CORSI DI VITA E MUTAMENTI DEMOGRAFICI Le coordinate spazio-temporali - Giuseppe A. Micheli
Lezione 13 Gli spazi del radicamento
CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
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Argomenti
In questa lezione discuteremo dei seguenti argomenti: 1. Tempi di convivenza e prossimità [3-5] 2. Habitat evolutivi [6-10] 3. Attaccamento allo spazio e urbanistica labirintica [11-14] 4. Le qualità degli spazi intermediari [15-17] 5. Geografia degli spazi collettivi non pubblici[18-20]
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Espansione di tempi di convivenza Lungo quattro generazioni l’età d’uscita da casa, di unione (coincidenti) e di nascita di un figlio (poco dopo) sono salite e solo ora (con la diffusione delle convivenze) scenderanno un po’. L’età di uscita dal lavoro è via via scesa. L’età di morte è salita rapidissima, e lo stesso (un po’ meno veloce) per l’età di perdita di autonomia. Conseguentemente: •il tempo di coabitazione tra adulti e figli maggiorenni (>16) si è espanso; • si espande anche il tempo di coabitazione ‘allargata’ con genitori non più completamente autonomi.
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• Torna a crescere anche il tempo di coabitazione allargata trigenerazionale;
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•L’età di cura degli anziani esce dall’arco di vita di lavoro del caregiver.
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Il diverso destino dell’ultimo figlio I tempi di sovrapposizione sono stati calcolati partendo da tempi medi di calendario. Ben diverso è sempre stato il destino dei terzi o quarti figli. In questi casi: • Non c’è sovrapposizione tra i due tipi di coabitazione: la fase in cui gli anziani sono da accudire cade quando i figli della coppia adulta sono ancora piccoli, e soprattutto sarà gestita da una pluralità di figli (con un carico generalmente maggiore sul primogenito) • La cura degli anziani si sposta in avanti nel corso di vita degli adulti, ma resta sempre entro l’arco di vita lavorativa.
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• Col ridursi delle famiglie a figli unici si ricrea la sovrapposizione tra coabitazione con figli e genitori (nuclei trigenerazionali).
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Un figlio
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Homines novi: tre strategie Due famiglie su tre abitano in una casa di loro proprietà. Anche tra i capifamiglia di 3040 (IReR, 2000) i proprietari sono il 50% più il 14% con altri titoli di godi-mento tra cui il titolo gratuito. La ‘familiarizzazione’ delle relazioni abitative è un modo “di anticipo dolce del trasferimento intergenerazionale” (Tosi, 2001). Effetto paradossale della relativa facilità di accesso alla neo-casa è che diventa emergenza sociale il problema il problema delle neo-coppie che non hanno gratis il biglietto di entrata per due possibili ragioni: Quando non c’è famiglia di supporto, o è troppo ampia per aiutare tutti (homines novi)
A ll o r a
[1] Traccheggiare. Le contingenze storiche (crescita figli unici o quasi, incremento
c h e
[2] Rilanciare l’edilizia pubblica estendendo categorie di ‘svantaggio sociale’ legitti-
f a r e ?
Quando il mercato abitativo ha prezzi inaccessibili per le famiglie (aree metropolitane). dimensione delle abitazioni, accresciuta capacità di riconvertire il patrimonio abitativo ‘gemmando’ case più piccole ‘in vicinanza’) rivitalizzano il modello di famiglia-ceppo, in cui il figlio unico continua a vivere presso la casa parentale anche dopo l’uscita di casa.
ma-te ad accedere alla locazione pubblica alle famiglie in formazione (filtrate con mean test per individuare risorse abitative trasferibili a giovani coppie da famiglie d’origine).
[3] Deliberare l’incentivazione fiscale alla ristrutturazione di abitazioni nate per
famiglie polinucleari in abitazioni multiple con moduli autonomi. Il ripristino di mixité urbana (J. Jacobs) consentirebbe la contiguità tra più generazioni, favorendo sia il radiCVMD - Tempo e spazio - Lezione 13 5 camento degli anziani sia l’uscita dei giovani dalla gabbia d’oro della famiglia di origine.
Confini deboli: da anziani soli ad habitat evolutivi Il 77,4% della popolazione anziana vive in casa di proprietà. Più di 8 milioni anziani in oltre 6 milioni di case per il 60% abitate solo da anziani. Superficie media 99 mq (4 stanze): 46 mq per residente! Va perseguita l’integrazione dell’anziano là dove si trova, rendendo l’habitat personale ‘resistente alla vita’(Carlson, 1999)
Sopra la media le regioni a Nord e a Sud lungo la dorsale orografica che marca il territorio della famiglia-ceppo (Friuli e Veneto, Toscana Umbria e Marche, Molise e Abruzzo). E’ un caso?
