October 23 2012
ITALY-NEW ENGLAND: DO YOU KNOW THAT? Press Review for the Consulate General of Italy in Boston by Alessandra Granelli
Rockport Music presents: Metropolitan Opera Live in HD: Verdi's Rigoletto Saturday, Feb 16 (2013) 12:55p at Shalin Liu Performance Center, Rockport
Italian conductor Michele Mariotti leads the new production premiere of Rigoletto, seen in an innovative staging by the Tony Award-winning director Michael Mayer in his Met debut. Mayer’s approach transports the story from 16th-century Italy to Las Vegas in 1960, with a cast led by Željko Lucic in the title role, Diana Damrau as his daughter, Gilda, Piotr Beczala as the Duke of Mantua, Štefan Kocán as the assassin Sparafucile, and Oksana Volkova in her debut as Sparafucile’s seductive sister, Maddalena.
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Area Nord, innovazione e creatività per scuola e imprese: presentato Fablab Reggio Emilia Si chiama digital fabrication. Due parole per dire che il futuro, con il suo carico di speranza, sostenibilità e creatività, è pienamente nel presente, è qui ed ora. Naturalmente, affinché la digital fabrication funzioni, serve un laboratorio, che non disdegna gli utensili della tradizione – lime e cacciaviti con il loro peso e il loro acciaio – accanto agli utensili del futuro – laser cutter, microchip, diodi, plotter vinilici – a corredo e supporto di sofisticate stampanti in 3D di ultima generazione sfornate dal Massachussets institute of technology (Mit) di Boston, perché dalla contaminazione delle esperienze e dei saperi l’innovazione non prescinde. Ma non basta: serve l’uomo, la sua creatività, il suo talento, per un intreccio sapiente con la tecnologia più raffinata, più avanzata, serve la “magia” del digitale. E se dalla creatività si passa alla concretezza, ecco la start up d’impresa per costruire nuovi oggetti, nuove estetiche, nuovi prodotti. Serve poi una buona rete di intelligenze e di competenze per farsi conoscere, per diffondere progettualità e creare nuove opportunità, che allora si traduce in impresa, posti di lavoro, nuovo benessere, nuovo sapere, opportunità di sviluppo. Ecco il Digital fabrication laboratory, il Fablab: Fab come fabbricare, costruire; Lab come laboratorio, bottega. È importante: è un presupposto concreto di quella che l’economista americano Jeremy Rifkin ha definito, in una recente intervista a La Stampa, la Terza rivoluzione industriale: “La crisi finirà solo quando cambieremo il nostro paradigma economico. Dobbiamo passare dalla Seconda rivoluzione industriale alla Terza, per smettere di consumare le ricchezze del passato e tornare a produrre liberando la nostra creatività”. LA CITTÀ FA SISTEMA SULL’AREA NORD - Ora Fablab esiste anche a Reggio Emilia (www.fablabreggioemilia.org), prima città ad avvalersene in Emilia-Romagna, tra le prime città in Italia, dove è stata preceduta dall’esperienza assai positiva di Torino e Milano. Reggio è nella rete internazionale del Fablab, che conta più di 100 centri nel mondo e ha salde e prestigiose radici nel Mit di Boston, grazie all’idea e all’intraprendenza di un giovane architetto reggiano, Francesco Bombardi, che ha proposto il Fablab alla città, trovando ascolto in Reggio Emilia Innovazione (Rei) che nell’innovazione tecnologica e nella ricerca applicata all’impresa ha la sua ragion d’essere e investe nel progetto Fablab, curandone anche la gestione; e nel Comune di Reggio, che con la sua azione di governance nell’ambito del progetto Area Nord, fa dell’economia della conoscenza e dell’innovazione, degli start up e spin off d’impresa, un volano per lo sviluppo, affidato anche al talento di giovani creativi. Altri soggetti della città hanno manifestato forte interesse al Fablab. Sono innanzitutto Club Digitale di Industriali Reggio Emilia e il Dipartimento di Scienze e metodi dell’Ingegneria dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Sostenitori del progetto sono anche Iren Rinnovabili, Reggio Children e Club Meccatronica vale a dire i principali attori e autori di progetti sulle competenze distintive della città e
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sull’economia della conoscenza nell’ambito del Parco dell’innovazione e dell’Area Nord. Attraverso Rei, aziende e liberi professionisti hanno manifestato forte interesse a scoprire e avvalersi del Fablab; lo stesso vale per il sistema educativo, con la possibilità di un Atelier tecnologico al Centro internazionale Loris Malaguzzi e la possibilità tramite Officina Educativa di diffondere il progetto alle scuole. La città continua il lavoro sull’Area Nord e sullo sviluppo delle sue competenze distintive, continuando a fare sistema e coinvolgendo soggetti nuovi. SPAZIO GERRA E TECNOPOLO - Il Fablab, con i suoi oggetti, si può vedere e sperimentare direttamente, dal prossimo sabato 27 ottobre, nella mostra Se faccio capisco e in una Open design exhibition (in basso il programma della giornata del 27 ottobre) allo Spazio Gerra, centro di cultura contemporanea messo a disposizione dal Comune di Reggio Emilia e sempre più display della creatività e dell’economia della conoscenza. Spazio Gerra diviene luogo visibile della messa