Comune di Spadafora Provincia di Messina
PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IDRAULICO E DA FRANA
ANNO 2012
Redattore: Paolo Pino (Geologo incaricato)
Il presente Piano è stato redatto in collaborazione col Responsabile dell’Ufficio di Protezione Civile Arch. Salvatore Cuffaro.
Adottato con Atto Amministrativo n.____ del _______
INDICE PREMESSA ED OBIETTIVI DEL LAVORO
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
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SEZIONE I CONOSCITIVA DEI CARATTERI TERRITORIALI 1. 1.1 1.1.1 1.2 1.2.1 1.3 1.3.1 1.3.2 1.3.3 1.3.4 1.3.5 1.4 1.5 1.5.1 1.5.2 1.5.3 1.5.4 1.5.5 1.5.6 1.5.7 1.5.8 1.5.9 1.5.10 1.6 1.7 1.7.1 1.7.2 1.7.3 1.8 1.9 1.10 1.11 1.12 1.13 1.14 1.15
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PARTE GENERALE pag. 15 DATI DI BASE RELATIVI AL TERRITORIO COMUNALE pag. 15 Inquadramento geografico generale pag. 15 INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE FISICO-NATURALE pag. 16 Inquadramento orografico generale pag. 16 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO pag. 17 Dominio di piana costiera pag. 18 Dominio dei fondovalle alluvionale pag. 19 Dominio delle spianate terrazzate di culminazione topografica pag. 20 Dominio delle dorsali con culminazioni strette e allungate pag. 21 Dominio dei versanti denudazionali pag. 22 INQUADRAMENTO IDROGRAFICO pag. 23 QUADRO GEOLOGICO DI RIFERIMENTO pag. 25 Depositi litorali sub-attuali e attuali pag. 26 Alluvioni recenti ed attuali di fondovalle e depositi fluvio-marini di piana costiera pag. 27 Depositi fluvio-marini terrazzati pag. 28 Argille marnose grigio-azzurre pag. 29 Calcareniti e marne sabbiose pag. 30 Marne e calcari marnosi della formazione Trubi pag. 30 Calcare evaporitico pag. 31 Marne tripolacee e marne argillose pag. 32 complesso terrigeno basale pag. 32 Metamorfiti (Unità dell’Aspromonte) pag. 32 USO DEL SUOLO pag. 33 CONDIZIONI METEO-CLIMATICHE pag. 35 Precipitazioni pag. 36 Temperature pag. 49 Andamento dei venti pag. 51 INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE URBANIZZATO E INFRASTRUTTURALE pag. 52 RETI TECNOLOGICHE pag. 53 ATTIVITÀ PRODUTTIVE ESISTENTI pag. 54 SERVIZI ED ATTREZZATURE ESISTENTI DI INTERESSE GENERALE pag. 55 DATI POPOLAZIONE pag. 56 DATI POPOLAZIONE SCOLASTICA pag. 59 PROBLEMATICHE LEGATI ALLA VIABILITÀ ESISTENTE pag. 59 RETI DI MONITORAGGIO pag. 60
2. RISCHIO IDROGEOLOGICO DA FRANA E IDRAULICO pag. 61 2.1 IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLI NATURALI NEL TERRITORIO DI SPADAFORA pag. 65 2.1.1 Frane pag. 65 2.1.2 Analisi storica degli eventi da frana pag. 72 2.2 SCENERA DI EVENTO ATTESO E DI RISCHIO DA FRANA pag. 76 2.2.1 Scenari di evento atteso e relativi scenari di riferimento per il rischio idrogeologico da frana pag. 76 2.3 ALLUVIONI pag. 83 2.3.1 Analisi storica eventi alluvionali pag. 83 2.4 SCENARI DI EVENTO ATTESO E DI RISCHIO IDRAULICO pag. 97 2.4.1 Sistema di allertamento per il rischio idrogeologico idraulico e da frana pag. 98
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2.5 SCENARI DI EVENTO ATTESO E RELATIVI SCENARI DI RIFERIMENTO DEL RISCHIO IDRAULICO NEL TERRITORIO DI SPADAFORA pag. 100 2.5.1 Scenari di rischio idraulico pag. 100 2.5.2 Azione di prevenzione da adottare nei siti a criticità idraulica pag. 105 3. AREE DI PROTEZIONE CIVILE pag. 106 3.1 AREE DI ATTESA pag. 106 3.2 AREE DI PRIMO RICOVERO pag. 108 3.3 AREE D’ACCOGLIENZA COPERTE pag. 110 3.4 AREE D’ACCOGLIENZA SCOPERTE pag. 113 3.5 AREE DI AMMASSAMENTO MEZZI E SOCCORRITORI pag. 119 3.6 VIABILITÀ DI EMERGENZA pag. 120 SEZIONE II INDIRIZZI DI GESTIONE DELL’EMERGENZA
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4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE, STRUTTURA E STRATEGIA OPERATIVA COMUNALE pag. 122 4.1 FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE pag. 123 4.2 COORDINAMENTO OPERATIVO LOCALE pag. 124 4.3 PRESIDIO OPERATIVO COMUNALE pag. 125 4.4 CENTRO OPERATIVO COMUNALE pag. 127 4.5 FINALITÀ DELLA SALA OPERATIVA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE pag. 130 4.6 DESCRIZIONE E STRUTTURA DFELLA SALA OPERATIVA COMUNALE pag. 130 4.7 LE TECNOLOGIE PRESENTI NELLA SALA OPERATIVA DI PROTEZIONE CIVILE pag. 132 5. IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE E LE FUNZIONI DI SUPPORTO
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6. STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE, CIVILE RISORSE E MEZZI 6.1 STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE: GLI UOMINI 6.2 SERVIZI ESSENZIALI 6.3 VOLONTARIATO E PROFESSIONALITÀ 6.4 MATERIALI E MEZZI DI PROPRIETÀ COMUNALE 6.5 MEZZI DI PROPRIETÀ PRIVATA 6.6 AREE DI STOCCAGGIO E DISTRIBUZIONE: MATERIALI INFIAMMABILI 6.7 STRUTTURE SANITARIE 6.8 CANCELLI 6.9 PRESIDI TERRITORIALI: ATTIVAZIONE E COMPITI 6.9.1 Il presidio territoriale idrogeologico da frana 6.9.2 Il presidio territoriale idraulico
pag. 152 pag. 152 pag. 153 pag. 154 pag. 155 pag. 156 pag. 157 pag. 157 pag. 158 pag. 161 pag. 162 pag. 163
7. MISURE DI SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE pag. 168 7.1 INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE pag. 168 7.2 SISTEMI DI ALLARME PER LA POPOLAZIONE pag. 168 7.3 CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE pag. 170 7.4 INDIVIDUAZIONE E VERIFICA DELLA FUNZIONALITÀ DELLE AREE DI EMERGENZA pag. 170 7.5 RAPPORTI TRA LE ISTITUZIONI E CONTINUITÀ AMMINISTRATIVA pag. 170 7.6 RIPRISTINO DELLA VIABILITÀ E DEI TRASPORTI E CONTROLLO DEL TRAFFICO pag. 171 7.7 FUNZIONALITÀ DELLE TELECOMUNICAZIONI pag. 171 7.8 FUNZIONALITÀ DEI SERVIZI ESSENZIALI pag. 172 7.9 STRUTTURA DINAMICA DEL PIANO pag. 172 SEZIONE III MODELLO D’INTERVENTO 8. MODELLO D’INTERVENTO 8.1 SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO 8.2 AVVISI METEO NAZIONALI E REGIONALI
pag. 173 pag. 174 pag. 177 pag. 178
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8.3 8.4 8.5 8.6 8.7 8.8
AVVISI DI CRITICITÀ REGIONALE LIVELLI DI ALLERTA NELLA REGIONE SICILIANA ORGANISMI DI COORDINAMENTO ATTIVAZIONE DEL C.O.C. E DEL C.O.M. EVENTO CON PREANNUNCIO EVENTO SENZA PREANNUNCIO
pag. 179 pag. 180 pag. 182 pag. 183 pag. 183 pag. 185
9. PIANO EMERGENZIALE DI INTERVENTO 9.1 PROCEDURE OPERATIVE NELLE DIVERSE FASI DI ALLERTA 9.1.1 Fase di preallerta 9.1.2 Fase di attenzione 9.1.3 Fase di preallarme 9.1.4 Fase di allarme-emergenza
pag. 187 pag. 187 pag. 187 pag. 189 pag. 192 pag. 207
10. POPOLAZIONE ESPOSTA A RISCHIO E PIANO DI EVACUAZIONE 10.1 BENI ESPOSTI 10.2 CARTA DEL MODELLO DI INTERVENTO PER LA PROTEZIONE CIVILE
pag. 216 pag. 223 pag. 224
SEZIONE IV EFFICIENZA DEL PIANO
pag. 225
11. INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUL GRADO DI RISCHIO DEL TERRITORIO pag. 226 11.1 INFORMAZIONE PREVENTIVA ALLA POPOLAZIONE pag. 227 11.2 INFORMAZIONE IN EMERGENZA pag. 228 11.3 INFORMAZIONE E MEDIA pag. 228 11.4 TUTELA DELL’INDIVIDUO pag. 229 12. NORME COMPORTAMENTALI PER LA POPOLAZIONE pag. 231 12.1 COSA SI PUÒ FARE PRIMA, DURANTE E DOPO UN TEMPORALE INTENSO PER PROTEGGERSI DALLE FRANE? pag. 231 12.2 SEGNALI DI PREAVVISO DI UN MOVIMENTO FRANOSO pag. 231 12.3 COSA SI PUÒ FARE (AZIONI DI AUTOPROTEZIONE) pag. 236 12.3.1 Prima di violenti temporali e/o prolungate piogge pag. 236 12.3.2 Durante violenti temporali e prolungate piogge (se ci si trova a casa) pag. 237 12.3.3 Se ci si trova fuori casa pag. 238 12.3.4 Dopo una frana e a fine pioggia pag. 238 12.4 COMPORTAMENTO IN CASO DI ALLUVIONE pag. 239 12.4.1 Prima dell’evento pag. 239 12.4.2 Durante l’evento: se ci si trova in casa pag. 240 12.4.3 Durante l’evento: se ci si trova fuori casa pag. 240 12.4.4 Durante l’evento: se ci si trova in macchina pag. 241 12.4.5 Dopo l’evento pag. 241 13. ESERCITAZIONI
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14. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
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ELABORATI ALLEGATI: TAVOLA I: carta dell’inquadramento geografico generale del territorio comunale di Spadafora (scala 1:50.000); TAVOLA II: carta della rete idrografica nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000); TAVOLA III: carta geologica del territorio comunale di Spadafora (scala 1:25.000); TAVOLA IV: stralcio carta dell’Uso del Suolo (scala 1:50.000) – fonte PAI 2007; TAVOLA V: stralcio carta dei dissesti nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA VI: stralcio carta della pericolosità e del rischio geomorfologico dell’areale di San Martino (scala 1:10.000) – fonte PAI 2007;
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TAVOLA VII: stralcio carta della pericolosità e del rischio geomorfologico dell’areale a sud di San Martino (scala 1:10.000) – fonte PAI 2007; TAVOLA VIII: stralcio carta della pericolosità e del rischio geomorfologico del territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA IX: carta delle aree dissestate e/o suscettibili di frana interferenti con il patrimonio urbano di Spadafora (scala 1:10.000); TAVOLA X: stralcio carta della pericolosità idraulica per fenomeni di esondazione nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA XI: stralcio carta del rischio idraulico per fenomeni di esondazione nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA XII: carta degli scenari di evento atteso e del rischio idrogeologico idraulico e da frana (scala 1:10.000); TAVOLA XIII: carta del Modello di Intervento nel Centro urbano costiero di Spadafora (scala 1:2000); TAVOLA XIV: carta del Modello di Intervento nelle Frazioni di Grangiara e San Martino (1:5000); TAVOLA XV: carta della viabilità strategica e delle aree di emergenza e salvaguardia della popolazione (1:10.000); TAVOLA XVI: carta della zonazione del rischio idraulico e da frana nel territorio comunale di Spadafora riferimento per il censimento e informazione della popolazione residente o beneficiante (scala 1:10.000);
Inoltre, a corredo del presente Piano si allega:
APPENDICE A – Schede scenari di evento atteso e di rischio da frana; APPENDICE B - Schede scenari di evento atteso e di rischio idraulico; APPENDICE C – Schede di censimento popolazione a rischio elevato e molto elevato e a rischio isolamento; APPENDICE D – Scheda dati riepilogativi essenziali; APPENDICE E – Scheda numeri utili.
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PREMESSA ED OBIETTIVI DEL LAVORO L’incarico assegnatomi dal Comune di Spadafora (Determina Sindacale n. 26 del 29/04/11) per la redazione del Piano di Protezione Civile per il rischio idrogeologico, si basa sull’individuazione delle criticità geomorfologiche ed idrauliche e dei conseguenti scenari di rischio idrogeologico da frana ed idraulico. Si sottolinea che il presente Piano, inoltre, è conformato, così come da incarico ricevuto, alla sola tipologia di rischio idrogeologico idraulico e da frana ed alla disponibilita’ di risorse, uomini, materiali e mezzi presenti sul territorio e indicati dall’Ufficio Comunale di Protezione Civile e dell’attuale Amministrazione comunale. Tale incarico segue un iter di atti amministrativi che il Comune di Spadafora ha emanato ed adottato relativamente alla propria organizzazione comunale di protezione civile: 1. Determina Sindacale n° 14 del 17.04.2008 di nuova nomina del Responsabile dell’Ufficio Protezione Civile; 2. Determina sindacale n. 15 del 18.04.08 di nomina e costituzione delle Funzioni di Supporto per l’organizzazione di base del sistema di Protezione Civile comunale; 3. Determina sindacale n. 29 del 21.07.08 di adozione pianificazione di emergenza incendi di interfaccia; 4. Determina sindacale n. 32 del 08/10/2012 inerente l’aggiornamento Responsabili delle Funzioni di Supporto nell’ambito del sistema comunale di Protezione Civile. L’amministrazione comunale di Spadafora, nel rispetto della legislazione nazionale e regionale sulla Protezione Civile, col presente documento si dota, di un Piano Comunale di Protezione Civile per il Rischio Idrogeologico Idraulico e da Frana. Dal punto di vista dei contenuti tecnici e procedurali, il presente Piano è stato redatto facendo riferimento alle Linee Guida del Metodo Augustus, alle Linee Guida per la
redazione dei piani di protezione civile comunali e intercomunali in tema di rischio idrogeologico emanate con Decreto del Presidente della Regione Sicilia del 27/01/2011 nella GURS n. 8 del 18/02/2011, ed in particolare al
“Manuale operativo per la
predisposizione di un Piano Comunale o Intercomunale di Protezione Civile” redatto dal Dipartimento di protezione civile successivamente all’Ordinanza del Presidente del
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Consiglio dei Ministri n. 3606 del 28 Agosto 2007 in materia di incendi boschivi con particolare riguardo al rischio incendi di interfaccia e il rischio idrogeologico e idraulico. Gli obiettivi di un Piano di Protezione Civile per il rischio idrogeologico sono 1) l’individuazione delle zone a rischio e, in funzione del tipo di problematica, riconoscere le possibili soluzioni per la mitigazione del rischio (interventi non strutturali e interventi strutturali) e 2) la definizione del modello di intervento in caso di emergenza in funzione dello scenario di evento prefigurato. Il fulcro principale del lavoro, pertanto, riguarda la definizione degli scenari di pericolosità geologica idraulica e da frana, i conseguenti scenari di rischio per il tessuto antropico, con particolare riguardo a edifici e popolazione, con l’obiettivo principale di salvaguardare le persone e i beni presenti nelle aree ritenute potenzialmente a rischio, mediante l’utilizzo di strategie non strutturali preventive e operative volte alla minimizzazione e prevenzione del danno producibile. Il motivo che giustifica la realizzazione del Piano di Protezione Civile è costituito dall’esistenza sul territorio di interesse, di uno stato di rischio al quale è esposto il contesto sociale, economico e territoriale. Il presente documento, pertanto, assume carattere previsionale e di prevenzione, fondato su informazioni, elaborati tecnici vari, segnalazioni, dati storici reperibili e acquisiti sul campo ed un sistema di procedure, con il quale il problema può essere doverosamente affrontato (ossia il Piano di Emergenza). Tale strumento, oltre alla individuazione degli scenari di evento e di rischio, consiste nell’individuazione delle risorse/forze in campo e delle loro funzioni di competenza, nella definizione delle azioni da compiere da parte di attori idonei. Si vuole dare uno strumento capace di prevedere gli scenari di rischio plausibili al fine di organizzare la risposta operativa ritenuta necessaria per ridurre al minimo gli effetti dell’evento, designare in anticipo le persone cui dovranno essere assegnate le diverse responsabilità per una pronta e coordinata risposta. Pertanto, è risultato fondamentale la strutturazione e l’aggiornamento del sistema di Protezione Civile, con l’individuazione delle varie risorse comunali e dei compiti che ognuna di esse deve ricoprire in fase di attivazione, ossia sapere “Chi fa che cosa”. Altri aspetti importanti del Piano riguardano l’individuazione della popolazione a rischio, l’informazione
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che a essa si deve fornire, le norme comportamentali da adottare in caso pre-evento, sineevento e post-evento. Risulta necessario, sulla base dello scenario individuato, predisporre un sistema articolato di attivazione di uomini e mezzi, organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato, pilastro del modello di intervento, alla base della risposta di protezione civile per ogni livello di allerta. Tale modello di pianificazione di emergenza, quale applicazione di quello Nazionale denominato ”Metodo Augustus”, definisce le attivazioni degli interventi di protezione civile;
individua le strutture operative (art. 11 L.225/92), gli Uffici comunali, le Società eroganti pubblici servizi che devono essere attivate; fissa le procedure organizzative da attuarsi nel caso dell’evacuazione delle zone ad elevato o molto elevato rischio idrogeologico del territorio. Inoltre, Si è tenuto conto dell’esperienza personale scaturita dai rapporti di collaborazione intercorsi con il Servizio RIA (Rischio Idrogeologico ed Ambientale) del Dipartimento di Protezione Civile della Regione Sicilia, dall’ottobre 2009 in occasione dell’evento disastroso di Giampilieri-Scaletta Zanclea, San Fratello (2010) e fino all’evento Saponara del 22/11/2011. Il presente documento stabilisce, pertanto, le linee generali dell'organizzazione del sistema locale di protezione civile. Il Sindaco, quale autorità di protezione civile a livello comunale (art. 15 della Legge 225 del 24 febbraio 1992 e l’art. 108 del D. Lgs. n. 112 del 31 marzo 1998), avvalendosi del Centro Operativo Comunale (C.O.C.), fissa le linee operative ed individua nelle funzioni di supporto lo strumento per il coordinamento degli interventi. Nella convinzione che un Piano di Protezione Civile deve essere facilmente e rapidamente consultabile da chiunque abbia necessità di utilizzarlo (in particolare, dai tecnici esterni che possono sostituire, in caso di calamità straordinarie, i tecnici dell’ente locale), e senza subordinare il carattere di dettaglio, ci si è attenuto a un impianto standard basato sulla semplicità e sulla immediatezza dell’informazione, con evidenziature del testo, schemi e diagrammi, tabelle, documentazioni fotografiche, schedature del dato (a tal proposito, talvolta, è stato mantenuto lo schema di catalogazione e rilevazione delle risorse comunicali in uso dallo stesso Comune di Spadafora).
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Inoltre, in ragione di quanto detto, si è ritenuto opportuno dare risalto alla cartografia tematica con l’obiettivo di fornire rappresentazioni sintetiche sia di quanto riportato in forma testuale nella presente relazione illustrativa al Piano, sia della situazione del territorio in termini di rischio idrogeologico. Ciononostante, si è cercato, coi limiti di una indagine geomorfologica di tipo osservazionale, prettamente qualitativa e non quantitativa, e di quella storica (spesso frammentata e lacunosa, non supportata da elementi fattuali), di non andare a scapito del dettaglio, nella consapevolezza, tuttavia, che i fenomeni che attengono al rischio idrogeologico (frane e alluvioni torrentizie) sono tra i meno standardizzabili e che gli sforzi messi in campo per raggiungere una precisione quanto più grande possibile potrebbero essere vanificati quando l’evento si verifica in modo diverso da come lo si attendeva. Il Piano è articolato in quattro macro Sezioni ciascuna suddivise in varie parti/capitoli: la Sezione I “Conoscitiva delle caratteristiche territoriali” raccoglie le informazioni relative all’inquadramento geografico generale e alle caratteristiche fisiche del territorio comunale di Spadafora, finalizzate all’elaborazione degli scenari di pericolosità e rischio che possono interessare il territorio urbanizzato di Spadafora e di conseguenza all’individuazione delle aree di emergenza ai fini di protezione civile; una Sezione II
“Indirizzi di gestione dell’emergenza”
che
individua
i
Lineamenti
della
pianificazione e strategia operativa ossia gli obiettivi da conseguire per organizzare, al verificarsi dell’evento calamitoso, una risposta coordinata di protezione civile, in tempi compatibilmente ristretti, indicando le procedure per l’attivazione delle Componenti e Strutture Operative presenti nel territorio comunale; una Sezione III “Modello di
Intervento” in cui vengono tracciate le procedure operative di gestione, soccorso, evacuazione popolazione e contrasto dell’emergenza nell’ambito del coordinamento da parte del centro operativo locale di tutti gli attori dislocati sul territorio, ed infine, una Sezione IV “Efficienza del Piano” in cui si sottolinea l’importanza dell’informazione e sensibilizzazione della popolazione sui rischi presenti nel territorio unita alle esercitazioni periodiche fondamentali per testare e tarare il Piano e permettere una migliore risposta secondo quanto previsto e pianificato nel Piano stesso. Il Piano, in una logica dinamica, dovrà essere continuamente aggiornato e caratterizzato da periodiche esercitazioni, a cura dell’Ufficio di Protezione Civile e in collaborazione con
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tutti i Responsabili delle varie Funzioni di Supporto ciascuno per le proprie competenze, atte ad affinare e migliorare la preparazione dei vari attori in causa per una pronta e coordinata risposta dell’intero sistema di protezione civile locale. Infine, la presente relazione illustrativa del Piano è accompagnata da una serie di elaborati cartografici da aggiornare ad ogni modificazione fisica e dell’uso del territorio e/o del personale inizialmente coinvolto e strutturato nel sistema locale di protezione civile, attività questa indispensabile per la “vitalità” del Piano stesso. Di seguito si elencano i seguenti elaborati grafici parte integrante del Piano: TAVOLA I: carta dell’inquadramento geografico generale del territorio comunale di Spadafora (scala 1:50.000); TAVOLA II: carta della rete idrografica nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000); TAVOLA III: carta geologica del territorio comunale di Spadafora (scala 1:25.000); TAVOLA IV: stralcio carta dell’Uso del Suolo (scala 1:50.000) – fonte PAI 2007; TAVOLA V: stralcio carta dei dissesti nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA VI: stralcio carta della pericolosità e del rischio geomorfologico dell’areale di San Martino (scala 1:10.000) – fonte PAI 2007; TAVOLA VII: stralcio carta della pericolosità e del rischio geomorfologico dell’areale a sud di San Martino (scala 1:10.000) – fonte PAI 2007; TAVOLA VIII: stralcio carta della pericolosità e del rischio geomorfologico del territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA IX: carta delle aree dissestate e/o suscettibili di frana interferenti con il patrimonio urbano di Spadafora (scala 1:10.000); TAVOLA X: stralcio carta della pericolosità idraulica per fenomeni di esondazione nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA XI: stralcio carta del rischio idraulico per fenomeni di esondazione nel territorio comunale di Spadafora (scala 1:10.000) – fonte PAI 2011; TAVOLA XII: carta degli scenari di evento atteso e del rischio idrogeologico idraulico e da frana (scala 1:10.000); TAVOLA XIII: carta del Modello di Intervento nel Centro urbano costiero di Spadafora (scala 1:2000); TAVOLA XIV: carta del Modello di Intervento nelle Frazioni di Grangiara e San Martino (1:5000); TAVOLA XV: carta della viabilità strategica e delle aree di emergenza e salvaguardia della popolazione (1:10.000);
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TAVOLA XVI: carta della zonazione del rischio idraulico e da frana nel territorio comunale di Spadafora riferimento per il censimento e informazione della popolazione residente o beneficiante (scala 1:10.000); Inoltre, a corredo del presente Piano si allega: APPENDICE A – Schede scenari di evento atteso e di rischio da frana; APPENDICE B - Schede scenari di evento atteso e di rischio idraulico; APPENDICE C – Schede di censimento popolazione a rischio elevato e molto elevato e a rischio isolamento; APPENDICE D – Scheda dati riepilogativi essenziali; APPENDICE E – Scheda numeri utili.
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO La prestazione professionale per l’adempimento dell’incarico, è stata effettuata nel rispetto della normativa generale nazionale e regionale in materia di gestione e contrasto del rischio idrogeologico ai fini di protezione civile. Sono stati altresì recepiti i principi e gli indirizzi contenuti nella Circolare del 20 novembre 2008 (G.U.R.S. 23 gennaio 2009, n. 4) recante “Raccomandazioni ed indicazioni operative di protezione civile per la prevenzione,
la mitigazione ed il contrasto del rischio idrogeologico ed idraulico”, nell’OPCM n. 3606 del 28/08/2007 recante “Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato
di emergenza in atto nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della regione Siciliana in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione” e relativo Manuale Operativo, nella Dir.P.C.M. del 27 febbraio 2004 (G.U. 11 marzo 2004, n. 59 S.O.) recante “Indirizzi operativi per la gestione
organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”, nel Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 art. 108 recante "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi
dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della L. 15 marzo 1997, n. 59.", nella L. 3 agosto 1998, n. 267 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania", nella L.R. 31 agosto 1998 n. 14 recante “Norme in materia di protezione civile”, e nella L. 24 febbraio 1992, n. 225 “Istituzione del Servizio nazionale della Protezione Civile”. Il contenuto del presente Piano, inoltre, si ispira alle Linee Guida per la redazione dei piani di protezione civile comunali e intercomunali in tema di rischio idrogeologico (versione 2007 e 2010) realizzate dalla Regione Siciliana, Presidenza - Dipartimento della Protezione Civile - Servizio Regionale Rischi Idrogeologici e Ambientali ai sensi del D.Lvo n. 112/98, art. 108 e del Decreto n. 2 del Commissario delegato OPCM 3606/07 ed emanate con Decreto del Presidente della Regione Sicilia del 27/01/2011 nella GURS n. 8 del 18/02/2011. Ci si è attenuto anche all’applicazione del “Metodo Augustus” ed al “Manuale
operativo per la predisposizione di un Piano Comunale o Intercomunale di Protezione
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Civile” (ottobre 2007), in materia di incendi boschivi con particolare riguardo al rischio incendi di interfaccia ed al rischio idrogeologico e idraulico, redatto dal Dipartimento di Protezione Civile a seguito dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3606 del 28 Agosto. L’art. 15 della Legge 225 del 24 febbraio 1992 e l’art. 108 del D. Lgs. n. 112 del 31 marzo 1998 danno pieno potere al Sindaco per la definizione di una struttura comunale di protezione civile che possa fronteggiare situazioni di emergenza nell’ambito del territorio comunale. Le normative citate stabiliscono l'ambito di competenza dei principali organi tenuti a compiere attività di protezione civile nelle tre categorie in cui vengono distinti gli eventi calamitosi ed in particolare per gli eventi calamitosi di tipo a, ossia eventi locali, naturali o connessi con l'attività dell'uomo, che possono essere fronteggiati direttamente con interventi attuati dai singoli Enti ed Amministrazioni competenti in via ordinaria.
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SEZIONE I CONOSCITIVA DEI CARATTERI TERRITORIALI
14
1
1.1
PARTE GENERALE
DATI DI BASE RELATIVI AL TERRITORIO COMUNALE
E’ la parte più propriamente tecnica che raccogliere e sistematizza tutte le informazioni disponibili sul territorio che abbiano attinenza con la conoscenza/definizione del rischio idrogeologico e da frana. Per una corretta pianificazione è necessario disporre di notizie generali sull’intero territorio urbanizzato e di approfondimenti puntuali sull’area interessata dalla pianificazione. In questo capitolo sono riportati l’insieme dei dati di base utili per la pianificazione delle emergenze. Vengono forniti, pertanto, le informazioni per un completo inquadramento geografico generale del territorio comunale, la cartografia di base e gli strumenti di pianificazione. 1.1.1 Inquadramento geografico generale L’intero territorio comunale di Spadafora ricade amministrativamente nella Provincia di Messina, sul versante tirrenico dei Peloritani nord-orientali (Tav. 1). Il territorio ricopre un’area a contorno grosso modo rettangolare di 10,40 kmq, allungata secondo la direttrice maggiore NNO-SSE (Tav. 1). Il territorio comunale, identificato nella Tavoletta I.G.M. di Rometta a scala 1:25.000 - Foglio n° 253 I S.E, confina a Nord con il mare Tirreno, ad Est e Sud-Est con il territorio di Rometta, a Sud-Ovest con il territorio di Roccavaldina, infine a Nord-Ovest con il Territorio di Venetico (Tav. 1). I confini amministrativi più significativi sono quelli con Rometta e Venetico, coincidenti con i letti dei due torrenti, rispettivamente il Boncordo e il Cocuzzaro. Il Comune di Spadafora comprende un centro urbano concentrato nella fascia costiera e peri-costiero per una una lunghezza di circa 2 Km, e le frazioni nell’entroterra collinare di Grangiara e ancora più all’interno di San Martino (Tav. 1). Il Comune di Spadafora benché situato in posizione baricentrica tra Milazzo e Messina, inquadrabile nel comprensorio del golfo di Milazzo, può considerarsi tuttavia gravitante nell’area metropolitana di Messina, distante circa 25 km.
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COMUNE PROVINCIA REGIONE AUTORITA’ DI BACINO
SPADAFORA MESSINA SICILIA REGIONE SICILIANA – ASSESSORATO TERRITORIO ED AMBIENTE AREA TERRITORIALE TRA I BACINI T.te SAPONARA E F.ra NICETO (003)
PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (P.A.I.) Estensione territoriale (Kmq.) 10,40 Foglio I.G.M. (1:50.000) 587 MILAZZO - 588 VILLA S. GIOVANNI Tavoletta I.G.M. (1:25.000) 253 I S.E. ROMETTA Sezione C.T.R. (1:10.000) 588130 “Spadafora” – 601010 “Roccavaldina” Comuni confinanti ROMETTA, VENETICO, ROCCAVALDINA Indirizzo sede municipale PIAZZA VITTORIO EMANUELE III, 44 N. telefono 090/9945111 Indirizzo sito internet www.comune.spadafora.me.it Tab. 1 – Dati geografici territoriali generali di Spadafora
Altimetricamente il territorio si estende dalla costa (quote tra 0.0 m e 30.0 m s.l.m.) in cui si sviluppa l’urbanizzato di Spadafora Centro con il quartiere Verdesca a quote comprese tra 20 e 30 metri, e 475 metri s.l.m., coincidenti con l’estremità sud. Nel settore centrale del territorio, tra le quote 190 m e 320 m s.l.m si concentra la frazione più popolosa di San Martino, mentre in posizione intermedia con l’abitato di Spadafora, al confine col territorio di Venetico, tra le quote 80,0 m e 110,0 m s.l.m., si ha la frazione di Grangiara.
1.2 INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE FISICO-NATURALE Nei paragrafi seguenti vengono esaminati i lineamenti salienti del territorio dal punto di vista geomorfologico, geologico, idrografico, climatico e antropico. La conoscenza di tali dati risulta di fondamentale importanza per le successive valutazioni di tipo previsionale e preventivo sui pericoli geologici verificabili. 1.2.1 Inquadramento orografico generale L’intero territorio comunale di Spadafora ricade nel settore nord-orientale dei Monti Peloritani, identificato nella Tavoletta I.G.M. di Rometta a scala 1:25.000 - Foglio n° 253 I S.E e nei Fogli in scala 1:50.000 n° 587 MILAZZO e n° 588 VILLA S. GIOVANNI (vedi Tav. I). Il territorio ricopre un’area a contorno grosso modo rettangolare con i lati maggiori
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disposti lungo la direttrice N-S marcati ad ovest dal Torrente Cocuzzaro e ad est dal Torrente Boncordo o Boncoddo. Gli altri confini comunali sono dettati a sud dalle zone sorgentizie di origine dei due torrenti suddetti, mentre a nord dalla costa tirrenica. Il paesaggio rispecchia
l’andamento morfologico dei bassi versanti della Catena
Peloritana. In esso, infatti, in relazione all’assetto orografico spiccano in particolare due unità morfologiche: la prima data dalla spianata costiera tirrenica pressoché pianeggiante dove le pianure alluvionali coincidenti con i tratti terminali dei rispettivi torrenti si fondono con le aree litorali a formare una spianata di ampiezza media intorno ai 300 m, limitata verso l’entroterra dal piede dei primi rilievi collinari che si ergono sul mare; la seconda, che costituisce la gran parte del territorio comunale, registra un paesaggio basso-collinare con quote medie s.l.m. intorno a 200 m e massime fino ai 476 metri, caratterizzato dall’alternanza di valli strette e profonde a dorsali, tra loro parallele e allineate
in senso
grosso modo NNO-SSE. L’andamento composito, talvolta complicato, dei profili di versante, riflette la situazione geologica (estrema variabilità litologica) e i forti tassi di sollevamento riconducibili a tutto il settore peloritano. I rilievi, infatti, sono modellati in funzione del grado di erodibilità che i terreni di cui sono costituiti offrono agli agenti disgregatori legati in particolare all’azione delle acque correnti superficiali. Così è facile comprendere come la differenza di energia di rilievo che si osserva tra le prime propaggini collinari che si affacciano sulla fascia costiera e quelle dell’entroterra, è proprio legata alla diffusione di terreni a comportamento diametralmente opposto, da facilmente erodibili (prevalenti terreni a componente argillosa) nelle zone più settentrionali a ridosso della fascia costiera con pendenze medie dell’ordine del 15%, a difficilmente erodibili (metamorfiti, conglomerati e calcari) nelle zone centrali e meridionali dell’entroterra, dove si raggiungono forti acclività (pendenze tra il 75 ed il 100%), talora anche subverticali. Nonostante la situazione orografica complessa la maggior parte del territorio presenta pendenze tra il 20% ed il 30%. 1.3 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO L'evoluzione geomorfologica dell'area risulta condizionata da numerosi fattori, tra cui l'ampiezza dei sollevamenti, l'importanza delle dislocazioni tettoniche, le variazioni eustatiche del livello marino, la successione delle diverse fasi climatiche nonché, più
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recentemente, le attività antropiche. A tali fattori si deve l'attivazione nel tempo di processi morfodinamici che, condizionati a loro volta dall'assetto lito-strutturale dei terreni affioranti, delineano le diverse forme del rilievo. Pertanto, in base alle caratteristiche morfologiche ed ai processi morfodinamici, i morfotipi, ricorrenti nell’ambito del territorio comunale, possono essere raggruppati nelle seguenti cinque categorie principali: 1. Dominio di piana costiera; 2. Dominio dei fondovalle alluvionali; 3. Dominio delle spianate terrazzate di culminazione topografica; 4. Dominio delle dorsali con culminazioni strette e allungate; 5. Dominio dei versanti denudazionali. 1.3.1 Dominio di Piana Costiera La piana costiera si sviluppa ininterrottamente su un’unica fascia di ampiezza media intorno ai 250-300 metri con superficie pressoché pianeggiante, compresa tra le quote 0,0 m e 10,0 m s.l.m., ed andamento SO-NE. Tale morfologia riflette la litologia dei terreni affioranti e i meccanismi della loro messa in posto. Infatti, tutta la zona è caratterizzata da una coltre di depositi sedimentari di tipo fluvio-marino, la quale, altro non fa che mascherare l’antico rilievo (substrato) di tipo collinare affiorante immediatamente più a sud. La piana costiera comprende due elementi geologico-morfologici. Verso l’esterno, ossia verso mare, si ha la fascia litorale con depositi tipicamente di spiaggia prevalentemente ghiaioso-sabbiosi, talora ciottolosi. Procedendo verso l’interno, ossia verso l’entroterra collinare, al passaggio con la via denominata Lungomare,
prendono
posto ai primi i depositi fluvio-marini della retrostante spianata costiera. Si tratta di depositi tipicamente sedimentari fluvio-marini derivanti dall’interdigitazione tra quelli spiccatamente fluviali delle aree interessate da fenomeni di esondazione al margine degli impluvi e quelli tipicamente marini presenti lungo la costa. Tale intreccio di depositi ed avvicendamenti dei processi morfodinamici marino e fluviale ha portato come risultato la formazione della piana costiera odierna immediatamente a ridosso dei litorali. Nella zona non si evidenzia nessun fenomeno di dissesto in atto o potenziale, neppure legato all’azione dinamica del mare, almeno a breve e medio termine. L’attuale tendenza
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evolutiva della linea di spiaggia, infatti, è quella di progressivo ripascimento con apporti solidi provenienti dai torrenti che contribuiscono all’ampliamento della spiaggia. Dal momento della posa delle barriere frangiflutti (almeno un trentennio fa), il trend accrescitivo del litorale non subisce inversioni. Di fatto le opere, oltre a smorzare l’energia d’impatto dei flutti, ha consentito il bloccaggio a tergo del trasporto solido torrentizio operato in mare
dalle correnti di deriva. Così, il tratto di costa in studio avanza per
progressiva e lenta sedimentazione marina, con fasi di rimaneggiamento eolico e da non trascurare l’azione di continuo calpestìo ad opera dei bagnanti o dei pescatori, compreso il passaggio di mezzi con ruote. Per quanto suddetto, la situazione odierna evidenzia una condizione ampiamente favorevole con continuo sviluppo in ampiezza e volume del tratto di spianata costiera in esame. Tale evoluzione della linea di costa allontana la possibilità nel breve e nel medio termine di una inversione di tendenza dell’azione marina sul litorale, escludendo di fatto fenomenologie con effetto erosivo. L’intera costa di Spadafora è compresa nell’Unità Fisiografica 1 Capo Milazzo Capo Peloro (PAI Coste). Dal punto di vista idraulico, la piana costiera per effetto di punti sensibili e lacunosi nel sistema di attraversamento e arginatura del reticolo idrografico, può essere localmente interessata da esondazioni e invasa pertanto, da convogli idrici e solidi almeno nelle sue parti meno elevate ed in occasione di eventi di piena. Tale spianata costiera viene ascritta all’Olocene e all’Attuale. 1.3.2 Dominio dei fondovalle alluvionali I fondovalle attuali assumono dimensioni relativamente significative in due dei cinque torrenti che solcano il territorio di Spadafora. Si tratta del T. Cocuzzaro e Boncoddo, peraltro i più estesi in termini di estensione areale dei bacini ad essi sottesi, i quali sono caratterizzati, principalmente nel tratto medio e terminale, da fondovalli piatti in cui oltre ai fenomeni di erosione di sponda laterale, sono attivi i fenomeni di deposizione e aggradazione. Lo stato di aggradazione generale viene accresciuto sensibilmente dopo eventi alluvionali particolarmente significativi. Fattori come la pendenza dell’alveo, la quantità e le classi granumoletriche del materiale mobilizzato, l’entità dei deflussi idrici, determinano il percorso dei materiali, che di solito termina in corrispondenza d’improvvise variazioni di
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pendenza o d’incrementi della sezione dell’alveo. Laddove, invece, intervengono strozzature e diminuzioni improvvise della sezione di deflusso si determinano effetti diga, i quali evolvono rapidamente verso valle con effetto energetico dirompente e distruttivo. Fenomeni di sovralluvionamento con effetto di letto pensile, correlati agli ultimi due più recenti eventi meteo avversi (02/11/2010 e 22/11/2011), sono evidenti nei tratti terminali antropizzati del T. Cocuzzaro e Boncoddo. Il materiale solido trasportato abbandonato dalle piene, non ha fatto altro che innalzare le quote dell’alveo di magra e di morbida, seppellendo diverse briglie, fino a livelli preoccupanti, prossimi al top dei muri d’argine maestri esistenti. I fondovalle posti nei settori più montani dei suddetti torrenti e sostanzialmente tutto lo sviluppo dei restanti tre torrenti minori (ad esclusione dei tratti terminali a fondo piatto e sezione
svasata),
il
Tonnarazza,
l’Acquavena
e
il
Riolo,
sono
interessati
da
approfondimento per erosione lineare e da strette e incise valli, talora profondamente incassate tra i rilievi. Attivi sono i depositi di fondovalle mobili presenti sul fondo degli alvei; lo stato d’attività di tali depositi e la ricorrenza di tali fenomenologie, tuttavia, è sempre connesso ai deflussi idrici superficiali e quindi è legato in maniera diretta ai fattori meteorici. I depositi alluvionali (fissati sia artificialmente che naturalmente), talora terrazzati all’intorno degli alvei ordinari, sono da considerarsi del tutto inattivi ed abbastanza stabili sotto il profilo morfodinamico. La loro riattivazione totale o parziale è legata ad eventi del tutto eccezionali. 1.3.3 Dominio delle spianate terrazzate di culminazione topografica La sommità dei rilievi collinari compresi tra l’abitato di Grangiara e le prime propaggini collinari che si ergono sulla spianata costiera, sono caratterizzate da più o meno ampie superfici pianeggianti fino a debolmente degradanti verso mare. Si tratta di spianate relitte di abrasione marina, testimoniate spesso da depositi rossastri fluvio-marini, terrazzati e sospesi al di sopra dell’attuale livello del mare per cause di sollevamento tettonico. Tali spianate presentano una certa continuità altimetrica secondo una fascia di ampiezza intorno a 1,5 km a sviluppo parallelo all’attuale linea di costa, interrotta dai vari fondovalle confinanti, con cui si raccordano spesso tramite versanti piuttosto acclivi. I margini delle
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spianate terrazzate spesso sono rappresentati da cornici e brusche rotture di pendio, anche sub verticali. La conformazione geometrica di siffatti rilievi richiama forme prevalentemente tronco-piramidali allungate in direzione NNO-SSE. Superfici pianeggianti terrazzate, ridotte in piccoli lembi residui, per spinta e prolungata azione demolitrice degli agenti esogeni (acque ruscellanti e gravità), si rinvengono discontinui ai margini periferici occidentale e meridionale del centro abitato di San Martino. Dal punto di vista dell’attività geomorfica e pertanto della stabilità generale, tali ambiti territoriali, possono ritenersi inattivi, ad eccezione degli orli di terrazzo e delle cornici litologiche, spesso aggrediti e demoliti da erosioni e scivolamenti di terreno con tendenza evolutiva all’arretramento dei cigli e progressiva, anche se lenta, riduzione delle superfici francamente pianeggianti. Su una delle ampie spianate di culminazione topografica si sviluppa l’abitato di Grangiara, il cui nucleo più densamente urbanizzato, pertanto, risulta stabile. 1.3.4 Dominio delle dorsali con culminazioni strette e allungate Il paesaggio a dorsali con creste di spartiacque strette e allungate si fa dominante già a sud di Grangiara e ancor più marcatamente a sud di San Martino, dove le creste si configurano come lame affilate. Si tratta di lineamenti tipicamente montani, in cui i rilievi i sono stati maggiormente soggetti al sollevamento regionale, rispetto alle zone costiere e peri-costiere, e pertanto, sono stati da più tempo esposti agli agenti demolitori esogeni. I rapidi sollevamenti crostali (cominciati già dal Pleistocene inferiore-medio) hanno generato in generale forti energie di rilievo con un sistema alternato di creste affilate e valli a "V" strette e fortemente incise, orientati verso NNO e perpendicolari all’attuale linea di costa. Ne conseguono paesaggi da alto collinari a montuosi man mano che ci si avvicina sempre di più allo spartiacque peloritano. In tali contesti, proprio perché orograficamente aspri, i fenomeni erosivi di versante sono piuttosto spiccati, specialmente in termini di denudamenti superficiali e frane anche profonde. L’evoluzione geomorfica dei luoghi tende a far arretrare i rispettivi versanti dei rilievi fino a farli congiungere in testa, così da passare da profili trasversali trapezoidali a profili puramente triangolari. L’abitato di San Martino si sviluppa a differenti quote lungo il culmine di una dorsale stretta e smussata (settore orientale), la quale, procedendo verso i settori meridionali (C.da Marinaro), si restringe ulteriormente, fino a lasciare spazio alla costruzione di un solo filare di case e al
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passaggio di una strada. Tale dominio, su descritto, risulta geomorficamente piuttosto attivo per quello che concerne i processi morfoevolutivi legati alla gravità (frane) e alle acque di dilavamento superficiale. 1.3.5 Dominio dei versanti denudazionali I versanti che si affacciano sulle aste torrentizie presenti nel territorio comunale, presentano caratteristiche alquanto diverse in relazione alle peculiarità litostrutturali di rocce e terreni affioranti. Infatti, ai versanti brevi, spesso regolarizzati da faglie, rettilinei o con blando profilo concavo, non o poco crenulati e con pendenze generalmente elevate, fino ad aggettanti, modellati sulle rocce ignee metamorfiche e sui terreni conglomerato-sabbiosi, si contrappongono quelli modellati in corrispondenza di litologie tenere, prevalentemente argillose, dal profilo notevolmente più dolce e spesso regolato da ampi terrazzamenti. Sotto l'aspetto morfodinamico i primi sono caratterizzati dalla ricorrenza di fenomeni gravitativi rapidi (Varnes, 1978), anche di grandi dimensioni, del tipo crollo, scivolamenti planari in roccia e terra, e più spesso, i cosiddetti debris flows (colate detritico-fangose), allorché vengono coinvolti materiali soffici detritici di copertura (coltri di sabbioni e limi eluvio-colluviali) impostati su qualunque substrato litologico avente pendenze pari e superiori ai 30°. I materiali accumulati alla base dei versanti ed allo sbocco delle aste drenanti di rango minore sono la testimonianza di tali fenomeni. In occasione di eventi pluviometrici intensi, come gli ultimi due riferibili al 02/11/2010 e al 22/11/2011, diffusi scivolamenti planari di suolo e roccia e colate detritico-fangose, comunque non particolarmente estesi), si sono avuti principalmente nel circondario di San Martino e in minor misura in quello di Grangiara, a carico dei rilievi metamorfici e conglomeratico-sabbiosi. Piccoli denudamenti e delaminazioni superficiali si manifestano a carico delle scarpatine dei terrazzi di coltivazione e in coincidenza di cornici litologiche spesso marcate dai depositi fluvio-marini terrazzati ghiaioso-sabbioso-limosi. Tali fenomeni di dissesto diffusi dovuti anche ad erosione accelerata, caratterizzano il territorio più montano. Sui tratti di versante modellati nei terreni argillosi, specialmente quelli affioranti nel territorio di San Martino, sono frequenti lenti movimenti gravitativi più o meno profondi del
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tipo
scorrimento
roto-traslativo,
soliflusso
e
colamento,
che
subiscono
brusche
accelerazioni a seguito di prolungate deboli piogge o in concomitanza di precipitazioni particolarmente intense o anche di scosse sismiche, riconoscibili tra l'altro dalle caratteristiche ondulazioni superficiali, contropendenze e da disarmonie morfologiche, oltre che da tagli e fenditure sul terreno. Riguardo a forme e processi dovuti all’azione della gravità, l’attenzione, quindi, è stata riposta principalmente nei confronti dei fenomeni quiescenti ed attivi (ossia a quelli con sintomi d’attività molto recente), come i depositi di frana, e nei versanti acclivi particolarmente suscettibili di generare dissesti ad evoluzione rapida di versante (scivolamenti planari superficiali e colate detritico-fangose).
1.4 INQUADRAMENTO IDROGRAFICO Le acque di precipitazione che cadono sulla superficie terrestre defluiscono in parte in superficie ed in parte si infiltrano nel sottosuolo. La circolazione delle acque superficiali, per quest’area dei Peloritani, si espleta lungo le pendici con fenomeni di ruscellamento diffuso e concentrato, che danno origine ad incisioni di rango minore confluenti a pettine nelle zone d’impluvio principali secondo un regime torrentizio, tipico delle fiumare messinesi. Il territorio comunale di Sapdafora risulta racchiuso da due bacini idrografici, peraltro i più estesi, ad est il T. Boncoddo e ad ovest il Torrente Cocuzzaro. Tra i due torrenti, si rinvengono altri tre bacini minori, che in ordine di grandezza fanno riferimenti alle aste principali del T. Acquavena (in posizione centrale al territorio di Spadafora, del T. Tonnazazza e del T. Riolo, rispettivamente più ad est e più a ovest. Tutti i reticoli idrografici risultano piuttosto semplici, con forme a traliccio, allineati in direzione NNO, presumibilmente per controllo tettonico (Tav. II). Il sistema di circolazione idrica superficiale determina una serie di incisioni vallive principali sub-perpendicolari alla linea di costa, le quali da monte verso mare diventano sempre più svasate e meno profonde. Mentre i tracciati dei due torrenti più estesi (Boncordo e Cocuzzaro) risultano, talvolta, piuttosto tortuosi, con stretti, profondi e fitti andamenti meandriformi, i tre minori sono invece piuttosto lineari (Tav. II). Gli ordini gerarchici, piuttosto bassi, sono tipici di uno
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stadio giovanile dei sistemi torrentizi, così come quelli presenti in area peloritana. Lo sviluppo lineare complessivo delle aste principali, misurato rispetto alla sezioni critiche di chiusura (solitamente in coincidenza dell’attraversamento della S.S.113 e solo nel caso del T. Riolo in coincidenza dell’attraversamento della Via Nuova Grangiara) risulta, assai modesto, oscillando mediamente tra i 2 e i 9,4 Km di lunghezza (Tab. 2). Tali torrenti presentano un più o meno esteso bacino di raccolta (Tab. 2) caratterizzato da pendici assai ripide nel cui ambito si verificano spesso significativi fenomeni di dissesto idrogeologico provocati sia dall'alta velocità che le acque acquistano per le forti pendenze degli alvei sia dal conseguente trasporto di abbondante materiale ciottoloso verso valle che spesso poi si accumula innalzando progressivamente i letti fluviali (caso del T. Cocuzzaro e Boncoddo nei loro tratti terminali prossimi all’urbanizzato). I processi morfogenetici principali individuati sono legati all’azione delle acque di deflusso superficiale che si esprimono soprattutto lungo le aste ed i tributari principali durante i periodi particolarmente piovosi, secondo un regime dei deflussi notevolmente differenze tra portate di magra e di piena; queste ultime impetuose e in genere di breve durata. Corso d’acqua
1 2 3 4 5
Superficie bacino Idrografico (Kmq)
Altezza media in m s.l.m.
Lunghezza asta principale (in Km)
Tempi di corrivazione
Comuni attraversati alla foce RomettaSpadafora Spadafora
Da1h e 5’ a circa 2h 0,78 105,1 2,30 Da 20’ a circa 50’ 1,45 Spadafora 143,5 3,49 Da 25’ a circa h 1 Spadafora 0,9 105,1 2,13 Da 15’ a circa Riolo 50’ Torrente 6,12 Spadafora220,56 5,58 Da 35’ a circa h Cocuzzaro Venetico 1 e 30’ Tabella 2 - Corsi d’acqua ricadenti nell’area territoriale di Spadafora e relativi tempi di risposta Torrente Boncordo Torrente Tonnarazza Torrente Acquavena Torrente
7,33
254
9,36
I dati misurati per ogni bacino imbrifero, hanno permesso, tramite la formula empirica proposta dal Giandotti (1934), frequentemente in uso in Italia, e quella di Kirpich di stimare il tempo di corrivazione (in ore e minuti), ossia il tempo di risposta degli effetti di piena, in cui si verifica la portata massima, di ogni bacino. In tabella 2, relativamente al tempo di corrivazione, sono indicati due valori di tempo, il più piccolo desunto dalla formula di Kirpich mentre il secondo con quella di Giandotti.
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Tali dati risultano importanti nel definire il tempo di risposta delle azioni di protezione civile. Cautelativamente, è opportuno, predisporre operativamente le squadre di presidio territoriale ampiamente prima rispetto i tempi su indicati, anticipando e avvisando così per tempo, l’eventuale evento di piena. Premesso che i presidi territoriali dovranno essere dislocati, già nella fase di attenzione, è auspicabile l’appostamento sui luoghi di osservazione preventivati per il Presidio Idraulico, e sempre in sicurezza, dopo l’inizio di fenomenologie di pioggia e prima dei tempi minimi di risposta previsti di 1h , 20’, 25’, 15’ e 35’ rispettivamente per gli effetti dei Torrenti Boncordo, Tonnarazza, Acquavena, Riolo e Cocuzzaro. La circolazione idrica sotterranea è modesta lungo le pendici. Non risultano censite sorgenti di particolare rilievo tranne talune scaturigini e colatoi effimeri che risultano utilizzate per fini agricoli ed ubicate nelle contrade rurali. Di contro la circolazione idrica risulta più sviluppata nei depositi alluvionale di fondovalle dove s’instaura una falda freatica (acquifero alluvionale) a profondità variabile dipendente dallo spessore degli stessi depositi e dalla vicinanza con la linea di costa.
1.5 QUADRO GEOLOGICO DI RIFERIMENTO (SUCCESSIONE STRATIGRAFICA COMPLETA DEL TERRITORIO DI SPADAFORA) I rilievi di campo effettuati e le ricerche sulla letteratura geologica esistente, hanno permesso di risalire all’assetto stratigrafico-strutturale e al riconoscimento delle caratteristiche delle singole unità litologiche, in stretta connessione ed in linea con la geologia dei Monti Peloritani nord-orientali. Si sottolinea come, specialmente in ambito sedimentario, si tratti di una serie stratigrafica piuttosto frammentata con una forte variabilità litologica. La stragrande maggioranza dei terreni affioranti nel territorio comunale di Spadafora (circa i 2/3 della superficie complessiva) sono riferibili a rocce sedimentarie di natura piuttosto variabile prevalentemente di tipo terrigeno silicoclastico e subordinatamente
carbonatico,
mentre
1/3
sono
riferibili
alle
rocce
cristalline
metamorfiche di medio alto grado, (prevalentementemente scisti quarzo-biotitici e secondariamente gneiss e filoni aplitico-pegmatitici).
