L’INCHIESTA: IL DIRITTO DI SENTIRSI RAPPRESENTATI / PAGINA 11 Marzo 2014 / Numero 08 ALL’INTERNO: TOP CLUB D’EUROPA / #CONTESTAZIONI: IL DIRITTO DI ESSERE RAPPRESENTATI / #BRASIL 2014: IL SOGNO SPEZZATO DI CHI NON CI SARA’ / #ROMA: LA ROMA PRESENTA IL SUO STADIO / #UEFA: COS’E’ IL FAIR PLAY FINANZIARIO / #RUBRICA: E’ SUCCESSO ANCHE
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_02 NEMICO PUBBLICO NUMERO 1 Il mediano della Juventus, incubo delle difese italiane, è senza dubbio l’uomo in più della squadra torinese. L’unico forse, insieme a Tevez e Pirlo.....
_05 TOP CLUB D’EUROPA Un viaggio alla scoperta delle migliori squadre europee per capire come DIRETTORE Cristiano PECONI HANNO COLLABORATO Marco Martelloni, Marco Simonelli, Davide Piteo, Raniero Mercuri, Copyright 2013 © FM | Football-Magazine.it | Testata Giornalistica Online Reg. Trib. Roma n. 49/2010 del 24-02-2010 | Email:
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la Serie A può tornare a essere il campionato più bello del mondo!
_11AriaILdiDIRITTO DI SENTIRSI RAPPRESENTATI protesta nel calcio italiano, sono ormai diverse le società che devono far fronte alle rimostranze delle proprie tifoserie, in un calcio....
_13Mancano IL SOGNO SPEZZATO DI CHI NON CI SARA’ ormai pochi mesi all’inizio della 20° edizione del campionato mondiale di calcio e molto campioni non ci saranno per infortuni che....
_15La Roma LA ROMA PRESENTA LO STADIO conferma la propria ambizione di diventare uno dei piu’ grandi club calcistici al mondo.
_17Come CHE COS’E’ IL FAIR PLAY FINANZIARIO funziona? Quali sono i suoi obiettivi e perché la UEFA ritiene che porterà benefici al calcio europeo a livello di club? Ecco tutte le risposte.
_21LaE’nostra SUCCESSO ANCHE Rubrica fissa che ci ricorda gli eventi che hanno caratterizzato il mese di Marzo.
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_23 ARTURO VIDAL
NEMICO PUBBLICO NUMERO 1 IL MEDIANO DELLA JUVENTUS, INCUBO DELLE DIFESE ITALIANE, È SENZA DUBBIO L’UOMO IN PIÙ DELLA SQUADRA TORINESE. L’UNICO FORSE, INSIEME A TEVEZ E PIRLO, DI CUI L’ALLENATORE ANTONIO CONTE NON PUÒ FARE A MENO DI MARCO MARTELLONI | FOOTBALL-MAGAZINE.IT
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suoi numeri realizzativi da attaccante, la duttilità e la caparbietà unita a ottime doti tecniche, fanno del cileno uno dei protitipi del calciatore moderno. Bravo sia in fase di distruzione che spietato negli inserimenti. ENFANT PRODIGE. Il primo ad accorgersi delle qualità di Arturo Vidal, fu Claudio Borghi. L’allora allenatore del Colo Colo, nonché campione del mondo al fianco di Maradona nel mondiale del 1986, non ebbe remore a far esordire il giovane Arturo nella delicata finale del torneo Apertura 2006 contro l’Universidad de Chile. Gara poi vinta dallo stesso Colo Colo. Impiegato come difensore centrale, l’attuale 23 bianconero, già dal Clausura 2006 inizia a ritagliarsi più spazio fino a diventare protagonista as-
soluto nella vittoria dell’Apertura 2007. Quest’ultimo trionfo segnerà l’addio del ragazzo dal Colo Colo, in quanto l’occhio attento del direttore sportivo del Bayer Leverkusen Rudi Voeller lo farà atterrare nella città dell’Aspirina. MISTER 11 MILIONI. Per la cifra record di 11 milioni di dollari, somma che mai fino ad allora aveva incassato nessun club cileno per un calciatore, il 20enne Vidal si aggrega alla corte di Michael Skibbe. Il tecnico tedesco muta quasi da subito il ruolo di Vidal, spostandolo da difensore a centrocampista. Dopo un inizio travagliato per via di un infortunio, fa in suo esordio in Bundesliga il 19 Agosto 2007. Nella prima stagione europea raccoglie 33 presenze totali (9 in Coppa Uefa) ed una rete, mentre la squadra raggiunge il settimo posto in campionato. L’anno seguente sulla panchina rossonera subentra
Bruno Labbadia. Il rendimento di Vidal sale ulteriormeente con 35 presenze e 6 reti, mentre quello del club delude. Al termine della stagione 2008-2009, la squadra si piazzerà nona e masticherà anche la delusione di una finale di Coppa di Germania persa con il Werder Brema. Subentra così alla guida delle aspirine Jupp Heynches che farà sbocciare definitivamente le qualità di Arturo Vidal. Nella stagione 20092010 la squadra arriverà quarta, l’anno seguente finirà seconda e Vidal si laurerà cannoniere con dieci realizzazioni, a cui vanno aggiunte una in Coppa di Germania e due in Europa League. Una tale esplosione non può non attirare le attenzione dei massimi club europei. Barcellona, Milan, Manchester United, Napoli e Juventus puntano il giocatore, ma sarà proprio la vecchia signora ad accaparrarselo per 10,5 milioni di euro.
