Atti del Congresso Regionale S.I.M.F.E.R. «La Malattia Osteoporotica: dall’individuazione del paziente al suo corretto trattamento» a cura di M. Monticone Asti, 21-22 Febbraio 2003
PROTOCOLLI TERAPEUTICI RIABILITATIVI NELLA MALATTIA OSTEOPOROTICA Garri R., Barbarino A.* Fisioterapista Cred. MDT, Corso Alfieri 424, Asti - E.mail:
[email protected] * Fisiatra, Salita Jacopone da Todi 5, Asti.
INTRODUZIONE All’interno del progetto riabilitativo per il paziente affetto da malattia osteoporotica si richiede l’elaborazione di un programma riabilitativo specifico per le funzioni motorie, i trasferimenti e la deambulazione. Prima di creare un programma riabilitativo specifico è necessario una appropriata valutazione funzionale. Una valutazione completa, con l’anamnesi e l’esame fisico, è necessaria, ma molti fattori condizionano la scelta delle domande e delle procedure. Anamnesi Le domande rilevanti per la valutazione soggettiva nell’ambito della salute ossea del paziente sono le seguenti: § risultati della DXA: punteggi T e Z nei distretti analizzati; § storia familiare di osteoporosi; § anamnesi di frattura: è utile accertarsi che non ci siano state fratture pregresse; § storia delle cadute; § assunzione attuale o passata di farmaci steroidei, ecc. § storia mestruale, § abitudini legate al fumo; § dieta; § condizioni fisiche generali: è utile sapere se da giovane il paziente ha praticato sport e se attualmente esegue attività fisica e a che livello; § postura: atteggiamento cifotico in posizione eretta e seduta, abitudini quotidiane che incoraggiano una postura errata; § problemi muscoli- scheletrici e stato funzionale: dolore, debolezza, scarso equilibrio e coordinazione, limitazioni funzionali. Esame fisico Si procede, ora, alla descrizione dei parametri di valutazione, compresi quelli descritti nelle linee guida sviluppate da Gisela Creed e Sarah Mitchell per la UK Chartered Society of Physiotherapy (1999). Postura - Le misurazioni dell’altezza dell’individuo vanno registrate periodicamente. - La severità della deformità cervicale e dorsale può essere valutata misurando la distanza dell’occipite rispetto alla parete con il paziente in piedi contro il muro (fig. 1). 32
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Range di movimento Si consigliano le seguenti misurazioni: - elevazione della spalla; - Articolarità dei tratti cervicale, dorsale e lombare; - mano dietro la schiena e dietro la testa; - dorsiflessione della caviglia, la cui limitazione o eccessiva mobilità può aumentare il rischio di cadute, e viene valutata meglio quando si portano dei pesi. Forza e resistenza muscolari L’avanzare dell’età è associato a un notevole numero di ca mbiamenti nella composizione del corpo. Si verifica una diminuzione della massa magra con il risultato della perdita della massa muscolare. Questa perdita della massa muscolare legata all’età è chiamata sarcopenia. La riduzione dei muscoli, con l’avanzare dell’età, è una causa diretta della perdita di forza muscolare legata all’età avanzata. La ridotta forza muscolare degli anziani è la causa principale della loro crescente predisposizione alla disabilità. I muscoli di principale interesse sono i quadricipiti e glutei, dorsiflessori della caviglia, gli estensori del dorso e lombari, gli addominali (specialmente il trasverso dell’addome) e i muscoli degli avambracci. Capacità aerobica Possono essere adatti dei semplici test che richiedono un equipaggiamento minimo, come il Timed 6m Walk test. Equilibrio e coordinazione A secondo del livello funzionale della persona, le misurazioni includono: - test di equilibrio monopodalico ad occhi aperti e a occhi chiusi; - test del gradino nel quale viene contato il numero di volte in cui la persona riesce a porre il piede su e giù da un gradino in 15 secondi; - l’allungamento funzionale, il quale misura la distanza anteriore e posteriore massimale che la persona può raggiungere in piedi con le braccia estese (fig. 2).
Fig. 1
Fig. 2
Dolore e funzione Semplici test funzionali possono essere eseguiti per definire il grado di disabilità del paziente, come ad esempio il Timed up and go test e il Timed 6m Walk test. I questionari autosomministrati possono fornire ulteriori informazioni, come ad esempio il Functional Disability Questionnaire o Roland and Morris disability questionnaire. Il dolore può essere valutato utilizzando le scale analogiche visuali (VAS).
