FONDAZIONE IFEL Rassegna Stampa dal 14 al 15 maggio 2016
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INDICE IFEL - ANCI 15/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale I sindaci già pronti a «celebrare» le unioni I leghisti obiettori: in Lombardia siamo 220
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15/05/2016 La Repubblica - Nazionale Tasse locali, 5 anni di aumenti con punte record del 300% Rifiuti, casa, Irpef: tutte le cifre
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14/05/2016 La Stampa - Biella Comuni uniti, c'è il maxi tesoretto
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14/05/2016 Il Messaggero - Nazionale «Inflessibili contro la corruzione ma rivedere i reati amministrativi»
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14/05/2016 Il Messaggero - Frosinone «Inflessibili contro la corruzione ma rivedere i reati amministrativi»
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15/05/2016 Avvenire - Milano Ex sede di Expo diventa la casa di Anci Lombardia
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14/05/2016 Libero - Nazionale Al voto pure di lunedì: accordo Renzi-Alfano
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14/05/2016 L'Unità - Nazionale «Siamo in trincea senza risorse I sindaci vanno rispettati»
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15/05/2016 Il Centro - Nazionale «Nei piccoli comuni c'è più spazio»
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15/05/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Lecce «Lecce città del libro 2017» mette la carica agli editori
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15/05/2016 La Nuova Sardegna - Nazionale Province, Erriu incontra i sindacati
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15/05/2016 La Sicilia - Caltanissetta Il 10% del bilancio alle manutenzioni
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15/05/2016 La Sicilia - Caltanissetta Enzo Bianco e l ' Anci interverranno sull ' Ars
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14/05/2016 La Sicilia - Nazionale - Catania «Tutela degli onesti» ad Acireale e Catania
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14/05/2016 La Sicilia - Nazionale - Catania Eletta nella commissione Cultura
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14/05/2016 La Sicilia - Enna La " differenziata " schizza al 52,65% Comune premiato
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15/05/2016 Unione Sarda «Imu, stop al prelievo dello Stato»
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14/05/2016 Giornale di Sicilia - Caltanissetta Rifiuti, Delia il comune che ricicla di più in Sicilia
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14/05/2016 Il Monferrato I bilanci della PA in due incontri a Frassineto
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14/05/2016 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Brindisi Personale al lumicino, servizi a rischio
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14/05/2016 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Brindisi L'ALLARMEDIANCI
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15/05/2016 Il Roma Discariche abusive , Anci scrive al m inistero : «Rischiamo default, chiarire responsabilità»
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FINANZA LOCALE 15/05/2016 Il Sole 24 Ore Metropolitane, piano Delrio da 3-4 miliardi
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14/05/2016 La Repubblica - Nazionale Arriva il Piano casa con 75 mila alloggi un terzo dalle banche
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15/05/2016 Il Messaggero - Nazionale Bonus prima casa, cosa c'è da sapere
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14/05/2016 Milano Finanza Così la Cdp si prepara a rivoluzionare gli immobili pubblici
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14/05/2016 ItaliaOggi Censimento case sfitte, dietrofront
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15/05/2016 Avvenire - Nazionale IMU: TOGLIAMOLA A TUTTE LE FUCINE DI CULTURA
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14/05/2016 Il Giornale - Nazionale Quella corsa alle aree fabbricabili
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 15/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale Patto tra Italia e Ue Sì alla flessibilità ma tagli al deficit
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Debito italiano in discesa per tutte le agenzie di rating
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Per l'Irap dei piccoli l'esonero vale un miliardo
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Partite Iva, così cambia il fisco
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Cinque tavoli tecnici per la riforma bis
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Investimenti partita-chiave per la flessibilità Ue e per la crescita
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Pagella ai servizi per l'impiego
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Canone Rai, domani scade l'autodichiarazione
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15/05/2016 Il Sole 24 Ore Come recuperare l'evasione dell'Iva
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Italia, Pil a +0,3% nei primi tre mesi
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore La ripresa si consolida solo se ripartono gli investimenti
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Ritorna l'allarme sulla deflazione
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Verso la legge unica di stabilità e bilancio
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Arriva lo Stato, garanzie estese in 33 Paesi Ocse
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Pmi, non solo banca per il rilancio post-crisi
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Dialogo preventivo fra uffici
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Beni strumentali, documenti per 10 anni
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Fuori da Unico le spese per alberghi e alimenti
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Sconti per il partner in par condicio
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Anche il Consiglio di Stato dice «addio» alla Forestale
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Appalti, vecchi incentivi anche se il progetto è esterno
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14/05/2016 Il Sole 24 Ore Gli svantaggi imprevisti nell'addio ai 500 euro
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15/05/2016 La Repubblica - Nazionale Bonus bebè, più soldi per le famiglie Primo figlio, 160 euro
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15/05/2016 La Repubblica - Nazionale "L'Italia cresce senza sconti sul deficit"
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15/05/2016 La Repubblica - Roma Anche le proprietà dello Stato possono diventare un affare
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14/05/2016 La Repubblica - Nazionale Legge Stabilità, si cambia entra l'indice di benessere
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14/05/2016 La Repubblica - Nazionale "Impegno extra contro l'emergenza"
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15/05/2016 Il Messaggero - Nazionale Trasparenza, gli atti della Pa diventano tutti accessibili
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14/05/2016 ItaliaOggi Sparisce la legge di Stabilità
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14/05/2016 ItaliaOggi Resta il Sistri sui rifiuti pericolosi Stop a token e black box
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14/05/2016 ItaliaOggi Investimenti con regole certe
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14/05/2016 ItaliaOggi Cartelle, ricorso non è grimaldello
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14/05/2016 ItaliaOggi Rimborsi Iva con corsia veloce
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14/05/2016 ItaliaOggi Termine decennale rigoroso
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14/05/2016 ItaliaOggi Scambio dati, pene variabili
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14/05/2016 ItaliaOggi Precompilata, verifica sui dati
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14/05/2016 ItaliaOggi Il fisco pesa sulle imprese
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14/05/2016 Avvenire - Nazionale Pil su con i consumi: +0,3% Ma prezzi ancora congelati
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15/05/2016 Il Giornale - Nazionale Furto (nascosto) agli artigiani: diciotto miliardi di tasse in più
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15/05/2016 Il Giornale - Nazionale Banche, 8 miliardi per salvarle Ma è il valore di quelle sane
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IFEL - ANCI 22 articoli
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Gli schieramenti
I sindaci già pronti a «celebrare» le unioni I leghisti obiettori: in Lombardia siamo 220 Le prenotazioni Esterino Montino, primo cittadino di Fiumicino: ho già avuto delle prenotazioni Fabrizio Caccia e Maurizio Giannattasio «Io ho già avuto delle prenotazioni», annuncia il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, che prevede di celebrare entro il mese di luglio - quando sarà arrivato il decreto attuativo del governo - la prima unione civile nel suo comune. «Almeno dieci coppie, etero e omo, si sono già fatte avanti dopo l'approvazione del Parlamento», racconta Montino, che per la cronaca è anche il marito della relatrice del testo della legge, la senatrice dem Monica Cirinnà. «Sicuramente - chiosa il sindaco - chiederò a lei di starci, almeno il giorno della prima cerimonia». E lo stesso accadrà a Firenze - scommette il vicesindaco Cristina Giachi - dove il Giardino delle Rose o la Sala Rossa di Palazzo Vecchio accoglieranno da quest'anno anche le coppie che vorranno unirsi civilmente. Il sindaco Dario Nardella ha già detto che vorrà essere lui a officiare la prima cerimonia. Sul versante della «disubbidienza civile» lanciata da Matteo Salvini, parla invece Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda: «Tutti i sindaci leghisti della Lombardia non faranno celebrare matrimoni fra persone dello stesso sesso nei loro comuni. Seguiranno l'esempio del sindaco leghista di Canzo, Fabrizio Turba che ha già detto che non farà celebrare nel suo Comune nessun matrimonio omosessuale, e non lo farà celebrare da nessuno dei suoi assessori, e per questo è pronto a farsi commissariare dal prefetto». Non sono pochi i primi cittadini del Carroccio: 220 in tutto. Ma fino a ora le adesioni si contano sulle dita di una mano. Giovanni Malanchini sindaco di Spirano in provincia di Bergamo e Matteo Bianchi, segretario provinciale della Lega che governa Morazzone in provincia di Varese: «Ma saranno molti di più dei 220 sindaci leghisti - si dice sicuro Grimoldi - perché si aggiungeranno i primi cittadini delle liste civiche alleate e molti cattolici». Leggermente eterodosso il sindaco leghista uscente di Varese, Attilio Fontana: «Bisognerebbe prevedere come per i medici un albo degli obiettori di coscienza regolato con una norma dello Stato». Lei celebrerebbe? «Non mi sono mai posto il problema visto che sono un sindaco uscente. Comunque al momento nessuna coppia etero e omo ci ha telefonato o si è fatta avanti...». Così come non ne vuol sapere - in questo Giro d'Italia delle unioni civili - il sindaco di centrodestra di Chieti, Umberto Di Primio, che taglia corto: «Io non celebrerò mai un matrimonio gay, però la legge va rispettata, perciò state tranquilli che al posto mio c'è già pronto il vicesindaco, Giuseppe Giampietro...». Non è invece per nulla preoccupato Enzo Bianco, il sindaco di Catania: «Noi eravamo già predisposti scherza - poiché oltre un anno fa avevamo già approvato un regolamento comunale sulle unioni civili. Io stesso ho celebrato alcune di queste unioni. Se sarà necessario, dunque, siamo pronti a rafforzare le strutture amministrative, ma non credo ci sarà bisogno di particolari misure». In Lombardia, ma a Monza, già un anno fa il sindaco dem Roberto Scanagatti, presidente dell'Anci lombarda, aveva invece istituito come Bianco a Catania - un registro delle unioni civili con 10 dieci coppie iscritte. Che fine faranno, ora, questi registri? Decadranno, probabilmente. Per fare posto ai nuovi albi ufficiali. Fino a ieri i registri avevano avuto più che altro un valore simbolico, a volte erano serviti per trascriverci - piuttosto inutilmente - i matrimoni gay contratti all'estero. Nel registro del Comune di Bari, per esempio, erano iscritte ben 700 coppie, ma come ammette Aurelia Vinella, la portavoce del sindaco Antonio Decaro, i diritti garantiti si limitavano alla «possibilità di accedere alla graduatoria delle case popolari». Invece, d'ora in poi cambierà tutto. Perché i diritti, per fortuna, son diventati molti di più . © RIPRODUZIONE RISERVATA IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Chi sono NO SÌ Foto: Dario Nardella Sindaco di Firenze dal 2014 ed ex deputato per il Pd Foto: Enzo Bianco È sindaco di Catania dall'11 giugno del 2013 Foto: Esterino Montino Già capogruppo pd della Regione Lazio, è sindaco di Fiumicino Foto: Umberto Di Primio Sindaco di Chieti dal 2010, è del Nuovo centrodestra Foto: Matteo Bianchi È il sindaco leghista di Morazzone, in provincia di Varese Foto: Giovanni Malanchini Primo cittadino di Spirano (Bergamo), della Lega Nord
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Tasse locali, 5 anni di aumenti con punte record del 300% Rifiuti, casa, Irpef: tutte le cifre ROBERTO PETRINI Tasse locali, 5 anni di aumenti con punte record del 300% Rifiuti, casa, Irpef: tutte le cifre A PAGINA 9 ROMA. Negli ultimi cinque anni le tasse locali, da quelle sulla casa, ai rifiuti, all'addizionale Irpef hanno fatto un balzo notevole, con aumenti per una famiglia-tipo, che paga addzionale Irpef, rifiuti e una eventuale secoda casa magari avuta in eredità, fino al 300 per cento: basti pensare che solo negli ultimi tre anni sono stati drenati così circa 7 miliardi dai contribuenti. Il tema è, finora, il grande assente dalla campagna elettorale che porterà al voto tra circa tre settimane, il 5 giugno, 1.300 Comuni, tra i quali grandi metropoli come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Cagliari. Una pressione fiscale alta anche se bisogna considerare che si va al voto con due importanti interventi del governo Renzi: l'abolizione definitiva della Tasi sulla prima casa e il blocco di tutte le tasse locali (tranne quella sui rifiuti), fino al 31 dicembre del 2016. Nei cinque anni che hanno segnato le «consiliature» che andremo a rinnovare il mese prossimo, le imposte locali sono aumentate pesantemente: anche se non sempre la responsabilità è tutta attribuibile alle amministrazioni e ai sindaci che si sono trovati con le spalle al muro nella dolorosa alternativa tra l'aumento delle imposte e il taglio dei servizi essenziali e del welfare di prossimità. Per fare un «bilancio di fine mandato», Repubblica ha chiesto alla Uil servizio politiche territoriali di valutare quanto e come sono aumentate le imposte nelle sei grandi città chiamate al rinnovo delle amministrazioni: Roma, Milano, Bologna, Torino, Napoli e Cagliari. Anche per formulare una domanda ai candidati: che impegni si prendono sulle tasse? La mappa del fisco 0 Roma Milano Torino Bologna Napoli Cagliari Ici/ Imu/ Tasi prime case Ici/ Imu/ Tasi seconde case Addizionale comunale Irpef Tassa rifiuti Ici/ Imu/ Tasi prime case Ici/ Imu/ Tasi seconde case Addizionale comunale Irpef Tassa rifiuti Fonte: Uil Servizio Politiche Territoriali 2010 2015 404 289 347 404 404 375 210 0 210 294 210 294 283 210 207 198 337 245 213 273 220 235 260 133 1.053 1.053 979 979 979 887 378 336 336 336 336 302 318 331 262 229 436 450 I costi delle singole tasse locali per una famiglia di 4 componenti con reddito Irpef complessivo di 42 mila euro ( 24 mila euro un coniuge e 18 mila euro l'altro coniuge), una casa di proprietà rendita catastale 650 euro (80 mq. ai fini Tari) e un'altra casa (ereditata) con rendita catastale 550 euro NAPOLI La famiglia tipo paga 2000 euro 2.011 951 2010 2015 111,5% A Napoli, guidata dal 2011 da Luigi De Magistris, la tariffa sui rifiuti è tra le più alte d'Italia: per la famiglia tipo è pari a 436 euro all'anno. L'incremento rispetto al 2010 è stato del 29,4 per cento: nell'ultimo biennio tuttavia c'è stata una frenata rispetto al picco di 6,06 euro al metro quadrato raggiunto nel 2013. L'addizionale comunale Irpef che la giunta uscente trovò allo 0, 5 per cento è progressivamente aumentata nel corso del quinquennio esaminato dal rapporto Uil: è stata rincarata per due volte fino a raggiungere il tetto dello 0,8 per cento. Contestualmente tuttavia dal 2012 è stato introdotta esenzione fino a 15 mila euro per favorire i redditi più bassi. Il rincaro in termini percentuali dell'addzionale Irpef locale è stato del 60 per cento in cinque anni: oggi il costo per la famiglia media raggiunge i 336 euro all'anno. Forte aumento, come dovunque del resto, per le tasse sulla seconda casa: con l'introduzione dell'Imu, nel 2012, Napoli sceglie di applicare l'aliquota massima del 10,6 per mille. Attualmente per una seconda abitazione, di modesta metratura (rendita catastale di 550 euro), si è passati a pagare da 404 euro IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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LA RICERCA
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del 2010 a 979 del 2015 con un incremento del 142,3 per cento. Complessivamente la famiglia tipo a Napoli è ai vertici d'Italia: paga 2.011 euro all'anno. 299,4% 2010 2015 MILANO 1.993 499 Balzo da record della tassa rifiuti Incremento record della tassa sui rifiuti a Milano, governata dalla giunta Pisapia dal 2011. Nel periodo preso in esame dal rapporto della Uil, dal 2010 al 2015, la tariffa è cresciuta del 57,6 per cento passando per la famiglia-tipo dai 210 euro medi annui ai 331 euro dello scorso anno. L'altro exploit riguarda a Milano l'addizionale Irpef locale: fino al 2011 non era nemmeno applicata e i contribuenti del capoluogo lombardo potevano ignorarla. Dal 2011 le aliquota sono state ritoccate per tre volte e si è arrivati all'attuale 0,8 per cento anche se è stata introdotta una congrua esenzione per i redditi più bassi fino a 21 mila euro. Conto salato anche per le seconde case dove l'aliquota è passata dal vecchio 5 per mille dell'Ici del 2010 all'11,4 del 2015: di conseguenza per una casa di dimensioni modeste con una rendita catastale di 550 euro il costo fiscale è quadruplicato arrivando a superare i 1.000 euro all'anno. Complessivamente la famiglia-tipo monitorata dalla Uil che consente di misurare l'impatto di tre tasse (Irpef, rifiuti e seconda casa) arriva a pagare nel 2015 fino a 1.993 euro all'anno totalizzando l'incremento più alto dei sei grandi Comuni al voto pari al 299,4 per cento. ROMA Addizionale Irpef Capitale in testa 1.962 897 2010 2015 118,7% A Roma si paga l'addizionale Irpef più alta d'Italia, pari allo 0,9 per cento. Introdotta nel 2011 per far fronte al forte indebitamento pregresso, l'addizionale è stata solo parzialmente mitigata per l'introduzione nel 2014, dalla giunta Marino, di una soglia di esenzione fino a 10 mila euro. A conti fatti si pagano 378 euro a famiglia ma l'incremento rispetto al 2010 è stato dell'80 per cento. La famiglia-tipo, monitorata dalla Uil servizio politiche territoriali, tenuto conto di Irpef, rifiuti e seconda casa, arriva a pagare 1.962 euro all'anno: nel corso dei cinque anni di consiliatura, dal 2011 al 2016, l'aumento del peso del pacchetto fiscale locale è stato del 118,7 per cento. Altalenante l'andamento della tassa sui rifiuti negli ultimi cinque anni: dal 2010 al 2013 (giunta Alemanno) si assiste ad un crescendo della tariffa, successivamente c'è una diminuzione: a conti fatti l'aumento complessivo è stato del 12,4 per cento. Abolita la tassa sulla prima casa, l'attenzione si volge alla seconda casa dove le aliquote sono al top: sono state sempre fissate al massimo consentito dalla legge e oggi sono all'11,4 per mille. Pertanto anche a causa degli aumenti della rendita catastale rivalutata fino al 160 per cento dal governo Monti del 2012, il costo fiscale di una seconda casa di modeste dimensioni è raddoppiato. 135,2% 2010 2015 TORINO 1.797 764 In cinque anni aumenti del 135% A Torino, guidata dal sindaco Piero Fassino, la famiglia tipo calcolata dal rapporto della Uil servizio politiche territoriali, subisce un peso complessivo delle tasse locali pari a 1.797 euro all'anno. Insieme a Bologna e Cagliari è nella fascia più bassa mentre Roma, Milano e Napoli
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stanno più in alto. Ma come si è mossa la giunta negli ultimi anni? L'incremento complessivo per la famiglia tipo arriva al 135,2 per cento in cinque anni, dal livello del 2010 a quello del 2015. L'addizionale comunale Irpef era nel 2010 dello 0,5 per cento lasciata in eredità dal sindaco Chiamparino insieme ad una «anticipatrice» esenzione per i redditi fino a 10.750 euro. La giunta uscente aumenta nel 2012 l'addizionale Irpef sulla busta paga allo 0,8 per cento ma incrementa anche la soglia di esenzione fino a 11.670 euro. Complessivamente l'aumento medio è stato in cinque anni del 60 per cento con un esborso medio per famiglia - calcolato dalla Uil - che passa dai 210 euro del 201 ai 336 del 2015. Aumento costante e progressivo per la tassa sui rifiuti che sale del 26,6 per cento in cinque anni: attualmente il costo medio è di 262 euro a famiglia. Per quanto riguarda la seconda casa era al 6 per mille (un punto sotto l'aliquota massima consentita) nel 2010 ma con l'avvento dell'Imu nel 2012 comincia crescere fino a raggiungere il 10,6 per mille. BOLOGNA Sempre più tassate le seconde case 1.779 896 2010 2015 98,5% Bologna, guidata da Virginio Merola, eletto nel 2011, ha avuto la mano più leggera sull'addizionale comunale Irpef: nel 2010 era pari allo 0,7 per cento e già prevedeva una esenzione fino ai redditi pari a 12 mila euro. Esenzione e aliquota sono rimasti a questo livello fino al 2015 quando l'aliquota è passata allo 0,8 per cento. L'esame della Uil servizio politiche territoriali assegna dunque alla variabile Irpef una crescita limitata al 14,3 per cento con un esborso per la famiglia media che tuttavia si colloca a 336 euro. Si mantiene bassa - questo il giudizio del rapporto - rispetto alla media nazionale la tassa sui rifiuti del capoluogo emiliano: pur crescendo costantemente anno per anno ha raggiunto solo 2,86 euro al metro quadrato con un incremento quinquennale del 15,7 per cento. Più marcato invece l'intervento sulle seconde case che già nel 2010 era al 7 per mille con l'Ici: ad oggi l'incremento è stato del 142,3 per cento e si arriva a pagare per una casa con rendita catastale di 550 euro fino a 979 euro annui contro i 404 del 2010. Complessivamente la famiglia tipo bolognese presa in considerazione dalla Uil, tra rifiuti, Irpef locale e seconda casa, con un reddito di 42 mila euro complessivi all'anno, si colloca nelle fascia più bassa tra i sei comuni: sostiene un peso fiscale di 1.779 euro con un incremento del 98,5 per cento dal 2010. 93,9% 2010 2015 CAGLIARI 1.772 914 Doppia politica sulle abitazioni Seconda casa meno cara a Cagliari dove nel 2011 venne eletto Massimo Zedda, allora il sindaco più giovane d'Italia. Trovò l'Ici al 6,5 per mille e la portò nel 2011 al 9,6 per mille che resta l'aliquota più bassa rispetto ai sei grandi Comuni metropolitani dove si vota. Complessivamente Cagliari si pone nella fascia più bassa dei centri presi in esame: in cinque anni il peso per la famiglia-tipo (tra rifiuti, addizionale locale Irpef e seconda casa) raggiune i 1.772 euro per una famiglia che guadagna, tra i due coniugi, 42 mila euro annui lordi. L'incremento nel quinquennio del peso delle tasse locali è stato del 93,9 per cento, il più basso. Anche l'adddizionale Irpef locale ha avuto un incremento moderato: attualmente si paga per scaglioni a partire dallo 0,66 per i redditi fino a 15 mila euro fino a allo 0,8 per quelli oltre i 75 mila. Mentre fino a 10 mila euro c'è l'esenzione totale. Questo meccanismo ha consentito di tagliare il traguardo della consiliatura con un incremento quinquennale del 2,7
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per cento a quota 302 euro per la famiglia tipo. Un capitolo a parte è rappresentato dalla tariffa per i rifiuti nel capoluogo sardo: qui l'incremento è stato molto alto, fino al 100 per cento, nel periodo che va dal 2010 al 2013 mentre negli due ultimi anni la rotta è stata invertita con una lieve diminuzione del 10 per cento. PER SAPERNE DI PIÙ www.uil.it www.anci.it
14/05/2016 Pag. 51 Ed. Biella
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Comuni uniti, c'è il maxi tesoretto stefano zavagli Un «tesoretto» da 700 mila euro. Chi decide di fondersi, inizia a incassare i fondi ad hoc messi a disposizione dal governo: i Comuni di Lessona e Crosa, pronti ad andare a elezioni il 5 giugno per la nascita del primo consiglio comunale unito, l'altro giorno si sono trovati sul conto corrente trasferimenti per 462 mila euro. Lo stesso accade in Valle Cervo, dove l'accorpamento tra Campiglia, Quittengo e San Paolo (appena 606 votanti) vale 241 mila euro di finanziamenti extra. Solida eredità Lessona, paese curato, con molti servizi, pronto a inglobare anche la comunità di Crosa, oltre ai 462 mila euro già in cassa attende un ulteriore finanziamento: dalla Regione a breve arriveranno 150 mila euro. Oggi il doppio comune è amministrato dal commissario prefettizio Claudio Ventrice, ma la nuova amministrazione si ritroverà a operare con una certa solidità, dato che i soldi appena arrivati non avranno alcun vincolo di bilancio. «Con grande stupore - racconta il commissario Ventrice -, quando abbiamo ricevuto la comunicazione ufficiale ci siamo accorti di avere i soldi già in cassa. Mentre i 150 mila euro della Regione non sono ancora arrivati». Il commissario lascerà Lessona dopo aver dato ordine di riasfaltare le strade (già a bilancio) e con preventivi pronti per affidare i lavori di istituire un nuovo sistema di videosorveglianza al cimitero e nella piazza del paese. «Chi verrà ad amministratore - conclude Ventrice -, avrà una ricca eredità, per la comunità di Lessona e Crosa è una bella notizia». Lo stesso si può dire per la Valle Cervo, dove tre comuni accorpati con appena 606 aventi diritto al voto si portano a casa 241 mila euro. Strada vincente Tra i primi ad apprendere la notizia Roberto Pella, che ha ricevuto comunicazione a Roma all'Anci dove è vice presidente dei piccoli comuni: «Quella intrapresa da queste amministrazione - spiega il sindaco di Valdengo -, è la strada da seguire. Se immaginare di accorpare paesi alla città è di complessa attuazione, l'unione dei piccoli comuni invece può portare dei benefici. Io stesso a Valdendo valuterò se unirmi con Piatto o Quaregna. E penso che anche altri comuni debbano fare lo stesso». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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nelle casse delle amministrazioni arrivano i fondi ad hoc per le fusioni
14/05/2016 Pag. 2
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«Inflessibili contro la corruzione ma rivedere i reati amministrativi» D.Pir. Piero Fassino, oltre a essere sindaco di Torino in corsa per il secondo mandato, è presidente dell'Anci, l'associazione degli ottomila Comuni italiani. Ed è in questa veste, non partitica, che accetta di commentare con Il Messaggero quanto sta avvenendo sul fronte dei sindaci. Un fronte in piena tempesta dopo l'arresto per turbativa d'asta del primo cittadino di Lodi, Simone Uggetti del Pd, e due avvisi di garanzia (per concorso in bancarotta e per abuso d'ufficio) a due sindaci dei 5Stelle, Filippo Nogarin di Livorno e Federico Pizzarotti di Parma. Sindaco Fassino, l'altro giorno alcuni sindaci di diverso orientamento politico hanno scritto una lettera al presidente Mattarella per chiedere una riflessione su quanto sia difficile amministrare in Italia. «I sindaci sono preoccupati per l'aggravarsi continuo del contesto in cui gli amministratori sono chiamati ad operare a partire dalle intimidazioni violente della criminalità organizzata». Questa emergenza però va a collocarsi in uno scenario di forti tensioni. «Non c'è dubbio che nell'Italia di oggi assolvere la funzione di sindaco sia assai più gravoso di quanto non sia stato nel passato». Perché? «Intanto veniamo da anni di riduzione delle risorse che hanno costretto gli amministratori locali a fare i salti mortali per garantire i servizi ai cittadini». Non trova che, nonostante gli innumerevoli provvedimenti di semplificazione, l'intreccio delle norme continui a rendere difficile l'azione degli amministratori? «Ogni giorno il nostro impegno è ostacolato da una bardatura di norme, regolamenti e leggi spesso tra loro contraddittori. Si dimentica che noi eroghiamo ai cittadini asili, scuole materne, assistenza domiciliare agli anziani, politiche a favore dei disabili, trasporti pubblici: ogni volta che si mette in difficoltà un sindaco non si colpisce solo lui ma si colpiscono i cittadini». E' giustificata la pioggia di provvedimenti della magistratura sui sindaci? «Non esprimo giudizi sulle inchieste della magistratura perché ogni indagine va valutata a sé. Ma non può essere negato che la farraginosità delle nostre leggi espone a rischi anche il sindaco più onesto. Con la conseguenza che si offre all'opinione pubblica un'immagine distorta degli amministratori». Lei trova che si faccia di ogni erba un fascio? «Un conto sono reati come corruzione e concussione e gli arricchimenti personali che vanno perseguiti severamente. Un altro conto sono reati di tipo amministrativo. Per questi ultimi non è in gioco un interesse personale e può capitare che un sindaco vi incappi inconsapevolmente cercando di espletare la sua missione». Lei sa bene che questa non è la percezione dell'opinione pubblica. «In Italia ci sono 8.000 Comuni i cui amministratori saranno forse 120.000. La stragrande maggioranza non è mai stata sfiorata da ombre. Si tratta di donne e uomini di tutti i partiti politici che si dedicano alle comunità che amministrano con passione, competenza, dedizione, peraltro con indennità di carica ridicole. E queste persone anziché essere rispettate vengono presentate come una categoria procliva a commettere reati». Come giudica l'ondata di arresti e di avvisi di garanzia di questi giorni? «Sono stato sempre un garantista e dunque per me vale la presunzione d'innocenza fino a sentenza definitiva. Questo principio è stato travolto da anni e spesso si finisce per rovinare la vita a persone la cui unica colpa è di amministrare. Anche il sistema mediatico ha grosse responsabilità in questo». Non pensa che l'abuso d'ufficio sia da ripensare? «Da tempo dico che bisognerebbe ridefinire i reati amministrativi. Come sono ora si stanno rivelando ambigui e fonte di atti giudiziari ingiusti, esponendo a rischi insostenibili anche l'amministratore più onesto del mondo». Foto: Piero Fassino Foto: (foto ANSA) Foto: ANCHE IL SINDACO PIÙ ONESTO, INDIPENDENTEMENTE DAL SUO COLORE POLITICO, È ESPOSTO A TROPPI RISCHI Foto: SONO GARANTISTA SEMPRE, NON SI PUÒ ROVINARE LA VITA A PERSONE VALIDE LA CUI SOLA COLPA È AMMINISTRARE IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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L'intervista Piero Fassino
14/05/2016 Pag. 2 Ed. Frosinone
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ROMA Piero Fassino, oltre a essere sindaco di Torino in corsa per il secondo mandato, è presidente dell'Anci, l'associazione degli ottomila Comuni italiani. Ed è in questa veste, non partitica, che accetta di commentare con Il Messaggero quanto sta avvenendo sul fronte dei sindaci. Un fronte in piena tempesta dopo l'arresto per turbativa d'asta del primo cittadino di Lodi, Simone Uggetti del Pd, e due avvisi di garanzia (per concorso in bancarotta e per abuso d'ufficio) a due sindaci dei 5Stelle, Filippo Nogarin di Livorno e Federico Pizzarotti di Parma. Sindaco Fassino, l'altro giorno alcuni sindaci di diverso orientamento politico hanno scritto una lettera al presidente Mattarella per chiedere una riflessione su quanto sia difficile amministrare in Italia. «I sindaci sono preoccupati per l'aggravarsi continuo del contesto in cui gli amministratori sono chiamati ad operare a partire dalle intimidazioni violente della criminalità organizzata». Questa emergenza però va a collocarsi in uno scenario di forti tensioni. «Non c'è dubbio che nell'Italia di oggi assolvere la funzione di sindaco sia assai più gravoso di quanto non sia stato nel passato». Perché? «Intanto veniamo da anni di riduzione delle risorse che hanno costretto gli amministratori locali a fare i salti mortali per garantire i servizi ai cittadini». Non trova che, nonostante gli innumerevoli provvedimenti di semplificazione, l'intreccio delle norme continui a rendere difficile l'azione degli amministratori? «Ogni giorno il nostro impegno è ostacolato da una bardatura di norme, regolamenti e leggi spesso tra loro contraddittori. Si dimentica che noi eroghiamo ai cittadini asili, scuole materne, assistenza domiciliare agli anziani, politiche a favore dei disabili, trasporti pubblici: ogni volta che si mette in difficoltà un sindaco non si colpisce solo lui ma si colpiscono i cittadini». E' giustificata la pioggia di provvedimenti della magistratura sui sindaci? «Non esprimo giudizi sulle inchieste della magistratura perché ogni indagine va valutata a sé. Ma non può essere negato che la farraginosità delle nostre leggi espone a rischi anche il sindaco più onesto. Con la conseguenza che si offre all'opinione pubblica un'immagine distorta degli amministratori». Lei trova che si faccia di ogni erba un fascio? «Un conto sono reati come corruzione e concussione e gli arricchimenti personali che vanno perseguiti severamente. Un altro conto sono reati di tipo amministrativo. Per questi ultimi non è in gioco un interesse personale e può capitare che un sindaco vi incappi inconsapevolmente cercando di espletare la sua missione». Lei sa bene che questa non è la percezione dell'opinione pubblica. «In Italia ci sono 8.000 Comuni i cui amministratori saranno forse 120.000. La stragrande maggioranza non è mai stata sfiorata da ombre. Si tratta di donne e uomini di tutti i partiti politici che si dedicano alle comunità che amministrano con passione, competenza, dedizione, peraltro con indennità di carica ridicole. E queste persone anziché essere rispettate vengono presentate come una categoria procliva a commettere reati». Come giudica l'ondata di arresti e di avvisi di garanzia di questi giorni? «Sono stato sempre un garantista e dunque per me vale la presunzione d'innocenza fino a sentenza definitiva. Questo principio è stato travolto da anni e spesso si finisce per rovinare la vita a persone la cui unica colpa è di amministrare. Anche il sistema mediatico ha grosse responsabilità in questo». Non pensa che l'abuso d'ufficio sia da ripensare?
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«Inflessibili contro la corruzione ma rivedere i reati amministrativi»
14/05/2016 Pag. 2 Ed. Frosinone
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«Da tempo dico che bisognerebbe ridefinire i reati amministrativi. Come sono ora si stanno rivelando ambigui e fonte di atti giudiziari ingiusti, esponendo a rischi insostenibili anche l'amministratore più onesto del mondo». D.Pir. © RIPRODUZIONE RISERVATA
15/05/2016 Pag. 1 Ed. Milano
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Ex sede di Expo diventa la casa di Anci Lombardia Nuova sede e nuove sfide, «e che il successo di Expo ci porti bene», per Anci Lombardia che proprio nella ex sede di Expo di via Rovello ha inaugurato la propria, ribattezzandola Casa dei Comuni. «Dovete considerare questo luogo casa vostra» ha spiegato il presidente di Anci Lombardia Roberto Scanagatti, stamani all'inaugurazione, aggiungendo che il nuovo spazio proprio nel cuore di Milano e più ampio e agibile del precedente in piazza Duomo «sarà un punto dove i Comuni si conoscono tra loro ma anche in cui si fanno conoscere. E penso soprattutto a quelli più piccoli». Con i suoi oltre 1.200 metri quadrati di uffici e sale, già cablate e pronte all'uso, allestita con la logica del massimo riusco di mobili e accessori, la Casa dei Comuni ha reso possibile anche riunire Anci Lombardia con Ancitel, diventate AnciLab per l'occasione, federsanitá e strategie amministrative, e una Ifel, preziosa realtá che si occupa della sempre più «ostica» finanza locale. Nel suo discorso Scanagatti ha ricordato il «contesto di sfida» in cui oggi viene inaugurata la sede, anche perché «la riforma costituzionale assegna compiti ancora piu importanti agli enti locali in un momento che segue la positiva esperienza di Expo». Non senza una punta di malinconia, Anci Lombardia lascia la sede di piazza Duomo 21, «diventata stretta: facevamo fatica a coniugare le esigenze in aumento. Questo spazio è facilmente raggiungibile e accessibile anche per persone con disabilità». Quello di Anci è un «trasloco con bilancio in pareggio, con un vantaggio in qualitá e quantità di spazio», ha precisato il presidente «e la strada per realizzarlo non è stata neanche particolarmente lunga e tortuosa, non certo con quei tempi lunghi con cui noi sindaci siamo abituati ad affrontare quando vogliamo passare dal dire al fare».