Riconvertire abitazioni sottoccupate in habitat integrati passa attraverso due azioni:
a)
Fund raising integrando fonti di finanziamento (pubbliche/private, terreni/ cash)
b)
Progettazione di habitat con accessi autonomi.
Prototipo di habitat evolutivo (Predazzi, Vercauteren, Loriaux, 2000), costituito dall’accostamento di due moduli gemelli internamente comunicanti, che creino un unico ambito abitativo di circa 120 mq, articolato in 4 localibase, corredati di 2 bagni e 2 angoli cucina, 2 anticamere giorno e 2 notte. L’accesso all’esterno avviene attra-verso due distinti ingressi. Tutti gli spazi interni dell’abitazione sono resi comunicanti attraverso porte che permettono la CVMD - Tempo e spazioe- Lezione 13 realiz-zazione di accessi di separazioni ‘quando occorre’
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Nuove tassonomie per habitat integrati Centri residenziali. Un perno centrale, integrato col tessuto urbano (inclusi servizi commerciali, sociosanitari, di tempo libero), su cui gravitano singoli nuclei abitativi. Strutture immobiliari condominiali con più appartamenti abitati da anziani con vari livelli di autosufficienza. Con impegno diretto pubblico e su aree di edilizia pubblica, vedi Portierato sociale, Contratti di Quartiere. Es.: Bergwegproject al centro di Rotterdam.
Abitazioni-canguro: ospitano in interazione programmata due diversi nuclei familiari – in genere una coppia o single anziano e una giovane famiglia, per lo più con figli, che in cambio d’un equo canone di locazione assume la tutela degli anziani con prestazioni predefinite di ‘buon vicinato’ (vigilanza, sostegno di routine, reperibilità in emergenze) (vedi capitolati dei Condomini Generazionali). Es.: Cantous francesi (1977) (angoli vicino al fuoco, cfr fogolar veneti), assimilabili alle case-famiglie: unità abitative protette emanazione di residenze per anziani. Fondamento teorico è il principio ‘protesico’ (Moyra Jones) secondo cui l’ambiente relazionale è per l’anziano supporto assistenziale (e per AD anche terapeutico) fondamentale. Assimilabili sono le esperienze comunitaristiche tipo Abbeyfield (convivenze libere e autonome di anziani non legate da vincoli di parentela ).
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Adaptable à la vie: una concezione evolutiva dell’habitat Una declinazione importante di modelli di habitat integrato si trova in quelli basati sulla filosofia di perseguire l’integrazione della persona che invecchia là dove si trova, predisponendo tutti gli interventi necessari a rendere l’habitat personale ‘resistente alla vita’. “Assumere la logica progettuale dell’arco di vita, evoluzione della specie abitativa nella sua proiezione verso il futuro, vuol dire ideare un’abitazione con possibilità di fruizione tanto ampie e diversificate nel tempo quante sono le variabili indotte dalla scorrere dei ritmi dell’esistenza, una casa per tutte le stagioni in grado di abbracciare l’arco di vita, offrendo opportunità e soluzioni ogni volta diverse. Un habitat che cresce e si modifica con l’evoluzione esistenziale dei suoi occupanti” (A. Carlson, “Où vivre mieux”, Fond. Roi Baudoin, Bruxelles 1999)
“Al contrario della filosofia che sta dietro esperienze americane come quella di Sun City, basate sulla massima autonomia dell’anziano, al riparo dal tumulto della vita contemporanea e delle altre generazioni, qui il principio è quello del mantenimento al domici-lio di origine dell’anziano” (Loriaux, 2000) Cfr Predazzi M., R. Vercauteren, M. Loriaux (2000), Verso una società per tutte le età, Il Melo, Gallarate, I CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
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Modulare la casa col ciclo di vita/1 L’idea è di costruire unità abitative combinabili accostando due unità familiari in differenti stadi del ciclo di vita. Può essere grande casa unifamiliare di una giovane famiglia con bambini, abitazione-studio di una coppia con attività professionale, casa-canguro con anziano ospite in monolocale autonomo, casa famiglia di una coppia di anziani con esigenze di cronicità con badante residente, alloggio sinergico di due o più anziani. Anziano (o coppia anziana) + studente/inquilino a contratto
Coppia giovane con 1-2 figli piccoli
Anziano o coppia anziana + figlio single adulto Anziano o coppia anziana + coppia giovane senza figli Allettato o coppia anziana di cui uno allettato + carer fisso
Anziano solo + coppia giovane con figli Evoluzione di un singolo nucleo
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Strategie di outsourcing
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Modulare la casa col ciclo di vita/2
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L’attaccamento allo spazio L’influenza sociale su comportamenti e stati d’animo non richiede sempre e necessariamente inter-soggettività. L’azione sociale è influenzata non solo dalla rete di rela-zioni intersoggettive ma anche dall’esperienza dell’Umwelt circostante. Tre effetti del contesto come spazio fisico sull’azione sociale: sociale ¾La localizzazione spaziale di un contesto entra nel sistema di cognizioni (vincoli/risorse) che condizionano l’azione ‘rational choice’ ¾Gli spazi intermediari tra sfera pubblica e privata fanno da incubatrice alla produzione/mantenimento di reti di relazioni a loro volta influenti sull’attore (effetto situazione). ¾Lo spazio produce attaccamento a cose e luoghi; anche su di esso si fonda la nostra identità (effetto frame). “Come il ragno con la tela, ogni soggetto intesse relazioni personali con particolari proprietà degli oggetti; i vari fili si intrecciano fino a formare la base dell’esistenza stessa del soggetto” (von Uexcull, 1956).
