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L’Architettura a Venezia e Palladio
Negli anni '30 del Cinquecento Venezia vive un periodo di grande fioritura architettonica. Il processo di evoluzione si compie su due fronti contemporaneamente: attraverso uno studio teorico-scientifico e mediante l'applicazione sperimentale di tali conoscenze. In Veneto si è già formata da tempo una solida tradizione di studi umanistici, incentivata dall'arrivo di diversi artisti e architetti fuggiti da Roma in seguito al terribile Sacco del 1527. Gran parte dei mecenati locali e degli esponenti politici sono interessati ad aprirsi verso uno stile più moderno. Promuovono quindi numerosi interventi di rinnovamento urbano e territoriale, con costruzioni sia di carattere civico e religioso - come gli edifici pubblici, le piazze e le chiese - sia di uso privato, come i palazzi e le ville principesche. In questo contesto si crea anche un'interessante collaborazione tra i mecenati e gli architetti. Un’ importante intesa è stata quella che si è stabilita tra l'umanista Gian Giorgio Trìssino, appassionato di architettura con Palladio, uno tra i più importanti architetti veneti. In questo vivace ambiente intellettuale sono stati coinvolti maestri come Jacopo Sansovino, al quale si deve la ristrutturazione della piazza di San Marco. JACOPO SANSOVINO
Jacopo Sansovino nacque il 2 luglio 1486 a Firenze. Iniziò il suo apprendistato artistico nella bottega di Andrea Contucci, detto il Sansovino, dal quale ereditò il
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soprannome. Nel 1501 seguì il suo maestro a Roma dalla quale fuggì nel 1527 in seguito al Sacco. Arrivò a Venezia, con l’intenzione di raggiungere la Francia, ma venne trattenuto dalla commissione di restaurare la cupola della basilica di San Marco. Rimase nella città fino alla sua morte, divenendone l’architetto ufficiale.
Le sue maggiori opere architettoniche sono: PALAZZO CORNER Si nota immediatamente l’influenza della monumentalità della maniera romana di tendenza raffaellesca con aggiunta di influenza di Michelangelo. Si denotano anche degli elementi compositivi che appartengono alla tradizione veneziana. Al primo livello, vicino all’acqua, l’edificio è rivestito in bugnato ed è costituito da tre grandi arcate che immettono nell’atrio affiancate da finestre i cui timpani e le grandi volute ai lati si ispirano alla sagrestia nuova di Michelangelo. I piani superiori sono in chiave classica e si ispirano alle tipiche logge dello stile veneziano. Sovrapponendo due ordini di finestre i piani superiori si concepiscono come archi trionfali inquadrati da colonne binate. Dall’ultimo piano, delimitato dal cornicione classico, si aprono gli oculi ovali dell’attico. PIAZZA SAN MARCO L’opera che farà diventare grande l’architetto è la sistemazione di piazza San Marco. Il primo elemento innovativo è costituito dall’abbattimento delle Procuratie Vecchie per realizzare le Procuratie Nuove. Queste vennero costruite in posizione arretrata e collocate in asse parallelo con il campanile e la basilica. Per esaltare il campanile, che si trovava isolato, Palladio gli addossò la loggetta di marmo bianco coperta da una terrazza balaustrata preceduta da un podio sovrastato da una trabeazione e da una sequenza di rilievi celebrativi della gloria della Serenissima. Questo sistema di logge continua verso il mare così che si ha continuità con la libreria
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marciana. Questa libreria è destinata ad accogliere la collezione di manoscritti del cardinale Bressanone. Si trova davanti al palazzo ducale con il quale crea una piazzetta riccamente decorata da statue che conferiscono all’edificio un senso pittorico e scenografico.
PALLADIO Andrea di Pietro della Gondola, detto Palladio, nacque a Padova nel 1508 da padre mugnaio. Lavorò inizialmente a Vicenza come scalpellino e solo dopo aver conosciuto il letterato Gian Giorgio Trissino poté avere un’educazione letteraria. Nel 1541 compì con il suo maestro il primo viaggio a Roma dove ebbe modo di studiare le architetture bramantesche, quelle di Raffaello e quelle di Michelangelo. Il Palladio svolse la sua attività soprattutto a Vicenza dove compì la sua prima opera architettonica, il palazzo della Ragione, ma, a partire dal 1561, portò contributi notevoli anche al rinnovamento urbano di Venezia. Le sue maggiori opere architettoniche sono:
VILLA CAPRA LA ROTONDA Villa Capra detta La Rotonda, fa parte dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO ed è senza dubbio la villa più famosa del Palladio e, probabilmente, di tutte le ville venete. Costruita tra il 1550 e il 1551 sulla sommità di una collinetta poco fuori Vicenza, è una villa concepita non come luogo di abitazione, ma come “villa tempio”, luogo di piacere e di colto intrattenimento, dal momento che il committente Paolo Almerico Capra era persona colta e raffinata. Per la prima volta l’architetto crea un edificio che mette in risalto l’aspetto culturale e non quello economico di colui che ci vive.