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GUERRIERO BIANCONERO. L’impatto col campionato italiano è da subito dirompente. Al suo esordio in serie A realizza una rete nel 4-1 finale col Parma, successivamente realizzerà contro la Roma la prima doppietta da quando ha lasciato il Cile. L’allenatore bianconero Antonio Conte, fedelissimo del 4-2-4, modifica la disposizione tattica della squadra per agevolare le qualità di Arturo. Cosìcche un più congeniale 3-5-2 diventa lo schema prescelto per far convivere Pirlo, Marchisio e lo stesso Vidal. Nella prima stagione italiana, quindi, il centrocampista si porta a casa uno scudetto da protagonista con sette realizzazioni all’attivo. Nel campionato 2012-2013 risulta da subito decisivo per la conquista della Supercoppa Italiana contro il Napoli, realizzando un rigore nel 4-2 finale. Proprio la sua capacità dagli undici metri incrementerà il suo lo score personale. Bagnerà l’esordio in Champions League con una rete nello stadio del Chelsea, che varrà ai bianconeri il 2-2 finale. Diventato rigorista chiude la stagione con dieci reti in campionato, una in Coppa Italia, tre in Champions League e una in Supercoppa Italiana diventando il miglior realizzatore stagionale del club torinese con quindici reti. Nel secondo anno bianconero arriva un altro tricolore, ma nel frattempo iniziano a giarare svariate voci di mercato intorno a Vidal, su tutte quelle di un interesse concreto di Barcellona e Manchester United. Inizia comunque il terzo campionato in Piemonte e conquista la seconda Supercoppa contro la Lazio. Continua a realizzare goal a ripetizione, in Champions arriva addirittura la prima tripletta contro il Copenaghen. A fermare le chiacchere di mercato arriva poi il prolungamento contrattuale che porterà nelle tasche del cileno 4,5 milioni di euro all’anno. Con il goal all’Inter del 2 Febbraio 2014
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supera il precedente record di marcature in campionato. Curioso come una ricerca Sky Sport evidenzi come sia proprio Vidal, l’uomo più decisivo della serie A. Pur non essendo un attaccante, King Arthur risulta per sei volte l’uomo che ha sbloccato partite poi vinte dalla squadra. Dietro di lui bomber indiscussi come Palacio e Higuain. Che ormai faccia parte dei top player presenti nel vecchio continente è indiscusso, non ci sono squadre, neanche le migliori come Real, Bayer Monaco o Barcellona, che possono contare su un giocatore così polivalente, che raramente sbaglia le partite e che fa male alle difese avversarie come un centravanti navigato. NAZIONALE. Se il Cile è riuscito ha conquistare credibilità nel panorama calcistico internazionale, è dovuto soprattutto all’esplosione di talenti come Sanchez, Vargas, Isla, Mati Fernandez, Medel e Vidal. E non è un caso che quattro di essi (Isla, Sanchez, Medel e proprio Vidal), abbiano fatto parte dello storico terzo posto conquistato dalla nazionale under 20 nel mondiale del 2007 in Canada. Nel particolare vennereo esaltate le prestazioni di Vidal, autore di due reti ma vero trascinatore in campo dell’unidici guidato da Sulantay. Di li, il passo alla nazionale maggiore è breve. Convocato per il campionato mondiale 2010, gioca quattro partite partendo sempre titolare. Nel 2011 partecipa alla Coppa America in Argentina, collezionando tre presenze e un gol contro il Messico. Poi un episodio rimbalza alle cronache: la sua esclusione per 10 partite a partire dal Novembre 2011 per essersi presentato in ritardo al ritiro. Il fatto rientrerà con una riduzione a cinque gare. Nei prossimi mondiali in Brasile occhio allora al Cile, nazionale giovane guidata a centrocampo da un guerriero assetato di vittorie.
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I NUMERI INCREDIBILI DI ARTURO VIDAL NELLA STAGIONE 2013/2014
TROFEI VINTI
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TOP CLUB D’EUROPA UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE MIGLIORI SQUADRE EUROPEE PER CAPIRE COME LA SERIE A PUÒ TORNARE A ESSERE IL CAMPIONATO PIÙ BELLO DEL MONDO! DI MARCO SIMONELLI | FOOTBALL-MAGAZINE.IT
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Parliamoci chiaro, il campionato italiano di Serie A non è più il migliore al mondo. Se fino a pochi anni fa potevamo vantarci di questa nomea ormai la disparità tra i campionati top e il nostro è sotto gli occhi di tutti. Ogni fine settimana chi s’imbatte in una partita delle maggiori competizioni europee non può non pensare alla nostra Serie A.Il gap tecnico e fisico è ormai lampante e lo testimoniano i tanti punti persi dall’Italia nel Ranking Uefa. La Germania ci ha superato ormai da qualche anno e nazioni come Francia e Portogallosi stanno avvicinando. Non a caso nelle migliori otto squadre d’Europa non vi è traccia di un’italiana, e l’unica formazione ancora in corsa per un titolo europeo è la Juventus in Europa League. Nei quarti di Champions troviamo squadre di Spagna, Inghilterra, Germania e Francia, tornei in costante crescita sia sul piano del gioco che su quello economico. Vediamo allora cosa sta succedendo nei migliori campionati d’Europa e quali siano le cause principali che determinano questo gap con la Serie A. IN SPAGNA L’ATLETICO CERCA DISPEZZARE IL DUOPOLIO REAL-BARCA – A dominare il famoso Ranking Uefa troviamo la Spagna, che quest’anno porta ben tre squadre ai quarti di Champions League. Alle habitué Real Madrid e Barcellona in questo momento si è aggiunto l’Atlético Madrid, formazione rivelazione anche in Liga. Se prima il campionato spagnolo era una storia per due squadre, questa stagione a fare da guasta feste ci sta pensando il Cholo Simeone. Negli anni passati molti titoli si sono decisi nei “Clasicos”, quest’anno invece l’ultimo derby di Spagna ha permesso ai Colchoneros di agganciare il Real in vetta e di