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Sradicamento dallo spazio, perdita del ‘senso’ Per le vie di Cecilia, città illustre, incontrai una volta un capraio che spingeva rasen-te i muri un armento scampanante. "Uomo benedetto dal cielo! — chiese — sai dir-mi il nome della città in cui ci troviamo?" "Come puoi – esclamai - non conoscere la molto illustre città di Cecilia?" "Compatiscimi — rispose — sono un pastore in tran-sumanza. Tocca alle volte a me e alle capre di traversare città; ma non sappiamo distinguerle. Chiedimi il nome dei pascoli: li conosco tutti, il Prato tra le Rocce, il Pendio Verde, l'Erba in Ombra. Le città per me non hanno nome; sono luoghi senza foglie che separano un pascolo dall'altro, e dove le capre si spaventano ai crocevia e sbandano. Io e il cane corriamo per tenere compatto l'armento". Molti anni sono passati da allora; ho conosciuto molte città ancora e ho percorso continenti. Un giorno camminavo tra angoli di case tutte uguali: mi ero perso. Chie-si a un passante: "che gli immortali ti proteggano, sai dirmi dove ci troviamo?" "A Cecilia, così non fosse! — rispose — Da tanto camminiamo per le sue vie, io e le ca-pre, e non s'arriva a uscirne..." Lo riconobbi, nonostante la lunga barba bianca: era il pastore di quella volta. "Non può essere! — gridai — anch'io non so da quando so-no entrato in una città e da allora ho continuato ad addentrarmi per le sue vie. Ma come ho fatto ad arrivare dove tu dici, se mi trovavo in un'altra città, lontanissima da Cecilia, e non ne sono ancora uscito?" "I luoghi si sono mescolati — disse — Cecilia è dappertutto; qui una volta doveva esserci il Prato della Salvia Bassa. Le mie capre riconoscono le erbe dello spartitraffico" (Calvino, Le Città invisibili). CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
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Un caso di urbanistica labirintica
Il quartiere ’Monte Amiata’ di Aymonino e Rossi, Milano
«Non dico siano stati presenti alla mente dei progettisti certe concrezioni edilizie medievali, straordinarie per le sequenze di percorsi esterni alle abitazioni ma interne rispetto a un ’di fuori’ da cui ci si sente protetti e difesi: spazi, piazzette, voltoni, vicoli, cortili di servizio collettivo e privato insieme, risultanti dall’armonico alternarsi della vita privata e della vita di relazione.. Dentro il meandro dei percorsi interni ci si perde come in un labirinto.. Potrà anche darsi che qualche volta, muovendo dal proprio alloggio per visitare un amico, ci sia da faticare un po’. Ma proprio da ciò si ricava infine un coefficiente di riconoscibilità in tutto rispondente ad una delle aspirazioni più sentite. Riconoscibilità vuol dire differenziazione, interruzione della CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13 13 serie, episodicità» (Santini, 1974).
Perché il ricordo non sfugga
Aymonino, quartiere Monte Amiata, Milano
«Perché il ricordo non sfugga, la prima cosa da fare è predisporre un interno in cui catturarlo, delimitato irregolarmente da segmenti rettilinei e superfici piane, da aperture che costituiscano una continuità con l’esterno, e anche un inserimento di spazi esterni inquadrati in specchi e in finestre nell’insieme considerato come un interno. Se il procedimento è giusto tutto il resto avverrà di conseguenza: ogni movimento dello sguardo e del corpo dovrà oltrepassare da una linea di separazione tra un esterno e un interno, sarà un affacciarsi dentro e fuori, uno spiare qualcosa senza sapere con sicurezza cosa serve a nascondere e cosa a mostrare» (Calvino, 1984).