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PROTOCOLLO TERAPEUTICO Il protocollo terapeutico riabilitativo comprende: 1. un programma riabilitativo delle funzioni motorie, nel quale sono previsti esercizi per uno stimolo osteogenico, esercizi per il miglioramento funzionale (ipocinesia, ipostenia...), esercizi antalgici; 2. un programma per il miglioramento della postura, della mobilità e della sicurezza durante i trasferimenti; 3. un programma per migliorare la deambulazio ne e per prevenire le cadute. 1. Programma riabilitativo delle funzioni motorie Il trattamento riabilitativo varierà a secondo dei risultati della valutazione e dell’outcome funzio nale del progetto riabilitativo, in particolare l’età del paziente, i risultati della DXA e lo stato funzionale. Gli obiettivi generali devono essere i seguenti: Ø mantenimento o incremento della massa ossea; Ø miglioramento della flessibilità e della funzione; Ø riduzione o abolizione , quando è possibile, del dolore; Ø prevenzione delle fratture dei siti ossei particolarmente a rischio: l’avambraccio distale, le vertebre (in particolare il soma), il femore prossimale, in misura minore l’omero prossimale. Il programma di trattamento con protocolli di esercizi da adattare alle esigenze e capacità dei pa zienti, comprende: • Esercizi specifici per incrementare la massa ossea, o almeno ridurne la perdita. Al fine di ottenere un incremento della massa ossea vengono utilizzati carichi distrettuali, in cui si ricorre alla stimolazione meccanica diretta di siti ossei particolarmente a rischio. Iniziamo, quindi con l’avambraccio: Ayalon J., 1987 e Simkin A., 1987, hanno proposto, in due importanti studi, sforzi con carico in trazione, compressione, flessione e torsione. Il programma fisioterapico consisteva, a grandi linee, in esercizi finalizzati alla porzione distale del radio e dell’ulna, tenendo presente che per il rimodellamento osseo la varietà di sforzo è importante quanto la sua velocità e la sua intensità. Gli unici carichi applicati so no stati l’attività musco lare e il peso del corpo in esercizi come appendersi ad una spalliera (tensione e trazione), spinte e torsione opponendosi ad un partner (tensione e torsione), spingere contro un muro (compressione), e cadute sulle braccia (flessione, fig. 3,4,5).
Fig.3
Fig.4
Fig.5
Per quanto riguarda l’attività muscolare per l’avambraccio è fondamentale fare un lavo ro intenso per i muscoli che controllano i movimenti delle dita e del polso, i quali producono un notevole stress meccanico su radio e ulna. A tal proposito, Beverly, in un lavoro pubblicato sul British Medical Journal (1989), dimostrò l’efficacia del seguente esercizio: il soggetto doveva comprimere il più forte possibile una palla da tennis per 3 volte consecutivamente ogni giorno per almeno sei settimane.
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Tutti i lavori in letteratura hanno proposto protocolli di esercizi per gli arti inferiori , impostati solo sul carico gravitario diretto, in cui le forze esterne applicate sono praticamente sempre in compressione (ad esempio la corsa sul posto, abduzione e slanci di un arto in appoggio monopodalico, esercizi su una tavoletta oscillante, camminata velo ce, ecc.). Per quanto riguarda la colonna vertebrale, in particolare il tratto dorsale, la situazione è più complicata rispetto al livello appendicolare. Sinaki M., 1984, in uno studio dimostrò che, in pazienti in età postmenopausale con osteoporosi, un programma di esercizi in flessione produsse un numero significativamente più alto di fratture vertebrali da compressione, in confronto con i pazienti che eseguirono solo esercizi in estensione. In conclusione: 1) gli esercizi in flessione del tronco hanno un maggior significato osteogenico; sono indicati in soggetti normali , ma non in pazienti con osteopenia e con osteoporosi; 2) gli esercizi in estensione del tronco sono indicati in pazienti a rischio. • Esercizi di stabilizzazione vertebrale intersegmentaria e globale. Sono esercizi finalizzati a costruire un apparato neuromuscolare adeguato per proteggere la colonna vertebrale da eventuali danni prodotti da eccessive sollecitazioni meccaniche quotidiane: spesso, infatti, si mantengono posizioni troppo a lungo o si compiono movimenti ripetuti sempre nelle stesse direzioni. Il vantaggio di eseguire questo tipo di esercizi di rinforzo muscolare è il fatto che la posizione mantenuta durante la loro esecuzione è sempre neutrale, cioè c'è sempre la completa assenza di dolore e il mantenimento delle curve fisiologiche della colonna vertebrale.