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Via Rovello
14/05/2016 Pag. 9
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Al voto pure di lunedì: accordo Renzi-Alfano L'astensionismo spaventa il governo, che pensa di tenere aperte le urne il 6 e il 20 giugno. Il premier: non temo di perdere EL.CA. Molto probabilmente si voterà anche lunedì 6 e 20 giugno. Sia al primo turno delle elezioni amministrative, sia al secondo. Con tanti saluti all'election day, la data di voto unica, all'epoca difesa dallo stesso Angelino Alfano, in nome del risparmio di denaro pubblico. A lanciare la proposta è stato, ieri, proprio il ministro dell'Interno, a Milano in veste di leader di Ncd per sostenere Stefano Parisi, candidato del centrodestra: «Proporrò al governo di votare anche lunedì sia il 6 che il 20 giugno. Spero che il governo dica di sì». Lì per lì poteva sembrare una boutade , tanto più che inizialmente la proposta di Alfano ha riscosso solo gli applausi del centrodestra, da Deborah Bergamini («Bene, Forza Italia lo chiede da tempo») a Giorgia Meloni. «È un atto di buon senso che chiediamo da settimane», ha detto la leader di Fratelli D'Italia, candidata a sindaco nella Capitale. E ha chiesto di inserire «nello stesso provvedimento la norma che consenta alle liste che hanno commesso solo errori materiali o di forma di poterli sanare ed essere riammesse». Molto critico, invece, il candidato del centrosinistra a Milano, Giuseppe Sala: «Penso che votare di lunedí non sia una buona idea, perché dobbiamo lavorare per ridurre i costi». E poi anche chi va via per il ponte lungo, nulla toglie che «poi venga a casa e voti». «Votare non è un giochino, se si torna dal weekend un paio di ore prima non mi sembra un grosso problema». Entusiasta, invece, il leader della Lega, Matteo Salvini: «Sarebbe più che giusto, visto che Renzi ha scelto una domenica di ponte per far votare meno gente possibile». Si è detto d'accordo anche l'ex sindaco Gabriele Albertini, capolista di una lista civica per Parisi: «L'appuntamento elettorale è troppo importante perché si possa escludere qualsiasi possibilità di favorire la partecipazione al voto e arginare dunque l'astensionismo». E il via libera arriva anche dal candidato grillino a Milano, Gianluca Corrado: «Condividiamo la proposta di votare anche di lunedì. Una scelta di questo tipo consentirebbe certamente una maggior affluenza, e quindi maggior democrazia sostanziale». In realtà la proposta era già stata discussa nelle stanze di Palazzo Chigi e Matteo Renzi aveva dato, ufficiosamente, il via libera. Tanto che ieri, dopo l'annuncio di Alfano, fonti di Palazzo Chigi facevano filtrare come il premier fosse d'accordo. Il ragionamento che avrebbe portato alla scelta è questo: «Dicono che abbiamo paura, che vogliamo far votare un giorno solo per scoraggiare le persone ad andare ai seggi? Bene. Votiamo due giorni». Così, sottinteso, sarà chiaro che il Pd non ha paura. In realtà si aggiunge un'altra riflessione. Tutti i sondaggi danno un astensionismo molto atto, il che comunque sarebbe un segnale negativo, chiunque vinca. In alcune città, poi, - a Roma, per esempio - non è detto che la bassa affluenza favorisca il candidato del Pd. Potrebbe, anzi, danneggiarlo. Soprattutto al ballottaggio, dove la sfida sarà uno contro uno e diventerà decisivo portare le persone ai seggi. E il Pd, su questo, potrebbe avere qualche problema. La militanza stretta, quella organizzata, è, infatti, sempre più ridotta. Allo stesso tempo il M5S comincia ad avere una capacità di mobilitazione crescente. E il primo avversario, per il Pd, è proprio il movimento grillino. Oltretutto, dalle consultazioni dei giorni scorsi, Renzi ha verificato che l'Anci è favorevole a far votare anche il lunedì. Resta da capire quanto costerà e dove il governo troverà le risorse in più. Quanto al modo, si dovrà fare un decreto ad hoc, visto che l'election day è stato stabilito per legge.
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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::: VERSO LE URNE Nuovo calendario
14/05/2016 Pag. 5
diffusione:22216 tiratura:57915
«Siamo in trincea senza risorse I sindaci vanno rispettati» Il primo cittadino di Catania promotore della lettera aperta al Capo dello Stato, firmata da tantissimi colleghi: «Impossibile governare» Natalia Lombardo Stanno aderendo in tantissimi, sindaci da tutta Italia, di ogni colore, un segnale importan te...», ci dice Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente del Consiglio nazionale dell'Anci, subito dopo gli incontri con la ministra Maria Elena Boschi per lanciare la campagna per il Sì al referendum costituzionale di ottobre, «un successone», commenta. Bianco è stato il promotore della lette ra aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inizialmente firmata da venti sindaci: «Così impossibile g overnare». Tra i primi firmatari anche i sindaci di Torino, Piero Fassino, di Vero na, Piero Tosi, di Bari, Antonio Decaro, Paolo Perrone, di Lecce. Stanno arrivando altre firme? «A centinaia, sindaci di ogni colore, del la Lega, del centrodestra, del Pd e dei 5 Stelle, da Nord a Sud». Anche dei sindaci 5 Stelle? Per una volta non si muovono da soli... «Sì, sì. Aveva già firmato anche Federi co Pizzarotti, che mi ha informato per cortesia istituzionale. Oggi (ieri, ndr) i 5 Stelle lo hanno espulso, ma già lo consi deravano fuori perché è un libero pensatore. E per questo gli esprimo ancora di più la mia solidarietà, perché i 5 Stelle usano due pesi e due misure». Perché ha lanciato l'idea di una lette ra aperta al Capo dello Stato? «Per manifestare i punti di soerenza e chiedere una "pausa di riflessione". Nell'ultimo consiglio nazionale dell'An ci, a Roma, ho raccolto questo malessere diuso che ho deciso di rendere pubblico. Invitamo le istituzioni, il governo, il Parlamento e anche i cittadini, a riettere. Non è né una richiesta di aiuto, né una polemica, ma l'espressione della nostra grande amarezza». Amarezza per che cosa? «Per diverse cose. Prima di tutto le risor se che sono sempre meno, la spending review ha fatto pagare un prezzo salato solo ai Comuni. Ci troviamo poi uno steccato fra la responsabilità che ti dà l'elezione diretta e l'autonomia che possiamo esercitare. Questo sistema ha decine di vincoli che ci bloccano anche sulle più piccole cose, i cittadini ci chiedono di agire ma non è possibile. Per dire: a Catania c'è la piaga dei parcheggiatori abusivi, ma non ho gli strumenti per risolvere questo problema. Per questo ho chiesto al governo un decreto legge sulla sicurezza urbana». Nella lettera si parla anche delle inchieste. Sono troppe? «Io vengo dalla tradizione di Ugo La Mal fa, Spadolini, Visentini, sono tra i fondatori del Pd: sacro rispetto per la magistratura, però riettiamo sugli ultimi f atti. Al sindaco di Lodi è contestato il reato di turbativa d'asta, ed è stato arre stato; ora, è probabile che l'interesse sia il consenso dei cittadini, visto che ha fatto una cosa per loro. Ma se il reato è il consenso, allora noi sindaci siamo tutti colpevoli, può essere questo il vantaggio soggettivo? Nogarin: il sindaco d i Livorno ha guadagnato le prime pagine dei giornali per un avviso di garanzia, e immagino che se verrà scagionato finirà a una colonna a pagina 20». Ma i magistrati devono fare le loro inchieste sulle amministrazioni. «Certo, facciano le loro indagini ma ten gano conto che, per un sindaco, la sanzione implicità già c'è». Un altro problema sono le minacce. «Tantissime, al Sud e al Nord, pochi giorni fa hanno bruciato la casa al sindaco di Licata, dicono per l'abbattimento delle case abusive. Il mitico sindaco del Salento, Vassallo, è stato ucciso, così come un altro anni fa a Aci Castello. Ecco, tutto ciò mi ha fatto dire: riettiamo se la reputazione dei sindaci non sia da difendere, siamo in prima linea, dobbiamo avere più strumenti». Quali? «Una Carta dell'autonomia per poter decidere cosa fare. Se non posso supe rare il 30, 35% della spesa del Comune, almeno vorrei decidere come spenderlo, oggi devo chiedere alla Corte dei C onti, al Ministero dell'Interno, fra un po' al Consiglio episcopale... Non posso manco decidere se mettere lo zucche ro di canna nel caè, eppure sono eletto dai cittadini». C osa prevede per queste elezioni? «Auspico che si parli delle città, e che non sia dia al voto un carattere politico. A Roma si parli di Roma. Io ho vinto al primo turno perché il mio progetto per la città è stato visto come positivo, e sono un recidivo... I 5 Stelle alle politiche sei mesi prima qui erano il primo partito, alle comunali non hanno preso neppu re un consigliere». Che ne dice dell'atteggiamento del IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Intervista a Enzo Bianco
14/05/2016 Pag. 5
diffusione:22216 tiratura:57915
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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M5S sui sindaci colpiti da avvisi di garanzia? «Non hanno un progetto politico. Se lo avessere darebbero la stessa solidarie tà a Pizzarotti come quella che hanno dato a Nogarin». Foto: Chiedo una pausa di riessione: troppi vincoli, le inchieste ci massacrano mediaticamente Foto: Il sindaco di Catania. Enzo Bianco
15/05/2016 Pag. 13
diffusione:14633 tiratura:19856
«Nei piccoli comuni c'è più spazio» Se la percentuale degli incarichi istituzionali in mano agli uomini cresce mentre quella delle donne diminuisce c'è una precisa ragione per Ileana Schipani , dal 2011 sindaco di Scontrone in provincia dell' Aquila. «Non vedo preclusioni di alcun genere da parte degli uomini o inadeguatezza da parte delle donne, ma è certo che oggi la presenza femminile in politica come nelle istituzioni non è ampia, a causa di una società poco matura rispetto ad altre nazioni. Si preferisce votare un uomo anzichè una donna». Nel 2014 Schipani è stata eletta nel Consiglio nazionale dell'Associazione nazionale comuni Italiani (Anci) e dal 2015 è responsabile della commissione aree protette Anci dell' Abruzzo. «Naturalmente se il numero delle donne candidate alla poltrona di sindaco è in ribasso è perché devono conciliare l'entusiasmante ma gravoso impegno con le responsabilità familiari», aggiunge Schipani, «ma è indubbio che la donna, quando può, riesce ad affermarsi più a livello locale che regionale e nazionale, a causa di dinamiche sociali che impediscono ancora alle donne di emergere. E se negli ultimi 3 anni la presenza femminile nei comuni italiani è aumentata, è grazie anche alla "quota rosa" introdotta con la legge nel 2012». I sindaci donna sono presenti soprattutto nei piccoli centri con meno di 5mila abitanti, dove arrivano al 14%, percentuale che precipita al 3% nei comuni tra i 100mila e i 300mila cittadini, per arrivare a zero nelle grandi città. «E' un peccato che le donne non arrivino spesso a sedere sulla poltrona di sindaco oppure di altre istituzioni», conclude Schipani, «dal momento che hanno qualità e caratteristiche per svolgere ruoli di primo piano». Massimiliano Lavillotti Foto: Ileana Schipani
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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schipani (scontrone) SCONTRONE
15/05/2016 Pag. 38 Ed. Lecce
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«Lecce città del libro 2017» mette la carica agli editori GLI ADDETTI AI LAVORI Le aziende accolgono con entusiasmo il riconoscimento e sperano che non sia «un fuoco di paglia» nè «strumento elettorale» «Non sprechiamo quest'occasione e tuteliamo tutte le strutture dell'i n d ot t o » «C 'è il rischio dell'individualismo e di preoccuparsi solo degli eventi eclatanti» DINO LEVANTE l Libri a tutto volume. Sono ottimisti, favorevoli e contenti (anche se con qualche distinguo) gli operatori salentini del settore, appena appresa la notizia della nomina di Lecce a «Città del Libro 2017», annunciata l'altro ieri mattina nella XXIX edizione del Salone del Libro a Torino, durante il 5° Incontro nazionale delle Città del Libro, al quale ha preso parte l'as sessore Luigi Coclite in rappresentanza del Comune di Lecce. Il capoluogo salentino, per l'intero prossimo anno, sarà «capitale dell'editoria italiana», una vera Book City, dopo la prima nomina di Milano dello scorso anno, inserita nell'ambito della mostra internazionale «Expo 2015». La scelta di Lecce, come città capofila della rete delle Città del Libro, è stata fortemente voluta dai suoi promotori (Centro per il libro e la lettura, Ministero per i beni e le attività culturali, Comune di Lecce, Anci). Particolari sui finanziamenti ancora non ce ne sono, né si conoscono i tempi e i modi di attuazione dell'iniziativa; di sicuro tutti concordano nel comune interesse per organizzare diverse manifestazioni con l'obiettivo di aumentare l'atten zione verso la lettura. «Questa investitura improvvisa quanto gradita afferma l'editore Mario Congedo - non può che ritenersi quasi ovvia atteso che basterebbe prendere in considerazione le migliaia di libri che da molti anni gli editori (quelli veri) di Lecce e provincia hanno pubblicato con sacrifici quasi mai riconosciuti e che hanno letteralmente inondato l'Italia e non solo. Un fenomeno che non si riscontra da Napoli in giù se si eccettua Bari e la Laterza e che spiega lo straordinario successo turistico-culturale di tutto il Salento. Una parte non trascurabile di tale successo è opera delle Case editrici salentine: e non è piaggeria». «Gli unici a non sapere che Lecce è, di fatto, "città del libro" aggiunge l'e d i t o re Lorenzo Capone - sono evidentemente gli amministratori. Leggendo le loro dichiarazioni, mi pare di capire che si vada più alla ricerca di finanziamenti vari per il cosiddetto "mondo della cultura" che non invece a puntare su iniziative a sostegno della intera filiera del libro. Purché non sia fuoco di paglia, il riconoscimento ottenuto è un'ottima opportunità offerta ad una città che è ricca di libri e di librerie: ora, alle parole, bisogna far seguire i fatti con iniziative concrete». «La notizia pone Lecce al centro dell'at tenzione nazionale - considera Livio Muci , direttore delle edizioni Besa - capofila dell'intera realtà salentina. Importante sarà non sprecare questa occasione tutelando tutte le strutture dell'indotto libro con iniziative concrete (com'è stata quella annunciata a Torino dal ministro Dario Franceschini che prevede l'abolizione dell'Imu per le librerie). Il libro sia elemento fondamentale a tutela dell'intera filiera e non diventi un pretesto per parlare d'a l t ro » . «Si tratta di un'occasione importante dichiara l'editore Piero Manni - e certo contano i benefici materiali e gli incentivi che ci saranno, ma conta soprattutto la rete di relazioni che consentiranno a Lecce di realizzare efficaci politiche di promozione della lettura. C'è il rischio dell'individua lismo e di preoccuparsi degli eventi eclatanti e non della penetrazione capillare nel tessuto sociale. Dobbiamo sentirci tutti nella stessa barca». «Una buona opportunità - dice Pa o l a P i g n at e l l i della Grifo Edizioni - speriamo che questa sia l'occasione giusta per mettere insieme sinergie tra pubblico e privato e che non sia solo una vetrina, strumento di propaganda elettorale o espediente per attrarre consenso politico. La nostra casa editrice opera da decenni in città ma non ha mai riscontrato l'"at t e n z i o n e " del Comune che (forse per le scarse risorse economiche) negli ultimi anni non ha collaborato con noi. Siamo qui e fiduciosi aspettiamo di essere coinvolti». Per Cosimo Durante , presidente della Città del Libro di Campi Salentina e del Gal Terre d'Arneo: «Questo riconoscimento alla nostra vivacità, che si batte per realizzare e offrire maggiori occasioni di ricettività, premia la presenza sul territorio di scrittori, poeti e di eccellenze culturali. In un'ottica di rete bisognerà coinvolgere le diverse attività presenti e le strutture operanti del settore. Auspico una stringente collaborazione con la Città del Libro di Campi la cui apertura IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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L'EVENTO LA NOMINA
15/05/2016 Pag. 38 Ed. Lecce
diffusione:24180 tiratura:31985
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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(superati i problemi economici) è in programma per fine anno». Si prepara una città da sfogliare, da leggere oltre che da gustare a tavola e da guardare con il naso all'insù. Foto: SALONE DEL LIBRO La nomina pone Lecce al centro dell'attenzione nazionale
15/05/2016 Pag. 4
diffusione:36072 tiratura:43501
Province, Erriu incontra i sindacati Province, Erriu incontra i sindacati la riforma CAGLIARI. L'assessore degli Enti locali Cristiano Erriu (nella foto) ha incontrato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali confederali, della Funzione pubblica e dell'Anci, nell'ambito del tavolo istituzionale sul monitoraggio del personale delle Province, per proseguire la discussione del protocollo d'intesa sulla mobilità dei dipendenti delle amministrazioni provinciali. L'esponente della giunta Pigliaru si è impegnato ad accelerare il percorso di attuazione della riforma e in particolare per gli aspetti che attengono al personale delle Province. L'assessore Erriu sottoporrà al più presto all'attenzione della Giunta regionale la delibera prevista dall'articolo 70 della legge regionale n. 2/2016, nella quale si tenga conto delle preoccupazioni manifestate dai sindacati in merito al processo di mobilità e riorganizzazione del personale e delle funzioni in capo alle Province e alle Unioni di Comuni. Cgil, Cisl e Uil dovranno invece pronunciarsi sulla possibilità di avvalersi delle leggi di stabilità statali e dell'utilizzo del portale della mobilità.
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Province, Erriu incontra i sindacati la riforma
15/05/2016 Pag. 38 Ed. Caltanissetta
diffusione:20597 tiratura:33792
Il 10% del bilancio alle manutenzioni E' racchiuso in dodici pagine e 17 articoli il regolamento presentato dal coordinamento dei comitati di quartiere per una maggiore partecipazione amministrativa. Regole comuni per avere un'interlocuzione diretta con gli amministratori al fine di programmare tutte quelle iniziative utili che possano garantire l'equità di intervento in ogni angolo di città. Tutto questo per evitare che all'interno della città ci siano «figli e figliastri», con quartiere maggiormente attenzionati rispetto ad altri. Adesso la proposta di regolamento dovrà passare prima al vaglio della commissione affari generali e poi del consiglio comunale, ma nello stesso tempo il coordinamento dei quartieri ha inviato la bozza all'Anci affinché anche a livello nazionale questo regolamento di partecipazione democratica delle scelte strategiche cittadine venga condiviso a livello nazionale. Documenti in mano, dal codice amministrativo a quello civile. Settimane di intenso lavoro e poi l'accordo tra tutti i rappresentanti di quartiere: nel momento in cui il regolamento viene approvato si andrà alle urne. Tutte le nove aree individuate saranno dotate di uno statuto, i residenti eleggeranno i loro rappresentanti, e tra questi verrà eletto il presidente che a sua volta farà parte del coordinamento cittadino dei comitati di quartiere. Una struttura piramidale affinché oltre ai consiglieri comunali ci sia un gruppo di persone che possa portare avanti le istanze di ogni quartiere. «Una democrazia partecipata dice Carmelo Tandurella, presidente del coordinamento dei quartieri - perché sono i componenti di ogni singola struttura che ricevono tutti i giorni segnalazioni e lamentele dei residenti». I componenti del coordinamento saranno dei consiglieri all'interno di ciascun quartiere. I comitati di quartiere hanno come finalità principale la tutela civica ed ambientale delle nove zone individuate, sono apartitici, apolitici, aconfessionali e sono privi di finalità di lucro. Le funzioni svolte dai consiglieri e dal Presidente a qualunque titolo realizzate, sono sempre e comunque gratuite. I comitati di quartiere hanno lo scopo di sviluppare una coscienza comunitaria; promuovere lo sviluppo culturale e civile dei residenti; svolgere attività morali, culturali e ricreative; approfondire i problemi dei quartieri di competenza formulando proposte per il miglioramento delle condizioni di vita e per una gestione trasparente dei servizi pubblici; partecipare alla ALCUNI COMPONENTI DEI COMITATI DI QUARTIERE gestione della spesa pubblica con richieste specifiche in ordine alle necessità dei quartieri, contribuendo con valide proposte tramite l'istituto del bilancio partecipato. Questo è uno dei temi che sta a cuore ai componenti di quartieri perché contribuiranno attivamente alle scelte dell'amministrazione per quanto concerne gli investimenti da attuare nei rispettivi quartieri, mediante l'impiego di somme precedentemente stanziate nel bilancio di previsione, senza ricorrere a spese impreviste. Il consiglio comunale dovrà stabilire il 10% del bilancio da destinare alla manutenzione, e queste somme verranno divisi in egual misura per tutti i quartieri. Insomma il consiglio comunale si dovrà interfacciare con i rappresentanti di quartiere chiamati a valutare l'attività dell'amministrazione comunale. L.M.
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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COORDINAMENTO DEI COMITATI DI QUARTIERE. Redatto il regolamento con il quale si stabiliscono i ruoli
15/05/2016 Pag. 38 Ed. Caltanissetta
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Enzo Bianco e l ' Anci interverranno sull ' Ars I Comitati promotori dell ' adesione alla Città Metropolitana di Catania, Csag, Pro Referendum Piazza Armerina, Liberi Consorzi Niscemi e Consulta di Niscemi, invitati dal Sindaco di Piazza Armerina Filippo Miroddi, hanno assistito all ' inaugurazione del restauro e riapertura del Convento Francescano S. Maria di Gesù a Piazza Armerina. Durante la conferenza tenutasi all ' interno del convento, dopo gli interventi del Sindaco di Piazza Armerina, che ha definito Bianco «il mio Sindaco Metropolitano», e del Vescovo, di rilevante importanza è lintervento del futuro Sindaco Metropolitano Enzo Bianco, che ha promesso di interessare l ' Anci Sicilia e quella nazionale perchè venga rispettata la volontà popolare delle comunità di Gela, Niscemi, Piazza Armerina e Licodia " Non si scherza, quale che sia il merito- ha detto Bianco - questa volta non c ' entra se uno è a favore o è contro, non si possono cambiare le regole durante una partita, se uno chiede all ' o p inione pubblica di esprimere con un voto con un referendum, se le regole prevedono che ci sia un voto del Consiglio Comunale, quando questi principi vengono soddisfatti, occorre onorare un impegno, non si possono cambiare le regole " . Le parole di Enzo Bianco sono state interrotte da applausi del pubblico. " Chiederò all ' Assemblea Regionale siciliana- ha concluso Bianco - di rivedere la sua posizione e di onorare un impegno assunto. " Nella nota diffusa ieri i comitati hanno ribadito che non subiranno passivamente questo sopruso e che sono già in itinere altre iniziative che, saranno portate avanti fino al completamento dell ' o b i e t t ivo. " E ' un obiettivo che queste comunità hanno già raggiuntoscrivono i comitati - perché Gela, Piazza Armerina e Niscemi sono già nella Città Metropolitana di Catania, anche se l ' Ars fa finta di non saperlo " . M.C.G.
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INCONTRO IERI A PIAZZA ARMERINA CON IL «SINDACO METROPOLITANO»
14/05/2016 Pag. 31
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«Tutela degli onesti» ad Acireale e Catania «Questo accordo tra le Amministrazioni di Catania e Acireale fornisce una risposta ai bisogni di imprese e cittadini sovraindebitati». Così il sindaco Enzo Bianco alla presentazione del progetto "Tutela degli onesti" insieme con Roberto Barbagallo, sindaco di Acireale, Comune capofila, all'assessore al Welfare Angelo Villari e al referente dell'Organismo, Salvatore Alessandro. La "Tutela degli onesti" si rivolge a famiglie consumatrici, imprenditori commerciali sotto soglia di fallimento, l'imprenditore cessato da oltre un anno, l'imprenditore agricolo, l'erede dell'imprenditore defunto, le società tra professionisti, le associazioni professionali, gli enti privati non commerciali, i professionisti, gli artisti, i lavoratori autonomi, le start up innovative, le associazioni riconosciute e non, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione Sociale, gli Enti lirici, le onlus, i centri di formazione, gli istituti di patronato, le imprese sociali. Un'azione gratuita per cittadini e imprese senza alcun onere per l'amministrazione comunale. «Un progetto primo in Italia - ha detto Enzo Bianco - che come presidente del Consiglio nazionale dell'Anci sottoporrò all'attenzione di tutti i miei colleghi sindaci. Come ha anche detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella sua recente visita a Catania, tra le cinque cause dell'arretratezza del Sud c'è la difficoltà di accesso al credito e l'alto costo del denaro. La crisi da sovraindebitamento è un grave fenomeno sociale. Catania e la sua area metropolitana non sono purtroppo esenti da questa problematica. Ecco il senso della "Tutela degli onesti". Dobbiamo combattere un fenomeno che lede la dignità umana, genera ritrosia e vergogna, se non affrontata conduce alla emarginazione ed alla povertà. Il sovraindebitamento è un contenitore di disperazione e, se non risolto, può anche generare comportamenti illeciti. Il duplice obiettivo - conclude Bianco - è ridare alle famiglie un reddito necessario ad un dignitoso tenore di vita e non fare chiudere le attività commerciali. Sono particolarmente contento di presentarlo con il sindaco di Acireale». «I nostri concittadini vivono momenti difficili - ha aggiunto Roberto Barbagallo - e noi sindaci abbiamo scelto di essere accanto ai nostri cittadini e alle imprese del territorio. Da Acireale è partita la prima rete di Comuni in Italia che scelgono di aiutare i propri cittadini sovraindebitati e siamo orgogliosi che da oggi Catania sia parte integrante del progetto. L'anno scorso abbiamo avviato questo progetto con l'associazione i Diritti del debitore e il Comune di Acireale ha costituito al suo interno l'organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento "La Tutela degli Onesti", autorizzato dal Ministero della Giustizia e iscritto nel registro predisposto per aiutare privati e imprese a gestire i procedimenti di composizione della crisi da sovraindebitamento e di liquidazione del patrimonio del debitore. Acireale è stato il primo Comune italiano a dotarsi di un Occ riconosciuto, che fa da tramite tra le famiglie, gli imprenditori, i commercianti, i cittadini e il Tribunale». «Questo accordo tra i due Comuni ha detto l'assessore alle Politiche Sociali Angelo Villari - ha come obiettivo l'attuazione di un progetto di interesse comune per dare risposte appropriate ai bisogni di cittadini e imprese. Con questo atto Catania punta cambiare il sistema di welfare che guarda anche ai nuovi bisogni e alle nuove povertà, per tutelare i tanti che prima vivevano una condizione sociale dignitosa, e sono adesso costretti a affrontare il sovraindebitamento». Con l'adesione alla rete, della quale il Comune di Acireale è capofila, il Comune di Catania aprirà presto sportelli per dare risposte alle famiglie ed alle imprese in stato di sovra indebitamento. Verrà resa disponibile e gratuitamente una piattaforma informatica specifica. I colloqui saranno gratuiti e le istanze ritenute idonee saranno inoltrare alla "Tutela degli onesti". Le proposte di ristrutturazione del debito avranno almeno un abbattimento del 40%. Con l'adesione alla rete le famiglie e le imprese avranno la possibilità di rateizzare i compensi da sei a dodici mesi. Lo sportello de "La Tutela degli Onesti" è già attivo in via Lazzaretto 14 ad Acireale, dalle 9 alle 12 dal lunedì al giovedì. E' possibile fissare un incontro tramite il portale dell'Occ http: //occ. comune. acireale. ct. it, oppure contattando il numero 345 1351482. IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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L'INIZIATIVA. Accordo fra i due Comuni per fornire una risposta sul dramma a imprese e cittadini sovraindebitati
14/05/2016 Pag. 31
diffusione:20597 tiratura:33792
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Foto: Un momento della presentazione dell'iniziativa a Palazzo degli Elefanti. Il sindaco di Acireale Barbagallo è a sinistra del sindaco Bianco
14/05/2016 Pag. 35
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Eletta nella commissione Cultura Elisabetta Pasqualino (nella foto) consigliere comunale di Pedara, è stata nominata nella commissione Cultura dell'Anci nazionale. Si tratta del primo consigliere eletto con il neonato movimento 'Noi con Salvini' a far parte dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani. Elisabetta Pasqualino è stata infatti eletta nella lista di Matteo Salvini alle amministrative della scorsa primavestrato di saper fare all'interno del Consiglio comunale del suo paese e peraltro si farà interprete delle esigenze del territorio siciliano coinvolgendo gli altri consiglieri del nostro movimento».
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PEDARA: PASQUALINO ENTRA NELL'ANCI
14/05/2016 Pag. 26 Ed. Enna
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La " differenziata " schizza al 52,65% Comune premiato L ' INCONTRO CON LEGAMBIENTE P IAZZA A RMERINA . Procede bene e fa alti numeri il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti. Così tanto da consentire di ricevere, da parte di Legambiente Sicilia, una menzione speciale come miglior Comune di medie dimensioni ad aver raggiunto, nel 2015, primo anno di raccolta differenziata, la percentuale del 52,65% e per aver messo in atto un circuito complementare virtuoso di raccolta differenziata, l'Ecostazione, in collaborazione con Legambiente. Il riconoscimento è stato consegnato a Palermo, nella sala convegni di via Magliocco, nell ' ambito della presentazione del libro - dossier "La gestione dei rifiuti urbani in Sicilia" dell ' ing. Pasquale Nania. A ritirare il premio dalle mani del vicepresidente dell ' Anci, Paolo Amenta, è stato il sindaco Filippo Miroddi, presente all ' evento insieme a una delegazione formata dall ' assessore comunale Giordani e dal comandante della polizia municipale Gabrieli. Presente anche la sezione piazzese di Legambiente con il presidente Paola Di Vita. Alla manifestazione presenti inoltre il presidente regionale di Legambiente, Zanna, e l ' on. Trizzino componente della commissione ambiente dell ' Ars. «Come ogni nuovo percorso anche l ' avvio della raccolta differenziata nonostante una lunga campagna, inizialmente ha trovato alcune resistenze poiché ha rimesso in discussione le abitudini dei piazzesi al primo approccio con la differenziazione dei rifiuti. Ma poco alla volta le nuove modalità sono diventate la regola, vincendo le inziali diffidenze e resistenze. Nel 2015 il totale dei rifiuti differenziati è stato pari a 3.889.408 a fronte dei 3.497.280 indifferenziati, per una percentuale di raccolta differenziata pari al 52,65 %» afferma Miroddi di ritorno da Palermo. A fornire un apporto importante nell ' educare alla raccolta differenziata e nel sensibilizzare i cittadini sull'importanza di tutelare l'ambiente è stata anche Legambiente mediante l ' Ecostazione di via Manzoni, creata nei locali comunali dell ' ex mercato ortofrutticolo e dove è possibile conferire carta, cartone, plastica, alluminio, acciaio e
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Soddisfazione a Piazza Armerina per il riconoscimento di Legambiente
15/05/2016 Pag. 31
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8 Un incontro urgente con il ministero dell'Interno visto che «lo Stato ci sta dissanguando». A richiederlo è il Comune di Muravera in seguito a una norma che consente al Governo centrale di prelevare ogni anno più di un milione di euro. «Da tre anni - ha spiegato il sindaco Marco Falchi - le nostre casse vengono svuotate dallo Stato per alimentare un fondo di solidarietà a vantaggio di altri Comuni». In base a questa norma i Comuni che hanno un numero cospicuo di seconde case devono devolvere gli introiti ai Comuni meno fortunati. «I servizi - ha aggiunto il sindaco - sono garantiti grazie al gettito Imu. Ma quest'anno un milione e 658mila euro non potrà essere trasformato in servizi per i muraveresi. Come può un buon padre di famiglia far quadrare il bilancio familiare se all'improvviso lo stipendio in busta paga viene dimezzato?». Per questo «abbiamo già scritto al Ministero dell'Interno e delle Finanze e contattato l'Ifel e Anci. Vogliamo chiarezza su una norma che riteniamo ingiusta». (g. a.) RIPRODUZIONE RISERVATA
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«Imu, stop al prelievo dello Stato»
14/05/2016 Pag. 31 Ed. Caltanissetta
diffusione:22196 tiratura:29993
Il primo cittadino Gianfilippo Bancheri si dice emozionato, orgoglioso: «Il riconoscimento non va all'amministrazione e all'organizzazione comunale, ma ai cittadini che hanno dimostrato senso civico». E' Delia il comune siciliano, con meno di diecimila abitanti, più "riciclone". "Per avere superato il 65 per cento di raccolta differenziata e per avere abbattuto la tassa comunale sui rifiuti urbani". A decret a r l o è s t a t a l ' a s s o c i a z i o n e "Legambiente". Dopo avere stilato, anche quest'anno, la classifica dei comuni virtuosi per gli eccellenti risultati ambientali raggiunti. In meno di cinque anni, infatti, il metodo della raccolta differenziata porta a porta, avviata per la prima volta a Delia dal sindaco in carica Gianfilippo Bancheri, ha fatto dire addio ai cassonetti dell'immondizia, dimostrandosi vincente. Le buone pratiche e un'efficiente uso delle risorse hanno poi dato i loro frutti. Da un lato il comune ha ridotto drasticamente il costo del conferimento dei rifiuti in discarica e dall'altro ha ridotto le tasse ai cittadini. Un risultato eccezionale, soprattutto se inquadrato nell'attuale momento di crisi che stanno attraversando i comuni, in particolare quelli piccoli, per la mancanza di risorse. L'associazione ambientalista ha per questo consegnato al primo cittadino di Delia, attraverso il presidente dell'Anci Sicilia Paolo Amenta, una menzione speciale. La cerimonia si è svolta ieri l'altro nella sede della presidenza della regione di Palermo, nell'ambito della presentazione del dossier "La gestione dei rifiuti urbani in Sicilia" curato da Pasquale Nania. Cui hanno partecipato, tra gli altri direttore nazionale Legambiente Stefano Ciafani e il membro della commissione ambiente dell'assemblea regionale siciliana Giampiero Trizzino. "Sono veramente emozionato e allo stesso tempo orgoglioso per questo ambito riconoscimento", ha commentato il sindaco Bancheri. Il quale ha poi precisato: "Il premio va non solo all'amministrazione e all'organizzazione comunale, ma a tutta la comunità che in questi anni ha sempre dimostrato di avere un alto senso civico e rispetto per l'ambiente. Sono i cittadini i veri destinatari di questo risultato perché essi sono i veri protagonisti della rivoluzione ambientale di Delia. Con il loro comportamento virtuoso hanno di fatto contribuito ad innalzare il livello di civiltà ambientale e la qualità della vita del territorio. Un territorio il nostro, che ora, ha il vantaggio di essere più accogliente e sicuro per i residenti e per i turisti. Ai cittadini, d'altra parte, grazie all'alta percentuale di raccolta differenziata raggiunta, abbiamo ridotto le tasse sui rifiuti". Afferma infine il primo cittadino di Delia: "Il riconoscimento di Legambiente ci incoraggia ad innalzare il livello della nostra sfida. Insieme, istituzioni e cittadini, ci impegneremo di più per raggiungere risultati ancora migliori".
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Rifiuti, Delia il comune che ricicla di più in Sicilia
14/05/2016 Pag. 14
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(m.c.) - Ancora due appuntamenti per "Amministrativolissimevolmente", incontri riservati agli amministratori pubblici locali organizzati dal Comune di Frassineto Po con il patrocinio dell'Anci. Sabato 21 maggio, dalle ore 9,30 in Municipio è previsto l'intervento di Rita Panzarella, che illustrerà "Il bilancio dei Comuni alla luce delle ultime modifiche legislative", e Carla Rondano, sindaco Revisore dei Conti, su "Il controllo della gestione amministrativa". Si concluderà sabato 4 giugno con il quarto appuntamento che avrà in qualità di relatori Vincenzo Ottone, presidente Amc e Marco Orlando, Responsabile Anci del Piemonte.
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I bilanci della PA in due incontri a Frassineto
14/05/2016 Pag. 5 Ed. Brindisi
diffusione:11426 tiratura:15055
Personale al lumicino, servizi a rischio d Poco personale, Comuni italiani sempre più in difficoltà nel garantire i servizi. I numeri riportati nell'ultima edizione del Rapporto Ifel testimoniano l'improrogabile esigenza di procedere ad un vero e proprio ricambio generazionale negli uffici dei comuni. Dicono, infatti, che «l'impatto del reiterato blocco/limitazione delle assunzioni determinerà sia un'ulteriore contrazione del personale, e conseguente diminuzione della capacità operativa delle amministrazioni di prossimità, sia l'innalzamento dell'età media del personale degli enti locali. Basti sapere che nel 2014 meno dell'11% dei dipendenti a tempo indeterminato (e l'1% dei dirigenti a tempo indeterminato) aveva meno di 40 anni di età, mentre oltre il 60% dei dipendenti e il 75% dei dirigenti, superava i 50 anni. Secondo quanto si legge nel rapporto della Fondazione Anci, ad aggravare tale situazione c'è anche il fatto che i Comuni, nel 2015, hanno subito un sostanziale blocco delle assunzioni, imposto dalle norme finalizzate alla ricollocazione dei dipendenti soprannumerari delle Province. Da 14 mesi, infatti, gli enti locali non possono assumere in conseguenza delle disposizioni della Legge 190 del 2014 e della necessità di "ricollocare" i dipendenti di area vasta (cioè i dipendenti delle Province). Il blocco resterà operante sino a quando tutti i dipendenti delle Province non saranno riassorbiti, e realtà come quelle pugliesi, via via costrette a far fronte alle necessità con un numero sempre più esiguo di dipendenti, iniziano ad avvertirne tutto il peso. Il quadro d'insieme fornito dal rapporto Ifel evidenzia la contrazione del personale in servizio in tutte le amministrazioni comunali. In Italia il personale in servizio della amministrazioni comunali ammonta a 416.964 unità, distribuite su 7.885 Comuni. I dipendenti comunali sono 409.429, i dirigenti 4.265, mentre i segretari 3.245. L'incidenza nazionale ogni 1.000 abitanti è pari a 6,77. I valori più bassi sono quelli della Puglia, in cui i dipendenti comunali sono poco più di 4 ogni 1.000 abitanti. Importante anche l'incidenza del rapporto di lavoro flessibile. Nel 2014 le unità di personale in servizio che nei Comuni italiani hanno un rapporto flessibile (che include i contratti a tempo determinato, interinali, di formazione lavoro o lsu) ammontano a 37.873. I valori che l'indicatore assume a livello geografico sono molto differenti. In questo caso, però, la Puglia, a differenza di altre regioni del Sud, come Calabria e Sicilia, in cui l'incidenza del rapporto flessibile supera il 25%, ha una media abbastanza buona il 6,2% - al pari di regioni come Veneto, Marche, superando anche la Lombardia, che si attesta al 5%. Tornando alle cifre sempre più piccole di dipendenti comunali, vale la pena ricordare che la Puglia ha 258 Comuni e una popolazione residente (dati al 2015) che ammonta a 4.090.105, con una densità abitativa tra le più alte, pari a 209,3. M.C.M.
