dal sito di Legambiente http://www.legambienteonline.it)
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Inquinamento da Rifiuti COME È POSSIBILE CHE I RIFIUTI PERICOLOSI FINISCANO NELL’AMBIENTE? E QUALI DANNI POSSONO FARE?
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Come abbiamo imparato (vedi ), i rifiuti pericolosi sono quelli che contengono (o possono formare con il tempo) sostanze tossiche per l'ambiente e per l'uomo, come per esempio i farmaci, le batterie, gli oli usati. Rientrano in questa categoria anche i pesticidi, gli insetticidi, molte vernici, i solventi, i prodotti infiammabili, le bombolette spray. Purtroppo esistono i falsari del rifiuto, persone che modificano le caratteristiche dei rifiuti sui documenti ufficiali e trasformano le sostanze tossiche in rifiuti normali, per poterli smaltire in modo più economico. Peccato che queste sostanze, poi, finiscano nel suolo, nei fiumi, nelle falde acquifere, contaminando gli alimenti e l’acqua che consumiamo tutti (falsari compresi... ). L’inquinamento causato dalle sostanze contenute nei rifiuti può assumere diverse forme. L’inquinamento atmosferico è causato da gas o particelle emessi per esempio dalle discariche o dall’evaporazione di liquidi nocivi lasciati esposti all’aria. L’inquinamento delle acque può essere causato da scarichi non controllati o da sostanze che vengono disperse sul suolo (per esempio i pesticidi) e che vengono poi trascinate dalle piogge verso i corsi d’acqua. Nei fiumi e nei laghi, gli scarichi inquinanti possono causare il fenomeno dell’eutrofizzazione G , che fa diminuire l’ossigeno e mette a rischio la sopravvivenza dell’intero ecosistema.
Alcuni rifiuti pericolosi possono essere resi innocui attraverso un processo che si chiama biodegradazione, che consiste nell’utilizzare microrganismi (batteri naturali o geneticamente modificati G ) e enzimi G per trasformare le sostanze attraverso reazioni chimiche di fermentazione G .
SOS RIFIUTI Chi costruisce una discarica abusiva o abbandona i rifiuti può essere punito. Se ci accorgiamo di uno di questi comportamenti illeciti possiamo fare una segnalazione utilizzando il numero verde del Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente: 800-253608 Un disegno di legge approvato nell’aprile 2007 propone che i crimini ambientali come il traffico illecito di rifiuti vengano introdotti nel codice penale G . Il disegno legge si chiama “Disposizioni concernenti i delitti contro l’ambiente. Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della relativa disciplina”.
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I rifiuti pericolosi non sono tutti uguali, e vengono suddivisi in base alle loro caratteristiche. Anche su molti prodotti che utilizziamo in casa, per esempio prodotti per le pulizie, ci sono simboli che identificano le sostanze nocive. Collega con una freccia ciascun simbolo al suo significato:
SIMBOLO
CATEGORIA DI PERICOLO
ALTAMENTE TOSSICO E TOSSICO
ESPLOSIVO
NOCIVO PER L'AMBIENTE
CORROSIVO
ALTAMENTE INFIAMMABILE E FACILMENTE INFIAMMABILE
IRRITANTE E/O NOCIVO
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Facendoti aiutare da un adulto*, controlla le etichette dei prodotti che ci sono in casa o a scuola e compila questa tabella. Confronta i risultati con quelli dei tuoi compagni, e discutine in classe. (* NON toccare, ingerire, inalare il contenuto dei flaconi o barattoli, può essere molto pericoloso!!)
dove viene buttato? nome del prodotto
utilizzo del prodotto
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(per es. sacco nero,
(per es. tossico,
bidone per plastica
corrosivo)
o carta, sito di
Lo smaltimento è corretto o sbagliato?
raccolta comunale)
es. Lavamagico
pulizia wc
corrosivo, tossico
con la plastica
sbagliato
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RIFIUTI IN SCENA Realizziamo un video o uno spettacolo di strada
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I RIFIUTI POSSONO DIVENTARE PROTAGONISTI DI UN FILM O DI UNO SPETTACOLO?
Grazie al percorso sui rifiuti abbiamo imparato a riconoscere molti comportamenti sbagliati e pericolosi che possono rovinare l’ambiente che ci circonda e mettere la natura in pericolo. Giunti alla fine del lavoro, dobbiamo decidere come trasmettere quello che abbiamo imparato a più persone possibili. Il nostro obiettivo deve essere muovere le coscienze, le emozioni delle persone. In questa scheda impareremo come realizzare un video G , strumento di comunicazione molto efficace, e come utilizzare un’altra forma di spettacolo - il teatro di strada - che fin dall’antichità ha avuto l’importante obiettivo di denunciare i problemi sociali, raccontare e rappresentare dei fatti affinché il popolo ci potesse riflettere.
Obiettivo sui rifiuti
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IN CHE MODO UN DOCUMENTARIO O UNO SPOT POSSONO ESSERE EFFICACI PER DIMOSTRARE AL PUBBLICO QUANTO È IMPORTANTE GESTIRE CORRETTAMENTE I RIFIUTI?