superarlo la giornata successiva. L’Atlético si ritrova nell’olimpo del calcio spagnolo grazie al gran lavoro di squadra e al suo bomber Diego Costa, ennesimo campione sfornato dai Rojiblancos.La Liga come sempre è movimentatissima, grazie soprattutto ai fuoriclasse delle squadre di spicco. Abbiamo ancora negli occhi lo spettacolo del Real-Barca giocato la settimana scorsa, uno straordinario spot al calcio che ha ci ha fatto riconciliare con questo sport. Poi, ovviamente, a fare la differenza ci sono loro: i campionissimi.Messi e Cristiano Ronaldo, solo per citare i due massimi esponenti di questa categoria, sono nomi che da soli contribuiscono ad alzare notevolmente l’attenzione per un match, oltre a portare risultati e grandissimi ritorni economici. Sarebbe superfluo ora citare i numeri di questi due fuoriclasse, ma non a caso gli ultimi sei palloni d’oro se li sono divisi e contesi proprio loro due. E giocatori come Messi e Ronaldo, capaci di spostare interi equilibri, sono fondamentali per raggiungere certi successi a livello europeo. QUATTRO SQUADRE PER LA PREMIER, NON SUCCEDEVA DA ANNI – Poco sotto troviamo la Premier League, campionato ricco di storia e da sempre affascinante. Partite giocate a ritmi altissimi, attacchi super e stadi sempre pieni rendono il campionato della Regina uno dei più belli al mondo, se non il più bello. Una Premier così incerta come quella di questa stagione, poi, non si vedeva da anni. Ben quattro squadre sono ancora in lotta per il titolo a poche giornate dal termine. Per ora a comandare è il Chelsea, ma il City deve ancora recuperare due partite e potrebbe scavalcarlo. La squadra di Mourinho si trova a combattere su due fronti, mentre l’armata di Manchester ha come unico obiettivo la Premier.
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A distanza ravvicinata troviamo il super Liverpool di Brendan Rodgers, la squadra con il miglior gioco e il miglior attaccante d’Inghilterra, che quest’anno sta facendo sognare i propri tifosi. Un po’ attardato, e quasi fuori dai giochi, l’Arsenal che, dopo un inizio straordinario, ha subito una flessione che gli ha fatto perdere terreno. Escluso da questa lotta il Manchester United, che deve confrontarsi con l’addio di Sir Alex Ferguson e ha bisogno di tempo per riaprire un nuovo ciclo. United che però continua la sua marcia in Champions ed è, nonostante le difficoltà, l’unica squadra inglese con il Chelsea a giocarsi i quarti di finale. Due team che in Europa giocano con la grinta e l’esperienza di squadreabituate a certi palcoscenici e con giocatori che si trasformano appena sentono le note della sigla della Champions. BUNDESLIGA E LIGUE 1 GIÀ DECISE, SI ASPETTA LA CHAMPIONS – Il terzo posto è occupato dalla Germania, con il super Bayern di Pep Guardiola a stradominare il campionato. La squadra di Monaco ha infranto ogni record in Bundesliga, vincendo il titolo con sette giornate d’anticipo, senza perdere una partita e con una striscia di vittorie di ben 19 gare. L’anno scorso, dopo il triplete di Heynckes, ci si chiedeva come sarebbe potuta migliorare questa squadra già perfetta. Guardiola in qualche modo c’è riuscito, macinando record e puntando a bissare quella storica tripletta. Nonostante un campionato sottotono continua ad avanzare in Champions il Borussia Dortmund. La finalista della passata edizione, dopo aver definitivamente perso il campionato, sembra intenzionata a ripetere l’impresa dello scorso anno, battendo il Real e puntando alla finale.
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Altro campionato in grande ascesa, grazie soprattutto a due squadre che stanno investendo molto, è quello francese. Il Psg, dopo l’arrivo dello sceicco Al Thani, ha iniziato da anni un’opera di rafforzamento della squadra che ha portato a Parigi giocatori del calibro di Ibra, Cavani e Thiago Silva. Giocatori che hanno permesso alla squadra di Blanc di essere competitiva in Europa e di candidarsi prepotentemente alla vittoria della Champions. Quest’anno poi si è aggiunto il Monaco, squadra con grandissime possibilità economiche, che sta seguendo le orme del Psg, portando nel Principato molti campioni affermati. E dal prossimo anno sarà una temibile avversaria anche nell’Europa che conta. E IN ITALIA? – In Italia la situazione sta diventando sempre più complicata. La forbice con gli altri campionati si amplia stagione dopo stagione e i problemi continuano ad aumentare. I troppi tatticismiche condizionano il gioco delle nostre squadre portano a un inevitabile calodello spettacolo. Le formazioni che giocano del bel calcio sono pochissime,vedere partite divertenti in Serie A è ormai una rarità e gli stadi di conseguenza continuano a svuotarsi.Il nostro è fondamentalmente un campionato povero e i pochi campioni che lo frequentano decidono ormai sempre più spesso di andare a cercare “fortuna” altrove. Quest’anno si è intravista una leggera inversione del trend, con quattro squadre che sono riuscite a portare degli ottimi giocatori in Italia. Juve, Napoli, Roma e Fiorentina sono le uniche società che hanno investito nel mercato, ma ciò non è bastato per colmare il gap con le altre squadre europee. La Juventus, come detto, è l’unica che ancora lotta per un titolo internazionale, ma l’Europa League non è certo il palcoscenico che si auguravano Tevez e compagni. E sarà un caso che la squadra che domina da tre anni in Italia e che concorre ancora per un titolo europeo sia l’unica ad avere uno stadio di proprietà?Perché poi i problemi, e le possibili soluzioni, sono sempre gli stessi. Lo stadio di proprietà, caratteristica fondamentale di qualsiasi potenza europea, è un’ottima base da cui partire per colmare la differenza economica congli altri campionati. È vero, le leggi in Italia sono più restrittive rispetto ad altri paesi, ma la reale volontà di investire in un progetto stadio (e parliamo di fatti, non di parole) è stata manifestata da poche società. Infine il problema della valorizzazione dei giovani. Il campionato primaveranon è più una buona palestra e il salto dalle giovanili alla Serie A risulta spesso troppo grande. Il modello da seguire è sempre quello spagnolo o inglese, con le società più importanti presenti anchenelle leghe minori con una seconda squadra in cui far crescere i giovani. Bisogna dunque investire prima in stadi e nei giovani se si vuole tornare poi a poter investire anche nei grandi campioni. La strada sarà lunga e tortuosa, ma siamo sicuri che il gap con le altre nazioni europee sarà appianato e che il nostro campionato potrà tornare a essere il più bello del mondo.