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Nel corso del lavoro sul terreno effettuato nell’ambito della presente indagine si è preliminarmente analizzata e ricostruita, con particolare attenzione all’attuale stato delle conoscenze scientifiche dei Peloritani, la stratigrafia dell’ intera area di interesse. Nella cartografia prodotta (Tav. III) sono state cartografate con la stessa simbologia sia le zone di reale affioramento dei diversi tipi geolitologici (descritti in legenda a cui si rimanda) del substrato roccioso, sia le aree ove le formazioni litoidi sono mascherate da materiali di alterazione superficiale e/o terreno vegetale il cui esiguo spessore non è sufficiente però per farlo definire accumulo detritico e come tale da identificare in carta. Oltre alle aree caratterizzate da materiali litoidi delle diverse formazioni geologiche, la carta riporta gli accumuli di materiali sciolti quali quelli alluvionali di fondovalle, di piana costiera e litorale. Le carte geologiche redatte per il presente lavoro fanno riferimento anche alla cartografia esistente (Lentini et al., 2000) e ad indagini analitiche di tipo geologico-tecnico e geologico-stratigrafico-tettonico contenenti inserti cartografici (Maccarrone et al. 2000). Il quadro stratigrafico così ricostruito è costituito da 10 unità litostratigrafiche, qui nel seguito descritte dall’alto (le più recenti) verso il basso (le più antiche): 1.5.1 Depositi litorali sub-attuali ed attuali Tali depositi di spiaggia sono presenti lungo la costa per una fascia di ampiezza massima di circa 160 metri (tratto costiero antistante all’attuale campo sportivo e Municipio), delimitata a nord dalla linea di bassa marea e verso terra (a sud), grosso modo dal passaggio della strada denominata Via Lungomare. Si tratta di depositi sabbiosi di colore avana con frazioni non trascurabili della componente ghiaiosa e ciottolosa rinvenibili lungo la spiaggia emersa, mentre prevalentemente sabbiosi nella zona di retrospiaggia. Nello specifico, essi sono dotati di un buon grado di selezionamento, essendo privi delle frazioni più fini del campo delle sabbie oltre che dei limi e delle argille, in quanto prodotti dalla rielaborazione dei processi marini legati principalmente alla deriva litorale da Ovest verso Est dei materiali apportati dai torrenti che sfociano nel Golfo di Milazzo ed in particolare dei vicini Torrenti Cocuzzaro, Riolo, Acquavena e Tonnarazza, secondariamente del Boncordo (Tav. II e III). Dal punto di vista mineralogico i granuli sono caratterizzati
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soprattutto da quarzo di provenienza metamorfica, che è uno dei minerali più stabili e resistenti ai fenomeni di alterazione e degradazione chimico-fisica. Lo spessore di tali depositi è compreso tra i 5 e 10 metri, con valori progressivamente crescenti procedendo da terra verso mare. 1.5.2 Alluvioni Recenti ed Attuali di fondovalle e depositi fluvio-marini di piana costiera Si tratta di depositi tipicamente sedimentari di tipo prevalentemente fluviale, originati dalla perpetua opera di trasporto e sedimentazione del materiale eroso, da parte dei torrenti, durante gli eventi alluvionali. Con tale termine vengono indicati quei depositi prevalentemente sabbioso-ghiaiosi presenti ai margini delle aste fluviali che costituivano aree interessate da fenomeni di esondazione. Nel tratto terminale delle valli questi depositi si collegano direttamente fondendosi a quelli presenti lungo la costa, che costituiscono le piane costiere attuali immediatamente a ridosso dei litorali. Tali terreni, proprio per la loro origine suddetta, risultano granulometricamente piuttosto eterogenei, poco selezionati, generalmente caratterizzati dalla presenza abbondante della componente sabbiosa medio-fine e subordinatamente di quella limosa; si presentano a stratificazione indistinta, di colore bruno-tabacco, moderatamente addensati e dotati, in presenza di acqua capillare, anche di una debole coesione, ma comunque ascrivibili ai terreni sciolti. Presumibilmente, in accordo con tali tipi di ambienti di deposizione, i materiali in questione, potrebbero presentare passaggi vertico-laterali lungo la verticale, disposti in maniera del tutto casuale, sovrapposizioni di orizzonti lenticolari a diversa
granulometria
(anche
ghiaie
e
ciottoli
di
varia
pezzatura)
interdigitati
vicendevolmente. Dal punto di vista petrografico, i clasti sono costituiti prevalentemente da minerali di origine metamorfica, e in particolare da quarzo che è uno dei minerali più stabili e resistenti ai fenomeni di alterazione e degradazione chimico-fisica. Tutti i dati sedimentologici suddetti non sono altro che il risultato di processi deposizionali e di peneplanizzazione derivanti dall’azione combinata delle varie fiumare, e processi di ossidazione atmosferica degli elementi litologici di tipo detritico. Il processo genetico di peneplanazione e di ossidazione atmosferica, quindi, si è integralmente svolto in condizioni
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subaeree durante il periodo Olocene, ed attualmente attivo. Tale processo ha generato caratteristiche superfici pianeggianti orizzontali o leggermente degradanti, stabili dal punto di vista geomorfologico. L’unità litologica in questione, giace in discordanza sui terreni sottostanti, la cui profondità è fortemente variabile, aumentando generalmente man mano che ci si avvicina da monte verso mare e da monte verso il centro delle valli. I disomogenei spessori del pacco alluvionale dipendono pure dalla articolata morfologia del substrato, probabilmente caratterizzata da innumerevoli incisioni (paleo-alvei) e blandi rilievi adesso fossili, suturati dallo stesso materiale alluvionale. Tuttavia, grazie alla consultazione di lavori ed indagini eseguiti dall’amministrazione comunale, in aree di spianata del centro cittadino, lo spessore risultante è di almeno 6,0-8,0 metri. I terreni ora descritti, formatisi nel tardo Olocene (ultimo Quaternario), costituiscono i termini più superficiali di copertura su tutti i terreni più antichi sottostanti. 1.5.3 Depositi fluvio-marini terrazzati Si tratta di depositi derivanti da processi fluvio-marini, mediante rielaborazione, peneplanizzazione e di ossidazione atmosferica, degli elementi litologici di tipo detritico delle unità sottostanti di volta in volta disgragate. Questa formazione autoctona, dal peculiare colore rosso-bruno, in seguito all’ultima fase di sollevamento, è stata spezzettata ed innalzata alle quote attuali (60-250 metri), secondo superfici orizzontali o leggermente degradanti verso mare, delimitate verso mare e verso monte da scarpate morfologiche evidenti, fatto questo che giustifica il frazionamento in terrazzi. Si tratta di placche discontinue rubefatte per completa limonizzazione dei componenti femici; caratterizzate da sabbie, ghiaie e ciottoli arrotondati, perlopiù centimetrici, di natura prevalentemente metamorfica, immersi in una matrice limoso-sabbiosa. La stratificazione è prevalentemente indistinta, anche se localmente si può presentare suborizzontale con livelli gradati. In terrazzi limitrofi a quelli presenti nel territorio di Spadafora sono state notate anche clinostratificazioni immergenti verso mare. La formazione è sciolta da scarsamente a moderatamente addensata. Gli spessori medi si aggirano intorno ai 15-20 metri. L'appoggio sulla sottostate unità è da suborizzontale a lievemente pendente di qualche grado verso Nord per discordanza angolare. La distribuzione areale di tale formazione è
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piuttosto significativa; su di essa si sviluppa l’abitato di Grangiara e il Cimitero Vecchio, oltre a numerose case sparse ed edifici rurali. Il riconoscimento e la datazione di questi terrazzamenti sono stati eseguiti sulla base della loro distribuzione altimetrica, dei rapporti geomorfologici tra i vari ordini e mediante correlazioni con depositi datati in aree limitrofe. Così, i vari ordini di spianamento presenti nella fascia altimetrica suddetta, sono attribuibili al Pleistocene medio-superiore. Sono proprio questi terrazzi ad essere meglio conservati e distribuiti secondo una fascia parallela alla linea di costa, estendendosi lungo tutto il margine peri-tirrenico dei Peloritani Nordorientali. 1.5.4 Argille marnose grigio-azzurre Buona parte delle prime propaggini collinari immediatamente a ridosso della spianata costiera, sono costituite da argille marnose di colore grigio-azzurro (quando prevale la frazione terrigena), subordinatamente beige (quando prende il sopravvento la frazione carbonatica). Spesso molto compatte e a frattura concoide, diventano superficialmente piuttosto plastiche quando sono a contatto con l’acqua. Talora hanno giacitura suborizzontale blandamente inclinata verso nord (5 – 10°), con stratificazione spesso massiva, resa evidente da sottili livelli di sabbie grigio-bronzo e giallo-rossastro ed orizzonti a materiale vulcanoclastico. Questi litotipi sono da correlare, in base ai caratteri litostratigrafici e paleoambientali, agli analoghi sedimenti affioranti presso gli abitati di Villafranca, Venetico e Torregrotta (Lombardo, 1980; Di Stefano & Lentini, 1995), dove possono raggiungere spessori di oltre 90 metri. In queste località tale formazione, risulta intensamente cavata per la produzione dei laterizi. Lo spessore di questa formazione è estremamente variabile in quanto la deposizione è direttamente legata alle condizioni di sviluppo tettonico-strutturali della zona. Gli spessori minimi sono valutabili in non meno di 25-30 metri. Tali terreni occupano un territorio compreso tra i torrenti Cocuzzaro (a ovest) e Acquavena (a est), mentre verso sud si spingono fino al passaggio dell’A20 ME-PA. Su tali terreni ricadono l’abitato di Verdesca, le fasce intensamente urbanizzate di Spadafora Centro, subito a valle e a monte del vecchio tracciato ferroviario ME-PA, includendo l’ex
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Mercato Coperto ora Museo dell’Argilla, il Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, l’area coi campi da tennis, l’Asilo Nido, la nuova stazione ferroviaria e il Cimitero Nuovo di Spadafora. Nella letteratura scientifica tale formazione è ascritta all’intervallo cronologico che va dalla parte alta del Pleistocene inferiore fino al Pleistocene medio (Di Stefano & Lentini, 1995; Lentini et al., 2000). Tale formazione costituisce il substrato di parte dei depositi di copertura alluvionali di piana costiera e di piana litorale. 1.5.5 Calcareniti e marne sabbiose Calcareniti e sabbie organogene di colore giallastro, variamente cementate, sempre ben stratificate in banchi centimetrico-decimetrici con comuni laminazioni e stratificazioni incrociate. La stratificazione è spesso evidenziata da intervalli sottili marnosi, dove si individuano strati ad aspetto massivo, rupestre, da pluridecimetrici a metrici. Tale sequenza evolve verso l’alto a calcareniti organogene, fittamente stratificate a struttura da pianoparallela ad incrociata. Localmente tutta la successione è interessata da fratture beanti, perpendicolari rispetto alla stratficazione, che individuano e talvolta isolano blocchi anche metrici. Ciò è una delle cause predisponesti di crolli e ribaltamenti lungo i pendii più esposti come quello meridionale. In associazione si osservano anche marne calcaree sabbioso-limose giallastre, molto compatte, massive e sorde alla percussione, ricche di brachiopodi, radioli di echinidi e coralli bianchi aermatipici di ambiente epibatiale (Isis gen.). La formazione, affiorante tra gli abitati di San Martino e Grangiara, risulta poco significativa in termini areali, in quanto è presente in lembi discontinui di modesto spessore. L’età è riferibile al Pliocene superiore – Pleistocene inferiore. 1.5.6 Marne e calcari marnosi della Formazione Trubi Tali terreni suturano con un contatto di discordanza e trasgressivo un antico e tormentato paesaggio dato dalle sottostanti unità. Litologicamente si tratta di marne e calcari marnosi appartenenti in letteratura alla Formazione “Trubi”, con spessori che aumentano man mano che si procede verso sud. Questi litotipi sono stati evidenziati in affioramento in maniera discontinua, specialmente lungo le incisioni vallive che bordano il crinale sul quale riposa l’abitato di Verdesca (Torrente Riolo). Essi si presentano sempre
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ben compatti, a fratturazione concoide, a stratificazione parallela con strati decimetrici debolmente inclinati (circa 15°-20°) verso nord. Sono di colore caratteristico, dal bianco latte al beige, anche se in alcune zone limitrofe sono stati rinvenuti di colore grigio-azzurro e con evidenti segni di superfici erosive ondulate al top che separano zone a fratturazione, talora molto fitta, altre volte più rada, che da origine ad elementi di forma poligonale irregolare di diversa grandezza (da decimetrica a metrica). La conservazione delle calcilutiti stesse è limitata da erosioni e spiazzamenti attivi sia nel Pliocene medio-superiore che nel Pleistocene. Per tali motivi la loro distribuzione in senso verticale che areale è ridotta, con spessori che, nell’area in questione, raggiungono circa 30 metri. Tali terreni assumono caratteristiche litotecniche assimilabili alle sovrastanti Argille marnose grigio-azzurre, costituendone nelle zone peri-costiere il loro substrato. Nella letteratura geologica tale unità formazionale viene ascritta al Pliocene inferiore. 1.5.7 Calcare evaporitico La facies dominante è quella di un calcare da tenero a lapideo, autobrecciato e concrezionato, ed a luoghi massivo, con colori al taglio fresco variabili dal bianco crema al rosato, localmente bianco latte. Equivalente del “Calcare di Base Auct.”. Si sviluppa in bancate generalmente ben distinte di spessore metrico in alternanza a subordinati livelli di argille marnose verdastre finemente laminate e ad orizzonti marnoso-calcarei bianco crema a fitta stratificazione da millimetrica a centimetrica. La formazione è interessata in modo discontinuo da deformazioni sia fragili che duttili a mesoscala di tipo compressivo conseguenti ad una fase tettonica tardo Messiniana che non supera il Pliocene basale, come testimoniato da deformazioni sindeposizionali di accomodamento esclusivamente a carico dei livelli basali della sovrastante formazione dei Trubi, indisturbata nei suoi livelli medio–alti. Lungo pareti acclivi fino a verticali, possono verificarsi crolli e distacchi di roccia, solitamente per fenomeni di decompressione lungo fratture preesistenti, talora anche di neo-formazione. Tale formazione, con spessori in genere non superiori ai 10 metri, affiora in maniera discontinua in lembi residui. Nella letteratura geologica tale unità formazionale viene ascritta al Messiniano.
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1.5.8 Marne tripolacee e marne argillose Alternanza fortemente irregolare di marne diatomitiche fittamente fogliettate di colore biancastro e marne beige o bluastre. L’intera formazione è caratterizzata talora dalla presenza di imballi caotici di blocchi di gesso selenitico (versante destro del vallone Cocuzzaro nei pressi di Grangiara) di varia pezzatura (da centimetrici a metrici). La formazione è poco significativa, affiorando in modo piuttosto frammentato in pochi siti, generalmente al fondo delle valli, con spessori che non superano i 15-20 metri. Nella letteratura geologica tale unità formazionale viene ascritta al Messiniano inferiore. 1.5.9 Complesso terrigeno basale Rappresentano i primi terreni sedimentari in appoggio sul basamento metamorfico di questo settore dei Monti Peloritani. Equivale al flysch di Motta di Barrier (1987), ai “depositi terrigeni medio-supramiocenici dei Mt. Peloritani” di Lentini et al., (2000) e alla Formazione San Pier Niceto (Lentini et al., 2008). Si tratta di depositi post-orogeni, in facies di molassa, di ambiente di fan-delta (Di Stefano & Strazzulla, 1997). Il complesso è costituito da (a) dominanti conglomerati poligenici ad elementi eterometrici (clasti cristallini di alto grado e subordinati clasti calcarei e quarzarenitici) immersi in una matrice grossolana sabbiosa, con frequenti passaggi laterali e verso l’alto ad (b) arenarie litiche da poco a moderatamente cementate, e sabbie massive intercalate in fitta alternanza, generalmente codominante, a livelli centimetrici fino a decimetrici di siltiti marnoso argillose grigio-scuri e (c) da un intervallo prevalentemente argilloso e marnoso-siltoso. Gli spessori valutabili in affioramento si attestano intorno ai 100-120 metri, e dai dati di letteratura risulta possono raggiungere i 200 metri. Nella letteratura geologica tale unità formazionale viene ascritta al Messiniano inferiore.
1.5.10 Metamorfiti (Unità dell’Aspromonte) Si tratta di rocce metamorfiche di medio alto-grado a prevalenti micascisti e paragneiss quarzo-biotitici, la cui tessitura è spesso scistosa. A causa delle vicissitudini tettoniche la roccia presenta delle discontinuità piuttosto irregolari e variamente fitte, che ne
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condizionano il comportamento geomeccanico. Infatti, l’originaria compattezza della massa rocciosa è spesso annullata, raggiungendo talora condizioni estreme con la formazione di mantelli di alterazione talmente spinta da conferire alla roccia un aspetto di deposito sciolto. Inoltre, i processi di alterazione chimico-fisica, trasformano i componenti mineralogici in livelli argillificati facilmente erodibili. Ne consegue, anche per le elevate energie di rilievo che i tipi litologici impongono, una spinta propensione al dissesto per le fenomenologie franose ad evoluzione rapida di versante. In questo settore dei M.ti Peloritani, tale formazione (Unità dell’Aspromonte) si rinviene al fondo dei valloni e nelle zone più montane del territorio comunale, costituendo il basamento cristallino di età paleozoica sul quale si impostano i cicli sedimentari del Terziario.
1.6 USO DEL SUOLO Le condizioni di degrado della copertura vegetazionale, l’assenza di regimazione delle acque superficiali, nella casistica, sembrano incidere pesantemente sullo sviluppo di condizioni di instabilità dei versanti. Aree recentemente investite da incendi assieme ad aree denudate costituiscono grande potenziale d’innesco di fenomeni tipo colata detriticofangosa, anche con piogge non particolarmente intense. Ogni area recentemente investita da incendi dovrebbe, pertanto, essere considerata e cartografata, costituendo un elemento di aggiornamento del Piano di Protezione Civile. Tuttavia, a tal proposito, non sono state registrate aree con segni derivanti da recenti incendi (l’ultimo evento importante risale al maggio 2008). Si è fatto riferimento ai documenti cartografici in uso ai servizi tecnici dell’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Sicilia, al fine di caratterizzare le peculiarità del territorio in esame. In considerazione del carattere estremamente mutevole nel tempo dell’uso del suolo, funzione stretta dell’influenza antropica, si è provveduto a riscontri di campo volti al riconoscimento delle pratiche agricole messe in atto nelle aree studiate e di zone degradate, utili per valutazioni di ordine geomorfologico. In futuro, per quanto appena sopra detto, risulterà necessaria la disponibilità di una cartografia dell’uso del suolo continuamente da aggiornare, utile anche nell’ambito della pianificazione del rischio di incendi di interfaccia (non oggetto del presente studio).
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Le aree a diverso uso del suolo comprendono le informazioni sull’utilizzo agro-silvopastorale ed antropico del territorio. Dall’osservazione di campo e dalla carta dell’uso del suolo fonte PAI Sicilia (Tav. IV) e dell’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Sicilia, risultano diffuse le pratiche agricole con associazioni prevalenti ad oliveto e subordinatamente a vigneto e agrumeto, generalmente radi e ad impianto vetusto. Gli agrumeti risultano da densi a radi impostati specialmente nelle aree golenali dei torrenti, sui pianori di culminazione topografica, ma anche su versanti terrazzati con muretti in pietrame quasi sempre in totale stato di degrado. Piuttosto sviluppate arealmente risultano le zone coltivate ad uliveto sulle colline peri-costiere e fino a San Martino ed in minor misura nelle stesse zone i vigneti; mentre, nelle zone ancora più montane si hanno prevalenti zone incolte e sterili con substrato roccioso metamorfico e conglomeratico affiorante, frammiste talora a parcelle di bosco degradato (solitamente querceti) e macchia arbustiva. Spesso, all’apice dei valloni ed in corrispondenze di zone acclivi, impostati sul substrato affiorante si concentrano aree ad erosione superficiale intensa ed accelerata. L’urbanizzato è piuttosto fitto e continuo a Spadafora centro e nelle sue frazioni, intervallato localmente da spazi interclusi non urbanizzati, principalmente utilizzati a giardino, secondo un assetto pianeggiante o caratterizzato da ripiani terrazzati variamente ampi delimitati da muretti a secco. L’impianto urbanistico delle due frazioni collinari è antico, caratterizzato da un intrico di stradine e vicoli stretti a distribuzione confusa (caso del centro urbano di San Martino e di alcuni settori di Grangiara), in cui un eventuale azione di soccorso alla popolazione si renderebbe inevitabilmente difficoltosa, probabilmente proibitiva con l’utilizzo di mezzi meccanici. Mentre l’accessibilità all’abitato di San Martino risulta facilitata dalla presenza di strade ampie che si spingono nei settori periferici est e ovest, la viabilità interna di collegamento tra i suddetti settori dello stesso abitato è limitata alla sola Via Trappeti, appena capace, nel suo tratto più stretto, di offrire spazio a un autoveicolo. Spadafora Centro assume, invece, sviluppo lineare con stecche di case più o meno continue intervallate da un reticolo a maglia quadrata di strade ampie e collegamenti multipli sul lato Venetico, mentre, al momento, la sola strada statale 113 sul lato Rometta.
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Alcune considerazioni sull’influenza che il differente uso del suolo ha prodotto sull’innesco di colate fangose, in occasione degli eventi di pioggia del 01/10/2009, 02/11/2010 e 22/11/2011, scaturiscono dai rilievi eseguiti nelle zone colpite. È stato osservato, infatti, come i dissesti si siano concentrati, non soltanto in presenza di vegetazione a macchia rada o lungo superfici nude o tappezzate da manto erbaceo, ma anche all’interno di versanti terrazzati con muretti a secco e coltivati ad agrumi ed olivi. L’esperienza, desunta dallo studio di territori messinesi similari a quelli in oggetto, induce ad affermare che nei luoghi in cui si sviluppano parcelle di agrumeto estremamente fitto con interdistanza tra i tronchi inferiore a 2,5 metri e dove le fronde degli alberi si intrecciano a formare un vero e proprio ombrello senza soluzione di continuità, non si riscontrano dissesti se non al loro immediato margine. Inoltre, in coincidenza di versanti terrazzati con muretti a secco in totale stato di degrado, spesso spanciati e lesionati fino a completamente abbattuti, con inclinazioni del pendio superiori ai 30-32 gradi, spesso si possono determinare dissesti, alcuni dei quali anche rilevanti. In sostanza, la vegetazione diventa un fattore stabilizzante per le coltri superficiali, laddove, però, l’arboreto si presenta veramente fitto ed impostato su pendii inferiori ai 30-32 gradi. L’effetto stabilizzante, peraltro scarso, degli apparati radicali poco fittonanti degli agrumeti e oliveti è superato, oltre che dal peso dell’albero e dalla spinta del vento, dall’azione divaricatrice con allentamento del suolo. 1.7 CONDIZIONI METEO-CLIMATICHE Le caratteristiche climatiche dell’area in oggetto manifestano una distribuzione alquanto irregolare delle precipitazioni nel corso dell’anno ed escursioni termiche generalmente limitate. In base ai dati disponibili in possesso si può affermare che l’area in questione presenta complessivamente condizioni climatiche relativamente omogenee riferibili al regime tipico mediterraneo con precipitazioni concentrate nel periodo “Autunno-Inverno” e lunghi periodi di siccità nella stagione estiva. Di seguito, viene esposto il panorama dei fattori climatici come le precipitazioni, le temperature ed i venti, sotto l’influenza dei quali si trova il territorio comunale di Spadafora, introducendo la nozione di Zone di Allerta. Tali zone di Allerta (vedi Fig. 1) definiscono ambiti territoriali e raggruppamenti geografici,
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predisposti per gli adempimenti previsti dalla Direttiva P.C.M. 27/02/2004, nei quali è stato riconosciuto un comportamento climatico omogeneo caratteristico. Per quanto riguarda i dati climatici il Comune di Spadafora farà riferimento alla Zona di Allerta A nella quale rientra, comprendente la Sicilia nord-orientale (Peloritani, versante tirrenico).
Fig. 1 – Zone di allerta ad omogeneo comportamento climatico 1.7.1 Precipitazioni Le principali forme di precipitazioni nell’area in questione sono la pioggia, la rugiada e in ultimo per frequenza la grandine e la neve. Com’è ben noto, le precipitazioni hanno differenti caratteristiche che possono mutare durante lo stesso evento e tra gli eventi piovosi. L’area in esame è caratterizzata sostanzialmente, in conformità con le altre zone del versante tirrenico dei Peloritani, da buone precipitazioni con medie annue di 770 mm (vedi fig. 2). Del resto si può affermare che la provincia di Messina sia la più piovosa dell’Isola. Ciò è riconducibile verosimilmente al notevole sviluppo delle catene montuose sul territorio provinciale, in una regione come la Sicilia, in cui le precipitazioni orografiche giocano un ruolo sicuramente predominante. La valutazione degli apporti meteorici nel bacino idrografico di stretto interesse è stata dedotta dall’analisi dei dati riportati sugli annali idrologici del Servizio Idrografico per il periodo di riferimento (1921–1988) e di quelli pubblicati dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile nelle Linee Guida per la predisposizione dei Piani di Protezione Civile Provinciali e Comunali in tema di rischio
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idrogeologico (versione 2010). Per risalire ad una buona stima delle precipitazioni si è preso in considerazione alcune (le più prossime all’area in studio) delle stazioni pluviometriche tradizionali, poste immediatamente ai margini dell’area di stretto interesse, di seguito mostrate in figura 2 e 3.
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Figura 3 – Ubicazione nella zona di allerta A delle stazioni meteorologiche tradizionali Altre stazioni pluviometriche esistenti e limitrofe all’area in studio, come quella di Torregrotta e San Pier Niceto, sono gestite in telemisura dal Servizio SIAS Informativo Agrometeorologico Siciliano dell’Assessorato Agricoltura e Foresta della Regione Sicilia, con periodo di rilevazione limitato, a partire dall’01.01.2002 (vedi Tab. 3). Tali dati sono consultabili al sito web http://www.sias.regione.sicilia.it/. Stazioni in telemisura
Codice Provincia
Comune
Località
Coordinate UTM ED50 (m) Nord
Est
Quota (m)
Attiva
Inizio
01/01/2002
249
ME
S. Pier Niceto
Acquaurtedditi
4220276
531566
460
X
261
ME
Torregrotta
Grotta
4227100
531200
60
X
01/01/2002
Tabella 3 – Dati delle stazioni meteorologiche in telemisura gestite dal Servizio SIAS
38
In ultimo, le stazioni di Saponara Centro e Saponara Marittima, sono state installate a seguito dell’evento del 22 novembre 2011 ed i cui dati pluviometrici sono consultabili in tempo
reale
rispettivamente
al
sito
http://www.weatherlink.com/user/saponarame/
e
http://www.weatherlink.com/user/saponaramaritt/, oppure tramite l’homepage del sito web del Comune di Saponara http://www.comune.saponara.me.it/ cliccare sui link dedicati. Tali stazioni meteo di Saponara sono anche inserite nel quadro del sistema di stazioni pluviometriche dell’area dello Stretto di Messina, i cui dati in tempo reale possono essere consultati al sito http://atmosphera.weebly.com/stazioni-meteo-area-dello-stretto.html.
Figura 4 – Ubicazione stazioni meteorologiche dell’area dello Stretto di Messina I valori medi annui delle altezze d’acqua (in mm) di alcune delle stazioni su riportate e più prossime al territorio in studio, sono elencati in tabella 4 e figure da 5 a 9: STAZIONE PLUVIOMETRICA
QUOTA ml. s.l.m.
ANNI
G
F
M
O
N
D
MEDIA
mm
mm
mm
mm mm mm mm mm mm
mm
mm
mm ANNUA
A
M
G
L
A
S
ZIRIO' (C.F.)
860
29
158
138
139
93
54
33
30
44
87
170
173
198
1317
MONFORTE S. GIORGIO
320
59
151
123
116
74
45
24
17
28
64
124
169
167
1102
CALVARUSO
270
65
134
117
94
66
40
26
14
23
61
116
154
133
978
Tabella 4 – Valori medi mensili ed annui delle precipitazioni espresse in mm. (1921 – 1988)
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Figura 5 – Dati pluviometrici Stazione di Ziriò
40
Figura 6 – Dati pluviometrici Stazione di Milazzo
41
Figura 7 – Dati pluviometrici Stazione di Monforte San Giorgio
42
Figura 8 – Dati pluviometrici Stazione di Calvaruso
43
Figura 9 – Dati pluviometrici Stazione di San Saba
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Dai dati sopra riportati, si riscontra che il periodo più piovoso in quest’area è quello che va dal mese di ottobre al mese di marzo. Di contro il periodo estivo si presenta come stagione secca. Prendendo in considerazione i valori medi annuali di precipitazione su indicati e la distribuzione delle isoiete mostrate in figura 2 e da 5 a 10, nell’area in esame si distingue una zona costiera e peri-costiera del comune di Spadafora, dove le precipitazioni medie annue sono comprese tra 750-800 mm e una zona centromeridionale, compresa nel range 800-900 mm (Servizio RIA Dipartimento Protezione Civile Regione Sicilia, 2010).
Figura 10 – carta delle isoiete medie annue relativamente alle diverse zone di allerta siciliane Negli ultimi dieci anni si è verificato una graduale anomalia climatica, manifestata con l’accentuarsi di fenomeni a carattere temporalesco, che sembrano evidenziare quindi una lenta tropicalizzazione dell’area. Le intense piogge in alcune aree pianeggiante del Comune provocano, spesso, nei mesi più piovosi, fenomeni di allagamento principalmente dovuti all’inadeguatezza del sistema fognario che non riesce a convogliare e smaltire le acque, provocando forti disagi alla comunità.
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Inoltre, a seguito di piogge intense (eventi novembre 2010 e 2011) si sono innescati in diverse zone collinari del territorio comunale, alcune delle quali anche abitate, numerosi dissesti, alcuni dei quali hanno procurato minaccia per alcuni fabbricati e invasione per alcune strade secondarie. Vengono anche riportate le massime altezze di pioggia determinate per intervalli di 1, 3, 6, 12 e 24 ore, ricavate dagli Annali Idrologici del Servizio Idrografico della Regione Sicilia (ora
Agenzia
Regionale
per
i
Rifiuti
e
le
Acque
–Osservatorio
delle
Acque-
http://www.osservatorioacque.it/index.php?cmd=bancheDati&cmd_bancheDati=annali&c md_annali=annali_consultazione). Detti valori sono particolarmente importanti poiché, durante un evento meteorico, gli eventi più disastrosi sono quelli di massima intensità e breve durata. Per gli scopi del presente lavoro e in una logica cautelativa, si è presa in considerazione la stazione pluviometrica di MONFORTE S. GIORGIO posizionata ad una quota s.l.m. di 293 m non lontano dal territorio in esame. Per l’osservazione delle altezze di precipitazione orarie (vedi tab. 5 seguente) è stato considerato un periodo di 29 anni dal 1972 al 2000. Inoltre, sono stati evidenziati in grassetto i dati di pioggia con intensità oraria e cumulata nelle 24 ore, tali da poter potenzialmente indurre fenomeni franosi e alluvioni. In particolare, dalla letteratura scientifica internazionale si apprende come siano potenzialmente sufficienti almeno 100 mm/24h e 20 mm/h per determinare effetti alluvionali e/o franosi. Si sottolinea, tuttavia, che un fattore fondamentale che favorisce o meno tali episodi alluvionali, ed in particolare i dissesti, è il grado di saturazione dei terreni e pertanto i quantitativi di pioggia caduti nei giorni e nelle settimane precedenti. Le tabelle seguenti mostrano la frequenza delle maggiori intensità di pioggia oraria (in arancio e grassetto) e giornaliera (in grassetto) eccedenti i valori di soglia d’innesco (tab. 5) e le massime precipitazioni per più giorni consecutivi (tab. 6), registrati nel periodo compreso dal 1924 al 2000, presso alcune stazioni pluviometriche ubicate nelle immediate prossimità del territorio comunale di Spadafora (fig. 3).
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PRECIPITAZIONI BREVI ED INTENSE (in mm) A DIVERSA DURATA TAB. 5
Dati desunti dalle rilevazioni registrate dalla Stazione pluviometrica di Monforte San Giorgio
ANNI
t=1 ora
t=3 ore
t=6 ore
t=12 ore
t=24 ore
1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
29.40 29.20 51.00 30.00 36.00 21.20 88.80 36.60 28.40 24.00 27.80 27.00 12.20 80.00 25.60 34.40 32 25 11.4 25.8 21.8 33.2 20 13.4 54 41 15 24.4 50
38.20 53.20 59.40 46.80 53.60 31.40 125.40 43.60 29.40 28.40 36.40 37.40 20.60 203.20 34.20 49.60 57.2 25.6 24.4 34 22.4 34 43.8 30.6 98 61 23.8 30.4 75
61.80 58.60 70.60 52.00 89.00 42.00 134.20 55.60 40.40 44.20 51.80 37.60 21.20 207.20 41.00 52.20 73.8 28.8 38 41 25.4 34.4 44 33.8 109 74.4 33.2 53.6 93.4
81.20 69.40 133.00 83.80 128.80 50.00 136.80 57.80 51.40 51.60 71.80 37.60 21.20 219.60 44.20 52.20 76.2 36.4 54 47.6 38.6 63.6 44 41.2 153.8 83.8 38.2 69.4 106.4
109.20 89.80 173.00 114.40 172.60 63.80 137.00 59.80 69.40 84.20 73.00 40.40 28.60 219.60 56.60 55.40 82.4 43 63.6 52 64.6 86 44 78.2 210.6 85.4 38.8 102.6 118.6
47
Tab. 6 ANNO 1925 1926 1927 1929 1930 1931 1932 1933 1936 1938 1941 1951 1954 1959 1961 1964 1966 1967 1968 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1983 1985 1988 1991 1995 1996 1997 2000
Massime precipitazioni giornaliere e per periodi di più giorni consecutivi STAZIONE STAZIONE SAPONARA CALVARUSO t=24 ore/5gg t=24 ore/5gg 73/242 (mar) 90/149 (ott) 150/221 (nov) 103/161 (ott) 102/161 (ott) 80/130 (nov) 100/147 (nov) 83/230 (ott) 76/162 (feb) 90/293 (nov) 90/225 (dic) 76/142 (dic) 128/221 (feb) 91/- (nov) 130/315 (ott) 133/193 (dic) 170/225 (nov) 129/- (nov) 129/- (nov) 120/- (ott) 90/207 (dic) 80/143 (dic) 156/194 (feb) 110/- (ott) 110/208 (ott) 105/202 (dic) 50/184 (sett) 176/344 (nov) 159/265 (nov) 94/214 (mag) 41/133 (nov) 110/185 (nov) 193/252 (nov) 33/132 (mar) 223/322 (ott) 95/203 (ott) 79/- (ott) 160/182 (mar) 160/385 (ott) 210/251 (mar) 90/231 (mar) 140/160 (ott) 150/200 (nov) 210/431 (ott) 151/171 (nov) 91/202 (sett/ott)
I periodi più favorevoli a forti episodi di pioggia sono ottobre e novembre, secondariamente dicembre e febbraio, occasionalmente marzo, settembre e maggio. Le maggiori intensità di pioggia oraria sono state registrate nel 1978, 1985 e 1996 (cadenza
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da pluriennale a decennale), mentre le massime giornaliere eccedenti i 100 mm sono state registrate piuttosto frequentemente, in media circa ogni due anni (vedi tabb. 5 e 6). I dati, provenienti principalmente dagli annali idrologici del servizio Idrografico Siciliano e secondariamente dal SIAS, evidenziano come sono probabili eventi di pioggia, sia intensi che prolungati, tali da innescare potenziali frane, almeno ogni 2-3 anni. Se la distribuzione delle piogge totali annue è in qualche modo correlabile con l’assetto orografico e quindi altimetrico, quella dell’intensità di pioggia rivela un’accentuazione dei valori nella fascia orientale dell’Isola (Figura 11).
Figura 11 – Intensità di pioggia a un’ora e 6 ore per differenti tempi di ritorno 1.7.2 Temperature Per quanto riguarda i valori medi annuali della provincia di Messina, si osservano per le aree costiere valori intorno ai 18 – 19° (Messina, Ganzirri e Torregrotta) ed un’area intermedia di collina costiera e bassa montagna (Tindari, Calvaruso e Monforte) in cui le medie annuali scendono gradualmente a 17°. Lo studio delle condizioni termiche dell’area oggetto di studio è stato eseguito utilizzando i dati relativi alle stazioni termometriche di Calvaruso (270 m s.l.m.) e
49
Torregrotta (40 m s.l.m.), Comuni limitrofi all’area in questione. Sulla base dei dati misurati in queste stazioni sono stati ricavati i valori di temperatura medi annui (in °C), relativamente al periodo di riferimento che va dal 1921 al 1970 e dal 1991 al 1998. Dall’analisi dei dati emerge per Calvaruso una temperatura media annua di 16,91 °C, mentre per Torregrotta un valore di 17.84 °C. Tutto questo in piena conformità con quanto detto prima per il territorio provinciale messinese. Per quello che concerne i valori medi mensili, dai tabulati presi in visione, si osserva che le temperature più basse si registrano nei mesi di gennaio-febbraio, mentre il periodo più caldo risulta essere luglio-agosto. Inoltre, dai dati in possesso si riconosce un generale incremento delle temperature medie annue col diminuire dell’altitudine delle stazioni. Ciò a conferma della validità della correlazione tra temperatura ed altimetria. MESSINA Oss. (q. 54 ml.) 1926 - 1966
MESSINA Aeronautica (q. 54 ml.) 1962 - 1982
GANZIRRI (q. 1 ml.) 1951 - 1966
M
m
M+m/2
M-m
M
m
M+m/2
M-m
M
m
M+m/2
M-m
GENNAIO
13,9
9
11,4
4,9
13,9
9,7
11,8
4,2
14
8,6
11,5
5,4
FEBBRAIO
14,3
8,9
11,6
5,4
14,3
9,5
11,9
8,8
14,1
8,8
11,7
5,3
MARZO
15,8
10
12,9
5,8
15,7
10,6
13,1
5,1
15,4
9,6
12,6
5,8
APRILE
18,7
12,1
15,4
6,6
18,1
12,2
15,1
5,9
17,4
11,6
14,5
5,8
MAGGIO
22,4
15,2
18,8
7,2
22,4
15,5
18,9
6,9
20,8
14,6
17,7
6,2
GIUGNO
27
19,2
23,1
7,8
26,4
19,8
23,1
6,6
24,9
18,5
21,7
6,4
LUGLIO
30
22,2
26,1
7,8
29,3
22,7
26
6,6
27,8
21,5
24,4
6,3
AGOSTO
30,1
22,6
26,3
7,5
29,6
22,9
26,2
6,7
28,5
22
25,2
6,5
SETTEMBRE
27,2
20,6
24
6,6
26,9
20,7
23,8
6,6
26,2
20,1
23,2
6,1
23
16,9
19,9
6,1
22,6
17
19,7
5,5
22,7
16,6
19,7
6,1
NOVEMBRE
18,9
13,8
16,3
5,1
18,5
13,8
16,5
4,7
19,1
13,3
16,3
5,8
DICEMBRE
15,3
10,5
12,9
4,8
16,3
11,4
13,8
4,9
16,3
1,9
12,4
5,4
OTTOBRE
Tab. 7 – Valori medi mensili ed annui delle temperature massime (M), minime (m), medie (M+m/2) e delle escursioni termiche (M-m) in C°
Per quello che concerne i valori medi mensili, dai tabulati presi in visione, si osserva che le temperature più basse si registrano nei mesi di gennaio-febbraio, mentre il periodo più caldo risulta essere luglio-agosto con medie delle temperature massime che raggiungono i 30° (vedi tab. 7). Inoltre, dai dati in possesso si riconosce un generale
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incremento delle temperature medie annue col diminuire dell’altitudine delle stazioni, a conferma della validità della correlazione tra temperatura ed altimetria. 1.7.3 Andamento dei venti In relazione al tratto di area costiera interessata dal presente studio, sono stati elaborati i dati anemometrici di due stazioni del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare: 1. Stromboli (Lat. 38° 48’ – Long. 15° 15’)
Quota m s.l.m. 4 m. 2. Messina (Lat. 38° 12’ – Long. 15° 33’)
Quota m s.l.m. 59 m. Nel risalire ai venti prevalenti, sono state elaborate le frequenze semplici di distribuzione annuale e stagionale dei casi di vento, con velocità espressa in nodi. I diversi casi sono stati raggruppati secondo classi di velocità, evidenziando i rapporti percentuali tra calme (! 1 nodo), brezze (2 – 12 nodi), venti forti (13-23 nodi) e venti di burrasca (> 23 nodi). Alla stazione di Stromboli le osservazioni annuali (46.437) relative al periodo gennaio 1951-aprile 1975, registrano prevalenti casi di vento con velocità compresa tra 2 e 12 nodi (ossia venti di brezza); alle calme compete circa il 26%, ai venti forti l’11,6 % ed ai venti di burrasca l’1,4%. L’andamento stagionale rispecchia grosso modo quello annuale, con massimi delle calme in estate e minimi in inverno; lo stesso si ha per i venti con velocità tra 2 e 12 nodi; al contrario, la distribuzione massima per i venti forti e di burrasca si ha in inverno, con il minimo in estate. In generale il vento regnante (vento che soffia con maggiore durata) e dominante (vento che soffia con maggiore forza) è il Maestrale, seguito dai venti di Tramontana; ai venti da Sud e Sud-Est (Scirocco) spetta la regnanza in primavera ed in autunno con casi di vento a velocità maggiore di 23 nodi. Al Maestrale compete il massimo invernale quale vento di burrasca.
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Alla stazione di Messina, sulla totalità delle osservazioni (67.995) relative al periodo gennaio 1951-dicembre 1977, prevalgono con il 64% i casi di vento con velocità tra 2 e 12 nodi, seguiti dal 28% di calme, dal 9% di venti forti e dallo 0.5% di venti di burrasca. Pressoché analoga alla precedente stazione è la distribuzione stagionale, con un massimo estivo ed un minimo autunnale per le brezze, mentre per i casi di vento forte e di burrasca si hanno massimi invernali e minimi estivi. Si ha una netta regnanza dei venti da Nord e da Nord-Est tra i casi di brezza; per i venti con velocità maggiori sono regnanti il Libeccio e secondariamente i venti da Sud; praticamente assenti i venti da Sud-est sempre minori dell’1%. Lo stesso andamento si osserva a livello stagionale. In sintesi, risulta evidente, dai dati delle stazioni prese in considerazione, come i venti prevalenti siano il Maestrale (solitamente nel periodo da dicembre ad aprile), Libeccio-Scirocco (da maggio-giugno e da settembre a novembre). Secondariamente si hanno i venti di Tramontana, Levante (Grecale) e Ponente (da ovest). In tutte le stagioni dell’anno vi è la costante presenza di venti di intensità piuttosto elevata. Tale caratteristica è coerente con il prevalere della classe di stabilità dell’atmosfera neutra (D) o tendente alla stabilità (E).
1.8 INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE URBANIZZATO E INFRASTRUTTURALE Il territorio del comune di Spadafora che si estende in direzione nord-sud a partire dal mar Tirreno comprende un centro urbano costiero e tre frazioni ubicate nell’entroterra. Sulla spianata costiera tirrenica, che si estende parallelamente alla linea di costa, secondo direzione NE-SO, per circa 2 km, con ampiezze comprese tra 200 e 450 metri, insiste il centro urbano di Spadafora. Procedendo, verso sud, secondo una direttrice meridiana si trova subito, senza soluzione di continuità, la frazione di Verdesca. Continuando verso l’entroterra, a breve distanza (circa 600 metri) si incontra la frazione di Grangiara (distante circa 1,4 km da Spadafora) e infine ancora più internamente, a circa un km da quest’ultima, San Martino (distante circa 2,5 km da Spadafora). Le frazioni suddette sono ben collegate dal centro urbano di Spadafora mediante due strade principali carrabili, a carattere comunale, che si snodano prevalentemente in testa alle dorsali collinari con andamenti serpeggianti. Si tratta della S.P. 55 Spadafora-San Martino e della strada provinciale 45 Grangiara – San Martino. L’abitato di San Martino, si
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può raggiungere anche attraverso stradine rurali prevalentemente in terra battuta, ma comunque in genere carrabili, dislocate sulle colline dei settori orientali del territorio comunale. Da San Martino si sviluppa una strada sterrata di quarta classe, trascurata e spesso vulnerata da erosioni e frane, percorribile più facilmente da mezzi 4x4, che si innesta sulla S.P. 56 Venetico-Rometta, nei pressi della zona Serro Inglese-Palostrago di Rometta. Compongono il quadro della viabilità locale interna le strade Conigliaro, Troffe, Acquavena, Pozzillo, ultimo tratto della via Grangiara, Casazza-Rovetto, nonché la strada comunale Grangiara-S.Martino. Le principali vie di comunicazione a carattere regionale hanno una distribuzione parallela alla linea di costa e si concentrano tra il confine sud della spianata costiera e le prime propaggini collinari del versante tirrenico Peloritano. In tale zona, il centro urbano di Spadafora è attraversato dalla S.S. 113 settentrionale sicula, intersecata a sua volta da un sistema viario minore con schema a maglie più o meno regolari, saldate tra loro, e dal vecchio tracciato ferroviario ME-PA, ormai dismesso, poco più a monte. Il nuovo tracciato ferroviario ME-PA e l’autostrada A20 ME-PA camminano appaiati in una stretta fascia compresa tra la collina del Cimitero di Spadafora e l’abitato di Grangiara (Tav. I). E’ attiva una stazione non custodita, denominata Spadafora-San Martino, alla quale si accede dalla S.P.55 Spadafora-San Martino, mediante una strada comunale Pozzello-Briacara carrabile anche da mezzi pesanti, tuttavia, non sempre praticabile per l’attraversamento a guado dell’asta principale del T. Acquavena. L’autostrada A20 serve il Comune di Spadafora mediante il più vicino svincolo di Rometta posto a circa 3,5 km, mentre quello di Milazzo è lontano circa 15 km.
1.9 RETI TECNOLOGICHE Più a sud della A20 e dell’abitato di Grangiara, il territorio Spadaforese è attraversato da due linee del metanodotto, che si snoda mediante un tracciato pressoché parallelo a quello della linea autostradale. La rete del gas metano è gestita dalla Siciliana Gas S.p.A. e serve l’intero territorio ad eccezione della frazione San Martino. L’elettrodotto si sviluppa linearmente e parallelamente alla costa, con i tralicci ammorsati in cima alle prime colline che si affacciano sulla spianata costiera, mentre risulta più irregolare distribuito su tutto il restante territorio. Altre linee aeree elettriche si
53
individuano, sostanzialmente su tutto l’entroterra, fino a sud di San Martino. La rete idrica e la rete elettrica sono distribuite su tutto il territorio, servendo in modo efficiente e capillare l’interno comune di Spadafora. La rete fognaria locale risulta ben distribuita sul territorio recependo la totalità dei reflui delle abitazioni, attività commerciali e artigianali. Il comune è dotato, infine, di un impianto di depurazione sito in località Scofoleo, nel fondovalle del Torrente Boncordo, al confine con il comune di Rometta. 1.10 ATTIVITA’ PRODUTTIVE ESISTENTI Secondo quanto riportato nella relazione urbanistica a corredo del P.R.G. vigente, la struttura economica di Spadafora si presenta piuttosto modesta in termini di attività produttive e di addetti, così come del resto in molti comuni della zona, gravitanti da una parte verso il polo industriale di Milazzo-Giammoro, dall’altra verso l’area terziaria di Messina. Le imprese del settore terziario sono aumentate sia in termini di unità locali che di addetti, con riferimento ai servizi privati e alla pubblica amministrazione. Aumenta anche il comparto commerciale e dei pubblici servizi che però mantiene quasi la struttura dell’impresa. Si tratta, infatti, di imprese a carattere artigianale a conduzione familiare che tendono a soddisfare la domanda interna. Le aree produttive artigianali, comunque piuttosto limitate, sono ubicate in prevalenza nella zona limitrofa alla nuova stazione ferroviaria e lungo la S.P. 55 Spadafora – San Martino, in C.da Listi, nel tratto compreso l’A20 e la C.da Incenso. Ivi si trova una varietà di attività artigianali (officine, tendaggi, ecc.). Un’altra zona adibita ad attività di betonaggio è ubicata nel fondovalle del T.Cocuzzaro, in prossimità del vecchio
tracciato ferroviario. Tale attività si interrompe
puntualmente in occasione di eventi meteorici anche non particolarmente intensi, a seguito dell’ingrossamento del T. Cocuzzaro che impedisce il transito lungo l’unica via d’accesso rappresentata da una strada in terra battuta parallela all’alveo di magra. Per quanto riguarda l’attività agricola e zootecnica la limitatezza delle imprese, l’arretratezza del sistema produttivo, le caratteristiche orografiche molto accidentate e l’eccessivo frazionamento proprietario hanno comportato una scarsa redditività.
54
La coltivazione prevalente è quella dell’ulivo; sono praticamente con un’incidenza nettamente inferiore, sia dal punto di vista dell’estensione che dalla produttività, la viticoltura,
l’agrumicoltura
e
l’orticoltura.
Anche
la
pesca,
settore
produttivo
potenzialmente redditizio, non risulta per tradizione particolarmente sviluppata a Spadafora, non sostenuta dalla mancanza di attrezzature di deposito e stazionamento delle imbarcazioni e di raccolta e smistamento della risorsa ittica. Lo sviluppo turistico è scarso e di scarso interesse risultano anche i pochi beni culturali della zona. Le attrezzature turistico-alberghiere del comune sono quasi del tutto inesistenti; infatti, il centro di Spadafora dispone di un due Bed&Breackfast ubicati nella Via Vincenzo Monti e sulla S.S.113 Arcipretato, con disponibilità potenziale massima di 12 posti letto. 1.11 SERVIZI ED ATTREZZATURE ESISTENTI DI INTERESSE GENERALE In merito alle aree riservate all’istruzione si rileva la presenza di una scuola elementare e materna, un asilo nido e di una scuola media a Spadafora; di una scuola elementare a San Martino non più attiva, e di un asilo a Verdesca. Tra le attrezzature d’interesse comune si annoverano oltre alle consuete strutture amministrative e religiose, un centro di accoglienza per anziani (in stato di trascuratezza), sito in contrada Incenso, una struttura museale (Museo dell’Argilla) ed l’ex Macello (ora Autoparco del Comune) a Verdesca, ormai autoparco comunale. Prendendo in esame la situazione sanitaria del comune si osserva la presenza di un poliambulatorio nel centro di Spadafora, in Via Galleano, adiacente alla Scuola Media. Tuttavia emerge la carenza di attrezzature sanitarie e di strutture a carattere diagnostico-terapeutico soprattutto per quanto riguarda le frazioni. Gli spazi per lo svago e lo sport, attualmente, si limitano al campo sportivo sito a fianco del Municipio, e piccole aree di verde attrezzato nel lungomare antistante al campo sportivo. La dotazione di parcheggi, infine, è totalmente nulla, con eccezione degli ambiti territoriali interessati di piani di lottizzazione in attuazione dal vigente P.di F. e di quelli previsti nel vigente P.R.G.. Il commercio risulta piuttosto sviluppato, costituito da numerosi negozi a varia tipologia merceologica (6 di Abbigliamento, 7 alimentari, 7 bar, 5 ristoranti, 3 ferramenta,
55
una farmacia ed una parafarmacia, 3 rifornimenti, ecc.), concentrati quasi del tutto nel centro abitato di Spadafora, su ambo i lati della S.S.113. Precisi e verificati dati e informazioni (recapiti telefonici, tipo e quantità di mezzi e materiali) sui detentori di risorse e sui mezzi e materiali, utili ai fini di protezione civile, in possesso a Ditte private esterne ricadenti sul territorio, dovranno essere reperiti e periodicamente aggiornati a cura del responsabile della Funzione 4 del sistema comunale di protezione civile o del responsabile dell’ufficio di protezione civile. 1.12 DATI POPOLAZIONE Secondo i dati forniti dall’amministrazione comunale (Ufficio Anagrafe) e risalenti al 14/06/2012, i residenti risultano in totale 5.182 (Tabb. 8 e 9). I dati forniti dall’Ufficio Anagrafe, sono stati poi lavorati e la popolazione è stata suddivisa per Vie, nuclei familiari, fasce d’età 0-13, 14-64 e oltre 64 anni (Tab. 8 e 9). Inoltre, secondo quanto riportato nella relazione urbanistica al corredo del vigente P.R.G. (basata su dati della popolazione datati 2005), le caratteristiche attuali della popolazione mostrano un’elevata incidenza di nuclei familiari costituiti da uno e due componenti, mentre la composizione media del nucleo familiare è di poco minore di tre persone. Il raggruppamento familiare preponderante, circa il 65% dell’intero, è composto da 2,67 persone. Passando all’analisi della popolazione attiva, si evince che questa rappresenta il 32% del totale. I dati evidenziano come ad una consistente diminuzione degli addetti in agricoltura, avvenuta a partire dagli anni 60, in corrispondenza ai grandi flussi migratori, sia subentrata nei decenni successivi una tendenza prima verso il secondario e poi verso il terziario. Analizzando poi le categorie professionali si rileva che i lavoratori dipendenti costituiscono il 46% della popolazione occupata e di questi solo il 4% lavora in agricoltura. Solo il 16% della popolazione attiva è formata da lavoratori in proprio, professionisti ovvero pescatori, artigiani, commercianti e coltivatori diretti. Il rimanente è costituito dal ceto impiegatizio (17%).
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Tabella 8: POPOLAZIONE RESIDENTE E NUMERO DI FAMIGLIE SUDDIVISE PER VIA E CLASSI DI ETA’ (dati dell’Ufficio Anagrafe aggiornati al 14-06-2012)
Descrizione via
N.persone
N.famiglie
Età 0-13
Età 14-64
Età >64
CONTRADA ACQUAVENA CONTRADA BADIA CONTRADA CASAZZA CONTRADA COTTONELLO CONTRADA MANNELLA CONTRADA PIANO D'ORO CONTRADA S. LENA CONTRADA TONNARAZZA CONTRADA TONNARAZZA -CESIFCONTRADA TROFFE PIAZZA VITT.EMANUELE III PIAZZETTA PROVVIDENZA VIA A.DE GASPERI VIA ACQUAVENA VIA ANTICO QUARTIERE VIA ANTICO TEATRO VIA ANTONELLO VIA ASILO VIA BIFERA VIA CAPRARO VIA CARCERI VIA CARDUCCI VIA CARRARA VIA COLLODI VIA CONTURA VIA CROCE VIA CUNETTONE COPERTO VIA DEL MARE VIA DEL MARE -STRADA PRIV VIA DOTTOR GIUNTA VIA FORNACI VIA FORNI PUBBLICI VIA FRANCESCO MANISCALCO VIA GALLEANO VIA GARIBALDI VIA GIRAZIA VIA GRANGIARA VIA I CANALE VIA I PICCOLO TORRENTE VIA I RIOLO VIA II CANALE VIA II FORNACI VIA II GRANGIARA VIA II PROVINCIALE VIA II TRIESTE
4 4 4 1 13 6 2 4 24 15 58 6 11 183 30 17 109 25 2 5 4 27 166 62 7 17 32 100 77 67 1 44 27 128 260 16 6 14 10 105 39 17 89 18 3
1 1 1 1 4 3 1 2 13 4 31 3 6 77 17 10 45 8 2 2 2 14 79 22 3 7 14 49 30 28 1 22 13 47 110 8 4 8 7 38 14 7 39 8 2
0 0 1 0 3 2 0 0 0 4 2 1 1 13 0 0 11 2 0 1 0 2 18 7 1 1 3 6 6 6 0 2 1 15 29 1 0 1 1 13 9 4 5 1 0
4 4 3 1 7 3 1 3 16 8 35 2 3 128 19 9 69 14 2 4 3 15 124 45 5 12 26 70 62 49 0 30 15 92 182 10 3 7 6 78 24 11 66 10 0
0 0 0 0 3 1 1 1 8 3 21 3 7 42 11 8 29 9 0 0 1 10 34 10 1 4 3 24 9 12 1 12 11 21 49 5 3 6 3 14 6 2 18 7 3
Descrizione via
N.persone
N.famiglie
Età 0-13
Età 14-64
Età >64
VIA III CANALE VIA IMMACOLATA VIA INCENZO FONTANA VIA IV CANALE VIA LAVATOIO VIA LUNGOMARE VIA MACELLO VIA MANNELLA
11 32 33 7 16 123 65 34
5 16 19 2 6 66 31 14
2 0 4 1 3 17 9 8
5 16 16 5 12 94 39 21
4 16 13 1 1 12 17 5
57
VIA MANZONI VIA MARINA VIA MAZZINI VIA NICIA VIA NUOVA VIA NUOVA GRANGIARA VIA OSPEDALE VIA OSPIZIO VIA PASCOLI VIA PIANO VIA PICCOLO POZZO VIA PLACIDA VIA POZZO VIA PROV/LE ARCIPRETATO VIA PROVVIDENZA VIA PROVVIDENZA S.M. VIA PURGATORIO VIA RIOLO VIA ROMA VIA S. GIUSEPPE VIA S. LUDOVICO VIA SAN MARTINO VIA SANTA CATERINA VIA SANTA CROCE VIA SCOLLANDINA VIA SERRO FONTANA VIA SERRO PUNTALE VIA SICILIA VIA SOPRA CHIESA VIA SOTTO CHIESA VIA STRETTA VIA TORRENTE COCUZZARO VIA TRAPPETI VIA TRIESTE VIA UMBERTO I VIA VERDESCA VIA VINCENZO MONTI
134 7 62 2 5 225 119 4 42 21 23 53 3 158 7 7 21 81 47 2 17 161 32 10 31 13 44 43 8 4 4 13 35 2 650 416 177
55 4 25 1 3 85 49 4 21 11 9 21 2 67 3 3 10 32 22 2 13 61 17 7 10 5 25 19 6 3 2 6 14 2 275 156 96
11 0 6 0 0 19 15 0 6 3 4 2 0 18 0 1 0 12 4 0 0 19 6 1 1 0 6 4 0 0 1 1 3 0 72 53 18
90 5 43 0 4 180 76 3 32 11 12 37 0 112 6 6 14 52 31 2 9 130 17 7 21 9 25 30 4 1 2 7 21 0 430 303 130
33 2 13 2 1 26 28 1 4 7 7 14 3 28 1 0 7 17 12 0 8 12 9 2 9 4 13 9 4 3 1 5 11 2 148 60 29
Descrizione via
N.persone
N.famiglie
Età 0-13
Età 14-64
Età >64
VIA VISCOSI VICO I ACQUAVENA VICO I ARCIPRETATO VICO I BIFERA VICO I GIRAZIA VICO I MANNELLA VICO I NUOVA GRANGIARA VICO I SCOLLANDINA VICO II ARCIPRETATO VICO II BIFERA VICO II GIRAZIA VICO III ARCIPRETATO VICO III BIFERA VICO III SCOLLANDINA VICO IS. GIUSEPPE VICO POZZO
53 1 24 4 4 2 12 11 122 1 8 62 3 1 5 6
27 1 10 3 2 2 4 5 47 1 4 21 1 1 1 2
8 0 1 0 0 0 0 1 9 0 0 8 0 0 1 0
29 0 20 3 3 1 10 6 77 0 5 45 2 0 4 4
16 1 3 1 1 1 2 4 36 1 3 9 1 1 0 2
TOTALE POPOLAZIONE RESIDENTE
N.persone 5182
N.famiglie 2245
Età 0-13 532
Età 14-64 3551
Età >64 1099
58
1.13 DATI POPOLAZIONE SCOLASTICA Nel territorio comunale di Spadafora sono presenti diversi istituti scolastici di vario ordine e grado, dislocati esclusivamente nel centro urbano costiero e i cui dati salienti sono riportati nella seguente tabella 9: Num. Progressivo
Ubicazione
1
Via Acquavena
2
3
4
5
6
Via Antonello Via Lungomare Via Antonello Via Nuova Grangiara Via Nuova Grangiara e Via Acquavena Via Collodi
Istituto scolastico Scuola dell’Infanzia (Aristide Gabelli) Scuola Primaria Giuseppe Verdi Scuola Secondaria di I Grado Giuseppe Verdi
Insegnanti Popolazione e personale scolastica ausiliario
Referente Istituto
Telefono
090.9941153
103
13
Insegnante Rizzo
155
18
Insegnante Bonfiglio
81
27
Prof.ssa Pignataro
090.9941778
Asilo Nido
20
9
Rundo
090.9942487
Liceo Scientifico Galileo Galilei
537
66
Dirigente Scolastico D’Agostino
090.9941798
Prof.ssa Istituto d’Arte 70 27 Calleri Don Orione Tabella 9 – dati istituti e popolazione scolastica nel Comune di Spadafora
090.9941681
1.14 PROBLEMATICHE LEGATE ALLA VIABILITÀ ESISTENTE Il problema di maggiore rilievo è rappresentato dal congestionamento dei flussi veicolari all’interno del centro cittadino, il cui asse viario principale è costituito dalla SS.113. Si ha una marcata sovrapposizione del traffico urbano con quello extra comunale, raggiungendo durante tutto l’anno livelli sempre consistenti ed in particolar modo nella stagione balneare estiva, con notevole aggravio alla circolazione interna. Attualmente, in mancanza di collegamenti idonei alternativi, per alleggerire tale arteria appare opportuno deviare parte dei flussi verso la strada litoranea, che per caratteristiche di ampiezza della carreggiata e perché assolve ad una funzione di collegamento tra le due estremità del territorio comunale, si presta bene ad essere utilizzata in fase di emergenza o congestionamento del traffico sulla statale.