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LO STUDIO
14/05/2016 Pag. 5 Ed. Brindisi
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di Maria Claudia MINERVA Comuni pugliesi alla canna del gas, ingessati dal blocco delle assunzioni, vuoti di organico che non possono essere colmati, servizi erogati con fatica crescente. L'allarme è di Anci Puglia, secondo la quale negli uffici delle amministrazioni mancherebbero all'appello ottomila unità. Da qui la richiesta inderogabile dello sblocco delle assunzioni, stoppate dal mancato turn over, anche in base alla normativa sul federalismo fiscale incentrata sui fabbisogni standard, la quale prevede che per svolgere una funzione i costi devono essere uguali dal Trentino alla Sicilia. La situazione descritta dall'Associazione dei Comuni è disastrosa, basti sapere che la Puglia è l'ultima regione d'Italia per rapporto tra unità di dipendenti comunali per mille abitanti, come testimonia il rapporto Ifel-Dipartimento Studi Economia Territoriale, elaborato su dati Istat 2016, che parla di poco più di 4 dipendenti ogni mille abitanti (4,32), preceduta dal Veneto, penultima con 5,54 e dall'Abruzzo 5,59, a fronte di una media nazionale di 6,77. Prima in classifica, invece, è la Valle d'Aosta, con un rapporto di 11,15 dipendenti ogni mille abitanti. «Questo significa che i nostri Comuni riescono a svolgere le stesse funzioni degli altri italiani con circa 8000 dipendenti in meno» sottolineano da Anci Puglia, che si sta mobilitando sulla questione, riunendo attorno a un tavolo sindacati, Regione e parlamentari del territorio. Per ieri era stato programmato un altro incontro dopo quello del 30 aprile scorso con le organizzazioni sindacali - al quale erano stati invitati i deputati e i consiglieri regionali, ma poi è saltato all'ultimo momento per l'indisponibilità di alcuni parlamentari. Nella convocazione, partita dal presidente di Anci Puglia, il senatore Luigi Perrone, si sottolineava quanto fosse preoccupante la situazione all'interno dei Comuni pugliesi. «I dipendenti risultano essere in continua diminuzione - ribadisce Perrone nel richiamare l'attenzione dei politici - e sotto la media nazionale». Dal rapporto emerge che dei 17.579 dipendenti comunali pugliesi, 16.407 sono a tempo indeterminato, 1.087 a tempo determinato e 85 nella categoria "altro". In Puglia ci sono,
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L'ALLARMEDIANCI
15/05/2016 Pag. 12
Il Roma
diffusione:28000
Discariche abusive , Anci scrive al m inistero : «Rischiamo default, chiarire responsabilità» NAPOLI. I comuni italiani fanno appello al Ministero per gli Affari regionali nel tentativo di scongiurare la batosta delle sanzioni per la mancata bonifica delle discariche abusive oggetto d'infrazione europea. In una lettera inviata al ministro Enrico Costa, il presidente dell'Anci Piero Fassino ha chiesto "la costituzione di untavolo tecnico in sede di Conferenza Unificata finalizzato ad affrontare e risolvere la problematica relativa alla procedura di rivalsa rispetto alle sanzioni inflitte all'Italia dalla Corte di Giustizia europea". Sul capo delle amministrazioni coinvolte nella procedura 2003/2077 pende infatti la terribile spada di Damocle dei "procedimenti di rivalsa", strumento attraverso il quale il Ministero dell'Economia, di concerto con il dicastero dell'Ambiente, si rivale sui comuni per le sanzioni erogate ogni sei mesi dalla Commissione Europea per i ritardi nel completamento delle bonifiche. LATAGLIOLA MINISTERIALE. Il meccanismo è stato introdotto con la Legge di Stabilità 2016, che all'art. 1 comma 813 precisa: "Il Ministero dell'Economia e delle finanze attiva il procedimento di rivalsa a carico delle amministrazioni responsabili delle violazioni che hanno determinato le sentenze di condanna, anche con compensazione con i trasferimenti da effettuare da parte dello Stato in favore delle amministrazioni stesse". In sostanza, a partire da gennaio 2016 e fino a quando le discariche non saranno bonificate, lo Stato rientrerà delle somme spese in sanzioni dando meno soldi ai comuni inadempienti. SINDACIINAFFANNO. I comuni, dal canto loro, non ci stanno (e non ce la fanno) a sobbarcarsi l'intero carico delle multe. Duecento i siti per i quali, il 2 dicembre 2014, la Corte di Giustizia dell'Ue aveva condannato l'Italia al pagamento di una sanzione forfettaria da 40 milioni di euro e di una penalità da 42, 8 milioni (200mila per ogni discarica di rifiuti non pericolosi e 400mila per quelle contenenti rifiuti pericolosi) da pagarsi ogni sei mesi fino all'esecuzione completa della sentenza. Fino cioè al completamento delle bonifiche. Ben 48 le discariche localizzate in Campania, regione in testa alla lista dei siti fuorilegge. Secondo quanto comunicato lo scorso marzo dal ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti alla commissione Ambiente della Camera, allo scadere dell'ultima verifica semestrale (tra gennaio e febbraio del 2016) il conto delle discariche non a norma era sceso a 155, mentre ammontavano a 113 i milioni complessivamente versati a Bruxelles, 40 a titolo di sanzione forfettaria ed i restanti 73 in due tranche semestrali. L'APPELLODELL'ANCI. Un conto salatissimo, che il Ministero dell'Economia sta già provvedendo a girare ai comuni in ritardo, ripartendolo in base al numero e al tipo di discariche da bonificare, come previsto dalla Legge di Stabilità 2016. E ora che si avvicina la scadenza del terzo semestre, prevista per il prossimo 2 giugno, l'Anci corre ai ripari per evitare che il conto delle sanzioni, già salato, si trasformi per i comuni - affetti da cronica carenza di liquidità - in un vero e proprio bagno di sangue. "Una situazione grave ed insostenibile per i comuni colpiti dai succitati provvedimenti di rivalsa che - scrive Fassino - pur non essendo i soli responsabili, risultano comunque gli unici destinatari delle richieste di restituzione della sanzione comunitaria". Un appello disperato, quello del presidente Anci, ad "accertare compiti, responsabilità e procedure, anche alla luce della disciplina legislativa statale e regionale" visto che "le responsabilità non possono restare ad esclusivo carico dei comuni". RITARDIESANZIONI. Tecnicamente, la titolarità delle operazioni di bonifica - e quindi la responsabilità in caso di omesso intervento o di ritardo - è in capo alle amministrazioni comunali nel cui territorio ricadano le discariche da risanare. Questo anche perchè in molti casi i gestori privati delle discariche non hanno accantonato fondi sufficienti alla gestione "post-mortem" dei siti, ignorando gli appelli dei comuni e lasciando alle singole amministrazioni l'ingrato compito di provvedere al risanamento. Quindi, nelle more delle azioni legali in danno dei privati reticenti, spetta agli enti pubblici attivare le procedure per le analisi di rischio, le caratterizzazioni, la messa in sicurezza o la bonifica dei siti. Procedure complesse oltre che costose, per le IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 16/05/2016
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RIFIUTI&TERRITORIO L'APPELLO Lettera di Fassino al ministro Costa: «Subito un tavolo tecnico sulle sanzioni U e per gli invasi non a norma»
15/05/2016 Pag. 12
Il Roma
diffusione:28000
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quali gli uffici tecnici dei comuni (soprattutto quelli di piccole dimensioni) non sono adeguatamente attrezzati, e che finiscono spesso per arenarsi nelle secche della burocrazia o si arrestano per mancanza di fondi. I ritardi nel frattempo si accumulano mentre le sanzioni, inesorabili, aumentano. E a pagare sono sempre i cittadini onesti. DI G IOVANNI P AONE
FINANZA LOCALE 7 articoli
15/05/2016 Pag. 1
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Metropolitane, piano Delrio da 3-4 miliardi Giorgio Santilli Torna un piano per metropolitane, tram e treni locali dopo 15 anni di finanziamenti a singhiozzo collegati alla legge obiettivo. Un programma ad hoc dovrebbe portare all'apertura di cantieri per 3,8-4 miliardi in 12-24 mesi. Servizio u pagina 4 Torna un piano per gli investimenti in metropolitane dopo 15 anni di finanziamenti a singhiozzo collegati alla legge obiettivo. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha messo a punto un programma ad hoc che sta per inviare alla «cabina di regia» del Fondo sviluppo coesione (poi al Cipe entro giugno) e che dovrebbe portare all'apertura di cantieri per 3,8-4 miliardi in 12-24 mesi. Negli investimenti, oltre alle metropolitane in senso stretto, ci saranno anche tram e ferrovie regionali. Fra le opere già previste dal piano la M5 milanese, le linee L1e L6a Napoli, la Circumetnea a Catania, 4 linee di tram e il passante a Palermo, la lineaCe la Roma-Lido nella Capitale e poi ancora opere a Bari, Bologna, Firenze, Messinae Torino. Gli interventi saranno finanziati anche con risorse locali (come nella vecchia legge 211) e aperti, ove possibile, anchea proposte di finanziamento privato. «Bisogna chiudere una stagione fallimentare di project financing - dice Delrio- per aprirne una che si concentri su opere effettivamente utili ai cittadini. Con i numeri di passeggeri al giorno che porta una metropolitana, queste operazioni sono possibili e possono essere virtuose per tutti, se fatte con rigore». Ma il piano metropolitane un vero colpo di scena che dà il senso della nuova programmazione portata avanti al ministero dalla nuova struttura di missione guidata da Ennio Cascetta - non è l'unico capitolo di un più vasto «piano trasporti» che Delrio vuole far confluire nelle iniziative del governo di giugno, tutte finalizzate al rafforzamento della crescita e al rilancio degli investimenti. C'è la riforma del trasporto locale da completare dopo lo stop del Consiglio di Stato. «Sono assolutamente determinato ad andare avanti», dice il ministro che ha ottenuto giovedì il via libera delle Regioni e ora attende il parere parlamentare. Ci sono i contratti di programma per gli investimenti di Fs e Anas da aggiornare con l'annualità 2016, circa 9 miliardi ciascuno, che sono un nodo da sciogliere e portare a operatività insieme alla decisione sull'integrazione FsAnas che pure deve affrontare altri due nodi enormi prima di poter avere il via libera. Il primoè l'autonomia finanziaria di Anas mediante forme di corrispettivo collegate agli investimenti, alle manutenzioni e forse al traffico sulle statali (un meccanismo che con la for- mula dei pedaggi-ombra si provò giàa metterea punto con la legge di stabilità 2016 ma alla fine fu bocciato da Istat perché non avrebbe garantito l'uscita di Anas dal perimetro statale in base alle regole Eurostat). Il paradosso è che senza autonomia finanziaria di Anas, Fs, che invece è una società formalmente privata, rischierebbe di rientrare dentro il perimetro statale. «L'autonomia finanziaria di Anasè uno dei problemi da affrontare», ammette Delrio che ricorda come con il Mef si siano dati tempo finoa luglio per affrontare tuttii nodi per arrivare alla fusione. L'altro problema è il clamoroso contenzioso di Anas che oggi ammontaa 8,6 miliardi, se comprendiamo anche le riserve avanzate dalle imprese. Un nodo da sciogliere l'Anas chiede anche corsie preferenziali che facilitino la soluzione dei contenziosi con le imprese prima di far confluire la società nel gruppo Fs. Anche perché si torna al tema-chiave dell'autonomia finanziaria e dell'assenza di programmazione dei fondi effettivamente trasferiti all'Anas. «Ci sono 1,8 miliardi di lavori eseguiti da pagare, una situazione assurda», dice Delrio che da mesi si batte perché la programmazione dei lavori dell'Anas, collegata al contratto di programma, possa viaggiare di pari passo con la programmazione finanziaria. Nodi che senza soluzioni condivise con Ragioneriae Mef bloccheranno qualunque ipotesi di collegamento con Fs. La mappa degli interventi ROMA Tranvie BARI TORINO Linea C e Roma-Lido CATANIA PALERMO Circumetnea NAPOLI MESSINA MILANO FIRENZE Nuove stazioni linea 1 e tram 4 tram e passante ferroviar io C ompletamento L1 e L6 Prolungamento linea FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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INFRASTRUTTURE
15/05/2016 Pag. 1
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FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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3 Completamento M5 Prolungamento metro con San Paolo Metropolitane, tram e ferrovie regionali previsti dal Piano di investimenti LE PRIORITÀ Il piano metropolitane Avanti sulla riforma del Tpl I nodi dell'integrazione Anas-Fs Il piano di investimenti in metropolitane, trame ferrovie regionali che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ( nella foto) sta per inviare alla cabina di regia del Fondo sviluppoe coesione, dovrebbe portare all'apertura di cantieri per 3,8-4 miliardi in 1224 mesi. Per l'integrazione Fs-Anas vanno ancora scioltii nodi dell'autonomia finanziaria di Anas con forme di corrispettivo collegatea investimenti, manutenzionie forse al traffico sulle statalie del contenzioso che oggi ammontaa 8,6 miliardi (comprese le riserve avanzate dalle imprese) Nell'agenda del ministro anche la riforma del trasporto pubblico locale dopo lo stop del Consiglio di Stato. Il testo ha ottenuto giovedì il via libera delle Regionie ora attende il parere delle Camere
14/05/2016 Pag. 24
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I protagonisti del progetto quadriennale del governo sono Cdp, Ance, Abi e Federcasa. Costo: 1,5 miliardi Due i provvedimenti: il primo con gli istituti di credito, il secondo con il recupero al mercato LUISA GRION ROMA. Settantacinquemila alloggi per frenare l'emergenza abitativa. È il «piano casa» che il governo si prepara a varare mettendo sul mercato immobili dell'edilizia residenziale pubblica oggi non utilizzati. Ristrutturandoli o, se è il caso, demolendoli per poi ricostruirli. Senza consumare suolo pubblico quindi, semmai coinvolgendo nel progetto di «housing sociale» anche le banche. L'operazione, guidata dal Ministero delle Infrastrutture e fortemente appoggiata da Palazzo Chigi, mette insieme Cassa depositi e prestiti, i costruttori dell'Ance, l'Abi e Federcasa. Ed è in dirittura d'arrivo: al progetto quadriennale (20162019), manca un solo tassello. Il piano prevede infatti due provvedimenti. Il primo riguarda 22 mila alloggi «incagliati» ed entrati a far parte del patrimonio degli istituti di credito. Si tratta di immobili sottoposti a procedura concorsuale esecutiva: quando le imprese costruttrici falliscono o non possono pagare i crediti, gli alloggi invenduti entrano a far parte del patrimonio delle banche (si stima che l'invenduto riguardi 120 mila alloggi). Il piano prevede che 22 mila di queste case siano date in affitto, a prezzi calmierati, alle fasce deboli della popolazione, con la possibilità di acquisto da parte dell'inquilino (rent to buy) e assicurando alle banche una fondamentale garanzia. Se l'inquilino non versa il canone per cause indipendenti dalla sua volontà (perché, per esempio, ha perso il lavoro), il pagamento sarà coperto dal Fondo morosità incolpevole, già finanziato con 30 milioni (di fatto il costo di questo primo provvedimento). Tale operazione di «social housing» viene potenziata con il secondo provvedimento che mette mano a quel 30 per cento di alloggi residenziali pubblici oggi non utilizzati, o utilizzati in modo scorretto (15 per cento perché non abitabile, l'altro 15 perché occupato abusivamente, o da persone che non hanno più i requisiti per averne diritto). Qui il pacchetto riguarda 5055 mila alloggi, recuperabili al mercato con un costo di oltre 1,4 miliardi. Il «piano casa» fissa tre step. Una prima tranche di 27 mila alloggi potrà essere messa sul mercato dopo ristrutturazioni finanziate con 460 milioni già stanziati e in parte già nelle disponibilità delle regioni (che dovranno indicare priorità ed emergenze facilmente individuabili nelle aree metropolitane più a rischio, da Roma a Palermo, da Milano a Napoli). Una seconda tranche di 22 mila case sarà resa di nuovo disponibile per una spesa di 370 milioni, che il governo finanzierà con residui di bilancio. Manca il terzo tassello: 5 mila alloggi da risistemare con una spesa di 600 milioni. Il costo è più alto perché riferito al patrimonio di residenza pubblica più rovinato, e che quindi necessita di demolizioni e ricostruzioni. Sono i fondi che mancano per chiudere l'intero pacchetto, per individuarli bisognerà trovare la quadra con il Ministero dell'Economia. Gli incontri al Mef sono già avviati e i risultati dovrebbero arrivare in tempi brevi. C'è una emergenza abitativa da contenere e un settore - come quello dell'edilizia - massacrato dalla crisi che, rilanciato, potrebbe aiutare la ripresa. FOTO: ©AP I NUMERI 22.000 DAGLI ISTITUTI DI CREDITO Alloggi che le banche metteranno sul mercato a prezzi bassi 30 mln FONDO MOROSITÀ Servirà a coprire l'inquilino moroso in modo incolpevole 30% RESIDENZIALI PUBBLICI E' la quota di alloggi residenziali pubblici non utilizzati 55.000 RECUPERABILI Sono gli alloggi recuperabili al mercato 600 mln DA TROVARE Sono i milioni che il governo deve ancora trovare Foto: L'OPERAZIONE Foto: APPLE CONQUISTA L'UBER CINESE Apple scommette 1 miliardo di dollari su Didi Chuxing, la rivale di Uber in Cina. Un investimento limitato ma che le consente di guadagnare credibilità agli occhi di Pechino dopo che il governo cinese ha bloccato le vendite di libri su iBook e di film su iTunes. FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Arriva il Piano casa con 75 mila alloggi un terzo dalle banche
15/05/2016 Pag. 20
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Bonus prima casa, cosa c'è da sapere Oliviero Franceschi L'ultima legge di Stabilità consente di usufruire dell'agevolazione per l'acquisto della prima casa anche nel caso in cui, al momento dell'atto, se ne possegga un'altra per la quale si è fruito della stessa agevolazione. Naturalmente rimane come condizione il fatto che la "vecchia" abitazione venga venduta entro un anno dal nuovo acquisto. Se l'impegno a vendere il precedente immobile non viene rispettato nel termine di un anno, scatterà la decadenza dalle agevolazioni prima casa e come conseguenza saranno dovute le imposte nella misura ordinaria più i relativi interessi di mora e una sanzione pari al 30%. I benefici prima casa, ricordiamo, consentono di acquistare un immobile versando solo il 2% di imposta di registro invece che il 9%, oltre alle imposte ipocatastali in misura fissa. Con una recente circolare (la n.12 dell'8 aprile 2016), L'Agenzia delle Entrate ha chiarito al riguardo che la possibilità di usufruire delle agevolazioni prima casa, nell' ipotesi in cui l'acquirente già possiede un immobile comprato con gli stessi benefici spetta anche nel caso in cui il nuovo acquisto sia soggetto ad Iva. Di conseguenza, anche nell'ipotesi in cui si acquisti un immobile direttamente da un'impresa che applichi l'Iva si potrà usufruire dell'aliquota ridotta al 4% pur possedendo un altro immobile agevolato a condizione che questo venga alienato entro dodici mesi. Ma non solo. L'Agenzia ha anche evidenziato che la novità si applica anche nell'ipotesi di donazione o successione: il beneficiario potrà usufruire delle agevolazioni prima casa pur possedendo un altro immobile agevolato sempre a condizione che provveda a rivenderlo nei dodici mesi. Nella dichiarazione di successione o nell'atto di donazione occorrerà manifestare l'impegno di vendere entro un anno.
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Sportello fisco
14/05/2016 Pag. 16 N.94 - 14 maggio 2016
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Teresa Campo Sono quelle di Cdp le mani forti sul mattone di Stato. Forti abbastanza, si spera, per riuscire a mettere ordine nell'immenso patrimonio degli immobili pubblici, in modo da renderlo più efficiente e soprattutto liberare risorse. Negli ultimi dieci anni almeno una cosa è diventata chiara. Nonostante ripetuti sforzi fatti negli anni, dei 400 miliardi di immobili pubblici che dovevano essere venduti per risanare i conti dello Stato ben poco è passato di mano. La complessità dell'opera è immane e i rischi di buco nell'acqua notevoli. La buona notizia è che i ripetuti tentativi hanno almeno chiarito quali sono i nodi da sciogliere e l'immobiliare di Cassa Depositi e Prestiti, oggi guidata da un immobiliarista di lungo corso come Aldo Mazzocco, è stata chiamata in causa proprio per questo. Nessun ruolo da cavaliere bianco, come si affretta a spiegare la Cassa, smentendo al contempo l'esistenza di un dossier per la vendita a breve di un pacchetto di immobili da un miliardo, magari su esortazione di Bruxelles. Piuttosto rivendica il ruolo di facilitatore, accompagnatore e promotore. Per capire in che modo occorre partire dalle ragioni della complessità Dei 400 miliardi di beni (396 per l'esattezza ma nessuno sa in base a quali criteri di valutazione) 50-60 fanno capo allo Stato e sono in buona parte strumentali, cioè a uso diretto (tribunali, carceri, uffici...) e 60 miliardi alle Regioni (sempre strumentali per sedi ecc.), mentre il resto fa riferimento agli 8 mila comuni italiani. Per questo sono sparsi in tutta Italia, e non solo a Milano, oggi unica piazza in grado di attrarre gli investitori. A gestire i vari asset è il Demanio, che può darli in comodato d'uso a vari soggetti sempre pubblici, come la Difesa, Carabinieri, enti vari. Da lì nessuno può obbligarli a sloggiare, nemmeno se gli immobili sono vuoti. L'altro elemento di complessità è dato dai capitali necessari: nessun investitore privato è disposto a mettere mano a un grande progetto, per esempio la trasformazione di una caserma da 110 mila mq, a causa di burocrazia e ammontare degli investimenti, se non a fronte di tempi brevi e rendimenti da capogiro. Ed è qui che entra in gioco l'Area immobiliare del gruppo Cdp (a sua volta composta da Cdp Investimenti sgr e da Cdp Immobiliare). Può mettere a punto un progetto allettante per i soggetti che detengono gli spazi, per esempio un polo amministrativo moderno, lavorare per ottenere tutti i permessi necessari e proporsi come coinvestitore insieme ai privati, fornendo quindi la garanzia di uno svolgimento più semplice e veloce. L'investimento dovrà anche generare un reddito per i capitali di Cdp, provenienti perlopiù dal risparmio postale. Il primo progetto pilota è di pochi giorni fa e riguarda gli ex Ospedali Riuniti di Bergamo, trasformati in nuova sede per l'Accademia della Guardia di finanza, oggi sparsa sulle sedi di Roma e Bergamo, e i reparti territoriali di stanza nel capoluogo orobico. L'iniziativa, che farà da progetto pilota, permetterà di razionalizzare le spese grazie all'abbattimento dei canoni, alla contrazione degli oneri gestionali e alla valorizzazione degli immobili. Quelli liberati dalla Gdf potranno essere a loro volta valorizzati e venduti. E qui sorge un altro problema: a chi finiscono i soldi ricavati dalla vendita di una sede? Nessun ente rinuncia a un asset, e ai fondi ricevuti dalla Stato per la sua manutenzione, per ripianare il debito pubblico, magari andando a pagare un affitto altrove. In modo analogo Cdp si sta muovendo anche nel settore turistico, fondamentale per l'economia italiana. Insomma, Cdp punta a fare la miccia di processi ambiziosi: diventare socio d'opera della pa nel mattone e dare una spinta all'economia italiana. (riproduzione riservata) Foto: Aldo Mazzocco
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Così la Cdp si prepara a rivoluzionare gli immobili pubblici
14/05/2016 Pag. 30
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Censimento case sfitte, dietrofront Prima di dare l'ok a interventi di ulteriore consumo del suolo, i comuni devono effettuare un censimento degli edifici e delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate esistenti. Ma non un censimento degli immobili sfi tti. È questa la soluzione di compromesso individuata dalla camera sulla controversa norma contenuta nel ddl sul consumo del suolo approvato giovedì da Montecitorio. La modifi ca è stata introdotta da un emendamento, approvato in aula, che ha recepito, anche se solo parzialmente, le critiche avanzate sul punto da Confedilizia preoccupata per la vaghezza della norma e per i costi che avrebbe potuto creare. «La procedura resta poco chiara e soprattutto fonte di ulteriori, possibili spese per i cittadini», ha commentato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. «Un immobile, infatti, può essere inutilizzato perché per esempio viene tenuto a disposizione dai proprietari. Oppure può essere abbandonato perché questi non hanno le risorse per mantenerlo a causa della tassazione immobiliare che soffoca chi possiede una seconda casa». © Riproduzione riservata
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ALLA CAMERA
15/05/2016 Pag. 23 AGORA'
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IMU: TOGLIAMOLA A TUTTE LE FUCINE DI CULTURA Il ministro Franceschini propone esenzioni alle librerie. Bene; ma prima a chi educa e forma DAVIDE RONDONI Anche un poeta che in genere con faccende tipo tasse eccetera ha un rapporto tra l'attonito e il disperato, capisce che gli sgravi fiscali sono un buono strumento per valorizzare le attività culturali. La proposta fatta l'altro giorno al Salone del Libro di Torino dal ministro della Cultura Franceschini circa la soppressione dell'Imu alle librerie va in questo senso. Ma, per così dire, a mio modesto avviso prende la strada giusta dalla parte sbagliata. Occorre una visione di insieme su queste faccende, per non dar l'impressione di comportarsi - invece che come un viaggiatore saggio - come una pallina da flipper che rimbalza e accende lucine e fa suonare trilli per qualche istante, prima di finire presto o tardi in buca. D'accordo: togliere l'Imu, specie ad alcuni librai specializzati e in difficoltà, è una buona idea. Non so se lo è altrettanto pensando a quei grandi magazzini affacciati su centrali piazze italiane che ancora si fanno chiamare librerie, e magari portano il marchio di pregiate case editrici, ma che ormai sono, appunto, magazzini che vendono dal caffè alla ricarica telefonica ai filmetti. La questione tuttavia non è ancora questa. È che l'Imu bisognerebbe toglierla da quei soggetti che in molti casi ci stanno crepando sotto e che sono le fucine, le officine possibili della cultura e dunque della lettura. Dico, supplico: ministro, tiri via l'Imu, odiosa ultratassa, dalle fondazioni culturali, specie quelle medio-piccole, spesso nate per munificenza di cittadini che credevano, anche senza ringraziamenti da parte di nessuno, di dare un contributo al bene pubblico. Bene dunque la strada delle esenzioni, ma occorre prenderla nel verso giusto. Che a volte potrebbe non essere quello che ottiene il facile plauso del «mondo culturale», ma tocca la vita della gente. Capisco che, in un Salone di editori che accorrono a vender libri, non costino molto e facciano effetto due dichiarazioni d'intenti sulla tv nazionale che, come avrebbe pensato Bottai, deve promuovere la lettura e detassare i mercanti di libri (a proposito, tutti i libri? Anche quelli delle starlette televisive?). La politica ha la sua dose di teatro. Ma in una grande manifestazione culturale, come è il Salone, occorrerebbe forse affrontare al livello giusto il problema della lettura. Che è un problema culturale, non economico. E usare appunto le leve fiscali ed economiche secondo una idea culturale un poco più elaborata, che al ministro - lo so - non è affatto estranea. L'uomo che si sente coinvolto in un rischio (lo ripeto spesso) avverte l'importanza di confrontarsi con autori, trovare la testimonianza delle loro parole. Ma l'uomo che non si sente coinvolto in nessun rischio (esistenziale, religioso, civile, morale) perché mai dovrebbe confrontarsi con un autore? L'intrattenimento ha molte altri mezzi di seduzione, di coinvolgimento e di guadagno. L'informazione ha mille altri canali per raggiungerci. E dunque se si vuol che la gente cerchi più libri, non si usi solo la leva fiscale per chi i libri produce e vende, ma soprattutto anche per chi istruisce ed educa, per chi fa cultura in modo non episodico. Per chi crea luoghi dove la cultura si comunica come percorso di piccoli e grandi avventure che accendono curiosità e ricerca di confronto. La poesia, si sa, è arte povera ma preveggente, e ha visto da tempo che la circolazione delle parole avviene attraverso altri canali, per lei congeniali perché rapidi e tagliati sulla brevità. Ma noi poeti abbiamo pure visto che il libro non ha perso il suo valore di talismano, di dono, di segno di condivisione del rischio umano, della profondità del vivere. Editori tradizionali che non si sono modificati in fretta e saltano, e salteranno, Saloni del Libro che non vogliono ridursi a saloni con un vago sapore di antiquariato, dovranno infine modificarsi. Ma se si vogliono togliere balzelli al mondo della lettura, la tassa - l'Imu - s'ha da togliere anche e ben "prima" che arrivi a premere sulla libreria. Laddove esistono luoghi che educano e formano le persone alla vita come rischio. Luoghi dove nascono i possibili cercatori di autori. Senza questo temo di veder circolare solo slogan di un giorno, e di un fallimento.