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IL DIRITTO DI SENTIRSI RAPPRESENTATI
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ARIA DI PROTESTA NEL CALCIO ITALIANO, SONO ORMAI DIVERSE LE SOCIETÀ CHE DEVONO FAR FRONTE ALLE RIMOSTRANZE DELLE PROPRIE TIFOSERIE, IN UN CALCIO SEMPRE PIÙ DISTANTE DALLA GENTE, AUTENTICO MOTORE DEL CIRCO “PALLONARO”, CHE FATICA ORMAI A RICONOSCERSI NELLE PERSONE CHE DOVREBBERO INVECE RAPPRESENTARLA. DI RANIERO MERCURI | FOOTBALL-MAGAZINE.IT
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n vento di malumori, insofferenze, incomprensioni. Questo e tanto altro ancora è quello che sta emergendo di recente nel calcio italiano, trascinando quel che rimane di un grande fenomeno sociale che aggrega di milioni di personein una crisi sempre più profonda. E il riferimento qui non èal delicato (eufemismo) momento economico in cui versa il paese e quindi anche il sistema calcio, quanto ad una crisi morale e quindi valoriale, di rapporti lacerati, di promesse deluse, di rappresentatività fittizie. Quella che una volta era la tua squadra, il primo gioco da bambino, quella con la quale sei cresciuto e diventato “follemente” consapevole che non ti avrebbe mai abbandonato, almeno lei no, perché ti ci saresti riconosciuto per sempre, come uno specchio eterno dell’anima. Spesso tramandata da padre in figlio, o da uno zio, un parente, un amico di famiglia, o semplicemente perché vedendo per la prima volta quei colori o provando un’emozione per un gol, decidesti che era quella li la squadra nella quale ti riconoscevi, la tua scelta l’avevi fatta, impossibile cambiare o tornare indietro. Ma tutto ciò implica il fatto che i responsabili che hanno il privilegio di gestire e prendersi cura di questi migliaia e migliaia di sentimenti, diremmo quasi di queste “anime calcistiche”, agiscano nella piena rappresentanza del popolo che rappresentano in quanto presidenti o autorevoli dirigenti delle stesse società, perché ogni squadra e quindi ogni tifoseria ha le sue tradizioni, se vogliamo una sua specifica “collocazione sociale” all’interno del sistema calcio, che deve essere rispettata e della quale il primo dirigente deve essere il custode, non ergendosi su un piedistallo sovrastante la volontà popolare, ma continuando semplicemente il percorso avviato dai suoi predecessori e legato a doppio filo alle radici del club che rappresenta.
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L’insofferenza che riscontriamo in questo preciso momento storico in seno a diverse tifoserie riguarda proprio questo: il non sentirsi rappresentati da chi è a capo della loro “squadra del cuore”, come si usa dire, e quindi anche, perché no, da chi un pezzetto di quel cuore lo gestisce. Il caso più eclatante, che va avanti tra alti e bassi ormai da diversi anni ma che proprio in questo ultimo periodo appare più accentuato, è quello relativo alla tifoseria laziale e ai rapporti sempre più critici con il presidente Claudio Lotito, reo a parere della maggioranza dei tifosi di non essere mai riuscito ad incarnare quei valori nei quali diverse generazioni di tifosi si sono da sempre riconosciuti; una contestazione che ha trovato la sua massima espressione durante la recente gara tra Lazio e Sassuolo e che non sembra voler cessare. Un infinito muro contro muro,dove da una parte si chiede un’apertura a constatare se ci sia qualche altro imprenditore interessato ad acquisire il pacchetto di maggioranza del sodalizio biancoceleste, mentre dall’altra vi è un netto rifiuto da parte del presidente, che invece rilancia rivendicando la legittimità della sua leadership in virtù dei risultati raggiunti a suo avviso negli ultimi dieci anni. Un altro rapporto turbolento è certamente quello che va avanti da un po’ di tempo in una piazza dal glorioso passato come quella di Bologna, dove la tifoseria rossoblu punta il dito contro la presidenza di Albano Guaraldi, al quale viene imputato, oltre il pesante indebolimento della rosa (ad esempio la recente cessione dell’ex capitano Diamanti, ora in Cina con Lippi), anche la mancata predisposizione ad aprirsi ad un confronto con la gente, l’assenza di un qualsiasi tipo di legame e di unione con chi ha a cuore le sorti della squadra felsinea. . A tal proposito, è di qualche giorno fa la notizia di una manifestazione in città in cui circa millecinquecento persone hanno animatamente “chiesto” al presidente di farsi da parte, o quantomeno di capire se ci sia o meno la possibilità di cedere il club a qualche altro imprenditore interessato. Guaraldi, apparso molto provato e nervoso, dopo essersela presa furentemente con i giornalisti presenti definendoli addirittura “sciacalli” e “avvoltoi”, colpevoli a suo avviso di esasperare una situazione già rovente, ha comunque aperto alla possibilità di cessione qualora si presentassero acquirenti affidabili, affermando poco dopo che in caso di una malaugurata e drammatica retrocessione nella serie cadetta tutto l’organigramma societario sarà costretto inevitabilmente a farsi da parte. Solo apparentemente diversa appare la contestazione in casa Milan. Vista così potrebbe essere facilmente classificata come la classica contestazione da mancanza di risultati, sul finire di una stagione a dir poco fallimentare. Ma osservandola meno in superficie, ci si accorge che probabilmente il popolo rossonero “sente” in qualche modo che qualcosa sta cambiando all’interno della società, che forse siamo ai titoli di coda della storia milanista di Adriano Galliani, amministratore delegato del club e braccio destro del presidente Berlusconi, che ha rappresentato la squadra rossonera per quasi trent’anni, portandola più volte sul tetto d’Europa.