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Si tratta di un edificio a pianta centrale con una ripartizione simmetrica degli ambienti interni raggruppati attorno a un salone circolare coperto da una cupola prevista emisferica, ma modificata nel corso della costruzione. L’elemento innovativo è costituito dall’apertura dell’edificio verso il paesaggio. Il Palladio infatti progettava le architetture tenendo in considerazione il rapporto morfologico tra esse e il paesaggio. Il corpo centrale è formato da quattro facciate che limitano il pantheon. Le colonne in stile ionico sono circondate da statue per conferire all’edificio l’aspetto di tempio. La cupola è posta su un tamburo cilindrico ed è provvista di una lanterna che ha la funzione di illuminare la sottostante sala centrale. La villa è innalzata su un podio che ospita le stanze di servizio, le abitazioni dei domestici. Ad essa si accede da quattro alte scalinate. Il grande salone circolare è collegato a quattro corridoi coperti a botte. La sala è riccamente ornata, sontuosa e ricca di affreschi e statue che mettono in risalto la ricchezza del committente. Purtroppo Palladio morì prima di completare il suo progetto che fu affidato all’architetto Vincenzo Scamozzi. VILLA BARBARO Villa Barbaro a Maser (Treviso) fu costruita da Palladio tra il 1554 e il 1560 per l'umanista Daniele Barbaro e per suo fratello Marcantonio Barbaro, ambasciatore della Repubblica di Venezia, trasformando il vecchio palazzo medievale di proprietà della famiglia in una splendida abitazione di campagna consona allo studio delle arti e alla contemplazione intellettuale, decorata con un ciclo di affreschi che rappresenta uno dei capolavori di Paolo Veronese. Il complesso della villa, che comprende anche un tempietto palladiano, è stato inserito dall'UNESCO nel 1996, assieme alle altre ville palladiane del Veneto, nella lista dei patrimoni dell'umanità. In essa lo spazio residenziale è costituito dal corpo centrale avanzante, la cui facciata, con l’impiego di un ordine gigante e la terminazione a timpano, ha l’aspetto di un tempio tetrastilo. I volumi porticati, le cui ali sul retro costituiscono i margini del giardino concluso da un ninfeo a esedra, sono le barchesse, cioè gli ambienti di servizio della villa padronale e delle attività produttive.
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GLOSSARIO GIAN GIORGIO TRISSINO Gian Giorgio Trissino nacque nel 1478 a Vicenza. Fu Poeta e tragediografo, si interessò di linguistica e architettura, oltre a svolgere attività diplomatiche per conto del papato. Secondo la tradizione, l'incontro tra il Trissino e il futuro Palladio avvenne nel cantiere della villa di Cricoli, nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in quegli anni (1538 circa) sta per essere ristrutturata secondo i canoni dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso totale sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivelerà fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Sarà proprio Gian Giorgio Trissino a condurlo a Roma nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e ad avviare il futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più ardite di un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora oggi. VINCENZO SCAMOZZI Vincenzo Scamozzi nacque a Vicenza nel 1548. Fu un grande architetto del rinascimento operante nel tardo Cinquecento e nel primo Seicento a Vicenza e nell’area veneziana. Pur essendo contemporaneo di Palladio, Scamozzi fu un vero protagonista dell'architettura del suo tempo ed un architetto eccezionalmente erudito. Interpretando senza dubbio la lezione del Palladio, sviluppò un proprio linguaggio, meno scenografico ed improntato volutamente ad un maggiore rigore.
SAGRESTIA NUOVA DI MICHELANGELO La Sagrestia Nuova è un ambiente della basilica di San Lorenzo di Firenze, tra i capolavori di Michelangelo come architetto e come scultore. Oggi fa parte del complesso museale delle Cappelle Medicee.
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BARCHESSE La barchessa, è un edificio rurale di servizio, tipico dell'architettura della villa veneta, destinato a contenere gli ambienti di lavoro, dividendo lo spazio del corpo centrale della villa, riservato ai proprietari, da quello dei contadini. Di norma le barchesse erano caratterizzate da una struttura porticata ad alte arcate a tutto sesto ed adibite ai servizi. Il nome barchessa si fa derivare dall'uso veneziano del rimessaggio delle barche in queste strutture. Nell'area della Repubblica di Venezia le barchesse - spesso più d'una - quasi sempre si dispongono lateralmente alla casa padronale (il corpo centrale della villa che ospita la residenza del proprietario). Andrea Palladio diede dignità architettonica alle barchesse, affiancandole, allineandole e collegandole alla casa padronale, conferendo all'insieme maggiore simmetria e monumentalità.