59
Un nodo critico della viabilità riguarda l’ingresso da Rometta, costituito unicamente dalla S.S.113 al passaggio con il Torrente Boncordo; mentre sul lato Venetico le possibilità di collegamento sono tre: la Via Lungomare, la S.S.113 e la Via Carmine di Venetico, tutte con attraversamento questa volta, del T.Cocuzzaro. Un’altra questione di notevole peso riguardo alla viabilità è costituita dalla difficoltà nei collegamenti trasversali alla vecchia linea ferrata, attualmente situata immediatamente a monte del centro abitato. A parte l’ampia Via San Martino (S.P.55) e la stretta Via Grangiara di collegamento alla Via Verdesca, tutte le altre vie di collegamento tra il centro costiero di Spadafora e gli abitati dell’entroterra, bypassano la vecchia linea ferrata tramite ponti più o meno stretti e bassi, a tal punto da rendere poco agevole il traffico veicolare, specialmente quello pesante. In particolare, gli attraversamenti ferroviari sulla Via Riolo e sulla Via Cunettone Coperto impediscono accessibilità ai mezzi pesanti. 1.15 RETI DI MONITORAGGIO Sul territorio comunale di Spadafora non sono presenti reti di monitoraggio di alcun genere. Una rete di rilievo con aste idrometriche abbinate a sistema radio di allertamento sarebbe opportuno che si predisponesse, così come anche, l’installazione di almeno una stazione pluviometrica. Tale apparecchiatura è in dotazione al Comune di Saponara, ubicata sulla copertura del Palazzo Municipale e sul palazzo della Delegazione a Saponara Marittima, i cui dati telemisurati sono divulgati in tempo reale sul sito web del Comune stesso o tramite gli indirizzi internet riportati in precedenza, e pertanto, possono essere consultati da tutti.
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2. RISCHIO IDROGEOLOGICO DA FRANA E IDRAULICO Il territorio comunale di Spadafora presenta caratteristiche differenti dal punto di vista morfologico, con una zona pianeggiante di spianata costiera densamente urbanizzata, attraversata dagli ultimi segmenti di cinque aste torrentizie e una zona a sud, collinare, più estesa, caratterizzata dall’alternanza di valli e dorsali, principalmente ricoperte da uliveto e e secondariamente da vegetazione spontanea, e alla sommità delle quali, in posizione, quindi, di culminazione topografica, si sviluppa, dapprima l’abitato di Grangiara e a quote più alte, procedendo ancora più a sud, l’abitato di San Martino. Tale assetto giustifica le differenze significative, in termini di tipologia di fenomeno idrogeologico, che esistono all’interno del territorio comunale e che sono proprio riconducibili al differente contesto orografico-geomorfologico. Così, a seguito di eventi piovosi anche non consistenti, sia per durata che per intensità, è possibile riscontrare due tipi di pericolosità idrogeologiche: una di tipo idraulico legata all’azione impetuosa dei deflussi torrentizi (esondazioni, erosioni di sponda, alluvionamenti, rigurgiti urbani da rete di smaltimento acque); la seconda, invece, di tipo geomorfologico, legata a processi gravitativi di rottura dei versanti, ossia alle frane. Ai pericoli geologici suddetti, alla loro severità e alla loro frequenza, corrispondono differenti livelli e tipi di rischio, allorquando essi interferiscono con il tessuto urbanizzato. Si hanno, così come dimostrano gli ultimi eventi calamitosi, rischi idraulici nelle zone di fondovalle strettamente pertinenti agli alvei di piena ordinaria e straordinaria, principalmente a carico di case sparse esistenti e abitate alla data dei rilievi, e nella spianata costiera lungo i tratti terminali, prima dello sbocco a mare delle aste torrentizie, a carico di un urbanizzato ad elevata densità abitativa. Risulta chiaro come il rischio idraulico sia presente nelle zone di fondovalle, a causa dell’azione impetuosa dei deflussi torrentizi, dell’apertura di varchi lungo gli argini naturali e/o artificiali (erosione di sponda laterale), di fenomeni di sovralluvionamento ed esondazione degli argini e delle acque di tracimazione e/o di rigurgiti in coincidenza di attraversamenti idraulicamente inadeguati e/o impropriamente ostruiti. Ai fenomeni naturali idraulici si sovrappongono spesso nell’abitato di Spadafora della fascia costiera, quelli legati ai rigurgiti del sistema urbano fognario e di smaltimento delle acque reflue.
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Così come riportato nel Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile (ottobre 2007), la pianificazione di emergenza deve avere come scenario di rischio di riferimento quello relativo alle aree a pericolosità e rischio idraulico e da frana elevato e molto elevato P3 e P4 perimetrate dal PAI Sicilia nell’anno 2007 e nel luglio 2011 (Tavv. V, VI, VII, VIII, X e XI), corrispondenti ad aree a rischio elevato (R3) e molto elevato (R4). Tale scenario risulta tuttavia statico, mentre l’evento in genere si manifesta secondo una gradualità di scenari corrispondenti a livelli di criticità crescente, oppure possono manifestarsi condizioni di criticità non previste nello scenario di riferimento e quindi nel PAI. Ovverosia, ad esempio, la perimetrazione delle aree a pericolosità e/o rischio frana coincide con le aree di effettivo dissesto, mentre spesso occorre considerare uno scenario dinamico che tiene conto dell’area di possibile evoluzione e propagazione spaziale del fenomeno franoso. Il buon senso, l’esperienza personale e la casistica, inducono a segnalare nel presente lavoro anche le situazioni di criticità non contemplate nel PAI o negli strumenti urbanistici, desunte sulla base di osservazioni geomorfologiche in sito (Tavv. IX e XII). Inoltre, l’approccio dinamico di un evento atteso verrà utilizzato quale riferimento per la predisposizione della pianificazione di emergenza. In assenza di approfondimenti e studi specialistici, lo scenario di riferimento è definito speditivamente su base osservazionale geomorfologica, sull’assetto plano-altimetrico dei luoghi, sull’individuazione di evidenze sul terreno connesse a movimenti di versante, quali fenditure, lesioni, rigonfiamenti, avvallamenti, improvvise rotture di pendio occulte, disarmonie della superficie topografica, ecc.. In sostanza, verranno proposti due livelli di scenari di rischio. Il primo, di riferimento, ossia di base, è basato sulle aree a più elevata pericolosità, perimetrate per i tempi di ritorno più bassi per i quali è possibile far corrispondere il livello di criticità elevata previsto nel sistema di allertamento per il rischio da frana e idraulico. Su tale primo scenario, storicamente più frequente e maggiormente plausibile, si imposterà la pianificazione di emergenza sia dal punto di vista procedurale che operativo. A tale primo quadro di riferimento, seguirà un secondo livello di scenari di rischio corrispondenti a tempi di ritorno superiori per i quali si prevedono scenari più catastrofici.
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Per il Comune di Spadafora, alla luce delle perimetrazioni PAI (Tavv. X e XI) e degli effetti degli ultimi eventi calamitosi, si assume, quale scenario di riferimento, lo scenario di rischio corrispondente ad un evento di piena ordinaria (a bassa rilevanza di piena) o al verificarsi di criticità puntuali (es. nodi idraulici), portatrici di livelli di criticità elevata. Lo scenario di riferimento si rappresenta come utile supporto ad indirizzare le attività di monitoraggio e vigilanza, di presidio territoriale e di avviso e informazione strumentale e non alla popolazione. Per l’individuazione degli scenari di rischio è stato necessario definire lo scenario di evento, cioè di pericolosità, che comprende la perimetrazione dell’area che potrebbe essere interessata da una frana o da una piena, la descrizione sintetica della dinamica dell’evento, la valutazione preventiva del probabile danno a persone e/o cose che si avrebbe al verificarsi dell’eventi atteso. Ogni criticità idraulica e da frana è stata descritta in forma tabellare secondo appropriate schede di rischio in cui si fa riferimento al livello di pericolosità e di rischio (da fonte PAI o valutato speditivamente su base osservazionale e su base storica), talora altezza idrica delle aree inondabili (a seguito di notizie storiche), dinamica dell’evento e conseguenze in termini di disagi e danneggiamenti a cose e/o persone. Ai fini della descrizione sintetica della dinamica dell’evento idraulico ritenuto probabile, si è tenuto conto della tipologia del fenomeno meteorologico che può innescare l’evento (ad esempio, piogge brevi ed intense, piogge deboli e persistenti); descrizione degli eventuali fenomeni precursori dell’evento; il tempo di risposta del bacino, ovvero quanto tempo occorre dall’istante in cui iniziano a verificarsi le precipitazioni e l’istante in cui si verificano gli effetti (tempo di corrivazione); i punti critici (nodi idraulici e da frana), ovvero quei tratti dei corsi d’acqua in cui non esistono sufficienti condizioni di sicurezza (ad esempio in corrispondenza di attraversamenti con una insufficiente o limitata sezione di deflusso per presenza di ostacoli di varia natura, sponde/argini in erosione o in frana, strozzature e bruschi cambiamenti di sezione con possibilità di ostruzione, ecc.); determinazione speditiva con approccio morfologico delle aree di esondazione corrispondenti all’attivazione dei punti critici individuati o alla piena ordinaria ove non contenuta. Per la descrizione, invece, della dinamica dell’evento franoso atteso, oltre alla tipologia del fenomeno meteorologico e dei punti critici vulnerabili, risulta fondamentale la
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caratterizzazione della cinematica del movimento franoso e pertanto il relativo ordine di velocità. Ulteriori dati utili sono ricavati dalla ricostruzione degli eventi più recenti che hanno colpito il territorio comunale di Spadafora. Gli scenari di evento individuati fanno riferimento primariamente ai dati riportati dal PAI (Tavv. X e XI), ossia ad aree cui corrisponde un elevata probabilità di inondazione (tempi di ritorno di 20-50 anni), o alta pericolosità, e una bassa rilevanza di piena o intensità e ad aree perimetrate in frana o suscettibili al dissesto. Nel caso in cui le informazioni disponibili risultano insufficienti per una definizione dello scenario di pericolosità si prenderà in considerazione lo stato di attività e la tipologia della frana in relazione alla potenziale velocità di attivazione del fenomeno, così da delineare in livello di criticità elevata. Le zone classificate come sito di attenzione vengono recepite allo stesso modo di quelle ad elevata pericolosità idraulica. Sulla base della perimetrazione delle aree ad elevata pericolosità, sono stati individuati gli elementi esposti, ovvero le persone e i beni che si ritiene possano essere interessati dall’evento atteso, ossia quelli che ricadono all’interno delle suddette aree ad elevata pericolosità idrauliche o che possano interferire con i tragitti di propagazione dei movimenti franosi. Nelle cartografie allegate alla presente relazione, sono riportati i nodi idraulici (Tavv. II e XII) e le zone a criticità da frana (Tavv. IX e XII) censiti sul campo e sulla base di notizie storiche, la cui attivazione si ritiene possa determinare, con molta probabilità, l’interruzione momentanea della viabilità primaria e secondaria, oltre che la seria minaccia per l’incolumità della popolazione residente od occasionalmente presente nelle aree a rischio idraulico. Queste ultime sono state distinte con cromatismi diversi a seconda del differente livello di rischio potenziale e dei disagi conseguenti (Tav. XII). In sintesi, il rischio idraulico nel Comune di Spadafora è forte e ben percepito dalla popolazione nell’ambiente urbanizzato costiero, mentre quello da frana è più sentito dagli abitanti di San Martino e secondariamente da quelli di Grangiara. Per il censimento della popolazione a rischio sono stati acquisiti dal Comune di Spadafora (Ufficio Anagrafe) i dati generali sulla popolazione residente nel territorio comunale alla data del 14/06/2012. Gli stessi dati sono stati riorganizzati per fasce di età, per nuclei familiari ed estrapolati per via e/o quartiere a rischio (vedi tabella 8). Il Comune,
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comunque, dovrà procedere alla verifica dei dati riportati nel presente lavoro, esaminando la completezza dell’individuazione degli esposti. 2.1 IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLI NATURALI NEL TERRITORIO DI SPADAFORA
2.1.1 Frane Una frana si può definire tale quando lungo un versante avviene un movimento di suolo, fango, detrito o roccia. Le frane comunemente si verificano dove le pratiche di uso del suolo sono inappropriate, specialmente su versanti acclivi, in presenza di disboscamenti e rimozione della vegetazione in genere, abbandono e non cura delle campagne, costruzioni improprie di manufatti (edifici, strade, ecc.). Le frane principalmente si innescano a seguito di piogge brevi e intense o deboli e prolungate (anche giorni), con quantitativi d’acqua al suolo che indeboliscono le proprietà meccaniche dei terreni che compongono i versanti. Solitamente, a episodi intensi ed inusuali di pioggia si attivano frane superficiali ad evoluzione rapida di versante del tipo colate detritico-fangose, scivolamenti planari e subordinatamente crolli, mentre a seguito di lunghi periodi di pioggia debole e/o moderata, anche dopo mesi, a fine di un ciclo stagionale piovoso, possono attivarsi o riattivarsi rispettivamente nuovi e preesistenti fenomeni franosi, in genere profondi e a cinematica lenta. Le soglie pluviometriche minime d’innesco potenziale in varie parti del mondo sono comprese tra 10 – 20 mm d’altezza di pioggia in un ora, o 50 – 120 mm in 24 ore, funzione comunque delle condizioni geologiche e morfologiche predisponenti e delle condizioni di saturazione dei terreni precedenti all’evento (Caine, 1980). Le frane possono anche verificarsi a seguito di fattori accidentali come scuotimenti sismici dovuti a terremoti, eruzioni vulcaniche, vibrazioni da traffico pesante, da macchinari vibranti o da esplosioni. La possibilità che una frana si origini, oltre che da cause naturali innescanti come la pioggia, è influenzata da fattori predisponenti, come il tipo di terreno e roccia, la disponibilità di suoli e coperture sciolte eluvio-colluviali mobilizzabili, la formazione geologica, il grado di disturbo tettonico, l’energia di rilievo dei versanti e l’uso del suolo. Secondo la casistica internazionale, un versante con acclività maggiore di 25-27 gradi, se risulta denudato e ricco di coperture
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eluvio-colluviali, sprovvisto di sistemi di regolamentazione del normale deflusso delle acque ruscellanti, è potenzialmente a rischio di generare frane superficiali veloci. Tale possibilità d’innesco aumenta notevolmente nel range di pendenza compreso tra 30° e 52°. I crolli avvengono, in genere, in corrispondenza di litotipi rocciosi fratturati e disposti lungo pareti aggettanti e sub-verticali > 60-70°. I fenomeni più profondi e relativamente lenti (scivolamenti roto-traslativi, colate lente), oltre che per le pendenze su riportate, si possono verificare, specie in presenza di terreni scadenti a componente argillosa, anche in coincidenza di blande pendenze. Tuttavia, per le caratteristiche dei terreni affioranti nell’area comunale, difficilmente si possono avere frane lungo pendii con energie di rilievo sotto i 10-12°, anche se non si possono escludere fenomeni anche diffusi di plasticizzazione e deformazione lenta dei terreni. La maggior parte del territorio comunale presenta ampie zone da pianeggianti a subpianeggianti e pendenze comprese tra 10% e 30% (dati P.R.G. vigente), con possibilità molto bassa per l’innesco di frane, specialmente quelle ad evoluzione rapida di versante come colate detritico-fangose. Tali aree coincidono con la spianata costiera, con i pianori di culminazione topografica e con i blandi pendii di alcuni rilievi costieri, come quello su cui ricade l’abitato di Verdesca. Subordinatamente, ci sono diverse zone nel territorio comunale di Spadafora, dove suolo, condizioni topografiche, vegetazionali e litologiche sfavorevoli si combinano ad incrementare il potenziale d’innesco al dissesto in occasione di eventi di pioggia intensi. La probabilità aumenta nell’entroterra, a partire dal circondario di San Martino, laddove le energie di rilievo risultano piuttosto accentuate e in presenza di successioni argilloso-arenaceo-conglomeratiche di tipo flyschoide e del substrato roccioso metamorfico a prevalenti scisti biotitici. Molte di queste aree sono o prive di vegetazione, oppure scarsamente ricoperte da fitta macchia, comunque discontinua e parcellizzata (TAV. IV), aumentandone, così, il potenziale d’innesco frane. In questi domini più acclivi, sono attivi intensi fenomeni erosivi superficiali, scivolamenti rapidi superficiali a carico delle coperture di suolo e di alterazione, ma anche diffusi risultano fenomeni franosi estesi e profondi del tipo roto-traslativo fino a colate lente (PAI 2007 – Aggiornamento Luglio 2011). Lungo i tagli stradali non mancano scuneamenti e sfornellamenti in parete rocciosa riferibili a scivolamenti in roccia in genere di poche decine di metri cubi.
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Ai fini della definizione delle aree a rischio idrogeologico da frana elevato e molto elevato, nel Comune di Spadafora, sono stati consultati, oltre all’importante documento di riferimento dato dal Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Sicilia
(P.A.I.), le seguenti fonti di informazione: 1.
Inventario
Fenomeni
Franosi
Italiani
(Progetto
IFFI),
disponibile
sul
Web
http://www.mais.sinanet.apat.it/cartanetiffi/default_nosso.asp;
2. Archivio AVI (Aree Vulnerate Italiane) + Mappa delle Località colpite da Frane ed inondazioni, fornita dal Sistema Informativo sulle Catastrofi Idrogeologiche; 3. Indirizzi Regionali per la Predisposizione dei Piani Provinciali di Emergenza per il Rischio Idrogeologico; 4. Studi Geologici finalizzati alla redazione del PRG e segnalazioni dell’Ufficio Tecnico Comunale. A seguito dell’ultimo aggiornamento effettuato dal PAI Sicilia (Luglio 2011), nell’area sono stati individuati 41 dissesti (vedi Tav. V): n. 11 scorrimenti; n. 10 frane complesse; n. 1 colamento lento; n. 6 aree a franosità diffusa; n. 13 dissesti dovuti a fenomeni di erosione accelerata. Il centro abitato di Spadafora, sviluppato in corrispondenza della pianura costiera, non presenta situazioni di dissesto geomorfologico. I dissesti si concentrano, destando più preoccupazione, nell’immediato circondario dell’abitato di San Martino, posto alla sommità di un rilievo contornato da versanti acclivi in disfacimento meteorico. In particolare, in corrispondenza dei versanti sud-ovest, costituiti dai terreni dell’alternanza arenaceopelitico-conglomeratica ed erosi alla base dal Rio Caramazzi (principale tributario del T. Cocuzzaro), in zona Piano (ex 003-5SD-009 ora 003-5SY-009), si determinano dissesti dovuti a fenomeni di erosione accelerata e fenomeni di trasporto di massa per scorrimento in C.da Marinaro (003-5SD-012 ora 003-5SY-012). Un fenomeno complesso e in programma di essere stabilizzato, è stato censito sul versante nord-ovest, zona Scollandina – Via Trappeti (003-5SD-039 ora 003-5SY-039),
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mentre il più recente e significativo dissesto per scorrimento roto-traslativo, tale da essere stato inserito nell’ultimo aggiornamento del PAI (luglio 2011) col codice 003-5SY-040, si è attivato sul versante Est dell’abitato di San Martino nel febbraio 2010, comportando lo sgombero forzato di una famiglia residente nell’edificio più prossimo alla corona di frana. Secondo quanto riportato nella relazione PAI (2006-2007), tali dissesti hanno comportato danni alla viabilità e a edifici posti al bordo perimetrale del centro abitato. Nel territorio del Comune di Spadafora nell’ambito dei 41 dissesti censiti dal PAI, sono stati identificati altrettanti areali a diversa pericolosità (Tavv. VI, VII, VIII), da P0 a P3, e per alcune, anche diversi gradi di rischio. La discriminante è data dal valore del bene esposto. Nelle cinque aree a rischio molto elevato R4, censite del PAI con la versione 2006-2007 e con l’aggiornamento (Luglio 2011), ricadono i seguenti elementi vulnerabili: abitazioni, strade delle frazioni e strada provinciale via di fuga antistante il complesso cimiteriale (dissesti cod. ex 003-5SD-001 ora 003-5SY-001, ex 003-5SD-009 ora 003-5SY-009, ex 003-5SD-012 ora 003-5SY-012, ex 003-5SD-039 ora 003-5SY-039, 003-5SY-040). Nelle aree a rischio elevato R3 ricadono i seguenti elementi vulnerabili: metanodotto (ex 0035SD-007 ora 003-5SY-007) nell’alveo del T. Cocuzzaro; Nelle aree a rischio medio R2 ricadono i seguenti elementi vulnerabili: tratti di strade comunali (003-5SD-016, 025, 027, 034, 035); Cimitero (ex 003-5SD-001 ora 003-5SY-001) e case sparse (ex 003-5SD-009 ora 003-5SY-009, 003-5SD-020 ora 003-5SY-020). Nelle aree a rischio moderato R1 ricade un traliccio Enel a ovest dell’abitato di Grangiara (ex 003-5SD-002 ora 003-5SY-002). Alcune di queste informazioni sono state inserite nel quadro sinottico che segue (Tab. 9), che è stato costruito mettendo in relazione le informazioni derivanti dal PAI per quanto concerne la Tipologia del fenomeno franoso, la Pericolosità ed il Rischio Idrogeologico.
Cod. PAI
Località
Tipo
P
V
R
I
003-5SY-009 S. Martino – Zona Piano 8 2 5÷7 4 1÷2 003-5SY-012 S. Martino – C.da Marinaro 4 3 3÷6 4 2÷3 003-5SY-039 S. Martino – Versante Nord 5 3 2÷6 4 2 003-5SY-040 S. Martino – Versante Est 4 3 3÷6 4 2 003-5SY-001 Spadafora – Strada S.P.55 Cimitero 4 3 3÷5 4 1÷2 Tab. 10 – Quadro delle aree a rischio R4 desunti dall’aggiornamento PAI (Luglio 2011) Si precisa che le aree elencate nel quadro sinottico soprastante (tab. 10) sono solo una parte di tutte le aree individuate nel PAI e ciò per le evidenti diverse finalità degli studi
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suddetti. Ai fini di Protezione Civile sono state omesse tutte le aree prive di elementi vulnerabili quali, beni immobili, infrastrutture, attività umane, etc, nelle quali il rischio si può considerare nullo. Per l’attribuzione delle Classi di Velocità dei fenomeni franosi è stata utilizzata la suddivisione proposta (tabb. 11 e 12) nel “Manuale Operativo per la predisposizione di un piano Comunale o Intercomunale di Protezione Civile” predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per la definizione dell’Intensità dei fenomeni franosi che individuano le conseguenze attese e quindi gli scenari di rischio, sono state correlate le informazioni suddette tenendo conto altresì delle esperienze conoscitive maturate sul campo. Tipologia: 1 = Crollo e/o ribaltamento 2 = Colamento rapido 3 = Sprofondamento 4 = Scorrimento (scivolamento) 5 = Frana complessa 6 = Espansione laterale o lateral spreading (Deformazioni Profonde Gravitative di Versante) 7 = Colamento lento 8 = Area a franosità diffusa 9 = Deformazione superficiale lenta (creep, soliflusso) Pericolosità: 2 = Media 3 = Elevata 4 = Molto elevata
Rischio: 3 = Elevato 4 = Molto elevato
Classe di velocità 1 = Estremamente lento (<16 mm/anno) 2 = Molto lento (16 mm/anno) 3 = Lento (1,6 m/anno) 4 = Moderato (13 m/mese) 5 = Rapido (1,8 m/ora) 6 = Molto rapido (3 m/min) 7 = Estremamente rapido (5 m/sec)
Intensità: 1 = Moderata 2 = Media 3 = Elevata
L’intensità del fenomeno esprime in definitiva il grado di pericolosità, in termini di protezione civile, in relazione alla tipologia del fenomeno franoso potendosi distinguere, per ogni classe di intensità, una serie di conseguenze attese. La sottostante tabella, esplicita i vari livelli di intensità (Tab. 13), in relazione alle diverse tipologie di frana.
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Tab. 11 – classi di velocità dei fenomeni franosi e relativo danneggiamento
Tab. 12 – classi di velocità per i rispettivi tipi di fenomeni franosi
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Tab. 13 – classi di intensità dei fenomeni franosi e relative conseguenze attese Il sito web dell’I.F.F.I. registra 4 fenomeni franosi nel territorio comunale di Spadafora (tutti desunti da foto interpretazione), di cui 2 (frana 1 e 2) ricadono ai margini dell’ambiente urbano di San Martino e coincidono con altrettanti dissesti codificati dal PAI (Tav. V); gli altri due dissesti (frana 3 e 4), non censiti dal PAI, ricadono all’interno di valloni in ambiente extra-urbano e pertanto ai fini del Piano di Protezione Civile non verranno considerati. Frana 1 IDFrana
Regione Provincia Comune
0834020400 SICILIA
MESSINA
Autorita' di Bacino
SPADAFORA Sicilia
Tipo di movimento
Attivita
Litologia
Scivolamento rotazionale/traslativo
Quiescente conglomerati e brecce
Uso del suolo
Area Metodo usato per la della valutazione del movimento Danno frana e dell'attivita' (m2)
Fotointerpretazione
Data evento (gg/mm/aaaa)
Causa Interventi
n.d.
San Martino - C.da Piano (versante sud-ovest) equivalente al dissesto PAI Cod. 003-5SD-009
Frana 2 IDFrana
Regione Provincia Comune
0835016900 SICILIA
MESSINA
Autorita' di Bacino
SPADAFORA Sicilia
Tipo di movimento Complesso
Attivita
Litologia
Quiescente conglomerati e brecce
Uso del suolo
Metodo usato per la valutazione del movimento e dell'attivita'
Danno
Fotointerpretazione
n.d.
Area della frana (m2)
Data evento (gg/mm/aaaa)
Causa Interventi
71
San Martino - Versante Est equivalente al dissesto PAI Cod. 003-5SD-041 Frana 3 IDFrana
Regione Provincia Comune
0835017000 SICILIA
MESSINA
Autorita' di Bacino
SPADAFORA Sicilia
Tipo di movimento Complesso
Attivita
Litologia
Uso del suolo
Quiescente conglomerati e brecce
Metodo usato per la valutazione del movimento e dell'attivita'
Danno
Fotointerpretazione
n.d.
Area della frana (m2)
Data evento (gg/mm/aaaa)
Causa Interventi
San Martino – C.da Incenso Frana 4 IDFrana
Regione Provincia Comune
0834020200 SICILIA
MESSINA
Autorita' di Bacino
SPADAFORA Sicilia
Tipo di movimento
Attivita
Litologia
Scivolamento rotazionale/traslativo
Quiescente conglomerati e brecce
Uso del suolo
Area Metodo usato per la della valutazione del movimento Danno frana e dell'attivita' (m2)
Fotointerpretazione
Data evento (gg/mm/aaaa)
Causa Interventi
n.d.
Spadafora - Cimitero ovest Per quanto riguarda le altre fonti, non sono stati reperiti dati direttamente riferibili al territorio Spadaforese, ne risultano indicazioni specifiche su siti a rischio idraulico e da frana. Tuttavia, dall’archivio AVI (Aree Vulnerate Italiane) si osserva un importante episodio alluvionale datato 15 Ottobre 1951, che ha interessato l’areale di Saponara e Milazzo, ed un altro tra l’8 e il 10 Ottobre 1996.
2.1.2 Analisi storica degli eventi da frana Nel recente passato, a seguito di intense piogge (febbraio 2010, 02/11/2010 e 22/11/2011),
si sono avuti episodi franosi localizzati e generalizzati su quasi tutto il
territorio collinare compreso tra Grangiara e San Martino (specialmente in quest’ultimo), che hanno invaso principalmente strade e fondi agricoli, fino a lambire edifici, uno dei quali oggetto poi di ordinanza di sgombero, senza tuttavia arrecare danneggiamenti tali da comprometterne la funzionalità e l’agibilità. I suddetti eventi hanno principalmente innescato fenomeni franosi superficiali a carico delle coperture sciolte eluvio-colluviali, spesso evoluti a colate detritico-fangose, comunque di modesta estensione, mentre l’episodio del febbraio 2010 ha provocato un dissesto profondo ed esteso di tipo roto-traslativo che ha interessato il versante est di San Martino (dissesto cod. 003-5SY-040 del PAI 2011). I siti vulnerati riguardano i versanti che bordano San Martino e secondariamente Grangiara. Alcune delle aree interessate da episodi franosi sono mostrate nelle foto (da 1 a 8) seguenti:
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FOTO 1 – Denudamenti e scivolamenti superficiali di suolo; versante nord di San martino (zona Piano). 22/11/2011
FOTO 2 – Denudamenti e scivolamenti superficiali di suolo in C.da Marinaro, prossimale al fabbricato Saccà. 02/11/2010
FOTO 3 – Orlo di scarpata in erosione ed arretramento. Periferia sud di San Martino. 22/11/2011
FOTO 4 – Effetti di erosione concentrata e diffusa a causa del mal governo delle acque ruscellanti. 22/11/2011
FOTO 5 – Panoramica scivolamenti planari superficiali (versante orientale sulla Via Serro Fontana – periferia sudorientale di San Martino). 02/11/2010
FOTO 6 – Panoramica scivolamento planare superficiale evoluto a colata detritico-fangosa (versante orientale sulla Via Serro Fontana – periferia sud-orientale di San Martino). 02/11/2010
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FOTO 7 – Esteso e profondo dissesto sul versante est di San Martino con minaccia per l’equilibrio statico funzionale del fabbricato Ilacqua. Data foto 10/11/2011
FOTO 8 – Dissesti (freccia rossa) minacciano il fabbricato bianco nella foto, a valle della via Serro Fontana (periferia sudorientale di San Martino). Data foto 19/01/2012
Nel febbraio 2010, a seguito di prolungate piogge, durate con carattere intermittente un intero ciclo stagionale, una frana estesa e profonda (foto 7), attivatasi sul versante est dell’abitato di San Martino, ha minacciato in maniera preoccupante un edificio, che precauzionalmente è stato oggetto di ordinanza di sgombero per ordinanza sindacale. Il dissesto (Cod. 003-5SY-040) è stato inserito nel PAI (Aggiornamento Luglio 2011) ed attualmente è oggetto di lavori di consolidamento definitivo. Per il territorio di Spadafora, a parte le notizie riportate nel PAI e gli effetti degli ultimi episodi franosi registrati tra il 2010 e il 2011 (Tav. IX), non ci sono precise informazioni su eventi di frana passati. Tuttavia, sebbene quasi certamente il database sia incompleto, particolarmente per gli eventi minori, si può presumere come non ci sia stato nessun evento distruttivo, almeno nell’ultimo secolo, tale da causare vittime o gravi danni alle infrastrutture, i quali quasi certamente sarebbero stati registrati e tramandati nella memoria delle persone. Non potendo escludere il verificarsi di eventi alluvionali ancora più intensi di quelli accaduti recentemente, cautelativamente, non si possono escludere eventi calamitosi anche distruttivi e pertanto, si può considerare un potenziale danneggiamento nel territorio di Spadafora, a seguito dei fenomeni franosi, da basso a localmente elevato.
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La tavola V mostra i fenomeni di dissesto censiti dal PAI Sicilia (Aggiornamento luglio 2011), classificati per tipo e stato di attività. Inoltre, nella carta delle pericolosità (Tav. XII), i dati di frana sono stati integrati da aree, toccate recentemente da dissesti superficiali, profondi e anche libere da evidenti segni di dissesto, che sulla base delle pendenze, dei tratti morfologici e della personale esperienza si ritiene possano essere interessate dall’innesco di frane di neo-formazione (Tav. IX). Ci si riferisce ai versanti acclivi della collina sulla quale ricade il cimitero di Spadafora, affacciati sui quadranti settentrionali e occidentali (Tavv. IX e XII). Altre aree riguardano il versante occidentale del pianoro su cui risiede l’abitato di Grangiara e i versanti orientali di C.da Marinaro e di C.da Mannella, rispettivamente nella periferia sud-occidentale e nord-orientale di San Martino (Tavv. IX e XII). Vengono anche tracciate zone del territorio di Spadafora (Tav. IX), morfologicamente sospette, talora anche senza segni evidenti precursori di dissesto incipiente (fenditure e slabbrature del terreno, rigonfiamenti e avvallamenti del suolo, tilting degli alberi, ecc.), di cui si ritiene sia opportuno effettuare studi specialistici e particolareggiati.
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2.2 SCENARI DI EVENTO ATTESO E DI RISCHIO DA FRANA 2.2.1 Scenari di evento atteso e relativi scenari di riferimento per il rischio idrogeologico da frana nel territorio di Spadafora
Gli scenari di rischio da considerare sono quelli legati ad una attivazione del movimento franoso in seguito a piogge intense e/o prolungate. A parità di input lo scenario muta in funzione del quadro morfologico, strutturale e litologico dei terreni interessati. E’ ovvio che la situazione di maggiore pericolo è quella che vede coinvolti i terreni litoidi fratturati in scarpate generalmente ripide o sub-verticali, laddove una attivazione della frana provoca crolli e/o ribaltamenti pressoché istantanei con scarsa o nulla possibilità di allertare la popolazione coinvolta. Tali fenomeni, tuttavia, sono poco significativi ai fini del rischio, nell’ambiente urbanizzato di Spadafora. Altri fenomeni ad evoluzione rapida di versante, come scivolamenti planari in roccia e terreno, o anche colate detritico-fangose, seppur poco distintivi per le caratteristiche orografiche del territorio di Spadafora, almeno per quello in cui è presente il tessuto urbano, risultano, invece, maggiormente da considerare. Zone in cui si potrebbero verificare frane del tipo scivolamento roto-traslativo, anche profonde, con parossismi iniziali rapidi seguiti da riattivazioni e movimenti a scatti da lenti a moderati (vedi tab. 11), riguardano i versanti orientali (zona Mannella) e settentrionali (zona Scollandina a valle di Via Trappeti) di San Martino (Tavv. IX e XII), quelli occidentali e settentrionali di Grangiara (Tav. IX e XII). Infine, manifestazioni superficiali de formative, presumibilmente legate a fenomeni di plasticizzazioni tipiche di litotipi argillosi, osservate lungo la strada che dall’abitato di Verdesca conduce al centro sportivo Polivalente (Tav. IX), suggeriscono di attenzionare e monitorare l’area al fine di poter registrare in tempo eventuali evoluzioni peggiorative della situazione attuale fino a compromissione della strada stessa. In tutti questi casi e non solo è importante che la popolazione interessata sia preventivamente informata del rischio potenziale a cui è soggetta. Al verificarsi di un evento con criticità elevata (intensificazione e persistenza delle piogge) o a seguito di prolungati periodi piovosi, possono accompagnarsi episodi franosi da localizzati a diffusi. Sulla base di quanto già esaminato, di
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seguito si elencano sia i casi di frana considerati più plausibili sia quelli meno probabili ma ritenuti possibili. Questi ultimi fenomeni, a carattere di neoformazione, devono essere ritenuti comunque non quantificabili su base osservazionale, e pertanto, dovranno essere oggetto di specifici studi e verifiche di stabilità dei versanti. In Appendice A sono allegate le schede degli scenari di evento atteso e di rischio da frana. Tra i più plausibili: 1. Casi di frana per scivolamenti superficiali e denudamenti lungo i versanti acclivi (>30°) che bordano l’abitato di San Martino, con interessamento fino al blocco viario di tratti di strada provinciale Grangiara-San Martino (zona Scollandina), della Via Incenso Fontana e Serro Fontana (Tavv. IX e XII). 2. Ribaltamento di muri di sostegno (Tav. IX, foto 9), già caratterizzati da campi di frattura e condizioni lontane dall’equilibrio statico con desumibile compromissione e/o blocco del tratto di S.P. 55 nei pressi della piazzetta di San Martino e del tratto di strada comunale a San Martino (Tav. IX, foto 10), coincidente con l’innesto tra le Vie Incenso Fontana e Serro Fontana.
FOTO 9 – Muro di sostegno del tratto di S.P.55 presso piazza di san Martino. Visibili i segni di incipiente ribaltamento. Data foto 10/11/2011
FOTO 10 – Muro in forati e muro antico in pietrame e malta (sullo sfondo) con segni incipienti di instabilità e pertanto rischio blocco della Via Serro Fontana in prossimità con la Via Incenso Fontana. Data foto 03/09/2012
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3. Interessamento e blocco della Via Serro Puntale in C.da Marinaro e si teme anche per alcuni fabbricati (foto 11) presenti (non solo quelli classificati dal PAI Sicilia a Rischio R4), per retrogressione di fenomeni franosi (Tavv. V, VI, VIII, IX, XII). FOTO 11 – Abitazioni lungo Via Serro Puntale censiti dal PAI a rischio molto elevato per frana e rischio di isolamento per blocco della strada stessa. Data foto 03/09/2012
4. Rischio isolamento e danneggiamento per un fabbricato isolato (Tav. XII, foto 8) posto sulla Via Serro Fontana (versanti est della periferia sud di San Martino). 5. Interessamento con possibile danneggiamento di un fabbricato isolato in C.da Razzi, strada comunale Sogli Croce Margufi (Tavv. IX, XII, foto 12), per l’innesco e propagazione di possibili ma non quantificabili scivolamenti planari evolventi a colate detritico-fangose. FOTO 12 – Abitato sottomesso a versanti suscettibili di frana e con elevato rischio di isolamento per blocco della Via Sogli Croce Margruli. Data foto 19/01/2012
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6. Riattivazione e allargamento verso nord e monte (ovest) della frana posta sul versante est di San Martino (Tavv. V, VI, IX, XII, foto 7 e foto 13) con possibile coinvolgimento dei fabbricati posti sulla Via Mannella – S.P. 55 d’ingresso all’abitato di San Martino. FOTO 13 – Abitazioni sulla Via Mannella/S.P.55, alla sommità di versanti suscettibili di frana.
7. Amplificazione del campo di lesioni, già piuttosto aperte, a carico del muro di sostegno della piazzetta di San Martino (Tav. IX, foto 14) antistante la Chiesa. Si teme per l’equilibrio statico del muro portante e per la funzionalità della suddetta piazzetta. FOTO 14 – Ampia frattura a carico del muro si sostegno della piazza di San Martino. Data foto 10/11/2011
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8. Interessamento e blocco probabile di tutta la viabilità secondaria e non pavimentata, per frane locali e/o diffuse e per il ribaltamento di muretti marginali posti sul lato di monte (Tav. XII). Per questo, probabile isolamento di tutti i residenti le case sparse nelle varie contrade (Tonnarazza, Lenzi, Badia, Acquavena, Troffe, Piano d’Oro, Fascellari, Marinaro, Razzi). 9. Possibile interessamento parziale e puntuale delle sedi stradali principali asfaltate che collegano le frazioni di Grangiara e San Martino con Spadafora, per riversamenti detritici, aggregati rocciosi e muretti in pietrame (Tav. XII). 10. Minaccia ad un fabbricato isolato (Tavv. IX, XII, foto 15) ubicato ai piedi di un versante acclive suscettibile di generare crolli, scivolamenti planari e colate detritiche fangose, sito lungo la strada denominata Fascellari sul versante sud-ovest di Grangiara. Tutti i fondi immediatamente limitrofi e anche quelli più distanti, posti su versanti acclivi o sottomessi ad essi, sono potenzialmente soggetti a rischio di invasioni detritiche e di frana.
FOTO 15 – Abitato sottomesso a versanti suscettibili di frana e con elevato rischio di isolamento per blocco dell’unica strada di accesso denominata Fascellari. Data foto 03/09/2012
11. Epidosi franosi possono verificarsi sul versante che si affaccia sul Cimitero Nuovo (Tavv. V, VIII, IX, XII); scivolamenti planari di terreno, già avvenuti in passato, possono ripresentarsi e invadere le porzioni più alte in quota del suddetto cimitero e inoltre compromettere la stecca di loculi ubicati all’estremità orientale del cimitero Vecchio, dove il marciapiede confinante risulta già pesantemente lesionato e in parte ribassato.
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Tra i meno plausibili, ma ritenuti possibili: 12. Temuto interessamento per deflusso concentrato di acque e potenziali masse di terreno in frana per alcuni caseggiati con fattezza costruttiva vulnerabile (Tavv. IX, XII, XVI, foto 16), ubicati sulla Via Incenso Fontana (versanti est della periferia sud di San Martino). FOTO 16 – Abitazioni sulla Via Serro Fontana di cui si ha il sospetto che possano essere interessati da dinamiche franose. Data foto 03/09/2012
13. Temuti eventi franosi per colata detritico-fangosa, anche se non si hanno notizie storiche ne segni evidenti precursori di dissesto, potrebbero verificarsi a carico dei versanti settentrionali, occidentali e orientali del colle su cui si imposta il complesso cimiteriale di Spadafora (Tavv. IX, XII, XVI, foto 17, 18 e 19). Tale scenario, si ritiene possa procurare grave minaccia per l’incolumità della popolazione di bambini e del personale dell’Asilo Nido di Via Nuova Grangiara, pericolo potenziale per i piani terreni del Liceo scientifico Galileo Galilei, seria minaccia per un caseggiato antico in pietrame ubicato sui versanti orientali (lato Verdesca), ed infine, si teme per invasioni di acqua e fango per i piani terreni e interrati dei caseggiati posti a monte della Via Nuova Grangiara (dal civico 6 a 14) e di quelli sulla Via San Martino (dal civico 55 al 61. Riversamenti e parziale blocco della Via Nuova Grangiara all’intersezione con la Via Riolo, e della Via San Martino a valle del limite perimetrale cimiteriale.
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FOTO 17 – Liceo Scientifico sottomesso ai versanti settentrionali del colle sui cui si imposta il complesso cimiteriale di Spadafora. Data foto 03/09/2012
FOTO 18 – Asilo Nido sottomesso ai versanti settentrionali del colle sui cui si imposta il complesso cimiteriale di Spadafora. Data foto 03/09/2012
FOTO 19 – Abitazione antica in muratura sottomessa ai versanti settentrionali del colle sui cui si imposta il complesso cimiteriale di Spadafora. Data foto 03/09/2012
14. Possibile danneggiamento per frana del tratto stradale della S.P. 55 Via San Martino antistante il complesso cimiteriale (Tav. XII, XVI), classificato R4 dal PAI Sicilia (Tav. VIII).
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2.3 ALLUVIONI Le alluvioni nel territorio di Spadafora si manifestano prevalentemente come conseguenza di esondazioni localizzate dagli argini, in coincidenza di ostruzioni di attraversamenti idraulici inadeguati, o per sommersione di strade coincidenti con tratti di letto torrentizio; più rari risultano inondazioni per scalzamento al piede e/o apertura di varchi naturali lungo le sponde laterali. Da un’analisi dei dati ottenuti dalle fonti prima citate, oltre che dai rilievi effettuati sul campo nelle zone ritenute critiche idraulicamente, si evince che il territorio di Spadafora presenta livelli di rischio idrogeologico piuttosto elevati derivanti da frequenti episodi alluvionali, ma soprattutto da un sistema urbano e di opere idrauliche piuttosto vulnerabile. Si tratta principalmente di allagamenti conseguenti a esondazioni localizzate dei Torrenti Cocuzzaro, Acquavena e Boncordo, e a sommersioni di tratti stradali a guado dei suddetti torrenti, oltre che del Torrente Tonnarazza.
2.3.1 Analisi storica eventi alluvionali 22 ottobre 1993 A seguito delle avversità atmosferiche del 22 ottobre 1993 vengono segnalati lo straripamento del torrente Acquavena che ha allagato cantinati e piani terra, determinando gravi danni ad automezzi e cose, e la piena del torrente Boncordo che ha divelto le opere in corso di realizzazione per l’acquedotto comunale. Segnalazione Comune: prot. A.R.T.A n°78132 del 29 ottobre 1993. Ottobre 1996 A seguito delle avversità atmosferiche del 3-4 ottobre 1996 vengono segnalati gli straripamenti del torrente Cocuzzaro all’altezza della S.S.113 in direzione PA-ME e del torrente Acquavena. Segnalazione Comune: prot. A.R.T.A n°71102 dell’8 ottobre 1996. A seguito delle avversità atmosferiche del 8 ottobre 1996 vengono segnalati gli straripamenti dei torrenti Acquavena (vedi cartografia fig. 13) e Cocuzzaro (foto 20, 21 e 22) che hanno causato pericolo per la sicurezza delle persone invadendo garages ed abitazioni. Successivamente il Comune di Spadafora ha comunicato che, da un sopralluogo effettuato dai tecnici del Genio Civile di Messina, si sarebbe accertato che la causa dell’esondazione dei torrenti sarebbe da imputare in gran parte al dilavamento di detriti e fango provenienti dagli scavi che una ditta sta eseguendo per la posa del metanodotto. Segnalazione Comune: prot. A.R.T.A n°71950 del 10 ottobre 1996.
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FOTO 20 – Esondazione T. Acquavena all’intersezione con la Via Umberto I S.S.113 (da S. Cotone - 08/10/1996)
FOTO 21 – Detriti abbandonati dal T. Acquavena all’intersezione con la S.S.113 Via Umberto I (da S. Cotone 08/10/1996)
FOTO 22 – Esondazione del T. Cocuzzaro all’intersezione con la Via Carmine di Venetico (da S. Cotone - 08/10/1996)
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2 novembre 2010 Durante l’evento alluvionale del 02/11/2010 il torrente Cocuzzaro, a causa della completa ostruzione del ponte in corrispondenza della Via Carmine, ha riversato una notevole quantità di acqua e detriti negli adiacenti abitati di Spadafora e Venetico. Sono stati allagati i piani terra e i cantinati di numerose abitazioni di Venetico, mentre a Spadafora sono stati allagati i piani terreni dell’Antico Quartiere, il Castello e l’adiacente viabilità fino alla strada che costeggia il lungomare (vedi cartografia in fig. 13). Inoltre, su segnalazione e documentazione fotografica fornite dal tecnico comunale di Spadafora, il torrente Cocuzzaro durante l’alluvione ha deviato il proprio corso alla foce, erodendo una parte
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dell’arenile in destra idraulica. Di seguito il repertorio fotografico relativo agli effetti dei T.ti Acquavena (foto 23 e 24) e Cocuzzaro (foto da 25 a 32).
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FOTO 23 – Tratto della Via I Acquavena sommerso dalla piena del torrente omonimo (02/11/2010).
FOTO 24 – Sezione ponte attraversamento SS. 113 Torrente Acquavena a rischio ostruzione (02/11/2010).
FOTO 25 – Piazzale antistante l’ingresso del Castello di Spadafora invaso da acqua e fango esondati dal torrente Cocuzzaro (02/11/2010)
FOTO 26 – Ingresso Castello di Spadafora invaso da acqua e fango esondati dal torrente Cocuzzaro (02/11/2010)
FOTO 27 – ingresso nella Piazza Vittorio Emanuele III delle acque di esondazione del torrente Cocuzzaro; i battenti idrici sono inferiori a 10 cm (02/11/2010)
FOTO 28 – Piazza Vittorio Emanuele III parzialmente invasa dalle acque di esondazione del torrente Cocuzzaro; i battenti idrici sono inferiori a 10 cm (02/11/2010)
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FOTO 29 – Quartiere Marina allagato da battenti idraulici compresi tra 10 cm fino a 50 cm verso le zone più depresse prossimali alla via Lungomare (02/11/2010)
FOTO 30 – Strada antistante l’ingresso del Municipio di Spadafora sommersa dalle acque di esondazione del torrente Cocuzzaro, con battenti idrici non superiori a 10 cm (02/11/2010)
FOTO 31 – Antico Quartiere allagato da acqua e fango per battenti idraulici compresi tra 10 cm fino a 60 cm procedendo da Via Umberto I verso le zone più depresse prossimali alla S.S. 113 (02/11/2010)
FOTO 32 – Via Trieste dell’Antico Quartiere allagato da acqua e fango per battenti idraulici massimi intorno a 60 cm (02/11/2010)
Il tratto di strada comunale Pozzello-Troffe che conduce alla nuova Stazione Ferroviaria, in corrispondenza dell’attraversamento del torrente Acquavena, durante l’alluvione, è stato reso impraticabile a causa delle limitate dimensioni del collettore tombinato.
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Il tratto di strada comunale, coincidente con il sottopasso ferroviario (vecchio tracciato), che conduce alla lottizzazione CESIF, è stato reso impraticabile durante l’alluvione, a causa della coincidenza dello stesso tratto con l’alveo del T. Tonnarazza, causando il completo isolamento dei residenti il complesso Cesif (fig. 14). 22 novembre 2011 Criticità nell’ambito del T. Cocuzzaro: breve esondazione del T. Cocuzzaro nel tratto di intersezione con la Via Carmine di Venetico (foto 33 e 34) e riversamenti modesti di convogli idrici e detritici nella zona dell’Antico Quartiere di Spadafora. Nel tratto del T. Cocuzzaro compreso tra S.S. 113 e il vecchio tracciato ferroviario (vedi cartografia in fig. 13), forti erosioni di sponda laterale (foto 35) ed una briglia completamente divelta (foto 36) con segni evidenti di marcate erosioni laterali per effetti di turbolenza correntizia. A destare, in particolare, preoccupazione è un tratto di sponda laterale lungo circa 60 metri privo di opere di arginatura (foto 35 e fig. 13) e pertanto, fortemente esposto all’azione erosiva della corrente idraulica. Il T. Cocuzzaro a seguito dell’evento alluvionale del 22/11/2011 ha determinato un cospicuo trasporto solido con sovralluvionamento ed innalzamento della quota d’alveo di almeno 1,5 metri tanto che molte briglie risultano del tutto seppellite (foto 37 e 38). Da testimonianze della popolazione residente il livello della corrente è arrivato a circa 40 cm dal ciglio dell’argine in sinistra idraulica (foto 39), dove (lato Venetico) sono soggiacenti numerosi fabbricati. L’alluvionamento ha depositato detriti (spessori circa 70 cm) anche su alcuni fabbricati (foto 40) in destra idraulica (lato Spadafora).
FOTO 33 – Sezione ponte attraversamento SS. 113 Torrente Cocuzzaro inadeguata (vista da monte)
FOTO 34 – Sezione ponte attraversamento SS. 113 Torrente Cocuzzaro inadeguata (vista da valle)
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FOTO 35– Tratto spondale privo di argini di protezione la freccia indica il tratto in cui effettuare opere di arginatura
FOTO 36 – Briglia divelta nell’alveo del T. Cocuzzaro
FOTO 37 – Sovralluvionamento e innalzamento della quota d’alveo per trasporto solido grossolano.
FOTO 38 – Sovralluvionamento e innalzamento della quota d’alveo fino al seppellimento di briglie.
FOTO 39 – Livello idrico dal torrente Cocuzzaro (freccia rossa), circa 40 cm sotto il ciglio dell’argine sinistro
FOTO 40 – Fabbricato interessato dal materiale trasportato dal Torrente Cocuzzaro
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Criticità nell’ambito del T. Tonnarazza: intersezione del tratto terminale del T.te Tonnarazza con l’unica strada di accesso ad un complesso edilizio residenziale denominato CESIF (vedi cartografia fig. 14). Il torrente in occasione anche di eventi meteo ordinari ed ancor di più a seguito degli eventi meteorologici, come quelli dell’ottobre 1996, del 02/11/2010 o del 22/11/2011, riversa cospicui accumuli detritici lungo il tratto d’alveo su cui si snoda l’unica strada di accesso (foto 41, 42 e 43), causando l’isolamento e grave disagio per la popolazione residente nel complesso (circa 28 persone), con ritorno alle condizioni normali anche dopo 30 ore. Un’altra criticità evidenziata riguarda una sala biliardi in posizione sottomessa alle quote d’alveo del torrente (foto 44), nel suo tratto immediatamente a valle della S.S.113. Allo stato, essendo immutate le condizioni, la criticità rimane molto elevata, in considerazione dell’elevata vulnerabilità dell’unica strada di accesso, facilmente impraticabile per molte ore fino a giorni. Criticità nell’ambito del T. Boncordo: a seguito dell’evento alluvionale del 22/11/2011 è stata inondata un’area del territorio di Spadafora posta in sinistra idraulica (vedi cartografia in fig. 14), immediatamente a valle della strada statale 113 (foto 45 e 46). Pesanti allagamenti e conseguenti danneggiamenti si sono registrati a carico dei seminterrati di numerosi fabbricati (foto 47), posti a quote inferiori rispetto alla sede stradale di Via II Arcipretato. Danneggiamenti anche ad una cabina Enel con interruzione dell’erogazione di corrente elettrica. La sezione idraulica all’intersezione tra il T. Boncordo e la S.S. 113 risulta limitata in una delle sue tre arcate, riducendo così l’efficacia del deflusso normale delle acque, per la presenza di detriti abbandonati e stabilizzati (foto 48). Già nel 2001 (prot. A.R.T.A n°46238 del 6 agosto 2001), alcuni privati comunicano la necessità di interventi urgenti sul torrente Boncordo, quali pulitura dell’alveo in corrispondenza del ponte della S.S.113 e la realizzazione di muri d’argine, per eliminare lo stato di pericolo per le abitazioni limitrofe di Rometta. Nel tratto di fondovalle del T. Boncordo tra l’autostrada A20 e per circa 900 metri verso l’entroterra, si sono registrati, soprattutto in sinistra idraulica (nella parte territoriale del Comune di Spadafora) fenomeni importanti di inondazione e sovralluvionamento (vedi cartografia in fig. 14). Molte case rurali sono state invase da detriti e fango così come i lotti agricoli, i quali contano pesanti danneggiamenti per asportazione di alberi e suolo (foto 49, 50 e 51). Si evidenziano zone con deposito di materiale alluvionale grossolano di spessore anche oltre 2,0 metri sopra il precedente livello d’alveo. Molti degli argini antichi in pietrame e malta sono stati completamente asportati o seppelliti (foto 51), per cui allo stato attuale sono prevedibili tracimazioni ed esondazioni laterali delle acque torrentizie anche durante condizioni ordinarie di deflusso. Oltre ai cospicui sovralluvionamenti sono state registrate numerose erosioni di sponda marcate, tra cui un piccolo tratto posto all’attacco del muro realizzato per il passaggio del metanodotto (foto 52). Si ritiene che un’evoluzione continua erosiva potrà determinare condizioni di instabilità e pregiudizio statico per il muro suddetto.
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FOTO 41 – Tratto unica strada di accesso al Complesso CESIF attraversata ed alluvionata dal Torrente Tonnarazza.
FOTO 42 – Tratto unica strada di accesso al Complesso CESIF attraversata ed alluvionata dal Torrente Tonnarazza.
FOTO 43 – Livello del materiale depositato dal Torrente Tonnarazza oltre un metro d’altezza.
FOTO 44 – Tratto del T. Tonnarazza subito a valle dell’attraversamento con la S.S.113. Sullo sfondo in sinistra fabbricati sottomessi alle quote d’alveo.
FOTO 45– T. Boncoddo tratto immediatamente a valle della SS 113 in cui l’argine in sinistra (freccia rossa) è stato sormontato il 22/11/2011.
FOTO 46 – Particolare della zona di tracimazione delle acque del Torrente Boncoddo a valle della SS 113.
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FOTO 47 – Seminterrati di fabbricati pesantemente allagati la freccia indica la quota raggiunta dal livello.
FOTO 48 – occlusione di una delle tre arcate del ponte all’intersezione Torrente Boncoddo SS 113.
FOTO 49 – Sovralluvionamento in sinistra idraulica del Torrente Boncordo a carico di lotti agricoli e case rurali sparse.
FOTO 50 – Sovralluvionamento in sinistra idraulica del Torrente Boncoddo a carico di lotti agricoli e case rurali sparse
FOTO 51 – Sovralluvionamento in sinistra idraulica del Torrente Boncordo, la freccia indica il muro d’argine asportato
FOTO 52 – Erosione di sponda laterale da contrastare mediante muro d’argine.
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I dati e le perimetrazioni del PAI Sicilia (2007-Aggiornamento ultimo luglio 2011), nella carta delle pericolosità allegata allo studio (Tav. X), riportano 3 aree a pericolosità idraulica elevata oltre ad un “sito di attenzione” cod. (003-E03) (tab. 13), posto all’intersezione del Torrente Acquavena con la S.S.113 (Tav. X), in corrispondenza del centro abitato. Le aree con pericolo di inondazione sono individuate attraverso segnalazioni delle varie amministrazioni o attraverso la documentazione in possesso. In tale tratto l’attraversamento idraulico appare inadeguato ed insufficiente ad assorbire onde di piena, peraltro, con elevata probabilità di trasporto di ramaglie, tronchi e detriti. Ciò comporta un’elevata suscettibilità a fenomeni di inondazione del centro abitato di Spadafora. Sulla base dei dati storici disponibili e della verifica in sito degli attraversamenti sul sistema idrografico presente nel territorio di Spadafora sono state individuate di diverse criticità idrauliche (Tav. II e XII). I punti di criticità idraulica e da frana, compresi i tratti stradali che possono essere interessati dall’arrivo di masse detritiche mobilizzate sono stati riportati nella TAV. XII.