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Il riferimento è anche ovviamente alla questione ancora profondamente irrisolta riguardante l’avvento in società di Barbara Berlusconi e il difficile rapporto con lo stesso Galliani, che inevitabilmente (quantomeno per ragioni anagrafiche) tra non molto tempo porterà ad un ribaltone definitivo in seno alla gestione del club. Significative anche le delicate situazioni di Ascoli e Bari: un misto di amore e “dramma” sportivo. I tifosi bianconeri, dopo tanti anni di contestazione verso l’ex presidente Roberto Benigni, che per ben diciotto anni guidò il club dopo la morte del grandissimo predecessore Costantino Rozzi, hanno visto uscire di scena il “nemico” e, dopo un breve periodo di interregno di Guido Manocchio, hanno dovuto assistere al drammatico fallimento della società dopo ben centoquindici anni di storia, per poi subito dopo vederla risorgere con il nome di “Ascoli Picchio F.C. 1898” con a capo il nuovo presidente Francesco Bellini. Una storia di amore e appartenenza esemplare quella dei tifosi marchigiani, che dopo anni di scoramento dovuto all’impossibilità di riconoscersi nelle gesta del vecchio presidente, solamente grazie al fallimento della società sono riusciti a ritrovare quell’entusiasmo perduto, che ha fatto tornare la gente bianconera a riempire lo stadio per star vicina alla squadra del cuore, soprattutto in un momento così delicato e con una salvezza difficile da raggiungere (l’Ascoli milita nel girone B del campionato di Prima Divisione). Forse tutto questo affetto non basterà ad evitare la retrocessione della squadra, ma sicuramente a ristabilire
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un grande amore. Molto simile la situazione in casa Bari (attualmente impegnato in Serie B nella lotta per non retrocedere), dove la società è ufficialmente fallita, pochi giorni fa, dopo anni di dure contestazioni verso Vincenzo Matarrese e la sua famiglia, che ha gestito la società per ventotto anni fino alle dimissioni rassegnate nel 2011, mantenendo comunque nelle proprie mani il 90% del capitale sociale del club, fino appunto al triste epilogo. Anche qui però si parla di tristezza soltanto apparente, perché alla prima partita casalinga dopo il fallimento, avversario l’Avellino, la gente biancorossa è tornata a riempire lo stadio con più di quindicimila presenze, segno evidente di appartenenza e di felicità nel ritrovare d’un colpo un vecchio amore perduto, per anni distante ma mai dimenticato. Un’ultima osservazione. Ci hanno detto che ormai siamo nell’era del calcio business, tanto anacronistico quanto antiquato parlare ancora di presidenti-tifosi, di stadi pieni, di bandiere, da ottusi pretendere ancora il rispetto della maglia che si indossa (dimenticando troppo facilmente che a quelle maglie sono spesso legati ricordi familiari, emozioni, percorsi di vita). Assurde pretese in un calcio industria finalizzato all’ arricchimento ad ogni costo, al raggiungimento degli obiettivi esclusivamente a scopo economico e raramente sportivo, dimenticando, anzi facendo finta di dimenticare come nasce questo sport: un pallone, una porta, un gol. Ed un abbraccio.