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AGORA`/ LA PROPOSTA
14/05/2016 Pag. 20
diffusione:76956 tiratura:148954
Quella corsa alle aree fabbricabili Corrado Sforza Fogliani* In un periodo come questo, la tendenza, da parte dei Comuni, è quella di estendere a dismisura le aree fabbricabili, così da poter ricavare, dall'applicazione dell'Imu su questo tipo di aree, cospicui introiti. Modificare la destinazione di un terreno convertendolo da agricolo a fabbricabile significa dunque, ai fini fiscali, aumentarne il valore e, conseguentemente, alzare la base imponibile su cui applicare l'imposta municipale. Operazione, questa, tanto più proficua per le casse dei Comuni se solo si considera che in base all'articolo 36, comma 2, d.l. n. 223/'06 (come convertito in legge) un'area è da considerarsi fabbricabile ai fini Ici, e ora Imu, se è «utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal Comune indipendentemente dall'approvazione della Regione e dall'adozione di strumenti attuativi del medesimo». Il che consente agli enti locali, in sostanza, di ritenere fabbricabile anche un terreno con remote, se non addirittura - in concreto - inesistenti potenzialità edificatorie e, di conseguenza, di colpire (senza di norma tenere conto - peraltro - di tali remote o inesistenti potenzialità, come al contrario dovrebbe essere: cfr. Cassazione Sez. Un. sentenza n. 25506 del 30.1.'06) aree per le quali lo ius aedificandi è, ad esempio, subordinato a futuri piani di lottizzazione o impedito da vincoli di natura urbanistica (vicinanza a strade, fabbricati, ecc). Occorre domandarsi, allora, se vi sia un modo per reagire a questa forma di tassazione sussidiaria. Allo scopo, si segnala una pronuncia del Tar della Lombardia (Brescia, Sez. I), secondo cui «è espressione di illogicità manifesta la previsione di un piano che, in palese contraddizione con i dati statistici relativi all'andamento della popolazione residente nel quarantennio precedente e senza ulteriori analisi statistiche, parametra lo sviluppo quantitativo del territorio di riferimento ad una crescita significativa del numero di abitanti» (sentenza. n. 951 del 28.6.'11). *Presidente Centro studi Confedilizia
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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La lente sulla casa »
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 40 articoli
15/05/2016 Pag. 1
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Trichet difende la Bce: ha evitato il peggio Federico Fubini L'Italia ottiene quasi tutta la flessibilità che reclamava sui conti pubblici ma non potrà eliminare la prospettiva di una manovra di tagli per circa dieci miliardi per l'ottobre del 2017. Mercoledì la Commissione Ue pubblicherà i suoi «pareri» e ribadirà l'urgenza di far rispettare il «fiscal compact». In un'intervista al «Corriere» l'ex presidente della Bce, Trichet, difende l'operato della Banca centrale europea: «Sta agendo correttamente, senza i suoi interventi l'economia andrebbe peggio». alle pagine 2 e 3 Taino, Tamburello ROMA Un lasciapassare condizionato all'Italia, una sanzione puramente cosmetica alla Spagna. Mercoledì la Commissione Ue pubblicherà i suoi «pareri» sui programmi di tutti i Paesi dell'Unione e quel giorno confermerà quanto tutti in Europa hanno capito da un pezzo: far rispettare in modo stringente le regole di bilancio del «fiscal compact» europeo si sta rivelando persino più difficile che applicare il Patto di Stabilità già fatto esplodere da Germania, Francia e Italia nel 2003. Il governo di Matteo Renzi per ora strappa quasi tutta la «flessibilità» che reclamava sui conti pubblici, ma non può eliminare alcuni ostacoli stesi sul cammino dei prossimi mesi e anni: la prospettiva di una manovra di tagli o tasse per circa dieci miliardi da presentare in ottobre per il 2017; e la tentazione, sempre più diffusa in Germania, di lasciare che i mercati impongano ai governi la disciplina che le regole di Bruxelles non riescono proprio a garantire. È stata una lunga trattativa sottotraccia, quella sugli obiettivi di deficit e debito fra il governo italiano e la Commissione. È partita all'inizio dell'inverno quando è diventato chiaro che il deficit pubblico dell'Italia sul 2016 e 2017 sarebbe stato più alto rispettivamente del 2,2% e 1,1% del reddito nazionale (Pil) promessi in settembre: il governo ha aumentato la spesa su quest'anno e sul prossimo ha deciso di tagliare l'Irap, l'imposta regionale sulle imprese. Ma la sua scelta non sembrava in linea con il vincolo del «fiscal compact» di riportare i conti verso il pareggio quando la ripresa economica lo permette. Il momento di farlo sarebbe stato adesso. Invece con un debito fuori dalle medie europee, oltre che dalle regole, l'Italia rischiava di tornare nella gabbia di una procedura di Bruxelles. Non succederà, salvo sorprese. Non per ora. A Bruxelles si riconoscono le ragioni della «flessibilità» avanzate dal governo per le spese sui migranti o le riforme. Ma nei giorni scorsi i negoziatori di Roma e della Commissione Ue hanno trovato un compromesso: con la prossima legge di Stabilità l'Italia si impegna a contenere realmente il deficit entro l'1,8% del Pil nel 2017, e a prima vista sembra facile. Il programma del governo presentato in aprile integra già quell'obiettivo, mentre le recenti previsioni della Commissione Ue indicano un deficit all'1,9%. In altri termini servirebbe una correzione di bilancio di appena lo 0,1% del Pil, ossia 1,6 miliardi. Non andrà esattamente così. La Commissione Ue prevede che il deficit dell'Italia l'anno prossimo sarà all'1,9% solo a condizione che il governo faccia scattare metà degli aumenti automatici di imposte indirette, come l'Iva o le accise, già previsti a tutela dei conti. Presa per intero quella «clausola di salvaguardia» vale 15 miliardi, quindi nella prossima finanziaria il governo dovrebbe iniziare con l'applicarla almeno per 7,5 miliardi o trovare soluzioni alternative. Da Bruxelles in questi giorni si è preso atto che l'Italia promette di generare risparmi in altri modi, magari attaccando deduzioni e detrazioni, ma per ora non fornisce dettagli. «Se hanno deciso come fare - nota un addetto ai lavori - se lo stanno tenendo per sé». Per centrare un deficit all'1,8% nel 2017 potrebbero poi servire ulteriori correzioni perché ancora una volta la crescita sarà probabilmente un po' più bassa del previsto. Questo scarto, se confermato, implicherebbe ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Patto tra Italia e Ue Sì alla flessibilità ma tagli al deficit
15/05/2016 Pag. 1
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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per lo Stato più spesa e minori entrate. La Commissione Ue del resto ha già presentato stime sulla ripresa dell'Italia appena più caute di quelle del governo. Nel complesso, se confermato mercoledì, per Renzi è un risultato che pochi mesi fa appariva difficilissimo. Resta da vedere se il prossimo bilancio non conterrà nuove spese o altri tagli alle tasse che portano il deficit più in alto, come a Bruxelles già ci si aspetta. Intanto anche la Spagna sta cogliendo i frutti del nuovo uso più malleabile del «fiscal compact». Poiché Madrid non arriverà neanche vicina a ridurre il deficit al 3% del Pil nel 2016, come da accordi di tre anni fa, la Commissione Ue proporrà una multa da due miliardi. Ma si sa già che c'è un'intesa perché i ministri finanziari poi azzerino la sanzione nell'Eurogruppo. Lo accetta persino il tedesco Wolfgang Schäuble, deciso a non danneggiare suoi alleati del Partito popolare spagnolo alle elezioni di giugno. Del resto, in Germania si è sempre più convinti che futuri aumenti degli spread sui titoli di Stato e un vero rischio di default dei Paesi indebitati costituiscono il solo metodo valido per indurre disciplina. Visto da Berlino, il «fiscal compact» in mano alla Commissione somiglia a un gioco di ombre cinesi. Federico Fubini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rapporto deficit/Pil Fonte: Mef, Commissione Ue d'Arco Previsioni di Primavera della Commissione Ue Def 2016 -3,0 -2,0 -1,0 0 2015 2016 2017 -2,6% -2,6% -2,4% -1,9% -2,3% -1,8%Sul sito del «Corriere» gli approfondi-menti di politica economica, le interviste, e le news di finanza L'agenda Il responso di Bruxelles sui conti pubblici dei Paesi è in programma per mercoledì 18: la Commissione Ue deciderà le «raccomanda-zioni specifiche per Paese» e darà il suo giudizio finale sulle leggi finanziarie del 2016 L'Italia punta ad ottenere il massimo della flessibilità previsto dalle regole (pari allo 0,75% del Pil) e a non incorrere nella procedura per debito eccessivo: il dialogo fra governo ed esecutivo comunitario, che nei giorni scorsi ha registrato una lettera di spiegazioni del ministro Pier Carlo Padoan, continua serrato Al di là della flessibilità, rimane ancora aperta la questione del debito. Quest'anno infatti il debito avrebbe dovuto cominciare a scendere dal picco del 2015
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Isabella Bufacchi u pagina 4 Mentre S&P's lo scorso venerdì confermava il rating BBB- dell'Italia con outlook stabile, Moody's promuoveva l'Irlanda dalla Baa1 (equivalente alla BBB+) alla A3: il giudizio sull'Irlanda è salito di svariati gradini in pochi anni (era al livello di junk "Ba1" nel 2011)e questoè stato possibile per merito di un miglioramento del debito/Pil superiore alle attese di Moody's,passato cioè dal 120% del 2012 al 94% del 2015e previsto in calo all'87% per il 2017. L'Italia non può vantare la stessa brillante traiettoria: sarebbe impossibile farlo, date le dimensioni monstre del debito italiano. A Bruxelles sembra scongiurata l'ipotesi di una procedura di infrazione mercoledì, quando la commissione Ue renderà note le valutazioni sui conti dei singoli Paesi, ma certamente arriveranno raccomandazioni severe per il 2017 e gli anni seguenti. Il negoziato informale sugli impegni che l'Italia assumerà potrebbe concludersi domani. Tuttavia le grandi quattro agenzie di rating proiettano il debito/Pil italiano in netta discesa, sia pur troppo lentae quindi precaria,a partire dal prossimo anno. In assenza di shock avversi, ai quali l'Italia resta molto esposta, con una crescita più robustae un consolidamento fiscale più incisivo, il calo del debito/Pil potrà accelerare, conquistando la tanto attesa promozione degli outlook e dei rating. Gli investitori continuano a utilizzare il rating sovrano come punto di riferimento del rischio Paese sul mercato dei titoli del debito pubblico, anche se con meno dipendenza rispetto all'era pre-crisi subprime: promozionie declassamenti fanno ancora notiziae pesano su spreade rendimenti. Il percorso per arrivare al traguardo della revisione al rialzo del rating al quale punta l'Italia è uguale per tutti edè quello che indica l'Irlanda: crescita vigorosa, consolidamento fiscale credibilee debito/Pil in calo a ritmo sostenutoe sostenibile. Il rapporto tra debitoe Pil dell'Italia va già nella giusta direzione, ma con un passo rallentato. Lo scorso venerdì, confermando il rating e l'outlook stabile, S&P's ha proiettato il debito/ Pil italiano al 128,4% nel 2019, escludendo dal conteggio la partecipazione italiana negli aiuti dei fondi salvaStati. Per rimarcare quanto l'Italia sia un caso speciale, gli esperti del credi- to hanno ricordato che il debito pubblico netto italiano è il terzo più alto trai 130 Paesi con rating S&P's dopo quello di Greciae Giappone. Moody's non va oltre una proiezione del debito/Pil italiano al 130,6% nel 2017. Fitch prevede che di questo passo l'Italia, alla quale assegna rating BBB+, avrà un debito/Pil sopra il 120% fino al 2020 mentre la media di questo rapporto dei Paesi con rating BBB si assesta attorno al 42%. Per la canadese DBRS la stima del Governo al 119,8% per il 2019 resta "una grande sfida": tuttavia questo rapporto potrebbe scendere al 123% per il 2020. All'Italia, le agenzie di rating riconoscono già alcuni punti di forza sul debito pubblico stesso. L'alta percentuale di titoli detenuti da investitori residenti (attorno al 65%) rende l'Italia meno esposta ad ondate di vendite provenienti dall'estero come accadde al picco della crisi del debito sovranoe dell'euro quando gli stranieri disinvestirono circa 300 miliardi di titoli di Stato italiani, di cui 200 miliardi furono acquistati dalle banche italiane e 100 miliardi dalla Bce tramite il Securities markets programme. La vita media del debito pubblicoè stata allungata finoa 6,55 anni (era sottoi 4 anni nel 1993)e questo riduce l'entità di titoli di Stato in scadenza annualmentee attenua quella che viene vista come una forte vulnerabilità.A questo riguardo, infatti, DBRS ha sottolineato nel suo ultimo rapporto sull'Italia dello scorso marzo che l'onere del rifinanziamento del debito italiano, su base annua, si aggira attorno al 23,5% del Pil, un valore molto alto con un roll over tra i 380 e 385 miliardi di titoli in asta all'anno (BoT esclusi). Un altro elemento tecnicoa vantaggio della sostenibilità del debito pubblico italiano è la sua centralizzazione cioè la bassa percentuale di debito generato dagli enti locali,a differenza di quanto non accada negli Usa, in Cina, in Canada, Germania e Australia: il debito locale tende a sforare i limiti più facilmente. Tutte le agenzie di rating, per quanto traccino un trend in discesa del debito/Pil italiano nei prossimi anni, esortano l'Italia e il Tesoro a fare di più per accelerare la traiettoria della discesa: un debito/Pil oltre il 130% infatti espone l'Italia al rischio di eventi inattesi che possono interrompere ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Debito italiano in discesa per tutte le agenzie di rating
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bruscamente questo andamento virtuoso. Brexit, una crisi acuta dei mercati emergenti, l'emergenza immigrazione, il terrorismo sono tutti fronti aperti caldi che potrebbero rallentare la crescita economica e quindi compromettere il calo del debito/Pil. Le quattro agenzie di rating esortano dunque il Governo Renzi a fare di più nell'implementazione del programma delle riforme strutturali per rafforzare la ripresa economica in un periodo di tassi ai minimi storici (e quindi una spesa per interessi sul debito contenuta) e di prezzo del petrolio basso. Auspicano inoltre le privatizzazioni, i tagli improduttivi alla spesa pubblica per poter abbattere debitoe tasse,e un impegno costante nel portare avanti il consolidamento dei conti pubblici con un avanzo primario elevato. L'Irlanda, per meritare le promozioni del suo rating in rapida successione, ha visto il Pil crescere oltre le attese al 7,8% (reale)e al 13,5% (nominale), mantenendo una politica fiscale prudentee rilanciando competitività e produttività. L'Italia, per le dimensioni del suo Pile del suo debito, non può replicarei traguardi irlandesi. Ma una promozione di ratingè alla portata italiana: peri mercatie per le agenzie di rating l'Italia deve riuscire a rafforzare la sostenibilità di crescita e calo del debito divenendo quanto prima meno vulnerabile agli shocke agli eventi negativi avversi. CERCASI UPGRADING La posizione italiana va verso il miglioramento in assenza di shock avversi (come Brexit). Ma serve una crescita più robusta come nel «modello irlandese» NEL MIRINO DELLA UE Le raccomandazioni in arrivo Mercoledì arriveranno le nuove raccomandazioni di Bruxelles sui conti dell'Italia. La Commissione Ue non dovrebbe aprire una procedura formale per debito eccessivo ma chiederà rassicurazioni sul futuro delle finanze pubbliche, a cominciare dal 2017. E oltre all'evoluzione del debito l'altro tema in agenda sarà il deficit .@isa_bufacchi
[email protected] Verso l'ok alla flessibilità Con la Stabilità 2016 l'Italia ha chiesto clausole di flessibilità per lo 0,8% del Pil, mentre le regole europee possono consentire alle autorità comunitarie di concedere flessibilità di bilancio per un massimo di 0,75% in un anno. In assenza dell'applicazione delle clausole di flessibilità, la Commissione si aspetta nel 2016 un peggioramento del saldo strutturale di oltre mezzo punto percentuale. La concessione della flessibilità di bilancio da parte della Commissione europea è quindi essenziale perché l'Italia eviti di registrare quest'anno una grave deviazione dei conti pubblici rispetto all'obiettivo di pareggio. Situazione che la commissione non vuole: ormai molto probabile il sì alla flessibilità 2020 Giappone Canada Cina Usa Australia S&P Le stime e i giudizi 132,6 130,6 131,8 132,3 130,4 128,4 BBBBBB+ Baa2 0 75 120 135 130 125 100 50 25 Dbrs Fitch Italia 2016 Fitch 2017 DBRS Russia 2018 Moody's 2019 STABILE STABILE Fonte: Fitch S&P 500* Equivalente ad A- A(lo w) Moody's* STABILE Equivalente a BBB IL DEBITO SUL PIL Debito nazionale RATING A CONFRONTO Debito degli enti locali DEBITO DEGLI ENTI LOCALI (*) I dati successivi non sono pervenuti In percentuale di quello nazionale Dal 2016 al 2020. Dati in percentuale Francia Italia Spagna Germania Svizzera
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L'evoluzione del debito La partita tra Roma e Bruxelles si gioca soprattutto sugli impegni dell'Italia in vista dei conti dell'anno prossimo. La partita è complicata dal fatto che vi sono differenze tra le previsioni del Governo e quelle della Commissione. Mentre Roma si aspetta una riduzione del debito già nel 2016, Bruxelles ritiene che il passivo rimarrà stabile quest'anno rispetto all'anno scorso. Quando la "regola" Ue prevede dal 2016 un taglio del debito di un ventesimo all'anno in media su tre anni La società di rating L'alto debitoe la frenata sul risanamento aumentanoi rischi in caso di Brexito Grexit Commissione Ue. Il 18 maggio le valutazioni TRATTATIVA CON LA UE Pagelle Ue: «impegni» sul 2017 per evitare la procedura sul debito forme economiche: un aumento visibile degli investimenti rispetto all'anno precedente; l'adozione di riforme in linea con le raccomandazionipaese dell'anno scorso; e un piano credibile di ritorno delle finanze pubbliche sul cammino verso il pareggio di bilancio nel 2017e oltre. Nella sua recente lettera al vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskise al commissario agli affari monetari Pierre Moscovici, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha confermato che le clausole di salvaguardia, le quali prevedono l'aumento dell'Iva nel gennaio 2017, sono sempre vive: «L'abrogazione delle clausole (...) è condizionata all'adozione di misure di riduzione del deficit per rispet- Le valutazioni del 18 maggio Anticipazioni sul Sole 24 Ore di ieri: ok flessibilità, impegni 2017
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Per l'Irap dei piccoli l'esonero vale un miliardo Fuori dal prelievo chi ha un dipendente «esecutivo» Marco Mobili Giovanni Parente PPoco più di un miliardo. L'esenzione Irap per professionisti, autonomi e piccoli imprenditori con un solo dipendente delineata dalla Cassazione in settimana (sentenza 9451/2016) potrebbe costare cara all'Erario. Dalle prime simulazioni sul possibile impatto della pronuncia delle Sezioni unite risulterebbe una perdita di gettito per 1,1 miliardi nel caso in cui il con- tribuente Irap abbia un dipendente «generico» (quindi solo con mansioni esecutive). Una cifra che si ridurrebbe sensibilmente tra i 200 e i 300 milioni qualora il singolo addetto svolga solo il ruolo di segretariao segretario, proprio come nel caso su cui sono stati chiamati a pronunciarsi i giudici di legittimità. Il conto si riferisce esclusivamente a quest'anno d'imposta. L'effetto per le casse dello Stato potrebbe essere molto superiore nel caso in cui dovesse scattare la corsa (peraltro molto pro- babile) al rimborso per le somme versate e a questo punto non dovute negli ultimi quattro anni. L'ultimo aggiornamento disponibile - anche se un po' datato - diceva che dal 2005 al 2011 quasi un milione di contribuenti aveva chiestoa rimborso circa 2 miliardi di Irap versata. Ora, se la media di circa 330 milioni l'anno si fosse mantenuta costante significherebbe che i rimborsi per gli ultimi anni sarebbero già abbondantemente oltre quota un miliardo. La decisione delle Sezioni unite depositata martedì scorso è la terza arrivata in circa un mese sull'Irap dei piccoli. La prima in ordine di tempo (7921/2016) ha riguardato la medicina di gruppo per i professionisti convenzionati con il servizio sanitario nazionale (Ssn). In questa circostanza, la Cassazione ha stabilito che questo tipo di aggregazione non determina di per sé un'autonoma organizzazione, ossia il presupposto in base al quale è dovuto il tributo regionale. Discorso opposto per l'associazione professionale sotto forma di società semplice (sentenza 7371/2016). Le società sono, infatti, sempre tenutea pagare l'Irap. La terza sentenza, invece, è quella a impatto più generalizzato in quanto stabilisce che il professionista, l'artista o l'imprenditore individuale che impiega un solo collaboratore con mansioni di segreteriao meramente esecutive non è obbli- gato a pagare l'imposta regionale sulle attività produttive. Un contesto in cui il Governo siè già espresso in settimana con il viceministro all'Economia, Luigi Casero, per un intervento risolutivo nella prossima legge di Stabilità. Tra le possibili ipotesi avanzate nelle ultime settimane c'è l'aumento della franchigia Irap. Attualmente l'abbattimento della base imponibile per autonomi, professionistie piccoli imprenditori è pari a 13mila euro per chi ha un valore della produzione fino a 180.759,91 euro: un valore appena ritoccato in aumento dall'ultima legge di Stabilità. Tuttavia, intervenire sulla franchigia risulta particolarmente oneroso. Le stime circolate parlando di un costo di 85 milioni ogni mille euro di aumento della franchigia. In altri termini, portare la deduzione di base a 30mila euro potrebbe costare fino a 1,4 miliardi. Una soluzione alternativa potrebbe prevedere un nuovo ritocco alle soglie di ricavi o compensi previste per l'ammissione al regime forfettario (quello con imposta sostitutiva al 15%, che scende al 5% per le start up). Allo stato attualei limiti parametrati alle diverse attività vanno da un minimo di 25mila euro a un massimo di 50mila, passando per i 30mila euro dei professionisti. In questo modo si esenterebbe dall'Irap un maggior numero di contribuenti. LE STIME La sentenza delle Sezioni Unite 9451/16 è destinata ad avere un forte impatto sulle casse del fisco Chi paga e chi no L'orientamento è stato sempre confermato Non ci sono novità, solo il legislatore può fissare un limite numerico definitivo Dopo le sentenze a sezioni unite A seguito della sentenza 9451/2016 non ci sono più dubbi: la presenza di un addetto meramente esecutivo non ha rilievo ai fini del requisito dell'autonoma organizzazione La situazione non è mutata e l'orientamento sembra definitivo Solo il legislatore può mettere un punto fermo Dopo la sentenza 7371/2016, il componente di uno studio associato ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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La ripresa difficile IL CONTENZIOSO FISCALE L'incertezza Va posto rimedio alle tantissime cause per rimborsi spesso di importo limitato Autonoma organizzazione La Suprema corte ha delimitato il presupposto per il tributo regionale
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non è più ammesso a dimostrare l'assenza di autonoma organizzazione. Ne consegue che l'Irap è sempre dovuta. L'orientamento delle Sezoni unite va esteso anche a quella "zona grigia" di lavoratori autonomi, che fiscalmente sono titolari di reddito d'impresa Non ci sono novità, l'orientamento può dirsi prevalente L'impostazione è confermata dalla sentenza 7371/2016 Il tema è ancora aperto, l'Agenzia è contraria e manca qualunque riferimento per distinguere il valore aggiunto prodotto nelle diverse attività, soggette e non Prima delle sentenze a sezioni unite Dopo la sentenza 7291/2016 non ci sono più dubbi: diversamente dalle società e dagli studi associati, il medico in questa situazione può dimostrare di non possedere autonoma organizzazione e, quindi, di non essere soggetto all'Irap PROFESSIONISTA CHE SI AVVALE DI SOCIETÀ DI SERVIZI La sussistenza dell'organizzazione può ravvisarsi anche in una struttura esterna al servizio del professionista (sentenza 24 ottobre 2014 n. 22674) PROFESSIONISTA MEMBRO DI STUDIO ASSOCIATO Pur se l'esercizio dell'attività in forma associata fa presupporre l'esistenza di autonoma organizzazione, il contribuente può dimostrare che il reddito prodotto è frutto della attività personale dei singoli associati (sentenza 6 marzo 2015 n. 4578, sentenza 28 gennaio 2015 n. 1662 e ordinanza 19 dicembre 2014 n. 27007) PROFESSIONISTA CON SEGRETARIA O MEDICO CON INFERMIERA La situazione era dubbia: a volte le pronunce erano negative (sentenza 2 aprile 2014 n. 7609), altre volte positive (ordinanza 18 febbraio 2014 n. 3758) PROFESSIONISTA CON OLTRE 15mila EURO DI BENI STRUMENTALI L'ammontare di beni strumentali che qualifica l'organizzazione ai fini Irap dipende dal tipo di attività esercitata, visto che il "minimo indispensabile" varia da attività ad attività (ordinanza 25 luglio 2013 n. 18108) PROFESSIONISTA CHE DISPONE DELL'IMMOBILE ADIBITO A STUDIO Situazione incerta: talvolta viene riconosciuta l'irrilevanza dell'immobile (ordinanze 16 novembre 2010 n. 23155 e 28 dicembre 2012 n. 24117), altre volte viene dato rilievo alle spese di ristrutturazione sostenute (sentenza 29 aprile 2015 n. 8638) IMPRENDITORE CHE SVOLGE L'ATTIVITÀ NELLA FORMA DELL'IMPRESA FAMILIARE Non è possibile dimostrare l'assenza del presupposto organizzativo, per cui si versa il tributo regionale (sentenza 27 gennaio 2014 n. 1537, ordinanza 24 ottobre 2014 n. 22628 e sentenza 8 maggio 2013 n. 10777) MEDICO CONVENZIONATO CON SSN CHE SVOLGE ATTIVITÀ NELLA FORMA DI "MEDICINA DI GRUPPO" (Dpr 270/2000) Come emerge dalla ordinanza 27 marzo 2015, n. 6330, questa particolare forma di collaborazione fra professionisti prevista dalle convenzioni con il servizio sanitario nazionale è del tutto peculiare e non assimilabile ad altre strutture organizzate. È quindi dubbia la soggettività passiva Irap ATTIVITÀ SVOLTA IN FORMA DI SOCIETÀ SEMPLICE O QUALUNQUE ALTRA FORMA SOCIETARIA L'attività esercitata dalle società e dagli enti costituisce in ogni caso presupposto d'imposta, per cui non ha rilievo l'accertamento di fatto della sussistenza o meno di autonoma organizzazione (sentenza 28 novembre 2014 n. 25315) PROFESSIONISTA CON ELEVATI COMPENSI E REDDITO SIGNIFICATIVO MA CON COSTI MODESTI L'entità dei compensi (sentenza 8 novembre 2008 n. 26681) e quella del reddito prodotto (sentenza 5 giugno 2009 n. 13038) sono di per sé irrilevanti per decidere sull'assoggettamento ad Irap ARTIGIANO, AGENTE DI COMMERCIO, PROMOTORE FINANZIARIO, PICCOLO IMPRENDITORE CON UN UNICO DIPENDENTE CON FUNZIONI MERAMENTE ESECUTIVE Come nel caso precedente, la giurisprudenza di legittimità risultava divisa tra una posizione più rigida e una meno rigorista, che si interrogava sul ruolo del dipendente ai fini della soggettività passiva al tributo PROFESSIONISTA (CON DIPENDENTE) CHE SVOLGE ANCHE ATTIVITÀ DI SINDACO E REVISORE IN SOCIETÀ Sfugge all'imposta solo la parte di ricavo netto collegata all'attività di sindaco, che è onere del contribuente determinare (ordinanza 19 luglio 2011 n. 15803, sentenza 16 settembre 2010 n. 19607, ordinanza 28 maggio 2009 n. 12653 e sentenza 9 maggio 2007 n. 10594) Alcune fattispecie concrete esaminate primae dopo le sentenze della Corte di Cassazionea Sezioni Unite del 2016
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Partite Iva, così cambia il fisco Avanti con flat tax, tassazione per cassa e abolizione degli studi di settore per i professionisti Marco Mobili pIl Governo prova a cambiare il volto al fisco di professionisti e imprese. Con l'obiettivo dichiarato a più riprese non solo di semplificare gli adempimenti per renderli più rapidi e soprattutto meno onerosi, ma anche con quello di sostenere la crescita delle partite Iva. Si partirà, salvo ulteriori approfondimenti, alla fine del mese di maggio con la presentazione di un correttivo al decreto semplificazioni attuativo della delega fiscale (Dlgs 175/2014). Nonè esclusa comunque la possibilità che alcune delle norme di snellimento degli adempimenti possano confluire anche nel decreto legge "Finanza per la crescita 2.0", di cuia più riprese ha parlato lo stesso ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Decreto che utilizzerà in alcuni casi la leva fiscale soprattutto per spingere le piccolee medie imprese a valutare nuovi canali per l'apporto di capitali alternativi a quello bancario. In questa direzione vanno infatti le misure annunciate di una detassazione peri piani di investimentoa lungo termine, un intervento ad hoc sui fondi pensionee un rilancio dei minibond. Le misure fiscali allo studio per le partite Iva arriveranno, dunque, scaglionate da fine maggioa dicembre prossimo con la legge di stabilità. In quella sede, infatti, sarà possibile introdurre una serie di misure attese da tempo dalle associazioni di categoriae dagli ordini professionali, magari perché rimaste escluse dall'attuazione delle delega fiscaleo perché dettate dai giudici di legittimità, ma che richiedono le necessarie coperture. È il caso della nuova flat tax, già ventilata come Imposta sul reddito dell'imprenditore (Iri), con cui saranno "premiate" con una tassazione proporzionale (Ires) e non più progressiva (Irpef) tutte le imprese personali che lasciano gli utili in azienda. Con la flat tax potrebbe arrivare anche l'applicazione del criterio di cassa per la determinazione del reddito prodotto dalle imprese personali in contabilità semplificata. Il meccanismo consentirebbe anche a questi soggetti, così come già avviene per i professionisti, di pagare le tasse su quanto realmente "guadagnato". Con la stabilità potrebbero arrivare la definizione dell'autonoma organizzazione per dare certezzaa professionistie micro imprese sulla non applicazione dell'Irap (si veda pagina 2) così come l'abolizione degli studi di settore per alcune categorie.A partire dai professionisti peri quali lo strumento non ha mai funzionato correttamente nella de- terminazione dei compensi. La riforma degli studi porterà anche all'abbandono definitivo dello strumento a fini di accertamento per utilizzarlo solo ai fini della compliance. Saldi di finanza pubblica permettendo sullo sfondo della prossima legge di bilancio potrebbe ritagliarsi uno spazio l'aumento della quota di deducibilità dell'Imu dal reddito d'impresa oggi limitata al 20 per cento. Annunciate invece per maggio una serie di semplificazioni "costo zero" su cui il viceministro all'Economia, Luigi Casero, continua a confrontarsi con le associazioni di categoriae coni professionisti. Meno comunicazionie più digitalizzazione degli obblighi. Potrebbero sintetizzarsi cosìi diversi interventi allo studio. Ad esempio l'addio allo spesometro, così come la cancellazione di una serie di comunicazioni (assegnazione di beni ai soci, finanziamento ai soci, operazioni black listo le dichiarazioni d'intento) potrebbero finire tra le "misure premiali" per invogliare le partite Iva alla comunicazione di tuttii dati delle fatture. Un meccanismo per potenziare la fatturazione elettronica B2B che allo stato attuale prenderà il via dal 2017. Per restare nel campo delle comunicazioni il Fisco non chiederà piùi dati di cuiè già in possesso, fatte salve eventuali variazioni. Questo principio, ad esempio, eviterà ai contribuenti di inviare ogni anno le comunicazioni sugli affitti. Anche per le case detenute all'estero si dovranno comunicare al fisco soltanto le variazioni. Svolta digitale sia per le notificazioni degli atti catastali sia di quelli dell'agenzia delle Entrate, ivi inclusi gli atti di accertamento. Questi documenti arriveranno direttamente nella casella postale del professionista o dell'impresa interessata attraverso la posta elettronica certificata (Pec). Sono definite da tutti due misure di civiltà fiscale: la moratoria estiva con ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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La ripresa difficile LE MISURE DEL GOVERNO Il decreto crescita in arrivo Detassazione per investimenti a lungo termine e rilancio di mini bond e fondi pensione
15/05/2016 Pag. 3
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sospensione feriale dei termini amministrativi a carico dei contribuenti (saranno compresi anche gli avvisi bonari); la proroga automatica di 60 giorni dei termini di versamentoe dichiarazione in caso di ritardi dell'amministrazione finanziaria nell'emanazione di provvedimenti attuativi, istruzioni o prospetti. In sostanza, come prevede lo Statuto dei contribuenti, tra l'introduzione di una "regola" e il suo adempimento dovranno sempre intercorrere almeno 60 giorni. Ritorna, poi, il modello F24 cartaceo per i non titolari di partite Iva, mentre resta ancora in bilico tra eliminazione e drastica semplificazione il modello 770. Per il prospetto dei sostituti d'imposta l'agenzia propone una sorta di modello precompilato. Tra quelle ancora in forte dubbio spicca anche l'abrogazione della presunzione legale di maggiori compensi per i versamenti non giustificati sui conti correnti dei professionisti. A COSTO ZERO In arrivo un nuovo pacchetto di semplificazioni per ridurre l'invio delle comunicazioni Sì alla «moratoria estiva» per avvisi bonari e altri atti Il cantiere delle semplificazioni Ripristino del 730 cartaceo per i non titolari di partita Iva Eliminazione o semplificazione del modello 770 Abolizione della comunicazione delle operazioni con Paesi Black list Moratoria estiva con sospensione feriale dei termini a carico di contribuenti. Un mese in più per rispondere al Fisco a chi riceve ad agosto comunicazioni dell'amministrazione finanziaria Abolizione dello spesometro e comunicazione elettronica dei dati delle fatture Notificazione di comunicazioni dell'Agenzia e degli atti d'accertamento via Pec Flat tax (ovvero IRI ) che consenta di parificare i criteri di tassazione dei redditi d'impresa a prescindere dalla forma giuridica adottata. Criterio di cassa per la determinazione del reddito prodotto dalle imprese personali in contabilità semplificata Opzione regimi speciali Proroga automatica di 60 giorni dei termini di versamento e dichiarazione in caso di ritardi dell'amministrazione finanziaria nell'emanazione di provvedimenti attuativi, istruzioni o prospetti Definizione di autonoma organizzazione per dare certezza a professionisti e micro imprese sulla non applicazione dell'Irap. La Cassazione ha stabilito che la presenza di un solo collaboratore per professionista o micro impresa non obbliga al versamento Immobili detenuti all'estero, comunicazioni solo in caso di variazioni Notificazione degli atti catastali via Pec Obbligo di comunicare all'Agenzia delle entrate solo le variazioni dei dati già trasmessi negli anni passati Abolizione dell'obbligo di registrazione delle fatture d'acquisto con San Marino Abolizione degli studi di settore per i professionisti considerati non più idonei alla stima dei compensi. Nelle intenzioni del Fisco gli studi di settore non saranno più utilizzati come strumento di accertamento ma come mezzo di incentivo alla compliance Soppressione delle dichiarazioni d'intento Abolizione della comunicazione dei beni aziendali in godimento ai soci e dei finanziamenti ai soci Abrogazione della presunzione legale di maggiori compensi per i versamenti non giustificati sui c/c dei professionisti Deducibilità integrale spese di formazione incluse quelle per vitto, alloggio e viaggio Aumento della quota Imu deducibile dal reddito d'impresa che attualmente è limitata al 20 per cento. Lo sgravio sull'imposta è riconosciuto per gli immobili strumentali all'attività. A beneficarne saranno capannoni industriali e laboratori artigiani LEGGE DI STABILITÀ (ottobre/dicembre) CORRETTIVI DELLA DELEGA (maggio/giugno) Le misure allo studio del Governo che arriveranno con i correttivi alla delega e la manovra di fine anno Piano in due fasi Le norme anti-burocrazia sono attese entro maggio, le altre misure nella legge di Stabilità
15/05/2016 Pag. 3
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Cinque tavoli tecnici per la riforma bis M. Mo. pA quasi una anno dall'attuazione dei decreti delegati della riforma fiscale Palazzo Chigi ha messo in piedi una nuova task force per verificare, correggere e, se possibile, riformare ancora il sistema tributario e la stessa macchina fiscale. Cinquei tavoli di lavoro che fanno capo al sottosegretario alla Presidenza Tommaso Nannicini. Con un orizzonte temporale per la definizione delle misure che va dal prossimo mese di giugno a fine anno con la legge di stabilità. Si parte dalla riedizione della voluntary disclosure. A rallentare la riapertura della procedura di rientro dei capitaliè stato il recente scandalo dei Panama papers.I lavori sono ripresie si stanno valutando più ipotesi,a partire dalla semplice riapertura dei termini per includere le annualità 2015 e 2016 con una maggiorazione percentua- le delle sanzioni. Nel mirino anche un potenziamento della cosiddetta voluntary interna soprattutto con uno sguardo alle cassette di sicurezzae al contante circolante. C'è poi la possibilità di introdurla in via permanente, sul modello tedesco. Mai costi da sostenere per collaborare volontariamente sarebbero troppo altie tali da ridurre le adesioni. Una verae propria riforma, invece, è stata annunciata per la giustizia tributaria. L'obiettivo è quello di assicurare indipendenza, terzietà, imparzialità del giudice. Con un taglio netto ai tempi del processoe il potenziamento, se possibile, di strumenti deflattivi. Il terzo tavolo è dedicato agli effetti che potrebbero produrre sul gettitoi nuovi principi contabili. La commissione di studio sta verificando se sia possibile attivare la stessa procedura adottata in passato con gli Iaso se al contrario sarà necessario prevedere misure ad hoc per limitare gli effetti sulle entrate. Ci sono poii correttivi alla delega fiscale. Oltre alle semplificazioni (si veda il servizio in pagina) potrebbero arrivare ritocchi alla riscossione. La maggioranza alla Camera, infatti, con una risoluzione in Commissione Finanze ha chiesto modifiche al Dlgs 159/2015 prevedendo tra l'altro il riallineamento della riammissione alle rate a prescindere dalla data di concessione, la "stabilizzazione" della compensazione dei debiti fiscali coni crediti con la Pa. Possibile anche un correttivo sul contenzioso tributarioe sulla fatturazione elettronica soprattutto per spingere le partite Iva all'invio di tuttii dati delle fatture emesse. Altra riforma in arrivo è quella delle Agenzie fiscali. Questa passa per l'attuazione della delega Madia la quale prevede il trasferimentoa Palazzo Chigi del controllo sulle agenzie fiscali. Ma sullo sfondo ci sono anchei dossier depositati dall'Ocsee dal Fondo monetario internazionale sulla valutazione del sistema agenzie italiano. In particolare l'Fmi spinge per un'agenzia libera da "impegni" legislativi ma più concentrata sulle attività di assistenza ai contribuenti, il controlloe l'interpretazione delle norme. GRUPPI DI LAVORO Il coordinamento della task force è affidato a Palazzo Chigi. Misure da introdurre gradualmente dalla fine del mese a dicembre prossimo
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Le misure allo studio. Nuova voluntary, principi contabili, correttivi alla delega, giustizia tributaria e agenzie
15/05/2016 Pag. 4
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Investimenti partita-chiave per la flessibilità Ue e per la crescita Dino Pesole Gli ultimi dati Istat parlano chiaro: l'incremento (ancora modesto) del Pil nel primo trimestre dell'anno, pari allo 0,3%, è da attribuire pressoché interamente alla componente della domanda interna. Quasi nullo il contributo dell'export, stante l'andamento dell'economia globale e la frenata delle principali economie emergenti. È molto probabile che questo sarà il trend per l'intero 2016.E allora, per provarea centrare il target di crescita dell'1,2% previsto dal Governo (la Commissione Ue lo ha già ridotto all'1,1%), la strada è obbligata: spingere ulteriormente sul fronte della domanda aggregata, in particolare sulla fondamentale componente degli investimenti pubblici.A partire dai 5,2 miliardi che il Governo chiede di attivare grazie alla clausola di flessibilità sugli investimenti, su cui è atteso il responso di Bruxelles mercoledì prossimo. Ottenuto il via libera, dovrà partire rapidamente la fase di perfezionamento dei relativi progetti infrastrutturali. Si tratta di somme che l'esecutivo comunitario subordina appunto all'invio di piani concreti attivabili con la formula del cofinanziamento. Progetti «che mirano ad incidere positivamente sul potenziale di crescita», come sottolinea il Def. Nel totale, tra clausola sulle riforme e sugli investimenti, stando all'orientamento concordato dall'Ecofin lo scorso 12 febbraio, si potrà ottenere al massimo lo 0,75%. Allo 0,4% già stato accordato lo scorso anno a valere sulla prima clausola dovrebbe aggiungersi un ulteriore 0,1%, limitando in tal modo allo 0,25% l'apporto della clausola investimenti). Ecco allora che la partita con gli investimenti assume un ruolo di primissimo piano nel programma di politica economica del Governo. Nel Def si osserva come l'evoluzione per gli investimenti fissi lordi indichi «una ripresa dell'attività di spesa», dopo diversi anni di drastica contrazione. La crescita prevista quest'annoè del 2%, e si dovrebbe raggiungere il 3% nel 2018. Stime che incorporano appunto le spese per il cofinanziamento nazionale dei progetti di investimento,a fronte dei quali il governo ha chiesto i citati margini di flessibilità addizionali. Ci si muove nella cornice definita dalla Comunicazione della Commissione del gennaio 2015. Con esplicito riferimento alla Clausola degli investimenti, si precisa che le spese in cofinanziamento non devono sostituire gli investimenti finanziati interamente da risorse nazionali, «cosicché gli investimenti pubblici totali non diminuiscano in previsione», come si sottolinea nel Def. L'applicabilità della Clausola è estesa a «tutti i progetti di investimento cofinanziati dai Fondi strutturali e di investimenti europei». Al 15 febbraio scorso risultano in corso procedure per un ammontare di spesa cofinanziata pari a 4,4 miliardi, di cui 2,6 miliardi per progetti e opere di investimento già finanziati,a fronte del totale di 5,2 miliardi. Una scommessa non da poco, dunque, per agganciare la flessibilità europea, che peraltro resta sub iudice per quanto riguarda l'ulteriore 0,2% chiesto dal Governo per far fronte alle spese connesse all'emergenza rifugiati. Si registra l'apertura della Commissione Ue per quel che attiene alle spese per la sicurezza, tuttora da definire nei suoi fondamentali aspetti applicativi, all'interno di un approccio che pare ispirato a una lettura più "politica" e meno "ragionieristica" dell'attuale disciplina di bilancio europea. Non saremo per questo esenti da un nuovo, perentorio richiamo al rispetto dell'impegno assunto sul fronte della riduzione del debito pubblico, oggetto specifico della raccomandazione che mercoledì Bruxelles rivolgerà al nostro paese.