Cod. PAI 003-E04
Località
P 3
R 4
Spadafora – Antico Quartiere Castello 003-E07 Spadafora – T. Acquavena – strada 3 2 comunale Pozzello-Briacara 003-E08 Spadafora – T. Tonnarazza – Salita 3 4 Complesso CESIF 003-E03 Spadafora – T. Acquavena S.S.113 Tab. 14 – Elenco siti a diversa pericolosità idraulica e rischio
Nell’area territoriale in oggetto tra il Torrente Saponara e la F.ra Niceto (003) per la quale è stato approvato il Piano per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) con D.P.R.S. n. 457 del 25/09/2007, pubblicato sulla G.U.R.S. n. 57 del 07/12/2007, era stato perimetrato nella carta della pericolosità idraulica un “sito di attenzione” avente codice 003-E04, proprio in corrispondenza del ponte della Via Carmine di Venetico sul T. Cocuzzaro. Tale sito è stato, pertanto, riperimetrato (aggiornamento PAI luglio 2011) con l’area mostrata nella Tav. X e ad essa attribuita un livello di pericolosità P3 e un rischio R4 (vedi tab. 14). All’area, identificata dal PAI nell’ultimo aggiornamento puntuale (Luglio 2011) con il codice 003-E07
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(vedi Tav. X), viene attribuito un livello di pericolosità P3 e un livello di Rischio medio R2 (Tab. 14), in considerazione dell’elemento coinvolto (Viabilità secondaria – E2). Tuttavia, in considerazione del rischio indiretto di isolamento di alcune case sparse oltre che della Stazione Ferroviaria, nel presente lavoro, tale area è stata considerata avere una elevata criticità idraulica. Sulla base delle condizioni attuali di considerevole sovralluvionamento dei letti fluviali, in particolare del T. Cocuzzaro, Tonnarazza e Boncordo, in cui le quote d’alveo risultano visibilmente cresciute, talora prossime al ciglio delle arginature (vedi schede in Appendice B e varie foto precedenti), non si possono escludere possibili esondazioni, anche localizzate, con interessamento dell’urbanizzato adiacente. Altre criticità emergono dalle osservazioni e verifiche di campo dell’imbocco della tombinatura del torrente Riolo, coincidente con l’attraversamento della Via Nuova Grangiara, in prossimità dell’Ufficio Postale di Spadafora (nodo idraulico Ni9 della Tav. II e XII). Si ritiene, la sezione idraulica, peraltro caratterizzata immediatamente da un repentino restringimento strutturale, inadeguata a sopportare una eventuale piena del torrente Riolo, specie se contraddistinta da cospicuo trasporto solido e vegetazione. Pertanto, nel presente lavoro e ai fini di protezione civile, verrà considerata tutta l’area di pertinenza del nodo idraulico potenzialmente inondabile, anche se non si hanno notizie storiche in merito, con conseguente livello di rischio incrementale da moderato ad elevato, a secondo del coinvolgimento della sola strada Via Nuova Grangiara o anche del vicino Ufficio Postale (vedi Tav. XII). Per quanto riguarda le altre fonti, non sono stati reperiti dati direttamente riferibili al territorio Spadaforese, ne risultano indicazioni specifiche su siti a rischio idraulico e da frana. Tuttavia, dall’archivio AVI (Aree Vulnerate Italiane) si osserva un importante episodio alluvionale datato 15 Ottobre 1951, che ha interessato l’areale di Saponara e Milazzo. Dalle informazioni in esso riportate non è risultato possibile documentare e perimetrare l’area oggetto del fenomeno di piena, ne gli eventuali danneggiamenti al tessuto urbano. Oltre ai pericoli visti in precedenza, che si possono creare a seguito di un nubifragio, come alluvioni lampo ed innesco di dissesti, principalmente scivolamenti roto-traslativi profondi e colate di fango e detrito nelle aree maggiormente suscettibili, altri significativi pericoli si
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possono verificare per l’incolumità pubblica in concomitanza di venti forti. Frequenti possono essere le cadute di alberi, tralicci di linee elettriche, fulmini ed eventuali conseguenti incendi.
2.4 SCENARI DI EVENTO ATTESO E DI RISCHIO IDRAULICO Gli scenari per il rischio di inondazione causati dallo straripamento di corsi d’acqua sono strettamente legati alle precipitazioni (durata, intensità). Per la violenza e la rapidità di sviluppo, tali fenomeni sono particolarmente insidiosi per l’incolumità delle persone e dei beni in considerazione che, come sovente avviene, gli ambiti di pertinenza fluviale sono sede di attività antropiche o di transito. Peraltro, nel Comune di Spadafora, in considerazione dei piccoli bacini idrografici presenti, in cui i tempi di propagazione delle piene sono molto contenuti (vedi tab. 2), si impone un’attenzione particolare in fase di prevenzione. Infatti, il tempo di reazione del sistema di protezione civile, per quanto contenuto (se collaudato), non è sufficiente a predisporre quanto dovuto se l’evento è già in corso. In genere, i punti sensibili della rete idrografica che possono essere causa dei fenomeni di esondazione sono sempre gli stessi, a meno che non siano intervenute cause che hanno modificato l’assetto strutturale del corso d’acqua (apertura dei varchi lungo gli argini naturali o artificiali, sovralluvionamento dell’alveo, ostruzioni, ecc…). Esondazioni localizzate possono verificarsi lungo i corsi d’acqua in corrispondenza di nodi critici quali attraversamenti stradali e ferroviari (ponti, passaggi a guado), argini interrotti o indeboliti, ecc.. Le intersezioni tra corso d’acqua e sedi infrastrutturali sono punti vulnerabili in quanto, in genere, in corrispondenza dell’attraversamento possono esserci depositi che limitano la sezione di deflusso; in questo caso le acque di piena possono sormontare la sovrastruttura e riversarsi nelle aree limitrofe; l’estensione dell’esondazione è funzione della morfologia dei luoghi (alveo più o meno incassato, pendenza più o meno sostenuta) e della durata e intensità delle precipitazioni.
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2.4.1 Sistema di allertamento per il rischio idrogeologico idraulico e da frana Definiti gli scenari di riferimento, per quanto riguarda l’individuazione delle soglie pluviometriche corrispondenti a differenti livelli di criticità, in assenza di sistemi di monitoraggio locali quali pluviometri, idrometri o strumentazione di monitoraggio dei movimenti franosi (estensimetri, inclinometri, ecc.), il Comune farà riferimento a quelle della zona di allerta nella quale ricade, ossia la Zona di Allerta A (vedi fig. 1) inerente la Sicilia nord-orientale (Peloritani, versante tirrenico), emanate con bollettino dal Centro Funzionale Decentrato della Dipartimento Regionale del Regione Sicilia. Tali zone di Allerta definiscono ambiti territoriali e raggruppamenti geografici, predisposti per gli adempimenti previsti dalla Direttiva P.C.M. 27/02/2004, nei quali è stato riconosciuto un comportamento climatico omogeneo caratteristico. Nel sistema di allertamento per il rischio idrogeologico da frana e idraulico, i livelli di criticità, ordinaria, moderata ed elevata, corrispondono a differenti scenari di evento che si prevede possano verificarsi sul territorio e che vengono stabiliti in base alla previsione degli eventi meteo idrologici attesi, nonché sulla base della possibilità del superamento di soglie pluvio-idrometriche. In generale gli scenari associati ai diversi livelli di criticità possono essere così definiti come in tabella 15:
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Tabella 15 – relazione tra scenari di evento e livelli di criticità
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2.5 SCENARI DI EVENTO ATTESO E RELATIVI SCENARI DI RIFERIMENTO DA RISCHIO IDRAULICO NEL TERRITORIO DI SPADAFORA La pericolosità idraulica nei tratti fluviali di pianura viene rappresentata nei PAI tramite le fasce di esondazione. Nei piani di emergenza di protezione civile, l’esigenza di un più efficace approntamento dei soccorsi ha condotto all’individuazione di un diverso criterio con cui rappresentare le aree soggette a tali fenomeni. È stato così introdotto il concetto di aree a diverso tirante idraulico, ovvero una suddivisione delle aree di potenziale inondazione sulla base di criteri storici di eventi già avvenuti, plano-altimetrici e geomorfologici tali da consentire una prima ipotesi di scenario di massima, rimandando ad una più precisa e univoca individuazione cartografica su base quantitativa mediante studi idraulici e verifiche specialistiche di sicurezza. La perimetrazione è stata estesa anche in porzioni del territorio comunale di cui, ancorchè non interessate dalle fasce fluviali di PAI, si ha conoscenza di insite condizioni di pericolosità idraulica. Il territorio comunale sede di potenziale allagamento è stato frazionato anche sulla base dell’individuazione di elementi geometrici capaci di delimitare e isolare fisicamente la propagazione delle acque esondate, come rilevati arginali, stradali e ferroviari, terrazzamenti, dislivelli, strozzature, ostacoli di diversa natura e elementi morfologici in genere. È stata anche prefigurata la possibilità di eventuali ostruzioni determinate da cause esterne come effetti “tappo” creati dall’accumulo in coincidenza di sezioni idrauliche di tronchi, ramaglie, auto, suppellettili e detriti in genere. 2.5.1 Scenari di rischio Idraulico Al verificarsi di un evento con criticità ordinaria (eventi di pioggia localizzati anche intensi oppure piogge deboli e moderate prolungate) e/o, nel caso di bacini torrentizi di limitata estensione come quelli presenti nel territorio comunale con tempi di propagazione delle onde di piena molto contenuti, all’aggravarsi della situazione nei punti critici individuati e monitorati a vista dalle squadre dei presidi territoriali e/o al superamento di soglie critiche riferite al sistema di allertamento locale, ove presenti, tutti gli ambiti di pertinenza torrentizia (aree di fondovalle, alvei di magra e di piena) vengono occupati dalle acque
100
turbolente di deflusso con rischio indotto repentino per tutti gli insediamenti e le attività antropiche che ivi vi hanno sede, oltre che per la viabilità di transito. Sulla base di quanto fin qui esaminato, si può ipotizzare che un evento meteo con criticità elevata per intensità e durata possa provocare sul territorio di Spadafora, uno scenario di riferimento atteso legato alla concomitanza di effetti più plausibili, storicamente avvenuti, ma anche del tutto presunti, storicamente mai registrati, tuttavia, con scarsa probabilità di manifestazione simultanea. Di seguito, sotto forma di elenco, si riassumono e schematizzano le problematiche riconosciute, per la cui visualizzazione si rimanda alle Tavv. XII, XIII, XIV e XVI. Si sottolinea, comunque, l’imponderabilità intrinseca dei fenomeni geologici e più in generale delle catastrofi naturali, sia in termini di comparsa improvvisa,
sia in termini di evoluzione dinamica
spaziale e temporale. Già, in caso di evento in atto con criticità ordinaria (FASE DI ATTENZIONE) sono piuttosto probabili i seguenti rischi: 1. Inaccessibilità di tutte le strade che si snodano negli alvei di tutti i torrenti, in particolare, di quelli del T. Cocuzzaro, Acquavena, Tonnarazza e Boncordo (Tavv. II, X, XI, XII). Esse saranno subito rese impraticabili e pericolose per qualsiasi traffico veicolare; 2. Grave minaccia di danneggiamento si ha per due caseggiati posti in prossimità del T. Cocuzzaro (in destra idraulica), tra il vecchio tracciato ferroviario e il centro sportivo Polivalente, e per l’incolumità della popolazione residente e/o per i frequentatori occasionali (Tav. XII e XVI); 3. Isolamento di alcuni caseggiati e di un impianto di betonaggio (Ditta VENUMER) sparsi in destra idraulica del T. Cocuzzaro, rispettivamente a monte del centro sportivo Polivalente e subito a monte del vecchio tracciato ferroviario (Tav. XII e XVI); 4. Isolamento, ad opera del T. Tonnarazza, dell’intero complesso residenziale CESIF e di case sparse presenti in C.da Tonnarazza e C.da Lenzi, per interruzione dell’unica via di accesso (Tavv. X, XI, XII, XVI – fig. 14); 5. Isolamento, ad opera del T. Acquavena, di diversi isolati nel centro abitato di Spadafora, in Via Acquavena, in C.da Acquavena-Troffe (Tavv. X, XII, XIII, XVI);
101
6. Rigurgiti del sistema fognario e del sistema di smaltimento delle acque reflue e del deflusso urbano possono determinare l’allagamento del tratto di lungomare antistante al campo sportivo (foto da 53 a 56) e nei pressi dell’intersezione tra la Via Lungomare e la via Sicilia, tra quest’ultima via e la S.S. 113 (Tav. XII );
FOTO 53 – Allagamenti nel tratto di lungomare adiacente il campo sportivo
FOTO 54 – Allagamenti nel tratto di lungomare adiacente il campo sportivo
FOTO 55 – Allagamenti del quartiere marina nei pressi del Municipio
FOTO 56 – Sistema di smaltimento spesso in crisi in occasione di episodi di piogge intensi anche di breve durata
102
7. Copiosi deflussi idrici urbani, provenienti dalla Via Nuova Grangiara, all’altezza di Verdesca, e dalla cunetta di scolo del vecchio tracciato ferroviario (ora in disuso), convergono lungo la Via Cunettone Coperto nel tratto a monte della S.S. 113, poi gli afflussi, congiuntamente a quelli provenienti dai pluviali dei fabbricati affacciati sulla S.S.113, si riversano nel tratto di S.S. 113 tra la suddetta via e la Via Roma, interessando anche la Via Placida, con battenti idraulici di altezza intorno a 20-30 centimetri (Tav. XII). Siffatta situazione determina per i pedoni e per i mezzi a due ruote disagi e difficoltà al transito delle suddette strade; 8. Allagamenti da deflusso urbano possibili nelle zone depresse tra Via Garibaldi e S.S.113 e tra Via Sicilia e Vico III Arcipretato (Tav. XII, XIII, XVI); 9. Interruzioni molto probabili si hanno più nell’entroterra, ad opera del T. Acquavena, nel tratto in cui intercetta la strada comunale Pozzello-Briacara che porta alla stazione ferroviaria ME-PA. Siffatta evenienza determina l’isolamento di alcune case sparse abitate limitrofe, in C.da Acquavena-Troffe e in C.da Piano d’Oro (Tav. X, XI, XII, XVI); 10. Interruzione stradina sterrata carrabile denominata Casazza-Rovetto all’intersezione con l’asta fluviale del T. Tonnarazza (Tav. II e XII). All’aggravarsi della situazione (intensificazione e persistenza delle piogge) e/o in caso di evento con livello di criticità moderata fino a elevata (FASE DI PREALLARME E ALLARME), alle criticità suddette che si amplificano, si associano probabili esondazioni/tracimazioni in corrispondenza degli attraversamenti e delle sezioni idrauliche spesso insufficienti e/o limitate da ostruzioni strutturali o occasionali. Siffatta evenienza si è esplicata negli ultimi anni in maniera piuttosto frequente e ripetuta a carico dei torrenti presenti sul territorio: 1. Tracimazione del Torrente Cocuzzaro all’intersezione con la Via Carmine di Venetico e conseguente allagamento di tutto l’Antico Quartiere a causa di tiranti idrici anche superiori al metro. Pericolo di vita, in particolare, per i residenti e/o i frequentatori occasionali dei piani terreni e comunque di quelli sotto quota della Via Umberto I (Tavv. X, XI, XII, XIII, XVI – fig. 13); 2. Blocco totale della rete viaria di Via Carmine di Venetico in ingresso a Spadafora, del tratto di S.S.113 antistante l’attraversamento del T. Acquavena, di tutte le vie di pertinenza dell’Antico Quartiere, del tratto di Via Lungomare antistante il campo sportivo (Tavv. X, XI, XII, XIII, XVI ); 3. Difficoltà di evacuazione popolazione scolastica dall’Istituto Aristide Gabelli che insiste nelle zona allagabile dal T. Acquavena (Tav. XII, XIII e XVI); 4. Temuta ostruzione del ponticello di attraversamento della S.S.113 (II Provinciale) nella Piazza Vittorio Emanuele III dell’Antico Quartiere (Tav. XII e XIII), ad opera dei materiali detritici e della vegetazione, oltre che veicoli, trascinati dalle acque di
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esondazione del T. Cocuzzaro. Tale evenienza determinerebbe l’innalzamento repentino dei tiranti idrici e il completo allagamento dei piani terreni con grave minaccia per l’incolumità della popolazione residente tutto l’Antico Quartiere; 5. Allagamenti di parte del Borgo Marina di Spadafora (Tavv. XII, XIII, XVI – fig. 13), compreso tra le vie Piccolo Pozzo (a est), Via Vittorio Emanuele III (a ovest), Via Lungomare ( a nord) e Via Nuova (a sud), per tiranti idrici fino intorno a mezzo metro (evento novembre 2010 e novembre 2011) e potenziale minaccia per l’incolumità della popolazione non autosufficiente residente ai piani terreni; 6. Allagamenti di numerosi piani terreni e interrati di fabbricati limitrofi all’intersezione tra il Torrente Acquavena e la S.S.113 con conseguente impraticabilità e blocco della stessa statale. Rischio elevato per l’incolumità della popolazione residente (Tavv. XII, XIII, XVI– fig. 12), peraltro a rischio isolamento certo; grave minaccia anche per gli ambienti scolastici dell’Istituto Aristide Gabelli e dei residenti i fabbricati di Via Acquavena (specie nel tratto a monte della statale 113) e del Vico I Acquavena sottomessi alla S.S.113 (colpiti dall’evento ottobre 1996 – Fig. 12); 7. Allagamento dei vani non abitati (evento novembre 2011) di un’ampia area sottomessa alla Via II Arcipretato e S.S.113 con tiranti idrici anche superiori al metro, ad opera delle acque esondazione dall’argine sinistro del Torrente Boncordo, nella zona a valle dell’intersezione con la S.S.113 (Tavv. XII e XVI– fig. 14); 8. Temuta rottura d’argine e/o tracimazione dall’argine sinistro delle acque del Torrente Tonnarazza, a valle dell’intersezione con la S.S.113, con grave minaccia per i frequentatori della sala biliardo sottomessa alle quote d’alveo (Tavv. XII, XIII, XVI– fig. 14); 9. Temuta rottura d’argine e/o tracimazione dall’argine destro delle acque del Torrente Cocuzzaro, a valle dell’intersezione con il vecchio tracciato ferroviario. Grave minaccia per i residenti di alcuni fabbricati ubicati in Via I Riolo, Via T. Cocuzzaro e Via Umberto I, al margine della sponda laterale destra non protetta dello stesso torrente (Tavv. XII, XIII, XVI– fig. 13); 10. Possibili allagamenti, anche se con tiranti idrici inferiori al metro per i fabbricati posti in sinistra idraulica del T. Tonnarazza, prossimi alla Via Garibaldi (Tavv. XII, XIII, XVI – fig. 14); 11. Si teme anche l’ostruzione della sezione idraulica all’intersezione con l’attraversamento della Via Garibaldi e conseguente interruzione della viabilità sulla stessa Via, oltre ad allagamenti dei fondi circostanti e dei vani sottomessi alle quote della stessa sede stradale (Tavv. II, XII, XIII, XVI); 12. Temuta occlusione per strozzatura strutturale della sezione idraulica all’intersezione del Torrente Riolo con la Via Nuova Grangiara (Tav. II, XII, XIII, XVI), per intasamento della stessa ad opera del materiale detritico e vegetazionale trasportato e accumulato dalle acque di deflusso. Allagamenti dei fondi più depressi
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in destra idraulica e possibile tracimazione delle acque sull’antistante Via Nuova Grangiara con possibile ulteriore coinvolgimento dell’Ufficio Postale. Le acque, per pendenza si potranno riversare nei fondi a valle dello stesso Ufficio Postale e lungo la Via Cunettone Coperto, bordando il Museo dell’Argilla; 13. Probabile black-out dell’energia nelle aree allagate o isolate; 14. Congestionamento delle reti telefoniche per sovraccarico del servizio.
2.5.2 Azioni di prevenzione da adottare nei siti a criticità idraulica Se le condizioni strutturali degli attraversamenti idraulici non possono essere migliorate in tempi rapidi, a scopo precauzionale, è consigliabile mettere in pratica le seguenti azioni basilari: 兟兟Presidiare il nodo critico, in posizione di sicurezza, da pattuglie di volontari adeguatamente istruiti e/o da pattuglie di forze dell’ordine; al riguardo è importante che vengano predisposti “presidi di osservazione” a monte del nodo critico affinché si possa avvertire per tempo sullo stato del corso d’acqua; 兟兟Se la situazione idraulica evolve verso condizioni di criticità, impedire senza indugio il transito veicolare (istituzione dei cancelli); 兟兟Allontanare i residenti nell’area a rischio o nei dintorni del nodo idraulico. A volte l’esondazione può spingersi oltre le aree di pertinenza idraulica coinvolgendo strade, impianti, abitazioni, zone coltivate, determinando uno stato di disagio e di rischio molto elevati. A fronte di eventi di tale natura, non è oggettivamente possibile attuare strategie di prevenzione a breve termine, né la delocalizzazione di strutture, impianti e abitazioni può essere una strategia attuabile. E’ indispensabile puntare sulla prevenzione a lungo termine mediante interventi strutturali sui corsi d’acqua. In ogni caso, qualora vi sia la possibilità di prevedere il fenomeno (piogge, particolarmente copiose e persistenti), nelle aree perimetrate a rischio elevato e molto elevato, in occasione del presente lavoro, e dal PAI Sicilia a rischio idraulico R3 e R4, possono attuarsi i seguenti criteri di cautela: !"Sospensione delle attività antropiche; !"Allontanamento preventivo dei residenti; !"Inibizione al transito lungo le strade che attraversano le aree a rischio.
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3. AREE DI PROTEZIONE CIVILE Le Aree di Protezione Civile sono aree fondamentali nella gestione dell’emergenza in quanto permettono di accogliere la popolazione evacuata spontaneamente per cause di forza maggiore o a seguito dell’ordine di evacuazione, e di prestare a essa la prima assistenza, le prime indicazioni e/o i primi soccorsi. Oltre alle quattro canoniche Aree di Protezione Civile, diverse in base alla loro funzione: aree di attesa, di accoglienza scoperte, di accoglienza
coperte e di ammassamento, è stata determinata una quinta tipologia d’area di emergenza, denominata area di primo ricovero (A.P.R.). Quest’ultima nuova tipologia d’area scaturisce dall’esigenza di trovare immediato ricovero sicuro al coperto, seppur provvisorio, e protezione per la popolazione in fuga da aree a rischio o colte alla sprovvista all’aperto durante un evento calamitoso, in genere configurato da intense piogge, attività elettrica e vento. La scelta di tali aree di protezione civile scaturisce dal rispetto primario, dettato peraltro dagli obiettivi del presente incarico, delle condizioni minime di sicurezza e garanzia dai pericoli di ordine idrogeologico idraulico e da frana, mentre per quanto riguarda il rischio sismico, specialmente in riferimento alle strutture coperte individuate, si rimanda la scelta dei siti selezionati alle valutazioni e conoscenze da parte dell’UTC di Spadafora sullo stato di idoneità sismica delle strutture stesse. Si ritiene che tutte le aree individuate siano ampiamente commisurate ai fabbisogni in termini di popolazione da salvaguardare, per la capacità ricettiva degli spazi disponibili e del numero degli abitanti a rischio. Sono state individuate e cartografate (Tavv. XII, XIII, XIV e XV), cinque tipologie di Aree di Protezione Civile, seguendo sostanzialmente le linee guida emanate dal Dipartimento della Protezione Civile Servizio Pianificazione ed Attività Addestrative. Di seguito, in forma tabellare si elencano tutte le tipologie di aree d’emergenza individuate, rispettivamente per le varie zone urbanizzate di Spadafora.
3.1 AREE D’ATTESA Le Aree d’Attesa individuate sono zone sicure all’aperto, rispetto ai soli scenari di rischio idrogeologico idraulico e da frana ipotizzati precedentemente, in cui la popolazione, in caso di emergenza e dopo l’evento, si dirige a piedi senza utilizzare auto. Qualora l’Area d’Attesa individuata dal Piano si rendesse impraticabile, la popolazione dovrà orientarsi verso quella più vicina. In tali aree la popolazione, in attesa di essere sistemata presso i centri di accoglienza, riceverà le prime informazioni sull'evento, la prima assistenza, i primi
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generi di conforto e le direttive sul comportamento da adottare per partecipare in modo attivo al superamento dell’emergenza. Per giungere in tali Aree, bisogna seguire necessariamente le vie d’accesso sicure previste e cartografate in verde (Tavv. XII, XIII, XIV e XV) o quelle indicate dalle Forze dell’Ordine o da Volontari. Sul posto saranno presenti Vigili Urbani, Carabinieri o Volontari, personale sanitario, ambulanze, che indirizzeranno la popolazione, qualora ne ricorra la necessità, verso le Aree d’Accoglienza preventivamente determinate. Le aree di attesa della popolazione dovranno essere utilizzate per un periodo di tempo relativamente breve. Rispettivamente per le zone del centro urbano costiero del Comune di Spadafora, delle frazioni di Grangiara e San Martino, sono state individuate, in base ai suddetti criteri, le seguenti aree di attesa: AREE DI ATTESA DEL CENTRO URBANO DI SPADAFORA Num. progr. in cartografia
Ubicazione
1
Tra S.S.113 e Municipio
2
S.S.113 – Via Umberto I
Piazza Sacro Cuore
400
200
3
S.P.55 – Via San Martino
Area Campi da tennis
1600
800
4
Tra Via Verdesca e Via Grangiara
Piazzetta Verdesca
100
50
5
Via Pascoli
Tratto di strada cieca
200
100
6
Angolo Via Lungomare e Via Sicilia
Terreno libero sabbioso
200
100
7
Via II Arcipretato
Piazzetta Antica Senia
200
Si
8
S.P. 55 Via San Martino C.da Listi
Area verde attrezzata
100
Si
Struttura/Area
Superficie (m2)
Piazza Vittorio Emanuele III – piazzale monumento caduti
200
Ricettività
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
100
P.zza Vittorio Emanuele III S.S.113
No
S.S.113 – Via Umberto I Via Roma Via Riolo S.P.55 – Via Provincialee San Martino Via Riolo Vico Riolo Via Nuova Grangiara
No
Si
Via Grangiara Via Verdesca
No
Via Pascoli Via G. Garibaldi Via Lungomare Via Sicilia Via III Arcipretato Via Lungomare Via G. Garbaldi Via II Arcipretato S.P. 55 Via San Martino
No
No
No
No
107
AREE DI ATTESA DEL CENTRO URBANO DI GRANGIARA Num. progr. in cartografia.
Ubicazione
1
Tra S.P. GrangiaraS.Martino e Via II Grangiara
Struttura/Area
Superficie (m2)
Piazzetta di Grangiara
120
Ricettività
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
50
S.P. GrangiaraS.Martino Via II Grangiara
No
AREE DI ATTESA DEL CENTRO URBANO DI SAN MARTINO Num. progr. in cartografia
Ubicazione
1
Via Nicia
2
Via Croce
Struttura/Area
Superficie (m2)
Ricettività
200
100
80
40
Area verde attrezzata Piazza Santa Colomba Parcheggio auto Ristorante Corte dei Principi
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
S.P. 55 Via Nicia Via I. Fontana Via Croce Via Piano Via Girasia
No
No
3.2 AREE DI PRIMO RICOVERO Le
Aree
di
Primo
Ricovero
(A.P.R.)
nascono
dall’esigenza
di
ospitare
momentaneamente al riparo sicuro la popolazione costretta ad abbandonare la propria abitazione durante l’evento piovoso ancora in corso e/o colta all’improvviso all’aperto dall’evento piovoso stesso. Si tratta, pertanto, di strutture coperte mobili e non (edifici, chiese, scuole, gazebo all’aperto, strutture pubbliche e private, ecc.) ubicate in zone sicure rispetto ai soli scenari di rischio idrogeologico idraulico e da frana ipotizzati precedentemente, in cui la popolazione, in caso di emergenza soprattutto prima e durante l’evento, si dirige a piedi senza utilizzare auto. Qualora l’Area di Primo Ricovero individuata dal Piano si rendesse impraticabile o indisponibile, la popolazione dovrà orientarsi verso quella più vicina. In tali aree la popolazione, in attesa di essere sistemata presso i centri di accoglienza, riceverà le prime informazioni sull'evento, la prima assistenza, i primi generi di conforto e le direttive sul comportamento da adottare per partecipare in modo attivo al superamento dell’emergenza. Per giungere in tali Aree,
108
bisogna seguire necessariamente le vie d’accesso sicure previste e cartografate in verde (Tavv. XII, XIII, XIV e XV) o quelle indicate dalle Forze dell’Ordine o da Volontari. Sul posto saranno presenti Vigili Urbani, Carabinieri o Volontari, personale sanitario, ambulanze, che indirizzeranno la popolazione, qualora ne ricorra la necessità, verso le Aree d’Accoglienza preventivamente determinate. Le aree di Primo Ricovero della popolazione dovranno essere utilizzate per un periodo di tempo breve relativo alla durata dell’evento. Rispettivamente per le zone del centro urbano costiero del Comune di Spadafora, delle frazioni di Grangiara e San Martino, sono state individuate, in base ai suddetti criteri, le seguenti aree di Primo ricovero: AREE DI PRIMO RICOVERO COPERTE DEL CENTRO URBANO DI SPADAFORA Num. Presenza Superficie Vie d’accesso progr. in Ubicazione Struttura/Area Ricettività servizi (m2) sicure cartografia primari 1
P.zza Vittorio Emanuele III
Municipio
800
400
2
S.S.113 – Via Umberto I
Sede Comando Vigili Urbani
70
35
3
S.S.113 – Via Umberto I
Gazebo Bar Miceli
20
20
4
S.S.113 – Via Umberto I
Chiesa Sacro Cuore
500
250
5
S.P.55 – Via Provinciale San Martino
Sede Associazione Misericordia
40
20
6
S.P.55 – Via Provinciale San Martino
Strutture Campi da tennis
100
40
7
Via Lungomare
300
120
Chiesa Evangelica ADI
S.S.113 P.zza Vittorio Emanuele III P.zza Vittorio Emanuele III S.S.113– Via Umberto I P.zza Vittorio Emanuele III S.S.113 – Via Umberto I S.S.113 – Via Umberto I Via Riolo S.P.55 – Via Provincialee San Martino Via Riolo Vico Riolo Via Nuova Grangiara S.P.55 – Via Provincialee San Martino Via Riolo Vico Riolo Via Nuova Grangiara Via Lungomare
Si
Si
No
Si
Si
Si
Si
109
AREE DI PRIMO RICOVERO COPERTE DEL CENTRO URBANO DI GRANGIARA Num. progr. in cartografia
Ubicazione
Struttura/Area
1
Tra Via II Grangiara e Via II Canale
Chiesetta Madonna del Carmine
Superficie (m2) 60
Ricettività
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
40
Via II Grangiara Via II Canale S.P. GrangiaraS.Martino
No
AREE DI PRIMO RICOVERO COPERTE DEL CENTRO URBANO DI SAN MARTINO Num. progr. in cartografia
Ubicazione
1
2
Ricettività
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
250
200
Via Nicia Via I. Fontana
No
200
20
Via Mannella S.P. 55 Via I. Fontana
Si
Struttura/Area
Superficie (m2)
Angolo con Via Incenzo Fontana
Chiesa di San Martino
Via Mannella
Ex Scuola Elementare Don Bosco
3.3 AREE D’ACCOGLIENZA COPERTE Le Aree d’Accoglienza Coperte sono aree che, in caso di emergenza, si renderanno immediatamente disponibili per ospitare la popolazione che ha dovuto abbandonare la propria abitazione. I centri di accoglienza della popolazione corrispondono a strutture coperte (ostelli, alberghi, scuole, palestre ecc.) dotate dei servizi essenziali, individuate in aree non soggette a rischio idrogeologico. Il/i percorso/percorsi più idonei per raggiungerli sono riportati in cartografia, per i quali, comunque, dovrà essere previamente verificata l’idoneità al transito veicolare da personale ad hoc. I centri di accoglienza devono essere facilmente raggiungibili anche da mezzi di grande dimensione, ed è preferibile che abbiano spazi liberi nelle immediate adiacenze. La popolazione sarà guidata in tali aree da personale preposte dopo il raduno nelle Aree d’Attesa e di Primo Ricovero, ma all’occorrenza anche immediatamente e direttamente. Le Aree d’Accoglienza Coperte potranno essere utilizzate per un periodo di tempo medio-lungo, compreso tra poche settimane e qualche
110
mese (palestre, scuole, ostelli), fino al massimo di un anno (alberghi e hotels in genere, case per gli anziani o similmente adibite) e saranno preferite a quelle Scoperte soprattutto nel periodo invernale per motivi di carattere meteo e di minore confortevolezza. Per il Comune di Spadafora sono stati individuati, in base ai suddetti criteri, i seguenti centri di accoglienza, per la quasi totalità, all’interno di edifici scolastici e secondariamente di due B&B. Essi sono stati distinti geograficamente, rispettivamente per il centro urbano costiero e peri-costiero e per la frazione di San Martino: AREE DI ACCOGLIENZA COPERTE DEL CENTRO URBANO DI SPADAFORA Num. progr. in cartografia
Ricettività
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
Ubicazione
Struttura/Area
Superficie (m2)
1
Via Riolo
Locali Parrocchia Santi Giuseppe e Martino adiacenti Chiesa Sacro Cuore (ex L. Scientifico)
500
50
Via Riolo
Si
2
Via Asilo
Istituto Ancelle Riparatrici
340
34
Via Asilo Via Roma Via Placida
Si
3
Via Lungomare Via Antonello
1800
180
Via Lungomare Via Antonello
Si
4
S.S.113 – Via Umberto I
800
80
S.S.113
Si
Si
5
Via Collodi
6
Verdesca
Scuola Elementare e Media Giuseppe Verdi Sala Trattenimenti Grande Olimpo Istituto d’Arte Don Orione
1300
130
Via Roma Via Collodi Via Cunettone Coperto
Palestra Centro sportivo Polivalente
1000
100
Via Verdesca
Si
Presenza servizi primari
AREE DI ACCOGLIENZA COPERTE DI SAN MARTINO Num. progr. in cartografia
Ubicazione
1
2
Struttura/Area
Superficie (m2)
Ricettività
Vie d’accesso sicure
C.da Incenso
Casa per gli Anziani
400
40
S.P. 55 Via San Martino
No
Via Mannella
Ex Scuola Elementare Don Bosco
200
20
Via Mannella S.P. 55 Via I. Fontana
Si
111
La stima di massima, sopra indicata, sulla popolazione che tali edifici possono potenzialmente ospitare è scaturita assumendo che ogni persona impegni mediamente 10 m2 di spazio tra brandina, armadietto e spazio mensa (sedia + tavolo). Si è pensato inoltre di considerare solo il 60% della superficie coperta come spazio utile ove organizzare i posti letto. La rimanente superficie è occupata da scale, bagni, locali mensa, ingressi o comunque zone nelle quali non è possibile pernottare. Naturalmente, per gli edifici a più piani, sono stati considerati anche questi nel calcolo della superficie utile. In questo modo si è ottenuta una stima di massima della popolazione ospitabile nelle Aree d’Accoglienza Coperte individuate, che fa riferimento alla stima della superficie utile definita in precedenza. In caso di emergenza, è possibile utilizzare come Aree d’Accoglienza Coperte per la popolazione evacuata anche le strutture ricettive presenti sul territorio. Naturalmente, in questo caso dovranno essere preventivamente formalizzate all’occorrenza speciali convenzioni con i gestori di tali strutture in modo da permettere il soggiorno nei locali fino alla fine dell’emergenza. Tali strutture sono qualitativamente idonee a tale utilizzo perché progettate per ospitare persone e quindi dotate di tutti i comfort e servizi minimi come letti, armadi, bagni e la maggior parte di queste anche di mense proprie. La scelta delle strutture ricettive ritenute idonee per essere utilizzate in casi di emergenza dovrà cadere in funzione alla loro posizione sul territorio (preferibilmente le più vicine possibili) e sul numero di camere e di posti letto totali disponibili. A Spadafora Centro, esistono tre strutture ricettive: 1) B&B “Jazz Restaurant and” di Ettore Amico, sito sulla S.S.113 con disponibilità massima di n. 4 camere per un totale di n. 12 posti letto. Il B&B è dotato anche di proprio ristorante. Telefono della struttura +39.3485112354. 2) B&B “Alexander Beach, sito in Via Vincenzo Monti, 11B, attivo da maggio a settembre, con disponibilità massima di n. 2 camere per un totale di 5 posti letto. Telefono della struttura 090.346722 e +39.3358435771. 3) B&B “New Splash”, di Romano Giacomo, sito sulla Via Lungomare, 63 con disponibilità massima di n. 15 camere per un totale di circa n. 30 posti letto. Il B&B è dotato anche di proprio ristorante. Telefono della struttura 090.9942098.
112
Nei comuni limitrofi si sono censite altre strutture ricettive: Nome Hotel/B&B
Località
La Baia di Ulisse
Venetico Marina
Redebora Thomas
Scala di Torregrotta Scala di Torregrotta
Contatti telefonici 090.994.1873 348.3460439 090.9981182 090.9982273
Monika
Torregrotta
090.9982546 347.0808052
Nacional
Marina di Monforte San Giorgio
090.9912383 349.6784713
La Lanterna
Rometta Marea
090.9965181
Viola Palace Il Parco degli Ulivi
Villafranca Tirrena Villafranca Tirrena
090.334042
Indirizzo Via Lungomare Via Siracusa, 7 Via Sfameni, 98 Via Pietro Mascagni Via Nazionale, 53A Via Risorgimento, 10 Via Antonello da Messina
090.3379529
C.da Romeo
N. Camere
N. Posti letto
12
24
27
50
18
30
3
7
8
Ca 20
20
40
44
Ca 100
37
Ca 84
3.4 AREE D’ACCOGLIENZA SCOPERTE Le Aree d’Accoglienza Scoperte sono aree all’aperto ove è possibile impiantare accampamenti provvisori utilizzando tende, roulotte o containers per accogliere quella parte di popolazione che ha dovuto abbandonare la sua abitazione in seguito all’evento. La popolazione sarà guidata in tali aree dalle persone preposte solo nel caso si rendessero indisponibili e/o insufficienti le aree d’accoglienza coperte e dopo il raduno nelle Aree d’Attesa e di Primo Ricovero. Le aree d’accoglienza devono essere munite di servizi di rete quali elettricità, acqua, fogna. Per questo motivo si prediligono spazi in prossimità di strade nei quali è possibile allacciare, in tempo breve, quanto necessario. La Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi ha emanato una circolare con i criteri guida per la realizzazione di una tendopoli in casi d’emergenza (Circolare 22 Agosto 1995 DGPCSA); è quindi possibile eseguire un dimensionamento di massima delle aree individuate come Aree d’Accoglienza.
113
Nella circolare appena citata, si fa riferimento ad alcuni obiettivi da perseguire nella realizzazione di una tendopoli: funzionale dislocazione delle tende e dei servizi, uso omogeneo di tutta l’area a disposizione, semplice distribuzione dei percorsi, creazione di percorsi di afflusso delle merci distinta dalla normale viabilità. Le caratteristiche che deve avere la rete viabile interna all’area sono: 1. pochi percorsi carrabili principali di attraversamento dell’area, protetti, se possibile, con materiale (piastre, palanche e simili) che impedisca lo sprofondamento delle ruote dei mezzi; 2. spazi di accumulo e magazzini tenda situati ai bordi degli spazi liberi ritenuti idonei, per ridurre al minimo il transito dei mezzi pesanti; 3. spazi esterni all’area per il parcheggio dei mezzi privati per evitare l’accesso direttamente all’area; 4. accesso carrabile dentro l’area consentito solo a mezzi piccoli e medi, proteggendo, se possibile, anche questi passaggi con materiali idonei. Lo spazio tra una tenda/piazzola o fra containers, deve essere di almeno 1 metro, per consentire il passaggio di un uomo e permettere la pulizia ed il passaggio di tubazioni. Il corridoio principale tra le tende deve essere almeno di 2 metri in quanto bisogna consentire una facile movimentazione delle merci; per i containers è consigliabile un corridoio di 3 metri in considerazione del minor grado di temporaneità dell’insediamento. Ogni modulo tenda è composto generalmente da 5 tende complete di picchetti, corde, etc. e ciascuna tenda occupa una piazzola delle dimensioni di 5x6 metri. I moduli containers sono invece moduli abitativi dotati di almeno una camera, una sala, una cucina, un bagno e un ripostiglio. Le loro dimensioni sono di circa 12x3 metri. I moduli di servizio sono realizzati con padiglioni mobili per servizi igienici, costituiti con pannellature coibentate in lamiera zincata preverniciata e isolati con l’utilizzo di poliuretano espanso. Ogni unità è divisa in due parti (uomini e donne), ciascuna fornita di 3 wc, 3 lavabi, 1 doccia. Le dimensioni dei box sono: lunghezza 6,50 m, larghezza 2,70 m, altezza 2,50 m. Per una tendopoli che debba ospitare 500 persone saranno necessarie almeno 10 unità di servizio.
114
La distanza fra i moduli tenda e quelli destinati a servizi non dovrebbe superare i 50 metri e sarebbe meglio prevedere una fascia di rispetto di almeno 2 metri attorno ai moduli di servizio ad uso esclusivamente pedonale. Il padiglione mensa si può realizzare con due tende delle dimensioni di 12x15 m ciascuna, disposte in posizione centrale rispetto al campo e affiancate da una cucina da campo. Le attività a carattere amministrativo, legate alla gestione della tendopoli, andrebbero svolte in un modulo tende come già descritto, in cui sarà ospitato il personale della polizia, dell’anagrafe, delle radiocomunicazioni e di assistenza del cittadino. Tale modulo sarà posto ai bordi dell’area di accoglienza, come pure il centro di smistamento merci. La stima della popolazione ospitabile nasce da alcune considerazioni: o Una tenda contiene al massimo 5/6 posti letto, ma difficilmente sarà occupata da sei persone in quanto ogni tenda sarà assegnata ad un nucleo familiare con una media di 4/5 membri, ottenendo una possibilità di ricovero di 24/30 persone per ciascun modulo. o Ogni container di circa 36 m2 può ospitare agevolmente 4 persone. Se si considera però che ogni container è assegnato ad un’unica famiglia, si può pensare di calcolare un’occupazione media di 3 persone per container. Da quanto detto si deduce che un’area da adibire a tendopoli capace di accogliere 500 persone (20 moduli tende e 20 moduli servizi, 1 cucina da campo, 2 tende mensa, centro smistamento merci, modulo uffici, etc.), deve avere uno spazio di almeno 6000 m2, senza considerare l’area necessaria per l’afflusso ed il posizionamento delle colonne di soccorso, che deve essere attigua o almeno sufficientemente vicina e ben collegata alla tendopoli. Invece, un’area da adibire a campo containers che possa accogliere 500 persone (150-180 containers, uffici, posto medico, etc.) deve avere uno spazio utile di almeno 10.000-12.000 m2 . La maggior parte delle aree da attrezzare per gli scopi appena descritti, hanno dei locali adiacenti come spogliatoi, wc o magazzini da utilizzare per allacciare la rete elettrica, d’acqua e fognaria e sono in ogni caso prossime ad importanti strade.
115
In base alla loro superficie, può essere fatta una stima di massima sul numero di persone che possono essere accolte in base alla tipologia dell’area. Di seguito, si mettono a confronto due possibili tipologie d’area tenendo presente che i valori trovati sono a carattere indicativo. All’interno della Circolare prima citata, si fa inoltre riferimento ad alcuni schemi di tendopoli da prediligere nella formazione dei moduli, di seguito riportati. Schema n. 1 per insediamentoTende - 1 Modulo tende (6 Tende); - 1 Modulo servizi (3 wc, 3 lavabi, doccia); Il modulo dei servizi deve essere ubicato alla fine della tendopoli nel senso della direzione prevalente dei venti locali. Per esempio, se il campo è stato insediato, supponendo che il vento dominante provenga dai quadranti settentrionali e che il campo tenda sia orientato Nord-Ovest Sud-Est, il modulo sevizi deve essere posto a Sud-Ovest. L’intero modulo avrà la forma di rettangolo, con disposizione delle tende in tre file da due ciascuna, per una superficie totale di 16x23 metri, uguale a circa 370 m2.
116
Schema n. 2 per insediamentoTende - 1 Modulo tende (6 Tende); - 1 Modulo servizi (3 wc, 3 lavabi,i doccia); Il modulo dei servizi deve essere posto a Sud-Ovest della tendopoli nel senso della direzione prevalente dei venti locali. Per esempio se il campo è stato insediato, supponendo che il vento dominante provenga dai quadranti settentrionali e che il campo sia orientato Nord-Ovest Sud-Est, il modulo sevizi deve essere posto a Sud-Ovest. L’intero modulo avrà la forma di rettangolo, per una superficie totale di 14x27 metri, uguale a circa 380 m2.
117
Schema n. 1 per Containers Questo modulo sarà formato da 4 containers ed avrà la forma di un rettangolo, per una superficie totale di 10x29 metri, uguale a circa 300 m2.
Schema n. 2 per Containers Questo modulo sarà formato da 6 containers ed avrà la forma di un rettangolo, per una superficie totale di 10x42 metri, pari a circa 420 m2.
Schema n. 3 per Containers Questo modulo sarà formato da 6 containers ed avrà la forma di un rettangolo, per una superficie totale di 16x28 metri, pari a circa 450 m2.
118
Per il Comune di Spadafora, e solo per la zona del centro urbano costiero, sono state individuate 3 Aree d’Accoglienza Scoperte (Tavv. XIII e XV) ove istituire campi di tende o containers per ospitare per un periodo relativamente lungo quella parte di popolazione che ha dovuto abbandonare la propria abitazione. Di queste aree, la 1 e soprattutto la 2 (meno protetta), sono da utilizzare in casi eccezionali e come ultima risorsa perché ubicate sulla Via Lungomare e quindi esposte a problemi di natura meteorica. AREE DI ACCOGLIENZA ALL’APERTO (Tendopoli, ecc.) DEL CENTRO URBANO DI SPADAFORA Num. progr. in cartografia 1
2 3 4
Ubicazione Angolo Via Sicilia –Via Lungomare Angolo Via II Arcipretato – Via Lungomare S.S.113 Arcipretato S.P.55 – Via San Martino
Struttura/Area
Superficie (m2)
Ricettività
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
Terreno libero sabbioso
1250
80
Via Sicilia Via Lungomare
No
Terreno libero sabbioso
2400
200
Via Lungomare Via II Arcipretato
No
Terreno libero agrario
1100
60
S.S.113
No
Terreno sintetico Campi da tennis
220mq x 2
40
S.P.55 – Via Provinciale San Martino
Si
3.5 AREE DI AMMASSAMENTO MEZZI E SOCCORRITORI Le Aree d’Ammassamento Mezzi e Soccorritori sono quelle aree nelle quali far affluire i materiali, i mezzi e gli uomini che intervengono per svolgere le funzioni di direzione, coordinamento, operazioni di soccorso e di assistenza alla popolazione in caso di emergenza. Tali aree devono essere poste in prossimità di nodi viari o comunque, devono essere raggiungibili anche da mezzi di grandi dimensioni. Esaminato il territorio del Comune di Spadafora, sono state individuate due zone come Aree d’Ammassamento dei Mezzi e Soccorritori (Tavv. XIII e XV), entrambe ubicate sulla Via Lungomare, in zona Arcipretato, dove la carreggiata è piuttosto ampia.
119
AREE DI AMMASSAMENTO MEZZI E SOCCORSI Num. Progr. in cartografia
Ubicazione
Struttura/Area
Superficie (m2)
Ricettività
1
Via Lungomare tra Via Sicilia e T. Tonnarazza
Sede stradale asfaltata e marciapiede lungomare
1400
120
2
Via Lungomare Angolo con Via II Arcipretato
Sede stradale asfaltata e marciapiede lungomare
1600
130
Vie d’accesso sicure
Presenza servizi primari
S.S.113 Via Lungomare Via Sicilia S.S.113 Via Lungomare Via II Arcipretato
No
No
Tali Aree si trovano in posizioni strategiche rispetto all’intero territorio, lontane dal centro cittadino più densamente urbanizzato, facilmente raggiungibili dalla S.S. 113 grazie alle vie interne
presenti
nella
zona
qualora
l’asse
viario
fosse
impraticabile.
Le
Aree
d’Ammassamento dei Mezzi e dei Soccorritori saranno utilizzate per un periodo di tempo compreso tra poche settimane e qualche mese. 3.6 VIABILITÀ DI EMERGENZA Per raggiungere le aree di attesa e/o di primo ricovero, la popolazione dovrà percorrere le vie di fuga, individuate in verde nella apposita cartografia (Tavv. XII, XIII, XIV e XV), più vicine al luogo dove si trova, seguendo le direzioni dei flussi. Lungo le vie di fuga dovrà essere disposta segnaletica e cartellonistica illustrativa e informativa che indicheranno la direzione di esodo per il raggiungimento dell’area di attesa e/o di primo ricovero più prossimi. Per l’esodo dalle zone a rischio la popolazione non dovrà usare i propri mezzi, ma percorrere a piedi le vie d’esodo sino all’area di attesa e/o di primo ricovero più prossimi. Lungo le vie dovranno essere disposti anche volontari per facilitare l’esodo e per comunicare alla centrale operativa del C.O.C. eventuali esigenze e necessità. Si sottolinea, come specie per la viabilità di collegamento tra Spadafora, Grangiara e San Martino, non si possono escludere interruzioni puntuali del traffico, a causa di possibili riversamenti sulle sedi stradali di detriti e parti di muretti vetusti in pietrame. Inoltre, è stata individuata nel Piano un area da utilizzare in caso di necessità come Eliporto, strategicamente localizzata, come da previsioni urbanistiche del Comune di Spadafora, nella C.da Piano d’Oro. La scelta di una superficie eliportuale d’emergenza potrà essere diversa da quella appena indicata, in funzione delle problematicità che dovessero emergere, e definita al momento da personale esperto.
120
SEZIONE II INDIRIZZI DI GESTIONE DELL’EMERGENZA
121
4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE, STRUTTURA E STRATEGIA OPERATIVA COMUNALE I lineamenti della pianificazione sono gli obiettivi che il Sindaco, in qualità di autorità
comunale di protezione civile ai sensi dell’Art. 15 L. 225/92, deve conseguire per fronteggiare una situazione di emergenza, nell'ambito della direzione unitaria dei servizi di soccorso e assistenza in emergenza alla popolazione colpita. Gli obiettivi principali da conseguire per garantire un’efficace governo e gestione dell’emergenza a livello locale e quindi, per la definizione del modello di intervento del piano di emergenza, possono essere racchiusi sinteticamente i tre passaggi: 1. definizione iniziale ed inquadramento della situazione di emergenza da fronteggiare; 2. individuazione dei soggetti che partecipano alle attività necessarie per il contrasto ed eventualmente la risoluzione della situazione di emergenza; 3. indicazioni di massima che individuino le strategia operativa e le azioni per fronteggiare e possibilmente risolvere la situazione di emergenza; La definizione iniziale della situazione di criticità è favorita da un idoneo sistema di vigilanza e ricognizione del territorio attraverso l’attivazione del presidio territoriale predisposto all’uopo per quanto possibile anticipatamente. I soggetti responsabili che partecipano e supportano il Sindaco, con decisioni e azioni volte a fronteggiare e possibilmente risolvere la situazione di emergenza, rientrano a vario livello e titolo nelle Funzioni di supporto ed all’interno dell’architettura comunale di protezione civile. La strategia operativa da adottare è funzione degli scenari di rischio preventivamente considerati, dell’evoluzione spazio-temporale dell’evento e della capacità di risposta all’emergenza da parte del sistema comunale di protezione civile. Tale parte del Piano deve contenere, pertanto, la strategia da adottare ed il complesso delle Componenti e delle Strutture Operative di Protezione Civile che intervengono in emergenza (art. 6 e art. 11 L.225/92), indicandone i rispettivi ruoli e compiti.
122
Per ciascuna di esse occorre specificare quali sono le azioni da svolgere durante l'emergenza per il conseguimento degli obiettivi che verranno di seguito elencati. Le principali Strutture Operative coinvolte (Polizia Stradale, Polizia Municipale, Carabinieri, VV.FF., ecc.) redigeranno, inoltre, un proprio piano particolareggiato riferito alle attivazioni di propria competenza. Tali Piani costituiranno parte integrante del Piano di Emergenza.
4.1 FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE Il piano di emergenza dovrà prevedere le modalità con le quali il Comune garantisce i collegamenti telefonici e fax e se possibile e-mail, sia con la Regione e sia con la Prefettura, per la ricezione e la tempestiva presa in visione dei bolletini/avvisi di allertamento, sia con le componenti e strutture operative di protezione civile presenti sul territorio: Vigili del Fuoco, Corpo Forestale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Provinciale, Capitanerie di porto, Asl, Comuni limitrofi, ecc., per la reciproca comunicazione e scambio di informazioni di situazioni di criticità. Il sistema di allertamento prevede che le comunicazioni, anche al di fuori degli orari di lavoro della struttura comunale, giungano in tempo reale al Sindaco. A tal fine si potrà fare riferimento alle strutture presenti ordinariamente sul territorio comunale o intercomunale già operative in h 24 (stazione dei carabinieri, presidi dei vigili urbani, distaccamento dei vigili del fuoco, ecc.), oppure attivare la reperibilità h24 di un funzionario comunale a turnazione, i cui recapiti telefonici devono essere trasmessi alle suddette amministrazioni e strutture. Il Sindaco ricevuto il segnale di allertamento attiva immediatamente il sistema di allertamento che dovrebbe prevedere, a regime, l’installazione nell’edificio municipale, di una sirena con autonomia di 100 minuti e raggio d’azione di 5 Km, dotata di una centralina che attiverà telefonicamente il sistema. Nelle more dell’attivazione di questo sistema, l’allertamento viene dato tramite suono delle campane poste sul campanile delle Chiese, mediante megafoni da parte della Polizia Municipale e/o delle FF.OO., oppure porta a porta mediante gli addetti al volontariato.
123
Il piano di allertamento prevede che venga interdetto l’accesso alle zone esposte a rischio e l’allontanamento di chiunque si trovasse a transitarvi, attraverso la istituzione dei cancelli. Al segnale acustico di allarme la popolazione dovrà abbandonare le abitazioni e l’area a rischio seguendo le vie di fuga individuate nel Piano di emergenza. La popolazione si dovrà recare a piedi lungo le vie di esodo, raggiungendo le aree di attesa o meglio ancora le aree coperte di primo ricovero più prossime. In tali aree confluirà la popolazione residente nelle zone a rischio. Le persone non autosufficienti (disabili, portatori di handicap, ecc.) saranno allontanate in via prioritaria con l’ausilio del personale specializzato e dei mezzi attrezzati delle associazioni di volontariato presenti sul territorio (Misericordia).
4.2 COORDINAMENTO OPERATIVO LOCALE Per garantire il coordinamento delle attività di protezione civile, in situazioni di emergenza prevista o in atto, il Sindaco deve poter disporre dell’intera struttura comunale ed avvalersi delle competenze specifiche delle diverse strutture operative di protezione civile (L. 225/92) presenti in ambito locale, nonché di aziende erogatrici di mezzi e servizi. Il Sindaco, per assicurare nell'ambito del proprio territorio comunale, già a partire dalle prime fasi di allertamento, la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione, si avvale di una struttura operativa di supporto. Tale
struttura,
denominata
Presidio
Operativo
(ristretto),
potrà
avere
una
configurazione iniziale anche minima (Tab. 15), organizzata nell’ambito della stessa struttura comunale e composta dal Sindaco e/o suo delegato e dalla sola Funzione Tecnica di Valutazione e Pianificazione (F1), cui seguirà in caso di evoluzione peggiorativa dello scenario di evento, un Presidio Operativo più allargato (Tab. 16). Per garantire il coordinamento delle attività di protezione civile, in particolare in situazioni di emergenza prevista o in atto, il Sindaco dispone dell’intera struttura comunale e si avvale delle competenze specifiche delle diverse strutture operative di protezione civile presenti in ambito locale, nonché di aziende erogatrici di servizi.