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A DUE MESI DAI MONDIALI, COMINCIA A SALIRE L’ATTESA DI ASSISTERE ALLA COMPETIZIONE PIÙ IMPORTANTE AL MONDO IN AMBITO CALCISTICO. DI DAVIDE PITEO | Così come ogni Mondiale, anche quello che andrà in scena tra due mesi in Brasile ha la sua giusta vigilia, che spesso è caratterizzata da diversi fattori come: scandali nazionali, come avvenne in Italia proprio prima del fortunato Mondiale del 2006, esoneri improvvisi di C.T. e staff tecnico, non convocati di un certo calibro viste le antipatie tra giocatore ed allenatore, oppure infortunati eccellenti che per un motivo o un altro non potranno partecipare al Mondiale ma solo assistervi. Nella lista delle nazionali che avranno infortunati di lusso, anche la Nazionale azzurra ha un posto di un certo rilievo, infatti Cesare Prandelli molto difficilmente potrà arruolare Giuseppe Rossi tra i 22 che prenderanno
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parte per la spedizione in terra carioca, visto il grave infortunio rimediato contro Rinaudo nel derby contro il Livorno. Non bene se la vedrà il C.T. tedesco Low che dovrà rinunciare in solo colpo a Badstuber e Khedira, però al tempo stesso la Germania dovrebbe recuperare in tempo utile Hummels, Gomez, e Schweinsteiger. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Inghilterra, visto il grave infortunio che ha visto per protagonista Theo Walcottdi un grave incidente in campo che gli ha provocato la rottura del legamento crociato, non meno fortunato anche l’Uruguay, la Celeste infattirischia di fare a meno di Gaston Ramirez. L’ex giocatore del Bologna, vicinissimo al passaggio nella Roma di Garcia, a causa di un grave intervento sulla caviglia, ha rischiato il k.o. stagionale,ma stando alle ultime indiscrezioni, il suo infortunio sembra essere meno grave del previsto. Ovviamente va anche considerato che il modulo utilizzato dall’Uruguay prevede l’impiego di due soli attaccanti, ossia il duo composto da Cavani e Suarez, quindi l’assenza di Ramirez non dovrebbe rappresentare un gravissimo problema, ma è anche vero che la sua versatilità darebbe al C.T. Tabarez la possibilità
di avere un jolly importante da lanciare anche a gara cominciata.Un altro campione che potrebbe rischiare di seguire il Mondiale in tv è SamirNasri, infortunatosi i legamenti nel match tra Manchester City e Cardiff, ciò senza dubbio sarebbe un problema non da poco per Deschamps, considerata l’assenza di giocatori che possano sostituire in modo valido Nasri, nel ruolo di trequartista centrale. Un’altra grande assenza sarà di Kevin Strootman: il centrocampista della Roma, dopo il grave infortunio patito contro il Napoli, ha superato brillantemente l’intervento in cui gli è stato ricostruito il legamento anteriore del ginocchio destro, ma ciò però non gli impedirà di non giocare i Mondiali. Assenza dunque pesante per i tulipani, ma su tutte l’assente eccellente sarà Radamel Falcao, l’attaccante del Monaco infortunatosi in Coppa di Francia, che non solo ha chiuso con largo anticipo la stagione ma anche il capitolo mondiali, occasione più unica che rara per un giocatore del suo calibro, visto che molto difficilmente potrà nuovamente giocare la massima competizione calcistica in sud-America, ma nonostante le assenze senza dubbio anche il Mondiale brasiliano offrirà tanto spettacolo e divertimento.
IL SOGNO SPEZZATO DI CHI NON CI SARA’
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LA ROMA PRESENTA LO STADIO. “PRONTO IN 2 ANNI”
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Il presidente Pallotta ha svelato il plastico dell’impianto da 52500 posti: “Con le gradinate a ridosso del campo, gli avversari avranno paura di affrontarci”. Il sindaco Marino: “Il nostro obiettivo è quello di vedere Totti giocarci dalla stagione 2016/17″ 27 Marzo 2014, un giorno storico per la storia della Roma. Pochi mesi dopo aver annunciato l’area in cui sarebbe sorto, la Roma ha svelato il plastico del nuovo stadio. Una presentazione in grande stile, con il presidente James Pallotta e il sindaco Ignazio Marino. Pallotta ha così illustrato il progetto: “Lo stadio Olimpico è stato un grande stadio e una
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grande casa per la Roma. Ma ha fatto il suo tempo. I tifosi giallorossi hanno bisogno di un nuovo impianto. Quello che sarà una grande opportunità per la città e per il paese. Avremo un nuovo stadio, con le gradinate a ridosso del campo. Uno stadio che farà paura agli avversari, un progetto che sarà finanziato interamente dai privati e senza fondi pubblici. Si tratta di uno snodo cruciale per fare della Roma una società leader a livello mondiale. E’ uno stadio ultramoderno da 52mila posti che potrebbero diventare addirittura 60mila. Non vorrei essere nei panni dei giocatori avversari: è uno stadio che incute timore”
Marino:”La costruzione avverrà in una zona già urbanificata: Speriamo che la Roma possa giocare nel nuovo stadio già nella stagione 2016-2017″. Rudi Garcia: “Sarà la nostra nuova casa, mi piace il giardino al centro. In questo giardino dobbiamo continuare a scrivere la storia della Roma”.De Rossi: “E’ molto emozionante, speriamo che i lavori siano molto veloci: vogliamo arrivare in questo stadio con dei trofei importanti”. Totti: “Parla da solo, progetto bellissimo. E’ la casa di tutti noi romanisti. Speriamo di vincere tanto”
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CHE COS’È IL FAIR PLAY FINANZIARIO? COME FUNZIONA? QUALI SONO I SUOI OBIETTIVI E PERCHÉ LA UEFA RITIENE CHE PORTERÀ BENEFICI AL CALCIO EUROPEO A LIVELLO DI CLUB? ECCO TUTTE LE RISPOSTE.