Prima di tutto dobbiamo decidere che tipo di video vogliamo realizzare: un documentario o uno spot G ? Beh, la differenza è nell’obiettivo. No, non quello della videocamera! Concentriamoci sullo scopo che vogliamo raggiungere, cioè su quello che desideriamo trasmettere al nostro pubblico. Un documentario racconta i risultati di una ricerca, con l’intento di far conoscere una problematica o una particolare realtà. Nel nostro caso si tratterà di parlare al pubblico di un tema particolare sulla gestione dei rifiuti, stimolando la riflessione. Uno spot agisce invece inducendo in maniera diretta o indiretta il pubblico a comportarsi in un certo modo: uno spot è un documentario super-concentrato con un messaggio molto semplice e molto diretto. Naturalmente, i due tipi di video hanno una durata molto diversa: la durata standard di uno spot è di 7, 15, 30, oppure 60 secondi, mentre un documentario è più lungo e dura 26 o 52 minuti. Voi però potete sentirvi liberi da questi vincoli, e realizzare il vostro video della lunghezza che preferite: sarà comunque un ottimo esercizio per imparare le tecniche di comunicazione televisive. L’importante è che il vostro messaggio sia chiaro e diretto: meglio dire poche cose ma molto chiare piuttosto che tante, ma confuse. La televisione è un
Escogitate idee alla vostra portata, ma se avete i mezzi… buttatevi e capofitto!
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mezzo che funziona per sintesi G e schemi, in cui con la musica e il montaggio si possono creare le emozioni necessarie a far sì che il messaggio arrivi diretto al cuore di chi guarda. - Stabilite i ruoli e controllate il tempo e i mezzi a vostra disposizione (persone disponibili, videocamere, mezzi per gli spostamenti, materiali per scenografie e fondali, musiche, disegni, testi etc.) - Decidete che cosa volete dire, a chi e perché. Provate a scrivere qualcosa per ognuno di questi punti, e pensate a dove potete fare le riprese: siate realisti, non complicatevi la vita! Parlare di come si smaltiscono i rifiuti sullo Shuttle vi sarà più difficile rispetto a far vedere cosa succede ai vostri rifiuti quando li buttate via. - Sintetizzate: per i testi usate frasi brevi e parole semplici. Se realizzerete uno spot, ancora più che nel documentario dovrete essere certi di catturare l’attenzione dello spettatore ed emozionarlo in pochissimi istanti facendogli arrivare il vostro messaggio. Quali sono le fasi di lavorazione di un video? Sia per il documentario che per lo spot le fasi di lavorazione sono divise in 3 grandi categorie: preproduzione, produzione G , postproduzione. Nella fase di preproduzione ci si ritrova per parlare a ruota libera di quello che si vuole dire, capire qual è l’obiettivo del filmato e decidere come raccontare il problema e/o le possibili soluzioni. Il racconto viene poi suddiviso in scene che devono poi essere organizzate per la fase successiva di produzione. Nella fase di produzione ognuno deve avere un ruolo preciso. Il produttore si occupa di far sì che ognuno conosca i propri compiti e li esegua in armonia con gli altri, tiene sotto controllo i tempi e gli eventuali costi e coordina i diversi gruppi di lavoro. Il regista si occupa di come raccontare la storia, dando ai protagonisti del documentario o dello spot le indicazioni necessarie. L’operatore è colui che - in base alle indicazioni del regista - registra le immagini con la videocamera. Ricordatevi che a fare il filmato sarete voi, non la vostra apparecchiatura (non è importante usare modelli sofisticati!) Nella fase di postproduzione le immagini filmate entrano nella fase di montaggio in cui vengono aggiunte musiche, interviste, testi fuori campo, grafiche. Fare un filmato è come fare un viaggio: lo immaginerete in un modo, lo vivrete in un altro e lo ricorderete in un’altra maniera ancora.
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Il teatro di strada COME SI PUÒ REALIZZARE UNO SPETTACOLO DI STRADA PER RACCONTARE QUELLO CHE ABBIAMO IMPARATO SUI RIFIUTI?
Il teatro di strada è una forma di spettacolo che diverte il pubblico e può servire a comunicare messaggi importanti. Spesso l’attore di strada non conosce la cultura teatrale ma sa utilizzare tecniche specifiche per rendere avvincente la sua performance G . La caratteristica principale del teatro di strada è che si rivolge a un pubblico di passaggio nei luoghi dove le persone si trovano: piazze, bar, strade, cortili, feste e cerimonie pubbliche, mentre il teatro classico si svolge nei teatri, cioè in luoghi adibiti a questo scopo. Per andare a teatro dobbiamo muoverci e pagare un biglietto per entrare. L’artista di strada invece cerca le gente, si muove per trovarla, soprattutto nelle piazze che sono luoghi di passaggio per tutti, uomini e donne, bambini e anziani, familiari, concittadini e stranieri. La piazza è un “luogo teatrale” dove ciascuno è attore e spettatore, è uno spazio che favorisce l’incontro, l’aggregazione e il coinvolgimento.