124
A tal fine viene individuata la struttura di coordinamento che supporta il Sindaco nella gestione dell’emergenza già a partire dalle prime fasi di allertamento. Tale struttura è composta da subito dalla funzione tecnica di valutazione e pianificazione, per poi assumere una composizione più articolata, che coinvolge, in funzione dell’evoluzione dell’evento, enti ed amministrazioni esterni al Comune, in grado di far fronte alle diverse problematiche connesse all’emergenza, oltre il Centro Operativo Comunale o Intercomunale, attivo h24, attraverso la convocazione delle diverse funzioni di supporto individuate nel piano. 4.3 PRESIDIO OPERATIVO COMUNALE A seguito dell’allertamento, prima ancora dell’eventuale apertura del C.O.C., nella fase di attenzione con avviso di criticità moderata e/o evento in atto con criticità ordinaria, il Sindaco e/o suo delegato attiva, presso la sede comunale o presso la stazione dei Vigili Urbani, un primo nucleo di valutazione: il presidio operativo (PO), convocando la funzione tecnica di valutazione e pianificazione (individuabile nel responsabile dell’UTC o nel responsabile di Protezione Civile Comunale). Il responsabile del Presidio Operativo ha il compito di: - garantire un rapporto costante con la Regione e per essa con la SORIS del Dipartimento Regionale di Protezione Civile (DRPC) e con la Prefettura (UTG), un adeguato raccordo con la polizia municipale e le altre strutture deputate al controllo e all’intervento sul territorio; - predispone il servizio di vigilanza, la cui organizzazione funzionale ed operativa, recepita in ambito di Piano, dovrà essere resa nota al Dipartimento Regionale della Protezione Civile; - attivare e coordinare le squadre di presidio territoriale e del volontariato locale. - gestisce in piena autonomia tutte le attività del presidio, informandone con continuità la stessa Autorità responsabile del suo allertamento e il Centro Funzionale Decentrato (qualora attivo); - garantisce che tutte le osservazioni strumentali e non, provenienti da personale specializzato dell’ufficio tecnico, dei Corpi dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali e dal Volontariato, siano trasmesse alla SORIS o Centro Funzionale Decentrato (qualora attivo).
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Il presidio operativo dovrà essere costituito, a regime, da almeno una unità di personale in h24, responsabile della funzione tecnica di valutazione e pianificazione o suo delegato (Tab. 15), con almeno una dotazione minima di un telefono, un fax e un computer. La struttura di base cui fa riferimento il Sindaco è così articolata:
Presidio Operativo ristretto (già in Fase di Attenzione): Sindaco e/o suo delegato + Resp. F1 (Resp. U.T.C./Resp. P.C.C.) Sindaco e/o delegato Giuseppe Pappalardo Resp. Funzione 1 Salvatore Cuffaro
Telefono/cellulare
Fax
E-mail
090.9945101/3332987340
0909920512
[email protected]
Telefono/cellulare
Fax
E-mail
0909945110/3486060761
0909920512
[email protected]
Tab. 15 – Componenti del Presidio Operativo ristretto Quando necessario, per aggiornare il quadro della situazione e definire eventuali strategie di intervento, il Sindaco provvede a riunire presso la sede del presidio operativo i referenti delle strutture che operano sul territorio (Tab. 16). Così, tale struttura assumerà una composizione più articolata, che coinvolge:
Presidio Operativo allargato (già in Fase di Pre-Allarme) Sindaco e/o delegato Giuseppe Pappalardo Resp. Funzione 1
Telefono/cellulare
Fax
E-mail
0909945101/3332987340
0909920512
[email protected]
Telefono/cellulare
Fax
E-mail
Salvatore Cuffaro
0909945110/3486060761
0909920512
[email protected]
Comando VV.UU. Domenico Azzarello Ass. Misericordia
Telefono/cellulare
Fax
E-mail
0909920724/3486060765
0909920512
[email protected]
Telefono/cellulare
Fax
E-mail
Giuseppe Nastasi
0909928603/3385047423
0909928603
[email protected]
Carabinieri*
Telefono/cellulare 0909941333/3346923668
Fax
E-mail
0909941957
[email protected]
Matteo Calarco
Tab. 16 – Componenti del Presidio Operativo allargato (*nell’ambito della sua autonomia fornisce eventualmente il supporto richiesto)
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4.4 CENTRO OPERATIVO COMUNALE La struttura operativa assumerà una composizione ancora più articolata e completa, con coinvolgimento, in funzione dell’evoluzione dell’evento, anche di Enti e Amministrazioni esterni al Comune, in grado di far fronte alle diverse problematiche connesse all’emergenza. Sarà, pertanto, allestito il Centro Operativo Comunale (C.O.C.), attivo h24, attraverso la convocazione delle diverse funzioni di supporto individuate nel Piano (Tab. 17). La scelta, ritenuta migliore, dell'ubicazione di tale C.O.C. sarebbe ricaduta sulla Scuola Media-Elementare Giuseppe Verdi con entrate in Via Lungomare e Via Antonello. Tale struttura, ubicata sulla spianata costiera, risulta avere i requisiti minimi di idoenità e funzionalità, in quanto, di facile accesso e non vulnerabile da pericoli di ordine idrogeologico da frana e idraulico. Inoltre, è dotata di un ampio piazzale interno sufficiente ad accogliere mezzi pesanti e quanto altro occorra in stato di emergenza. Tuttavia, su indicazione dell’UTC, al momento, non risulta soddisfare piena idoneità in termini di sicurezza sismica. Altri edifici potenzialmente funzionali allo scopo e posizionati in aree libere da rischi idraulici e geomorfologici (scuole, centri sportivi, ecc.), trovasi in zone del territorio comunale sconvenienti dal punto di vista dell’accessibilità ai mezzi pesanti e della viabilità in genere. Così, in maniera forzata, la scelta ricade sulla sede del Municipio di Piazza Vittorio Emanuele III in quanto dotata di uffici e spazi idoneamente attrezzati (evitando di interferire con l’ordinaria attività tecnico-amministrativa del Comune) e in alternativa, qualora nel corso dell'emergenza, l'edificio individuato risultasse non idoneo, si opterà verso la sede del Comando dei Vigili Urbani in Via Umberto I sulla S.S.113. Il Comune di Spadafora, per sviluppare il proprio "Sistema Comunale di Protezione Civile", una volta adeguato, dal punto di vista sismico, l’edificio scolastico Scuola Media Giuseppe Verdi, dotato dei requisiti minimi (facilmente accessibile, opportunamente segnalato e dotato di un piazzale interno di dimensioni adeguate per il parcheggio dei mezzi degli operatori del Centro stesso), lo stesso potrà essere utilizzato preferibilmente come sede C.O.C., purchè opportunamente attrezzato con telefoni, fax, computers, al fine di consentire le attività dei diversi soggetti che compongono il Centro. In ogni caso, la sede individuata in fase di pianificazione, andrà comunicata alla Regione, Provincia, Prefettura,
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Dipartimento di Protezione Civile Provinciale e Regionale, Comuni limitrofi e alle strutture operative locali. Al C.O.C afferiscono i livelli decisionali di tutta la struttura comunale riassunta nelle responsabilità sindacali. Di norma il livello decisionale è assunto dal Sindaco o suo delegato, il quale attraverso un sistema comunale di protezione civile definisce, individua le azioni e le strategie necessarie per il superamento dell'evento. Il C.O.C. è attivato dal Sindaco in previsione di un evento o in immediata conseguenza dello stesso e rimane operativo fino alla risoluzione delle problematiche generate dall'evento stesso. Al Sindaco viene imputata la responsabilità di gestione dell'emergenza dal momento in cui la medesima è stata prevista o si è manifestata. Il C.O.C. opera in un luogo di coordinamento detto "sala operativa" in cui convergono tutte le notizie collegate all'evento e nella quale vengono prese le decisioni relative al suo superamento. Quest'ultima è strutturata in Funzioni di Supporto che, in costante coordinamento tra loro, costituiscono l'organizzazione delle risposte operative, distinte per settori di attività e di intervento. Per ogni funzione di supporto si individuano i soggetti che ne fanno parte e, con opportuna determina sindacale, il responsabile che, in situazione ordinaria, provvede all'aggiornamento dei dati e delle procedure mentre, in emergenza, coordina gli interventi dalla Sala Operativa relativamente al proprio settore. Per garantire l'efficienza del C.O.C. e per una migliore organizzazione interna delle attività, la sede del Centro Operativo, a regime, dovrebbe essere strutturata in modo da prevedere almeno: 1. una sala per le riunioni; 2. una sala “operativa” per le Funzioni di Supporto; 3. una sala per le Telecomunicazioni; 4. una sala per il Volontariato. E’ necessario individuare almeno tre ambienti separati di cui uno destinato ad ospitare la “sala operativa”, con le postazioni delle singole Funzioni, un altro adibito a “sala riunioni”, per svolgere le necessarie riunioni di coordinamento, e infine, una postazione radio per garantire le telecomunicazioni. Auspicabile, nonché opportuna, l’individuazione, anche, di
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una sala destinata al personale afferente ai gruppi di volontariato presenti e attivi sul territorio. Il Centro Operativo Comunale è presieduto dal Sindaco o suo Assessore Delegato che, per le varie tipologie di rischio, oltre a quanto previsto dal Regolamento Comunale di P.C. assume determinati compiti e poteri. Il Sindaco, Autorità di Protezione Civile, o suo Assessore Delegato, al verificarsi dell’emergenza assume la direzione e coordinamento dei servizi di soccorso e da immediata comunicazione al Prefetto, al Presidente della Provincia ed al Presidente della Giunta Regionale. In particolare il Sindaco: o è il responsabile del C.O.C.; o dirige tutte le operazioni, assicura l’assistenza e l’informazione alla popolazione; o assicura la ripresa dei servizi essenziali, delle attività produttive, della viabilità, dei trasporti e delle telecomunicazioni; o garantisce la riapertura degli uffici comunali e dei servizi fondamentali; o valuta assieme al Coordinatore della Funzione Tecnica e Pianificazione l’evolversi dell’evento e le priorità d’intervento; o chiede ai coordinatori delle Funzioni di Supporto costanti aggiornamenti circa i soccorsi e interventi in atto; o mantiene i contatti con i C.O.C. dei Comuni vicini e valuta l’eventuale richiesta o cessione di aiuti;
o
dirige il censimento dei danni e valuta la predisposizione di misure per la salvaguardia dei beni.
Le Funzioni di Supporto si identificano essenzialmente in azioni e responsabili che hanno il compito di supportare il Sindaco nelle decisioni da prendere e nell'assunzione di iniziative a carattere operativo per settori funzionali specifici. Tali Funzioni devono essere opportunamente stabilite nel piano di emergenza sulla base degli obiettivi previsti, nonché delle effettive risorse disponibili sul territorio comunale.
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4.5 FINALITÀ DELLA SALA OPERATIVA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE La Sala Operativa Comunale è organizzata per operare secondo il "Metodo Augustus" e per consentire l'attivazione di 9 "Funzioni di Supporto" più Segreteria, che si occupano della gestione dell’emergenza in ambito comunale. Il Comune, per effetto del decreto legislativo 31.03.1998 n° 112 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15.03.1997 n° 59", ha acquisito una serie di titolarità nella gestione delle emergenze, in particolare: !
la pianificazione d'emergenza per l'ambito comunale;
!
la attuazione degli interventi urgenti per fronteggiare gli eventi di tipo b) di cui all'art 2 della legge n° 225 del 24.02.1992, e per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione;
!
la vigilanza sulla predisposizione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da parte delle strutture comunali di protezione civile;
!
l'organizzazione e il coordinamento dell'utilizzazione del volontariato in ambito comunale.
L’attivazione della Sala Operativa avviene gradualmente nelle diverse fasi del Modello di Intervento e può avvenire anche solo per alcune Funzioni di Supporto, in base a tipologia e caratteristiche dell’evento. Di norma, in Sala Operativa dovranno essere presenti almeno: - Il Sindaco o suo Delegato; - Il Responsabile Comunale di Protezione Civile; - Il Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale; - Il Comandante della Polizia Municipale; - Un Rappresentante del Volontariato.
4.6 DESCRIZIONE E STRUTTURA DELLA SALA OPERATIVA COMUNALE La Sala Operativa Comunale è strutturata per operare secondo il "Metodo Augustus" e per consentire l'attivazione di 9 "Funzioni di Supporto" più Segreteria. Essa dovrebbe essere costituita da:
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- una Sala Situazioni in cui si esercitano le seguenti attività, suddivise tra "tempo di pace" ed "emergenza. In "tempo di pace" vengono organizzate le attività di monitoraggio, di raccolta dati e di scambio di informazioni, di aggiornamento di tutte le informazioni territoriali, sociali, e quant'altro la cui conoscenza può essere rilevante nell'emergenza. Si provvede a conoscere tutte le procedure delle forze operative operanti sul territorio e alla definizione e perfezionamento dei meccanismi di raccordo con le medesime, anche relativamente all'aspetto fondamentale della sicurezza delle comunicazioni. Si garantisce una risposta "H 24" con numero telefonico attivato ad hoc, come dal "Piano di Reperibilità per il Servizio di Protezione Civile". In "emergenza" si supporta l'esercizio delle attività decisionali fornendo le informazioni e rendendo disponibili le risorse necessarie nell'emergenza. Garantisce tutti i collegamenti con il sistema degli Enti locali, con la Regione e con l'Ufficio Territoriale del Governo in periodo di quiete e durante la gestione di un'emergenza, oltre che con tutte le altre strutture interessate. Garantisce la tempestiva attivazione di tutte le funzioni necessarie nelle varie fasi e tipo di emergenza. Nella "Sala Situazioni", dovrebbero essere funzionanti n° 9 postazioni di lavoro, corrispondenti alle "Funzioni di Supporto" del Metodo "Augustus" (F1-F2-F3-F4-F5-F6-F7F8-F9 più Funzione Segreteria), per modo da poter essere utilizzate dai rappresentanti delle forze e delle strutture operative durante l'emergenza al fine di movimentare e gestire tutte le risorse oltre che il "presidio" delle strutture operative operanti a livello comunale. Sempre nella "Sala Situazioni" dovrebbero essere attivate n° 2 postazioni dell'"Impianto di rilevamento tele-idrometrico e tele-idropluviometrico" per il Servizio di Piena e di allertamento. - Una Sala Volontariato dovrebbe essere dotata di due postazioni, una per la Funzione 3 "Volontariato" ed una per la Funzione 9 "Assistenza alla popolazione". - Una Sala Strategica da attivarsi "in emergenza", ove si riuniscono i soggetti competenti a definire le strategie operative ed a prendere le decisioni per fronteggiare l'emergenza. Oltre a ogni postazione per le 9 Funzioni, dovranno essere presenti, inoltre, le postazioni, per un totale di almeno 20 posti, relative al Sindaco o suo Delegato, al Comandante della Stazione locale dei Carabinieri, VV.FF., Esercito, Corpo Forestale, finanche esponente Provinciale e/o Regionale del Dipartimento di protezione Civile per il "Coordinamento del Centro Operativo".
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- Una Sala Radio per ospitare le postazioni radio per i collegamenti con le strutture dislocate sul territorio. E' dotata di una postazione per la Funzione 8 "Telecomunicazioni". - Una Sala Cartografia per ospitare la postazione con plotter A0 e scanner, oltre ad un raccoglitore della cartografia a disposizione del Sistema Comunale di Protezione Civile. Infine, servizi igienici uomini-donne. 4.7 LE TECNOLOGIE PRESENTI NELLA SALA OPERATIVA DI PROTEZIONE CIVILE Di seguito, si suggerisce sulle dotazioni tecnologiche e strumentali che una sala operativa dovrebbe possedere per garantire al meglio le varie attività operative. - Impianto Radio con sistema di ponti radio "sincroni", per garantire la totale copertura del territorio comunale, sintonizzato sulla frequenza dell'Amministrazione comunale. Dovrà essere composto da ricetrasmettitore fisso completo di impianto di antenna ed interconnesso con almeno n° 2 consolle da tavolo ad esclusivo utilizzo della Sala Operativa. Apparati ricetrasmettitori portatili e veicolari dovrebbero essere a disposizione della sala operativa. - Impianto telefonico a servizio della sala operativa dovrebbe essere composto da centralino con almeno n° 3 posti operatore e dotato di n° 2 linee telefoniche ordinarie e n° 1 linea ad esclusivo servizio della Protezione Civile. Inoltre ciascuna delle 9 Funzioni dovrebbe avere una linea telefonica propria utilizzabile con apparecchio "cordless". Inoltre, dovrebbero essere presenti nella Sala Operativa n° 2 linee telefoniche dedicate esclusivamente alla trasmissione-ricezione fax in caso di emergenza. L'impianto telefonico dovrebbe comprendere anche una linea ISDN per la tele-assistenza dell'impianto idropluviometrico e flussi ADSL per la connessione ad internet. Per il collegamento tra il Coordinatore della Reperibilità, il Reperibile della Protezione Civile ed i Coordinatori di Funzione, l'Amministrazione si dovrebbe dotare di telefoni cellulari con servizio di MMS per garantire la visualizzazione di immagini riguardanti gli eventi sul territorio. A disposizione sarebbe opportuno un telefono satellitare portatile, più uno fisso collocato in Sala Situazioni.
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- Impianto elettrico, distribuito in BT sistema trifase 380/220V, esclusivo per la sala operativa dovrebbe essere realizzato rigorosamente secondo la normativa vigente e costituito da: !
Quadro di comando con carpenteria metallica contenente tutte le apparecchiature di protezione e di comando come interruttori differenziali (salvavita) interruttori magnetotermici, (apparecchiature di protezione contro le sovracorrenti e i cortocircuiti), relè;
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Linee di alimentazione delle utenze in cavi di rame con isolamento antifiamma Tipo "N07Vk e N1VV";
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Impianto di illuminazione con plafoniere ad ottica controllata tipo " Dark-light" apposite per svolgere attività con videoterminali;
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Impianto di illuminazione di emergenza realizzato con plafoniere auto-alimentate con autonomia minima di 1h;
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Canalizzazioni in PVC autoestinguente porta condutture e porta apparecchiature multi-scomparto.
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Impianto di emergenza elettrica, costituito da un gruppo elettrogeno trifase 380/220V diesel silenziato con una potenza di 15 KW completo di quadro di scambio e linea preferenziale di alimentazione del quadro "sala-operativa" che, in caso di mancanza dell'energia elettrica, entra in funzione automaticamente garantendo la totale efficienza di tutta la struttura operativa. Il gruppo elettrogeno è ubicato in apposito locale al piano terra della sede.
- Impianto di rete telematica LAN da realizzarsi con cavi UTP in categoria 5, prese RJ45 che interconnette tutti i pc presenti nei locali della Sala Operativa (come le 9 funzioni del "Metodo Augustus", stampanti etc. ). L'impianto fa capo al Centro Elaborazioni Dati e dovrebbe essere essere attiguo alla sala operativa dove saranno installati armadi rack in carpenteria metallica permutatori in cat. 5 RJ45, HUB 24 porte, server e gruppi di continuità. - Impianto TV composto da Monitor Tv di almeno 32", da impianto di antenna terrestre con Canali Rai e 5^ banda, e da impianto Satellitare completo di decoder digitale, goldbox con smart-card per la ricezione dei canali in chiaro e decoder per digitale terrestre.
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- Impianto di rilevamento tele-idrometrico e tele-idropluviometrico opportuno per il controllo dei bacini idrografici dei torrenti Cocuzzaro, Acquavena, Riolo, Tonnarazza e Boncordo. L' impianto dovrà essere composto da una rete di unità periferiche per l'acquisizione dati (Stazioni idrometriche e pluviometriche ), da una rete di ponti radio per la trasmissione, da apparecchiature di elaborazione e visualizzazione dati, dotate di apposito software, installate nella Sala Operativa (impianto di antenna, n° 2 apparati radio, n° 2 Server, n° 2 work-stations). L'impianto dovrà essere, inoltre, dotato di un sistema di allarme vocale informatizzato che entra in funzione automaticamente al raggiungimento dei livelli di guardia dei torrenti monitorati, componendo il numero di telefono del coordinatore reperibile. Fa parte dell'impianto anche un'ulteriore work-station installata nel Centro Elaborazioni Dati con apposito software per la trasmissione dei dati idro-pluviometrici verso gli Enti territoriali locali più prossimi, la Provincie, la Prefettura e il DRPC. - Impianto di telecontrollo idraulico per allertamento preventivo della popolazione costituito da una rete di apposite telecamere, dislocate in punti strategici del territorio comunale, e da opportuno impianto di antenne per la ricezione dei segnali video in real-time, nonché da consolle di osservazione installata nella Sala Operativa. La gestione operativa può essere affidata tramite convenzione a Ditte specializzate esterne. - Collegamento a Internet disponibile in tutte le postazioni del Metodo "Augustus" della Sala Operativa e da realizzarsi attraverso la rete LAN, mediante il controllo di un server proxy. La connessione viene effettuata attraverso un flusso Telecom ADSL, in comunicazione con la rete telematica regionale. E' possibile anche la connessione a internet con i note-book a disposizione della Sala Operativa attraverso l'utilizzo di chiavette esterne con scheda Sim. In dotazione alla Sala Operativa dovrebbe esserci n° 14 PC attrezzati di opportuni softwares con monitor di almeno 17" a servizio delle Funzioni del "Metodo Augustus", note-book, stampanti di rete laser e a getto di inchiostro A4 e A3, masterizzatori, scanner A4, plotter A0. Come softwares in dotazione, oltre al sistema operativo di base, non dovrebbero mancare, il pacchetto Office, Autocad, Arch-view, database cartografico in scala 1:25.000, CTR 1:10.000, cartografia 1: 5.000 e 2000 del territorio comunale.
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Altre apparecchiature tecniche disponibili nella sala operativa potranno eventualmente essere il GPS portatile completo di cartografia "mapsource", la stazione barometrica, le macchine fotografiche digitali, la telecamera digitale, i videoproiettori, la lavagna luminosa, le fotocopiatrici, ricetrasmittenti e i telefoni cellulari MMS. Il Comune di Spadafora, per sviluppare e consolidare
il "Sistema locale di Protezione
Civile", dovrebbe richiedere e disporre di incentivi e contributi per la costituzione di una Sala Operativa Comunale di Protezione Civile nei lineamenti auspicabili come sopra descritto, e per spese di allestimento della stessa. La ricezione di Messaggi via telefono e via fax in Sala Operativa deve essere assicurata h24 per 365 gg/anno. Il Sindaco può affidare il compito del presidio della Sala Operativa anche ad Associazioni di Volontariato riconosciute, stipulando apposita convenzione.
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5. IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE E LE FUNZIONI DI SUPPORTO La struttura del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) è articolata secondo complessivi 9 “Funzioni di Supporto” più Segreteria. Il numero e il tipo di Funzioni di Supporto da attivare dipendono dalla gravità dell’evento e dall’organizzazione dell’ente locale. Di seguito vengono indicate, tra parentesi, per ciascuna Funzione, le componenti e strutture operative che ne possono far parte e la figura che usualmente viene indicata come referente nel periodo ordinario con i relativi compiti. Qui di seguito si riportano le denominazioni e i compiti generali di ciascuna Funzione, in modo da evitare conflitti di responsabilità. I responsabili delle Funzioni di Supporto devono svolgere almeno le attività riportate di seguito. I
Coordinatori delle Funzioni di Supporto dovrebbero essere indicati all’interno del Regolamento Comunale di Protezione Civile. Inoltre, possono essere individuati specifici Esperti esterni cui il Coordinatore dovrà fare riferimento per collaborazioni e/o informazioni. 1. Funzione Tecnica e di Pianificazione (F1)
(Composizione: tecnici comunali, Ufficio Anagrafe, Polizia Municipale, VV.FF., tecnici o professionisti locali, enti gestori di reti di monitoraggio, enti di ricerca scientifica, tecnici del DRPC, dell’Ufficio del Genio Civile, della Provincia e della Regione) Viene attivata dal Sindaco al fine di costituire il presidio operativo comunale che garantisce lo svolgimento di attività di tipo tecnico per il monitoraggio del territorio già nella fase di attenzione. Il responsabile della Funzione 1 è anche responsabile del presidio operativo. La Funzione 1 si occupa di seguire tutti gli aspetti legati all’evoluzione dell’evento e alle possibili ripercussioni sul territorio. Il referente è in genere il rappresentante del Servizio Tecnico del comune, prescelto già in fase di pianificazione, il quale dovrà mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche. In condizioni ordinarie e pre-evento - rileva i dati territoriali (accertamenti di natura geologica, geomorfologica, idraulica predisponendo mappe tematiche) e mantiene aggiornato il quadro conoscitivo dei rischi e degli scenari di evento;
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- studia gli scenari di rischio ed individua le zone più vulnerabili sul territorio; - aggiorna la cartografia tecnica comunale; - ricerca notizie sull’evolversi della situazione meteo; - verifica e aggiorna l’effettiva disponibilità, funzionalità e agibilità delle aree di emergenza e degli edifici strategici; - organizza e coordina le attività delle squadre di tecnici dei vari Presidi territoriali (PT) e fornisce loro idoneo materiale per effettuare il monitoraggio a vista delle situazioni di possibile crisi, per la ricognizione delle aree esposte a rischio e la delimitazione del perimetro; - fornisce indicazioni sul tipo di strumentazione da utilizzare, segue l’installazione della relativa strumentazione; - notifica ai direttori dei lavori di cantieri nell’area a rischio l’aggravarsi della situazione e li richiama alla messa in sicurezza dei cantieri; - predispone la chiusura delle strutture di interesse pubblico poste in aree inondabili o potenzialmente soggette a fenomeni franosi; In caso di evento - riceve gli allertamenti trasmessi dalla Regione (CFD-SORIS del DRPC) e/o dalla Prefettura, e con esse mantiene un collegamento costante, ne dà informazione alle altre Funzioni e garantisce il supporto tecnico al Sindaco per determinare l’attivazione delle diverse fasi operative previste nel piano di emergenza; - coordina i rapporti e le attività tra le varie componenti scientifiche e tecniche, cui è richiesta un’analisi conoscitiva del fenomeno ed un’interpretazione dei dati provenienti dalle eventuali reti di monitoraggio e di quello a vista. Tutto ciò, al fine di seguire costantemente l’evoluzione dell’evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio previsti dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli elementi a rischio. - esegue il censimento dei danni; - organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il censimento dei danni; - fornisce indicazioni unitamente col responsabile della F7 (FF.OO, VV.UU) su dove e quando predisporre i “cancelli”;
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- all’occorrenza, da indicazioni su dove e come effettuare il monitoraggio; - invia personale tecnico, in accordo con la Funzione Volontariato (F3), nelle Aree di Attesa
e di Primo Ricovero, non danneggiate, per la prima assistenza alla popolazione; - valuta la richiesta di aiuti tecnici e di soccorso. Di regola, la Funzione 1 dovrebbe essere composta da personale avente una approfondita conoscenza delle problematiche geologiche esistenti sul territorio, grande padronanza nell’utilizzo e formazione della cartografia tematica e degli strumenti informatici, ottima esperienza in merito a tecnologie in uso per fronteggiare questo tipo di eventi. Il Responsabile e referente della Funzione 1 è in genere il funzionario dell'Ufficio Tecnico Comunale.
2. Funzione Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria (F2)
(Composizione: funzionari dell’A.S.L. territoriale, funzionari comunali, Ufficio Anagrafe, Polizia Municipale, C.R.I., Volontariato Socio-Sanitario, 118, liberi professionisti medici, veterinari, psicologi, Regione) La Funzione ha l’obiettivo di valutare gli eventuali impatti sanitari conseguenti all’evento calamitoso. Il responsabile/referente (funzionario del Servizio Sanitario locale) mantiene i rapporti e coordina le componenti sanitarie locali al fine di organizzare adeguata assistenza durante l’allontanamento della popolazione e la messa in sicurezza del patrimonio zootecnico. Deve possedere gli elenchi aggiornati della popolazione, distinta in classi di età (< 14 anni, tra 14 e 64 anni, > di 64 anni) e comprendente i portatori di disabilità (sia di tipo motorio
che
psichico),
le
persone
allettate,
dializzate,
ecc.,
così
da
indirizzare
opportunamente i soccorritori. Tali aree dovranno essere organizzati in forma tabellare per quartieri o frazioni e vie, in maniera da sapere esattamente dove e quante sono le persone che possono essere potenzialmente coinvolte dall’evento e smistarle, possibilmente preventivamente al parossismo d’evento, nelle strutture ricettive predisposte allo scopo. La Funzione ha competenza a esprimere giudizi sulla qualità delle acque, qualora si sospetti, per es., un inquinamento ad opera di un evento franoso, o di una rottura di reti idriche e fognarie, ecc., avvalendosi degli enti preposti e/o di esperti. Inoltre, in caso di evento che coinvolga capi di bestiame, la Funzione dovrà essere in grado di conoscere la
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consistenza e distribuzione degli allevamenti, nonché delle stalle e dei ricoveri che possano supplire a eventuali distruzione delle strutture esistenti. Saranno presenti i responsabili della Sanità locale, le Associazioni di volontariato che operano nel settore sanitario. Il referente è in genere il rappresentante del Servizio Sanitario Locale. In condizioni ordinarie e pre-evento - verifica e aggiorna i dati di competenza; - mantiene elenchi aggiornati dei disabili e delle persone con particolari esigenze o anziane non autosufficienti; - verifica la presenza degli inabili nelle aree a rischio e si assicura che vengano messi in sicurezza; - allerta la A.S.L. territorialmente competente e la Croce Rossa Italiana; In caso di evento - assicura e gestisce l’assistenza sanitaria e psicologica durante la fase di soccorso ed evacuazione della popolazione, nelle aree di attesa e di accoglienza; - coordina e raccorda le attività delle diverse componenti sanitarie locali, svolte dai responsabili della sanità locale e delle Organizzazioni di volontariato che operano nel settore socio-sanitario; - provvede al censimento in tempo reale della popolazione presente nelle aree a rischio e verifica la disponibilità delle strutture deputate ad accoglierne la popolazione in trasferimento; - effettua il censimento dei feriti, dei dispersi, dei senza tetto e delle eventuali vittime; - verifica la disponibilità a ricoveri ospedalieri o a cure di prima necessità in ambulatori o presidi medici locali; - assicura l’assistenza ai disabili; - gestisce gli aspetti sociali della popolazione connessi all’emergenza; - garantisce e gestisce la messa in sicurezza del patrimonio zootecnico; - mantiene costanti contatti con le strutture sanitarie di zona o esterne per eventuali ricoveri o spostamenti di degenti attraverso le associazioni di volontariato sanitario o della Croce Rossa Italiana.
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Il Responsabile e referente della Funzione 2 è in genere il funzionario del
Servizio Sanitario locale o di pubblica amministrazione, o un medico. 3. Funzione Volontariato (F3)
(Composizione: organizzazioni di volontariato di protezione civile, gruppi comunali di protezione civile, funzionari comunali e del DRPC) Il responsabile/referente (funzionario di pubblica amministrazione) redige un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili, in termini di mezzi, uomini e professionalità specifiche presenti sul territorio al fine di coordinare le attività dei volontari in sintonia con le altre strutture operative e con il volontariato presente sul territorio provinciale, regionale e nazionale. Nel centro operativo, prenderà posto il coordinatore indicato nel piano di protezione civile. In condizioni ordinarie - mantiene aggiornato il quadro delle risorse afferenti al volontariato disponibili sul territorio comunale (uomini, specializzazioni, materiali e mezzi) e stima i tempi di intervento nell’area; - provvede ad organizzare esercitazioni congiunte con le altre forze preposte all’emergenza al fine di verificare la capacità operativa delle organizzazioni; - tiene i contatti con le associazioni ed i singoli volontari che hanno dato la loro disponibilità; In caso di evento - mette a disposizione le risorse sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni, in particolare per le attività di informazione e di assistenza alla popolazione; - individua tra i volontari disponibili quelli con maggiori competenze tecniche e mezzi a disposizione; - gestisce e coordina i volontari, destinando e monitorandone la dislocazione di uomini e mezzi richiesti dalle altre funzioni, al supporto delle operazioni di presidio (Presidi territoriali di monitoraggio a vista e regolamentazione del traffico mediante cancelli), salvaguardia, soccorso ed assistenza popolazione; - tiene aggiornato un registro sulle attività svolte e le destinazioni assegnate;
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- richiede, tramite il Sindaco, al Prefetto ulteriori squadre di volontari per i monitoraggi delle aree a rischio. Il Responsabile e referente della Funzione 3 è in genere un componente di
Associazioni di volontariato. 4. Funzione Materiali e Mezzi (F4)
(Composizione: aziende pubbliche e private, Volontariato, C.R.I., uffici comunali come per es. l’ufficio tecnico o ragioneria o economato, operai comunali, funzionari del DRPC, della Provincia e Regione) Il responsabile/referente censisce i materiali ed i mezzi disponibili appartenenti ad enti locali, volontariato, aziende private ed altre amministrazioni presenti sul territorio per un continuo aggiornamento sulle risorse disponibili per l’attuazione del pronto intervento (PI) e dell’allontanamento preventivo della popolazione nei tempi e modalità previsti dal piano e del suo rientro al cessato allarme, prevedendo per ogni risorsa il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell’area di intervento. In emergenza, nel caso in cui l’esigenza di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a livello comunale, il responsabile rivolgerà richiesta, tramite il Sindaco, a livello centrale o regionale. Questa funzione, attraverso il censimento dei materiali e mezzi comunque disponibili e normalmente appartenenti ad enti locali, volontariato ecc. deve avere, attraverso l'aggiornamento semestrale, un quadro costantemente aggiornato delle risorse disponibili divise per aree di stoccaggio. Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell' area dell' intervento. Nel centro operativo, prenderà posto il coordinatore indicato nel piano di protezione civile. Il responsabile e referente di tale Funzione è in genere il funzionario dell’ufficio economato del comune o di una ditta di servizi. In condizioni ordinarie e pre-evento - censisce materiali e mezzi appartenenti ad enti locali, volontariato, privati (elenchi detentori di risorse) che potrebbero essere utili in caso di emergenza; - reperisce e organizza le dotazioni strumentali per i compiti interni del Centro Operativo; - allerta di concerto con la F1 squadre di operai comunali per monitorare strade, corsi d’acqua e zone a rischio frana;
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In caso di evento - gestisce le risorse disponibili in ambito comunale, fornendo un quadro aggiornato delle disponibilità utili per far fronte all’evento specifico; - coordina unitamente al Sindaco e alla F1 le operazioni eventuali di pronto intervento (PI) e quelle per l’allontanamento preventivo della popolazione a rischio. - si occupa di quanto necessario all’affidamento dei lavori e/o delle forniture a ditte esterne; - allerta gli operai specializzati, coordinando e gestendo all’esterno i primi interventi; - nel caso in cui sia evidente il peggioramento della situazione, inizia a mobilitare escavatori o altri mezzi (sacchi di sabbia, idrovore, ecc.) per contenere e mitigare gli effetti possibili da eventi di frana o esondazione torrentizia; - infittisce i monitoraggi tramite operai specializzati lungo le principali vie di comunicazione ed insediamenti abitativi a rischio idrogeologico idraulico e da frana; - realizza se possibile opportuni interventi tecnici volti a prevenire il ripetersi del fenomeno; - effettua la rimozione di detriti rocciosi, terra, manufatti eventualmente crollati; - effettua richiesta a ditte esterne in possesso di mezzi per la movimentazione di terra, manodopera specializzata, gruppi elettrogeni e ne gestisce i rapporti; - tiene un registro dei mezzi impiegati, dei luoghi oggetto di intervento e di quelli in cui si necessita ancora l’intervento, e delle ore effettivamente lavorate; - Organizza i turni del proprio personale.
5. Funzione Servizi essenziali ed Attività Scolastica (F5)
(Composizione: aziende municipalizzate e società per l’erogazione di acqua, gas, energia elettrica, Telecomunicazioni, Smaltimento rifiuti, Provveditorato agli Studi, Istituti scolastici) Il responsabile/referente mantiene i contatti con le Società erogatrici dei servizi ed aggiorna costantemente la situazione circa l'efficienza delle reti di distribuzione al fine di garantire la continuità nell’erogazione e la sicurezza delle reti di servizio. Per tale ragione, è composta da tecnici o rappresentanti delle relative Società o Enti in grado di trovare
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soluzioni alle problematiche sorte dall’emergenza. In questa Funzione, pertanto, prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio coinvolto. Mediante i Compartimenti Territoriali deve essere mantenuta costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli interventi sulla rete. L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque coordinata dal proprio rappresentante nel Centro Operativo. Eventuali concorsi di personale e mezzi vanno coordinati dal responsabile del C.O.C. (interventi di mezzi speciali, etc.). Deve, inoltre, verificare l’esistenza di piani di evacuazione delle scuole a rischio. Al fine di garantire la piena operatività dei soccorritori e la funzionalità delle aree di emergenza bisogna ridurre al minimo i disagi per la popolazione e stabilire le modalità più rapide ed efficaci per provvedere alla verifica e alla messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali e al successivo ripristino mantenendo uno stretto raccordo con le aziende e società erogatrici dei servizi. Il Responsabile/Referente della Funzione è in genere un funzionario comunale in partecipazione con i rappresentanti dei vari enti gestori. SOCIETÀ / AZIENDA Telecom
nome
REFERENTE tel. / cell Raffa 3357291944
Vergas (gas)
Vinci
3286128842
Enel Acqua Fognatura Anas Provincia
Alibrando Lizzio Lizzio Mento Papa
3298612305 3485150092 3485150092 3357351712 3290995937
Tabella 17 – Società erogatrici delle reti e servizi essenziali In condizioni ordinarie e pre-evento - mantiene i contatti con le Società erogatrici dei servizi (Enel, Gas, Terna, Telecomunicazioni, smaltimento rifiuti, Acquedotti, Provveditorato agli studi e Istituti scolastici); - aggiorna costantemente la situazione circa l’efficienza delle reti di distribuzione per garantire la continuità nell’erogazione e la sicurezza delle reti; - verifica l’esistenza di piani di evacuazione delle scuole a rischio;
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- predispone il controllo e l’eventuale evacuazione degli edifici scolastici presenti all’interno di aree a rischio allagamento o frana; - in caso di previsioni meteo particolarmente avverse o evidente peggioramento della situazione, allerta il responsabile dell’ENEL per eventuali guasti alla linea durante i temporali; In caso di evento - garantisce la funzionalità e la sicurezza dei servizi essenziali nelle aree di emergenza e nelle strutture strategiche, coordinando i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio; - verifica gli eventuali danni subiti alla rete di acqua, luce e gas e tiene contatti con le aziende erogatrici; - verifica gli eventuali danni subiti dalle reti di Telecomunicazioni e tiene i contatti con le aziende erogatrici; - cura un registro con i dati relativi all’ubicazione dell’interruzione del servizio, le cause dell’interruzione, la gravità (se riattivabile o meno nelle 24 ore successive) e una valutazione sui danni indotti.
6. Funzione Censimento danni a persone e cose (F6)
(Composizione: tecnici comunali, dei VV.FF., del DPC, del Genio Civile, liberi professionisti)
Il censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento calamitoso e per stabilire sulla base dei risultati, riassunti in schede riepilogative, gli interventi d’emergenza. Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa Funzione si avvarrà di: · funzionari dell’Ufficio Tecnico del Comune o del Genio Civile; · esperti del settore sanitario, industriale e commerciale. E’ altresì ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici della Protezione Civile, del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Servizio Lavori Pubblici, Genio Civile, liberi professionisti
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geologi, geometri e ingegneri, o l’intervento della Comunità Scientifica per le verifiche di stabilità che dovranno essere effettuate in tempi necessariamente ristretti. In condizioni ordinarie e pre-evento - predispone le squadre e la modulistica per il rilevamento tempestivo dei danni; In caso di evento - il responsabile della funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso, dovrà effettuare un censimento dei danni con riferimento a: · persone · edifici pubblici · edifici privati · impianti industriali · servizi essenziali · attività produttive · opere di interesse culturale · infrastrutture pubbliche · agricoltura e zootecnia · altro - indica gli interventi urgenti per eliminare situazioni di pericolo; - tiene aggiornati registri contenenti dati sul n° di edifici distrutti o fortemente compromessi e loro ubicazione e sul n° edifici con danni strutturali e loro ubicazione; - valuta i tempi di ripresa delle attività negli edifici pubblici come scuole o altri uffici coinvolti; - valuta i tempi di ripresa di attività di produzione e vendita (se il giorno successivo, entro una settimana, oltre una settimana); - compila apposite schede di rilevamento danni e considera l’eventuale necessità di predisporre ordinanze di sgombero.
7. Funzione Strutture operative locali e viabilità (F7)
(Composizione: forze dell'ordine presenti nel territorio, Polizia Municipale, VV.FF., funzionari del DRPC)
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Il responsabile/referente redige il piano di viabilità individuando ed attivando cancelli e vie di fuga, predisponendo quanto necessario per il deflusso della popolazione da evacuare ed il suo trasferimento nei centri di accoglienza. La schematizzazione della viabilità d’emergenza illustrata nelle Tavv. XII, XIII, XIV e XV, è solo una proposta e, pertanto, dovrà essere vagliata ed eventualmente adeguata dal responsabile di tale Funzione. Mantiene i contatti con le varie componenti preposte alla viabilità (es. associazioni e gruppi di volontariato), alla circolazione, al presidio dei cancelli di accesso alle zone interessate, alla sorveglianza degli edifici evacuati. Il responsabile della suddetta funzione dovrà coordinare le varie componenti locali istituzionalmente preposte a questo servizio. Questa funzione dovrà inoltre regolamentare localmente i trasporti, la circolazione ed il traffico ed eventuali altre strutture operative inviate sul posto dal Prefetto. Il Responsabile e referente della Funzione 7 è in genere il comandante della Polizia Municipale. In condizioni ordinarie e pre-evento - studia e redige il piano di viabilità, verificandone l’adeguatezza, in base alle condizioni del territorio, individuando cancelli e vie di fuga e quanto necessario per il deflusso della popolazione da evacuare ed il trasferimento nei centri di accoglienza; - allerta il personale della Polizia Municipale per l’eventuale invio nei punti previsti per il monitoraggio; - predispone la limitazione fino al divieto assoluto dei parcheggi per le auto private lungo le strade allagabili o che possono essere minacciate e interessate da fenomeni franosi; In caso di evento - coordina le varie strutture operative preposte alla viabilità, alla circolazione, al presidio dei cancelli di accesso per regolarizzare il flusso dei soccorritori e della viabilità alle zone interessate, fino alla sorveglianza degli edifici evacuati; - in collaborazione con il Dirigente e Coordinatore dell’Ufficio di Protezione Civile, col Sindaco e con il responsabile della Funzione 1, valuta l’allertamento dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri; - assicura la presenza di un agente municipale esperto a disposizione della Sala Operativa del C.O.C. per eventuali urgenze o l’inoltro di avvisi alla popolazione;
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- attua tempestivamente il Piano del Traffico precedentemente predisposto e attiva i cancelli previsti, apportandone se necessario modifiche e variazioni in corso in adattamento all’evoluzione delle situazioni di crisi intervenute; - verifica eventuali danni subiti dalla rete stradale; - tiene aggiornati registri contenenti dati su ubicazione delle interruzioni viarie, causa dell’interruzione (crollo sede viaria, ostruzione sede viaria, altro) - esprime valutazioni sulla gravità dell’interruzione (lieve se non è necessario l’impiego di mezzi pesanti, grave se richiede l’impiego di mezzi pesanti, permanente se servono percorsi alternativi o interventi speciali; - attiva i posti di blocco ed i percorsi alternativi; - individua di concerto con la F1 le più vicine e idonee piste per l’atterraggio degli elicotteri. 8. Funzione Telecomunicazioni (F8)
(Composizione: enti gestori di reti di telecomunicazioni (Telecom, Tim, Omnitel, Wind, Tre, Radioamatori ecc.) Il responsabile/referente di tale Funzione, di concerto con i responsabili delle società erogatrici dei servizi di telecomunicazione ed i radioamatori, coordina le attività per garantire la funzionalità delle comunicazioni in emergenza tra le diverse strutture operative dislocate sul territorio. Il coordinatore di questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile territoriale della Telecom, dei gestori di rete mobile (Tim, Wind, Omnitel, ecc.), con il responsabile provinciale di Poste e Telecomunicazioni, con il rappresentante dell’associazione dei radioamatori presenti sul territorio, organizzare una rete di telecomunicazione affidabile anche in caso di evento di notevole gravità. Il Responsabile e referente della Funzione 8 è in genere il rappresentante dell’Ente gestore reti telecomunicazioni o Radioamatore. In condizioni ordinarie e pre-evento - acquisisce i dati relativi alle comunicazioni utili ai fini dell’attività di soccorso; - predispone una rete di telecomunicazioni alternativa affidabile;
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- verifica ed assicura il funzionamento della strumentazione della Sala Operativa del C.O.C.; In caso di evento - garantisce le telecomunicazioni durante l’emergenza; - tiene i contatti con tutte le altre strutture operative dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Polizia, ecc.; - cura e aggiorna i registri delle attività svolte e delle destinazioni assegnate ai radioamatori ed al personale comunale dotato di radio.
9. Funzione Assistenza alla popolazione (F9)
(Composizione: funzionari comunali (assistenza sociale e ufficio tecnico), funzionari del DRPC, Assessorato Regionale, Provinciale e Comunale, Ufficio Anagrafe, Volontariato) Il responsabile/referente sulla base della stima della popolazione residente nelle zone a rischio (dati forniti e aggiornati dalla F1 e F2), distingue tra coloro che necessitano di alloggio presso i centri di accoglienza, coloro che usufruiscono di seconda casa e coloro che saranno ospitati presso altre famiglie secondo un piano di gemellaggio, possibilmente precedentemente predisposto. Inoltre, individua gli alunni che hanno residenza nelle zone a rischio. La Funzione si occupa di predisporre i servizi necessari per l’assistenza logistica alla popolazione evacuata o colpita dall’evento (servizi di mensa, alloggio, ecc.). Opera in stretto raccordo con la Funzione 2 (Sanità, assistenza sociale e Veterinaria) e la Funzione 3 (Volontariato). Per fronteggiare le esigenze della popolazione, a seguito dell’evento calamitoso, tale Funzione dovrà essere presieduta, pertanto, da un funzionario dell’Ente amministrativo locale, in possesso di conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle strutture turistiche (alberghi, ostelli, hotels, ecc.) ed alla ricerca e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come "zone ospitanti". In condizioni ordinarie e pre-evento - verificare la disponibilità delle risorse necessarie per l’assistenza alla popolazione; - censisce le aziende di produzione e distribuzione alimentare e la ricettività delle strutture turistiche (alberghi, hotels, scolastiche, etc.) per garantire, in emergenza, adeguato ricovero ed assistenza alla popolazione;
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- verifica le condizioni igieniche delle aree e strutture di emergenza e garantisce la presenza di bagni chimici ed il servizio di periodica pulitura; In caso di evento - individua le esigenze della popolazione e ne fa richiesta tramite il Sindaco al Prefetto e/o stabilisce convenzioni con ditte di servizi (catering, vestiario, alimenti non deteriorabili, letti, tende, containers); - garantire l’assistenza logistica alla popolazione, fornendo risorse e promuovendo la realizzazione e la gestione di aree attrezzate per fornire i servizi necessari; - aggiorna in tempo reale il censimento della popolazione presente nelle aree a rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili; - raccorda le attività con le funzioni volontariato e strutture operative per l’attuazione del piano di evacuazione; - verifica la reale disponibilità di alloggio presso i centri e le aree di accoglienza individuate nel piano e provvede alla distribuzione dei pasti alla popolazione evacuata; - allestisce le Aree d’Accoglienza e tiene i rapporti, tramite il Sindaco, con la Regione per eventuali richieste di materiali; - fornisce un quadro delle disponibilità di alloggiamento e dialoga con le autorità preposte alla emanazione degli atti necessari per la messa a disposizione degli immobili o delle aree. 10. Segreteria e coordinamento
(Composizione: funzionari comunali e del DRPC, segretario comunale, ufficio protocollo, ufficio tecnico, volontari) E’ la Funzione alle dirette dipendenze del responsabile del Centro Operativo e che si occupa di coordinare e sintetizzare l’intera attività del Centro, nonché di curare gli atti amministrativi, contabili, di protocollo e di segreteria, e il rapporto con la Regione, Prefettura, Provincia e altri Comuni. Ciascun referente di Funzione (vedi tab. 18), per il proprio ambito di competenza, valuta l’esigenza di richiedere supporto a Prefettura e Regione, in termini di uomini, materiali e mezzi, e ne informa il Sindaco.
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Centro Operativo Comunale di Spadafora Sede: Piazza Vittorio Emanuele III n. 44 Funzioni di Supporto
Responsabile
F1 – Tecnico Scientifica-Pianificazione
Salvatore Cuffaro
F2 – Sanità Ass. Sociale e Veterinaria
Tel./cell. 0909945110 3486060761
D’Amico Antonio
0909945114
Giacomo
3349102466 0909928603
Fax
E-mail
0909920512
[email protected]
0909941495
[email protected]
0909941495
[email protected]
0909941495
info@ comune.spadafora.me.it
F3 – Volontariato
Giuseppe Nastasi
F4 – Materiali e mezzi
Pietro Monzù
F5 – Servizi essenziali e attiv. Scolastiche
Pasqualina Scibilia
0909945113
0909941495
[email protected]
F6 – Censimento danni a persone o cose
Salvatore Cuffaro
3486060761
0909920512
[email protected]
F7 – Strutture operative locali, viabilità
Domenico Azzarello
0909920724
[email protected]
F8 - Telecomunicazioni
Salvatore Fagnani
0909945129
0909920512
s.fagnani@ comune.spadafora.me.it
F9 – Assistenza alla popolazione
Carmelo Calderone
0909945118
0909941495
[email protected]
Segreteria
Antonella Rizzo
0909945131
0909941495
info@ comune.spadafora.me.it
Segreteria
Caterina Capilli
0909945110
0909920512
3385047423 0909945101 3486060764
0909920724 3486060765
[email protected]
Tabella 18: Funzioni del Centro Operativo Comunale di Protezione Civile
Le Funzioni di Supporto, precedentemente elencate, così come indicato nel Manuale operativo (ottobre 2007) redatto dal DPC, in adempimento delle disposizioni emanate nell’O.P.C.M. 3606/2007, possono essere accorpate, ridotte o implementate, secondo le necessità operative connesse alla gestione dell’emergenza e sulla base delle caratteristiche e disponibilità del Comune. Si ritiene, tuttavia, che per garantire il funzionamento del Centro Operativo in una qualsiasi situazione di emergenza è almeno necessaria l’attivazione delle seguenti funzioni:
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F1. Tecnica di valutazione e pianificazione F2. Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria F3. Volontariato F7. Strutture operative locali e viabilità F9. Assistenza alla popolazione In “tempo di pace” è compito delle Funzioni predisporre ed adottare tutte le iniziative necessarie per garantire la funzionalità e l’efficienza del Centro Operativo nella situazione di emergenza, anche attraverso la definizione di specifici “piani di settore” e tramite esercitazioni, attività di reperimento e aggiornamento dati, oltre ad azioni conoscitive di informazione della popolazione.
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6. STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE, RISORSE E MEZZI
6.1 STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE: GLI UOMINI Come già rimarcato in precedenza, il primo responsabile della protezione civile in ogni Comune è il Sindaco, che organizza le risorse comunali secondo piani prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici del proprio territorio. Il Sindaco nella sua azione ordinaria è supportato dalla struttura comunale di protezione civile che è così composta ed organizzata (Tab. 19). NOME
TEL / CELL
FAX
E-MAIL
Sindaco
Giuseppe Pappalardo
0909945101 3332987340
0909920512
[email protected]
Vice sindaco
Antonio Giacomo D’Amico
0909920512
[email protected] t
Resp.le Ufficio Com. P.C.
Salvatore Cuffaro
0909945101 3486060760 0909945110 3486060761
0909920512
[email protected]
Resp.le U.T.C.
Salvatore Cuffaro
0909920512
[email protected]
Resp. le Urbanistica
Salvatore Cuffaro
0909920512
[email protected]
Resp. le LL.PP.
Salvatore Cuffaro
0909920512
[email protected]
Resp. le Ragioneria
Domenico Giusto
0909945110 3486060761 0909945110 3486060761 0909945110 3486060761 0909945120 3475740985
0909941495
d.giusto@ comune.spadafora.me.it
Resp. le Economato
Giannina Giunta
0909945119 3476483907
0909941495
g.giunta@ comune.spadafora.me.it
Resp. le Servizi Sociali
Maria Rita Farsaci
0909945122
0909941495
[email protected]
Comandante della Polizia Municipale
Domenico Azzarello
0909920724 3486060765
0909920512
[email protected]
Comandante Caserma Carabinieri*
Matteo Calarco
0909941333 3346923668
0909941957
[email protected]
(*nell’ambito della sua autonomia fornisce eventualmente il supporto richiesto)
Tabella 19: quadro della struttura comunale di protezione civile Il sistema di protezione civile si attiva “per gradi” in funzione della capacità di predizione degli eventi e dei correlati effetti al suolo. Per quanto concerne il rischio idrogeologico, l’efficacia della predizione dei fenomeni è legata alla attendibilità della modellistica
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meteorologica, mentre la valutazione preventiva degli effetti al suolo richiede la conoscenza delle criticità territoriali. La struttura locale di protezione civile deve essere resa nota al Dipartimento Regionale della Protezione Civile. Dovranno quindi essere individuate le seguenti figure: o Responsabile e vice-responsabile del Presidio Operativo: nomi e recapito telefonico H24; o Componenti dei Presidi territoriali, loro compiti e uffici/enti/organi di appartenenza; o Componenti delle Funzioni di Supporto. Il Comune deve garantire i collegamenti telefonici e fax, e se possibile e-mail, sia con la Regione e con la Prefettura, per la ricezione e la tempestiva presa in visione dei bollettini/avvisi di allertamento, sia con le componenti e strutture operative di protezione civile presenti sul territorio (Vigili del Fuoco, Corpo Forestale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia provinciale, Capitanerie di Porto, Asl, Comuni limitrofi, ecc.), per la reciproca condivisione delle situazioni di criticità. 6.2 SERVIZI ESSENZIALI Al fine di garantire la piena operatività dei soccorritori e la funzionalità delle aree di emergenza bisogna ridurre al minimo i disagi per la popolazione e stabilire le modalità più rapide ed efficaci per provvedere alla verifica e alla messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali e al successivo ripristino mantenendo uno stretto raccordo con le aziende e società erogatrici dei servizi (Tab. 20).
SOCIETÀ / AZIENDA Telecom
REFERENTE nome tel. / cell Raffa 3357291944
Vergas (gas)
Vinci
3286128842
Enel Acqua Fognatura
Alibrando Lizzio Lizzio
3298612305 3485150092 3485150092
Tabella 20: quadro referenti aziende servizi essenziali
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6.3 VOLONTARIATO E PROFESSIONALITÀ Per le finalità del presente Piano ci si riferisce prioritariamente alle associazioni che possiedono risorse e professionalità utili in attività di protezione civile, assistenza e soccorso popolazione, oltre che supporto alle attività di monitoraggio e gestione del traffico (Tab. 21). Nel territorio di Spadafora esiste un’Associazione di Volontariato, denominata “Misericordia Spadafora” ad indirizzo socio-sanitario che dispone anche di un nucleo di P.C. operativo dal 2003. Di seguito si riportano informazioni presenti sul sito web della stessa Associazione di Volontariato: http://www.misericordiaspadafora.org, a cui si rimanda per maggiori dettagli. Attualmente essa è strutturata in maniera tale da assolvere a diverse tipologie di intervento: 1) interventi operativi di soccorso; 2) interventi esercitativi; 3) Formazione. L'organigramma dirigenziale prevede un Responsabile di Protezione Civile ed un numero variabile di responsabili di settore in base alle evenienze. In caso di chiamate per interventi di P.C. la snellezza delle procedure di attivazione della Misericordia consente di arrivare in tempi rapidi sul posto d'intervento. Nei casi d'intervento a breve distanza, e quindi a poco tempo dal verificarsi di un evento, è sufficiente avvisare un qualsiasi Consigliere, dopo aver verificato la veridicità della chiamata, per poter partire. Il nucleo che parte è in genere composto da un'ambulanza ed un furgone promiscuo con il materiale da lavoro e di sussistenza (tende, brandine…). La notevole differenza delle missioni vicine e di quelle in luoghi lontani influenza notevolmente il tipo e la logistica dell'intervento perché il tempo d'arrivo sullo scenario (e quindi la distanza chilometrica) determina tipi diversi di operazioni: arrivo immediato significa poter salvare molte vite in imminente pericolo; arrivo a distanza di tempo significa operare principalmente per il ripristino dello status quo ante e per assistere la popolazione. Le operazioni esercitative sono autorizzate dal Consiglio Direttivo, pianificate nel tempo, e mirate a far vivere in simulazioni le condizioni d'impiego nei casi più disparati. Queste attività sono catalogate come operative perché permettono ai volontari partecipanti di apprendere tecniche nuove d'intervento e di sperimentare sul campo le proprie capacità. La formazione tecnica si basa su una serie di lezioni teoriche e pratiche volte a far comprendere dall'inizio cosa s'intende per protezione civile e quali sono i metodi di
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intervento con le relative tecniche. Esse sono svolte a carattere locale e mirano a mettere in condizione i volontari di poter montare le tende per alloggiarvi in caso d'intervento e di poter utilizzare gli strumenti tecnici di cui la Misericordia dispone. Viene sottolineato come gli interventi di P.C. possono avvenire nelle più diverse condizioni a seconda che a condurre le operazioni sia la Misericordia locale, la struttura comunale o nazionale.
Denominazione
Risorse Umane operative
Associazione Misericordia Associazione Misericordia Associazione Misericordia Associazione Misericordia Associazione Misericordia Associazione Misericordia Associazione Misericordia Associazione Misericordia Associazione Misericordia
Tipologia dei mezzi e materiali disponibili
SEDE
Quantità disponibile
20
Autoambulanza
1
20
Idrovora
1
20
Branda singola
10
20
Lenzuola
10
20
Materassi
10
20
Coperte
30
20
Automedica
1
20
Pulmino disabili
1
20
Pulmino logistica
1
tel./cell.