1) COME SPIEGHI IL FAIR PLAY FINANZIARIO IN POCHE PAROLE? Il fair play finanziario si propone di migliorare le condizioni finanziarie generali del calcio europeo. 2) QUANDO INIZIA IL FAIR PLAY FINANZIARIO? Il fair play finanziario è già iniziato nel 2011. Da allora, le squadre che si qualificano per le competizioni UEFA devono dimostrare di non avere debiti insoluti verso altri club, giocatori e autorità sociali/fiscali per tutta la stagione. In altre parole, devono dimostrare di aver pagato i conti. Da questa stagione (2013/14), i club devono anche garantire di non avere perdite, ovvero di non spendere più di quanto guadagnano. La UEFA ha istituito l’Organo di Controllo Finanziario dei Club (CFCB) per verificare le cifre annuali di ogni società tenendo conto degli ultimi due anni. Dalla prossima stagione, si terrà conto degli ultimi tre anni. Le prime sanzioni per i club che non rispettano il pareggio di bilancio verranno applicate dopo la prima valutazione ad aprile o maggio 2014 e saranno effettive per la stagione 2014/15. 3) AI CLUB NON È PIÙ PERMESSO AVERE PERDITE? Per la precisione, i club possono spendere fino a 5 milioni di euro in più di quanto guadagnino ogni anno. Tuttavia, possono superare questa soglia entro un certo limite, se il debito viene coperto totalmente da un contributo/pagamento diretto da parte del proprietario(i) del club o di una parte correlata. I limiti sono: • 45 milioni di euro per le stagioni 2013/14 e 2014/15 • 30 milioni di euro per le stagioni 2015/16, 2016/17 e 2017/18
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4) I CLUB VERRANNO AUTOMATICAMENTE ESCLUSI SE NON RISPETTANO IL FAIR PLAY FINANZIARIO? QUALI CLUB SONO IN PERICOLO? La UEFA si impegna a garantire la massima riservatezza. Pertanto, non fornisce informazioni su un particolare club prima delle decisioni ufficiali. Se un club non rispetta le regole, sarà l’Organo di Controllo Finanziario dei Club a decidere le misure e le sanzioni da applicare. Una violazione delle regole non significa l’esclusione automatica di un club, ma non sussisteranno eccezioni. A seconda di vari fattori (es. il trend del bilancio in pareggio), un club incorre in diversi provvedimenti. Tra questi: a) avvertimento b) richiamo c) multa d) decurtazione di punti e) trattenuta degli introiti ricavati da una competizione UEFA f) divieto di iscrizione di nuovi giocatori alle competizioni UEFA g) limitazione del numero di giocatori che un club può iscrivere alle competizioni UEFA, compreso un limite finanziario al costo totale aggregato dei benefit per i giocatori registrati nella lista A delle competizioni UEFA per club h) squalifica dalle competizioni in corso e/o esclusione da future competizioni i) revoca di un titolo o di un premio 5) POSSONO I PROPRIETARI DEI CLUB INIETTARE LIQUIDITÀ NELLE CASSE DEI CLUB A PIACIMENTO O ATTRAVERSO SPONSORIZZAZIONI? Se il proprietario di un club inietta liquidità nelle casse del club scegliendo come sponsor un’azienda a cui è collegato, gli organi competenti UEFA indagheranno e, se necessario, adegueranno i risultati della valutazione di bilancio in base alle entrate per sponsorizzazioni, scegliendo un livello appropriato (‘valore equo’) a seconda dei prezzi di mercato. 6) CHI CONCEDE LE LICENZE AI CLUB PER PARTECIPARE ALLE COMPETIZIONI UEFA? Ogni club che si qualifica per la UEFA Champions League o la UEFA Europa League necessita di una licenza, che viene concessa dalle rispettive federazioni (o in alcuni casi delle leghe calcio). Ciò è stabilito dalle regole sulle licenze dei club e sul fair play finanziario. Poi la UEFA verifica i documenti e le cifre di tutti i club che si sono iscritti a una delle competizioni UEFA. 7) ALCUNI CLUB HANNO DEBITI ENORMI O NON LI PAGANO. POSSONO ANCORA RISPETTARE IL FAIR PLAY FINANZIARIO? I club devono pagare conti e debiti in modo tempestivo. Pertanto, devono pagare i giocatori o i trasferimenti come stabilito nei contratti; in caso contrario, possono essere sanzionati dagli organi UEFA competenti. 8) È GIÀ SUCCESSO CHE A UN CLUB SIA STATO NEGATO L’ACCESSO ALLE COMPETIZIONI UEFA A CAUSA DEL FAIR PLAY FINANZIARIO? Il sistema di licenze per club della UEFA è stato introdotto nella stagione 2003/04. Da allora, 44 club qualificati per meriti sportivi alla UEFA Champions League o alla UEFA Europa League non sono stati ammessi perché non hanno rispettato i criteri di assegnazione delle licenze. Il
fair play finanziario è stato introdotto e aggiunto ai criteri di licenza nel 2011. Da allora, diversi club non sono stati ammessi alle competizioni UEFA perché non hanno pagato gli stipendi dei giocatori o i debiti verso altri club per i trasferimenti. 9) IL FAIR PLAY FINANZIARIO È IN LINEA CON LE LEGGI EUROPEE? La UEFA dialoga costantemente con la Commissione Europea a proposito di fair play finanziario e ha sempre ricevuto il suo appoggio. Inoltre, esiste una dichiarazione congiunta del presidente UEFA e del Commissario europeo per la concorrenza che ribadisce la coerenza tra le regole e gli obiettivi del fair play finanziario e gli obiettivi politici della Commissione europea nel settore degli aiuti di stato. 10) IL FAIR PLAY FINANZIARIO IMPEDIRÀ AI CLUB PIÙ PICCOLI DI SUPERARE QUELLI PIÙ GRANDI IN TERMINI FINANZIARI? Tra la ricchezza dei diversi club e paesi esistono differenze storiche e che prescindono dal fair play finanziario. L’obiettivo del fair play finanziario non è quello di eguagliare tutti i club per dimensioni e ricchezza, ma incoraggiare i club a costruire il proprio successo, piuttosto che continuare a cercare ‘soluzioni rapide’. Le società calcistche necessitano di un ambiente migliore, dove gli investimenti sul futuro sono premiati meglio e vi sia una maggiore credibilità nel lungo periodo. Favorendo gli investimenti sui giovani e sugli degli stadi, e stabilendo deficit accettabili in milioni di euro e non in percentuali relative, la valutazione dei bilanci ha una struttura meno restrittiva verso le piccole e medie società. Con il tempo, più club piccoli e medi avranno le potenzialità per crescere. 11) ALCUNI GIOCATORI NON APPARTENGONO AI CLUB PER I QUALI GIOCANO MA AD ALTRI INVESTITORI O AGENTI. QUESTA SITUAZIONE È AMMESSA DAL FAIR PLAY FINANZIARIO? Si tratta della cosiddetta proprietà da parte di terzi ed è attualmente consentita dalle regole FIFA. Tuttavia, nell’ambito delle regole del fair play finanziario, i club devono rivelare informazioni sugli accordi per la proprietà da parte di terzi. Inoltre, tutti gli introiti che derivano da tali accordi sono differiti fino alla vendita del giocatore. La UEFA ha chiesto alla FIFA di vietare questo tipo di pratica in tutto il mondo. Se la FIFA non dovesse adottare rimedi adeguati, la UEFA sarebbe pronta ad applicare le proprie regole per vietare la proprietà da parte di terzi almeno nelle competizioni UEFA.