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L'ANALISI
15/05/2016 Pag. 15
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Pagella ai servizi per l'impiego Saranno misurate le performance dei centri pubblici e degli operatori privati Maria Carla De Cesari p«Costruire la macchina che dovrà coordinare le politiche attive per il lavoro è complicato. Da un lato, per la struttura, ci sono numerosi passaggi tra un'autorità e l'altra, ad esempio per i trasferimenti del personale. Dall'altro è cruciale l'infrastruttura informatica che significa mettere in rete le amministrazioni, ministero del Lavoro, Regioni, Inps, Inail». Maurizio Del Conte, presidente dell'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive, commenta le difficoltà e i ritardi per la nascita della cabina di regia del mercato del lavoro prevista dal Jobs Act con il decreto legislativo 150/2015. Ritardi che, in questi mesi, non hanno mancato di suscitare perplessità sulla riuscita del progetto. In settimana si sono finalmente sbloccate alcune tessere per il funzionamento dell'Agenzia. È stato nominato il direttore generale Salvatore Pirrone, finora responsabile della direzione generale per le Politiche attive del ministero del Lavoro-e le Regioni hanno individuato il loro rappresentante nel cda, si tratta di Gianna Pentenero, assessore al Lavoro del Piemonte, un politico e non un tecnico, come forse sarebbe stato naturale. Riempite queste caselle, il ministero del Lavoro deve nominare il suo rappresentante. Mancano poi, tra gli altri,i decreti per il trasferimento all'Anpal del personale e delle risorse strumentali (che avrebbero dovuto essere emanati entro novembre 2015). Insomma, emerge la difficoltà del percorso delineato dal decreto legislativo 150 che, secondo Del Conte, vanno ascritte, in parte, all'assetto istituzionale: l'Anpal nasce in un quadro di competenze concorrenti tra Statoe Regioni ma, con la modifica della Costituzione, sarà uno strumento-chiave nella centralizzazione delle competenze. In attesa che siano compiuti tutti i passaggi amministrativi per conferire all'Anpal le risorse per funzionare, si sta lavorando al sistema informativo delle politiche attive, che conterrà il censimento di coloro che ricevono gli ammortizzatori sociali e monitorerà l'accompagnamento verso la ricollocazione. «Senza la banca dati unitaria spiega Del Conte - non possiamo operare. Non si tratta solo di collegare e di far parlare i segmenti informatici delle varie amministrazioni. In questo ambito il punto di partenzaè l'interconnessione che siè costruita per Garanzia giovani. La questione delicata è capire quali dati devono viaggiare su questa autostrada comunee come entrano, quali sono le implicazionie le prescrizioni relative alla privacy; infine come vanno ripulite le informazioni, visto che in molti casi i database sono ad accumulo». Fin qui il punto su struttura e infrastruttura dell'Anpal. Per far funzionare la rete che deve attuare le politiche attive, occorrono però le regole per gli operatori pubblicie privati. Le regioni hanno stipulato le convenzioni con il ministero del Lavoro per la gestione dei servizi per il lavoroe per le politiche attive: i centri per l'impiego costituiscono i punti di contatto sul territorio che devono stipulare il patto di servizio personalizzato coni lavoratori che hanno perso l'occupazione e che devono essere avviati verso un percorso di riqualificazione, aggiornamentoe reinserimento. A questo proposito il ministero del Lavoro può definire i tempi per la convocazione degli utenti. «I centri per l'impiego - anticipa Del Conte- saranno liberati da una serie di compiti ceritificatori e il personale sarà riqualificato con l'aiuto di Italia lavoro». Rispetto agli operatori privatiè già stata elaborata, insieme con le Regioni, una bozza di decreto per l'accreditamento. Il sistema delineato dal decreto legislativo 150 mette in primo piano, implicitamente, i centri per l'impiego, cui spetta definire il patto di servizio. Tuttavia, «il coinvolgimento dei privati nella ricollocazione afferma Del Conte - rappresenta una sfida epocale. I criteri di accreditamento si focalizzeranno su requisiti di competenza e solidità anche patrimoniale, ma senza indulgere in formalismi. Cercheremo anche di promuovere la presenza dei privati nelle aree dove il mercato del lavoroè meno sviluppato». L'entità dell'assegno di ricollocazione per i titolari di disoccupazione sarà proporzionale alla difficoltà di reimpiego sia per il profilo personale (titolo di studio, competenze eccetera), sia per la zona geografica di residenza. L'assegno potrà essere speso sia presso il ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Politiche attive. Maurizio Del Conte fa il punto sull'operatività dell'Anpal: entro fine anno banca dati e assegno di ricollocazione
15/05/2016 Pag. 15
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pubblico, sia pressoi privati. Nel sceglierea chi rivolgersi, il disoccupato potrà avvalersi di una «specie di pagella stilata sui risultati e sulle performance. In questo modo - dice Del Conte - ha senso la liberta di scelta». Per completare il sistema occorre pazienza. L'obiettivoe la speranza? «Entro fine anno». Le novità ANPAL L'Anpal deve coordinare la rete dei servizi costituita dalle strutture regionali, in particolare dai vecchi Centri per l'impiego delle ex province; dall'Inps; dall'Inail; dalle agenzie per il lavoro privatee dagli altri soggetti autorizzati all'intermediazione; dagli enti di formazione accreditati; da Italia lavoro; dall'Isfol; dalle Cdc; dagli ateneie dalle scuole superiori ACCREDITAMENTO Gli operatori privati dovranno essere accreditati per poter svolgere l'attività di reinserimento dei disoccupati. L'obiettivo è arrivare a criteri validi su tutto il territorio nazionale, stabiliti d'intesa con le Regioni, in modo da evitare che le Agenzie siano obbligate a chiedere l'autorizzazione a operare in ogni Regione PATTO DI SERVIZIO È l'accordo fra disoccupato e operatore del Centro per l'impiego, con cui il primo assume l'impegno di non mancare alle convocazioni del Cpl, di partecipare alle iniziative proposte e di accettare offerte di lavoro congrue. Il mancato rispetto degli adempimenti si ripercuote su eventuali misure di sostegno al reddito RICOLLOCAZIONE Con la riforma delle politiche attive soltantoa chi percepisce l'indennità di disoccupazione per un periodo superiore ai quattro mesi sarà riconosciuto, su richiesta, un assegno di ricollocazione. Si tratta di un buono, della durata di sei mesi prorogabile se nonè stato speso tutto l'importo, da utilizzare per la ricerca di un lavoro "congruo" QUOTIDIANO DEL LAVORO Approfondimenti e notizie per i professionisti Il quotidiano digitale offre ogni mattina gli articoli degli esperti de «Il Sole 24 Ore» e gli approfondimenti di Guida al Lavoro, insieme con i link alla documentazione e della banca dati Unico Lavoro 24. www.quotidianolavoro.ilsole24ore.com
15/05/2016 Pag. 15
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Canone Rai, domani scade l'autodichiarazione Francesca Milano pRestano poche ore per presentare la dichiarazione sostitutiva che permette di non pagare il canone Rai. Da quest'anno, infatti, il canone si paga automaticamente attraverso la bolletta dell'elettricità: ci sono però casi in cui la tassa non è dovuta. Come fare allora ad essere esentati prima che l'importo di 100 euro (stabilito dalla legge di Stabilità) venga addebitato? Basterà trasmettere entro domani, 16 maggio, la dichiarazione sostitutiva di non detenzione di un apparecchio televisivo. Il canone è, infatti, dovuto solo dai soggetti che possiedono un televisore: non dovranno pagarlo quelli che guardano i canali della Rai attraverso computer, tablet e smartphone perché il canone si applica solo agli apparecchi in grado di ricevere, decodificaree visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente o tramite un decoder esterno. La detenzione di un televisore viene «presunta» per tutti gli intestatari di un'utenza elettrica, per cuiè necessario dichiarare di essere in una delle situazioni in cui è prevista l'esenzione. Il caso più semplice è quello di una persona che ha una utenza elettrica ma non ha un televisore: per provarlo dovrà compilare il quadro A del modello di dichiarazione (scaricabile sul sito dell'agenzia delle Entrate). Nel quadro A ci sono due opzioni possibili: la prima riguarda soggetti che in nessuna delle abitazioni per le quali sono titolari di utenze elettriche detengono un televisore (nemmeno di "proprietà" di un altro componente della famiglia anagrafica) ; la seconda riguarda invece i soggetti che in nessuna delle abitazioni per le quali sono titolari di utenze elettriche detengano un televisore oltre a quello per cuiè stata precedentemente presentata la denuncia di cessazione dell'abbonamento Rai per suggellamento. Il quadro B del modello dichiarativo serve quando diversi componenti della stessa famiglia sono titolari di più utenze elettriche: visto che l'agenzia delle Entrate ha chiarito che è dovuto un solo canone Rai per ogni nucleo familiare, in questi casi attraverso il quadroB si può comunicare allo sportello Sat della Rai su quale fattura elettrica deve essere addebitato il canone. La dichiarazione può essere trasmessa entro domani - attraverso una applicazione web disponibile sul sito dell'Agenziao tramite gli intermediari abilitati. È inoltre possibile trasmettere il modello anche per raccomandata a/r o per posta elettronica certificata (con firma digitale), all'indirizzo
[email protected]. SUL WEB Tutti i casi in cui non si deve pagare il canone Sul sito del Sole 24 Ore tutte le informazioni sul canone e tutti i casi in cui è prevista l'esenzione dal pagamento
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Fisco. Le modalità per chiedere l'esenzione
15/05/2016 Pag. 18
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Come recuperare l'evasione dell'Iva Vincenzo Visco Èforse arrivato il momento per il Governo di affrontare seriamente la questione dell'evasione fiscale. Finora abbiamo assistito a molti impegni verbali in una complessiva assenza di strategia. Per esempio per dimostrare l'impegno della amministrazione in proposito si fa riferimento ai 14 miliardi incassati con l'attività di accertamento dall'Agenzia delle Entrate nel 2015, in crescita rispetto agli anni precedenti. In verità questi incassi rappresentano il risultato fisiologico della attività ordinaria della Amministrazione, ma poco hannoa che vedere con l'obiettivo di ridurre in modo strutturale l'enorme evasione di massa presente nel nostro sistemae che viene valutata trai 120 ei 140 miliardi di euro ogni anno.I 14 miliardi derivano per il 40% da correzione di errori materiali nella compilazione delle dichiarazioni. In sostanza l'attività ordinaria, per quanto importantissima, risulta pressoché irrilevante per la riduzione strutturale del fenomeno. Il contrasto all'evasione non si basa solo sugli accertamenti da parte degli uffici tributari che rappresentano in realtà solo un elemento di chiusura di un complesso sistema organizzativie operativo. La lottaè risultato di molti fattori complementari: strategie consapevoli; misure legislative; proceduree interventi amministrativi; utilizzo delle nuove tecnologie e delle banche dati; buona organizzazione degli uffici; formazione del personale; dialogo costante coni contribuenti... Soloa valle di ciò intervengono accertamenti, sanzioni, riscossione. Stando così le cose, gli unici interventi innovativi di contrasto all'evasione intrapresi negli ultimi due anni sono lo split payment per le fatture Iva emesse dalla Pa e il reverse charge per le transazioni in alcuni settori, misure proposte da che scrive in un rapporto Nens del giugno 2014 e fatte proprie dal Governo che ne sottolinea sovente l'efficacia. Molto utili sono anche la comunicazione preventiva inviata ai contribuenti le cui dichiarazioni presentano anomalie, riprendendo, anche in questo caso, una esperienza innovativa realizzata durante l'ultimo Governo Prodi. Ma altre proposte, molto poù incisive in termini di gettito recuperabile, contenute nello stesso rapporto NENS non sono state prese in considerazione probabilmente per timore di reazioni negative da parte di alcuni settori di contribuenti. Tra queste proposte, una merita di essere richiamatae riguarda l'introduzione di fatto di un sistema generalizzato di reverse charge utilizzando consapevolmente le nuove tecnologie. Si tratterebbe di introdurre una procedura che prevedesse la trasmissione telematica obbligatoria dei dati rilevanti a fini fiscali contenuti nelle fatture Iva emesse che dovrebbero essere inviate contestualmente al cliente e alla Agenziae la loro corrispondenza con quelli inviatigli dal fornitore. Contemporaneamente andrebbe controllato l'avvenuto versamento dell'imposta. In questo modo sparirebbe l'evasione Iva che si verifica nelle cessioni intermedie lungo la catena distributivae che si traduce in mancati versamenti di imposte regolarmente incassata: si tratta di ben 10 miliardi. La misura avrebbe effetti positivi anche sul gettito derivante dalle vendite finali dove l'evasione è massima. In questo caso, infatti,i contribuenti, oltrea non dichiarare (fatturare) le vendite, tendono a non dichiarare anche acquisti regolarmente fatturati per poter esibire un margine credibile tra venditee acquisti. Poiché dopo la riforma gli acquisti risulterebbero interamente al fisco, dovrebbero inevitabilmente crescere anchei ricavi dichiarati sempre per poter esibire un mark up credibile. Il recupero di evasione dell'Iva si tradurrebbe in un recupero anche ai fini delle imposte sui redditi. In buona sostanza si tratterebbe di alcune decine di miliardi di euro, e di una riduzione strutturale permanente dell'evasione di almeno un terzo. Durante la discussione dell'ultima legge di stabilità il Governo si era impegnato ad adottare il sistema proposto, sollecitato pure dal Parlamento. Poi non se ne era fatto nulla. Ma ora sembra giunto il momento delle scelte: oggi una riduzione sostanziale delle imposte in deficito finanziata da tagli di spesa nonè possibile per le ben note ragioni di bilancio. L'unica possibilità realistica consiste nel finanziarla con recupero di evasione. Le conseguenze positive di una consistente riduzione dell'evasione in Italia sono state indicate in un studio del Centro Studi di Confindustria stranamente ignorato. Infine l'attuazione della proposta potrebbe ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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MANCATI VERSAMENTI PER 10 MILIARDI
15/05/2016 Pag. 18
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comportare una enorme semplificazione per le imprese in quanto si eliminerebbero i numerosi adempimenti attuali che già prevedono la trasmissione di dati per via telematica, si potrebbe eliminare anche la tenuta dei registri Iva, ma soprattutto si porrebbero le basi per il graduale superamento degli studi di settore dal momento che almeno peri contribuenti collocati lungo la catena produttiva l'entità dei fatturati sarebbe certae documentata, e non necessiterebbe più di essere stimata attraverso gli studi. Non viè motivo per non procedere lungo un percorso di modernizzazione, semplificazionee moralizzazione del Paese.
14/05/2016 Pag. 1,3
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Italia, Pil a +0,3% nei primi tre mesi Confermate le previsioni Secondo l'Istituto di statistica l'espansione proseguirà anche nel secondo trimestre Valore aggiunto In aumento nell'industria e nei servizi arretra quello dell'agricoltura Rispetto allo stesso trimestre 2015 l'Istat stima un aumento dell'1% - Accelera la domanda interna DATI IN CONTROLUCE I contributi positivi sono arrivati dai consumi interni, al netto delle scorte, mentre ha pesato in negativo la componente estera netta Davide Colombo PNei primi tre mesi dell'anno l'economia italiana è cresciuta dello 0,3% rispetto agli ultimi tre mesi dell'anno scorso e dell'1% nel confronto annuale. La stima preliminare diffusa ieri dall'Istat conferma così la ripresa in pieno corso nonostante il contesto deflattivo e segnala che la variazione congiunturaleè stata trainata da un aumento del valore aggiunto nei settori dell'industria e dei servizi a fronte di una calo di quello dell'agricoltura. I contributi positivi dal lato della do- manda sono arrivati invece dalla componente nazionale (al lordo delle scorte) mentre ha pesato in negativo la componente estera netta. Bisognerà a questo punto aspettare il 31 maggio per conoscere i dati sulle componenti del Pil e capire, per esempio, se è proseguito il miglioramento della produzione industriale che in gennaio aveva segnato il miglior incremento congiunturale dal maggio del 2015. Nel comunicato diffuso ieri dall'Istituto di statistica si parla di una variazione acquisita del Pil 2016 dello 0,6%, un dato su cui pesa la revisione della stima sull'ultimo trimestre del 2015 diffusa il 4 marzo scorso: non è più dello 0,1% ma dello 0,2 per cento. I dati diffusi ieri sono corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati: il primo trimestre dell'anno aveva 2 giorni lavorativi in più dell'ultimo del 2015 e lo stesso numero di giorni lavorativi del primo trimestre 2015, quando la crescita misurata (e successivamente confermata) fu invece dello 0,4 per cento. Il dato di ieri conferma, per usare le parole del presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, che «è in corso un rafforzamento della crescita economica di fondo». Alleva lo disse il 9 aprile a Montecitorio, durante l'audizione sul Def.E in quella sede, citando sia le dinamiche dell'indicatore anticipatore sia il modello di previsione a breve termine Istat, anticipò l'attesa per una crescita dello 0,3% nel primo trimestre (che oggi viene confermata) destinataa proseguire con un ritmo simile fino a giugno. Per centrare l'obiettivo del Governo di una variazione in termini reali dell'1,2% a fine anno, aveva infine aggiunto Alleva, servirà una crescita più robusta negli ultimi due trimestri dell'anno. La dimensione della crescita dell'economia italiana resta ancora al di sotto di quello dell'Eurozona, che nel primo trimestre è aumentata dello 0,5% in termini congiunturali e dell'1,5% tendenziali. E siamo molto distanti dal +0,7% registrato dalla locomotiva tedesca o al +0,5% della Francia. Mentre il "sorpasso" congiunturale sugli Usa, che hanno registrato un +0,1% nei primi tre mesi, va letto tenendo conto che gli States sono arrivati all'ottantatreesimo mese consecutivo di espansione e che il loro precedente ciclo espansivo durò 85 mesi e s'interruppe bruscamente nel 2007. Caute le reazioni politiche sulle stime di ieri. Il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, in un tweet ha scritto: «Crescita Pil +1% #istat sopra attese, traino da domanda interna mentre contributo domanda estera negativo. È segno consolidamento ripresa». Peri sindacatie le associazioni dei consumatori la crescita è ancora molto modesta e non si può «parlare di ripresa» mentre Confcommercio registra che l'espansione, pur debole, «permane ormai da cinque trimestri e comincia a trovare il suo sostegno nella domanda interna». Il Pil dell'Italia e il confronto con l'Europa 0 2 0 -2 -4 1,0 0,5 -0,5 -1,0 Ue - 0,1 2010 Austria Spagna Olanda Francia 2011 2012 2013 2014 +1,6 +0,8 +0,7 +0,6 +0,5 +0,5 +0,5 +0,5 2010 Italia Be lgio G re cia Polonia 2011 2012 2013 2014 +0,4 +0,4 +0,1 - 0,4 - 0,8 +0,3 +0,2 Romania Eurozona Ge rmania 2015 '16 Unghe ria Finlandia Portogallo Re gno Unito 2015 '16 Fonte: Istat; Eurostat LE VARIAZIONI CONGIUNTURALI Var. % del Pil sul trimestre precedente. Anno di riferimento 2010 LE VARIAZIONI TENDENZIALI Var. % del Pil sullo stesso trimestre dell'anno precedente. Anno di riferimento 2010 NOI E GLI ALTRI Tassi di crescita del Pil nel primo trimestre 2016. Var. % sul trimestre precedente ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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La ripresa difficile LE STIME DELL'ISTAT ROMA
14/05/2016 Pag. 3
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La ripresa si consolida solo se ripartono gli investimenti Rossella Bocciarelli La partenza è buona, perfino un filo più robusta delle attese. Quel +0,3% di incremento trimestrale del prodotto interno lordo, segnalato ieri dalla stima flash dell'Istat, si accompagna a una revisione verso l'alto della performance dell'ultimo scorcio del 2015 (adesso stimato in aumento dello 0,2% contro il precedente +0,1). Ciò ha permesso di mettere a segno un incremento su base annuale dell'attività produttiva pari all'1% nei tre mesi terminati a marzo 2016, dopo un precedente 1,1 per cento. Certo, il paragone con i nostri vicini di casa nonè del tutto rassicurante: l'aumento trimestrale del Pil dei paesi dell'area euro nello stesso periodo è stato dello 0,6% e dello 0,7 in Germania (a riprova che, soprattutto in casa tedesca, il Qe di Mario Draghi funziona, eccome, in quanto sostegno monetario alla domanda interna). Però anche in Italia, come si evince dai pochi accenni del comunicato Istat, è la domanda interna (al lordo delle scorte) a trainare la crescita mentre le esportazioni al netto delle importazioni hanno dato un contributo negativo all'attività, a causa delle nuvole in arrivo sullo scenario internazionale. Dunque, hanno continuato a funzionare quei fattori positivi che stanno dietro al risveglio dei consumi verificatosi nel 2015. Non va dimenticato, infatti, che lo scorso anno il reddito disponibile in termini reali delle famiglie consumatrici ha segnato un aumento dello 0,8%, con un miglioramento che è stato determinato in parte da un incremento dei redditi da lavoro dipendente, connesso all'aumento dell'occupazione, e in parte dall'andamento stagnante dell'inflazione. Quest'ultima è una dinamica che permane, visti i dati sui prezzi con il segno meno davanti (inflazione di marzo a -0,5 su base annua) licenziati ieri dall'Istat, e ne va a tutti i costi scongiurato il consolidamento e la trasformazione in deflazione vera e propria, se non altro per gli effetti pe- santi che i prezzi in diminuzione comportano per piccoli e grandi debitori. Così lo Stato per esempio fatica a contenere il rapporto fra debito e Pil anche per la scarsa crescita del prodotto nominale, dovendo comunque convivere con un debito pari a 2228,7 miliardi . La variazione di prodotto acquisita per l'anno in corso, hanno poi spiegato gli esperti dell'Istat, è pari allo 0,6% di crescita. Questo è ciò che si verificherebbe per l'intero 2016 se nei trimestri successivi l'incremento dell'attività produttiva fosse pari a zero. Il governo, come si sa, punta per quest'anno su un aumento del Pil pari all'1,2%, dopo il +0,8% medio del 2015. È un obiettivo a portata di mano? Risponde, con grande sincerità, il capoeconomista del Tesoro: sì, a condizione di un contributo positivo degli investimenti, pubblici e privati. «Il dato dell'Istat è in linea con le nostre previsioni - ha spiegato ieri l'economista Riccardo Barbieri alla Reuters- ci tiene pienamente in gioco per l'1,2% annuale della previsione ufficiale, particolarmente se gli investimenti pubblici ripartono, come previsto». Infatti, ha aggiunto Barbieri, «è necessaria una forte ripresa degli investimenti, onde far sì che la forte ripresa della domanda interna in settori come i mezzi di trasporto non finisca per alimentare principalmente le importazioni». Lo stesso presidente dell'Istat Giorgio Alleva in una recente audizione aveva del resto sottolineato che «per raggiungere una crescita dell'1,2%, come previsto dal Def, sarebbe necessaria un'ulteriore accelerazione dell'attività economica nella seconda parte dell'anno». Una condizione essenziale per far ripartire gli investimenti e continuare ad alimentare i consumi, e per irrobustire la crescita, è, in ogni caso, la fiducia. Si tratta in primo luogo di evitare, in Italia come in Europa, che la propensione al risparmio riprenda ad aumentare perché risente dell'incertezza che tuttora grava sulle famiglie e che potrebbe crescere, se si dovessero verificare nuove tensioni sui mercati finanziari. Ne è pienamente consapevole il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, secondo il quale in questo momento in Europa la risorsa scarsa è proprio la fiducia reciproca, mentre è compito della politica cercare di riguadagnare la fiducia nel progetto europeo come soluzione dei problemi.
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L'ANALISI
14/05/2016 Pag. 4
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La ripresa difficile PREZZI E CONSUMI MILANO
Ritorna l'allarme sulla deflazione Il fattore greggio La caduta degli energetici regolamentati ha accentuato la flessione dei listini Lo scenario delle città In quindici capoluoghi di regione sono negativi beni e servizi L'Istat ha rivisto al ribasso i dati sui prezzi al consumo in aprile: -0,5% su base annua LE PROSPETTIVE Difficile intravedere una inversione di tendenza a breve termine: il dato acquisito per il 2016 è già pari al -0,5% Emanuele Scarci
pAd aprile il calo dei prezziè più marcato del previsto: il terzo mese consecutivo di deflazione. La responsabilità è imputabile soprattutto alla coda del calo dei carburanti, ma anche alla debolezza della domanda di beni di consumo. Secondo Istat, l'indice dei prezzi al consumo in aprile registra una variazione del -0,1% su base mensile e una diminuzione su base annua dello 0,5% (era -0,2% a marzo). Più pesante delle stime preliminari, rispettivamente, -0,1%e -0,4%. Sul territorio,i capoluoghi delle regioni e delle province autonome in deflazione ad aprile sono saliti da 14 a 15. Tra questi Perugia e Potenza registrano le flessioni tendenziali dei prezzi più ampie (-1,2% per entrambi), Bari va un po' meglio (-1%) mentre soltanto Trieste (+0,3%), Bologna (+0,2%) e Bolzano (+0,1%) segnano aumenti tendenziali dei prezzi. Per l'Istat la flessione tendenzialeè principalmente da attribuire all'accentuarsi del calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-6,4% da -2,7% del mese precedente), alla quale contribuiscono sia il gas naturale (-9,9% da -5,7%a marzo) sia l'energia elettrica, che segna un'inversione di tendenza (-1,9% da +1,5% del mese precedente). Pertanto, al netto dei soli beni energetici, l'inflazione rimane stabilea +0,4%, mentre al netto degli alimentari non lavoratie dei beni energetici scende a +0,5% (da +0,6% di marzo). Il carrello della spesa (costituito da alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona) segna un -0,2% da -0,3% di marzo. L'inflazione acquisita per il 2016, comea marzo,è paria -0,5 per cento. Taglio di luce e gas «Sul dato negativo di aprile osserva Loredana Federico, capo economista di UniCredit research - ha pesato il taglio delle tariffe della lucee del gas. Ma coni prezzi del petrolio in risalita il trendè destinatoa invertirsi. L'inflazione è destinata a risalire nel corso dei prossimi 18 mesi». Insomma Federico ammette la debolezza della domanda interna e dei consumi delle famiglie, ma esclude che siamo in presenza di un avvitamento deflattivo. Per UniCredit research il primo trimestre ha visto un rallentamento dei consumi privati (motore del Pil e dei prezzi) rispetto al precedente, ma i dati dettagliati sul quarto trimestre del 2015 mostrano una crescita del reddito disponibile nominale che si è tradotta (in presenza di bassa inflazione) in potere d'acquisto dei consumatori. Dall'ufficio studi di Confcommercio, il direttore Mariano Bella nota che «il dato Istat di aprile è bruttoe non ricordo tre mesi consecutivi di deflazione nella storia economica recente. Tuttavia non vorrei farla peggio di quanto non è: al netto di energetici e alimentari l'inflazioneè del +0,5%e siè ridotta solo di un decimo rispetto al mese precedente». Poi Bella conclude: «Non ho una gran paura della deflazione, ma del fatto chei nostri problemi strutturali, tra cui troppo Stato e troppo fisco, continuino a ostacolare le possibilità di crescita. Infatti siamo in coda alle graduatorie internazionali, come confermano anche gli ultimi dati sul Pil». Coldiretti invece teme molto la deflazione che pesa sull'agricoltura: i prezzi nelle campagne sono crollati in aprile, del 24% per il grano duro, del 57% peri peperoni, del 34% per il latte e del 48% per i pomodori, su valori al di sotto dei costi di produzione che spingono all'abbandono campagnee stalle. L'indice dei prezzi al consumo nei capoluoghi +0,1 +0,3 -0,4 +0,2 -1,0 -1,2
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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-0,6 0,0 -0,1 -0,7 -0,7 -0,8 -0,7 -1,2 -0,3 -0,5 -0,2 -0,6 -1,0 Bari Aosta Genova Tor ino Milano Roma Napoli Firenze Trento Perugia Ancona Tr ieste Fonte: Istat Cagliari Palermo Bolzano Venezia Bologna Potenza Catanzaro Var iazione negativa Var iazione positiva Apr ile 2016, graduator ia delle var iazioni percenuali tendenziali LA PAROLA CHIAVE Inflazione acquisita 7 Rappresenta la variazione media dell'indice nell'anno: si avrebbe ipotizzando che l'indice stesso rimanga al medesimo livello dell'ultimo dato mensile disponibile nella restante parte dell'anno. Nel caso specifico di aprile 016, con un indice a -0,5% se questo rimanesse allo stesso livello per il resto dell'anno, l'inflazione del 2016 sarebbe -0,5%
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Verso la legge unica di stabilità e bilancio TEMPI STRETTI Per renderla operativa già da quest'anno l'ok al testo sottoscritto da tutti i capigruppo tranne M5S e Lega è atteso entro luglio Davide Colombo pIn zona Cesarini parte l'iter per la chiusura della riforma della legge di bilancio (196/2009) prevista dopo il rafforzamento in Costituzione del principio del pareggio contabile adottato dall'Italia quattro anni fa nel rispetto del fiscal compact. Il testo del disegno di legge depositato alla Camera,a prima firma del presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia,è sottoscritto dai capigruppo di tutti i partiti in commissione con l'eccezione di M5S e Lega e punta a integrare in un unico provvedimento il Ddl di Stabilitàe quello di Bilancio per dare vita a un unica legge di Bilancio di natura sostanziale costituita da una prima parta normativae una seconda con prospetti per ciascun ministero, dove sulla stessa pagina saranno allineate le "missioni" i "programmi" e le "azioni", la nuova unità contabile introdotta per rendere più trasparente e leggibile il processo di formazione dei budget. L'addio alla legge di Stabilità nel format che abbiamo conosciuto finora dovrebbe arrivare entro luglio, o comunque prima della pausa estiva, secondo la tabella di marcia che si sono impostia Montecitorio. Il Ddl assorbirà in larga parte i contenuti dei due decreti legislativi approvati in via definitiva dal Governo martedì scorso (attuano la delega del 2009 più volte reiterata) che ridefiniscono la procedura per la programmazione della spesa della Pa centralee introducono il criterio di contabilità di cassa. A meno di dieci anni dall'ultima riforma dei documenti di bilancio con il passaggio alla legge unificata Governoe Parlamento potranno effettuare interventi sull'intero aggregato della spesa primaria abbandonando, questo è l'auspicio, la pratica delle manovra al margine. In questa prospettiva si dovrebbe progressivamente abbandonare anche il ricorso alle clausole di salvaguardia poste a tutela dei saldi contabili. Il ministero del- l'Economia sarà infatti tenuto a fare un monitoraggio sulla base dei dati inviati da ciascun ministero e, in caso di sforamento, potrà bloccare le norme oppure procedere a tagli di budget del ministero coinvolto. Il Ddl Boccia punta anche a modificare il timing della sessione di Bilancio. Si prevede che il governo vari il nuovo Ddl di bilancio entro il 12 ottobre ma avrà una finestra di 12 giorni per presentarlo alle Camere. La Nota di aggiornamento al Documento di economiae finanza dovrà invece essere presentata entro il 30 settembre e non più entro il 20, così da essere aggiornata con i dati Istat. Per quanto riguarda il documento programmatico di bilancio si prevede che, oltrea Bruxel- les, dovrà essere presentato anche alle Camere. L'obiettivo è quello di valorizzare il Parlamento. Su questi aspetti della riforma c'è da aspettarsi un confronto intenso con il Mefe Palazzo Chigi. Si diceva dei tempi stretti: oltre ad approvare il Ddl entro luglio dovranno essere correttii regolamenti parlamentari, puntando a ridimensionare moltissimo (fino ad arrivare a uno o due emendamenti per deputato) la possibilità di presentare proposte di modifica al testo del governo. E dovrà essere approvato il Ddl gemello che parte dal Senato e che prevede l'allineamento contabile sugli enti locali. Tra le altre novità di rilievo del testo della Camera la previsione, in allegato al Def, di una relazione con l'andamento nell'ultimo triennio degli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes) adottati a livello internazionale e da confrontare con il Pil.