Gli attori del teatro di strada conquistano il pubblico con l’“imbonimento”, spesso usando parole strane che facciano venire dei dubbi divertendo il pubblico. Ecco un esempio. Udite, udite! Dopo aver girato tutto il mondo conosciuto ed esplorato paesi ancora senza nome, dopo aver viaggiato in tutte le otto direzioni del globo terracqueo, dopo aver parlato con gente di ogni razza e colore, dopo aver scalato le montagne più alte e impervie, dopo aver percorso i deserti più aridi siamo arrivati qui per raccontarvi… (Massimo J. Monaco, Cantastorie. Immagini, suoni e materiali di un’arte che scompare. “Il cantastorie”, 79, 1987, p.8.)
Molti artisti realizzano “fogli” simili ad articoli di giornale. In passato, i cantastorie svolgevano il compito dei giornalisti di oggi, cercando la notizia alla fonte e propagandola per discutere i contenuti con gli stessi protagonisti. Attraverso la sua arte e il suo spettacolo, l’artista di strada trasmette la notizia agli altri quartieri o città per farne esplodere le contraddizioni e comunicare le esperienze.
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Il teatro di strada è costituito da tre momenti principali. La prima fase, di conquista del pubblico e presentazione, è definita in gergo teatrale imbonimento G e creazione del cerchio G : l’artista cerca di radunare la gente intorno a sé e si presenta. Per radunare il pubblico, la strategia più comunemente usata consiste nel suonare brani allegri o nel mettere musica che attiri l’attenzione dei passanti. Gli artisti si rivolgono alle persone con frasi di richiamo, movimenti non verbali come il mimo, oggetti scenici particolari, improvvisazioni. Gli attori cercano di portare le persone, disperse nello spazio, vicino alla loro postazione in forma di semicerchio/cerchio creando così un pubblico compatto.
Dal 26 al 29 luglio si festeggiano i Fasti Veruliani, in cui la città di Veroli, in Lazio, si riempie per tre giorni di artisti di strada.
La fase di rappresentazione dello spettacolo può utilizzare tantissime tecniche. Oltre a svolgersi nelle strade, quasi tutti gli spettacoli sono rappresentazioni vicine al vissuto delle persone, semplici da comprendere e basati su una tecnica ironica e divertente. Gli artisti di strada dicono che il loro lavoro è “portare allegria, armonia e divertire la popolazione mentre la si fa crescere in sensibilità”. Tra gli artisti di strada ci sono giocolieri, clown, fachiri, ballerini, funamboli, equilibristi, trampolieri, musicisti, cantastorie, marionettisti, ginnasti, poeti, prestigiatori, buffoni, artisti circensi, pittori, etc…
La conclusione dello spettacolo prevede di solito una richiesta di denaro o la vendita di un prodotto o di un pensiero: è la fase del cappello G . Per gli artisti questo momento è molto importante perché non solo garantisce loro un compenso per il lavoro svolto, ma rappresenta uno scambio vero con il pubblico, la possibilità di essere ricordati. Se non richiedono denaro, gli artisti chiedono magari un pensiero, un disegno, una promessa dal pubblico per non perdere la tradizione del baratto e per fare in modo che il messaggio resti anche dopo la loro partenza. Tutti gli artisti protestano moltissimo e si offendono se la loro richiesta di cappello viene assimilata a quella degli accattoni: la loro è un’arte che deve essere - se pur liberamente - retribuita. Se siete bravi con le parole create delle poesie e delle storie. Se vi piace ballare e muovervi potete allenare la gestualità, imparare dei trucchi di giocoleria e piccola acrobatica. Chi è bravo nelle arti figurative può creare cartelloni, burattini, maschere, puppets G oggetti e materiali che diventano il centro dell’azione. Anche il canto e la musica sono altri aspetti centrali della performance di strada. Usate materiali di riciclo per realizzare i vostri oggetti, rendete il rifiuto un oggetto di scena, protagonista di storie ed eventi che possano raccontare, cantare e urlare il loro messaggio. Fate attenzione a realizzare e progettare elementi leggeri, facili da trasportare e da allestire. Anche il vostro costume è un oggetto di scena: deve attirare l’attenzione, comunicare il messaggio e aiutarvi nello spettacolo. Ricordate che lo spettacolo deve avere un ritmo efficace, usate più tecniche possibili nei vari momenti dello spettacolo per sorprendere il pubblico. Se siete in tanti potete realizzare una parata in cui ciascuno può portare il suo contributo. La parata è uno degli spettacoli di strada più completi. Si gira per le strade insieme e ci si ferma per realizzare piccoli momenti spettacolari. Lo spettacolo deve essere breve e intenso. Se il pubblico è in piedi la cosa migliore è realizzare interventi di massimo 15 minuti per volta. Pensate bene a dove realizzare il vostro spettacolo in modo da fare un buon cerchio, da non avere troppi rumori e distrazioni e poter allestire il vostro spazio come vi sembra più efficace per lo spettacolo.
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