«Tortuosa è la strada dell’asino, diritta quella dell’uomo (..). Crediamo fortemente che l’uomo agisca secondo un criterio funzionale di ordine, che i suoi atti e pensieri siano orientati secondo lo sviluppo della linea retta e dell’angolo retto; che la retta rappresenti per lui una direttrice naturale e ideale» (Le Corbusier, 1925). CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
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La ricetta di Cerdà
La espansione di Barcelona (Ildefons Cerdà, 1876)
La struttura degli isolati (Ildefons Cerdà, 1876) CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
La ‘densificazione’ degli isolati (Cerdà, 1 15)
Le qualità salutari dell’edilizia popolare italiana In un’indagine epidemiologica svolta a Milano nel 1982 la presenza di ’recinzioni’ intorno ai caseggiati di un quartiere a edilizia popolare (bando ‘Francesco Baracca’, 1933) e a alto degrado..
..è risultato dimezzare il tasso di prevalenza di disturbi psichiatrici rilevati presso i servizi psichiatrici territoriali.
Bando per quartiere edilizia popolare ‘Francesco Baracca’ a Milano (1933)
Piero Bottoni, 1941, Progetto di quartiere popolare Lorenteggio, Milano CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
Piero Bottoni, 1945, Primo progetto del Quartiere sperimentale Ottava Triennale (QT8) Milano 16
..e le qualità nascoste degli spazi intermediari Gli spazi intermediari possiedono due qualità strategiche: capacità di fare da incubatrici all’instaurarsi di relazioni
elevato ‘coefficiente di riconoscibilità’ che consente il radicamento
Il radicamento in uno spazio ‘ruvido’ è un modello di costruzione di identità simile all’attaccamento in Bowlby (Proshansky, 1993; Altman, Low, 1992) La città moderna dirada gli spazi intermediari, ma non li vanifica del tutto! Molte ricerche (Gehl, Gemoe, 1996; Plas, Lewis, 1996; Skyaeveland, Garling, 1997; Migliorini, Venini, 2001) suggeriscono l’esistenza di una relazione diretta tra conformazione degli spazi urbani e relazioni sociali. In particolare quelli che Lanzani (1996) definisce ‘spazi collettivi non pubblici’ (SCNP) svolgono un ruolo cruciale di “incubatrice” di relazioni sociali. sociali Cerchie spaziali di relazioni e funzione
Tipologie edificate corrispondenti
Sp. pubblico direttam. adibito a socializzazione
Scuole, teatri, discoteche, cinema
Sp. pubblico non finalizzato e riappropriato
Centri commerciali, shopping-malls
Sp.collettivo non pubblico non finalizzato [SCNP] Cortili, giardini, loggiati, ballatoi Sp.privato CVMDdirettamente - Tempo e spazio adibito - Lezione a 13socializzazione
Sale, soggiorni
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Portici, ringhiere, ballatoi
Chiasso
Como–Terragni-1936
Biella
Tiburtina Milano
Alba
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SCNP e fasi della vita Molte ricerche suggeriscono l’esistenza di una relazione diretta tra conformazione degli spazi urbani e relazioni sociali. In particolare quelli che Lanzani (1996) definisce ‘spazi collettivi non pubblici’ (SCNP) svolgono un ruolo cruciale di “incubatrice” di relazioni sociali. sociali Un ruolo strategico soprattutto per quelle fasce di età (bambini, anzia-ni) in cui i legami forti prendono il sopravvento su quelli deboli, e pre-vale una rete introflessa, basata su legami a alta contiguità spaziale Peso dei legami non parentali nella rete
Spazio pubblico riappropriato Spazio collettivo non pubblico Spazio collettivo non pubblico Fasi nel corsi di vita CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
«Come il ragno con la tela, ogni soggetto intesse relazioni personali con particolari proprietà degli oggetti; i vari fili si intrecciano fino a formare la base dell’esistenza stessa del soggetto» (von Uexcull, 1956). 19
SCNP e localizzazione urbana 4,00
3,80 3,77 3,71
3,68
3,60
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3,40
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3,20
Dimensione della rete
Qualunque sia il livello di scolarità o la tipologia urbana, la dimensione del network è maggiore là dove esiste uno spazio intermediario.
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SCNP 2,80 no
2,79 2,60
sì centro
periferia ceti medi
periferia marginale
Lo spazio “ruvido”, dotato di regioni interstiziali, non agisce solo da incubatrice di relazioni interpersonali; instaura anche un equilibrio dinamico con l’ambiente, “come il ragno con la tela” (Norberg-Schulz, 1982). CVMD - Tempo e spazio - Lezione 13
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