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Alla Camera. Parte l'iter del Ddl Boccia ROMA
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Arriva lo Stato, garanzie estese in 33 Paesi Ocse Marzio Bartoloni pLe 22 milioni di Pmi europee rappresentano quasi il 99% delle imprese del Vecchio Continente e come quelle italiane, chi più chi meno, hanno sofferto negli anni della grande crisi la morsa del credit crunch. Una spirale che ha costretto molti Paesi a prendere delle contromisure per evitare di dover assistere al lento strangolamento di una buona fetta del proprio sistema produttivo. E così come non si vedeva da molti anni, la maggior parte dei Governi dei Paesi più sviluppati - come dimostra il report appena pubblicato dall'Ocse «Financing Smes 2016» -ha scelto la strada dell'intervento pubblico, per via direttao indiretta, per agevolare il credito alle Pmi: la via più battuta è stata quella delle garanzie pubbliche sui prestiti, scelta fatta da ben 33 Paesi che fanno parte dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e su cui ha scommesso anche con forza l'Italia potenziando il suo Fondo di garanzia. Ed è anche l'Unione europeaa sposare sempre di più questa strada, come dimostra il piano Juncker che per rilanciare gli investimenti delle Pmi ha messo in campo le controgaranzie europei attraverso la Bei. Ma accanto alle garanzie (o insieme a queste) molti Paesi hanno affiancato anche altri strumenti "pubblici": dai prestiti diretti ai tassi agevolati, dal supporto al venture capital fino alla creazione di vere e proprie banche per sostenere le piccole e medie imprese. Una reazione questa che per diverse misure ha significato anche l'iniezione di significative risorse pubbliche ma che era anche giustificata dal crollo dei prestiti delle banche. L'accesso al credito dal 2009 in poi è stato senz'altro più difficile infatti anche per il "bancocentrismo" che contraddistingue ancora la stragrande maggioranza delle aziende dell'Europa, comprese quelle piccole e medie: il 7580% delle Pmi Ue ha infatti bussato e continua a bussare alle banche per avere l'ossigeno necessario per andare avanti, a fronte del 25% di quelle americane. E così di fronte alla frenata degli istituti di credito degli ultimi anni il livello dei prestiti alle Pmi in molti Paesiè rimasto ben sotto quello del 2007, l'anno prima dello scoppio della crisi mondiale. Secondo i dati appena pubblicati dall'Ocse in ben 12 Paesi sui 30 il livello dei prestiti è ben sotto quello precrisi: se l'Estonia a fine 2014 registrava addirittura -43% e la Slovenia -39%, l'Italia comunque fa segnare -10 per cento. A fronte della crisi del canale bancario più tradizionale non sono però riusciti a risollevarsi neanche strumenti alternativi come il venture capital (che in molti Paesi dal 2007 al 2014 si è dimezzato), il leasing o il factoring che sono in crescita ma partono comunque da livelli molto bassi. Per questo- segnala l'Ocse nel suo studio - tra gli strumenti che hanno avuto più successo tra i Governi per risollevare le sorti del credito alle Pmi c'è stato quello delle garanzie pubbliche per favorire i prestiti bancari. «Questi strumenti - scrive l'Ocse nel suo rapporto - sono cresciuti in importanza in tutti i Paesi come conseguenza della crisi finanziaria». Così come sono cresciuti schemi pubblici diretti di prestito alle aziende. Da segnalare anche la creazione o il potenziamento di "banche pubbliche" per le Pmi. Lo ha fatto la Francia con la Bpifrance (la Banca pubblica d'investimento che ha riunito le strutture pubbliche già esistenti) che aiuta le Pmi con prestiti agevolati o acquisizione di quote di capitale. Strada simile intrapresa da Londra con la British business bank, mentre in Germania la potente «Kreditanstalt für Wiederaufbau», la banca della ricostruzione che lavora per il Governo, ha aperto una apposita divisione per sostenere le piccole e medie imprese tedesche. Contro il credit crunch 9 6 2 33 10 17 23 23 N.ro Paesi Fonte: Ocse Misure per le Pmi Garanzie statali per l'export Tassi di interesse agevolati Banche per le Pmi Garanzie e prestiti speciali per start up Supporto al venture capital/equity Target alle banche per i prestiti alle Pmi Prestiti con la garanzia dello Stato Prestiti diretti alle Pmi Le misure dei Governi dell'area Ocse
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Noi e gli altri. La risposta di quasi tutti gli Stati di fronte al credit crunch che ha colpito soprattutto le Pmi (dipendenti dai finanziamenti bancari per l'80% in Europa) è stato il ricorso a prestiti garantiti dal settore pubblico
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NOI E GLI ALTRI Pmi, le risposte in Europa Ha potenziato le garanzie pubbliche sui prestiti, così come i prestiti diretti alle Pmi . In particolare la Bpifrance ha il compito di aiutare le Pmi, con Nonostante l'abbondante liquidità delle banche, per aiutare le Pmi è stata aperta una apposita divisione del Kfw, la banca della ricostruzione, braccio finanziario Il Governo inglese ha creatoa fine 2014 la British business bank che attraverso 80 operatori garantisce prestiti agevolati alle Pmi (a marzo 2015 circa 45mila imprese hanno prestiti agevolati o acquisizione di quote di capitale. Da fine 2008 è attivo il mediatore del credito, per favorire i rapporti tra banche e Pmi. Previste anche forme di supporto al venture capital del Governo per lo sviluppo: fornisce prestiti e assistenza anche nell'internazionalizzazione alle Pmi e assicura liquidità a bassi tassi e lunghe scadenze alle banche commerciali sfruttato lo strumento). Il Governo ha potenziato anche le garanzie pubbliche sui prestitie con gli enterprise capital fund ha messo insieme fondi pubblicie privati per favorire gli investimenti in equity
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Pmi, non solo banca per il rilancio post-crisi Il credito bancario I prestiti ripartono solo per aziende grandi o solide e a fine anno possibili ulteriori restrizioni dal venire meno dello Sme supporting factor Mini-bond, fondi di garanzia, Ace, quotazioni Aim: strumenti «giovani» da rafforzare FINANZA PER LA CRESCITA Dalle misure già in vigore e da quelle previste nel decreto annunciato è atteso un impatto sul Pil dello 0,4% entro il 2025 (+1,4% investimenti) Rossella Bocciarelli Davide Colombo PÈ un esercito di 137mila società concentrate soprattutto nel centro Nord, con un numero di addetti compreso fra i 10 e i 250 e un giro d'affari fra i 2 e i 50 milioni di euro. Le piccolee medie imprese italiane, ancorché colpite dalla grande crisi che ha operato tra il 2007 e il 2013 una durissima selezione darwiniana, stanno cominciando a tornare alla normalità per effetto di un clima economico in lento rasserenamento. Restano in atto però, nonostante tutto, alcuni aspetti di una patologia indotta dalla crisi. Si tratta di quella "asfissia del credito" che può contribuire a tarpare le ali alla possibilità di un recupero più robusto. Come spiega infatti il Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d'Italia, negli ultimi mesi il credito ha ripreso a crescere ma solo per alcune categorie di imprese. «I prestiti - osservano gli economisti di via Nazionale aumentano per le aziende in condizioni economiche e patrimoniali equilibrate, in particolare di grandi dimensioni; sono ancora in diminuzione per le microimprese». Meno credito alle Pmi C'è un grafico elaborato dagli esperti di via Nazionale che parla molto chiaro: tra le imprese che Cerved classifica come "sane" sotto il profilo dei conti economici e patrimoniali, per le aziende micro (fascia compresa tra uno e dieci dipendenti) il credito si è fortemente ridotto anche nel 2015 mentre per le piccole (trai 10ei 50 addetti)l'incremento dei prestiti è stato minimo. Tra tutte le aziende considerate vulnerabilio addirittura rischiose, le erogazioni di credito hanno continuato a evidenziare una netta contrazione anche nel 2015(e la contrazione è stata più forte, in questo caso, per le grandi imprese). Il driver per l'erogazione del credito, in questo momento, è quindi il rischio: le aziende più solide patrimonial- mente ottengono credito (e questo vale in particolare nel comparto della manifattura e dei servizi mentre il settore delle costruzioni è tuttora fragile). D'altra parte c'è un motivo se oggi le banche sono molto attente nella valutazione del rischio di credito. Per effetto dello stock ancora rilevante delle sofferenze (196 miliardi al lordo e 83,6 al netto di svalutazioni e accantonamenti, ndr )le banche sono indotte a un comportamento molto prudente nelle erogazioni di nuovi prestiti. E anche se le ultime "lending survey" condotte in ambito Bce segnalano chea primavera sia in Italia che in Germania le condizioni di offerta del credito hanno cominciato ad allentarsi grazie anche alla politica monetaria ultra-accomodante decisa a Francoforte, per le piccole e per le piccolissime imprese la "severità" dei criteri applicati è tuttora considerevole: secondo l'indagine condotta dall'Istat presso le imprese manifatturiere nel primo trimestre dell'anno la quota di quelle che dichiarano di non aver ottenuto accesso al credito è pari all'8,4 per cento. Nel caso delle imprese di minore dimensioni la percentuale è del 10,5 per cento. L'incognita sul supporto Ue C'è anche chi fa notare come la difficoltà di accesso al credito delle imprese minori andrebbe ricondotta anche ai problemi delle banche a vocazione territoriale (bcc e banche a dimensione regionale sono, per tradizione, le aziende di credito preferite dalle imprese di dimensioni minori). Senza contare che le scelte della Commissione europea potrebbero aggravare questa tendenza sfavorevole se venisse meno il cosiddetto Sme supporting factor, il fattore di supporto per le piccolee medie imprese che permette alle aziende di credito di mitigare l'inasprimento dei requisiti patrimoniali necessari a fronte dei finanziamenti alle piccole imprese. Si tratta di un parametro chiestoe ottenuto con una battaglia a proiezione europea dall'Abi e dalle associazioni imprenditoriali, che tuttavia venne concesso nel 2014 come regola temporanea e sulla quale la Commissione Ue devo ora pronunciarsi entro il gennaio prossimo. Secondo l'Abi l'effetto benefico di questo fattore è evidente: un incremento dei flussi a favore delle Pmi pari a +1,8% tra gennaio 2014e luglio 2015 contro il -2,9% per le grandi banche, con un differenziale di 5 punti. Con dati aggiornati a marzo 2016 il differenziale fra credito ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Scenari I FINANZIAMENTI ALLE IMPRESE ROMA
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erogato alle Pmi e credito erogato alle grandi banche, con riferimento ai nuovi prestiti,(dunque non allo stock),è pari a 10 punti percentuali. La finanza alternativa Per tutti questi motivi è essenziale cercare di sviluppare, anche in un paese bancocentrico come il nostro, dei canali di finanziamento alternativi. Guardando alle misure attivate negli ultimi anni gli analisti hanno parlato della necessità di un «migliore ecosistema» per favorire forme di finanziamento alternativo di lungo periodo alle imprese. Il riferimento è ai decreti varati tra il 2012 e il 2014, dal Dl Sviluppo al Dl competitività (quelli che tra l'altro hanno introdotto l'Ace e la deducibilità dell'avviamento). E a strumenti che spaziano dai mini-bond, ovvero obbligazioni corporate e cambiali finanziarie con scadenza fino a 36 mesi, o al segmento Aim per la quotazione semplificata delle piccole e medie imprese. Canali di finanziamento che si sono strutturati e sono cresciuti lentamente, ma ai quali gli opera- tori continuanoa guardare con fiducia. Il primo, secondo gli ultimi dati di Borsa Italiana riferiti al solo segmento ExtraMot Pro (dove sono collocate le emissioni di società quotate), dal 2013 a oggi è arrivato a contare su 169 strumenti quotati e 6,6 miliardi di raccolta. Sul segmento Aim sono invece quotate 75 aziende con una capitalizzazione complessiva di 2,8 miliardi. Sono numeri piccoli e nessuno scommette in un boom in questa fase di tassi di interesse bassissimi. «Noi prevediamo una crescita costante anche nei prossimi anni del mercato dei minibond» dice Giancarlo Giudici, direttore scientifico dell'Osservatorio mini-bond della School of management del Politecnico Milano.I limiti sono noti: nonostante cedole medie tra il5e il 6% si tratta di un mercato per definizione illiquido (chi compra un mini-bond lo tiene finoa scadenza), frequentato da fondi chiusie sul quale non si sono mai affacciati protagonisti istituzionali come le assicurazioni o i fondi pensione. Ed è un mercato cui in questo momento difficilmente può arrivare il risparmio retail: «Ma con i mini-bond - dice ancora Giudici - si possono finanziare progetti a medio-lungo termine anche per aziende con basso rating che avrebbero difficile accesso al credito bancario». L'«ecosistema» complementare ai canali di finanziamento bancario è fatto di tante formule che, nel loro insieme, potranno fare la differenza in prospettiva. C'è dietro l'angolo il direct lending delle assicurazioni, mentre sono in via di sviluppo piattaforme di crowdfunding (Assonime ne ha contate 54 a fine 2015 che hanno finanziato progetti per 30 milioni). Per non parlare delle formule di credito di filiera, che facilitano l'accesso al credito bancario ai sub-fornitori di aziende con un certo rating. Tra gli antidoti al credit crunch resta poi sempre valido il ricorso al Fondo di garanzia che ha chiuso il 2015 con oltre 15 miliardi di finanzia- mento a 66mila imprese, per una crescita del 17% rispetto al 2014, e un totale di centomila operazioni. Dal 2010 con la garanzia pubblica sono state finanziate più di 500mila operazioni per oltre 40 miliardi e il Fondo ha progressivamente ampliato la platea, i criteri di valutazione delle imprese sono stati resi più flessibili, in alcuni casi sono state elevate le percentuali di copertura e sono state aperte corsie preferenziali per alcune categorie di aspiranti creditori, dalle start up alle imprese femminili. Semmai a ridurre le potenzialità del Fondo di garanzia è soprattutto il tetto di 2,5 milioni per singola operazione, che si riducea 1,5 milioni in caso di garanzia prestata a un mini-bond. L'attesa per il decreto Un impulso ulteriore a questa ampia strumentazione dovrebbe arrivare dal nuovo decreto "finanza per la crescita" annunciato dal Governo, con la sua misuramadre di detassazione degli investimenti diretti alle imprese che vogliono investire all'estero o ricapitalizzarsio gli sgravi per le società quotate che acquisiscano una partecipazione (si pensa al 20%) in start up con non più di 5 anni di vita. Con il varo di questo decreto si completa un "pacchetto" di misure per la crescita già in vigore che dovrebbero avere un impatto sostanziale. Nel Pnr-Def si stima entro il 2025 un incremento del Pil dello 0,4%(la variazione complessiva degli investimenti è stimata pari all'1,4%); già nel 2020, sono attesi maggiori investimenti dello 0,6% e maggiori volumi di Pil dello 0,2 per cento. Bisogna insistere sulla frontiera della nuova finanza, dicono le impresee gli analisti, ma per uscire dal «bancocentrismo» serve molta costanza. Nonè solo un fatto di risparmi e investimenti, si tratta di un cambiamento culturale da accompagnare di pari passo con la prospettiva europea della capital market Union.
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Il credit crunch e le alternative 86,6 100 15 0 -5 8 4 0 104 96 92 88 84 -10 20 12 16 2,7 4,9 5,2 9,1 4,4 8,3 4,0 8,1 6,4 10,8 8,3 12,9 10,2 15,1 Micro Piccole Medie Grandi 2014 SANE 2015 2014 2015 2014 2015 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 RISCHIOSE 2016 2015 VULNERABILI Importo finanziato Importo garantito Fonte: Borsa Itali ana Spa Variazioni % sui 12 mesi 2011 2012 2013 2014 IL FONDO DI GARANZIA PER LE PMI IL CREDITO ALLE IMPRESE CONTINUA A RIDURSI Italia, dati mensili destagionalizzati, indice gennaio 2011=100 PRESTITI ALLE IMPRESE PER CLASSE DI RISCHIO E DIMENSIONE Importi dal 2009, anno di i ni zio ope rati vi tà al 2015. Dati in miliardi di euro GLI STRUMENTI ATTIVATI Primi interventi nel 2012 Tra il 2012e il 2014 con diversi provvedimenti governativi sono stati attivati strumenti alternativi al credito bancario per aiutare le imprese I mini-bond Nascono con il Dl Sviluppo n. 83 del 2012. Consentono alle imprese non finanziare con almeno 10 dipendentie2 milioni di ricavi di emettere strumenti di debitoa breve termine (cambiali finanziarie)ea medio-lungo termine (obbligazioni). Con il Dl 145/2013 si amplia la platea dei possibili investitori in mini-bond e si semplificano le procedure per le cartolarizzazioni. Viene data la possibilità di investire in questo canale anche ad assicurazionie fondi pensione Fondo di garanzia Con il dl 69/2013 viene ampliata la platea dei beneficiari del fondo, con una focalizzazione sulle Pmi più esposte al razionamento del credito La quotazioni Aim Anche questo mercato viene attivato nel 2012 per consentire la quotazione di medie aziende con procedura semplificata. Per esempio non viene richiesta la pubblicazione di un prospetto informativo nè quella di resoconti trimestrali di gestione. Il mercato si basa sulla presenza di un Nominated advisor che rappresenta il soggetto responsabile della valutazione della società n Ace Il Dl Competitività del giugno 2014 introduce altre misure per incentivare gli investimenti in capitale di rischio correlati alla quotazione in mercati regolamentati. Si prevede tra l'altro che parte del rendimento nozionale di un'impresa venga utilizzato come credito d'imposta
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Dialogo preventivo fra uffici Antonio Tomassini pIl Dm Economia del 29 aprile dà avvio all' interpello sui nuovi investimenti, ovvero la facoltà per le imprese, italiane ed estere, che investono in Italia, di richiedere un parere preventivo all'agenzia delle Entrate in merito ai profili fiscali del piano di investimento - pari almeno a 30 milioni di euro - che intendono adottare. Dal decreto (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri) emerge che per la determinazione del valore dell'investimento rilevano tutte le risorse finanziarie (anche di terzi) necessarie alla sua realizzazione e nel caso di gruppi di imprese tale valore sarà rappresentato dalla sommatoria degli investimenti effettuati da più società. Il decreto rimanda a un futuro provvedimento del direttore dell'Agenzia per l'individuazione dell'ufficio competente a lavorare le istanze, quindi in concreto occorre ancora attendere per l'operatività dell'istituto. Sono diverse le tipologie di investimento considerate: e la realizzazione di nuove attività economiche o lo sviluppo di attività preesistenti; r la diversificazione della produzione; t la ristrutturazione di un'attività economica per superare situazioni di crisi; u le operazioni sulle partecipazioni in un'impresa. Si individua, quindi, un ambito oggettivo ampioe sempre opportunamente si ritiene che il piano di investimento (anche come soglia di valore) vada considerato su base pluriennale. A tal riguardo tuttavia l'istante dovrà indicare il metodo prescelto per la determinazione del valore dell'investimento in modo da consentirne il vaglio da parte delle Entrate. Il decreto puntualizza anche quale deve essere, a pena di inammissibilità, il contenuto minimo dell'istanza di interpello, precisando che occorre una descrizione dettagliata del piano di investimento, e delle operazioni societarie pianificate per la relativa attuazione. Nella descrizione va specificato obbligatoriamente l'ammontare dell'investimento, la metodologia seguita per la quantificazione,i tempi stimati, le modalità di realizzazione e le ricadute occupazionali in termini di aumento o mantenimento del livello occupazionale. Nell'istanza l'impresa potrà chiedere anche il parere circa l'esistenza di un'azienda (e quindi anche circa l'esistenza di una stabile organizzazione, in ciò sovrapponendosi rispetto al ruling internazionale e confermando la sua condivisibile natura sostitutiva e concorrente, su certi aspetti, rispetto agli altri interpelli), così come la valutazione sulla ricorrenza di fattispecie di elusione o abuso del diritto, anche ai fini dell'imposizione indiretta, nonché la possibilità di accederea eventuali regimi fiscali opzionali, come il consolidato e di ottenere risposte anche da enti diversi dall'Agenzia laddove l'istanza verta su tributi non amministrati da quest'ultima. Il decreto statuisce altresì che l'istanza, a pena anche qui di inammissibilità, deve essere preventiva rispetto alla presentazione della dichiarazione nella quale devono trovare applicazione le disposizioni tributarie oggetto della stessa. La risposta all'istanza va notificata al contribuente entro 120 giorni dal ricevimento dell'interpello, eventualmente prorogabili di ulteriori 90 giorni nel caso l'Agenzia richieda un supplemento di documentazione. Il decreto impone poi agli uffici un coordinamento rispetto all'attività istruttoria e accertativa precisando che sono nulli gli atti di accertamento emessi in contrasto rispetto ai contenuti della risposta, questo nel caso in cui siano rimaste immutate le condizioni di fatto e di diritto. Per evitare in radice che ciò accada, viene altresì previsto che l'ufficio incaricato dell'accertamento si confronti preventivamente con l'ufficio che ha fornito la risposta. L'investitore che si adegua al contenuto della risposta, infine, potrà accedere alla cooperative compliance a prescindere dal suo volume di affari. Le principali novità LA FINALITÀ L'interpello accorda la facoltàa imprese italiane ed estere che investono in Italia di richiedere un parere preventivo alle Entrate sui profili fiscali di un piano di investimento nel nostro Paese L'IMPORTO L'investimento deve essere pari almenoa 30 milioni di euro. Per la determinazione del valore rilevano tutte le risorse finanziarie, anche di terzi, necessarie alla sua realizzazione
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Nuovi investimenti. Confronto tra l'«area» che risponde all'interpello e quella incaricata dell'accertamento
14/05/2016 Pag. 15
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L'ISTANZA Oltre ai dati per individuare il contribuentee la firma, l'istanza di interpello deve contenere,a pena di inammissibilità, la descrizione del piano di investimento LA RISPOSTA La risposta va notificata entro 120 giorni dal ricevimento dell'interpello, eventualmente prorogabili di ulteriori 90 se l'Agenzia richiede un supplemento di documenti
14/05/2016 Pag. 15
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Beni strumentali, documenti per 10 anni Laura Ambrosi pI documenti fiscali riferiti ai beni strumentali devono essere conservati al massimo per dieci anni, salvo non sia stato avviato un accertamento prima della scadenza del decennio, in quanto il contribuente non può essere tenutoa una conservazione delle scritture per un periodo superiore. A precisarlo è la sentenza 9834/2016 della Cassazione, depositata ieri. Il Fisco ha notificato a una società un avviso di accertamento recuperando a tassazione anche degli ammortamenti ultradecennali per la mancanza della documentazione comprovante l'acquisto dei beni strumentali cui si riferivano. Il provvedimento è stato impugnato dinanzi al giudice tributario che in appello ha ritenuto corretto l'operato del contribuente il quale poteva legittimamente eliminare i documenti di acquisto, trascorsii 10 anni, nonostante l'ammortamento non fosse terminato. L'Agenzia ha presentato ricorso per cassazione lamentando l'errata interpretazione del giudice di merito poiché è onere del contribuente provare attraverso l'esibizione delle fatture di acquisto la corretta deduzione degli ammortamenti.A nulla rilevando il superamento dei dieci anni. I giudici di legittimità hanno respinto l'impugnazione soste- nendo, innanzitutto, che l'articolo 22 del Dpr 600/1973 prevede che le scritture contabili obbligatorie devono essere conservate fino a quando non siano definiti gli accertamenti relativi al corrispondente periodo di imposta, anche oltre il termine stabilito dall'articolo 2220 del Codice civile (per 10 anni) o da altre leggi tributarie. Tuttavia tale norma va interpretata anche alla luce dell'articolo 8, comma 5, della legge 212/2000 (Statuto del contribuente) secondo cui l'obbligo di conservazione di attie documenti, stabilito a soli effetti tributari, non può eccedere il termine di dieci anni dalla loro emanazione o dalla loro formazione. Di conseguenza la conservazione oltre il termine decennale è necessaria solo se prima dello spirare del decimo anno sia iniziato un accertamento. La sentenza rileva, infatti, che l'applicazione della norma potrebbe essere soggetta a un «forte indice di discrezionalità», nel senso che l'obbligo di conservazione si protrarrebbe per una durata che dipenderebbe esclusivamente dalla volontà dell'ufficio. In altre parole ciò si tradurrebbe come un obbligo di conservazione sine die. È stato così chiarito che in assenza dell'avvio di una verifica,i documenti possono essere eliminati al termine del decennio.
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Cassazione. Obbligo di conservazione delimitato anche se l'ammortamento si protrae più a lungo
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Fuori da Unico le spese per alberghi e alimenti Michele Brusaterra pDal 2015 per i professionisti le spese per prestazioni alberghieree di somministrazione di alimentie bevande sostenute dal committente non costituiscono più compensi in natura. Il quinto comma dell'articolo 54 del Tuir contiene le norme che dispongono in merito al trattamento fiscale delle spese sostenute dall'esercente arti o professioni a titolo di vitto e alloggio. Oltrea venir stabilita una generica deducibilità limitata al 75% delle spese alberghiere e di somministrazione di alimenti e bevande, le spese così abbattute soggiacciono a un ulteriore limite che è fissato in misura percentuale sul volume dei compensi. Più precisamente la deducibilità è ammessa fino a un importo complessivamente non superiore al 2% dell'ammontare dei compensi percepiti nel periodo d'imposta. Il secondo periodo del medesimo comma prevedeva, però, una deroga a questo stringato trattamento fiscale, stabilendo l'integrale deducibilità delle spese riferite a trasferte effettuate dal professionista per conto del committente qualora le stesse fossero state sostenute «dal committente per conto del professionistae da questi addebitate nella fattura». Il meccanismo da attuare risultava abbastanza complesso anche da un punto di vista contabile, senza un effettivo beneficio per l'amministrazione finanziaria: come descritto dall'agenzia delle Entrate con la circolare 28/ E/2006, il fornitore del servizio, infatti, doveva emettere fattura intestata al committente, riportando, però, anche i riferimenti del professionista; il committente dovevaa sua volta comunicare al professionista l'ammontare della spesa sostenuta mentre quest'ultimo doveva emettere fattura nei confronti del committente, comprensiva anche della predetta spesa. A questo punto per il professionista la spesa "anticipata" dal committente assumeva due distinti connotati: da una parte costituiva un compenso in natura, da trattare come tale a livello di tassazione, dall'altra rappresentava anche un costo totalmente deducibile. Sul versante del committente la spesa per prestazioni alberghieree di somministrazione di alimenti e bevande doveva essere trattata come una anticipazione del compenso nei confronti del professionista, che diveniva costo solo all'atto del ricevimento della fattura emessa da quest'ultimo. Al fine di semplificare la normativa, il decreto legislativo 175/2014 è intervenuto direttamente sull'articolo 54 del Tuir, modificando il secondo periodo del suo quinto comma. Stabilisce ora la norma che le prestazioni alberghieree di somministrazione di alimenti e bevande «acquistate direttamente dal committente non costituiscono compensi in natura per il professionista». L'effetto di tale disposizione, entrata in vigore dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2015, è molto semplice: il professionista non dovrà più inserire tali valori trai propri compensi e, di conseguenza, in parcella, mentre per il committente tali spese verranno a costituire dei costi di esercizio. Anche il modello Unico 2016, relativo ai redditi 2015, recepisce la nuova disposizione abrogando la colonna del rigo RE15 destinata ad accogliere, fino allo scorso periodo d'imposta, l'evidenziazione di tali spese sostenute dal committente.
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Professionisti. Il trattamento degli oneri sostenuti nel 2015 dai committenti
14/05/2016 Pag. 16
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Sconti per il partner in par condicio Con le unioni civili solo le detrazioni per i figli rimangono individuali Alessandro Antonelli Alessandro Mengozzi pLa legge che ha regolamentato l'istituto delle unioni civili ha un impatto di carattere finanziario sul bilancio dello Stato in quanto estende il diritto alla corresponsione dell'assegno al nucleo familiare e il diritto alla pensione di reversibilità alle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Più in particolare ci saranno effetti anche sul gettito dell' Irpef, in quanto si estende il diritto per la detrazione per coniugea carico. Ciò comporta di riflesso un incremento degli adempimenti per i sostituti d'imposta che, in forza dell'articolo 23 del Dpr 600/1973, saranno chiamati a riconosce le detrazioni ai propri lavoratori parti di unioni civili. La detrazione per il coniuge L'articolo 1, comma 20 della legge sulle unioni civili dispone che, fatte salve le disposizioni del Codice civile non richiamate dalla legge e quelle sull'adozione, le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi», «marito»e «moglie», ovunque ricorrano nelle leggi, nei regolamenti, negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, trovino applicazione anche alla parte della unione civile tra persone dello stesso sesso. Ciò comporta il riconoscimentoa favore delle unioni civili della detrazione per coniuge a carico previsto dall'articolo 12, comma 1, lettere a)e b) del Tuira condizione che il congiunto abbia un reddito lordo annuo complessivo non superiore a 2.840,51 euro (comma2 dell'articolo 12 del Tuir). Nell'ambito dei redditi di lavoro dipendente il sostituto d'imposta dovrà quindi riconoscere la detrazio- ne a condizione che il soggetto parte di unioni civili ne faccia richiesta, indichi le condizioni di spettanza e indichi il codice fiscale del soggetto per cui si usufruisce della detrazione. Inoltre vanno considerate ulteriori disposizioni, sempre contenute nella legge, di impatto sul regime di tassazione delle somme erogate al lavoratore parte di un'unione civile. Il Tfr La prima, prevista dal comma 17, riguarda l'estensione, in caso di morte, del trattamento di fine rapporto (articolo 2120 del Codice civile) e dell'indennità di preavviso di cui all'articolo 2118 del Codice civile. Queste somme ora potranno essere devolute direttamente al convivente dello stesso sesso diversamente dal passato in cui (per queste fattispecie) il Tfr doveva essere devoluto ai parente entro il terzo grado ed affini entro il secondo grado come previsto dall'articolo 2122 del Codice civile. L'applicazione dell'articolo 2120 a favore del convivente parte di un unione civile dovrebbe altresì comportare la devoluzione al coniuge dello stesso sesso della prestazioni in forma di capitale maturata presso forme pensionistiche complementari a cui aderiva il lavoratore defunto. L'assegno di separazione Un secondo effetto, previsto dal comma 25, riguarda l'applicazione della legge sul divorzio e in particolare dell'obbligo di una delle due parti di somministrare periodicamente un assegno di mantenimento. Ciò avrà l'effetto di rendere applicabili alle unioni civili l'articolo 10, comma 1, lettera c) del Tuir lad- dove si prevede la deduzione dal reddito complessivo del soggetto erogante dell'assegno di mantenimento per il coniuge in conseguenza di separazione. Inoltre nei confronti del soggetto percettore troverà applicazione l'articolo 50, comma 1, lettera i) del Tuir laddove si prevede che queste erogazioni rientrino nella categoria dei redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente. Il welfare aziendale Un ulteriore effetto, che seppur non espressamente disciplinato dalla legge si ricava dalla lettura del comma 20, riguarda l'estensione al coniuge del lavoratore, parte di un unione civile, del regime di welfare aziendale previsto dall'articolo 51, comma 2, lettere f, f-bis e f-ter), del Tuir. Infatti, poiché queste norme richiamano i familiari indicati nell'articolo 12 del Tuir, se ne deve dedurre la possibilità di estendere al convivente di una coppia di fatto, anche se non fiscalmente a carico, le agevolazioni in tema di servizi di istruzione, ricreazione, assistenza sociale o sanitaria che in precedenza erano riservate al coniuge. Anche i conviventi dello stesso sesso del lavoratore potranno di conseguenza usufruire delle convenzioni stipulate dal datore di lavoro, a favore dei dipendenti o della generalità dei dipendenti, come case di cura, circoli sportivi o ricreativi. Questi effetti non si applicano alla disciplina delle convivenze di fatto (istituto che può riguardare tanto coppie eterosessuali, ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Riforme. Gli effetti della legge varata dal Parlamento e l'intreccio con le disposizioni di Codice civile e Tuir
14/05/2016 Pag. 16
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quanto coppie omosessuali) disciplinate dalla medesima legge (commi dal 36 a 65). A confronto Si Si Si Si Si Si Si Si Si Unioni civili Matrimonio Rilevanza ai fini Irpef di somme, detrazioni, deduzioni Rilevanza reddituale dell'assegno di mantenimento Spettanza del Tfr in caso di decesso ex articolo 2122 del Codice civile Spettanza della detrazione per coniuge a carico Deduzione dal reddito complessivo dell'assegno di mantenimento al coniuge Spettanza della detrazione per figli a carico No* (*) La parte di una unione civile non può fare richiesta di adozione del figlio minore, anche adottivo del partner (cd. stepchild adoption). In questo caso la detrazione per figli va riconosciuta al solo padre/madre biologica o adottiva e non può estendersi al convivente dello stesso sesso Confronto fra unioni civili e matrimonio: la rilevanza di alcune previsioni nell'ambito del Tuir
14/05/2016 Pag. 16
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Anche il Consiglio di Stato dice «addio» alla Forestale LE OSSERVAZIONI Nessun ostacolo giuridico al trasferimento di funzioni e personale: da rivedere l'organizzazione e l'opzione per transitare nelle altre amministrazioni civili Gianni Trovati pNel primo pacchetto dei decreti attuativi della riforma Madia, il parere del Consiglio di Stato mancava solo per il provvedimento che cancella il Corpo forestale dello Stato e lo fa assorbire dai Carabinieri. Il via libera è arrivato con il parere 1183/2016, diffuso ieri, con il qualei giudici amministrativi affermano di condividere spirito e obiettivi della riforma e suggeriscono alcuni correttivi per attuarla meglio. La freddezza con cuii sindacati e parte del personale hanno accolto la prospettiva di "addio" alla vecchia forestale non trova riscontri nel parere dei giudici amministrativi. La scelta di dire addio al Corpo forestale, spiega il parere, appartiene «all'apprezzamento discrezionale del governo»,a patto ovviamente che le sue funzioni, tutelate dalla Costituzione, non vengano cancellate ma solo ricollocate nelle altre forze di polizia, come fa la riforma. Anche dal punto di vista del personale, non c'è alcun problema di legittimità perché la Costituzione garantisce il diritto al «lavoro», non al «posto di lavoro», e la garanzia sulla conservazione del trattamento economico attuale permette alla riforma di camminare in linea con la giurisprudenza. È vero che i forestali appartengono alla categoria degli «impie- gati civili» dello Stato, ma presentano «spiccati tratti di analogia coni corpi militari (uniformi, gradi, uso delle armi, eccetera») che rendono più liscio il passaggio. I problemi, allora, possono essere legati ai meccanismi organizzativi disegnati nel decreto, che secondo i giudici amministrativi meritano in qualche caso di essere ripensati. Prima di tutto, l'opzione peri forestali di trasferirsi ad altre Pa «civili», che in base alla legge Madia doveva essere limitata nei contingenti, non incontra nel decreto attuativo un limite pre-fissato, con il rischio di eccesso di delega. La redistribuzione delle singole funzioni, poi, non sempre è ordinata, e secondo i giudici ha bisogno di qualche ripensamento e di tempi più lunghi per introdurre eventuali correttivi. Foto:
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Riforma Madia. Parere positivo al decreto sull'assorbimento nei Carabinieri MILANO
14/05/2016 Pag. 16
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Appalti, vecchi incentivi anche se il progetto è esterno G.Tr. pGli incentivi ai dipendenti pubblici per le attività di progettazione, nella forma riveduta e corretta dal decreto Madia del 2014, possono essere attribuiti al responsabile unico del procedimento (Rup) negli appalti anche se una parte dei progetti è stata affidata all'esterno. Non solo: i "premi" possono andare anchea direttori dei lavori, collaudatori e collaboratori anche se la progettazione è stata esternalizzata integralmente. Peccato, però, che questi incentivi siano stati cancellati dalla riforma degli appalti. Ad affrontare il tema è la delibera 18/2016, diffusa ieri, con cui la sezione Autonomie della Corte dei conti chiude un ricco dibattito interpretativo alimentato dal decreto Madia fra i magistrati contabili delle sezioni regionali. Quel meccanismo è stato abolito, ma la nuova delibera è tutt'altro che inutile, per due ragioni: in un inciso, la sezione Autonomie conferma autorevolmente che la riforma valgono per le «attività poste in essere dopo il 19 aprile 2016», data di entrata in vigore del decreto legislativo 50/2016 attuativo della delega appalti, e che quindi i lavori effettuati prima ma non ancora pagati seguono le vecchie regole. La precisazione dovrebbe evitare le incertezze sulla decorrenza che hanno accompagnato tutti i ritocchi agli incentivi "Merloni". Da queste premesse discende che le indicazioni fissate dai magistrati servonoa pagare nel modo corretto gli incentivi legati ai lavori effettuati fino al 19 aprile. Il decreto Madia, aveva cambiato il paradigma dei premi, cancellando la vecchia imposta- zione "Merloni" e sostituendola con un fondo da redistribuire fra i dipendenti. Il fondo, a carico degli stanziamenti previsti per la realizzazione dei singoli lavori e pari al massimo al 2% della base di gara, finanzia per l'80% il premioa responsabile unico, incaricati dell'appalto e collaboratori. Per far partire gli incentivi, ribadisce la Corte, è indispensabile aver adottato il regolamento ad hoc. Posta questa premessa, gli incentivi possono andare al Rup anche se una parte dei progetti è stata esternalizzata, vista la complessità del suo ruolo. Per le altre figure "incentivabili", tocca al regolamento la «prudente definizione» dei criteri con cui graduare gli incentivi, e individuare i «collaboratori» che rientrano nel meccanismo.
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Corte dei conti. La riforma si applica alle «attività svolte» dopo il 19 aprile 2016
14/05/2016 Pag. 20
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Gli svantaggi imprevisti nell'addio ai 500 euro Franco Debenedetti «Tieni sempre un biglietto da 1.000 franchi nel portafoglio», mi diceva mio padre, che aveva vissuto due guerre mondiali, vent'anni di dittatura, ed era scampato agli orrori della persecuzione. Franchi svizzeri intendeva: l'euro non c'era ancora, e il marco tedesco non era proprio una cosa che si associava alla salvezza. Oggi in Europa siamo fiduciosi che le vicende del secolo breve siano consegnate ai libri di storia; ma in giro per il mondo ci sono paesi con governi autoritari, divisi da guerre interne, con monete dall'incerto valore e non convertibili, con fallimenti bancari: in quei Paesi dollaro, euro, sterlina sono la principale riserva di valore. Tant'è che il biglietto da 100 dollari gode di un aggio rispetto a quelli di taglio inferiore, e le banconote da 50 pound costituiscono un quinto delle sterline in circolazione. Il consiglio paterno miè tornato alla mente leggendo che la Bce ha deciso di non stampare più banconote da 500 euro. I biglietti di banca si consumano, si distruggono, finiscono dentroi portafogli,e quindii "bin Laden" (il nome con cuiè conosciuto il 500 euro) usciranno dalla circolazione.È vero che il compito della Bceè fornire moneta all'economia dell'eurozona: ma l'Europa non può disinteressarsi di quello che succede nei Paesi problematici ai suoi confini,e se lo fa, ci sono le ondate dei migrantia ricordarlo. È vero anche che c'è la moneta elettronica: ma governi illiberali esistono, e difendersi dagli hacker può essere più difficile che proteggersi dai ladri. La banca ritiene che l'eliminazione del taglio da 500 euro (e il sostanziale disuso in cui è caduto quello da 200 euro) serva alla lotta al terrorismo,a combattere la criminalità organizzata,a contrastare l'evasione fiscale. Smettere di stampare diluirà nel tempo gli effetti di questa decisione, ma valgono le stesse considerazioni che si fanno a proposito del 100 dollari ogni volta che qualcuno propone di abolirli: valutare cioè se eliminando biglietti di taglio maggiore si conseguiranno i vantaggi attesie se non si andrà invece incontroa svantaggi imprevisti. Certamente maneggiare cinque biglietti in luogo di uno è più scomodo: ma si stenta a credere che chi sa far funzionare così bene il ciclo della cocaina- coltivazione, raffinazione, trasporto, distribuzione - eludendo eserciti e polizie, messo di fronte a questa "scomodità" si ravveda e cambi mestiere: quando gli basta scaricare il maggior costo, una frazione di centesimo, sul consumatore finale. Anche la valigia con cui passare la frontiera dovrà essere più grossa, ma non sembra una difficoltà insormontabile: basterà pagare un contrabbandiere in più. Quanto all'evasione fiscale, la parte delle imposte non pagate che l'idraulico o l'imbianchino retrocedono al clienteè tale che il disturbo di pagare con biglietti da 100 euroè trascurabile. E i negozi che non emettono scontrini hanno a che fare con transazioni di valore nettamente inferiore. Quanto al terrorismo, questo si finanzia attraverso canali che toccherebbea banche centralie governi controllaree chiudere. L'eliminazione del 500 euro potrebbe avere conseguenze anche sulla politica degli interessi negativi: adottata dalla Bce, è stata seguita dalla Banca del Giappone, potrebbe esserlo anche dalla Federal Reserve. Tasso negativo vuol dire che la banca chiede al depositante di pagare un prezzo per custodire il suo danaro. Quando questo prezzo è superiore al costo di custodirlo nei propri forzieri, non gli conviene più tenerlo che versarlo alla banca. Se però non ci sono più biglietti di grosso taglio, il costo di "metterlo sotto il materasso" aumenta: contare5 biglietti da 100 euro costa di più di contarne uno da 500, custodirli occupa più spazio. Il depositante è quindi disposto a pagare un prezzo più elevato alla banca perché lo custodisca. Il risultato è che eliminare i biglietti da 500 euro consente alle banche di perseguire una politica più aggressiva di tassi negativi. È anche per questa ragione che in Germania l'opinione pubblicaè fortemente contraria all'abolizione del 500 euro. La stragrande maggioranza dei cittadini usa il danaro per scopi legittimi, perché,a differenza del danaro elettronico,è semplice, sicuro e anonimo. Usarlo è un diritto e ogni limitazione è una riduzione della libertà, una lesione del diritto di proprietà. Lesione già silenziosamente in atto, almeno in Italia, dove l'uso di banconote da 200 e 500 euro è di fatto interdetto, pare anche su indicazioni di banche, poste, Banca d'Italia: ci sono casi in cui la moral ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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PARADOSSI MONETARI
14/05/2016 Pag. 20
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suasion la si esercita con successo. Il danaro non è solo mezzo di scambio, è invenzione politica.I biglietti hanno due facce, le monete testae croce: testa per ricordare il potere sovrano che la emette, croce a confermare un valore accettato in tutti gli scambi sul mercato(le banconote dell'euro non mostrano le effigie né di precursori né di fondatori, ma di ponti e di cattedrali). Il danaro si carica anche di valori simbolici, in primo luogo nei riguardi delle istituzioni: la fiducia che esse difenderanno la nostra libertàe garantirannoi nostri diritti, compreso quello di proprietà.