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E’ SUCCESSO ANCHE...
IL BAYERN MONACO DIVENTA CAMPIONE DI GERMANIA
20 MARZO PREMIO DA 1 MILIONE A TESTA SE VINCE CHAMPIONS
21 MARZO QUARTI DA BRIVIDI IN CHAMPIONS
21 MARZO EUROPA LEAGUE: IL LIONE SULLA STRADA DELLA JUVENTUS Dopo i sorteggi di Champions League sono stati effettuati i sorteggi dei quarti e Ciro Ferrara, ambasciatore della finale in programma a Torino, Sarà il Lione il prossimo avversario della Juventus in Europa League. La Juventus tra l’altro potrà contare sul vantaggio del fattore campo nel match di ritorno.
sei minuti. Prima del quarto d’ora arriva il raddoppio, realizzato da Mario Götze. Ribéry mette a segno il definitivo 3-1 per il Bayern. La formazione guidata da Guardiola ottiene la diciannovesima vittoria consecutiva in campionato e porta a 52 partite la sua striscia di imbattibilità: con 25 punti di vantaggio, non può più essere raggiunto dal Borussia Dortmund
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VIENE CONDANNATO A TRE ANNI IL PRESIDENTE DEL BAYER MONACO Condannato a tre anni e mezzo per evasione fiscale Hoeness si dimette da incarichi. Al suo posto Herber Hainer, Ceo dell’Adidas Uli Hoeness rinuncia a presentare ricorso e accetta la condanna che gli è stata inflitta a tre anni e mezzo di carcere. Contemporaneamente, l’ex leggenda del calcio tedesco si dimette con effetto immediato da tutti i suoi incarichi, in primis quello di presidente del Bayern Monaco. Lo ha annunciato personalmente Uli Hoeness – riporta la stampa online tedesca – all’indomani della condanna che gli è stata comminata per evasione fiscale. La procura di Monaco aveva chiesto cinque anni e mezzo di carcere per la leggenda del calcio tedesco, dopo che nel corso del processo di quattro giorni è emerso che Hoeness, 62 anni, ha evaso il fisco tedesco per oltre 27 milioni di euro.
Premio da capogiro per i giocatori del Psg se Sabato 24 maggio all’Estádio do Sport di Lisbona alzeranno al cielo la Coppa dalle grandi orecchie Il Paris Saint-Germain pagherà un premio record da un milione di euro a ciascun giocatore della rosa in caso di trionfo della squadra di Laurent Blanc in Champions League. E’ quanto scrive oggi il quotidiano francese L’Equipe, secondo cui il maxi-premio è la conferma della forte volontà della Qatar Sport Investment, proprietaria del club transalpino, di volersi affermare sui più importanti palcoscenici europei. Sempre secondo L’Equipe sarebbe stato l’attaccante Zlatan Ibrahimovic a negoziare il premio con la dirigenza del Psg.
“Il signor Hoeness è stato condannato a una pena detentiva di tre anni e mezzo per sette reati gravi di frode fiscale”, ha dichiarato giovedì il giudice del tribunale della capitale della Baviera, nel sud della Germania.
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Sono stati sorteggiati a Nyon gli accoppiamenti per i quarti di finale di Champions League. Dalle urne (senza italiane) Luis Figo, ambasciatore della finale di Lisbona, ha pescato sfide interessanti: PsgChelsea, con Ibrahimovic contro Mourinho, il derby spagnolo tra Barcellona e Atletico, uno spettacolare Real Madrid-Borussia Dortmund e Manch.United-Bayern Questo il quadro completo: Barcellona-Atletico Madrid Real Madrid-Borussia Dortmund Psg-Chelsea Manch. United-Bayern Monaco
Il Bayern München si laurea campione di Germania con sette turni d’anticipo, impresa mai riuscita a nessuna squadra di Bundesliga finora. Negli anticipi del turno infrasettimanale, i vincitori dell’ultimo Triplete passano 3-1 sul campo dell’Hertha Berlin e conquistano il 24esimo titolo nella storia del club bavarese. Toni Kroos porta i bavaresi in vantaggio dopo appena
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