Fax / e-mail
0909928603 3299490317 0909928603 3299490317 0909928603 3299490317 0909928603 3299490317 0909928603 3299490317 0909928603 3299490317 0909928603 3299490317 0909928603 3299490317 0909928603 3299490317
serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org serviziocivile@miseri cordiaspadafora.org
REFERENTE nome
tel. / cell
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Nastasi
3385047423
Tabella 21: Volontariato e professionalità
6.4 MATERIALI E MEZZI DI PROPRIETÀ COMUNALE Per le finalità del presente Piano ci si riferisce prioritariamente ai materiali e ai mezzi utili in attività di rischio idrogeologico a disposizione e di proprietà del Comune di Spadafora. Le risorse comunali a disposizione cui è possibile attingere in caso di emergenza sono di seguito elencate in tabb. 22 e 23.
155
SOCIETÀ / ENTE
Tipologia dei materiali
Comune di Spadafora Comune di Spadafora Comune di Spadafora Comune di Spadafora Comune di Spadafora Comune di Spadafora
Attrezz. Radio e Telecomunic. Attrezz. Radio e Telecomunic. Attrezz. Radio e Telecomunic. Attrezz. Informatiche Attrezz. Informatiche Macchine da stampa
Specializzazione
SEDE
Quantità disponibile
REFERENTE
tel.
fax
nome
tel. / cell
Radiotrasmittente fissa
1
0909920724
0909941495
Azzarello
3486060765
Radiotrasmittente auto veicolare
2
0909920724
0909941495
Azzarello
3486060765
Antenne fisse
1
0909920724
0909941495
Azzarello
3486060765
Personal computer d’ufficio
30
0909945110
0909941495
Cuffaro
3486060761
Portatili
1
0909945110
0909920512
Cuffaro
3486060761
Fotocopiatrici
2
0909945110
0909920512
Cuffaro
3486060761
Tabella 22: Materiali e apparecchiature
SOCIETÀ / ENTE Comune di Spadafora Comune di Spadafora Comune di Spadafora Comune di Spadafora
Tipologia dei mezzi Mezzi trasporto persone Mezzi trasporto persone Mezzi trasporto persone Mezzi trasporto persone
Specializzazione
SEDE
Quantità disponibile
REFERENTE
tel.
fax
nome
Cell.
Pulmino Scuolabus Autovetture trasporto persone
2
0909945113
0909941495
Scibilia P.
1
0909920724
0909941495
Azzarello
3486060765
Autocarro
1
0909945110
0909920512
Bottaro
3486060768
Furgone
1
0909945110
0909920512
Scibilia N.
3486060769
Tabella 23: Mezzi Le aree di ricovero attrezzi sono due, e precisamente un’area si trova nell’Autoparco Comunale (ex-Macello), mentre l’altra è ubicata nella ex Scuola Elementare “Don Bosco” di San Martino.
6.5 MEZZI DI PROPRIETÀ PRIVATA È molto utile conoscere le aziende presenti sul territorio comunale, ad es. per movimento terra, servizi bus di trasporto persone, trivellazioni ecc., che in caso di emergenza possono offrire un contributo in termini di uomini, mezzi e fornitura di servizi. Il Comune dovrebbe prevedere di stipulare con le aziende private, in tempo di pace, accordi e/o convenzioni che possono essere attivati in emergenza.
156
SOCIETÀ / ENTE CO.MA.IM. S.r.l. Associazione Misericordia Associazione Misericordia
REFERENTE
ha stipulato Convenzioni
Tipologia delle risorse
Quantità disponibile
Movimento terra
motopala
1
Lizzio
3485250092
Autoambulanza
1
Nastasi
3385047423
Idrovora
1
Nastasi
3385047423
Mezzi trasporto sanitario Mezzi e macchine speciali
nome
tel. / cell
Tabella 24: Risorse Privati
6.6 AREE DI STOCCAGGIO E DISTRIBUZIONE: MATERIALI INFIAMMABILI All’interno del territorio comunale sono individuate le aree di stoccaggio di materiali infiammabili: gas, benzina, etc.; sono stati individuati, quindi, i vari depositi e le aree di distribuzione (Tavv. XIII e XV), l’ente proprietario ed il referente (Tab. 25).
TIPOLOGIA
AREA
UBICAZIONE
1
Provinciale Arcipretato
Stazione di Rifornimento
2
Provinciale Arcipretato
3
Via Umberto I
(depositi bombole gas, prodotti petroliferi, …)
ENTE RESPONSABILE
REFERENTE nome
tel. / cell
Tamoil
Saija Giovanni
0909943067
Stazione di Rifornimento
Esso
Brigandì Giuseppe
0909942942
Stazione di Rifornimento
IP
-
0909920341
Tabella 25: Aree di stoccaggio I dati delle tabelle, precedentemente riportate, dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.
6.7 STRUTTURE SANITARIE Dovrà essere predisposto un Piano da parte della A.S.L. per far fronte all’eventuale emergenza nel Comune di Spadafora, a seguito di evento calamitoso, la quale dovrà provvedere un posto medico avanzato, per assicurare l’assistenza sanitaria alla popolazione, individuandone, per ragioni logistiche, la zona più vicina. Tale struttura sarà la prima ad essere allertata e provvederà a coordinare le azioni sanitarie utili (richiamo in servizio del personale, allerta per le strutture sanitarie ove trasferire pazienti che
157
necessitano di cure specifiche, come centri di traumatologia, centri di chirurgia d’urgenza, vascolare e neurochirurgia, coordinamento delle attività assistenziali e di soccorso e dei trasferimenti). Dovranno essere previsti: -
reperibilità personale medico e paramedico;
-
invio di ambulanze;
-
invio di barelle normali ed a cucchiaio e materiale di pronto intervento;
-
installazione
di
una
centralina
satellitare
alternativa
ai
normali
sistemi
di
comunicazione; -
invio di materiale di casermaggio indispensabile ad integrare i normali sussidi eventualmente già presenti (coperte, lenzuola, materassi).
Allo scopo di assicurare l’assistenza sanitaria alla popolazione si dovranno prevedere, in coordinamento con l’A.S.L. e in collaborazione con le Organizzazioni di volontariato, Posti Medici Avanzati (P.M.A.). Il presente Piano prevede, in caso di allontanamento della popolazione da aree a rischio, l’eventuale trasferimento presso l’attuale Guardia Medica locale (Tel. 0909941525), attualmente allocata in Via Galleano (Tav. XIII), e solo dopo l’evento, verificata l’idoneità e la sicurezza dell’area, presso l’asilo nido, dotato di una infermeria.
6.8 CANCELLI Si tratta di varchi e posti di blocco presidiati a cura delle forze dell’ordine (Tab. 26), oppure non presidiati (Tab. 27), allo scopo di regolamentare la circolazione in entrata e in uscita dalle zone a rischio, fino ad impedirne l’ingresso. Nelle carta del Modello di intervento (Tavv. XIII e XIV), vengono proposti i siti dei cancelli che si ritiene, sulla base dei possibili rischi individuati, siano necessari all’attivazione di situazioni di crisi. Tuttavia, si rimanda alla Polizia Municipale e in genere alle FF.OO., nell’ambito delle proprie prerogative, l’ubicazione e il numero dei cancelli da attivare. Nelle seguenti tabelle 26 e 27
vengono riportati il numero e l’ubicazione dei cancelli presidiati e non presidiati, proposti nel presente lavoro.
158
CANCELLI PRESIDIATI Cod. CANCELLI In cartografia (Tav. XIII)
UBICAZIONE
ENTE RESPONSABILE CANCELLO
P.V.1
Blocco e regolamentazione traffico veicolare S.S.113 antistante Castello
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
P.V.2
Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra la Via Lungomare e la Via Cunettone Coperto
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
P.V.3
Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra S.S.113 e Via Roma
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
P.V.4
Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra Via San Martino e Via Riolo, antistante i campi da tennis
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
P.V.5
Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra S.S.113 e Via Carrara
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra Via Lungomare e Via Carrara
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
P.V.7
Filtro COC, blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra Via Mazzini e Via De Gasperi
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
P.V.8
Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra Via Garibaldi e Via Manzoni
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
P.V.6
P.V.9
P.V.10
P.V.11
Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra S.S.113 e Via Manzoni Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra Via Garibaldi e Via Sicilia Blocco e regolamentazione traffico veicolare all’incrocio tra S.S.113 e Via Sicilia
POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO POLIZIA MUNICIPALE/FF.OO./ VOLONTARIATO
Tabella 26: Cancelli presidiati
159
Cod. CANCELLI In cartografia (Tavv. XIII e XIV)
UBICAZIONE
1
Blocco viabilità Via Cunettone Coperto e Via Provvidenza
2
Blocco viabilità Via Acquavena
3
Blocco viabilità Via Riolo all’incrocio con la S.S.113
4
Blocco viabilità Via Nuova Grangiara in discesa da Verdesca
5
Blocco viabilità Via Riolo in prossimità del ponticello vecchi linea ferrata
6
Blocco viabilità S.S.113 (dir. ME) prima del T. Acquavena
7
Blocco viabilità Via Lungomare (dir. Me) e dirottamento traffico lungo la Via Manzoni
8
Blocco viabilità Via Lungomare (dir. Me) all’incrocio con la Via Sicilia
9
Blocco viabilità Via II Arcipretato (dir. Lungomare) all’incrocio con la Via Garibaldi
10
Blocco viabilità Via Arcipretato II (dir. Lungomare) all’incrocio con la Via Garibaldi
11
Blocco viabilità accesso T.Tonnarazza verso il complesso Cesif e C.de Tonnarazza e Lenzi
12 13 e 14 15
Blocco viabilità accesso C.da Fascellari (Settore ovest di Grangiara) Blocco viabilità Strada Provinciale Grangiara-San Martino zona Scollandina (Settore nord di San Martino) Blocco Via Mannella accesso San Martino versante est
16
Blocco Via Incenso e Serro Fontana (settore est di San Martino)
17
Blocco Via Serro Puntale presso C.da Marinaro (settore ovest di San Martino)
Tabella 27: Cancelli non presidiati
160
6.9 PRESIDI TERRITORIALI: ATTIVAZIONE E COMPITI IL Piano di emergenza, così come indicato dalla Direttiva P.C.M. del 27/02/2004, prevede un adeguato sistema di vigilanza sul territorio per garantire le attività di ricognizione e di sopralluogo delle aree esposte al rischio, soprattutto elevato e molto elevato. L’attivazione del presidio territoriale (PT) spetta al Sindaco che, attraverso il responsabile della Funzione tecnica di valutazione e pianificazione (F1), ne indirizza la dislocazione e l’azione, provvedendo ad intensificarne l’attività in caso di criticità rapidamente crescente verso livelli elevati. Il presidio territoriale dovrà operare in stretto raccordo e sotto il coordinamento del Presidio Operativo (PO), costituito, già nella fase di “attenzione” da una struttura minima di coordinamento, formata dalla Funzione tecnica di valutazione e pianificazione (F1) e dal Sindaco, per le attività di sopralluogo e valutazione, provvedendo a comunicare in tempo reale le eventuali criticità per consentire l’adozione delle conseguenti misure di salvaguardia. Esso, pertanto, dialoga con il responsabile del Presidio Operativo, ossia con la Funzione 1, informandolo sull’evoluzione delle situazioni. Il Sindaco, quale autorità locale di protezione civile, già in fase di pianificazione di protezione civile, dovrà disporre la costituzione del presidio territoriale che, in caso di allarme (Fase di Attenzione), provvederà al controllo del territorio nelle zone ritenute critiche, svolgendo così azioni di supporto alle attività del Centro Funzionale Decentrato e del Centro Operativo Comunale o del Centro Operativo Misto, se attivati. A tal fine il Comune, così come proposto nel presente Piano, organizzerà, secondo la disponibilità di risorse umane, squadre miste (Tab. 28), composte da personale interno dei propri uffici del Comune e delle diverse strutture operative presenti sul territorio (prevalentemente Volontariato locale, tecnici esterni al Comune, ed eventualmente Corpo Forestale, Carabinieri) che provvederanno al controllo a vista dei punti critici, nelle aree soggette a rischio preventivamente individuate, alla verifica dell’agibilità delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza. A seguito dell’evento il presidio provvede alla delimitazione dell’area interessata, alla valutazione del rischio residuo e al censimento del danno, per questi motivi, le figure che dovrebbero essere destinate a tali compiti, è preferibile siano tecnici specialistici (geologi, ingegneri, e comunque appartenenti a settori
161
che si occupano di problematiche territoriali e che conoscano le criticità e gli effetti possibili nei vari punti di possibile crisi). Il presidio territoriale dovrà svolgere compiti di sorveglianza dei fenomeni idraulici e idrogeologici con particolare, ma non esclusivo riferimento a: o lo stato del territorio nelle aree classificate R3/R4 e P3/P4 censite nei P.A.I. nonché nei cosiddetti “siti di attenzione”; o lo stato del territorio nei punti a rischio rilevati a seguito di sopralluoghi, quali integrazioni alle informazioni dei P.A.I.; Lo scenario di rischio potrebbe manifestarsi in modo ben differente da quanto descritto dal relativo scenario di riferimento, pertanto, l’evoluzione della dinamica dell’evento va monitorata e sorvegliata attraverso l’attività del presidio territoriale che dovrà provvedere, in particolare, al controllo dei punti critici facendo scattare, di concerto con la Funzione 1, le diverse fasi del piano di emergenza, quando necessario. Si dovranno istituire due tipologie di presidio, il primo idrogeologico per eventi di frana e il secondo di tipo idraulico per eventi legati alla dinamica delle acque di ruscellamento.
6.9.1 Il Presidio Territoriale idrogeologico da frana
Nel caso in cui la criticità cresca rapidamente verso livelli moderati e/o sia stata dichiarata aperta una fase almeno di pre-allarme da parte dell’autorità a tal fine competente, si devono avviare le attività di ricognizione e di sopralluogo delle aree esposte a rischio soprattutto molto elevato, attivando il presidio a vista dei potenziali e/o manifesti movimenti franosi. Nel caso di criticità rapidamente crescente verso livelli elevati e/o sia stata dichiarata aperta una fase di allarme da parte dell’Autorità a tal fine competente, tali attività di presidio territoriale idrogeologico dovranno essere: -
intensificate, specializzate ed estese anche alle aree esposte a rischio elevato fino ad impegnare tutte le squadre previste nel Piano;
-
mantenute, anche in forma ridotta e nelle sole aree ritenute potenzialmente esposte a maggiore rischio, per le 24 ore successive al dichiarato esaurimento dell’evento meteo-idrologico stesso.
162
Il presidio territoriale idrogeologico da frana si occupa di: o controllare le aree nelle quali sono note situazioni di dissesto geomorfologico, anche non attive o potenziale, verificando l’eventuale presenza di sintomi di riattivazione (lesioni, fratture, spostamenti o inclinazione di elementi verticali, erosioni diffuse e localizzate che possono preludere a fenomeni di dissesto, ecc); o presenza di elementi di predisposizione al dissesto idrogeologico intervenuti successivamente ai rilievi (aree incendiate); o verificare l’eventuale presenza di persone e beni nelle aree potenzialmente interessate dalla riattivazione di dissesti esistenti o dall’attivazione di fenomeni di neo-formazione, se riconosciuti come tali; verificare se sussistono le condizioni ottimali per l’eventuale allontanamento della popolazione e per la salvaguardia dei beni; o effettuare il monitoraggio dei movimenti e degli indicatori di evento; a tal riguardo, in presenza di installazioni di monitoraggio strumentale in tempo reale, i tecnici osservatori avvieranno un contatto continuo con il gestore del sistema di controllo e con il Centro Funzionale Decentrato al fine di avere contezza dell’entità e della progressione degli spostamenti (se trattasi di controllo dell’andamento di fessure, di capisaldi o di inclinometri) e/o dei livelli delle falde idriche (se trattasi di piezometri); in assenza di strumentazioni, i tecnici osservatori avvieranno misurazioni a vista anche adottando criteri empirici. Nei Presidi Territoriali idrogeologici da frana (detti anche Geomorfologici) si consiglia l’intervento
di
1-2
geologi,
con
l’eventuale
supporto
di
un
rappresentante
dell’amministrazione comunale. Si consiglia il Comune di fare richiesta, all’occorrenza di eventi meteo avversi, al Servizio RIA del Dipartimento Regionale di Protezione Civile, per l’invio e supporto di personale tecnico specializzato come figure professionali di geologo. 6.9.2 Il Presidio Territoriale Idraulico
Il servizio di piena e di pronto intervento idraulico, disciplinati dal R.D. n.523 del 1904 e dal R.D. n.2669 del 1937, per i tronchi fluviali classificati di prima e di seconda categoria, è una attività prevalentemente di monitoraggio osservativi e non strumentale nel tempo reale, nonché di contrasto della pericolosità e degli effetti conseguenti al manifestarsi di un evento di piena che potrebbe dare origine ad un evento alluvionale. Complessivamente, il presidio territoriale idraulico, esteso alle aree classificate ad elevato e molto elevato rischio idrogeologico ed idraulico pertinenti il reticolo idrografico, consiste in attività di: -
rilevamento, a scadenze prestabilite, dei livelli idrici del corso d’acqua agli idrometri regolatori (se presenti), se non altrimenti e funzionalmente organizzato da parte del Centro Funzionale Decentrato, al fine di rilevare il
163
livello di criticità dell’evento di piena in atto; -
osservazione e controllo dello stato delle arginature, se presenti, delle sponde fluviali e ricognizione delle aree potenzialmente inondabili, soprattutto nei punti definiti preventivamente “idraulicamente critici”, anche al fine di rilevare situazioni di impedimento (ostacoli) al libero deflusso delle acque;
-
pronto intervento idraulico ai sensi del R.D. n.523 del 1904 e primi interventi urgenti ai sensi della legge n.225 del 1992, tra cui la rimozione degli ostacoli, anche causati da movimenti franosi, smottamenti spondali, accumuli detritici, che possono impedire il rapido defluire delle acque, la salvaguardia delle arginature e la messa in sicurezza delle opere idrauliche danneggiate.
Il presidio territoriale idraulico si occupa di: o rilevare periodicamente i livelli idrici dei corsi d’acqua; in presenza di strumenti di monitoraggio in tempo reale, il Centro Funzionale Decentrato e gli osservatori locali saranno in stretto contatto per seguire l’evento di piena e confrontare le rilevazioni automatiche con quelle a vista; in mancanza di strumenti di rilevazione dei livelli, lo stato di criticità del corso d’acqua verrà valutato empiricamente; o condizioni della rete idrografica specialmente in corrispondenza delle intersezioni con gli assi stradali; o presenza di beni esposti che, in via preventiva o in caso di evento, potrebbero essere oggetto di specifiche azioni di mitigazione del rischio (evacuazione e pronto intervento); o verificare lo stato delle arginature, se presenti; o verificare la presenza di eventuali ostruzioni o di situazioni che, con il progredire dell’evento, possono comportare ostruzioni lungo il corso d’acqua e in corrispondenza delle strutture di attraversamento; o effettuare ricognizioni nelle aree potenzialmente allagabili al fine di verificare 1) la presenza di persone eventualmente da avvertire preventivamente, 2) la funzionalità della rete viaria, 3) la sussistenza di qualunque situazione che può essere oggetto di danno o arrecare pregiudizio per la pubblica e privata incolumità in caso di evoluzione peggiorativa dell’evento di piena; o effettuare il “pronto intervento idraulico” ai sensi del R.D. n. 523/1904 e primi interventi urgenti ai sensi della Legge 225/1992 (rimozione di detriti e ostacoli di qualunque natura, salvaguardia delle arginature e delle opere idrauliche). Nei Presidi Territoriali Idraulici sarebbe opportuno l’intervento di 1-2 ingegneri idraulici, con l’eventuale supporto di un rappresentante dell’amministrazione comunale. Le osservazioni di cui ai punti precedenti potranno riguardare anche altre zone per le quali non via sia stata una precedente valutazione di rischio.
164
In mancanza di stazioni pluviometriche e idrometriche (con rilevazione in tempo reale), poiché le stazioni in tele-misura dislocate nel territorio sono in numero insufficiente a rappresentare compiutamente il regime delle precipitazioni e poiché le variabili che comportano lo sviluppo di una piena sono molto incostanti, non del tutto conosciute o calcolabili, e considerando che situazioni locali possono compromettere anche i più sofisticati modelli di trasformazione afflussi/deflussi, diventa opportuno e essenziale provvedere a un controllo a vista nei punti critici più conosciuti o più significativi ai fini dell’incolumità pubblica e privata. Affinché tale attività possa essere efficacemente condotta, occorre tenere presente quanto segue: ݘil monitoraggio a vista deve essere effettuato da personale altamente specializzato che sia in grado di osservare il fenomeno in alveo rimanendo, nel contempo, in posizione tale da assicurare la propria incolumità per eventuali fenomeni di esondazione; ݘnella scelta dei punti di osservazione, va considerato che un corso d’acqua può esondare a monte del punto ritenuto critico; pertanto, una buona conoscenza dei luoghi è requisito indispensabile per la valutazione delle possibili variabili innescate dalla pioggia e dalla “risposta” del corso d’acqua; ݘè bene sapere che, soprattutto in corsi d’acqua a regime torrentizio, come quelli presenti nel territorio comunale di Spadafora, e quindi dotati di elevate energie della corrente, le variazioni del deflusso possono avvenire in modo repentino con l’aggravante che, insieme all’acqua, vengono trasportati detriti, strappati dalle sponde e dall’alveo medesimo, alberi, tronchi e ramaglie fino a veicoli, che possono ostruire le luci degli attraversamenti; ݘun’onda di piena, soprattutto nei corsi d’acqua a regime torrentizio, ha un moto turbolento che rende difficile la stima dell’altezza idrica causa della criticità di un’opera idraulica (luce di ponte, tombino, batterie di tubi); ciò deve far indurre l’osservatore a considerare il fenomeno quale un evento dinamico e caotico che può manifestarsi rapidamente in modo diverso nel tempo e quindi occorre cautela sia nell’approccio al sito, sia nella valutazione degli effetti; ݘil personale preposto al monitoraggio a vista dovrebbe essere dotato di apparecchiature (radio rice-trasmittenti) per le comunicazioni con il presidio operativo (PO), torce elettriche per una migliore visibilità notturna dei luoghi e vestiario adeguato contro le intemperie. Ai fini di quanto sopra, nel presidio territoriale idraulico dovranno essere presenti preferibilmente tecnici degli uffici comunali, provinciali, regionali e statali, anche personale del Volontariato formato ad hoc,
che, ciascuno per le proprie competenze, potranno
avviare alcune delle azioni sopra indicate. Il coordinatore del presidio territoriale (F1), per l'espletamento delle proprie attività, si avvale del personale dei Comuni, delle Province e della Regione; al DRPC chiede eventualmente l’attivazione delle associazioni di Volontariato ai sensi dell'art. 108 del decreto legislativo n. 112 del 1998, oppure tecnici
165
specializzati come geologi. Nell’eventuale impossibilità di poter dislocare personale numericamente e qualitativamente adeguato in tutti i siti a rischio individuati, ogni singola squadra, preferibilmente formata da due elementi, potrà effettuare il c.d. presidio dinamico comprendendo nell’osservazione più punti critici, rispetto a quanto preventivamente assegnato in fase di pianificazione. Premesso, che l’optimum è quello di presidiare tutti i punti critici individuati nel presente Piano (Tavv. XIII e XIV), in una scala di priorità di importanza, si ritiene, anche sulla base degli eventi storici accaduti, più indispensabile attivare subito i presidi territoriali idraulici PT1 e 2, PT3, PT5, PT6 e 7 (tutti quelli in rosso nella tabella 29). Secondariamente, e comunque da non trascurare, al peggioramento delle condizioni meteo, anche il PT4 e PT8 (tutti quelli in arancione nella tabella 29). Il PT3, una volta interdetto da cancelli (presidiati e/o non presidiati) il tratto di lungomare antistante al campo sportivo, eventualmente sommerso dalle acque di deflusso, sospenderà la propria attività e si porterà, sentita la F1, verso altre situazioni di criticità, intensificando così il monitoraggio sul territorio. Il presidio dinamico effettuato da una sola squadra di addetti al monitoraggio a vista, potrà riguardare e comprendere i punti critici deputati al PT1 e 2, e un’altra squadra per i punti critici al PT6 e 7. Gli altri presidi dovranno essere dedicati alla rispettiva sola zona di interesse (ossia il PT4 e il PT5). Presidio Territoriale Comunale di Spadafora
Sede: Municipio Piazza Vittorio Emanuele III
Funzionario
Qualifica
cellulare
Fax
Email
Arch. Salvatore Cuffaro
Responsabile Protezione Civile e Presidio Operativo
3486060761
0909920512
[email protected]
Presidio Territoriale Comunale di Spadafora
Sede: Comando Polizia Municipale
Funzionario
Qualifica
cellulare
Fax
Email
Domenico Azzarello
Comandante Polizia Municipale
3486060765
0909920724
[email protected]
Squadre del Presidio Territoriale
Sede: Strada Provinciale S. Martino (Associazione Misericordia)
Nominativo
Qualifica
cellulare
Giuseppe Nastasi
Presidente
3385047423
Tel e Fax 0909928603
Email
[email protected]
Tab. 28 – Responsabili composizione squadre di presidio territoriale
166
PRESIDI TERRITORIALI di tipo Idraulico ZONA DEL COMUNE
PT
LOCALITA'
QUALIFICA SQUADRE
PT 1
Incrocio tra Via Carmine di Venetico e T. Cocuzzaro
Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari
PT 2
PT 3
PT 4 CENTRO URBANO COSTIERO
Via I Riolo adiacente al T. Cocuzzaro Via Lungomare antistante Campo Sportivo Via Nuova Grangiara antistante Ufficio Postale (T. Riolo)
PT 5
Incrocio tra S.S.113 e T. Acquavena
Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari
PT 6
Incrocio tra S.S.113 e T. Tonnarazza
Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari
PT 7
Incrocio tra Via Garibaldi e T. Tonnarazza
PT 8
Incrocio tra S.S.113 e T. Boncordo
Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari
RECAPITO REFERENTE SQUADRA
AZZARELLO 3486060765
LIZZIO 3485250092 LIZZIO 3485250092 AZZARELLO 3486060765
CUFFARO 3486060761
LIZZIO 3485250092
PRESIDI TERRITORIALI di tipo idrogeologico da frana ZONA DEL COMUNE
PT
LOCALITA'
QUALIFICA SQUADRE
SPADAFORA
PT 9
Incrocio tra Via Nuova Grangiara e Via Riolo
GRANGIARA
PT 10
C.da Fascellari
PT 11
San Martino Via Mannella – S.P. 55
Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari
SAN MARTINO EST PT 12
San Martino Via Incenso Fontana
PT 13
San Martino C.da Piano
Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari
San Martino Via Serro Puntale
Geologi, Ingegneri, Tecnici comunali, VV.UU., Volontari
SAN MARTINO OVEST PT 14
RECAPITO REFERENTE SQUADRA CUFFARO 3486060761 VENUTO 0909945123
GIORGIANNI 3477576653
ARMADILLO 0909920724
Tab. 29 – presidi territoriali e referenti di squadra Il responsabile della Funzione 1 e dell’ufficio di Protezione Civile comunale dovranno organizzare e definire i componenti delle varie squadre del presidio territoriale tra le figure sopra indicate, al fine di assicurare una risposta pronta funzione delle diverse fasi di allerta.
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7. MISURE DI SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE Le misure di salvaguardia alla popolazione per l'evento prevedibile sono finalizzate all'allontanamento preventivo della popolazione dalle zone a rischio. Particolare riguardo sarà dato alle persone con ridotta autonomia (anziani e disabili, dializzati, bambini) e alla popolazione scolastica; per quest’ultima, in particolare, andrà adottata una strategia idonea che preveda, comunque, il ricongiungimento alle famiglie nei centri di accoglienza. L'evacuazione preventiva è l'unico strumento che, oggi, è in grado di garantire l'incolumità delle persone presenti nelle aree a rischio individuate. Occorre quindi predisporre un piano di evacuazione e saperlo attivare con l'apporto congiunto di tutte le strutture operative e del volontariato. 7.1 INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE Il Piano definisce le modalità di informazione alla popolazione in tempo di pace per prepararla ad affrontare un’eventuale situazione di emergenza, individuando i soggetti deputati a tale attività. In caso di assenza di strumenti dedicati il Sindaco può avvalersi del Volontariato che provvederà a informare preventivamente la popolazione. Risulta fondamentale che il cittadino residente nelle zone a rischio, conosca preventivamente: !
le caratteristiche essenziali di base del rischio che esiste sul proprio territorio;
!
le disposizioni del Piano di emergenza;
!
come comportarsi correttamente, prima, durante e dopo l'evento (norme comportamentali);
!
con quale mezzo ed in quale modo saranno diffuse le informazioni e l'allarme. Il Sindaco dovrà quindi predisporre e divulgare un sistema di allertamento per la popolazione.
7.2 SISTEMI DI ALLARME PER LA POPOLAZIONE Perché il Piano di emergenza possa rilevarsi efficace e consentire le misure di salvaguardia della popolazione sarà necessario provvedere a un sistema di allarme da attivare su disposizione del Sindaco e sulla base del quale si avvieranno le operazioni di evacuazione.
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Il sistema potrà utilizzare dispositivi locali di allarme (sirene, altoparlanti montati su autovetture per es. quelle dei VV.UU., altri sistemi acustici), o prevedere una comunicazione per via telefonica e/o porta a porta, utilizzando il Volontariato e la Polizia Municipale, in coordinamento con altre Forze dell’Ordine ed i Vigili del Fuoco. Al segnale di allarme la popolazione dovrà abbandonare le abitazioni e l’area a rischio seguendo le vie di fuga individuate nel Piano di emergenza. Ad oggi l’unico sistema diffuso sul territorio in tutti i centri urbani che può essere ritenuto efficace sono le campane delle varie Chiese. La loro attivazione rappresenta attualmente, in assenza di un sistema di allertamento più idoneo (per es. sirene), uno strumento per attivare l’allarme verso la popolazione e dell’avvio delle procedure di evacuazione. Le stesse campane potranno essere utilizzate per il cessato allarme. Sarà compito del Responsabile della Funzione 1 Tecnica di Valutazione, su precisa richiesta del Sindaco o suo delegato e tramite concorso della parrocchia, dare avvio all’attivazione dell’allarme e il cessato allarme. Potranno in via sostitutiva utilizzarsi altoparlanti montati su autovetture e/o altri sistemi acustici o il porta a porta. Ente/servizio/organizzazione (Polizia Municipale, volontariato…) Polizia Municipale, Dipendenti comunali, volontari
Polizia Municipale, Dipendenti comunali, volontari Polizia Municipale, Dipendenti comunali, volontari
Modalità di allertamento alla popolazione Campane suonate continuamente e intensamente AVVIO EVACUAZIONE Campane suonate a festa FINE PERICOLO Porta a Porta o con altoparlanti e sirene
Referente
Telefono/cellulare
SINDACO
0909945101/3332987340
SINDACO
0909945101/3332987340
AZZARELLO
0909920724/3486060765
Tabella 30 – Organizzazione per l’attivazione del sistema di allarme generale per la popolazione I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.
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7.3 CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE Per garantire l’efficacia delle operazioni di allontanamento della popolazione, con la relativa assistenza, il Piano prevede un aggiornamento costante del censimento della popolazione presente nelle aree a rischio, con particolare riguardo alla individuazione delle persone non autosufficienti e la disponibilità dei mezzi di trasporto, anche facendo ricorso a ditte private autorizzate per il trasferimento della popolazione, priva di mezzi propri, verso i centri e le aree di accoglienza.
7.4 INDIVIDUAZIONE E VERIFICA DELLA FUNZIONALITÀ DELLE AREE DI EMERGENZA Per garantire l’efficacia dell’assistenza alla popolazione il Piano individua le aree di emergenza e stabilisce il controllo periodico della loro funzionalità. A tal fine, soprattutto per i piccoli comuni, sarà utile stabilire accordi con le amministrazioni confinanti per condividere gli stessi centri/aree di accoglienza secondo un principio di mutua solidarietà, nonché stipulare convenzioni con ditte specializzate per assicurare la manutenzione delle aree. 7.5 RAPPORTI TRA LE ISTITUZIONI E CONTINUITÀ AMMINISTRATIVA Uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità amministrativa del proprio Comune (ufficio anagrafe, ufficio tecnico, ufficio protocollo, economato, scuole, etc.) provvedendo, con immediatezza, ad assicurare i collegamenti con la Regione, la Prefettura, la Provincia, gli altri Comuni, la Protezione Civile Provinciale e Regionale. Ogni Amministrazione, nell’ambito delle rispettive competenze previste dalla Legge, dovrà supportare il Sindaco nell’attività di emergenza. Qualora la sede municipale risultasse non agibile, occorrerà prevedere, già in fase di pianificazione, una sede alternativa per garantire la continuità amministrativa in emergenza. In questa fase, ci si potrà indirizzare verso la stazione dei Vigili Urbani, oppure verso i locali della Scuola Media-Elementare Giuseppe Verdi.
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7.6 RIPRISTINO DELLA VIABILITÀ E DEI TRASPORTI E CONTROLLO DEL TRAFFICO Per porre in essere tutti gli interventi necessari al soccorso e alla assistenza alla popolazione è stato obiettivo primario del Piano di emergenza individuare le possibili criticità del sistema viario in situazione di emergenza e valutare le azioni immediate di ripristino in caso di interruzione o danneggiamento. A tal fine, sarà necessario individuare da parte della Funzione 4, anche ditte private di pronto intervento (per es. idraulico e movimento terra) che possono supportare le attività di verifica e ripristino, messa in campo dall’ufficio comunale e dalle competenti strutture operative. Durante il periodo dell'emergenza è prevista la regolamentazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e dell'accesso dei mezzi di soccorso nelle zone a rischio, attraverso la predisposizione di "cancelli", che impediscono l'accesso a persone non autorizzate. Il Piano di Emergenza prevede, per il settore viabilità e trasporti, una specifica Funzione di Supporto (F7) che si occupa del coordinamento delle Strutture Operative locali (Polizia Municipale., VV.FF., Forze dell’Ordine ed enti gestori della viabilità) e degli interventi necessari per rendere efficiente la rete di trasporto. Infine, per l’attuazione del piano di evacuazione occorre definire uno specifico piano del traffico (F7), che evidenzi, su opportuna cartografia, le aree a rischio, la viabilità alternativa, le vie di fuga con le direzioni di deflusso, l’ubicazione dei cancelli e le aree di emergenza. Nella Tavv. Sono proposti schematicamente piani di intervento in emergenza, comunque da adottare in base al tipo di evento, ubicazione e modalità energetiche ed evolutive. 7.7 FUNZIONALITÀ DELLE TELECOMUNICAZIONI La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gestire il flusso delle informazioni del C.O.C., degli uffici pubblici e fra i centri operativi dislocati nelle zone a rischio, attraverso l'impiego massiccio di ogni mezzo o sistema di TLC. Dovrà essere garantito il funzionamento delle reti telefoniche e radio delle varie strutture operative di protezione civile per consentire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per diramare comunicati. Il Piano di Emergenza prevede, per il settore Telecomunicazioni, la specifica Funzione di Supporto (F8) che garantisce il coordinamento di tutte le risorse (enti gestori di telefonia ed associazioni di volontariato dei radioamatori) e gli interventi necessari per rendere
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efficiente le telecomunicazioni e la trasmissione di testi, immagini e dati numerici. Il Sindaco potrà avvalersi delle reti radio presenti sul territorio (istituzionali o del volontariato radioamatoriale). L’efficace gestione dell’emergenza non può prescindere dalla possibilità di disporre di un sistema di telecomunicazioni adeguato che consenta, anche in situazione di criticità, i collegamenti tra la struttura di coordinamento e le squadre che operano sul territorio. A tal fine il Sindaco potrà avvalersi delle reti radio presenti sul territorio (istituzionali o del volontariato radioamatoriale), provvedendo a definire con dettaglio il flusso di comunicazioni per evitare sovrapposizioni o lacune nel sistema di comando e controllo. Allo stato si può utilizzare l’antenna radio in dotazione al Comando di Polizia Municipale, collocata presso la Ex Scuola Elementare “Don Bosco” di San Martino. 7.8 FUNZIONALITÀ DEI SERVIZI ESSENZIALI La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali sarà assicurata dagli Enti competenti (Enel, Terna, Gas, Acquedotto, Aziende Municipalizzate ecc.) mediante l’utilizzo di proprio personale. Tale personale provvederà alla verifica ed al ripristino della funzionalità delle reti e delle linee e/o utenze in modo coordinato. Il Piano di Emergenza prevede, per tale settore, una specifica Funzione di Supporto (F5) al fine di garantire le massime condizioni di sicurezza. 7.9 STRUTTURA DINAMICA DEL PIANO Un eventuale mutamento dell'assetto urbanistico del territorio, la crescita delle Organizzazioni del volontariato di Protezione Civile, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative, nuove disposizioni amministrative e la variazione della situazione demografica delle aree a rischio, comportano un continuo aggiornamento del Piano di Emergenza. Un ruolo fondamentale rivestono le esercitazioni periodiche di protezione civile al fine di verificare sia la conoscenza del Piano di Emergenza da parte delle strutture operative e della popolazione, sia la reale efficacia dello stesso.
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SEZIONEIII MODELLO DI INTERVENTO
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8. MODELLO DI INTERVENTO Il modello di intervento è un complesso di procedure che codifica in sequenza le azioni da compiere, in ordine logico e temporale, al verificarsi di un evento generatore di rischio per persone, beni ed animali. In sostanza, esso consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze a livello comunale. Nel modello sono riportate le procedure suddivise in diverse fasi operative per l’attuazione più o meno progressiva delle attività previste dal Piano, funzione delle caratteristiche e dell’evoluzione dell’evento, in modo da consentire l’utilizzazione razionale delle risorse, ed il coordinamento degli operatori di protezione civile presenti sul territorio. In pratica, esso descrive quali sono le cose da fare, chi le deve fare e come, secondo quanto di seguito indicato: • allertamento ed attività ricognitiva; • attivazione dell’apparato di comando e controllo; • valutazione e definizione della situazione; • emanazione delle disposizioni; Si intuisce, pertanto, l’individuazione della “catena di comando” per le attivazioni delle procedure di protezione civile (chi fa / che cosa / e come). È inutile che tutti corrano senza sapere cosa fare, invece è indispensabile attivarsi al momento giusto conoscendo il proprio ruolo. Nel modello di intervento, si possono individuare due condizioni ben distinte: una “condizione di normalità” (o “periodo ordinario” o ancora “tempo di pace”), in cui vengono svolte quelle attività di protezione civile che non comportano un costante interagire con la popolazione, ed una “condizione di intervento” (o “periodo di intervento”), in cui andranno attuate tutte quelle attività previste dal Piano che interagiscono continuamente con la popolazione e col sistema inteso come tessuto socioeconomico (limitazioni preventive di funzioni, divieti, limitazioni d’uso, ecc.) e in cui andranno coinvolte progressivamente le strutture operative di protezione civile.
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A fronte di un simile contesto, quei provvedimenti che presentano impatto elevato, ma che risultano adottabili in tempi relativamente ridotti ovvero in cui i tempi di attuazione possono essere contratti a seguito di azioni preparatorie, vanno realizzati in prossimità del verificarsi dell’evento. Per esempio, la limitazione della viabilità può essere attuata in tempi brevi solo se sono state attivate precedentemente adeguate strutture di presidio dei punti critici. Nella predisposizione delle procedure vanno evidenziate le attività riguardanti la sospensione ed il rientro dei livelli di azione, nonché la messa in atto di livelli di azioni in ritardo. Nel caso che l’evento possa evolvere con modalità difformi rispetto ai tempi di accadimento previsti, si sottolinea che eventuali sospensioni di azioni devono riguardare esclusivamente quei provvedimenti che possono essere ripristinati in tempi estremamente ridotti. Nel caso in cui l’evento non si realizzi, i livelli di azione vengono interrotti in modo graduale secondo una procedura attuata a ritroso che tenga conto del livello di attivazione raggiunto. Nel caso in cui si verifichino mutamenti della situazione meteorologica nell’arco di tempi ridotti occorre prevedere l’attivazione di procedure in ritardo. In tale situazione vanno sostanzialmente attivate tutte le azioni effettivamente attuabili in tempi brevi ed, in particolare quelle azioni definite come “strategiche” rispetto all’obiettivo traguardato che risulta essere la minimizzazione degli effetti. Il modello di intervento si differenzia a seconda che il tipo di fenomeno sia prevedibile o non prevedibile. In linea di massima, poiché vi è una generale dipendenza tra eventi meteorologici ed eventi calamitosi di natura idrogeologica, è possibile predisporre la risposta del sistema di protezione civile quando sono previste precipitazioni di particolare intensità o in quantità considerevole. Ciò non vale, ovviamente, per alcuni fenomeni quali le trombe d’aria e le fulminazioni che hanno sviluppo ed evoluzione perlopiù imprevedibili e talora istantanei. Per i fenomeni prevedibili le azioni si possono articolare in tre fasi successive di allerta (di Attenzione, di Preallarme e di Allarme), che vengono precedute da una fase di
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preallerta, e attivate in riferimento alle soglie di criticità raggiunte secondo lo schema seguente in figura 15:
Figura 15 – relazioni tra livelli di criticità e fasi allerta
Tali fasi iniziano ancor prima che il fenomeno raggiunga la sua massima intensità, basandosi su segni precursori. Al verificarsi di fenomeni improvvisi, si devono invece attuare immediatamente tutte le misure per l’emergenza con avvio delle operazioni di soccorso alla popolazione, passando da una condizione di normale svolgimento delle attività socio-economiche ad uno stato di allarme. Di seguito si riporta uno schema esemplificativo (Fig. 16) del modello d’intervento distinguendo tra evento con preavviso ed evento imprevisto, e fornendo per ciascuna delle fasi di emergenza le principali attività di protezione civile.
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Figura 16 – schema esemplificativo delle fasi di allerta da attivare nelle diverse condizioni di evento
8.1 SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO La procedura di attivazione del sistema di comando e controllo è finalizzata a disciplinare il flusso delle informazioni nell’ambito del complesso sistema di risposta di protezione civile, garantendo che i diversi livelli di comando e di responsabilità abbiano in tempi rapidi le informazioni necessarie a poter attivare le misure per la salvaguardia della popolazione e dei beni esposti. A tal fine è necessario costruire un sistema di procedure attraverso il quale il Sindaco, autorità comunale di protezione civile, riceva un allertamento immediato, possa avvalersi di informazioni dettagliate provenienti dalle squadre che operano sul territorio, disponga l’immediato e tempestivo impiego di risorse, fornisca le informazioni alla Prefettura, alla Provincia e alla Regione, utili ad attivare le necessarie e adeguate forme di concorso. Il Sindaco, nell'ambito del proprio territorio comunale: !
assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla
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popolazione interessata dall’evento; !
provvede ad organizzare gli interventi necessari dandone immediatamente comunicazione al Prefetto, al Presidente della Giunta Regionale ed al Presidente della Provincia;
!
provvede ad informare la popolazione, sull’evoluzione dell’evento in corso e sulle procedure previste dal piano d'emergenza.
Affinchè il Modello di intervento possa essere razionalmente organizzato, è prassi procedere alla costituzione di Centri Operativi all’interno dei quali vi sono gruppi di lavoro (Funzioni di Supporto) ciascuno con compiti ben precisi, delineati precedentemente. Di seguito si delineano gli aspetti relativi al sistema di comando e controllo nel caso di eventi di natura idrogeologica ed idraulica.
8.2 AVVISI METEO NAZIONALI E REGIONALI Il Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale è emesso quotidianamente dal Centro Funzionale Centrale -CFC- presso il Dipartimento della Protezione Civile -DPC. L'Avviso di condizioni meteorologiche avverse (Avviso Meteo Nazionale) è predisposto, sempre dal CFC, in caso di previsione di fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale e di criticità almeno moderata. L’Avviso meteo regionale è predisposto dalle Regioni con Centro Funzionale Decentrato (CFD) attivato e a cui è stata riconosciuta l’autonomia di emissione. Il Bollettino di criticità nazionale viene diramato dal CFC, entro le ore 16:00, almeno 12 ore prima dei possibili eventi; esso riporta una valutazione delle condizioni di criticità attese nelle regioni interessate da eventi meteo avversi. L’Avviso di criticità regionale viene emanato dalle Regioni presso le quali il CFD è attivato e dal DPC per le Regioni presso le quali il CFD non è attivato; esso viene predisposto nel caso di previsione di eventi che possono comportare livelli di criticità moderata o elevata. In generale, l’obiettivo delle comunicazioni diramate dallo Stato e dalle Regioni è quello di porre in stato di preallerta o allerta, in funzione delle previsioni meteorologiche e delle valutazioni dinamiche e progressive, il sistema nazionale e regionale di protezione civile.
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In particolare, l’Avviso di criticità contiene una generale valutazione della criticità degli effetti fondata sia sul raggiungimento, da parte dei valori assunti nel tempo reale dagli indicatori dello scenario d'evento atteso, delle soglie relative al livello di criticità minimo, sia sulla percentuale di avvicinamento tendenziale di tali indicatori alle soglie definite per il livello di criticità successivo. 8.3 AVVISI DI CRITICITÀ REGIONALE Allo stato attuale, in Sicilia non è ancora attivato il Centro Funzionale Decentrato Regionale – CFD - cui compete, ai sensi della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27/02/2004, la valutazione dei livelli di criticità e l’emissione degli Avvisi di criticità regionale. In questo caso, alla mancanza del CFD supplisce il CFC presso il DPC che, d'intesa con la Regione stessa: - valuta gli scenari d'evento attesi e/o in atto e si esprime sui livelli di criticità relativamente ai diversi tipi di rischio, anche sulla base della suddivisione del territorio regionale in zone di allerta (Fig. 1) e delle relative soglie stabilite, qualora disponibili; - dichiara le proprie valutazioni in un Avviso di criticità regionale, in cui riporta, per ciascuna zona di allerta, il tipo di rischio, il livello di criticità, nonché, se possibile, le previsioni sintetiche e relative ad alcuni indicatori e lo scenario d'evento atteso per le successive 24 ore. Il CFC, in questa fase, provvede alla valutazione e dichiarazione dei livelli di criticità raggiungibili e/o raggiunti sul territorio regionale. Sono definiti, per ogni tipologia di rischio (idrogeologico e idraulico): - un livello base di situazione ordinaria, in cui le criticità possibili sono ritenute comunemente ed usualmente accettabili dalle popolazioni, - due livelli di moderata ed elevata criticità. Il CFC trasmette l'Avviso di criticità regionale al responsabile del Centro Funzionale Decentrato siciliano che è individuato nel Dirigente Generale del Dipartimento Regionale della Protezione Civile. Il Presidente della Giunta Regionale, ovvero il Dirigente Generale del Dipartimento Regionale della Protezione Civile a tal fine delegato, adotta l’Avviso di criticità regionale trasmesso dal DPC dandone comunicazione al DPC. Il Dipartimento Regionale della
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Protezione Civile dirama l’Avviso di criticità regionale, se adottato dal Presidente della Regione, secondo procedure stabilite in apposito atto di indirizzo.
8.4 LIVELLI DI ALLERTA NELLA REGIONE SICILIANA Nell’ambito del Modello d’intervento adottato, i livelli di allerta nel sistema della protezione civile hanno l’obiettivo di avviare: - prima del manifestarsi dell'evento temuto, le fasi di attivazione dei sistemi di contrasto preventivo degli eventi e dei conseguenti effetti, nonché quelle finalizzate alla preparazione all'emergenza; - durante e dopo il manifestarsi dell'evento, la fase di governo e superamento dell'emergenza. La relazione tra i livelli di criticità (ordinaria, moderata ed elevata) e i livelli/fasi di allerta (preallerta, attenzione, preallarme, allarme) è stabilita come indicato nella seguente tabella 31.
Tabella 31 – relazione tra livelli di criticità e fasi di allerta
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Come già precedentemente riportato, lo scenario di rischio potrebbe manifestarsi in modo ben differente da quanto descritto dal relativo scenario di riferimento; pertanto, l’evoluzione della dinamica dell’evento va monitorata e sorvegliata attraverso l’attività del presidio territoriale che dovrà provvedere, in particolare, al controllo dei punti critici facendo scattare le diverse fasi del piano di emergenza, quando necessario. Pertanto: - le comunicazioni che pervengono dal Centro Funzionale (centrale o decentrato) in termini di Avvisi Meteo, Bollettini di criticità e Avvisi di criticità devono intendersi come parametro di riferimento generale; - il Sindaco e il responsabile del Presidio Operativo valutano, sulla base delle manifestazioni locali dei fenomeni atmosferici e degli effetti al suolo, se attivare procedure di livello superiore a quello trasmesso con l’Avviso di criticità, informando le componenti del sistema di protezione civile (Prefettura, Regione, Provincia). Nella tabella 32A e 32B che segue vengono sinteticamente esplicitate alcune delle azioni che l’autorità locale di protezione civile può condurre al ricevimento di un avviso di criticità:
Tabella 32A – Alcune delle azioni da mettere in pratica durante le varie fasi di allerta
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Tabella 32B – Alcune delle azioni da mettere in pratica durante la fase di allarme ed emergenza
8.5 ORGANISMI DI COORDINAMENTO Per gli eventi di tipo b) e c) il Modello di intervento, in conformità a quanto delineato in direttive
nazionali,
prevede
la
costituzione
del
Centro
Coordinamento
Soccorsi
(C.C.S.) formato dai rappresentanti delle Amministrazioni e degli Enti tenuti al concorso di protezione civile e supportato da una sala operativa provinciale presso la Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo o presso il Centro Unificato Provinciale di protezione civile, con compiti tecnici ed organizzata secondo le funzioni del Metodo Augustus. In caso di necessità si prevede anche la costituzione di centri operativi periferici incaricati del coordinamento delle attività di emergenza riguardanti un ambito territoriale composto da più comuni. I centri denominati Centro Operativi Misti (C.O.M.), sono attivati dal Prefetto e sono retti di norma dal Sindaco del Comune sede del COM. I COM vengono costituiti nelle sedi prestabilite previste nei piani di emergenza. Il modello di intervento prevede anche, da parte dei sindaci, nei casi ritenuti necessari, l’attivazione dei C.O.C., presso i comuni interessati dall'evento, anch'essi organizzati per Funzioni come previsto dal Metodo Augustus. Componenti, sedi ed attività del C.C.S., dei C.O.M. e dei C.O.C. e delle relative sale operative costituiscono parte integrante della pianificazione provinciale e comunale dell'emergenza.
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8.6 ATTIVAZIONE DEL COC E DEL COM In particolare le Province e le Regioni con i Piani di Emergenza hanno definito, d'intesa con i Prefetti, i comuni sede di C.O.M., i relativi comuni afferenti e d’intesa con le amministrazioni interessate, le idonee sedi destinate ad ospitare i centri di coordinamento. Le funzioni da attivare nei C.O.M. e nei C.O.C. sono un sottoinsieme di quelle del C.C.S., che possono essere esercitate mediante opportuni accorpamenti, in funzione della tipologia del fenomeno da fronteggiare, della sua estensione territoriale, delle dimensioni e delle risorse del comune interessato. Nell’elenco delle “Funzioni di Supporto” sono ricomprese le componenti principali da attivare nei C.O.M. e nei C.O.C. Il Prefetto attiva il C.O.M. mentre è responsabilità del Sindaco la attivazione del COC a seguito di valutazione delle “allerte”, degli eventi in accadimento, degli incidenti occorsi. Alla notizia di un evento occorso i componenti del COC, ciascuno per le proprie competenze, raggiungono, comunque, la sede individuata e intraprendono le procedure per fronteggiare gli eventi, per la organizzazione degli interventi e dei soccorsi, redigono verbale di attivazione e cronologia delle attività intraprese, predispongono ed effettuano gli opportuni sopralluoghi, seguono il dispiegamento dei soccorsi, assumono il coordinamento delle attività proprie di ciascuna funzione, curano i rapporti con le strutture orizzontalmente e verticalmente connesse (altri COC, i COM, il CCS, etc.).
8.7 EVENTO CON PREANNUNCIO Nel caso di eventi calamitosi con possibilità di preannuncio (alluvioni, frane, eventi meteorologici pericolosi, incendi boschivi limitatamente alla fase di attenzione) il modello di intervento prevede le fasi di attenzione, preallarme e allarme. Le fasi vengono attivate in riferimento a soglie di criticità, definite con le modalità indicate dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 11 marzo 2004 ed in relazione a situazioni contingenti di rischio. Le allerte meteo, con riferimento sia alle piogge intense che ai periodi di criticità per gli incendi, diffuse dagli organismi regionali e/o dalla Prefettura, attivano di fatto le procedure di attenzione.
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L'inizio e la cessazione di ogni fase vengono stabilite dalla Struttura Regionale di Protezione Civile (S.P.C.) o da quelle periferiche coinvolte sulla base della valutazione dei dati e delle informazioni trasmesse dagli enti e dalle strutture incaricati delle previsioni, del monitoraggio e della vigilanza del territorio, e vengono comunicate agli Organismi di Protezione Civile territorialmente interessati. La fase di attenzione viene attivata quando le previsioni e le valutazioni di carattere meteorologico fanno ritenere possibile il verificarsi di fenomeni pericolosi o a precipitazioni in corso con criticità ordinaria. Essa comporta l'attivazione di servizi di reperibilità e, nel caso, di servizi h 24 da parte della struttura comunale di protezione civile e degli altri Enti e strutture preposti al monitoraggio e alla vigilanza (ed agli interventi nel caso di incendi boschivi). La fase di preallarme viene attivata quando i dati pluviometrici e/o idrometrici superano determinate soglie in presenza di previsioni meteo negative e/o di segnalazioni provenienti dal territorio su pericoli incombenti. Essa comporta la convocazione, in composizione ristretta degli organismi di coordinamento dei soccorsi (C.O.R. - C.C.S. - C.O.M. - C.O.C) e l'adozione di misure di preparazione ad una possibile emergenza. La fase di allarme viene attivata quando i dati pluviometrici e/o idrometrici superano determinate soglie, con previsioni meteo negative e segnalazioni di fenomeni pericolosi incombenti o in atto provenienti dal territorio. L'evento calamitoso preannunciato ha quindi elevata probabilità di verificarsi. Essa comporta l'attivazione completa degli organismi di coordinamento dei soccorsi e l'attivazione di tutti gli interventi per la messa in sicurezza e l'assistenza alla popolazione previsti nel Piano Comunale. E' possibile che l'evento atteso si verifichi o inizi prima della completa attuazione delle misure previste dal Piano per la fase di allarme, determinando una situazione di emergenza con due diversi momenti di risposta:
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1. PRIMI SOCCORSI I posti di coordinamento (C.C.S. – C.O.M. – C.O.C.) attivati nella fase di allarme non sono ancora a regime. I primi soccorsi urgenti vengono effettuati dalle strutture già presenti sul luogo o in prossimità. 2. SOCCORSI A REGIME I Posti di coordinamento (C.C.S. – C.O.M. – C.O.C.) e relative sale operative attivate nella fase di allarme, ed organizzati secondo le funzioni del Metodo Augustus, sono a regime e perseguono gli obiettivi del Piano con priorità rivolta alla salvaguardia e all'assistenza della popolazione. 8.8 EVENTO SENZA PREANNUNCIO Comprende i fenomeni per i quali non è possibile prevedere in anticipo l'accadimento (terremoti, incidenti chimico-industriali, tromba d’aria) mentre è comunque possibile elaborare scenari di rischio. In tali casi devono essere immediatamente attivate, per quanto possibili nella situazione avvenuta, tutte le azioni previste nella fase di allarmeemergenza, con priorità per quelle necessarie per la salvaguardia delle persone e dei beni. Anche in questo caso lo schema tipo cui adeguarsi nella attuazione del piano comunale di emergenza è riportato negli indirizzi relativi a questi specifici tipi di rischio. Al verificarsi di un evento non preannunciato da alcuna segnalazione preventiva (evento senza preannuncio) il modello d’intervento a livello comunale (in assenza della sequenza delle quattro fasi operative) si attuerà esclusivamente attraverso azioni attinenti la Fase di Allarme con l’esecuzione delle procedure di Soccorso ed Evacuazione. Le attività di soccorso precedentemente pianificate dovranno essere eseguite con una sequenza rigorosamente codificata secondo lo schema operativo già predisposto; in tal caso occorre: 兟valutare l’eventuale perdita di funzionalità delle infrastrutture di trasporto ed individuare i relativi percorsi alternativi utilizzabili in relazione alle diverse situazioni possibili; 兟evidenziare tutte le possibili interruzioni dei servizi essenziali (luce,acqua,gas) ed individuare le relative necessità in relazione al verificarsi di possibili sospensioni prolungate;
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兟individuare il numero dei potenziali senzatetto valutando la possibilità di disporre di strutture di accoglienza provvisorie, ovvero la necessità di organizzare ricoveri presso famiglie ospitanti. 兟valutare tutte le esigenze sanitarie individuando specifiche necessità relative sia a singoli casi che ad interi settori deboli di popolazione residente che possono necessitare di assistenza specialistica; 兟realizzare un censimento di mezzi pubblici disponibili nell’ambito del territorio comunale, compresi i mezzi di trasporto di cui sono dotate le organizzazioni di volontariato locale; 兟individuare attrezzature e mezzi necessari al superamento delle situazioni di emergenza; 兟predisporre schede per il rilevamento delle criticità e dei danni prodotti ai diversi settori funzionali.