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Piano della ministra Lorenzin: "Rischio crac demografico" "Bisogna agire ora, oppure sarà troppo tardi per il Paese" MICHELE BOCCI PIÙ soldi per dare una mano a chi fa figli. Il drammatico calo della natalità nel nostro Paese spinge il ministero della Sanità a cercare contromisure, e la prima è la revisione del bonus bebè inaugurato nel 2015. Le coppie che mettono al mondo un bambino riceveranno un assegno doppio di quello emesso oggi dall'Inps. Se poi decidono di dare al primo figlio un fratellino, avranno una cifra ancora superiore. Questa è l'idea di base del progetto che Beatrice Lorenzin vuole inserire nella prossima legge di Stabilità. ALLE PAGINE 6 E 7 ROMA. Più soldi per dare una mano a chi fa figli ad affrontare le spese. Il drammatico calo della natalità nel nostro Paese spinge il ministero della Sanità a cercare contromisure, e la prima è la revisione del bonus bebè inaugurato nel 2015. Le coppie che mettono al mondo un bambino riceveranno un assegno doppio di quello emesso oggi dall'Inps. Se poi decidono di dare al primo figlio un fratellino, avranno una cifra ancora superiore. Questa è l'idea di base del progetto che Beatrice Lorenzin vuole inserire nella prossima legge di Stabilità, ovviamente aumentando gli stanziamenti ma sfruttando allo stesso tempo i risparmi già derivati dal calo delle nascite, che sta facendo rivedere al ribasso i preventivi di spesa per il contributo alle famiglie fatti appena due anni fa. Il bonus bebè oggi e fino al 2017 è riconosciuto ai nuclei familiari che hanno un Isee inferiore a 25mila euro all'anno e a quelli che lo hanno più basso di 7mila. I primi ricevono 80 euro al mese (960 all'anno) per ogni figlio, i secondi 160 euro (1.920 all'anno). Per avere un'idea del significato delle soglie, si stima l'Isee da 25mila euro sia quello di una coppia che guadagna 45mila euro lordi all'anno, vive in una casa con una rendita da 600 euro, ha un mutuo per 50mila euro e nel conto corrente ha 15mila euro. L'indice è infatti legato al reddito ma anche alle eventuali proprietà e pure ai debiti e al numero di componenti del nucleo familiare. Bisogna fare domanda all'Inps per essere ammessi al contributo, valido anche per i figli in affido o adottati fino al terzo anno di età o di ingresso nel nucleo familiare. Il 2015 è stato il primo anno in cui il numero dei nati è sceso sotto la soglia simbolica di mezzo milione. Secondo i dati di Istat, ancora provvisori ma con alta probabilità di essere confermati, ci si è fermati a 488mila. Circa il 20% dei bambini sono figli di coppie immigrate nel nostro Paese. Nel 2010 il dato era di 561mila. Lorenzin ha fatto due progetti, uno meno costoso per lo Stato e uno più impegnativo, quasi da Paese nord europeo. Nel primo caso viene raddoppiata la quota mensile per il primo figlio, portandola cioè a 160 e a 320 a seconda della soglia di Isee. Dal secondo in poi l'aiuto non resta lo stesso, come avviene adesso: alle famiglie andranno rispettivamente a 240 e 400 euro. Inoltre nel progetto del ministero c'è l'intenzione di allungare la validità della misura. Al momento il bonus è previsto per i bambini nati dal primo gennaio 2015 al 31 dicembre del 2017, nel progetto Lorenzin la durata è portata fino al 2020. Se entrerà in vigore il nuovo regime, a coloro che hanno fatto un figlio prima del 2015 e ne hanno un altro nel periodo di validità del contributo viene riconosciuta la cifra mensile più alta. L'anno scorso sono state 330mila le coppie che hanno ricevuto il bonus. Di queste 245mila hanno avuto il contributo da 80 euro al mese e le altre da 160. La legge di Stabilità del 2015 ha stanziato circa 3,6 miliardi per sei anni. Nella proposta elaborata dagli uffici del ministero della Sanità si prevede un aumento della spesa di circa 2,2 miliardi, tenendo conto dell'incremento dei costi ma anche del miliardo di euro di risparmio rispetto alle previsioni a causa del calo delle nascite. Ma Lorenzin e i suoi tecnici hanno pensato ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Bonus bebè, più soldi per le famiglie Primo figlio, 160 euro
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anche a una proposta molto più forte da portare al Consiglio dei ministri per essere valutata. Si tratterebbe intanto di alzare la soglia massima Isee a 30mila euro all'anno, cosa che ammetterebbe al contributo molte più coppie, almeno altre 60mila. Inoltre si prevederebbe un sostegno molto importante per chi ha un indicatore della ricchezza sotto i 7mila euro. Si darebbero 320 al mese per il primo figlio e 480 per il secondo, con una misura che diventerebbe di sostegno alla povertà. Ma ci vorrebbero molti miliardi in più per tenere in piedi un sistema così congegnato. E l'intenzione di fare un vero cambio strategico delle politiche del welfare. per ogni figlio in famiglie con reddito Isee sotto i 7mila € annui Isee Reddito Il bonus bebè COME FUNZIONA OGGI COME FUNZIONERÀ DOMANI 3,6 5,8 160 € al mese in famiglie con reddito Isee tra 7mila € annui e 25mila € annui 80 € al mese 240 per ogni figlio in famiglie con reddito Isee tra 7mila € annui e 25mila € annui 320 € al mese per il primo figlio in famiglie con reddito Isee sotto i 7mila € annui 160 € al mese 400 € al mese € al mese Chi ne usufruisce Neo mamme, genitori adottivi e in ado Validità Per i bambini nati dal primo gennaio 2015 al 31 dicembre 2017 Durata del bonus Fino ai 3 anni del bambino Chi può fare la domanda Uno dei genitori A chi si fa la domanda All'Inps, che eroga gli assegni Ne hanno usufruito nel 2015 245mila bambini di famiglie con Isee 7.000-25.000€ 85mila bambini di famiglie con Isee <7mila 25.000 € annui 7.000 € annui per il primo figlio Dal secondo figlio in poi Dal secondo figlio in poi SPESA PER LO STATO miliardi in 6 anni SPESA PER LO STATO miliardi in 6 anni Validità Per tutti i bambini nati fino al 2020 Durata del bonus Fino ai 3 anni del bambino LE DATE 1 GENNAIO 2015 Nella sua attuale formulazione, il bonus bebè è stato introdotto in Italia per i nati da quella data al 31 dicembre del 2017. Nel 2015 hanno ricevuto il contributo 330mila coppie 31 DICEMBRE 2020 Il bonus in vigore scade a fine 2017. Il progetto del ministro Lorenzin prevede l'estensione del contributo, anche alle famiglie dei bambini che nasceranno tra il 2018 e il 2020 Il crollo della natalità in Italia -12% dal 2010 al 2015 Il tasso di natalità in Italia Nati vivi ogni mille abitanti FONTE ISTAT 561.994 9,5 9,2 9,0 8,5 8,3 8,0 (stima) 2010 450.000 475.000 500.000 525.000 550.000 546.585 2011 534.308 2012 514.308 2013 502.596 2014
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488.000 (stima) 2015 9,5 9,2 9,0 8,5 8,3 8,0 (stima) PER SAPERNE DI PIÙ www.salute.gov.it www.inps.it
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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15/05/2016 Pag. 26
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"L'Italia cresce senza sconti sul deficit" VALENTINA CONTE ROMA. «Il 2016 sarà l'anno di uscita dall'economia zero virgola». Ne è convinto Filippo Taddei, responsabile Economia e Lavoro del Pd, specie alla luce dei «dati confortanti» diffusi ieri dall'Istat su Pil e inflazione. Eppure l'Italia cresce la metà dell'Europa, dietro a tutti i grandi paesi, in piena deflazione. «Prima eravamo l'eccezione, ora siamo in continuità e ci avviciniamo alla media dell'Eurozona. Con un vantaggio sugli altri: la nostra dinamica del Pil è crescente, mentre in Francia e Germania è calante. E poi noi produciamo crescita senza sconti sul deficit da tempo oltre il 3%, come fa Parigi. Partiamo più lenti, ma andiamo più lontano». Quanto lontano? L'obiettivo dell'1,2% del Pil, già rivisto al ribasso, sarà ulteriormente ritoccato? «I dati Istat sul primo trimestre ci dicono che se fossimo piatti - crescita zero - di qui a dicembre, chiuderemmo l'anno a +0,6%. Questo significa che tra gennaio e marzo siamo cresciuti più di ogni aspettativa. Non si sono ragioni per rivedere l'1,2%». La componente interna ha dato un contributo più importante di quella estera, benché ancora timido nonostante la politica dei bonus. Come mai? «La crescita di inizio anno è dovuta per intero alla domanda interna, mentre la dinamica dell'export è addirittura negativa. Dunque non è fragile né volatile, non dipende dall'aiutino dell'euro debole e del basso prezzo del petrolio. Lo confermano i dati sulla produzione industriale: +1% sull'anno, ma +6% nei beni strumentali. Gli investimenti trainano la crescita». Eppure i prezzi calano. «Al contrario. Se levassimo il petrolio, che dipende dal rallentamento globale, salgono dello 0,4%». Pensate ad altre misure per rilanciare i consumi? «Vogliamo soprattutto far ripartire gli investimenti. Con la crisi abbiamo perso 80 miliardi, 5 punti di Pil. Ne abbiamo recuperato solo uno. Puntiamo a riprendere gli altri 60 miliardi cominciando con il provvedimento "Finanza per la crescita" dei prossimi mesi. Le famiglie che comprano i bond aziendali? Si fideranno? «Saranno pronte a dare una risposta, la domanda c'è. Manca l'offerta, visto che i titoli di Stato rendono pochissimo». Quanto raccoglierete? «Non faremo maquillage, ma operazione sostanziale che abbia miliardi come obiettivo». Se deciderete, con la Stabilità, di abbassare l'Irpef, poi dal 2017 le addizionali di Comuni e Regioni torneranno a correre? «Abbasseremo le tasse nel loro complesso. Come? Lo vedremo. Ma non ci saranno sorprese a livello locale». IL VANTAGGIO Abbiamo un vantaggio: la nostra dinamica del Pil è crescente, mentre in Francia e Germania è calante GLI INVESTIMENTI Vogliamo soprattutto riattivare gli investimenti. Con la crisi abbiamo perso 80 miliardi, 5 punti di Pil Foto: ECONOMISTA Filippo Taddei, responsabile Economia e Lavoro del Pd
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L'INTERVISTA/ FILIPPO TADDEI, RESPONSABILE ECONOMIA E LAVORO DEL PD, COMMENTA I DATI DELL'ISTAT SU PIL E INFLAZIONE
15/05/2016 Pag. 20 Ed. Roma
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Anche le proprietà dello Stato possono diventare un affare Oltre all'asta giudiziaria, esiste un altro tipo di asta, quella dismissiva, nella quale sono lo Stato o un ente pubblico a mettere in vendita un immobile. Ciò avviene secondo le norme di legge sulle dismissioni, in base alle quali viene redatto un disciplinare, che conterrà le regole di partecipazione alla gara. Anche in questo caso - e forse più che nelle aste giudiziarie - è essenziale prestare un'attenzione maniacale ai termini della gara e ai documenti necessari, poiché si rischia di trovarsi tagliati fuori in corso d'opera. È evidente che le aste dismissive sono tra le più ambite, poiché a garanzia dell'immobile c'è la Pubblica Amministrazione e si è dunque al riparo dal possibile gravare di ipoteche sulle abitazioni. Inoltre, un'asta con lo Stato è una garanzia di trasparenza e di convenienza. IL RUOLO DEL NOTAIO Una volta indicati gli immobili da dismettere e assicurato che nessuno degli inquilini che vi risiedono voglia comprare l'abitazione si procede con la prima fase d'asta dismissiva, che consta della presentazione delle offerte segrete. Si presenta dunque, secondo i tempi stabiliti e consultabili in pubblicità, un'offerta scritta al notaio incaricato, indicando la somma che si è disposti a versare pari o superiore al prezzo base indicato nell'avviso. Ad accompagnare l'offerta - come nel caso delle aste giudiziarie - sarà una cauzione a garanzia, normalmente pari al 10% del prezzo base d'asta. Nel giorno stabilito nell'avviso d'asta, il notaio incaricato apre i plichi delle offerte segrete in presenza degli offerenti e verifica la completezza e la conformità della documentazione alle disposizioni del disciplinare. Quindi, redige la graduatoria delle offerte segrete valide e, secondo quanto INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A CURA DELLA A. MANZONI & C. stabilito nel disciplinare, aggiudica l'immobile a chi ha già presentato l'offerta più elevata, restituendo la cauzione agli offerenti non aggiudicatari. Diversamente, nel caso in cui vi siano più offerte e il disciplinare non preveda l'aggiudicazione alla più alta, ma la competizione fra le più alte o siano state presentate offerte più alte dello stesso importo, si procede con lo svolgimento della seconda fase, quella delle offerte palesi. A quel punto, chi è rimasto nella graduatoria presenta innanzi allo stesso notaio offerte in aumento rispetto all'offerta segreta più elevata, con rialzi minimi e nei tempi fissati nell'avviso d'asta. PREZZI RIDOTTI In caso di mancanza di valide offerte segrete, si procede alla fase delle offerte residuali che si caratterizza per la presentazione di offerte d'acquisto con relative cauzioni, per un numero massimo prestabilito dall'offerente - di immobili inseriti nel medesimo avviso d'asta, per un importo pari o ridotto rispetto al prezzo base d'asta a seconda di quanto stabilito nel disciplinare.
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del Guida CASI PARTICOLARI SPECIALE ASTE IMMOBILIARI CITTADINO DISMISSIONI SONO LE ASTE PIÙ AMBITE: A GARANZIA DELL'IMMOBILE C'È LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
14/05/2016 Pag. 8
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Legge Stabilità, si cambia entra l'indice di benessere Sarà inserita per la prima volta la stima della qualità della vita, tra ambiente, lavoro e salute Spese e entrate più realistiche. Stop alle micronorme e all'assalto alla diligenza ROBERTO PETRINI ROMA. La Finanziaria era già andata in soffitta, ma qualche nostalgico continuava a chiamarla così. A partire dal prossimo autunno va in pensione anche la legge di Stabilità per essere sostituita dalla nuova legge di Bilancio, un documento unico, che sarà la guida della politica economica e finanziaria del paese. Ieri infatti, dopo un lavoro durato un anno, che ha visto coinvolte le commissioni Bilancio della Camera e del Senato impegnate in una indagine conoscitiva, è stato depositato nell'aula di Montecitorio il disegno di legge di riforma che accorpa i vecchi ddl Stabilità e Bilancio in un documento unico. La prima parte sarà puramente normativa e la seconda composta da prospetti relativi a ciascun ministero con specificate missioni, programmi e le nuove e più dettagliate « azioni». Dal punto di vista sostanziale il nuovo bilancio sarà più vicino al concetto di «cassa», il più utilizzato in Europa, ed eliminerà di fatto la contabilizzazione per «competenza»: significa che le spese e le entrate saranno più realistiche e non più «gonfiate» da un sistema di «prenotazione » dei fondi che da luogo ad avanzi, il cosiddetti "residui passivi". Il provvedimento porta come prima firma quella del presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, che ha «pilotato» l'intero iter, è condiviso da tutti i capigruppo tranne M5S e Lega, ed ha avuto il contributo del ministro dell'Economia Padoan e del viceministro Enrico Morando. I tempi si prevedono stretti perché con la riforma dell'articolo 81 di fatto lo strumento della vecchia legge di Stabilità decade ed è necessario varare il provvedimento per la prossima sessione autunnale: si conta dunque su una approvazione entro luglio. La nuova normativa prevede che la nota di aggiornamento al Def venga presentata entro il 30 settembre (dieci giorni più tardi di oggi per avere il tempo di aggiornarla con i dati Istat). La nuova legge di Bilancio dovrà essere varata dal governo entro il 12 ottobre che nel giro di dodici giorni dovrà presentare il testo alle Camere. Alcune novità aggiornano il «Bilancio» alle nuove tendenze economiche: a partire dall'introduzione nel Def, a fianco del Pil,del l'indice del benessere, il Bes-Istat, che calcola oltre ai crudi numeri del fatturato dell'Azienda Italia anche la qualità della vita (ambiente, lavoro, salute). Scompariranno anche le clausole di salvaguardia che garantiscono con un aumento delle tasse i tagli di bilancio posticipando negli anni le decisioni di politica finanziaria. Stop anche alle micronorme e al conseguente assalto alla diligenza: saranno vietate e finiranno in una legge per le esigenze dei territori. Niente più saccheggio anche per i fondi del 5 e dell'8 per mille ritenuti inviolabili. E accesso libero dei deputati alle banche dati degli enti, dei ministeri e dello Stato. Foto: PRESIDENTE Francesco Boccia presidente della Commissione Bilancio della Camera
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IL CASO/ DEPOSITATA LA RIFORMA: STOP ALLE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA
14/05/2016 Pag. 24
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"Impegno extra contro l'emergenza" WRITERS Sarà indetto un concorso pubblico per giovani artisti nelle periferie (l.gr.) ROMA. La crisi ha fatto allungare le liste d'attesa per avere diritto ad un alloggio popolare: «Il piano casa è indispensabile», dice Riccardo Nencini, viceministro delle Infrastrutture «serve un impegno extra per rispondere all'emergenza abitativa». Al piano del Ministero manca un tassello: bisogna trovare 600 milioni e i movimenti per la casa non hanno tempo per aspettare. «I finanziamenti si troveranno perché c'è un forte impegno della Presidenza del Consiglio nel portare avanti il progetto. Questo piano casa è un intervento da sinistra riformista e deve essere avviato in tempi brevi. L'ultimo progetto in residenze abitative risale a dieci anni fa, al governo Prodi. Ma la crisi dei redditi ha innescato l'emergenza, ha allargato la fascia di povertà e generato un bisogno esteso al quale dobbiamo dare risposta». Non si tradurrà in una ennesima colata di cemento? «Lo escludo. Definirei il progetto alla "viennese", agiremo nel pieno rispetto dell'ambiente e del territorio. Non vi sarà ulteriore consumo di suolo: l'obiettivo è ristrutturare e, dove non è possibile, demolire e ricostruire. Quel cemento, semmai, lo coloreremo avvalendoci delle opere di giovani artisti». Il governo chiede aiuto ai writers, ai graffittari? «Vogliamo indire un concorso pubblico per finanziare le loro opere. Ci sarà una commissione di eccellenza che selezionerà i progetti artistici con valenza estetica, individuando quelli da finanziare». Quanto stanzierete per i graffiti? «Un paio di milioni, da destinare alla riqualificazione delle periferie» Saranno individuate anche caratteristiche architettoniche standard per le ricostruzioni? «La decisione spetta alle regioni, ma condizione essenziale è il rispetto dell'ambiente e del territorio». Come sono state definite le risorse? «Per le ristrutturazioni abbiamo previsto costi standard da 40-50 mila euro ad alloggio. In alcuni casi si tratta solo di portare a termine interventi incompiuti, è chiaro che se invece dobbiamo demolire e ricostruire il budget va triplicato». Foto: Riccardo Nencini
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L'INTERVISTA/ RICCARDO NENCINI, VICEMINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE
15/05/2016 Pag. 16
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Trasparenza, gli atti della Pa diventano tutti accessibili Alle amministrazioni solo 30 giorni per rispondere. Decreto domani in cdm Andrea Bassi R O M A Probabilmente non è un caso che il primo dei decreti attuativi della riforma Madia sulla Pubblica amministrazione a tagliare il traguardo sia quello sulla trasparenza. Da sempre, il libero accesso a tutti i dati, gli atti e i documenti della Pa, è stato indicato come un provvedimento simbolo sia dal ministro della Pubblica amministrazione che dal premier Matteo Renzi. Domani il consiglio dei ministri licenzierà, definitivamente, quello che in gergo tecnico si chiama il «Foia», acronimo di Freedom of information act, una regola internazionale già in vigore in 90 Paesi e che dà diritto ad ogni cittadino di accedere liberamente agli atti della Pubblica amministrazione. La strada di questo provvedimento non è stata semplice. Per la burocrazia è una grande rivoluzione, perché qualsiasi decisione presa attraverso un atto, sarà pubblica. Non potrà avere accesso ai documenti solo chi, come oggi, è portatore di un interesse specifico, ma qualsiasi cittadino che ne faccia richiesta. Una sfida, soprattutto culturale, non facile. Tanto che in tutti i modi nei vari passaggi di genesi del testo c'erano stati tentativi di ridurne la portata. Per esempio introducendo nel provvedimento il sistema del silenzio-diniego. Se l'amministrazione non avesse risposto entro 30 giorni alla richiesta del cittadino, la domanda sarebbe stata automaticamente respinta. A quel punto non sarebbe rimasto che fare un costoso ricorso al Tar. LE MODIFICHE Durante il passaggio parlamentare, la relatrice alla Camera, Anna Ascani, ha fatto approvare un parere nel quale si chiedeva l'eliminazione di questo meccanismo di silenzio-dissenso, introducendo invece un obbligo per la Pa di motivare il rifiuto a fornire il documento. Nel testo che domani andrà in consiglio dei ministri, questo punto è stato recepito. Questo significa che le amministrazioni saranno obbligate a rispondere entro trenta giorni, in senso positivo o negativo. Un altro principio che è passato è che, se trasmessi in forma digitale, i documenti non debbano avere nessun costo per i cittadini. Anche il ricorso in caso di diniego, potrà essere presentato non solo al Tar, ma anche al difensore civico o al responsabile della trasparenza, in modo da rendere l'appello non oneroso. Nel nuovo testo, poi, sarà posto anche un limite più stringente ai casi nei quali la pubblica amministrazione potrà dire di no alla richiesta di accesso. I limiti sono quelli della tutela della sicurezza pubblica, la difesa e le questioni militari, il potenziale rischio per le relazioni internazionali, o ancora quello per la stabilità finanziaria oltre, infine, al rispetto della privacy. La nuova versione del decreto, tuttavia, precisa che il pregiudizio per uno di questi interessi deve essere «concreto» e non astratto. Ma quali atti e documenti potranno essere chiesti? In astratto tutti, salvo le eccezioni sopra descritte. Si potrà, per esempio, chiedere a che punto è una richiesta di visita specialistica e sapere con che criteri si formano le liste d'attesa. Perché il rinnovo di un permesso di soggiorno è bloccato. Se un determinato dirigente ricopre incarichi in conflitto di interessi. E poi tutti i contratti stipulati dalle amministrazioni pubbliche. Tutte queste richieste, è bene ricordarlo, non dovranno essere motivate indicando l'interesse che spinge il cittadino a chiedere le informazioni. ARRIVA AL TRAGUARDO IL PRIMO TESTO DELLA RIFORMA MADIA CHE ATTUA ANCHE IN ITALIA IL FREEDOM OF INFORMATION ACT La riforma della P. A. DIRIGENTI LICENZIABILI TAGLIO PREFETTURE BACINO UNICO DIRIGENTI BOLLETTE ELETTRONICHE CONCORSI E VOTO DI LAUREA FREEDOM OF INFORMATION ACT ADDIO FORESTALE Da 5 corpi nazionali si passa a 4: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Penitenziaria STRETTA SU ASSENZE Il controllo passa dalle Asl all'Inps. Staffetta generazionale e paletti per il precariato Ver tici licenziabili se valutati negativamente. Gli incarichi non saranno più "a vita" Un solo ruolo diviso su tre livelli: statale, regionale, locale Bollette e multe sotto i 50 euro si potranno eseguire con un SMS Diritto di accedere, anche via web, a documenti e dati della P.A POTERI AL GOVERNO Il ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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IL PROVVEDIMENTO
15/05/2016 Pag. 16
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Parlamento delega l'esecutivo a precisare le funzioni di Palazzo Chigi per l'unità di indirizzo LICENZIAMENTI FACILI Obbligo per il dirigente responsabile di concludere l'azione disciplinare senza escludere il licenziamento ACCESSO DIGITALE Nuovo capo hi-tech per assicurare accesso internet negli uffici pubblici, scuole comprese Confluiscono nell'Ufficio territoriale dello Stato. Soppressi gli Enti inutili o in rosso Salta la soglia minima sotto la quale si è fuori dalle selezioni pubbliche
14/05/2016 Pag. 1
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Da quest'anno sarà assorbita dalla legge di Bilancio. Addio alle clausole di salvaguardia. Aggiornate anche le scadenze per la presentazione dei testi Legge di Stabilità in pensione e con essa le clausole di salvaguardia. La legge di Stabilità confluirà nella legge di Bilancio, la seconda sezione della quale conterrà le previsioni di entrata e di spesa, espresse in termini di competenza e cassa. Aggiornate anche le scadenze per la presentazione dei testi. Lo prevede la pdl (primo firmatario Francesco Boccia) che gode di ampio consenso e dovrebbe diventare legge entro luglio. Cerisano a pag. 36 La legge di Stabilità va in pensione e con essa le clausole di salvaguardia. Confluirà in una apposita sezione della legge di bilancio dove troveranno posto le misure individuate dal governo per realizzare gli obiettivi di finanza pubblica indicati nel Documento di economia e fi nanza e nella Nota di aggiornamento del Def. La seconda sezione della legge di bilancio conterrà le previsioni di entrata e di spesa, espresse in termini di competenza e cassa. Addio anche alle clausole di salvaguardia. Qualora l'andamento della spesa pubblica non sia in linea con le previsioni, non scatterà nessuna misura automatica di compensazione né alcun rimando a decreti ministeriali, prassi questa che «suscita parecchie perplessità» per il rinvio a una normativa di rango secondario. Alle compensazioni si provvederà nell'esercizio successivo con la legge di bilancio adottando «prioritariamente misure correttive di carattere normativo». È quanto prevede la proposta di legge sul nuovo bilancio dello stato depositata giovedì alla camera. Il testo, di cui è primo fi rmatario il presidente della commissione bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia, è stato sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza e da alcuni dell'opposizione (tra gli altri Sel, Conservatori e riformisti e Forza Italia). Ed è stato presentato anche a palazzo Madama (a fi rma del presidente della commissione bilancio del senato, Giorgio Tonini) a sugellare la stretta collaborazione tra deputati e senatori nella stesura della proposta di legge. Ora l'obiettivo è fare presto. «Per far entrare in vigore le nuove norme a partire dalla prossima sessione di bilancio è indispensabile arrivare all'approvazione entro luglio», spiega Boccia. «Si tratta di un obiettivo realistico visto l'ampio consenso parlamentare riscontrato sulla proposta di legge che gode anche dell'avallo del governo. Camera e senato lavoreranno a braccetto, ma al tempo stesso su un doppio binario: Montecitorio sulla riforma della legge di bilancio e palazzo Madama sul restyling della legge 243 che ha già iniziato il suo iter al senato». «E' un passo importante per la modernizzazione della p.a.», ha proseguito Boccia. «Dal bilancio dello stato dipendono opportunità e vincoli per i cittadini e un bilancio statale facile da leggere è un passo decisivo per la sburocratizzazione del paese». Cambia il cronoprogramma della sessione di bilancio. La nuova data da segnare sul calendario sarà il 12 ottobre. Entro tale termine il consiglio dei ministri dovrà varare il ddl di bilancio ma potrà presentarlo alle camere entro i successivi 12 giorni. Teoricamente, quindi, l'esecutivo avrà tempo fi no al 24 ottobre, ossia nove giorni in più rispetto all'attuale deadline del 15 ottobre per portare la manovra in parlamento. Si tratta di un «temine mobile» che il governo potrà sfruttare o meno, ma consentirà all'esecutivo di fare gli ultimi aggiustamenti alle previsioni di entrata e spesa sulla base delle modifiche legislative introdotte dalla prima sezione. Cambia anche la tempistica per la Nota di aggiornamento del Def che dovrà essere presentata alle camere entro il 30 settembre e non, come oggi, entro il 20. Questo perché, come emerso dall'indagine conoscitiva svolta dalle commissioni bilancio di camera e senato, il termine del 20 settembre non consente di riportare nella Nota «un set di informazioni sui dati di fi nanza pubblica a consuntivo aggiornato ai dati Istat» che, proprio entro il 30 settembre, trasmette alla commissione Ue la seconda notifi ca sull'indebitamento netto e sul debito delle amministrazioni pubbliche. Clausole di salvaguardia addio. Misure correttive solo per legge. L'automatismo delle clausole di salvaguardia sarà sostituito da una procedura gestita dal Mef a cui spetterà monitorare gli oneri derivanti dalle leggi che indicano previsioni di spesa e prevenire il verifi carsi di eventuali scostamenti ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Sparisce la legge di Stabilità
14/05/2016 Pag. 1
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rispetto alle previsioni. Qualora tali scostamenti siano in procinto di verifi carsi, il Mef con decreto da trasmettere alle camere, sospenderà l'effi cacia, per l'esercizio in corso, delle disposizioni che recano le previsioni di spesa, salvo che gli scostamenti previsti non possano essere compensati a valere sullo stato di previsione del ministero competente. Alla compensazione degli effetti che eccedono le previsioni, si provvederà con la legge di bilancio, adottando prioritariamente misure correttive di carattere normativo. La prima sezione. Nella prima sezione della legge di bilancio (quella che conterrà le disposizioni della vecchia legge di Stabilità) troveranno posto: - le norme necessarie a garantire il concorso degli enti territoriali agli obiettivi di finanza pubblica; - l'importo massimo da destinare ai contratti del pubblico impiego; - le misure correttive di effetti finanziari derivanti da leggi pregresse o da sentenze defi nitive; - il livello massimo del ricorso al mercato fi nanziario e del saldo netto da finanziare in termini di competenza; - le norme in materia di entrata e di spesa tese a realizzare effetti fi nanziari nel triennio. Dovranno invece rimanere fuori dalla sezione, le norme di delega, quelle ordinamentali, organizzatorie, localistiche e microsettoriali. Stop dunque all'assalto alla diligenza da parte dei deputati, una prassi che il passaggio dalla vecchia legge fi nanziaria alla legge di Stabilità avrebbe dovuto far cessare. Ma purtroppo, si sa, le cose sono andate diversamente. © Riproduzione riservata Foto: Francesco Boccia
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Resta il Sistri sui rifiuti pericolosi Stop a token e black box DI MARCO OTTAVIANO Ottaviano a pag. 35 Le imprese della filiera dei rifi uti pericolosi saranno ancora tenute a pagare il contributo annuale Sistri. In futuro si procederà a una revisione dell'entità dei contributi ma la copertura degli oneri derivanti dalla costruzione e dal funzionamento del Sistri sarà ancora a carico degli operatori mediante il pagamento del contributo annuale. Al Sistri continueranno a essere assoggettate le sole imprese e i soli enti, entrambi defi niti come «produttori iniziali di rifi uti pericolosi», che hanno più di 10 dipendenti e operano in uno più settori tra industria, artigianato, commercio e servizi. Queste alcune delle novità contenute in una bozza di Dm di cui ItaliaOggi anticipa i contenuti contenente il regolamento del ministero dell'ambiente che apre il percorso di semplifi cazione del Sistri per tutti gli operatori interessati. Le imprese e gli enti che producono rifi uti speciali pericolosi e hanno meno di dieci dipendenti continueranno a non doversi iscrivere al Sistri, ne dovranno rispettarne gli obblighi. All'articolo 23, comma 3, della bozza di regolamento si legge della soppressione degli obblighi di installazione e dell'utilizzo di token e black box in attuazione delle semplifi cazioni previste quali obiettivo del bando Consip (articolo 11, comma 9-bis, della legge n. 101/2013). Comunicazione quantità rifi uti. Gli operatori iscritti al Sistri comunicano le quantità e le caratteristiche qualitative dei rifi uti oggetto della loro attività mediante la scheda Sistri - area registro cronologico. I produttori di rifi uti iscritti inseriscono le relative informazioni entro dieci giorni lavorativi dalla produzione dei rifi uti stessi e comunque prima della movimentazione degli stessi. Le informazioni relative allo scarico effettuato a seguito della presa in carico dei rifi uti stessi da parte del trasportatore , sono compilate e fi rmate elettronicamente entro dieci lavorativi dal completamento del trasporto. I commercianti , gli intermediari e i consorzi inseriscono le informazioni relative alle transazioni effettuate entro dieci giorni lavorativi dalla conclusione della transazione stessa. L'inserimento delle informazioni nel sistema non è obbligatorio nel periodo di attesa della consegna dei dispositivi in fase di iscrizione e nei sette giorni successivi alla consegna dei dispositivi stessi. Nel caso di rifi uti prodotti in cantiere , la cui attività lavorativa non si protragga oltre i sei mesi e che non disponga di tecnologie adeguate di tecnologie adeguate per l'accesso al sistema Sistri, le schede Sistri sono compilate dal delegato della sede legale o dell'unità locale dell'impresa. Nel caso di cantiere complessi comportanti l'intervento di diversi soggetti, l'attività del cantiere è calcolata per ciascuno di essi con riferimento al contratto del quale è titolare. Compiti trasportatore rifi uti pericolosi. Il trasportatore che aderisce al Sistri deve accedere al sistema e inserire i propri dati relativi al trasporto prima dell'operazione di movimentazione , salvo giustifi cati motivi di emergenza da indicare nella parte della scheda da compilare disponibile per le annotazioni. Durante il trasporto i rifi uti sono accompagnati dalla copia cartacea della scheda Sistri - area movimentazione relativa ai rifi uti movimentati, stampata dal produttore nel momento della presa in carica dei rifi uti da parte del conducente dell'impresa di trasporto. I soggetti produttori e trasportatori , che aderiscono al Sistri , cui spetta la responsabilità delle informazioni inserite nel sistema, possono adempiere agli obblighi previste dal nuovo regolamento, tramite le rispettive associazioni rappresentative imprenditoriali sul piano nazionale o società di servizi di diretta emanazione delle stesse. A tal fine i soggetti aderenti al Sistri, dopo la loro iscrizione possono delegare o incaricare le suddette associazioni o società di servizi, che sono tenute a iscriversi per la specifica categoria di appartenenza. I soggetti che producono rifi uti in quantità non superiore a duecento chilogrammi o litri , sono tenuti alla compilazione trimestrale della scheda Sistri - area registro cronologico, che deve essere comunque compilata prima della movimentazione dei rifi uti prodotti. Le novità Sistri nel nuovo Testo unico - Ancora dovuto per l'anno 2016 il pagamento del contributo annuale Sistri - Al Sistri continueranno a essere assoggettate le sole imprese e i soli enti, entrambi defi niti come «produttori iniziali di rifi uti ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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TRACCIAMENTO RIFIUTI
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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pericolosi», che hanno più di 10 dipendenti - Le imprese e gli enti che producono rifi uti speciali pericolosi e hanno meno di dieci dipendenti continueranno a non doversi iscrivere al Sistri - Soppressione degli obblighi di installazione e dell'utilizzo di token e black box
14/05/2016 Pag. 22
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Investimenti con regole certe Interpello al fi sco entro i termini della dichiarazione CLAUDIA MARINOZZI Nessuna sorpresa sul trattamento fiscale dei piani di investimento rilevanti in corso di attuazione in Italia, ma ciò solo se le imprese presentano interpello entro i termini per la presentazione della dichiarazione nella quale devono trovare applicazione le disposizioni tributarie oggetto d'istanza. Questo quanto previsto dall'art. 4 del dm Economia del 29 aprile 2016, pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale 110 del 12/4/2016 (si veda ItaliaOggi di ieri), decreto con il quale sono state fornite le modalità applicative dell'interpello sui nuovi investimenti ex art. 2 dlgs 147/2015. Con l'art. 2 del decreto internazionalizzazioni (dlgs 147/2015) è stata introdotta la facoltà per le imprese di interrogare il fi sco circa il corretto trattamento fiscale applicabile ai piani d'investimento da effettuare in Italia. Tale procedura è limitata ai grandi investimenti ovvero a piani di valore (I) non inferiore a € 30 milioni e (II) che abbiano ricadute occupazionali significative in relazione all'attività in cui l'investimento dovrebbe avvenire e durante. L'interpello può riguardare il trattamento fi scale da applicare al piano d'investimento delineato dal contribuente e alle eventuali relative operazioni straordinarie che dovessero essere realizzate, ivi inclusa, se necessaria la valutazione circa l'esistenza o meno di un'azienda. Oggetto dell'istanza può essere anche la richiesta di valutazione preventiva circa l'eventuale assenza di operazioni abusive, la sussistenza delle condizioni per la disapplicazione di disposizioni antielusive (ad esempio, la disapplicazione della normativa sulle Controlled foreign compagnieCfc), l'accesso a eventuali regimi o istituti previsti dall'ordinamento tributario (ad es. l'accesso al regime del Consolidato nazionale o mondiale). Il decreto in commento prevedere, a pena di inammissibilità, che l'istanza d'interpello sia presentata all'Agenzia delle entrate «preventivamente alla scadenza dei termini ... per la presentazione della dichiarazione nella quale devono trovare applicazione le disposizioni tributarie oggetto d'interpello» (art. 4, comma 1, lett. b). Il contribuente può presentare l'istanza all'Amministrazione (gli uffi ci competenti saranno individuati inseguito con apposito provvedimento) in carta libera a mezzo (I) raccomandata a/r; (II) consegna diretta o (III) Pec. L'Agenzia è tenuta a rispondere al contribuente entro 120 giorni dal ricevimento dell'istanza. Tale termine è tuttavia prorogato di 90 giorni «nel caso in cui [l'Agenzia non possa] formulare la risposta sulla base dei documenti allegati [all'istanza] o comunque forniti dall'istante ovvero degli elementi informativi appresi nel corso delle interlocuzioni [con il contribuente] o dell'accesso [presso la sede dell'istante]» (art. 5). In tal caso la proroga decorre dalla data di acquisizione delle informazioni necessarie. Tuttavia, qualora l'amministrazione non risponda nei termini normativamente previsti si forma il c.d. silenzio assenso, si intende cioè che l'amministrazione fi nanziaria concordi con l'interpretazione o il comportamento prospettato dal contribuente. Interpello ai raggi X Ambito soggettivo 1) personefi siche che esercitano imprese commerciali; 2) società per azioni e in accomandita per azioni; società a responsabilità limitata e gli altri soggetti indicati nell'art. 73, comma 1, lett. a) Tuir, gli enti pubblici e privati diversi dalle società,e i trust che svolgono principalmente attività d'impresa; 3) gli enti pubblici e privati diversi dalle società, e i trust che non svolgono principalmente attività d'impresa; 4) società in nome collettivo e in accomandita semplice; 5) le società e gli enti di ogni tipo, compresi i Trust non residenti; 6) i gruppi di società o raggruppamenti d'imprese; 7) le persone fi siche che investano in attività commerciali. Ambito oggettivo Richiesta preventiva sul trattamento fi scale applicabile (anche richiesta valutazione circa l'assenza di abuso del diritto, la sussistenza delle condizioni per la disapplicazione di disposizioni antielusive e l'accesso a regimi o istituti previsti dall'ordinamento) a un investimento da effettuare nel territorio dello Stato (I) di valore non inferiore a € 30 milioni e (II) abbia ricadute occupazionali signifi cative. Termini presentazione interpello Entro la scadenza dei termini per la presentazione della dichiarazione nella quale devono essere applicate le disposizioni tributarie oggetto ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Cosa prevede il dm dell'Economia che attua il decreto internazionalizzazione del 2015
14/05/2016 Pag. 22
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d'interpello. Termini risposta Agenzia delle Entrate L'Agenzia delle entrate deve rispondere all'interpello entro 120 giorni dal ricevimento dell'istanza, prorogabili di ulteriori 90 giorni in caso l'Amministrazione necessiti di richiedere informazioni aggiuntive al contribuente. Tale proroga decorre dalla data di acquisizione delle informazioni necessarie. Silenzio Assenso Qualora l'Amministrazione non risponda nei termini previsti si intende che l'Agenzia delle entrate concordi con l'interpretazione o il comportamento prospettato dal contribuente. Foto: Il testo del decreto sul sito www.italiaoggi.it/documenti
14/05/2016 Pag. 23
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Cartelle, ricorso non è grimaldello È inammissibile il tentativo di reintrodurre, mediante l'impugnazione della cartella, la cognizione sul merito della pretesa tributaria, già giudicata con decisione ormai irrevocabile. E questo anche nel caso in cui si eccepisca la violazione della normativa comunitaria. E' evidente infatti che, in nessun caso, i presunti profili di illegittimità comunitaria, attinenti alla pronuncia di merito presupposta al recupero da riscossione, possono riverberarsi sulla cartella che segue al passaggio in giudicato della medesima pronuncia. Quanto poi agli specifici vizi della cartella può comunque parlarsi di inesistenza della notifica di un atto solo quando questa sia effettuata in un luogo,o con riguardo ad una persona, che non presentino alcun riferimento con il destinatario dell'atto, risultando a costui del tutto estranei. Comunque, poi, i vizi della la notifica possono ritenersi sanati in caso di raggiungimento dello scopo e tempestiva costituzione del ricorrente. Così ha deciso la Ctr della Toscana con la sentenza n. 225/30/16 dell'11/2/2016. Nel caso di specie la contribuente, nell'impugnare la cartella, riproponeva le stesse eccezioni sollevate con i ricorsi sul merito, decisi con sentenze ormai irrevocabili ed eccepiva l'insistenza della notifica della cartella, in quanto, a suo avviso, recapitata a soggetto diverso dal corretto destinatario. La Corte, come detto, stigmatizzava il tentativo di confondere le questioni relative al merito con quelle relative al procedimento esecutivo. In base al principio del ne bis in idem, infatti, gli asseriti vizi relativi alla pronuncia presupposta devono rimanere fuori dalla cognizione del giudice chiamato a valutare la regolarità della cartella, la cui notifica era peraltro corretta, dato che era stata effettuata presso il domicilio fiscale della società, come risultante dagli atti in possesso dell'autorità procedente. L'atto, poi, veniva consegnato a persona che si qualificava «addetta alla sede», con ciò confermando la bontà della procedura. Né l'avvenuta incorporazione comportava che la sede dell'incorporata fosse venuta meno, potendo questa essere divenuta un'articolazione territoriale dell'incorporante. Giovambattista Palumbo © Riproduzione riservata
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LA CTR DELLA TOSCANA SULLE DECISIONI ORMAI IRREVOCABILI
14/05/2016 Pag. 23
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Rimborsi Iva con corsia veloce Diritto di precedenza esteso ai comparti edile e pulizia FRANCO RICCA Diritto di precedenza nei rimborsi Iva esteso alle imprese del comparto edile e dei servizi di pulizia degli edifi ci che fatturano in regime di inversione contabile. Con un dm 29/4/2016, in G.U. n. 111 di ieri, sono stati infatti ammessi ai rimborsi prioritari anche i soggetti che effettuano prevalentemente, nel periodo di riferimento della richiesta, le prestazioni di servizi indicate alla lettera ater) dell'art. 17, c. 6, dpr 633/72, ossia le prestazioni di pulizia, di demolizione, di installazione impianti e di completamento relative ad edifi ci, che la legge n. 190/2014 ha assoggettato al meccanismo dell'inversione contabile dall'1/1/2015. La disposizione ha effetto dalle richieste di rimborso infrannuale del credito Iva secondo trimestre 2016, che potranno essere presentate in luglio dai creditori in possesso dei requisiti. La novità è introdotta attraverso un'integrazione dell'art. 1, c. 1, dm 22/3/2007, che attribuisce il diritto ai rimborsi prioritari ai soggetti che effettuano le prestazioni di cui alla lettera a) del predetto sesto comma, ossia i subappaltatori del settore edile, ai quali vengono aggiunte ora le imprese che effettuano le prestazioni della lettera a-ter). Di conseguenza, anche per queste ultime imprese il diritto di precedenza è subordinato a tutte le condizioni previste dal decreto del 2007. In particolare, occorre quindi: - l'effettuazione prevalente, nel periodo di riferimento della richiesta di rimborso (annuale o trimestrale), delle suddette prestazioni; sembra logico ritenere, al riguardo, che le prestazioni della lettera a) e della lettera ater) concorrano congiuntamente al requisito della prevalenza rispetto alle altre operazioni non privilegiate; - che il presupposto del rimborso si fondi sull'aliquota media - che l'attività sia esercitata da almeno tre anni alla data della richiesta - che l'eccedenza detraibile richiesta a rimborso sia almeno di 10.000 euro in caso di richiesta rimborso annuale, ovvero di 3.000 euro per quello trimestrale; - che l'eccedenza detraibile richiesta a rimborso sia almeno pari al 10% dell'importo complessivo dell'Iva sugli acquisti e sulle importazioni del periodo di riferimento.