•
Fig.6
Fig.7
Fig.8
Esercizi personalizzati per ridurre e/o prevenire la ricomparsa dei propri sintomi e dolori. E’ stato dimostrato che l’esercizio fisico allevia il dolore nei soggetti affetti da osteopenia e osteoporosi e migliora il benessere psicologico. A tal proposito, è molto indicato l’autotrattamento del paziente proposto nel metodo Mckenzie. Gli esercizi di tipo Mckenzie sono finalizzati, principalmente a prevenire ricadute dolorose e ad intervenire in maniera efficace e tempestiva non appena ricompaiano i primi sintomi dolorosi. E’ indispensabile eseguire questi esercizi tutti i giorni, e, comunque, tutte le volte che il caso lo richieda: il paziente sarà addestrato a ragionare sulla scelta adeguata dell’esercizio a seconda dell’attività che sta svolgendo. Il programma di esercizi di tipo Mckenzie, risulterà, inoltre, molto efficace per il completo recupero dell’articolarità vertebrale e delle articolazioni periferiche, condizione necessaria per garantire un buon funzionamento delle suddette strutture. • Esercizi di stretching. Sono esercizi non utili per l’incremento della massa ossea, ma finalizzati ad ottenere una lunghezza ideale di alcuni muscoli che dal test di valutazione risultano raccorciati e quindi contribuiscono a creare tensioni eccessive in altre parti del corpo. 2. Programma per il miglioramento della postura, della mobilità e della sicurezza durante i trasferimenti.
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• Educazione circa l’osteoporosi E’ indispensabile informare i pazienti riguardo i principali fattori a rischio dell’osteoporosi riportati da molti autori: familiarità, età, sesso femminile, magrezza, ridotta massa ossea e muscolare, ridotto apporto alimentare di calcio, menopausa precoce, ovariectomia, ipocinesia, immobilizzazione, fumo, alcol, fattori iatrogeni (l’uso continuativo di corticosteroidei, anticonvulsionanti, anticoagulanti riduce la conservazione della massa ossea). • Miglioramento della mobilità e della sicurezza durante i trasferimenti. Le persone con una scarsa forma fisica e con una marcata rigidità, hanno un alto rischio di ca dere durante gli spostamenti in casa o fuori casa procurandosi fratture, talvolta, molto gravi. Per il miglioramento della mobilità restano validi gli esercizi del programma riabilitativo delle funzioni motorie. • Ergonomia. Durante la lezione di ergonomia ci si allena ad adottare le posizioni corrette frequentemente adottate durante l’attività quotidiana, ad eseguire in modo corretto movimenti ripetuti che spesso producono sovraccarichi dolorosi sulle strutture della colonna vertebrale. Il paziente si troverà in difficoltà per alcuni mesi ad automatizzare i gesti e le posizioni ergonomiche, perché sono, spesso, molto diversi da quelli abitualmente utilizzati. Si propone, in questo contesto, una Bone School (scuola dell’osso), che si ispira al programma della Back School con alcune modifiche. Negli ultimi 20 anni si è diffuso in tutto il mondo un programma di prevenzione e trattamento delle algie vertebrali noto come Back School (scuola della schiena). Le esperienze di Back School sono, attualmente, moltissime nel mondo e hanno come obiettivo la finalità educativo -preventiva, l’esercitazione di gruppo (proseguita anche a domicilio), il controllo periodico dei pazienti e la ricerca di una partecipazione attiva degli stessi alla gestione della propria patologia. Il contenuto dei corsi varia considerevolmente da una struttura all’altra: l’ideatore e divulgatore di una delle più famose Back School, un certo svedese White A., ha fatto rilevare che esistono tante scuole della schiena quanti sono i rieducatori che le applicano. White ha, però, affermato che devono avere come comune denominatore una forma di esercizio fisico (la stabilizzazione vertebrale). Ogni paziente dovrebbe godere di nozioni di Back School, più o meno standardizzate, e quindi adattate al suo problema. L’educazione, gli esercizi e le posture sono stati utilizzati per centinaia d’anni come trattamento per il mal di schiena. 3. Programma per il miglioramento della deambulazione e per la prevenzione di cadute. La riduzione delle cadute ha sicuramente una rilevanza importantissima verso le conseguenze negative che ne susseguono. La modifica dei rischi domestici può essere spesso richiesta. In letteratura non esistono studi che abbiano dimostrato un’evidenza sufficiente a prescrivere uno specifico programma di esercizi per la prevenzione di cadute. Esiste, comunque, una sufficiente evidenza a raccomandare programmi basati su esercizi rivolti al miglioramento dell’equilibrio e della coordinazione, della resistenza e della forza a trasportare pesi, del cammino veloce, come parte di un intervento diversificato per rivolgersi a tutti i fattori rischio delle cadute. E’ stato recentemente dimostrato che l’uso di cuscinetti protettivi a livello delle anche riduce significativamente il rischio di frattura di femore in soggetti anziani ad elevato rischio di caduta (Kannus et al 2000).
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