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9. PIANO EMERGENZIALE DI INTERVENTO
9.1 PROCEDURE OPERATIVE NELLE DIVERSE FASI DI ALLERTA Al raggiungimento e/o superamento delle suddette soglie di criticità meteo, devono essere pianificati e fatti corrispondere i livelli di allerta del sistema di Protezione Civile, che attiveranno le corrispondenti azioni del piano di emergenza. Le seguenti procedure di intervento sono delineate sulla base degli scenari di evento e articolati per tipologia di rischio. Tali procedure si renderanno attive nelle situazioni di crisi per evento imminente o per evento già iniziato, finalizzati al soccorso ed al superamento dell'emergenza. I protocolli individuano le fasi nelle quali si articola l'intervento di protezione civile, le componenti istituzionali e le strutture operative che devono essere gradualmente attivate rispettivamente nei centri decisionali della catena di coordinamento (DI.COMA.C - C.O.R. C.C.S. - C.O.M. - C.O.C) e nel teatro d'evento, stabilendone composizione, responsabilità e compiti. Si sottolinea, tuttavia, come i fenomeni naturali o connessi all'attività dell'uomo, in relazione alla prevedibilità, estensione ed intensità possono essere descritti con livelli di approssimazione di grado anche molto diverso (prevedibili quantitativamente - prevedibili qualitativamente - non prevedibili). La strategia operativa del piano di emergenza, dunque, articolerà in:
9.1.1 FASE DI PREALLERTA In caso di emissione di Bollettino di criticità con previsione di criticità ordinaria conseguente alla possibilità di fasi temporalesche localizzate ed anche intense (le precipitazioni previste, in quantità e intensità rientrano tra quelle comunemente percepite come “normali”), e in considerazione del possibile passaggio alla fase successiva di allerta al manifestarsi dell’evento: 1) il D.R.P.C. emette l'avviso di protezione civile per il rischio idrogeologico con fase di PRE-ALLERTA per le zone in cui ricade il territorio comunale; 2) il Tecnico Reperibile di turno, se diverso dal Responsabile UTC avverte il Sindaco e il
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Responsabile del Presidio Operativo, predisponendo così la catena di reperibilità (tramite trasferimento di chiamata sul cellulare) e verificando il funzionamento dei sistemi di trasmissione (fax, e-mail, sms, telefono); 3) il Sindaco o suo delegato attiva il Presidio Operativo (PO) tramite il responsabile del presidio stesso (ROC), il responsabile di protezione civile comunale (RPC) o la Funzione 1, il quale informa dell’apertura della fase di preallerta tutte le componenti dei PP.TT. (geologi, ingegneri, tecnici comunali, volontariato) e le strutture operative responsabili dei cancelli (Polizia Municipale e Forze dell’ordine), attivando la Funzione 7 e per essa il responsabile (Comandante dei VV.UU.); 4) il Sindaco avvia le comunicazioni (ogni 2 ore circa) con le strutture operative locali presenti sul territorio (Comuni limitrofi, Prefettura, Provincia e Regione); 5) la F1 attiva, tramite la polizia municipale e gli operai comunali, per attuazione misure preventive di controllo sul territorio finalizzate alla rimozione di eventuali rifiuti, detriti e ostacoli vari, abbandonati lungo gli alvei in prossimità degli attraversamenti (nodi idraulici), finanche alla rimozione coatta che potrà avvenire su ordinanza del Sindaco all’attivazione della fase di preallarme da parte di mezzi di pronto intervento); 6) la F1 o il ROC del PO verifica e valuta l'evoluzione meteorologica per mezzo di: a)
previsioni meteorologiche a breve termine per la zona in cui ricade il territorio comunale di Spadafora emesse dal D.P.C.;
b)
previsioni a scala locale, tenendo conto degli avvisi di cui ai punti 1, e dell’eventuale invio dell’avviso per condizioni meteo avverse;
c)
sito Osservatorio delle Acque: http://www.osservatorioacque.it/?cmd=datitlm;
d)
dati pluviometrici rilevati dalle stazioni meteorologiche attive a Torregrotta, S. Pier Niceto e Messina (Curcuraci) e gestite dal SIAS (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano): http://www.sias.regione.sicilia.it/;
e)
dati pluviometrici rilevati dalle stazioni meteorologiche attive a Saponara e gestite dallo stesso Comune: http://www.weatherlink.com/user/saponarame/ e http://www.weatherlink.com/user/saponaramaritt/;
f)
dati pluviometrici rilevati dalle stazioni meteorologiche ubicate nell’area dello Stretto di Messina, che, in tempo reale, possono essere consultati al sito http://atmosphera.weebly.com/stazioni-meteo-area-dello-stretto.html;
Obiettivo di tale fase operativa è la verifica della funzionalità del sistema locale di allertamento e la prima vigilanza
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9.1.2 FASE DI ATTENZIONE
In caso di piogge previste a livello locale, 2-3 ore prima l'inizio presunto delle precipitazioni, in caso di evento piovoso in atto con criticità ordinaria, o quando il D.R.P.C. emette l'avviso di protezione civile per il rischio idrogeologico con fase di ATTENZIONE per le zone di interesse comunale: 1. il SINDACO tramite la FUNZIONE 1 e/o il RPO e/o il RPC, previa attendibilità dell’evento, avvia le procedure del piano; tutte le strutture operative e di comando e controllo vengono informate (SCO, RFI, ANAS, CAS, COMUNI LIMITROFI, SORIS, PROVINCIA, FORZE DELL'ORDINE, VIGILI DEL FUOCO, CORPO FORESTALE, SERVIZI ESSENZIALI, 118, FUNZIONI DI SUPPORTO); 2. il Sindaco convoca, tramite la F1, altre funzioni di Supporto ritenute necessarie, come LA FUNZIONE 3 (Volontariato) e la FUNZIONE 5 (Servizi essenziali assistenza scolastica); 3. la Funzione 1/il ROC/il RPC attiva i Presidi Territoriali (PP.TT) nelle località indicate dal Piano (vedi Tavv. XIII e XIV) per le attività di monitoraggio a vista e valutazione (i vari PP.TT devono essere già stati precedentemente organizzati ed avere conoscenza delle rispettive destinazioni/dislocazioni sul territorio); la F1 attiva, dislocandoli in area sicura limitrofa alla zona critica, almeno i seguenti PP.TT., oltre ad altre squadre che si dovessero necessariamente attivare anche sulla base di segnalazioni di criticità sopravvenute: ! Il PT1 e/o il PT2 si recano rispettivamente all’intersezione tra la Via I Riolo e la Via Torrente Cocuzzaro e all’intersezione tra il T. Cocuzzaro e la Via Carmine di Venetico (Tav. XIII), valutandone l’andamento delle acque del T. Cocuzzaro nel tratto immediatamente a monte della Via Carmine di Venetico; i siti che riguardano il PT1 e PT2 possono essere controllati dinamicamente anche da una sola squadra di due persone; ! Il PT3 si reca nel tratto di Via Lungomare antistante il campo sportivo e in caso di inizio allagamento della sede stradale, tramite la Funzione 1 e 7, suggerisce agli agenti della Polizia Municipale di predisporre il cancello (incrocio Via Lungomare e Via Vittorio Emanuele III) per eventuale chiusura al transito veicolare; ! Il PT5 si reca all’intersezione tra il T. Acquavena e la S.S. 113 e ne osserva e valuta l’andamento dei deflussi nel tratto di Via Acquavena a monte della S.S.113; ! Il PT6 e/o PT7 si reca nei pressi dell’intersezione tra il T. Tonnarazza e la S.S.113, nello slargo delle Case color rosa e valuta l’andamento del deflusso torrentizio nel tratto immediatamente a monte e a valle della S.S.113 (unica strada per il
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complesso residenziale CESIF); in maniera saltuaria e dinamica, se si è in carenza di uomini per la costituzione di squadre di presidio, il PT6 si dirige anche sul nodo idraulico di competenza del PT7 all’intersezione tra il Torrente Tonnarazza e la Via Garibaldi per l’osservazione dell’andamento delle acque in alveo a monte dell’attraversamento; 4. tutti i PP.TT. e il personale addetto ai cancelli comunicano alla F1 del PO l'avvenuto posizionamento nelle rispettive postazioni e iniziano l'osservazione dei siti a rischio; in caso di problematicità imminente, i PP.TT. segnalano alla F1 il tipo di criticità o la necessità di prolungare il periodo di osservazione; 5. la F1 valuta la situazione e aggiorna sull’esito momentaneo dei riscontri e ricognizioni dei PP.TT. tutte le strutture operative e la catena di comando territorialmente competente (Prefetto, Provincia, Soris, Comuni limitrofi, ecc..); 6. la F1 allerta tutti i referenti (tra cui le Funzioni di Supporto) per lo svolgimento delle attività previste nelle fasi di preallarme e allarme, verificandone la reperibilità, informandoli sull’avvenuta attivazione della Fase di Attenzione e della costituzione del Presidio Operativo, aggiornandoli, altresì, sull’evolversi della situazione; 7. la F1 analizza i dati relativi alle previsioni e all’evoluzione meteorologica; 8. la F1 attiva il volontariato locale (Associazione Misericordia), tramite il responsabile della FUNZIONE 3 e anche la FUNZIONE 4; 9. la F3, su richiesta della F1 e per essa del Sindaco, allerta e attiva squadre di volontari appartenenti all’Associazione Misericordia da impiegare a supporto dei PP.TT. e nei Cancelli; 10. il Sindaco convoca le strutture operative (Carabinieri, G.d.F., Polizia Provinciale, Forestale, Polizia Municipale) le quali, comunque nell’ambito della propria autonomia e delle loro prerogative, inviano le pattuglie per l’eventuale predisposizione dei cancelli mediante posizionamento della segnaletica stradale nei punti critici; 11.la Funzione 7 dispone la verifica della percorribilità della viabilità strategica comunale e la funzionalità delle aree di emergenza tramite gli agenti della Polizia Municipale; inoltre, dispone misure preventive di controllo sul territorio finalizzate alla rimozione di eventuali rifiuti, detriti e ostacoli vari, abbandonati lungo gli alvei in prossimità (soprattutto a monte) degli attraversamenti (nodi idraulici), finanche alla rimozione coatta che potrà avvenire su ordinanza del Sindaco, e comunque, necessariamente da eseguirsi all’attivazione della fase di preallarme anche con mezzi di pronto intervento; 12.la F3, su richiesta della F1 e per essa del Sindaco, telefonicamente o materialmente, congiuntamente alla F9 (che sarà attivata all’occorrenza), tramite i vari gruppi e squadre di volontari, allerta tutti i detentori delle strutture coperte per il primo ricovero della popolazione (A.P.R. delle Tavv. XII, XIII, XIV e XV, come Chiese, strutture
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comunali, scuole, ecc.) che eventualmente si dovessero ritenere necessarie con il peggioramento della situazione meteo e pertanto con l’apertura della successiva fase di preallarme; 13.la F1 attiva la Funzione 5 e allerta la parrocchia telefonicamente o tramite l’invio di volontari, per eventuale attivazione del suono delle campane (con le modalità previste nel presente Piano), qualora in fase di preallarme e/o di imminente pericolo, si ritenesse necessario; 14. la F5, in questa fase attivata, pre-allerta i referenti individuati per gli elementi a rischio (capi famiglia, gestori reti tecnologiche e infrastrutturali, dirigenti scolastici, ecc.) che possono essere coinvolti dall’evento e fornisce indicazioni sulle attività intraprese e su indicazione della F1 suggerisce soluzioni e azioni per prevenire e fronteggiare le eventuali problematiche;
15. il Sindaco, su suggerimento della F1 e tramite la F4, precedentemente attivata, stabilisce i collegamenti con le imprese, preventivamente individuate e/o convenzionate, pre-allertandole di assicurare il pronto intervento mediante materiali e mezzi (escavatori, trattori, pulmini, ambulanze, idrovore, sacchi di sabbia, ecc..) e in che tempi; a) la F1/ROC/RPC, sulla base di un continuo peggioramento, o al verificarsi di un evento precipitativo in corso o presunto, anche su segnalazione dei PP.TT., suggerisce al Sindaco l’opportunità di attivare il C.O.C.; b) a ragion veduta il Sindaco, sentito il Responsabile della Funzione 1 Tecnica e di Pianificazione, può procedere alla convocazione di altre funzioni di supporto come la FUNZIONE 2 (Sanità, assistenza sociale e veterinaria); c) a questo punto il Sindaco attiva il C.O.C. e si apre la Fase di Preallarme; Durante la fase di Attenzione la popolazione non è attivamente coinvolta nelle operazioni di emergenza.
FINE EVENTO 1. i PP.TT. e il personale dei VV.UU.,, in relazione alle singole situazioni, concordano con la F1 di: a) disattivare le attività di presidio e/o di cancello (FASE DI PREALLERTA); 2. la F1 (tecnici e previsori), sentito anche i dispacci e le previsioni, comunica la conclusione della fase di allerta ai PP.TT. e al personale dei VV.UU. dislocati sul territorio. N.B.: nelle ore serali l'osservazione a vista dei PP.TT. non sarà condotta nei casi di mancanza di luce; pertanto, i PP.TT. non saranno attivi.
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9.1.3 FASE DI PREALLARME 1. il D.R.P.C. emette l'avviso di protezione civile per il rischio idrogeologico con fase di PRE-ALLARME per le zone in cui ricade il territorio comunale; 2. alla comunicazione del superamento della soglia che individua il livello di preallarme e/o al peggioramento della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici, il Sindaco o suo delegato, previa verifica e valutazione, attiva la fase di preallarme; 3. il Sindaco attiva il COC, se non ancora attivato, e convoca, tramite la F1, tutte le altre funzioni di Supporto ritenute necessarie, come la FUNZIONE 2 (Sanità, Assistenza sociale e veterinaria), 5 (Servizi essenziali e attività scolastiche), 8 (Telecomunicazioni) e 9 (Assistenza alla popolazione) ed infine, la F6 (Censimento danni); 4. il Sindaco attiva la segreteria di coordinamento, se non già attivata, che riceve comunicazioni nonché allertamenti, aggiornamenti e richieste provenienti dalla Regione, Provincia e/o dalla Prefettura; 5. il Sindaco informa Regione, Prefettura e Provincia dell’avvenuta attivazione del COC, comunicando le Funzioni attivate e le aggiorna sull’evolversi della situazione, sulle iniziative intraprese, segnalando eventuali criticità; informa la popolazione attraverso i sistemi di allertamento previsti dal Piano (suono delle campane nelle rispettive chiese ricadenti sul territorio comunale); verifica l'effettivo dispiegamento sul territorio delle strutture operative previste per le operazioni di messa in sicurezza della popolazione a rischio (es. evacuazione precauzionale) e di pronto intervento; 6. già in questa fase il Sindaco ha facoltà di adottare provvedimenti e misure per scongiurare l’insorgere di situazioni determinanti pericolo per la pubblica incolumità tramite ordinanze contingibili ed urgenti (D.Lgs. 267/2000 artt. 50 e 54) e/o tramite la F1 (o tecnici dell’UTC), verbali di somma urgenza; 7. in prospettiva di continue condizioni meteo avverse, il sindaco, se non ha precedentemente provveduto ad emettere ordinanza di chiusura preventiva dei plessi scolastici di ogni ordine e grado, in via precauzionale, dispone l’evacuazione degli edifici scolastici a rischio, come l’Istituto Aristide Gabelli in Via Acquavena e l’Asilo Nido in Via Nuova Grangiara, nei modi delineati nel Piano o in altri che si dovessero ritenere più idonei e/o necessari; 8. dispone l’allontanamento preventivo della popolazione dalle zone a rischio nei modi delineati nel Piano o in altri che si dovessero ritenere più idonei e/o necessari;
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La FUNZIONE 1: (ha gli obiettivi del mantenimento della ricognizione e presidio della aree esposte a rischio, ossia del monitoraggio e sorveglianza del territorio, la valutazione e l’aggiornamento degli scenari di rischio) !
mantiene, dispone e intensifica il monitoraggio a vista nei punti critici attraverso l’invio delle squadre di tecnici (strutture tecniche comunali, VV.UU. e volontari), con cui mantiene costantemente i contatti e ne valuta le informazioni; la F1 attiva e disloca in area sicura limitrofa alla zona critica, tutte le squadre di presidio viste in precedenza, se non ancora attivate, più le seguenti: ! Il PT4 si reca all’intersezione tra il T. Riolo e la Via Nuova Grangiara (zona antistante l’Ufficio Postale) e ne controlla l’andamento dei deflussi in alveo del T. Riolo nel tratto subito a monte dell’intersezione; ! Il PT8 si reca all’intersezione tra la S.S.113 e il Torrente Boncordo e valuta l’andamento dei deflussi torrentizi in alveo nelle zona immediatamente a valle e a monte; ! Tutti i PP.TT. idrogeologici da frana dal PT9 al PT14, dislocati in posizione di sicurezza nei siti prestabiliti e individuati in cartografia (vedi Tavv. XIII, XIV e tab. 29);
!
analizza i dati relativi alle previsioni e all’evoluzione meteorologica e ne valuta la rispondenza sul territorio delle informazioni;
!
provvede all’aggiornamento dello scenario sulla base dei dati acquisiti nelle attività di cui ai punti precedenti;
!
mette a disposizione tutte le informazioni tecniche necessarie per far fronte all'evento (cartografie, elaborati tecnici ecc...);
!
aggiorna lo scenario previsto dal Piano, tenendo conto delle previsioni meteo, raccordandosi con le Funzioni presenti nel COC al fine di seguire costantemente l’evoluzione dell’evento, ponendo particolare attenzione agli elementi esposti al rischio;
!
verifica la funzionalità del sistema di allarme comunale predisposto per gli avvisi alla popolazione;
!
al verificarsi della segnalazione di imminente pericolo da parte dei PP.TT. di riferimento, allerta la popolazione attivando, in assenza di sistema di sirene, il suono delle campane suonate continuamente e intensamente;
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La FUNZIONE 2: (gli obiettivi principali sono l’assistenza sanitaria alle persone non autosufficienti e/o bisognose di assistenza) !
contatta le strutture sanitarie (A.S.L., ospedali, ambulatori, guardie mediche, ecc.) individuate in fase di pianificazione, vi mantiene contatti costanti e ne verifica la disponibilità delle strutture stesse ad accogliere eventuali persone bisognose; l’A.S.L., ricevuta notizia di allertamento di possibile emergenza, si attiva per predisporre gli eventuali presidi e strutture occorrenti; la stessa A.S.L., allerta il proprio personale e predispone i mezzi necessari ad allestire, eventualmente, presidi sanitari mobili e/o PMA (Presidi Medici Avanzati); infine, a seconda dell’emergenza potenziale, verifica la disponibilità del materiale e segnala prontamente eventuali fabbisogni alla Provincia e alla Regione;
!
allerta e verifica la effettiva disponibilità delle risorse delle strutture sanitarie da inviare alle aree di ricovero della popolazione e comunque nei luoghi in cui dovessero essere necessari trattamenti medico-sanitari;
!
predispone ed invia squadre miste nei Posti Medici Avanzati previsti, per assicurare l’assistenza sanitaria;
!
predispone ed invia volontari ad indirizzo socio-sanitario e mezzi (appartenenti all’Associazione Misericordia o altri gruppi), tramite le indicazioni dell’A.S.L. o di medici e/o su segnalazioni, presso le abitazioni di persone non autosufficienti e/o bisognose di assistenza, per la loro messa in sicurezza e per il trasporto della popolazione bisognosa nelle aree di accoglienza preventivamente organizzate;
!
allerta i volontari ad indirizzo socio-sanitario (appartenenti all’Associazione Misericordia o altri gruppi), in caso di peggioramento dell’evoluzione dello scenario, che potrebbero fornire risorse ad integrazione per il trasporto, per l’assistenza alla popolazione presente nelle strutture sanitarie e nelle abitazioni in cui sono presenti malati “gravi”;
!
predispone ed invia uomini e mezzi necessari alla messa in sicurezza del patrimonio zootecnico delle zone a rischio;
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La FUNZIONE 3: (gli obiettivi principali sono l’assistenza alla popolazione, al traffico, supporto alle squadre per le azioni di evacuazione, informazione alla popolazione, messa a disposizione di materiali, uomini e mezzi per la gestione e superamento delle varie fasi di emergenza) !
predispone ed invia lungo le vie di fuga e nelle aree di attesa e di primo ricovero, gruppi di volontari per l’assistenza alla popolazione;
!
predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi per il trasporto della popolazione a rischio e/o bisognosa di cure, rispettivamente nelle aree di accoglienza (e/o A.P.R.), e nelle strutture sanitarie all’uopo organizzate;
!
predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi da porre in affiancamento alle strutture operative (VV.UU., FF.OO., ecc.) presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico e per le esigenze delle altre funzioni di supporto;
!
verifica le esigenze e le disponibilità di materiali e mezzi necessari all’assistenza della popolazione (beni di prima necessità) ed individua le necessità per la predisposizione e l’invio di tali materiali presso le aree di accoglienza della popolazione;
La FUNZIONE 4: (gli obiettivi principali rendere pronta la disponibilità di mezzi e risorse per il pronto intervento finalizzato alla prevenzione e mitigazione del rischio) !
stabilisce (se non ancora fatto) e/o mantiene i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per assicurare il pronto intervento;
!
richiede alle Ditte per il pronto intervento, qualora peggioramenti dello scenario lo rendessero necessario, e sentita la Funzione 1, il posizionamento (con i tempi necessari) di uomini e mezzi meccanici (escavatori, trattori, idrovore, sacchi di sabbia, ecc.) presso i punti critici a rischio evolutivo crescente suggeriti dai vari PP.TT., o provenienti da segnalazioni; sacchi di sabbia sono da posizione presso le abitazioni storicamente allagate dell’Antico Quartiere, del Quartiere Marina compreso tra Via Piccolo Pozzo, Via Vittorio Emanuele III, Via Lungomare e Via Nuova, la zona di Via
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Acquavena, le abitazioni più depresse di Vico III Arcipretato, la sala biliardi sottomessa al T. Tonnarazza; !
predispone ed invia i mezzi comunali e/o di ditte esterne (trattori, escavatori, pullman, pulmini, sacchi di sabbia, ecc.), necessari allo svolgimento delle operazioni di evacuazione e per l’assistenza della popolazione;
!
verifica le risorse e le disponibilità di materiali e mezzi necessari per le varie esigenze (per es. all’assistenza alla popolazione) e fornisce al ROC, l’elenco delle risorse stimate necessarie e non disponibili, perché siano reperite eventualmente altrove;
!
dispone l'invio delle risorse disponibili al momento per far fronte alle eventuali emergenze e presso i centri di accoglienza;
!
stabilisce i collegamenti con la Prefettura, la Regione e la Provincia e richiede l’invio nei centri di accoglienza di eventuale ulteriore materiale necessario al soccorso e/o all’assistenza alla popolazione;
" "
La FUNZIONE 5: (gli obiettivi principali sono i contatti con le strutture a rischio, individuazione degli elementi a rischio e la garanzia della funzionalità dei servizi essenziali , protezione e censimento della popolazione scolastica)
!
contatta e allerta le strutture scolastiche individuate in fase di pianificazione e che potrebbero essere coinvolte e vi mantiene contatti costanti accertandosi dell’esistenza di specifici Piani di evacuazione per un coordinamento delle attività, e suggerisce azioni di salvaguardia e auto-protezione della popolazione scolastica;
!
individua, sulla base della pianificazione gli elementi a rischio che potrebbero essere coinvolti (Istituto Aristide Gabelli, Asilo Nido, Liceo Scientifico e Ufficio Postale di Via Nuova Grangiara, Castello) e provvede al censimento in tempo reale delle persone presenti nelle strutture suddette o in altre potenzialmente vulnerabili dall’evento;
!
stabilisce e mantiene i contatti con i rappresentanti degli enti e delle società erogatrici dei servizi primari;
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!
assicura la presenza al C.O.C. dei rappresentanti degli enti e delle società eroganti i servizi primari;
!
invia sul territorio i tecnici e le maestranze per verificare la funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei servizi comunali;
!
allerta i referenti individuati per gli elementi a rischio (capi famiglia, gestori reti tecnologiche e infrastrutturali, dirigenti scolastici, ecc.) che possono essere coinvolti nell’evento in corso e fornisce indicazioni sulle attività intraprese e su indicazione della F1 suggerisce soluzioni e azioni per fronteggiare le problematiche;
La FUNZIONE 6: (gli obiettivi principali sono il censimento degli eventuali danni a persone e cose) !
predispone le attivazioni necessarie alle verifiche dei danni che potranno essere determinati dall’evento previsto; La FUNZIONE 7: (gli obiettivi principali sono l’impiego delle strutture operative, l’allertamento della popolazione, la predisposizione di uomini e mezzi per la verifica di idoneità e disciplina della viabilità)
!
verifica la disponibilità delle strutture operative individuate per il perseguimento degli obiettivi del Piano e nel caso vi sia necessità, richiede l’affiancamento e il concorso di altre FF.OO., nel rispetto della loro rispettiva autonomia e prerogative di funzione;
!
predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico, avvalendosi se del caso anche dell’affiancamento del volontariato;
!
verifica la percorribilità delle infrastrutture viarie in base allo scenario ipotizzato nel Piano, dal Referente della Funzione 1 o in base a segnalazioni;
!
allerta le squadre individuate per la diramazione dei messaggi di allarme (nei modi previsti) o cessato allarme alla popolazione con l’indicazione delle misure di evacuazione determinate;
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!
predispone le squadre per la vigilanza degli edifici che saranno evacuati;
!
predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi per il trasporto della popolazione nei centri di accoglienza;
COMUNICAZIONE DEI PP.TT. DI IMMINENTE PERICOLO AI NODI IDRAULICI ! in caso di temuto pericolo di esondazione del T. Cocuzzaro e al continuo persistere di piogge insistenti, il PT1/PT2, tramite la Funzione F1 e la F7 e sentito i rispettivi Sindaci dei Comuni di Spadafora e Venetico, suggerisce di disporre precauzionalmente la chiusura del tratto di Via Carmine, facendo istituire ai VV.UU. di Venetico la chiusura di un cancello (codificato al V.1 nella Tav. XIII) all’imbocco della suddetta via (bivio con la strada S.S.113 II Provinciale), mentre si suggerisce alla F7 di organizzare contestualmente, e in accordo con i VV.UU. di Venetico e sentito i rispettivi Sindaci, un cancello presidiato (il P.V.1 di Tav. XIII), per modo da creare il senso alternato della viabilità sulla S.S.113 – Via II Provinciale; ! in caso di temuto pericolo di esondazione del T. Acquavena e al continuo persistere di piogge insistenti, il PT5, tramite la Funzione F1 e la F7, suggerisce di disporre precauzionalmente la chiusura del tratto della S.S113 Via Umberto I compreso tra Via Roma e Via Carrara, istituendo i cancelli P.V.3 e P.V.5 (inizialmente presidiati poi anche no); ! in caso di allagamento parziale della strada in alveo del T. Tonnarazza, per temuto pericolo al traffico veicolare e al continuo persistere di piogge insistenti, il PT6, tramite la Funzione F1 e la F7, suggerisce di disporre precauzionalmente la chiusura al transito (tramite il cancello 11 non presidiato) verso le C.da Lenzi e Tonnarazza e il complesso residenziale CESIF, cha da questo momento rimarranno in stato di isolamento;
!
la F7, qualora lo ritenesse necessario o su suggerimento da parte della F1 o dei PP.TT. di chiudere i cancelli suddetti, istituirà subito il cancello presidiato P.V.11 (incrocio tra Via Sicilia e statale 113), bloccando il passaggio del traffico proveniente da Messina verso Palermo e obbligando la veicolazione lungo la Via Sicilia; il P.V.10, se non riceve notizie di pericolo dal PT7 al nodo idraulico tra Via Garibaldi e il T. Tonnarazza, lascerà proseguire verso la Via Lungomare solo il traffico pesante (camion, pullman, TIR, ecc.), mentre il traffico leggero (moto, auto, ecc.) verrà dirottato lungo la Via Garibaldi, per poi connettersi alla Via Lungomare attraverso la Via Mazzini, svoltando in corrispondenza del P.V.7 (vedi Tav.XIII); il
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traffico leggero proseguirà sulla Via Lungomare, verso Palermo, assieme a quello pesante, fino a svoltare tramite P.V.2 nella Via Cunettone Coperto (se agibile), altrimenti nella Via Macello, fino a raggiungere la statale 113 e proseguire verso Palermo; si sottolinea che questo scenario dovrà essere seguito solo nel caso di sommersione del tratto di Via Lungomare antistante il campo sportivo (zona del PT3); sommersione con tiranti idrici, registrati nel recente passato, tali da non dover creare difficoltà insuperabili per il traffico pesante; per cui è consigliabile, anche per alleggerire la statale 113, di dirottare il traffico pesante, anche quello proveniente da Palermo (e quindi da Venetico), sulla Via Lungomare. Qualora, ci sia sommersione del tratto di Lungomare antistante il Campo Sportivo e il Borgo Marina, si dovrà fare rispettare al traffico pesante la velocità a passo d’uomo, onde evitare effetti ondosi all’acqua ristagnante nei luoghi sopra menzionati e conseguenti amplificazioni dei tiranti idrici, che procurerebbero un’esaltazione delle ingressioni all’interno delle abitazioni del Borgo Marina. Il P.V.6 dirotterà il solo traffico leggero, che avesse necessità di andare verso Messina, verso la Via Ospedale, utilizzando poi la statale 113, mentre il cancello 7 non presidiato, posto sulla Via Lungomare, assumerà la funzione di obbligare tutto il traffico veicolare proveniente da Palermo, a dirigersi nella Via Manzoni, dove il P.V.8 posto all’incrocio con la Via Garibaldi, filtrerà solo il traffico pesante verso la statale, mentre quello leggero sarà direzionato sulla Via Garibaldi, previo consenso del PT7. Tutti gli altri cancelli non presidiati, indicati nella Tav. XIII, dovranno essere predisposti sempre con l’obiettivo di impedire il traffico verso zone interessate da pericoli conclamati o imminenti; per esempio, uno di questi (il cancello 11), dovrà essere predisposto precauzionalmente, a tutela dell’incolumità pubblica, per la chiusura al transito verso le C.da Lenzi e Tonnarazza e il complesso residenziale CESIF, cha da questo momento rimarranno in stato di isolamento; !
d’intesa con le FF.OO. e nel rispetto delle proprie funzioni e della loro piena autonomia d’azione, predispone le squadre per la vigilanza degli edifici eventualmente evacuati, onde prevenire fenomeni di sciacallaggio;
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La FUNZIONE 8: (gli obiettivi principali sono la garanzia delle comunicazioni) !
attiva il contatto con i responsabili locali degli Enti gestori dei servizi di telecomunicazione e dei radioamatori;
!
predispone le dotazioni per il mantenimento delle comunicazioni in emergenza con i PP.TT. e le squadre di volontari già inviate o da inviare sul territorio;
!
verifica il funzionamento del sistema di comunicazioni adottato;
!
fornisce e verifica gli apparecchi radio in dotazione;
!
garantisce il funzionamento delle comunicazioni in allarme; La FUNZIONE 9: (gli obiettivi principali sono l’assistenza alla popolazione, predisposizione misure di salvaguardia, informazione alla popolazione,, efficienza delle aree di emergenza)
!
aggiorna in tempo reale il censimento della popolazione presente nelle aree a rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili;
!
effettua un censimento presso le principali strutture ricettive nella zona per accertarne l’effettiva disponibilità;
!
si assicura della effettiva disponibilità e funzionalità di alloggio presso i centri e le aree di accoglienza individuate nel Piano;
!
raccorda le attività con i volontari (F2 e F3) e le strutture operative (F4 e F7) per l’attuazione del Piano di Evacuazione;
!
verifica le esigenze e le disponibilità di materiali e mezzi necessari all’assistenza alla popolazione ed individua le necessità per la predisposizione e l’invio di tali materiali presso le aree di accoglienza della popolazione;
!
predispone ed invia, tramite la F4, i mezzi comunali o di ditte esterne (eventualmente convenzionate) necessari allo svolgimento delle operazioni di evacuazione (pullman, pulmini, ecc.) e per la predisposizione della messa in sicurezza della popolazione;
!
stabilisce, tramite il Sindaco, i collegamenti con la Prefettura, la Regione e la Provincia e richiede, se necessario, l’invio nelle aree di ricovero del materiale necessario all’assistenza alla popolazione;
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!
predispone l’attivazione del personale per il censimento della popolazione nelle aree di attesa e nei centri di accoglienza attraverso una specifica modulistica da predisporsi;
!
preallerta le famiglie che hanno dato disponibilità ad ospitare persone e/o famiglie, secondo il piano di gemellaggio eventualmente previsto;
COMUNICAZIONE DEI PP.TT. DI IMMINENTE PERICOLO PER LA POPOLAZIONE E OPERAZIONI DI EVACUAZIONE PREVENTIVA In via precauzionale, i PP.TT., suggeriscono alla F1, l’evacuazione preventiva della popolazione direttamente a rischio (specialmente quella residente ai soli piani terra e comunque posizionati a quote inferiori a quelle della Via Umberto I) e di quella più vulnerabile residente in luoghi a elevato rischio di isolamento. In questa fase la popolazione interessata dovrà prepararsi ad uscire di casa, in attesa di un eventuale segnale di allarme. Laddove l’evacuazione non fosse più possibile, la popolazione dovrà portarsi ai piani alti delle proprie abitazioni, ospitando quella residente ai soli piani terra.
! Il PT1/PT2 avvisa nei modi possibili e dopo aver sentito la F1 e per essa il Sindaco, la popolazione a rischio potenzialmente interessata dall’esondazione del T. Cocuzzaro (quella dell’Antico Quartiere residente ai piani terreni e comunque inferiori alle quote di Via Umberto I) e assieme a squadre di volontariato sociosanitario (già inviate dalla F3, F2 ed F9), invita la popolazione a rischio, residente ai piani terreni, ad abbandonare l’abitazione e dirigersi verso la S.S. 113 (Via II Provinciale direzione a senso unico verso Palermo), usando la rampa di scale presente in Via II Trieste, così come indicato dal tracciato in verde delle vie di fuga (Tav. XIII), dove ci sarà in sosta un pullman preventivamente predisposto (dalla F4 e F9 su valutazione e disposizione della F1) ad accogliere la popolazione in fuga. Qualora il pullman non fosse reso ancora disponibile, la popolazione (specialmente quella non autosufficiente, possibilmente sempre accompagnata da squadre di volontariato, dovrà essere trasferita con ambulanze e/o autovetture verso la struttura di primo ricovero (A.P.R.) immediatamente più prossima (stazione VV.UU., Municipio, in un’ultima analisi Gazebo Bar Miceli), attraversando la S.S.113 II Provinciale nel tratto antistante il lato ovest del Castello a fianco del Rifornimento IP. La popolazione adulta e comunque autosufficiente potrà raggiungere le aree di emergenza di primo ricovero suddette, passando attraverso il ponticello, al di sotto della S.S.113 II Provinciale. ! La popolazione più esposta al pericolo di esondazione sulla Via Umberto I da parte
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del T. Cocuzzaro, è quella che risiede unicamente ai piani terreni o che non ha possibilità di rifugiarsi ai piani più alti, perché ad esempio caratterizzata da disabilità o comunque non autosufficiente. Dal censimento effettuato (da verificare e aggiornare da parte del Comune di Spadafora) personalmente e congiuntamente all’agente dei Vigili Urbani di Spadafora, Sig. Paolo La Macchia, il 25/09/2012, la popolazione maggiormente a rischio, residente ai soli piani terra o impossibilitata a raggiungere i piani più alti, è risultata:
-
Via Torrente Cocuzzaro s.n. (Fam. Ruggeri 2 anziani);
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Via Antico Quartiere civ. n°3 (n. 3 adulti in affitto permanente);
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Via Antico Quartiere civ. n°5 (n. 3 adulti);
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Via Antico Quartiere civ. n°10 (n. 1 adulto);
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Via Pozzo s.n. (1 anziano);
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Via Pozzo s.n. (2 anziani);
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Vico Pozzo s.n. (2 anziani);
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Piazza Vittorio Emanuele civ. n°6 (1 anziano);
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Piazza Vittorio Emanuele civ. n°14 (1 anziano + 1 adulto);
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Via Trieste n°26 (1 anziano);
La popolazione totale coinvolta, comprendente anche i residenti ai piani superiori al piano terra o che possono raggiungerli, risulterebbe:
-
Via Antico Quartiere civv. n°3, n°5, n°7 (3 anziani), n°11 (2 adulti), n°13 (2 anziani), n°15 (2 nuclei familiari rispettivamente di 3 adulti e 2 adulti), n°6 (1 anziano non residente), n°10A (2 nuclei familiari rispettivamente di 1 anziano e 4 adulti), n°18 (1 anziano), n°22 (1 adulto), n°24 (1 anziano + 3 adulti);
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Via Umberto I dal civ. n°1A (1 anziano) e 1B (2 adulti + 1 bambino), n° 7 (1 adulto + 3 bambini), n°11 (2 adulti), n°13 (2 adulti + 1 invalida);
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Via Umberto I civv. n°6 (4 adulti + 1 anziano) e n°8 (1 adulto);
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Piazza Vittorio Emanuele dal civ. n°2 al 22;
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Via Pozzo (tutti i residenti);
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Vico Pozzo (tutti i residenti tra cui 1 disabile);
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Via Trieste civv. n°7 ((1 anziano), n° 9 (2 adulti);
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Via II Trieste civv. n°2 (2 anziani), n° 4 (2 adulti) e n°6 (2 adulti);
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Piazza Vittorio Emanuele III civv. n° 2 (1 adulto), n°4 (3 adulti), n°8 (2
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adulti), n°12 (2 anziani), n°16 (2 adulti + 1 bambino), n°18 (3 adulti); N.B.: si sottolinea come la popolazione anziana rilevata (da intendersi sempre >64 anni) è spesso poco autosufficiente fino a non autosufficiente da legarsi a problemi di deambulazione. ! Il PT1/PT2, in caso di temuta erosione per scalzamento della sponda laterale destra del T. Cocuzzaro, avvisa nei modi possibili e dopo aver sentito la F1 e per essa il Sindaco, la popolazione a rischio potenzialmente interessata. Assieme a squadre di volontariato socio-sanitario (già inviate dalla F3, F2 ed F9), ma anche di VV.UU. (inviati dalla F7), si dovranno contattare, i residenti, invitandoli ad abbandonare preventivamente l’abitazione seguendo le vie di fuga fino alla prossima area di primo ricovero (A.P.R.) rappresentata dalla stazione dei VV.UU. o dal Gazebo del Bar Miceli (la popolazione evacuata potrà dirigersi anche al vicino Municipio); In via prioritaria, si dovranno avvisare, secondo la scala del sottostante elenco, i residenti che risulterebbero ai seguenti indirizzi:
- Via I Riolo civ. n°1 (4 adulti) e civ. n°2 (2 adulti e 2 bambini) più un anziano al piano terra; - Via Fornaci (risulterebbero due nuclei familiari presso abitazioni s.n. civico: 1 anziano; 3 adulti e 1 bambino); - Via Umberto I civ. n°1A (1 anziano), civ. n°1B (2 adulti + 1 bambino), civ. n°7 (1 adulto + 3 bambini); - Via T. Cocuzzaro civ. n°3 (1 anziano); - Via II Fornaci civ. n°10 (1 anziano), civ. n° 18 (1 anziano), civ. n°23 (1 adulto), civ. n°25 (2 adulti + 1 bambino), civ. n°27 (3 adulti); - Via Capraro civ. n°3 (2 adulto) e civ. n°4 (2 adulti + 1 bambino); - Via I Riolo civ. n° 4 (4 adulti + 1 bambino) e (3 adulti + 1 bambino), civ. n°8 (4 adulti), civ. n° 9 (1 anziano + 1 adulto), civ. n°13A (2 adulti + 2 bambini); - Via San Giuseppe (tutti i residenti); ! Il PT4, in caso di imminente pericolo da parte del T. Riolo, e dopo aver sentito la F1 e per essa il Sindaco, avvisa nei modi possibili la popolazione a rischio presente all’interno dell’Ufficio Postale, e tutti i proprietari degli autoveicoli in sosta lungo il tratto esposto di Via Nuova Grangiara, invitandoli ad abbandonare l’area e dirigersi verso l’area di attesa e di primo ricovero costituita dai campi da tennis, oppure verso la Chiesa Sacro Cuore o i locali della parrocchia dei SS. Giuseppe e Martino;
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! Il PT5, in caso di temuto pericolo da parte del T. Acquavena, avvisa nei modi possibili e dopo aver sentito la F1 e per essa il Sindaco, la popolazione a rischio interessata risulterebbe:
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Via Acquavena civ. n°3 (1 anziano + 4 adulti);
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Via Umberto I civv. n°192 (2 anziani), n° 194 (2 anziani al piano terra) e n° 196 (2 adulti ai piani superiori), n° 202 (2 anziani), n°204 (1 adulto a piano terra + 2 adulti e 2 bambini ai piani superiori);
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Vico Acquavena (1 anziano);
-
Popolazione scolastica all’interno dell’Istituto A. Gabelli;
invitandola ad abbandonare preventivamente le proprie abitazioni verso la Chiesa Sacro Cuore o tramite pulmino (preventivamente predisposto) verso la Scuola Media-Elementare G. Verdi; ! Il PT6, in caso di imminente pericolo da parte del T. Tonnarazza, avvisa nei modi possibili e dopo aver sentito la F1 e per essa il Sindaco, la popolazione presente nella sottomessa sala biliardi e tramite il PT7 quella residente ai piani terreni di plessi edilizi adiacenti, invitandola a portarsi ai piani più alti, oppure alla Scuola media-Elementare G. Verdi; ! Il PT8, in caso di temuto pericolo di tracimazione dall’argine sinistro (a valle della S.S.113) da parte del T. Boncordo, avvisa nei modi possibili e dopo aver sentito la F1 e per essa il Sindaco, la popolazione presente nei piani terreni posti a a quote inferiori a quelle della statale 113 e della Via Arcipretato II, suggerendo di rifugiarsi ai piani più alti; ! Il PT9, valuta la situazione di dissesto geomorfologico nei versanti della collina su cui insiste il Cimitero di Spadafora, e specialmente in caso di torbidità delle acque discendenti dalla collina, dopo aver sentito la F1 e per essa il Sindaco, avvisa nei modi possibili la popolazione esposta ai piani terreni di Via Nuova Grangiara (dal civ. 6 al 14) e di Via San Martino (dal civ. 55 al 61), disponendo con il concorso di squadre di volontari e di VV.UU., l’eventuale evacuazione dei residenti verso l’area dei campi da tennis o della Chiesa Sacro Cuore, o invitandoli a rifugiarsi ai piani pari o superiori al primo posti in posizione opposta al versante; infine, tramite VV.UU. si dispone la chiusura dell’area potenzialmente interessata tramite cancelli opportuni; ! Il PT9, con il concorso di squadre di volontari e di VV.UU., dispone l’evacuazione dell’Asilo Nido (bambini n. 20 + n. 5 personale educativo + n. 2 personale ausiliario) mediante almeno 2 pulmini già predisposti dalla F4 e/o F9, verso l’adiacente Liceo Scientifico, nei soli locali più sicuri che si ritengono i piani alti posizionati nella parte opposta ai versanti della collina del cimitero e all’estremità opposta rispetto all’ingresso del Liceo (ossia ad ovest); nel caso in cui il Liceo sia chiuso, i bambini e tutto il personale dell’Asilo Nido, sarà trasportato nei locali della
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parrocchia SS. Giuseppe e Martino oppure nell’area dei campi da tennis; ! Il PT10, valuta la situazione di dissesto geomorfologico nei versanti che insistono su C.da Fascellari ed in particolare su un edificio singolo (2 adulti + 1 bambino), e in caso di peggioramento delle condizioni meteo, sentito la F1 e per essa il sindaco, avvisa i residenti l’abitazione, suggerendo di evacuare l’abitazione verso la Chiesetta Madonna del Carmine di Grangiara; in caso l’evacuazione non fosse più possibile si dovrà avvisare i residenti di rifugiarsi ai piani più alti dell’abitazione e posizionati nella parte opposta al versante; ! Il PT11/PT12, valuta la situazione di dissesto geomorfologico, rispettivamente nella zona del versante est, in fase di consolidamento (Via Mannella civ. n°1 con 2 adulti + 2 bambini), e lungo vie Serro Fontana e Incenso Fontana, prestando attenzione ad erosioni concentrate nei versanti e soprattutto ad eventuali movimenti e demolizioni del terreno prossimo alle abitazioni a rischio; in caso di pericolo imminente, sentita la F1 e per essa il Sindaco, dispone con il concorso di squadre di volontari e di VV.UU., l’eventuale evacuazione dei residenti le abitazioni a rischio in Via Incenso Fontana (nel tratto più periferico con 3 nuclei familiari composti rispettivamente da due adulti, 2 anziani poco autosufficienti e 2 anziani – vedi Tavv. XIV e XV) verso la Ex Scuola Elementare Don Bosco di Via Mannella (A.P.R. preventivamente predisposta) o la Chiesa di San Martino; ! Il PT13/PT14, valuta la situazione di dissesto geomorfologico, rispettivamente nella zona del Piano di San Martino, lungo via Serro Puntale di C.da Marinaro e lungo la strada comunale Croce Sogli Margufi di C.da Razzi, prestando attenzione ad erosioni concentrate dei cigli e soprattutto ad eventuali movimenti e demolizioni del terreno prossimo alle abitazioni a rischio; in caso di pericolo temuto, sentita la F1 e per essa il Sindaco, dispone con il concorso di squadre di volontari e di VV.UU., l’eventuale evacuazione dei residenti le abitazioni a rischio in:
- Via Serro Puntale (dal civ. 82 al civ 106 – vedi Tav. XIV)civv. n°82 (1 adulto), n°84 (2 anziani), n°106 (2 adulti), n°108 (3 adulti + 1 bambino); - in un singolo fabbricato posto sulla strada comunale Croce Sogli Margufi (4 adulti + 1 bambino); - in Via Croce civ. n°3 (2 adulti frequentatori non residenti); - in Via Piano al civ. n°23 (1 anziano + 1 allettato); Tutti gli evacuati dovranno dirigersi o essere accompagnati verso la Ex Scuola Elementare Don Bosco di Via Mannella (con funzione sia di A.P.R. che di area di accoglienza coperta) o la Chiesa di San Martino (A.P.R.), preventivamente predisposte, se raggiungibili, altrimenti sostare nel parcheggio del Ristorante La Corte dei Principi
205
(con destinazione d’uso nel Piano come area di attesa), oppure nello slargo in cui è presente una Madonnina (Tavv. XIV e XV); !
il Sindaco, ordina l’evacuazione preventiva, avvalendosi della F2, F3 ed F9, di squadre miste di volontari (ad indirizzo socio-sanitario), di VV.UU. ed eventualmente con il supporto di altre FF.OO., di tutta la popolazione non autosufficiente (anziani, malati, dializzati, disabili, ecc.) residente in luoghi ad elevato rischio di isolamento (si veda Appendice C allegata e relativa alle zone a rischio isolamento previste nel Piano e Tavv. XVI);
!
il Sindaco, ordina l’evacuazione preventiva, avvalendosi della F2 ed F9, di squadre miste di volontari (ad indirizzo socio-sanitario), di VV.UU. ed eventualmente con il supporto di altre FF.OO., di tutta la popolazione a rischio concreto come le abitazioni nel Torrente Cocuzzaro comprese tra il vecchio tracciato ferroviario e il palazztto dello sport di Verdesca, ed eventualmente quella al civ. 3 della Via Torrente
Cocuzzaro,
trasferendole
verso
la
vicina
area
di
accoglienza,
preventivamente predisposta, del centro sportivo Polivalente di Verdesca;
La fase di preallarme ha termine: - al peggioramento della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici e/o al superamento della soglia che individua il livello di allarme con il passaggio alla FASE DI ALLARME o all’emanazione da parte del D.R.P.C. dell'avviso di protezione civile per il rischio idrogeologico con fase di ALLARME per le zone in cui ricade il territorio comunale; - al ricostituirsi di una condizione di attenzione di tutti gli indicatori di evento con il ritorno alla FASE DI ATTENZIONE.
206
9.1.4 FASE DI ALLARME - EMERGENZA In caso di evento precipitativo in corso o presunto tutte le attività di cantiere devono essere sospese, i mezzi posti al sicuro e gli abitanti allertati, assistiti e soccorsi in base alle consuete procedure.
!
il D.R.P.C. emette l'avviso di protezione civile per il rischio idrogeologico con fase di ALLARME per le zone in cui ricade il territorio comunale;
!
alla comunicazione del superamento della soglia che individua il livello di allarme e/o al peggioramento della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici, ad inizio di evento in corso segnalato e confermato, il Sindaco o suo delegato, previa verifica e valutazione, attiva la fase di allarme;
!
il Sindaco attiva il COC, se non ancora attivato, e convoca, tramite la F1, tutte le Funzioni di Supporto con finalità di intervento e operatività immediata del sistema comunale di protezione civile;
!
il Sindaco attiva la segreteria di coordinamento, se non già attivata,
che riceve
comunicazioni nonché allertamenti, aggiornamenti e richieste provenienti dalla Regione, Provincia e/o dalla Prefettura; !
il Sindaco informa i VV.FF., Regione, Prefettura, FF.OO. e Provincia dell’avvenuta attivazione del COC, comunicando le Funzioni attivate e le aggiorna sull’evolversi della situazione, sulle iniziative intraprese segnalando eventuali criticità;
!
il Sindaco informa i VV.FF., Regione, Prefettura, FF.OO. e Provincia della segnalazione pervenuta di evento in corso e ne preannuncia l’entità, le possibili conseguenze alla popolazione a rischio e quali iniziative l’Amministrazione sta intraprendendo o già intrapreso per fronteggiare l’emergenza;
!
il Sindaco, qualora l’evento non fosse gestibile e fronteggiabile dalle sole forze in campo comunale, richiede l’intervento dei VV.FF.;
!
mantiene i contatti con i comuni limitrofi e le strutture locali di Carabinieri, aggiornandoli sull’evento in corso e sulle conseguenze;
207
!
allerta e informa la popolazione attraverso i sistemi di allertamento previsti dal Piano (suono di campane);
!
si accerta sull’effettiva attivazione di tutte le componenti previste dalla catena di reperibilità;
!
verifica l'effettivo dispiegamento sul territorio delle strutture operative previste per le operazioni di messa in sicurezza della popolazione a rischio (es. evacuazione precauzionale) e di pronto intervento;
!
in questa fase il Sindaco ha facoltà di adottare provvedimenti e misure per scongiurare l’insorgere di situazioni determinanti pericolo per la pubblica incolumità tramite ordinanze con tingibili ed urgenti (D.Lgs. 267/2000 artt. 50 e 54) e/o tramite la F1 (o tecnici dell’UTC), verbali di somma urgenza;
!
in prospettiva di continue condizioni meteo avverse, il Sindaco, se non ha precedentemente provveduto ad emettere ordinanza di chiusura preventiva dei plessi scolastici di ogni ordine e grado, in via precauzionale, dispone, se possibile coi mezzi propri, l’evacuazione degli edifici scolastici a rischio, come l’Istituto A. Gabelli (in cui risiedono la scuola Materna e alcune sezioni del Liceo Galileo Galilei) e l’Asilo Nido, nei modi delineati nel Piano o in altri che si dovessero ritenere più idonei e/o necessari; qualora, non ci fosse più tempo per l’evacuazione sicura dall’Istituto A. Gabelli, tutta la popolazione scolastica dovrà abbandonare immediatamente i piani più bassi e rifugiarsi sotto la guida dei rispettivi dirigenti e insegnanti ai piani più alti dello stesso Istituto;
!
il Sindaco, con l’ausilio di squadre di VV.UU. o di altre FF.OO. e della F1, ordina l’immediato abbandono e chiusura dei locali e delle attività lavorative ritenute a rischio (ordinanze di sgombero);
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I Responsabili delle 9 funzioni di supporto dovranno assicurare le seguenti azioni:
La FUNZIONE 1: (ha gli obiettivi del mantenimento della ricognizione e presidio della aree esposte a rischio, ossia del monitoraggio e sorveglianza del territorio, la valutazione e l’aggiornamento degli scenari di rischio)
Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione:
!
riceve gli allertamenti trasmessi dalla Regione, dal DRPC, dalla Prefettura e Provincia;
!
segue e valuta l’evoluzione delle condizioni meteo locali, le reti di monitoraggio esistenti sul territorio e i bollettini meteorologici;
!
dispone ( se non ancora fatto) o mantiene, e intensifica il monitoraggio a vista nei punti critici attraverso l’invio delle squadre di tecnici (PP.TT., strutture tecniche comunali, VV.UU. e volontari), con cui mantiene costantemente i contatti per raccogliere e valutare le informazioni e l’entità;
!
aggiorna lo scenario previsto dal piano di emergenza raccordandosi con le funzioni presenti nel COC al fine di seguire costantemente l’evoluzione e l’entità dell’evento ponendo particolare attenzione agli elementi a rischio;
!
organizza, assieme alla F6, sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il censimento di eventuali danni;
La FUNZIONE 2: (gli obiettivi principali sono l’assistenza sanitaria alle persone non autosufficienti e/o bisognose di assistenza)
Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione: !
raccorda l’attività delle diverse componenti sanitarie locali e coordina le squadre miste nei posti medici avanzati (P.M.A.) previsti per assicurare l’assistenza sanitaria;
209
!
coordina, assieme al responsabile della F3, le squadre di volontari ad indirizzo sociosanitario, presso le abitazioni di persone non autosufficienti e/o bisognose di assistenza;
!
coordina le squadre di volontari ad indirizzo socio-sanitario, presso le abitazioni delle persone non autosufficienti;
!
provvede all’evacuazione tramite ambulanze e/o pulmini della popolazione disabile;
!
invia in ogni area di attesa e/o di primo ricovero (A.P.R.) e/o di accoglienza un medico il quale può rilasciare, nella prima fase, prescrizioni mediche a tutta la popolazione bisognosa;
!
assicura l’assistenza sanitaria e psicologica agli evacuati;
!
aggiorna in tempo reale, assieme alla F9, il censimento della popolazione evacuata, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili;
!
assicura l’apertura di una farmacia e la funzionalità di presidi medici (ambulatori, Guardie mediche, ecc.);
!
si assicura della messa in sicurezza della popolazione a rischio;
!
coordina le attività di messa in sicurezza del patrimonio zootecnico a rischio;
La FUNZIONE 3: (gli obiettivi principali sono l’assistenza alla popolazione, al traffico, supporto alle squadre per le azioni di evacuazione, informazione alla popolazione, messa a disposizione di materiali, uomini e mezzi per la gestione e superamento delle varie fasi di emergenza) Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione:
!
coordina le squadre di volontari inviati lungo le vie di fuga, nelle aree di attesa e nei centri di accoglienza per la prima assistenza alla popolazione durante l’evacuazione;
!
invia squadre di volontari nelle aree di accoglienza previste dal Piano, preventivamente accertate agibili;
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!
coordina presso i centri di accoglienza il personale inviato per assicurare l’assistenza alla popolazione, la preparazione e la distribuzione di pasti;
!
predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi da porre IN AFFIANCAMENTO alle strutture operative (VV.UU., FF.OO., ecc.) presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico e per le esigenze delle altre Funzioni di Supporto;
!
mantiene i contatti con le squadre di volontari incaricati dell'assistenza alla popolazione;
La FUNZIONE 4: (gli obiettivi principali rendere pronta la disponibilità di mezzi e risorse per il pronto intervento finalizzato alla prevenzione e mitigazione del rischio)
Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione:
!
stabilisce (se non ancora fatto) e/o mantiene i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per assicurare il loro impiego e il pronto intervento;
!
richiede e si accerta della presenza sui luoghi interessati dall’evento delle strutture preposte al soccorso tecnico urgente;
!
verifica le esigenze e le disponibilità di materiali e mezzi necessari all’assistenza della popolazione ed individua le necessità per la predisposizione e l’invio di tali materiali presso le aree di accoglienza della popolazione;
!
invia i materiali e i mezzi necessari ad assicurare l’assistenza alla popolazione presso i centri di accoglienza;
!
coordina la sistemazione presso le aree di accoglienza dei materiali eventualmente forniti dalla Regione, dalla Prefettura – UTG, dalla Provincia o da Comuni limitrofi;
!
coordina l'impiego dei mezzi comunali necessari allo svolgimento delle operazioni;
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!
mobilita tutte le ditte possibili per assicurare il pronto intervento ed eventualmente se l’emergenza non può essere superata, tramite il sindaco, richiede alla Prefettura, ai VV.FF., alla Regione e alla Provincia, ulteriore supporto e l’invio di mezzi speciali;
La FUNZIONE 5: (gli obiettivi principali sono i contatti con le strutture a rischio, individuazione degli elementi a rischio e la garanzia della funzionalità dei servizi essenziali , protezione e censimento della popolazione scolastica) Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione:
!
contatta le strutture scolastiche a rischio individuate già in Fase di Preallarme e vi mantiene contatti costanti accertandosi dell'avvenuta evacuazione, chiusura o adozione di azioni di auto protezione rifugiandosi ai piani alti;
!
i rispettivi responsabili degli Enti gestori le reti dei servizi comunali, assicurano la messa in sicurezza e la fornitura di acqua, luce, e gas, in particolare nei centri di accoglienza e nei siti strategici ai fini di protezione civile;
La FUNZIONE 6: (gli obiettivi principali sono il censimento degli eventuali danni a persone e cose)
Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione: !
organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il censimento dei danni;
!
dispone la verifica dell’agibilità degli edifici e delle infrastrutture;
La FUNZIONE 7: (gli obiettivi principali sono l’impiego delle strutture operative, l’allertamento della popolazione, la predisposizione di uomini e mezzi per la verifica di idoneità e disciplina della viabilità) Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione: !
mantiene i contatti con le strutture operative attivate;
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!
accerta l'avvenuta completa evacuazione delle zone a rischio con l'impiego delle Forze dell'Ordine;
!
mantiene i contatti con le squadre per la vigilanza degli edifici evacuati anche per limitare i fenomeni di sciacallaggio;
!
posiziona gli uomini e i mezzi, se non ancora fatto, presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso della popolazione;
!
mantiene i contatti con gli uomini presso i cancelli attivati per vigilare sulla regolamentazione degli accessi alle zone a rischio;
!
attua le procedure per la comunicazione alla popolazione dell’allarme, coincidente con l'inizio dell'evacuazione, o del cessato allarme;
!
posiziona gli uomini e i mezzi per il trasporto della popolazione nei centri di accoglienza;
!
assicura il divieto di accesso nelle zone a rischio da parte dei veicoli non autorizzati;
La FUNZIONE 8: (gli obiettivi principali sono la garanzia delle comunicazioni)
Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione: !
cura il funzionamento del sistema di comunicazioni mantenendo i contatti con i responsabili locali degli Enti gestori dei servizi di telecomunicazione e dei radioamatori;
!
assicura le dotazioni per il mantenimento delle comunicazioni in emergenza con i PP.TT. e le squadre di volontari già inviate o da inviare sul territorio;
!
il coordinatore di questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile territoriale della Telecom, dei gestori di rete mobile (Tim, Wind, Omnitel, ecc.), con il responsabile provinciale Poste e Telecomunicazioni, con il rappresentante dell’associazione dei radioamatori presenti sul territorio, organizzare una rete di telecomunicazione affidabile anche in caso di evento di notevole gravità;
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La FUNZIONE 9: (gli obiettivi principali sono l’assistenza alla popolazione, predisposizione misure di salvaguardia, informazione alla popolazione,, efficienza delle aree di emergenza) Oltre quanto previsto nelle fasi di allerta precedenti, il responsabile di tale funzione:
!
garantisce la prima assistenza e le informazioni alla popolazione nelle aree di attesa, durante il trasporto e nei centri di accoglienza, tramite il supporto della F2 e F3 e per essa delle squadre di volontariato ad indirizzo socio-sanitario;
!
garantisce la diffusione delle norme di comportamento in relazione alla situazione in atto;
!
coordina con il concorso della F2, F3 e F7, le attività di evacuazione della popolazione dalle aree a rischio;
!
attiva il personale incaricato per il censimento della popolazione nelle aree di attesa e nei centri di accoglienza attraverso una specifica modulistica;
!
provvede al ricongiungimento delle famiglie;
!
effettua un censimento delle persone eventualmente inviate alle principali strutture ricettive disponibili per l'accoglienza della popolazione evacuata e quelle inviate nei centri di accoglienza;
Durante questa fase la popolazione dovrà lasciare le proprie abitazioni e raggiungere a piedi o col supporto di mezzi di trasporto, inviati dalla F4, F3 e F9, le aree di emergenza, secondo quanto previsto dal Piano. La fase di allarme ha termine: - al ritorno ad una condizione di normalità degli indicatori di evento senza che l’evento atteso si sia verificato; - quando a seguito del verificarsi dell’evento atteso, oltre al ritorno ad una condizione di normalità degli indicatori di evento, si riscontri il ripristino delle normali condizioni di vita, a seguito di opportune verifiche di agibilità delle strutture e delle condizioni di sicurezza generali del territorio.