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In un dm in G.U. novità per le imprese che fatturano in regime d'inversione contabile
14/05/2016 Pag. 26
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Termine decennale rigoroso Superamento solo se l'azione accertatrice è tempestiva ROBERTO ROSATI L'estensione dell'obbligo del contribuente di conservare i documenti fi scali anche oltre il termine di dieci anni stabilito dall'art. 2220 cc, fi no alla defi nizione dell'accertamento tributario, secondo quanto previsto dall'art. 22, dpr 600/73, presuppone che l'accertamento sia «iniziato» entro il suddetto termine. Di conseguenza, non è superabile il termine decennale che sia spirato «prima che l'accertamento abbia avuto luogo». La Cassazione con sentenza 9834 del 13 maggio 2016, rigetta la tesi del fi sco. Il punto controverso riguardava la deduzione di ammortamenti che il contribuente aveva comprovato mediante esibizione delle scritture contabili, ma non delle sottostanti fatture di acquisto, non conservate perché risalenti ad oltre dieci anni prima. Secondo l'agenzia delle entrate, il contribuente era comunque tenuto a conservare le fatture in base all'art. 22, dpr 600/73, secondo cui l'obbligo di conservazione perdura fi no alla scadenza dei termini per l'accertamento, anche oltre il termine decennale di cui all'art. 2220 c.c. La Corte è stata però di diverso avviso, affermando che la disposizione tributaria deve essere interpretata in armonia con il dato letterale e con il principio generale introdotto dall'art. 8, comma 5, della legge n. 212/2000, il quale prevede che l'obbligo di conservazione di atti e documenti, stabilito ai soli effetti tributari, non può eccedere il termine di dieci anni dall'emanazione o dalla formazione dell'atto. Di conseguenza, dice la corte, l'ultrattività dell'obbligo di conservazione rispetto al termine decennale si impone non in via generale, bensì soltanto «se l'accertamento che sia iniziato prima del decimo anno non sia stato ancora defi nito». Una diversa interpretazione, secondo la sentenza, porterebbe, se non alla sostanziale abrogazione, ad un'applicazione della norma in uenzata da forte discrezionalità dell'amministrazione, dal momento che il periodo decennale si protrarrebbe sino alla scadenza dei termini per l'accertamento e, quindi, per una durata che dipenderebbe esclusivamente dalla volontà dell'uffi cio, senza possibilità per il contribuente di difendersi se non conservando le scritture contabili «sine die». © Riproduzione riservata
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Una sentenza della Corte di cassazione sulla conservazione dei documenti fi scali
14/05/2016 Pag. 27
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Scambio dati, pene variabili In Italia l'invio incompleto costerà fi no a 50 mila € DI VALERIO STROPPA Paese che vai, sanzioni che trovi. Tra le pieghe del Country by country reporting (Cbcr), la nuova rendicontazione paese per paese sul transfer pricing che le multinazionali saranno obbligate a presentare al fi sco a partire dal prossimo anno, c'è anche un regime sanzionatorio variabile a seconda dello stato che lo ha implementato. Dalle sanzioni penali dell'Olanda alla tassazione presuntiva delle operazioni intercompany del Giappone, dall'impossibilità a contrattare con la p.a. del Messico alle multe fino a 225 mila euro della Svizzera. In Italia l'omessa presentazione della documentazione o l'invio di dati incompleti sarà punita con una sanzione pecuniaria compresa tra i 10 mila e i 50 mila euro. È quanto emerso nei giorni scorsi in occasione del Tax Update 2016 di EY (si veda ItaliaOggi dell'11 maggio). La legge n. 208/2015 ha calato nell'ordinamento domestico il Cbcr, raccomandato dalla Action 13 del progetto Beps dell'Ocse, attraverso la quale i gruppi multinazionali con fatturati superiori ai 750 milioni di euro dovranno scoprire le carte sui prezzi di trasferimento nei confronti del fisco: le imprese saranno obbligate a fornire alle tax authorities le principali informazioni sul proprio business per ciascun paese nel quale operano (inclusi numero di dipendenti, ricavi, utili e tasse pagate in ogni giurisdizione). Sia l'organizzazione parigina sia l'Ue hanno lasciato ai singoli governi discrezionalità riguardo a tempistiche, sanzioni, soglie di materialità, defi nizioni e reporting secondario. «Fra i tanti temi operativi aperti legati al Cbcr, primi tra tutti le modalità di circolazione dei dati tra le autorità fi scali e la necessità di garantire adeguati livelli di riservatezza, c'è indubbiamente pure quello delle sanzioni», spiega Davide Bergami, partner responsabile transfer pricing di EY, «senza dimenticare che oltre agli importi economici previsti dalla legge vi possono essere una serie di conseguenze negative per i soggetti non compliant. Prima di tutto reputazionali, con un'opinione pubblica sempre più sensibile sul tema dell'elusione, oltre al rischio di innescare controlli fiscali più approfonditi. Ritengo però che il Cbcr possa essere anche un'opportunità per correggere eventuali errori di metodo commessi in buona fede nel tempo a causa della complessità dei sistemi tributari e giuridici dei diversi paesi». Country by country reporting: i regimi sanzionatori Paese Sanzioni previste Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance Sanzioni amministrative specifi che fi no a 25.000 euro Sanzioni amministrative specifi che fi no a 100.000 euro Sanzioni amministrative specifi che proporzionate alla gravità dell'inadempimento (per esempio: reportistica non corretta sanzione di 7.000 dollari americani) Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance e tassazione presuntiva dei redditi trasferiti Australia Danimarca Finlandia Francia Giappone Paese Sanzioni previste Sanzioni amministrative specifi che tra 50.000 e 100.000 rubli (675-1.350 euro circa). Le sanzioni non saranno applicate per le annualità 2017-2019 Sanzioni amministrative previste per l'infedele dichiarazione dei redditi Sanzioni penali per la non compliance Sanzioni amministrative specifi che tra 10.000 e 50.000 euro Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance Russia Sud Africa N.A. Stati Uniti Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance Irlanda Norvegia Polonia Paese Sanzioni previste Sanzioni amministrative ordinarie più sanzioni specifi che per la non compliance Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance Sanzioni amministrative specifi che fi no a 250.000 franchi (circa 225.000 euro) Sanzioni amministrative specifi che fi no a 50.000 lire turche (circa 15.000 euro). La normativa sanzionatoria è ancora in fase di approvazione Sanzioni amministrative specifi che Sanzioni amministrative ordinarie per la non compliance, con in più l'impossibilità a contrattare con la pubblica amministrazione messicana Portogallo Spagna Svizzera Turchia Regno Unito Messico
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Ey ha confrontato le sanzioni applicate dai paesi Ocse sul common reporting standard
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Foto: Fonte: EY Tax Update 2016
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14/05/2016 Pag. 28
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Precompilata, verifica sui dati Spese e redditi da controllare e rettifi care (se serve) ANDREA BONGI La precompilata è da interpretare. In tutte le situazioni in cui il fi sco ha «parcheggiato» voci di spesa o redditi nel prospetto allegato alla dichiarazione precompilata il contribuente, o chi lo assiste, deve verifi care la bontà del dato e procedere successivamente all'inserimento o meno dello stesso nel dichiarativo. La maggior parte delle problematiche della seconda stagione del 730 precompilato ruotano attorno alle spese mediche e agli oneri per i familiari a carico. Anche i dati degli immobili e dei redditi ad essi relativi necessitano spesso di controlli e verifi che accurate. Eccole, in estrema sintesi, le principali diffi coltà che stanno attraversando proprio in questi giorni i contribuenti, i Caf e gli intermediari abilitati, alle prese con la seconda stagione della famigerata dichiarazione 730 precompilata. Difficoltà che sono emerse anche nel corso della trasmissione televisiva di approfondimento andata in onda su Class Cnbc il 10 maggio scorso nella quale è intervenuta Filomena Troise dell'area fi scale dei Caf Cisl. Anche il tempo a disposizione dei Caf e degli intermediari abilitati per predisporre i modelli e procedere alla loro trasmissione è troppo ridotto. Considerato che solo dal 15 aprile scorso è possibile accedere alla precompilata e che presso i Caf italiani si rivolgono milioni di contribuenti, ha ricordato Filomena Troise, una proroga del termine di trasmissione telematica del 730 dal 7 al 23 luglio, è senz'altro auspicabile e necessaria. Ma torniamo agli aspetti prettamente tecnici. La parzialità dei dati relativi alle spese sanitarie sostenute dai contribuenti nel corso del 2015 è senza dubbio uno degli snodi più delicati da risolvere. Il fatto che le farmacie abbiano avuto diffi coltà nella trasmissione dei dati relativi agli acquisti dei farmaci del primo semestre dell'anno scorso ha costretto l'Agenzia delle entrate a non inserire i dati pervenuti dal sistema Tessera sanitaria nei modelli precompilati. Questa carenza informativa è spesso sconosciuta dai contribuenti che richiedono al proposito chiarimenti ed assistenza specifi ca ai Caf e agli intermediari. Una volta verifi cato il dato effettivo delle spese per acquisto dei farmaci, occorre procedere all'inserimento degli stessi nel modello precompilato con la conseguente modifi ca del suo status da accettata senza modifi che a modifi cata. Ma non solo soltanto gli scontrini per l'acquisto dei medicinali da banco a creare problemi nella predisposizione delle dichiarazioni. Presso gli sportelli dei Caf sorgono continuamente problematiche interpretative circa la detraibilità o meno di alcune tipologie di spese mediche o di trattamenti sanitari di tipo innovativo e all'avanguardia. Nei casi di maggiori diffi coltà si procede con la segnalazione di queste nuove tipologie di spese sanitarie all'Agenzia delle entrate - ha ricordato Troise - ottenendo poi risposta negli appositi documenti di prassi amministrativa. Quest'anno abbiamo già avuto due circolari dell'Agenzia espressamente dedicate alla risoluzione di questioni interpretative posti dai Caf e dagli intermediari in materia di oneri deducibili e detrazioni d'imposta. Spesso i chiarimenti dell'Agenzia giungono in ritardo e sono in grado di risolvere tali problematiche solo per il futuro (si pensi a tale proposito al recente intervento dell'Agenzia in tema di spese sostenute per i c.d. box doccia). Anche la possibilità concessa quest'anno di predisporre e trasmettere un 730 precompilato in forma congiunta rappresenta elemento degno di nota. La procedura è abbastanza articolata ed il rischio di errore è dietro l'angolo. La sensazione comunque è che la seconda tornata dei 730 precompilati vedrà un maggior numero di successi rispetto allo scorso anno. La strada intrapresa è senz'altro quella giusta. L'auspicio è che in questo periodo intermedio, di sperimentazione delle nuove modalità, l'amministrazione finanziaria faccia tesoro di quanto essa stessa ha affermato nella recente circolare n. 16/e in materia di controlli e contrasto all'evasione: evitare inutili accanimenti sugli errori formali e sulle irregolarità di scarso valore. Se questi precetti saranno applicati anche ai 730 precompilati il clima di fi ducia e collaborazione fra l'Agenzia, gli intermediari ed i contribuenti, non potrà che dare risultati sempre più positivi. © Riproduzione riservata ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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Problematiche emerse nell'approfondimento su Class Cnbc. Le cure sotto i ri ettori
14/05/2016 Pag. 28
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Foto: I Caf chiedono una proroga per la trasmissione telematica del 730 l n
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14/05/2016 Pag. 33
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Il fisco pesa sulle imprese Solo da agosto gli introiti sono diretti all'attività LUCIA BASILE Il livello della pressione fiscale in Italia: 19,4% più della media europea. Il titolare di una piccola impresa solo dal 9 agosto, giorno della liberazione fiscale, il Tax free day, può finalmente cominciare a destinare i guadagni aziendali all'impresa e alla sua famiglia. Questo è quanto emerge dall'analisi dell'Osservatorio Cna sulla tassazione della piccola impresa, giunto alla terza edizione, che analizza 124 comuni italiani e che prende a riferimento l'impresa italiana tipo. Va comunque evidenziato che il 2015 ha segnato una discontinuità effettiva nelle politiche fi scali. L'anno scorso, infatti, è calato il peso complessivo del fi sco (Total tax rate) al 60,9%. Un signifi cativo arretramento ha registrato, di conseguenza, il Tax free day, passato dal 20 agosto del 2014 al 9 agosto del 2015. «C'è una obiettiva ragione di soddisfazione», ha commentato i dati il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone, «ma il livello della pressione fi scale rimane ancora fortemente penalizzante per l'attività imprenditoriale». Infatti, per il 2016, il calo della pressione fiscale si arresta. L'Osservatorio prevede addirittura un lieve inc r e m e n t o del Total tax rate (+0,1%) d e s t i n a t o a salire al 61% complessivo. Un incremento che deriva dall'aumento programmato dell'aliquota dell'Ivs (Invaliditàvecchiaiasuperstiti), la contribuzione previdenziale della Cassa artigiani e commercianti, solo in parte attenuato dall'elevazione della franchigia Irap a 13 mila euro. Un allarme che attraverso Cna Professioni i tributaristi avevano da tempo lanciato. Una più consistente riduzione della pressione fiscale; il capovolgimento della tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli; l'uso intelligente della leva fiscale per aumentare la domanda interna, sono le direttrici operative indicate da Cna, assolutamente condivise dai tributaristi. Nel dettaglio quindi delle dieci proposte stilate da Cna, in particolare i tributaristi sostengono l'utilizzo delle risorse provenienti dalla spending review e dalla lotta all'evasione per ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo; l'introduzione di una misura premiale che riduca l'imposizione sul reddito incrementale rispetto al reddito ideale stimato dagli studi di settore; la defi nizione del concetto di autonoma organizzazione ai fi ni del non assoggettamento all'Irap. La ricetta Lapet, quindi, perfettamente in linea con quella di Cna, prevede altresì: incentivo al credito da parte delle banche, completa sburocratizzazione di un sistema economico ancora legato a permessi e autorizzazioni con una incidenza eccessiva sui costi d'impresa e dei professionisti. «Ritengo che questo paese vada rilanciato economicamente e, per farlo, è necessario che le imprese lavorino. Semplifi care e sburocratizzare sono le parole chiave. Ancora oggi a carico degli imprenditori si riscontra un eccesso di adempimenti che distoglie l'imprenditore dalla sua mission: fare impresa», ha indicato Falcone. Altro suggerimento Lapet è il rilancio dei lavori pubblici, puntando sull'edilizia quale fattore trainante dell'intera economia. «Creare lavoro per le nostre imprese vuol dire rendere disponibile risorse economiche che i lavoratori potranno impegnare nei consumi riavviando così il ciclo economico», ha suggerito il presidente. Inoltre, secondo i tributaristi, la sburocratizzazione del sistema potrà consentire alle imprese italiane trasferite all'estero di rientrare Italia e a quelle estere di investire nel nostro Paese. «Auspichiamo che le promesse annunciate dal viceministro all'economia Luigi Casero di proseguire con la semplifi cazione, prenda al più presto corpo. Siamo altresì disponibili a mettere a disposizione tutta la nostra professionalità ed esperienza anche nell'ambito dei lavori della preposta Commissione, affi nché il completamento del progetto di riforma, come annunciato, si attui entro l'estate», ha concluso Falcone. Foto: Roberto Falcone
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TRIBUTARISTI - LAPET La Lapet sull'analisi dell'Osservatorio Cna sulla tassazione delle pmi
14/05/2016 Pag. 6
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La fotografia I dati Istat certificano che la "ripresina" italiana è più tonica nell'avvio del 2016 Ma sull'economia continuano a pesare i "fardelli" di una deflazione che si accentua e di un debito pubblico record Bene la domanda interna. S&P conferma il rating Nella futura "legge di Bilancio" entra anche il Bes In Parlamento un ddl per riformare i documenti di Bilancio: insieme al Def anche gli indici di benessere equo-sostenibile NICOLA PINI Prosegue un po' più tonica la "ripresina" italiana nell'avvio del 2016 ma sull'economia continuano a pesare i "fardelli" di una deflazione che si accentua e di un debito pubblico che tocca il nuovo massimo storico. L'ultimo bollettino Istat permette di tirare un mezzo sospiro di sollievo. La ripresa resta moderata (specie se confrontata con i partner dell'euro) ma c'è. E lo scenario di una nuova stagnazione sembra essere per ora superato. L'aumento del Pil registrato tra gennaio e marzo è stato dello 0,3% mentre quello del quarto trimestre dello scorso anno è stato rivisto al rialzo da +0,1 a +0,2%. Sono dati maggiormente compatibile con il raggiungimento di una crescita per l'intero 2016 non distante dall'1,2% stimato dal governo nel Def. La crescita già acquisita è stimata ora allo 0,6%. Tuttavia solo pochi giorni fa lo stesso Istat aveva avvertito, anticipando il dato di ieri, che per riuscire a centrare l'obiettivo programmatico servirà un'accelerazione del Pil nella seconda parte dell'anno. Al bicchiere mezzo pieno della ripresa fanno riscontro anche voci più critiche. È sempre l'Istat a registrare ad aprile un calo dei prezzi dello 0,1% su base mensile e dello 0,5% su base annua. Si accentua così la tendenza alla deflazione. Il dato acquisito per il 2016 è pari a 0,5% (dal -0,4% di marzo). Anche al netto di energia e alimentari, l'inflazione di fondo scende al minimo dello 0,5% (da +0,6% di marzo). Intanto continua a crescere il debito pubblico. Secondo la Banca d'Italia, a marzo è salito a 2.228,7 miliardi, 14 in più che a febbraio. Lo stock del passivo italiano, ha calcolato ieri Unimpresa, è cresciuto di 108,3 miliardi di euro solo negli ultimi due anni: +5,1%: Il debito che cresce in valori assoluti e i prezzi che calano sono cattive notizie per i conti pubblici perché spingono al rialzo il rapporto debito/Pil, che si misura in termini nominali, ed è uno degli indicatori chiave del patto di stabilità europeo. Standard & Poor's ieri ha lasciato invariato il rating italiano al livello BBB-/A-3, che resta però al gradino più basso dell'affidabilità finanziaria, e stabili le prospettive a medio termine. La previsione sul Pil per l'intero 2016 è stata ridotta dall'1,3 all'1,1%. Tornando ai dati sul primo trimestre, l'Istat spiega che la crescita è frutto di un aumento del valore aggiunto di industria e servizi e di un calo per l'agricoltura. È stata la componente interna a dare il contributo positivo mentre è negativa la componente estera. Su base annua, cioè rispetto al primo trimestre 2015, l'aumento del Pil è stato dell'1%. Per i prossimi mesi non sembrano profilarsi ulteriori accelerazioni. L'indice anticipatore Ocse nei giorni scorsi segnava un indebolimento per l'Italia. Mentre Terna ha registrato ad aprile un minor consumo di energia elettrica dell'1,8% su base annua. Intanto nella riforma dei documenti di bilancio, che manderà in soffitta la legge di Stabilità, spunta per la prima volta il Bes, l'indice di benessere. Il disegno di legge prevede che, insieme al Documento di economia e finanza, il governo presenti una relazione con «l'andamento nell'ultimo triennio degli indicatori di benessere equo e sostenibile adottati a livello internazionale nonché le previsioni della loro evoluzione nel periodo di riferimento». Insomma, non più solo i dati quantitativi sulla crescita, ma anche il suo effetto qualitativo sulla vita del Paese. Economie europee nel primo trimestre Area Euro R. Unito Ue-28 Francia Germania ITALIA Grecia Fonte: Eurostat - variazioni in % I trim. 2016/I trim. 2015 I trim. 2016/IV trim. 2015 Crescita congiunturale Crescita tendenziale 1,0 2,1 1,7 1,5 -1,3 1,3 1,6 0,3 0,4 0,5 0,5 -0,4 0,5 0,7 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 -0,4
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Pil su con i consumi: +0,3% Ma prezzi ancora congelati
15/05/2016 Pag. 2
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Furto (nascosto) agli artigiani: diciotto miliardi di tasse in più Allarme Cgia: così gli studi di settore uccidono autonomi e imprese Solo un esercizio su due fa scontrini, colpa di una tassazione al 61% Antonio Signorini «Nel 2017 mi impegno a dire che le tasse continueranno a scendere». Qualche giorno fa l'annuncio di Renzi, in piena stagione di dichiarazioni dei redditi, ha riacceso le speranze di una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese. L'intenzione del governo c'è, ma le risorse sono scarse e incombe ancora l'aumento dell'Iva (aliquota ordinaria al 24% e quella agevolata al 13%) e delle accise previste dalle clausole di salvaguardia proprio per il 2017. Ieri sono circolate ipotesi di nuovi sgravi per le famiglie. Un rafforzamento del bonus bebè, aumento delle detrazioni e della no tax area per le famiglie dal secondo figlio in poi. Il ministro agli Affari Regionali Enrico Costa l'ha presentata come una possibile introduzione del «fattore famiglia», ma è solo un desiderio dei cattolici della maggioranza. Facile interpretarlo come un tentativo di incassare una contropartita dopo l'approvazione delle unioni civili. Le aziende intanto continuano a fare i conti con un fisco che le penalizza. Ieri la Cgia di Mestre ha ricordato le anomalie degli studi di settore, lo strumento attraverso il quale il fisco, attraverso analisi statistiche ed economiche, rileva il probabile reddito di professionisti, autonomi e imprese. Dal 1998, anno di introduzione, al 2014 hanno garantito un grosso apporto di gettito alle casse del Stato. Dall'adeguamento di contribuenti che erano risultati non congrui 18,6 miliardi di euro. Dall'adeguamento spontaneo 46,8 miliardi di euro. Chi si adegua spesso lo fa per non finire nel mirino del fisco, ma non è detto che funzioni per chi risulta già congruo. Sono poco più di 3,7 milioni le partite Iva sottoposte agli studi di settore e oltre il 75% rispetta le richieste avanzate dal fisco in materia di ricavi. «Questi contribuenti, tuttavia, rimangono ancora nel mirino del fisco visto che ogni anno rischiano di subire un accertamento, sebbene per gli studi di settore siano dei soggetti fedeli. Nel 2014, infatti, sono stati 160.000 gli accertamenti in materia di Iva, Irap e imposte dirette che hanno interessato le imprese potenzialmente soggette agli studi di settore», spiega il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo. Un'altra denuncia è arrivata dagli artigiani della Cna. «Non è più tollerabile il sacrificio chiesto alle piccole imprese da un fisco che si porta via il 61% del loro reddito, circa 20 punti percentuali sopra la media europea», ha denunciato il segretario generale Sergio Silvestrini. A rendere la tassazione sulle piccole imprese meno vantaggiosa rispetto a quella del resto dell'Europa, sono soprattutto Imu e Tasi sui beni strumentali. «Gli immobili aziendali sono arnesi da lavoro che servono per produrre il reddito che poi viene tassato». L'appello di Silvestrini è simile a quello ripetuto più volte da Confedilizia, che chiede l'applicazione della cedolare secca anche a capannoni e negozi. Non sorprendere che in nell'inferno fiscale italiano l'evasione resti un fenomeno endemico. Ieri Adnkronos ha diffuso i risultati di una indagine sull'evasione «quotidiana» dalla quale è emerso che il 54% delle ricevute fiscali al bar e al ristorante, ma anche in case vacanza e bed&breakfast, sono in nero. Una anno fa erano il 51%. 54% La percentuale di scontrini irregolari rilevata dall'Adnkronos: un anno fa era al 51% 78% La percentuale di esercizi commerciali a Napoli che non rilasciano regolare ricevuta fiscale
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IL FLOP DELL'ECONOMIA La morsa del fisco il rapporto
15/05/2016 Pag. 3
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Banche, 8 miliardi per salvarle Ma è il valore di quelle sane «Salvabanche» e fondo Atlante: ecco quanto è costato al sistema creditizio evitare il default degli istituti in crisi. Per mettere le mani su 4 big servono gli stessi soldi DA NOVEMBRE A OGGI L'esborso su input del governo. Resta l'incubo sofferenze Massimo Restelli Per mettere le mani, tramite un'offerta pubblica d'acquisto, sulle quattro banche commerciali retail italiane posizionate, per capitalizzazione di Borsa, alle spalle delle due big Intesa Sanpaolo e Unicredit, sono ormai sufficienti 8,2 miliardi: Ubi (2,93 miliardi), Bpm (2,2 miliardi), Mps (1,63 miliardi) e Banco Popolare (1,5 miliardi). Una somma non solo più che abbordabile per un fondo sovrano o un istituzionale estero, ma equivalente agli otto miliardi circa che il sistema bancario, su spinta del governo Renzi, ha invece sborsato da novembre a oggi prima per salvare dal baratro quattro «pesi medi» come Etruria, Marche, Ferrara e Chieti - iniettandovi 3,6 miliardi tramite il fondo di Risoluzione - e poi per alimentare Atlante (4,3 miliardi) e sorreggere le ricapitalizzazioni di Popolare Vicenza (1,5 miliardi) e Veneto Banca (1 miliardo). Senza contare che con altri tre miliardi di liquidità, quindi 11 miliardi di esborso in tutto, si potrebbe aggiungere al bottino anche Bper (2 miliardi la capitalizzazione), Carige (431 milioni) e Creval (658 milioni). Certo a pesare sui corsi delle banche in Borsa è l'incubo delle sofferenze (80 miliardi), cioè i prestiti che famiglie e imprese non riescono a restituire e la stretta della Bce, ma il disastro creditizio che si para davanti agli occhi del premier Matteo Renzi nell'era del bail-in è evidente. La prova è Piazza Affari dove non solo non si vede nessun compratore disposto nè a fare una scorpacciata dei nostri istituti nè a sedersi per uno sputino. A meno che non sia un mezo regalo. E questo malgrado il comparto delle banche abbia già bruciato da inizio anno un terzo della propria capitalizzazione: -32,2%, dieci punti di più della media del settore in Europa (22,1%) e quindici di più dell'indice Ftse Mib di Piazza Affari. Gli otto miliardi spesi dal sistema erano necessari per evitare un contagio sistemico. Il danno però è stato aggravato dagli incidenti di percorso del governo, a partire dal frettoloso recepimento in Parlamento della normativa sul bail-in, senza predisporre subito un piano per 4 banche commissariate e da tempo zitelle malgrado i tentativi del governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Per non parlare dell'aver accettato, su pressione Bce, un valore dei crediti deteriorati di Etruria & C pari a 20 cent per ogni euro; quando le banche italiane, dopo svalutazioni maxi, li hanno in pancia perlomeno al 40 per cento. Una mazzata non certo assorbibile con il sistema delle «Gacs» strappate dal ministro Padoan a Bruxelles. Cui si aggiunge la figuraccia di immagine rimediata con la fuga dei depositi in corso dalle banche deboli verso le più solide. Una transumanza di risparmiatori, innescata dai soldi andati distrutti degli obbligazionisti subordinati di Etruria & C (700-800 milioni). La lista dei danni non sembra essere finita, perché Atlante rischia di aver già fatto fuori metà della cassa se, dopo aver speso 1,5 miliardi (su 4,3) per Vicenza, dovrà intervenire per un altro miliardo su Veneto Banca. Senza considerare la possibilità il fondo debba reggere sulle sue spalle le casse di San Miniato, Rimini e Cesena. La prima, finita in rosso per 67 milioni dopo le svalutazioni imposte dalla Vigilanza, ha bisogno di 55 milioni. Per non parlare del mezzo autogol rimediato dall'esecutivo anche con la riforma delle Popolari. Al momento l'unico risultato è l'accordo di matrimonio tra Bpm e Banco Popolare, peraltro costretto dalla Bce a chiedere un miliardo ai soci. Riforma che non ha colpito il cuore del problema delle banche nostrane, cioè una politica dei prestiti non sempre oculata e a volte viziata dai rapporti con le parti correlate, ma ha messo fuori legge il voto capitario. Un meccanismo di governance lontano dalla mentalità dei mercati finanziari ma che, casi deteriori a parte, assegnando lo stesso potere in assemblea ai piccoli risparmiatori e ai fondi istituzionali, ha favorito lo sviluppo di aree del Paese prima ridotte a «periferie». La Valtellina, con le sue Popolare di Sondrio e Creval, ne è un esempio. IL CONFRONTO *capitalizzazione in Borsa alla chiusura di Piazza Affari di venerdì Quanto valgono le principali banche italiane* (in miliardi) Quanto è costato salvare gli istituti in crisi (in miliardi) Decreto «Salva banche» Fondo Atlante TOTALE 7,9 miliardi TOTALE 8,98 ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 16/05/2016
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il caso
15/05/2016 Pag. 3
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miliardi 2,93 2,28 1,63 1,59 3,6 4,3 Foto: CONTI CHE NON TORNANO Foto: Il premier Matteo Renzi
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