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Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva viene disposto dal Sindaco sulla base delle comunicazioni ricevute dal Centro Funzionale Decentrato o Centrale. Nel caso in cui il fenomeno non previsto si verifichi in maniera improvvisa con coinvolgimento della popolazione, si attiva direttamente la fase di allarme-emergenza con l’esecuzione delle procedure di soccorso ed evacuazione.
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10. POPOLAZIONE ESPOSTA A RISCHIO E PIANO DI EVACUAZIONE Oggetto dell'evacuazione è la popolazione residente nelle aree R3 e R4 individuate e perimetrate nello strumento PAI dall’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia (Tavv. VI, VII, VIII, X, XI), contrassegnate in tabella A da codice e asterisco, e di quelle ritenute a rischio elevato (arancione) e molto elevato (rosso) a seguito dei sopralluoghi nell’ambito del presente Piano (vedi Tabella 33 e Tavv. XII, XIII, XIV e XVI). Il numero delle persone da evacuare risulta dal censimento personale effettuato congiuntamente all’agente dei VV.UU. Paolo La macchia integrato da dati della popolazione aggiornati al 14 giugno 2012. I nominativi sono stati volutamente omessi nel documento di Piano per motivi di rispetto della privacy, tuttavia si rende necessario individuare il capo famiglia di ogni nucleo familiare ricadente in area a rischio, conoscerne il numero telefonico, così da allertarlo preventivamente e prontamente. I dati completi potrebbero essere messi a disposizione dall’Amm.ne Comunale al referente della funzione Sanità, Volontariato e Assistenza alla popolazione Nella tabella di seguito è riportata una stima della popolazione residente e il numero orientativo delle persone non autosufficienti relativa esclusivamente alle zone a maggiore rischio idraulico e da frana. Nell’Appendice C, allegata al presente Piano, sono riportati i dati sul numero della popolazione residente nelle aree a rischio idraulico e da frana, suddivisi per fasce di età, nuclei familiari, e laddove possibile il civico relativo alla residenza. Si rimanda, tuttavia, per un ultima verifica definitiva sulla completezza e correttezza dei dati acquisiti, al responsabile dell’ufficio comunale di protezione civile e alle strutture competenti del C.O.C. e di quelle del Comune interessato. I dati sulla popolazione dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti inseriti nel Piano di protezione civile. Sarà cura del responsabile della Funzione 9 Assistenza alla popolazione avvalendosi dei dati in possesso del responsabile della Funzione Sanità predisporre ed aggiornare periodicamente (con cadenza almeno annuale) i dati relativi alla popolazione e l’elenco delle persone non autosufficienti e delle presenze nelle aree a rischio.
216
Ai fini di una evacuazione controllata ed ordinata le aree a rischio sono state suddivise in zone geograficamente omogenee, sulla base della viabilità, delle infrastrutture, del numero di residenti, della localizzazione più prossima delle aree di attesa, di primo ricovero e di accoglienza e le rispettive capienze. Di seguito, in forma tabellare, si riporta la popolazione considerata a rischio (aree a rischio codificate), suddivisa per tipologia anagrafica, per condizione fisica, per nuclei familiari. A ciascuna zona è associata un'area di attesa1 e/o un’area di primo ricovero coperta da utilizzare in fase di evento in corso e uno o più centri di accoglienza (a seconda della capienza delle strutture e della vicinanza) per il ricovero temporaneo della popolazione2; sono, inoltre, indicati i percorsi/vie dalle zone a rischio verso le aree di attesa e i centri di primo ricovero e di accoglienza. Le zone, le aree di attesa, i centri di accoglienza e i percorsi sono indicati nella carta del modello di intervento (Tavv. XIII e XIV) e nella tavola XV. L’evacuazione sarà guidata sul posto dalle squadre del Presidio territoriale, del Volontariato e dell’assistenza alla popolazione, oltre che delle FF.OO. e dei VV.UU., dirigendo la popolazione verso le aree di attesa o di primo ricovero e infine di accoglienza, verificate idonee e più prossime. La funzione assistenza alla popolazione F9, inoltre, curerà in particolare l’evacuazione dei soggetti disabili e/o non autosufficienti, presenti nell’area a rischio, mentre la funzione Sanità F2, si occuperà della popolazione con problemi fisici e di salute e/o bisognosa di cure. Tutte le autovetture private presenti in ciascuna zona delle aree a rischio, dovranno essere preventivamente ricoverate in luoghi sicuri e/o in parcheggi, da utilizzare temporaneamente durante l'emergenza.
Di seguito si riportano la tabella 33 e 34 di sintesi con i dati richiamati in precedenza.
1
Si suggerisce che il numero della popolazione afferente a ciascuna area di attesa non sia superiore alle 500 unità al fine di procedere ad un'efficace evacuazione, coordinata e controllata. 2 Qualora nel Comune ci siano nuclei familiari che vogliano usufruire della seconda casa o di ospitalità presso altre famiglie, occorre tenerne conto ai fini dell'organizzazione dei centri di accoglienza.
217
Ri2
Ri2
Ri*1
QUARTIERE SAN GIUSEPPE
T. COCUZZARO
QUARTIERE SAN GIUSEPPE
ANTICO QUARTIERE
Zona Quartiere/Vie
41
23
terra
piani
16 ai soli
63 di cui
16
8
34
Tot. N° N° nuclei abitanti familiari
1
1
N° disabili
Fuoristrada
A piedi
autovetture
Pullmini
Via Torrente Cocuzzaro
Via Verdesca
Via Carceri
Via I Riolo
Trasferimento interno all’abitazione verso i verso i piani alti oppure dirigersi sotto condizioni di sicurezza dei luoghi esterni verso
Via Verdesca
Via Carceri
Via I Riolo
S.S.113
Piazza Vittorio Emanuele III
A piedi Ambulanze
Viabilità d’emergenza
Mezzi di trasferimento
Piazza Vittorio Emanuele III
Piazza Vittorio Emanuele III
Piazza Vittorio Emanuele III Antistante Municipio
Area di attesa
Gazebo Bar Miceli
Municipio
Gazebo Bar Miceli
Municipio
Area Servizio Agip di Venetico
Municipio
Area Primo Ricovero
Polivalente
Polivalente
Istituto Ancelle Riparatrici
Polivalente
Centro di accoglienza
Tabella 33
Ri7
Ri6
Ri6
VIA ACQUAVENA
VICO I ACQUAVENA
VIA UMBERTO I
VIA ACQUAVENA ISTITUTO SCOLASTICO ARISTIDE GABELLI
Zona Quartiere/Vie
Ri3
VIA TORRENTE COCUZZARO
1
5
16 di cui 4 ai piani terra
di cui 103 di scuola materna
280 presenze
2
8
-
terra Tot. N° N° nuclei abitanti familiari
piani
2 ai soli
-
-
-
N° disabili
-
Pullman
Pulmino
A piedi
Autovetture
Pulmino
A piedi
Pullman
Pulmino
Mezzi di trasferimento A piedi
Fuoristrada
Via Acquavena S.S.113 Via Antonello
S.S.113 Via Antonello
Acquavena Via Lungomare S.S.113
Trasferimento interno ai locali verso i piani alti oppure dirigersi sotto condizioni di sicurezza dei luoghi esterni verso Via
Viabilità d’emergenza
Via Lavatoio
Via Torrente Cocuzzaro
Piazza Sacro Cuore
Piazza Sacro Cuore
Area di attesa
Piazzetta Verdesca
Chiesa Sacro Cuore
Chiesa Sacro Cuore
Area Primo Ricovero
Istituto Comprensivo G. Verdi
Istituto Ancelle Riparatrici
Istituto Comprensivo G. Verdi
Istituto Ancelle Riparatrici
G. Verdi
Comprensivo
Istituto
Centro di accoglienza
Polivalente
219
UFFICIO POSTALE VIA NUOVA GRANGIARA
Ri12
VIA MANNELLA S.P.55
Rf*2
C.DA MARINARO VIA SERRO Rf*3 PUNTALE
VIA PIANO
Rf*1
Zona Quartiere/Vie
T. BONCORDO
Ri11
9
4
2
4
1
1
N° N° nuclei abitanti familiari
Stima presenze 30
Non risulterebbe ro residenti se non presenze occasionali
-
-
1
N° disabili
Autoveicoli
A piedi
A piedi
A piedi
Mezzi di trasferimento
Autoveicoli
A piedi
Autoveicoli
Fuoristrada
A piedi
Via Serro Puntale Via Croce Via Trappeti Via Incenso Fontana Via Mannella
Parcheggio Ristorante La Corte dei Principi
Chiesa San Martino
Chiesa San Martino
Area attrezzata a verde piazzetta San Martino Via Mannella S.P.55
Chiesa San Martino
Parcheggio Ristorante La Corte dei Principi
Casa per Anziani C.da Incenso
Ex Scuola Elementare
Casa per Anziani C.da Incenso
Ex Scuola Elementare
Casa per Anziani C.da Incenso
Ex Scuola Elementare
Centro di accoglienza
Area Primo Ricovero
Via Piano Via Croce Via Trappeti Via Incenso Fontana Via Mannella
Polivalente
Sede Associazione Misericordia
Piazzetta Verdesca
Area di attesa
Locali Parrocchia SS. Giuseppe e Martino
Istituto Comprensivo G. Verdi
Strutture coperte Campi da tennis
Piazzale area di Servizio ESSO
Area Campi da tennis
Piazzetta Antica Senia
Viabilità d’emergenza
Via Nuova Grangiara Via Riolo Via Verdesca
S.S.113 Via II Arcipretato Via Lungomare
220
VIA CROCE
VIA INCENSO FONTANA
VIA INCENSO FONTANA
C.DA RAZZI STRADA CROCE SOGLI MARGUFI
Rf5
Rf6
Rf7
Rf8
5
Non risulterebbe ro residenti se non occasionali
6
2 presenze occasionali
1
3
1
-
-
Fuoristrada
Fuoristrada
Autoveicoli
A piedi
A piedi
Area attrezzata a verde piazzetta San Martino
Parcheggio Ristorante La Corte dei Principi
Trasferimento interno all’abitazione verso i verso i piani alti oppure dirigersi sotto condizioni di sicurezza dei luoghi esterni verso Via Serro Puntale Via Girazia Via Croce Via Trappeti Via Incenso Fontana Via Mannella
Area attrezzata a verde piazzetta San Martino
Parcheggio Ristorante La Corte dei Principi
Via Serro Fontana Via Incenso Fontana Via Mannella
Via Serro Fontana Via Incenso Fontana Via Mannella
Via Croce Via Trappeti Via Incenso Fontana Via Mannella
Chiesa San Martino
Chiesa San Martino
Chiesa San Martino
Chiesa San Martino
Ex Scuola Elementare
Casa per Anziani C.da Incenso
Ex Scuola Elementare
Casa per Anziani C.da Incenso
Ex Scuola Elementare
Casa per Anziani C.da Incenso
Ex Scuola Elementare
221
C.DA FASCELLARI
ASILO NIDO VIA NUOVA GRANGIARA
LICEO SCIENTIFICO G. GALILEI VIA NUOVA GRANGIARA
Rf11
Rf11
Zona Quartiere/Vie
Rf10
GRANGIARA
1
presenze
500
Stima di
ausiliari
educatori e
+ 13
20 bambini
-
N° N° nuclei abitanti familiari
3
-
N° disabili
-
A piedi
Pullman
Pulmino
Autovetture
Mezzi di trasferimento
A piedi
Trasferimento interno ai locali verso i piani alti
Via Nuova Grangiara Via San Martino
Viabilità d’emergenza
Trasferimento interno all’abitazione verso i verso i piani alti oppure dirigersi sotto condizioni di sicurezza dei luoghi esterni verso Via Fascellari Via II Canale Via Grangiara S.P.Grangiara-San Martino Via Verdesca
Area Campi da tennis
Area di attesa
Piazzetta antistante Chiesetta Madonna del Carmine
Sede Associazione Misericordia
Strutture coperte Campi da tennis
Area Primo Ricovero
Chiesetta Madonna del Carmine
L. Scientifico Piani Alti in posizione opposta al versante e all’estremità ovest dell’edificio
L. Scientifico Piani Alti
Locali Parrocchia SS. Giuseppe e Martino
Centro di accoglienza
Polivalente
222
10.1 BENI ESPOSTI Nella tabella 34 sono riportati tutte le strutture pubbliche e/o ad uso pubblico presenti nel Comune maggiormente vulnerabili e che possono presentare la presenza di un certo numero di persone. La stima delle popolazione presente è puramente indicativa. Nella tabella 34 sono riportati in rosso e grassetto gli edifici che ricadono in zone potenzialmente interessate da pericoli geologici da frana e idraulico:
DENOMINAZIONE
Codice di zona (assegnato in cartografia)
UBICAZIONE
STIMA POPOLAZIONE RESIDENTE/PR ESENTE
TIPO DI RISCHIO POTENZIALE
STAZIONE FERROVIARIA
I5
SPADAFORA STRADA POZZELLOBRIACARA
20
ISOLAMENTO
MUSEO DELL’ARGILLA
Ri12
VIA RIOLO
Al momento non aperto al pubblico
ALLAGAMENTO ISOLAMENTO
Ri5
VIA COLLODI
100
ALLAGAMENTO PIANI TERRENI
Ri6
VIA ACQUAVENA
280
ALLAGAMENTO PIANI TERRENI
Ri13
VIA NUOVA GRANGIARA
30
ALLAGAMENTO
ISTITUTO D’ARTE ISTITUTO ARISTIDE GABELLI POSTA
ASILO NIDO
Rf11
VIA NUOVA GRANGIARA
35
LICEO SCIENTIFICO
Rf11
VIA NUOVA GRANGIARA
30
INVASIONE DA FRANA DEL TIPO COLATA DETRITICOFANGOSA INVASIONE DA FRANA DEL TIPO COLATA DETRITICOFANGOSA DEI PIANI TERRENI
Tabella 34: Esposti
223
10.2 CARTA DEL MODELLO DI INTERVENTO PER LA PROTEZIONE CIVILE Il modello di intervento è associato a cartografia tematica specifica (Tavv. XIII, XIV, XV e XVI), redatta inserendo nella carta le aree a rischio R3 e R4 del PAI Sicilia (2007-2011), le aree a rischio da moderato a molto elevato e quelle a rischio isolamento desunte nel presente lavoro. Altri elementi fondamentali sono riportati in cartografia come:
!
ubicazione del C.O.C.
(sede attualmente operativa) e alternativa
!
rappresentazione delle zone in cui è stata suddivisa l'area a rischio
!
ubicazione delle aree di emergenza (aree di attesa
!
ubicazione delle aree di primo ricovero
!
indicazione dei parcheggi temporanei (aree di rifornimento e Via Lungomare)
!
indicazione delle vie di fuga (percorsi più idonei per raggiungere le aree di attesa; in verde)
!
indicazione dei percorsi dalle aree di attesa ai centri di accoglienza (in rosso)
!
indicazione dei cancelli
!
indicazione degli edifici strategici
!
indicazione dei presidi delle forze dell'ordine e del volontariato
!
indicazione dei Posti Medici Avanzati.
e centri di accoglienza
e di accoglienza scoperte
)
e di ammassamento
224
SEZIONE IV EFFICIENZA DEL PIANO
225
11. INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUL GRADO DI RISCHIO DEL TERRITORIO La consapevolezza che in una data area del territorio possa verificarsi una frana è molto importante in quanto radica nella popolazione una migliore percezione del pericolo derivante e delle conseguenze per la propria incolumità. Nelle zone più esposte a rischi naturali, quali ad esempio frane ed esondazioni, assume particolare importanza l’informazione e la formazione della popolazione sui rischi e sui corretti comportamenti per affrontare l’emergenza. Maggiore è il grado di conoscenza dei corretti comportamenti preventivi da adottare in caso di emergenza e in maggior misura si minimizzeranno gli effetti negativi in caso di eventi disastrosi. Esiste un’ampia legislazione in materia di informazione alla popolazione dalla quale è possibile intuire quanto sia necessario informare e rendere consapevoli tutti i cittadini sui rischi presenti sul territorio per permettere una risposta adeguata al verificarsi di un evento calamitoso. L’articolo 12 della Legge 3 Agosto 1999, n. 265 “Disposizioni in materia di autonomia e ordinamento degli enti locali”, nonché modifiche alla Legge 8 Giugno 1990, n.142 trasferisce al Sindaco le competenze del Prefetto in materia di informazione alla popolazione su situazioni di pericolo per calamità naturali. Il sistema territoriale inteso come l’insieme dei sistemi naturale – sociale - politico, risulta tanto più vulnerabile rispetto ad un determinato evento, quanto più basso è il livello di conoscenza della popolazione riguardo all’evento atteso, al suo modo di manifestarsi e alle azioni necessarie per mitigarne gli effetti. L’informazione della popolazione è uno degli obiettivi principali a cui tendere nell’ambito di una concreta politica di mitigazione del rischio. L’informazione dovrà primariamente consistere nel fornire indicazioni precise sui comportamenti da tenere dentro e fuori la propria abitazione o luogo di lavoro, prima, durante e dopo l’evento potenzialmente calamitoso; inoltre, con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi. A complemento sono auspicabili anche incontri aperti con la popolazione, non solo quella ritenuta a rischio e non solo quella residente nel territorio comunale (es. popolazione scolastica o lavoratori fuori sede), in cui
226
non ci si limiterà solo alla spiegazione scientifica sulle caratteristiche essenziali dei pericoli geologici, ma verrà illustrato l’intera struttura del sistema di protezione civile locale, con tutti gli attori coinvolti, il modello di intervento con l’iter delle procedure da compiere durante le diverse fasi di allerta. La popolazione deve essere messa a conoscenza dei rischi potenziali presenti sul territorio, attraverso una mappatura delle possibili fonti di rischio di calamità idrogeologica da frana e idraulica. In caso di necessità, essa deve essere in grado di reagire adeguatamente adottando dei comportamenti che, oltre a ridurre il più possibile eventuali danni per sé e per la propria famiglia, facilitano le operazioni di segnalazione, soccorso ed eventuale evacuazione. Per ottenere un risultato di questo tipo, è necessario che esistano delle procedure di comportamento già elaborate e rese note alla popolazione, per sapere cosa fare a seconda delle situazioni di calamità idrogeologica che potrebbero presentarsi. Nel processo di pianificazione si dovrà tenere conto degli obiettivi fondamentali dell’attività di informazione, che in linea di massima sono: - Informare i cittadini sulla Struttura di Protezione Civile. Attualmente per il comune cittadino non è ben chiaro come sia organizzata la Protezione Civile e quali siano le diverse autorità che concorrono alla gestione dell’emergenza. Questo crea disorientamento nell’individuazione delle autorità responsabili a livello locale; - Informare i cittadini riguardo agli eventi e alle situazioni di crisi che possono insistere sul territorio; - Informare i cittadini sui comportamenti da adottare in caso di emergenza (piani di evacuazione, etc.), la conoscenza dei fenomeni e le azioni da compiere in determinate situazioni di rischio sono utili a radicare nella popolazione una cultura del comportamento che è indispensabile in concomitanza di un evento di crisi; - Informare ed interagire con i media, è importante sviluppare un buon rapporto con la Stampa, sempre e soprattutto in tempo di normalità.
11.1 INFORMAZIONE PREVENTIVA ALLA POPOLAZIONE Per quanto riguarda l’informazione in normalità è fondamentale che il cittadino delle zone direttamente o indirettamente interessate all’evento conosca preventivamente: - Le caratteristiche scientifiche essenziali di base del rischio che insiste sul proprio territorio; - Le disposizioni del Piano Comunale di Protezione Civile nell’area in cui risiede;
227
- Come comportarsi prima, durante e dopo l’evento; - Con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi. Questa attività potrà essere articolata in funzione della disponibilità di risorse economiche e quindi si dovrà considerare l’opportunità di sviluppare e diffondere la conoscenza attraverso: - Programmi formativi scolastici; - Pubblicazioni specifiche per il territorio di appartenenza; - Articoli e spot informativi organizzati con i media locali. 11.2 INFORMAZIONE IN EMERGENZA Per la più importante e delicata fase dell’informazione in emergenza, si dovrà porre la massima attenzione sulle modalità di diramazione e sui contenuti dei messaggi. Questi dovranno chiarire principalmente: - La fase in corso; - Le spiegazioni di cosa è successo, dove, quando e quali potrebbero essere gli sviluppi; - Le strutture operative di soccorso impiegate e cosa stanno facendo; - I comportamenti di autoprotezione per la popolazione. Il contenuto dei messaggi dovrà essere chiaro, sintetico, preciso, essenziale; le informazioni dovranno essere diffuse tempestivamente e ad intervalli regolari. Sarà bene comunicare sempre, al fine di limitare il più possibile il panico alla popolazione che non deve sentirsi abbandonata, che si sta organizzando il primo soccorso e la messa in sicurezza delle persone colpite. 11.3 INFORMAZIONE E MEDIA E’ importante sviluppare un buon rapporto con la stampa fin dall’inizio. Si dovrà considerare la reazione dei diversi team giornalistici alle eventuali restrizioni che appariranno loro incomprensibili. I giornalisti, nella loro azione di raccolta dati, tenteranno di arrivare con ogni mezzo all’informazione e in alcuni casi potrebbero intralciare l’opera di soccorso.
228
Una buona organizzazione della gestione delle relazioni con i media può alleviare questi problemi e dovrebbe anche permettere di ricavare vantaggi positivi dalle potenzialità dei media e dal loro aiuto, per esempio per gli appelli ai donatori di sangue, pubblicizzando dettagli dei piani di evacuazione o i numeri telefonici del centro di raccolta vittime. E’ di vitale importanza prepararsi al flusso dei rappresentanti dei media locali, regionali e nazionali. L’arrivo dei giornalisti sui luoghi del disastro deve essere previsto. I giornalisti arrivano di solito molto velocemente nell’area del disastro. Una volta ricevuta la notizia del disastro, nello stesso tempo dei servizi di emergenza, arrivano e chiedono di avere tutto a loro disposizione. Nel caso di una catastrofe le richieste dei media locali e regionali si sovrapporranno a quelle nazionali; se queste richieste non vengono anticipate, i rappresentanti dell’informazione finiranno con l’aumentare il caos, nonché la tensione in un momento già di per sé caratterizzato da elevato stress. Inoltre può essere utile tenere in considerazione che: -
E’importante porre un’attenzione particolare all’informazione dettagliata e verificata circa eventuali dispersi, vittime e feriti. Non deve essere rilasciata alcuna informazione fino a quando i dettagli non sono stati confermati e verificati e i parenti prossimi informati. Potrebbe essere necessario spiegare tale accertamento e che la verifica delle informazioni richiede un lungo periodo per identificare al meglio le vittime. Solo l’autorità ufficiale può autorizzare il rilascio delle informazioni che riguardano le persone, nel rispetto comunque della vigente normativa sulla privacy. Le comunicazioni ai media non devono includere ipotesi o supposizioni sulle cause del disastro; non devono esprimere premature stime sui numeri delle vittime, feriti e dispersi.
-
Circa le limitazioni al rilascio di informazioni è bene, onde evitare giudizi prematuri che potrebbero trasformarsi in accuse, essere chiari e franchi nello spiegare la situazione in atto sulla base dei dati e delle informazioni certe;
In ultimo, la comunicazione dovrà quindi essere articolata in modo essenziale e schematico: - Cosa è successo; - Cosa si sta facendo; - Cosa si è programmato di fare in funzione dell’evolversi della situazione.
11.4 TUTELA DELL’INDIVIDUO Ci sarà grande tensione e pressione da parte della stampa nel ricercare interviste con i sopravvissuti e i loro parenti che saranno scioccati e troppo depressi per rilasciare interviste; pertanto, la prima preoccupazione deve essere sempre rivolta alla salvaguardia
229
dell’individuo. E’ necessario alleviare la pressione e la tensione sulle persone coinvolte, parenti e amici che devono essere supportati e indirizzati su come affrontare l’eventuale intervista. Il responsabile ufficiale del collegamento con i media dovrebbe supportare parenti e sopravvissuti, consigliando loro le modalità e comportamenti da tenere nelle esposizioni televisive, nonché aiutare a preparare le dichiarazioni. Ci si deve sempre aspettare, che vi sono giornalisti che per le loro finalità potrebbero coinvolgere sopravvissuti, parenti ed amici non disponibili all’intervista oppure intervistare e fotografare bambini.
230
12. NORME COMPORTAMENTALI PER LA POPOLAZIONE
12.1 COSA SI PUO’ FARE PRIMA, DURANTE E DOPO UN TEMPORALE INTENSO PER PROTEGGERSI DALLE FRANE?
Sebbene molte frane avvengono senza apparente preavviso, conoscere questo pericolo naturale e seguire certe regole può aiutare a proteggere se stessi e la propria casa. •
Informarsi sulla possibilità di frane nell’area dove si vive ed imparare quali rischi sono possibili.
•
Evitare attività che possono determinare instabilità nell’area. Per esempio, non provocare tagli lungo versanti, non costruire alla sommità o alla base di un versante ripido, non accumulare detriti su versanti acclivi, non prosciugare e sversare acqua da laghetti/stagni su versanti acclivi, e comunque, evitare ogni cosa che aumenti la quantità di flusso lungo versanti acclivi.
•
Imparare a riconoscere segnali nel terreno e nelle strutture murarie sintomatici di probabili frane, come fratture, spaccature, fenditure, rigonfiamenti ed avvallamenti del terreno, inusuali variazioni
della portate di deflusso dell’acqua, comparse o
scomparse di sorgenti, caduta di piccole porzioni di roccia e terra. •
Sapere a chi comunicare i segni riconosciuti o in caso di emergenza (genitori, comune, protezione civile).
12.2 SEGNALI DI PREAVVISO DI UN MOVIMENTO FRANOSO Ci sono molti segni evidenti sintomo di versanti in frana o che stanno iniziando a muoversi. Un isolato segnale può o non può indicare una frana ma un insieme di segnali su o attorno ai versanti non dovrebbero mai essere ignorati.
231
I segni precursori di frana possono materializzarsi in giorni, settimane o mesi prima dell’innesco della frana. Spesso si tratta di segni inequivocabili che non dovrebbero essere mai ignorati e azioni di evacuazione sono necessariamente da intraprendere.
Figura 17 – Segnali precursori di movimenti franosi o instabilità di versanti Alcuni dei segnali più usuali sono mostrati in figura 17, 20 e 21 e di seguito elencati: 1. Inclinazione e/o perdita di verticalità o spanciamenti nei muri. 2. Comparsa di sorgenti, deflusso d’acqua, terreno inzuppato d’acqua in zone in precedenza mai umide. 3. Acqua appare alla base dei versanti. 4. Inclinazioni di pali telefonici o della corrente elettrica, tralicci, alberi, muri di contenimento. 5. Nuove fratture o inusuali rigonfiamenti nel terreno, pavimentazioni stradali o pedonali. 6. Sorgenti irrompono sul versante o alla sua base; rottura di acquedotti sotterranei. 7. Lesioni sui marciapiedi; suolo, marciapiede si scollano e si distaccano dal perimetro dell’abitazione; lesioni appaiono sui muri delle abitazioni;
232
8. Porte e finestre incastrate ammoniscono su movimenti delle pareti di un fabbricato. 9. Fratture, avvallamenti e sprofondamenti di sedi stradali. 10.Movimenti del terreno e piccoli scivolamenti di roccia, detrito e/o suolo. 11.Appendici secondarie come tettoie, piazzali che si distaccano dalla struttura principale. 12.Disallineamenti ed inclinazioni di recinzioni. 13.Rapido aumento del livello d’acqua all’interno di ruscelli e canali, possibilmente accompagnato da un aumentata torbidità dovuta alla componente di suolo trascinata dall’acqua. 14.Improvvisa diminuzione del livello idrico nei canali o ruscelli sebbene continua ancora a piovere oppure è finito di piovere da poco. 15.Un leggero suono di gorgoglio che aumenta in volume man mano che la frana si avvicina. 16.Inusuali suoni, come la rottura di un ramo d’albero, scricchioli, urti tra blocchi e ciottoli, potrebbero indicare l’arrivo di una frana o il movimento di terreno al di sotto di abitazioni.
Figura 18 – casistiche di frane che coinvolgono beni e influenza dell’ubicazione sulla vulnerabilità
Per i beni posizionati a monte dell’area in frana (Caso A di figura 18), il parametro che governa la vulnerabilità di un bene è la distanza di questo dall’area di corona della frana o di ciglio di un versante ripido o di una scarpata. Il bene posto a monte dell’area in frana risente del detensionamento dell’ammasso, attraverso la ripercussione delle fratture di tensione e di taglio (fig. 21), prima nelle fondazioni e quindi nelle tamponature (fig. 20).
233
Altre manifestazioni e/o segni che possono preannunciare l’attivazione di frane e la compromissione dell’edificio fanno riferimento ai punti 1, 4, 5, 7, 8, 9, 11 e 16 dell’elenco sopra riportato. Per i beni posizionati all’interno dell’area in frana (Caso B di figura 18) l’elemento che governa la vulnerabilità è la velocità del materiale che costituisce il corpo di frana. I movimenti da lenti a veloci hanno ripercussioni sulle strutture che vanno dal lesionamento alla perdita della funzionalità sino all’inagibilità. Grande importanza assume il piano di posa delle fondazioni rispetto alla profondità della superficie di scorrimento. Manifestazioni e/o segnali che potrebbero far preludere a tipologie di frana come quella del caso “B” (Fig. 18 e fig. 20), assimilabile a movimenti di terreno rotazionale puro, traslativo puro, rototraslativo, anche evolventi a colate moderato-lente, sono riferibili ai punti da 1 a 9, 11, 12, 14 e 16 del sopra riportato elenco.
Figura 19 – casistica di frana (sottile strato di suolo e/o detrito che si muove rapidamente lungo un versante ripido) con coinvolgimento di beni sottomessi e influenza dell’ubicazione sulla vulnerabilità
Per i beni posizionati a valle di versanti, specie se ripidi (Caso C di figura 19), la vulnerabilità dipende essenzialmente dalla forza d’impatto con cui la massa di terreno che scivola o del corpo di frana investe la struttura. In questo caso un ruolo importante viene giocato dalla capacità di assorbire l’energia rilasciata durante l’impatto da parte della
234
struttura e da come questa è orientata rispetto alla direzione del flusso del materiale mobilizzato. Una importante azione di auto-protezione dei residenti un fabbricato posto nelle stesse condizioni del caso “C” (Fig. 19), è quella di rifugiarsi, in caso di evento avverso, ai piani più alti del caseggiato, se si è impossibilitati ad abbandonare preventivamente e in sicurezza. Manifestazioni e/o segnali che potrebbero far preludere a tipologie di frana come quella del caso “C” (Fig. 19), assimilabili a colate detritico-fangose a dinamica veloce di versante, sono riferibili ai punti 10, 13, 15 e 16 dell’elenco su riportato.
Figura 20 – manifestazioni al suolo e su strutture edilizie di movimento franoso del terreno
235
Figura 21 – esempi di fratture al suolo a causa di movimenti franosi
12.3 COSA SI PUO’ FARE (AZIONI DI AUTOPROTEZIONE) 12.3.1 Prima di violenti temporali e/o prolungate piogge " Non costruire vicino a versanti acclivi, vicino al ciglio di scarpate, vicino ai torrenti o vallecole naturali. " Fotografare aree vegetate interessate da incendi. È risaputo che aree di versanti acclivi colpite da vasti incendi sono maggiormente predisposte a generare frane del tipo colate rapide. " Sapere dalle autorità territoriali, da geologi, dalle università, se frane distruttive sono accadute in precedenza nell’area dove si vive o che si frequenta ed eventualmente richiedere studi dettagliati dell’area e misure correttive ritenute necessarie. " Contattare le autorità locali sui piani di protezione civile e di evacuazione. Sviluppare piani di emergenza e di evacuazione a scuola o a casa, se ci si trova in zone a rischio frane. " Se si vive in area a rischio frana molto elevato, è preferibile abbandonarla preventivamente.
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12.3.2. Durante violenti temporali e/o prolungate piogge (se ci si trova a casa) " Stare vigili e svegli, molte vittime per frana si hanno mentre si dorme. " Ascoltare la radio e seguire la TV per avvisi circa l’evoluzione del temporale e informazioni e istruzioni dettate dalle autorità locali e dalle forze dell’ordine e del soccorso popolazione. " Staccare gas e corrente. Non scappare in cantina. " Stare attenti che brevi ed intense piogge possono essere particolarmente pericolose, specialmente dopo lunghi periodi di piogge. " Essere attenti ad ogni improvviso aumento o diminuzione della quantità d’acqua di deflusso in canali o ruscelli che potrebbero indicare l’arrivo di una colata rapida. Un piccolo rivolo d’acqua può precedere un grande flusso. " Osservare il percorso dell’acqua vicino casa e prestare attenzione dove il ruscellamento converge, aumentando in portata. Queste sono comunque aree da evitare durante il temporale. " Essere attenti ad osservare eventuali intorbidimenti dell’acqua di deflusso dal versante. L’acqua mista al fango può preludere ad un imminente arrivo di colate rapide. " Prestare attenzione ad eventuali inclinazioni degli alberi, di pali della luce/telefoni, di tralicci, recinzioni, spanciamenti, rigonfiamenti ed inclinazioni di muri, avvallamenti e lacerazioni del terreno. " Prestare attenzione a boati, gorgoglii, scricchiolii che spesso indicano un prossimo avvicinamento di una colata o il concretizzarsi di un movimento franoso sotto la propria abitazione. " Se si vive in area a rischio frana molto elevato, considerare di abbandonarla se si ritiene sia sicuro. Ricordare che guidare durante violenti temporali può essere molto pericoloso. Le strade potrebbero essere interrotte o ostruite a seguito del collasso della sede stradale o per l’accumulo di detriti. Non attraversare torrenti in piena. " Se si sospetta il pericolo di imminente arrivo di una frana chiamare i Vigili del Fuoco, Carabinieri e autorità locali. Informare anche i vicini di casa che potrebbero essere all’oscuro del pericolo. " Se la frana sta arrivando e si rimane a casa, portarsi ai piani più alti del fabbricato e ripararsi, accovacciandosi sotto una scrivania o un solido
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tavolo, dall’eventuale caduta di armadi, lampadari, vetri. Tenersi forte e non muoversi fino a quando ogni movimento causato dalla frana sia cessato. 12.3.3. Se ci si trova fuori casa " Se il pericolo di frana è imminente, scappare velocemente via dal probabile percorso della frana e comunque stare lontani da pareti di terreno o roccia ripide, da versanti acclivi, da canali torrentizi, cigli di scarpate, alberi, impianti elettrici e tralicci. " Allontanarsi dal percorso della frana è la migliore protezione. Dirigersi alla più vicina altura del terreno in direzione opposta rispetto al tragitto di frana. Non tardare, salva te stesso e non le tue cose. " Aiuta i vicini, le persone, specialmente quelle non autosufficienti ed i bambini che potrebbero avere bisogno di assistenza nell’evacuazione.
12.3.4. Dopo una frana e a fine piogge " Ascoltare la radio o TV per ricevere le ultime informazioni e istruzioni d’emergenza. " Osservare lo stato di piena dei torrenti, i quali potrebbero tracimare ed alluvionare le aree prospicienti. Le alluvioni spesso seguono le frane in quanto determinate dallo stesso evento. " Cercare e soccorrere persone ferite o intrappolate se possibile senza entrare nella zona di passaggio della frana. " Orientare i soccorritori sui luoghi dell’eventuale disastro dove si suppone ci siano persone intrappolate. Le persone non autosufficienti, la popolazione anziana, i disabili e i bambini potrebbero avere bisogno di speciale e addizionale assistenza. " Fotografare la zona alluvionata dove si vive ed gli eventuali danneggiamenti subiti. Stare comunque lontani dal sito sin quando il versante non verrà messo in sicurezza. Ulteriori frane potrebbero accadere anche successivamente, in occasione di piogge anche non intense. " Evitare aree in cui si sono già avute frane. Nelle ore e nei giorni che seguono una frana, il versante è maggiormente soggetto a generarne
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altre, perché più vulnerabile. Non fuggire verso la montagna o luoghi elevati. " Consultare ingegneri e geologi per effettuare la messa in sicurezza del versante e la risoluzione dei problemi e dei rischi legati alla possibilità di nuove frane. " Comunicare eventuali danneggiamenti alle condutture dell’acquedotto e/o del gas, linee elettriche, strade e ferrovie e riferisci alle autorità locali immediatamente. Riferire del potenziale pericolo derivato da tali danneggiamenti può evitare ulteriori rischi per la popolazione e per le cose, accelerando il ripristino del danno. " Controllo e censimento di eventuali danneggiamenti ai manufatti finalizzati alla verifica e valutazione del grado di sicurezza dell’area colpita. " Ripristinare e proteggere le zone denudate dall’erosione del suolo, le quali possono favorire ulteriori frane nel prossimo futuro. " Se non strettamente necessario, evitare di sovraccaricare le linee telefoniche con vane chiamate.
12.4 COMPORTAMENTI IN CASO DI ALLUVIONE Bisogna tenere a mente che·la corrente d’acqua di un torrente o di un fiume ha una forte energia, capace di trasportare grossi alberi e detriti galleggianti in grado di ferire e/o stordire; che l’acqua è in genere fortemente inquinata; che macchine e materiali vari possono ostruire temporaneamente vie e passaggi che possono cedere all’improvviso (effetto diga); che le strade diventano spesso dei veri fiumi in piena. 12.4.1 Prima dell’evento # Informarsi sul rischio d’inondazione nella zona in cui si vive. # Salvaguardare i beni collocati in locali allagabili, solo se ci si è in condizioni di massima sicurezza. # Spostare dalle strade e dai marciapiedi nei pressi della propria abitazione tutto quanto può essere trasportato dall’acqua. # Informare altri abitanti della situazione di presumibile pericolo. # Porre delle paratie o sacchi di sabbia a protezione dei locali situati al piano strada e chiudete o bloccate le porte di cantine o seminterrati.
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# Insegnare ai bambini il comportamento da adottare in caso d’emergenza e come telefonare ai numeri di soccorso. # Se non si corre il rischio di allagamento, rimanere preferibilmente in casa, meglio se ai piani alti. # Preparare un kit d’emergenza costituito da: una cassetta di pronto soccorso, generi alimentari non deteriorabili, fischietto, torcia elettrica, radio a batterie per ascoltare eventuali segnalazioni utili. # 12.4.2 Durante l’evento: se ci si trova in casa # Chiudere il gas, l’impianto elettrico e quello di riscaldamento, facendo attenzione a non toccare parti elettriche con mani e piedi bagnati. # Abbandonaee i piani inferiori. Salire ai piani superiori senza usare l’ascensore. # Non abbandonare la casa a meno che non ci si trovi in grave pericolo o sia ordinato dalle autorità. # Se necessario sigillare lo spazio tra le porte e il suolo utilizzando dei panni al fine di evitare l’entrata dell’acqua. # Non scendere nelle cantine e nei garage per salvare oggetti, scorte o veicoli. # Non bere acqua dal rubinetto di casa, potrebbe essere inquinata. # Proteggere i prodotti tossici in modo che non si disperdano. # Indossare abiti e calzature che proteggano dall’acqua. # Tenere con se i documenti personali ed i medicinali abituali. # Aiutare le persone che hanno bisogno (disabili, anziani, bambini). # Evitate la confusione e mantenete la calma. # Usare il telefono solo in caso di effettiva necessità per evitare sovraccarichi delle linee. 12.4.3 Durante l’evento: se ci si trova fuori casa # Evitate l’uso dell’automobile e, se ci si trova in auto, cercare riparo nello stabile più vicino e sicuro. # Se si è in gita o in escursione, affidarsi a chi è del luogo, per essere guidati verso le aree Sicure; ricordare sempre di raggiungere sempre i luoghi più elevati, e non scendere mai verso il basso. # Evitate di transitare o sostare lungo gli argini dei corsi d’acqua, sopra ponti, viadotti sovrastanti i corsi d’acqua o passerelle adiacenti all’alveo di piena. # Non percorrere strade inondate e sottopassi, la profondità e la velocità dell’acqua potrebbero essere maggiori di quanto non sembri.
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# Evitate di passare sotto scarpate naturali o artificiali. # Seguite con attenzione la segnaletica stradale ed ogni altra informazione che le autorità hanno predisposto. # Fare attenzione ai cavi elettrici caduti e ai crolli. # Se ci si trova in macchina evitate di intasare le strade, sono necessarie per la viabilità dei mezzi di soccorso. 12.4.4 Durante l’evento: se ci si trova in macchina # Se sulla strada l’acqua scorre abbondante e violenta, posteggiare la macchina e raggiungere a piedi un punto più elevato. # Evitare strade che collegano versanti troppo ripidi. # Evitare le strade vicino ai corsi d’acqua. # Attenzione ai sottopassi: si possono facilmente allagare. 12.4.5 Dopo l’evento # Prestate la massima attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità di protezione civile. # Non rimettere subito in funzione apparecchi elettrici, specialmente se bagnati dall’acqua: potrebbero provocare cortocircuiti. # Non utilizzare l’acqua dal rubinetto di casa finché non viene dichiarata nuovamente potabile, potrebbe essere inquinata. # Non consumare i cibi esposti alle acque dell’alluvione, potrebbero contenere agenti patogeni o essere contaminati. # Pulire e disinfettare le superfici esposte all’acqua d’inondazione iniziando dai piani superiori. # Prestare attenzione ai servizi, alle fosse settiche, ai pozzi danneggiati. # Fare attenzione a percorrere le strade dove l’acqua si è ritirata perché potrebbero essere instabili. # Ricordarsi degli animali domestici: non abbandonarli! # Chiudere porte e finestre di casa con grande attenzione: qualcuno potrebbe approfittare della situazione d’emergenza e derubare.
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FASE Preallarme
Cessato preallarme
Allarme
Cessato allarme
AVVISI
NORME DI COMPORTAMENTO
PER LA POPOLAZIONE
PER LA POPOLAZIONE
La fase di preallarme sarà comunicata dalle Autorità di Protezione Civile secondo le seguenti modalità: ! dalla radio e dalle televisioni locali; ! con messaggi diffusi da altoparlanti; ! con un suono di campane continuo e prolungato. Il cessato preallarme sarà comunicato dalle Autorità di Protezione Civile secondo le seguenti modalità: ! dalla radio e dalle televisioni locali; ! con messaggi diffusi da altoparlanti. ! con un suono di campane suonate a festa. La fase di allarme sarà comunicata dalle Autorità di Protezione Civile secondo le seguenti modalità: ! dalla radio e dalle televisioni locali; ! con messaggi diffusi da altoparlanti; ! con un suono di campane continuo e prolungato.
Il cessato allarme sarà comunicato dalle Autorità di Protezione Civile secondo le seguenti modalità: ! dalla radio e dalle televisioni locali; ! con messaggi diffusi da altoparlanti. dalla radio e dalle televisioni locali;
! prestare attenzione alle indicazioni fornite dalla radio, dalla TV o dalle Autorità di protezione civile, anche tramite automezzi ben identificabili (Polizia, Carabinieri, Polizia Municipale, Croce Rossa, Volontariato); ! assicurarsi che tutti gli abitanti dello stabile siano al corrente della situazione; ! preparare una borsa con indumenti ed effetti personali da portare con sé. ! continuare a prestare attenzione alle indicazioni fornite dai mass - media e dalle Autorità di protezione civile.
! staccare l'interruttore centrale dell'energia elettrica e chiudere la valvola del gas; ! evitare la confusione, mantenere la calma, rassicurare i più agitati, aiutare le persone inabili e gli anziani; ! raggiungere a piedi le aree di attesa o di primo ricovero (A.P.R.) previste dal Piano; ! evitare l'uso dell'automobile; ! usare il telefono solo per casi di effettiva necessità per evitare sovraccarichi delle linee; ! raggiunta l'area di attesa o di primo ricovero (A.P.R.), prestare la massima attenzione alle indicazioni fornite dalle Autorità di protezione civile; ! prima di fare ritorno a casa accertarsi che sia dichiarato ufficialmente il cessato allarme ! seguire le indicazioni delle Autorità per le modalità del rientro organizzato nelle proprie abitazioni; ! al rientro in casa non utilizzare i servizi essenziali, previa opportuna verifica.
È' utile avere sempre in casa, riuniti in un punto noto a tutti i portare via in caso di emergenza quali: ! copia chiavi di casa; ! ! medicinali; ! ! valori (contanti, preziosi); ! ! impermeabili leggeri o cerate; ! ! fotocopia documenti di identità; !
componenti della famiglia, oggetti di fondamentale importanza da vestiario pesante di ricambio; scarpe pesanti; radiolina con batteria di riserva; coltello multiuso; torcia elettrica con pile di riserva.
Tabella 35 - Avvisi e norme di comportamento per la popolazione
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13. ESERCITAZIONI Le esercitazioni di Protezione Civile hanno come scopo principale quello di verificare la risposta della struttura comunale di Protezione Civile, al verificarsi di eventi calamitosi sul territorio. Le esercitazioni devono far emergere quello che non va all’interno della pianificazione, in modo da evidenziare eventuali limiti e punti di debolezza del sistema di soccorso che necessitano, necessariamente, di aggiustamenti e rimedi. Il soccorso che si fornisce alla popolazione in casi di emergenza, va necessariamente incontro a tutta una serie di variabili complesse da prevedere nel processo di pianificazione interna. Per questo motivo si è redatto un Piano provvisto di procedure il più possibile puntuali, che non vogliono apparire rigide ma elastiche, funzione delle situazioni specifiche in emergenza. Le esercitazioni dovranno essere verosimili e tendere il più possibile alla simulazione della realtà degli scenari pianificati. Naturalmente, dovranno essere precedute da un’adeguata azione informativa e di sensibilizzazione della popolazione e della struttura comunale, puntando all’accrescimento culturale sui comportamenti da seguire in emergenza. L’organizzazione di un’esercitazione dovrà considerare gli obiettivi che si intendono perseguire nell’ambito degli scenari previsti (verifica dei tempi di attivazione, dei materiali e dei mezzi, delle modalità di informazione alla popolazione, delle aree di Protezione Civile), e le strutture operative coinvolte. Dovranno essere previste esercitazioni nelle quali i singoli Enti preposti all’erogazione dei servizi ottimizzeranno il concorso di uomini e mezzi nelle varie ipotesi di emergenza, secondo i criteri di garanzia, messa in sicurezza degli impianti e ripristino dell’erogazione. Altre esercitazioni riguardano l’attivazione delle squadre le presidio territoriale, della regolamentazione del traffico, del pronto intervento, del soccorso e assistenza alla popolazione durante le procedure di evacuazione. Le esercitazioni di protezione civile, che possono essere di livello nazionale, regionale, provinciale o comunale, si propongono di verificare l’attendibilità della pianificazione e la prontezza operativa degli organi direttivi. A seconda delle finalità le esercitazioni si suddividono in: 1. Esercitazioni per posti di comando, che coinvolgono soltanto gli organi direttivi e le reti delle comunicazioni;
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2. Esercitazioni operative, che coinvolgono solo le strutture operative come i VV.FF., le forze armate, organizzazioni di volontariato, gruppi comunali di protezione civile), con l’obiettivo specifico di testarne la reattività o l’uso di mezzi e attrezzature tecniche d’intervento; 3. Esercitazioni dimostrative di uomini e mezzi, con chiare finalità; 4. Esercitazioni Miste, che coinvolgono uomini e mezzi di amministrazioni ed enti diversi. Gli elementi indispensabili da definire nell’organizzazione di un’esercitazione sono: 1. Premessa; 2. Scopi; 3. Tema (scenario); 4. Obiettivi; 5. Territorio; 6. Direzione dell’esercitazione; 7. Partecipanti; 8. Avvenimenti ipotizzati.
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14. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Il Piano di emergenza così elaborato rappresenta un modello operativo da attivare a fronte di uno scenario di rischio idrogeologico e prevede l’evacuazione preventiva della popolazione a rischio con ampi margini di tempo rispetto al verificarsi dell'evento per cui si è dato l'allarme. Cinque sono i cardini del presente lavoro: 1) gli scenari di pericolosità, 2) gli scenari di rischio, 3) gli scenari e procedure di evacuazione, 4) l’informazione e le 5) esercitazioni. L’organizzazione di base per rendere efficace la risposta del sistema di protezione civile passa attraverso l’attuazione delle funzioni di supporto e del personale di volontariato e addetto al presidio territoriale, attivabili modularmente secondo le necessità. Il responsabile di ogni funzione di supporto dovrà redigere il relativo piano particolareggiato nonché mantenere aggiornati i dati e le procedure inerenti la propria funzione. In “tempo di pace” è compito delle Funzioni predisporre ed adottare tutte le iniziative necessarie per garantire la funzionalità e l’efficienza del Centro Operativo nella situazione di emergenza, anche attraverso la definizione di specifici “piani di settore” e tramite esercitazioni, attività di reperimento e aggiornamento dati, oltre ad azioni conoscitive di informazione della popolazione. Attraverso l'attivazione delle funzioni comunali, nel centro operativo comunale, si dovranno raggiungere due distinti obiettivi: si individuano vari responsabili-esperti delle funzioni in emergenza; si garantisce il continuo aggiornamento del piano tramite l' attività degli stessi responsabili-esperti in "tempo di pace". Tramite l'attività dei responsabili delle funzioni comunali si avrà quindi la possibilità di tenere sempre efficiente il piano di emergenza. I compiti delle associazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei piani di protezione civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla natura ed alla tipologia delle attività esplicate dall’associazione e dai mezzi a loro disposizione. Nel presente Piano, è stato previsto per i volontari dell’Associazione Misericordia ad indirizzo sociosanitario, un impiego sostanziale nel soccorso sanitario e assistenza alla popolazione, oltre che supporto alle FF.OO. e ai VV.UU. nella gestione e controllo della viabilità. Il responsabile del volontariato provvederà, in "tempo di pace", ad organizzare esercitazioni congiunte con le altre forze preposte all’emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative
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della suddetta associazione o anche di altre presenti sul territorio. Il presidio operativo dovrà essere costituito, a regime, da almeno una unità di personale in h24, possibilmente con numero telefonico attivato ad hoc, per cui occorrerà istituire un servizio di Reperibilità al fine di garantire una efficace risposta h 24 del sistema di Protezione Civile comunale. Il Comune di Spadafora, qualora in possesso di informazioni sufficienti, di concerto con la Provincia, o con la Regione, dovrà definire i livelli di guardia relativi alla piena ordinaria e la valutazione delle soglie di allertamento per la popolazione. La popolazione ritenuta a rischio nel presente Piano, dovrà essere avvisata preventivamente ad un evento meteo avverso tramite l’individuazione di modalità e mezzi di informazione come sms, altoparlanti, porta a porta, suono di campane. Tuttavia, dovrà essere ideato un sistema d’allertamento generale costituito da sirene con differente tipologia di suono e tonalità, avente diffusione su tutto il territorio comunale. Gli elementi che mantengono il Piano vivo e d efficace sono l’aggiornamento periodico (possibilmente semestrale fino a massimo con cadenza annuale), l’attuazione di esercitazioni e l’informazione alla popolazione. Durante il periodo ordinario (tempo di pace), il Sindaco o suo delegato assicurerà alla popolazione le informazioni necessarie, tra cui le norme comportamentali di auto-protezione, per convivere con il rischio potenziale di eventi calamitosi nonché quelle relative al Piano di Emergenza. Le informazioni provenienti dalla comunità Scientifica riguardanti gli eventi calamitosi, nonché tutte le conoscenze acquisite sulle condizioni del territorio comunale e i rischi a cui esso è esposto, dovranno essere comunicate alla popolazione attraverso conferenze pubbliche, specifiche pubblicazioni, convegni, volantinaggio e affissioni, eventualmente emittenti Radio e/o radiotelevisive locali. In fase di emergenza (periodo di intervento), la popolazione sarà mantenuta costantemente informata sulle attività disposte dal Centro Operativo Comunale, sull'evento previsto, nonché sulle norme comportamentali da adottare per agevolare le operazioni di soccorso. Affinchè le misure di salvaguardia della popolazione siano efficaci bisognerà, almeno, intervenire con azioni non strutturali, per le quali si intende: a) l’informazione alla popolazione (consapevolezza del rischio e azioni da seguire in caso di evento); b) l’allontanamento, possibilmente preventivo, della popolazione interessata (o di beni, attività produttive, ricreative, ecc.) dalle località soggette a rischio in caso di evento; c) le esercitazioni per testare e tarare quanto previsto e pianificato nel presente Piano. Il Piano dovrà recepire le informazioni e gli aggiornamenti provenienti dalla comunità scientifica, dal PAI e da eventuali studi specialistici, inerenti gli eventi attesi sul territorio e la
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documentazione cartografica necessaria alla definizione degli scenari. In relazione alle persone non autosufficienti, sarà cura del responsabile della Funzione 9 Assistenza alla popolazione, avvalendosi dei dati in possesso dei Servizi Sociali del Comune e del responsabile della Funzione Sanità, predisporre ed aggiornare periodicamente (con cadenza almeno annuale) i dati relativi alla popolazione, l’elenco delle persone non autosufficienti e le presenze nelle aree a rischio. Il Comune, comunque, dovrà procedere alla verifica e all’aggiornamento dei dati riportati nel presente lavoro, esaminando la completezza dell’individuazione degli esposti. Tutti gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo.
Spadafora, 10 ottobre 2012
IL GEOLOGO INCARICATO dott. Paolo Pino
IL RESPONSABILE DELL’UFFICIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE Arch. Salvatore Cuffaro
Il SINDACO dott. Giuseppe Pappalardo
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