a sistema di economia, cultura e giovani, con un’attenzione speciale alla creatività giovanile come leva per lo sviluppo, alle professionalità e alle imprese, alla progettualità di rete. Ne è un esempio il bando regionale “Il prodotto della creatività”, per under 35, a cui Reggio partecipa con altri otto enti e che sarà lanciato entro novembre. Il Fablab Reggio Emilia crescerà e si amplierà nella struttura del Tecnopolo, centro per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico tra imprese, università e centri di ricerca, cuore del Parco della conoscenza, dell’innovazione e della creatività nell’area Reggiane, una volta ultimati (nel 2013) i lavori di riqualificazione della struttura. HANNO DETTO – Fablab è stato presentato il 22 ottobre allo Spazio Gerra dall’assessore ai Progetti speciali del Comune Mimmo Spadoni, che ha contestualizzato il progetto Fablab nel progetto Area Nord della città: “Siamo partiti con gli Stati generali Area nord, che hanno visto tre gruppi di lavoro sulle competenze distintive della città e hanno proposto complessivamente la priorità delle idee anche rispetto alle infrastrutture, in base al concetto di partenza per cui le idee devono venire prima dello sfruttamento del suolo o della realizzazione delle infrastrutture. All’interno di questo percorso che ha definito una serie di progetti di sviluppo legati all’innovazione, alle competenze distintive della città – meccatronica, educazione, energie rinnovabili – e di questi, in ambito strutturale, il primo progetto che vedrà la realizzazione è il tecnopolo, che è in costruzione e vedrà la conclusione dei lavori nel 2013, con l’insediamento dei laboratori dell’università e di Crpa Lab. Oltre alle collaborazioni, come dimostrano quelle tra pubblico, privato ed Università riguardo al cluster creativi, proseguono e si concretizzano operazioni come il Fablab Reggio Emilia, che entra a far parte della rete italiana e internazionale del Fablab: un architetto reggiano ha proposto a Rei, trovando il consenso dell’Amministrazione comunale e
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degli altri attori dell’Area Nord. Si è pensato, in attesa dell’ultimazione del Tecnopolo – dove Rei, che riunisce amministrazioni pubbliche, università, impresa privata, avrà ruolo di gestore del Portale, quale semaforo e attivatore di scambi e connessioni tra centri di ricerca e operatori di settore – abbiamo deciso di realizzare una sorta di anteprima, avviando un progetto che riteniamo sinergico con tante realtà dell’innovazione e della ricerca sull’innovazione in questa città”. “Ospitare Fablab allo Spazio Gerra – ha detto l’assessore a Cultura e Università del Comune, Giovanni Catellani – è cosa naturale, perché questo è diventato lo Spazio della creatività giovanile, con numerose iniziative, manifestazioni e testimonianze di creatività da parte di giovani, che in passato il nostro assessorato non intercettava e normalmente non vengono alle iniziative culturali più classiche. Salvo il circuito di Fotografia Europea, che nel circuito Off è ricchissimo di creatività giovanile. Nello Spazio Gerra i giovani creativi hanno trovato quindi un luogo nuovo della città, per mettersi più in gioco che in mostra, proprio per capire come la creatività possa diventare un elemento anche della produzione. Il Gerra è luogo della nuova creatività, che cerca di fare ‘con poco’ cose di grande qualità. Fablab rientra in questa dimensione, ma nello stesso tempo rappresenta un gradino superiore a livello di possibilità realizzative. E’ giusto quindi che il Fablab sia ospitato allo Spazio Gerra ed è giusto che diventi un elemento strutturale a disposizione di chi vuole, con la creatività, caratterizzare anche l’elemento della produzione, attraverso ambiti distintivi che appartengono alla città, penso ad esempio al settore della Meccatronica. Questa iniziativa amplifica il significato e il senso più profondo dello Spazio Gerra”. Il direttore dell’Area Pianificazione strategica del Comune, Massimo Magnani, ha sottolineato che “la funzione del Fablab è chiara dal punto di vista delle aziende: si possono elaborare prototipi industriali, sperimentare nuovi progetti e prodotti. Fablab si rivolge anche alla Città educante, a tutto il sistema educativo, per far crescere competenze e approcci educativi. Per esemplificare l’importanza del Fablab nel settore educativo, racconto un’esperienza diretta: alla scuola d’infanzia Diana, ho assistito all’attività di una bambina di quattro anni, che con una telecamera riprendeva immagini di piante e poi, da sola, andava al computer e con photoshop elaborava le immagini e le stampava. I nostri bambini sono abituati a lavorare i questo mondo. Le stampanti digitali in 3D sono un’ulteriore passaggio, un’ulteriore acquisizione di competenza, per farli operare e creare. L’applicazione reale di Fablab nel sistema educativo è far acquisire nuove competenze ad atelieristi, educatori, insegnanti, ma soprattutto dare nuove possibilità di sviluppare creatività e curiosità nei bambini e nei giovani”. Alla presentazione sono intervenuti inoltre Carlo Coluccio direttore generale di Rei, Luca Torri presidente del Club Digitale di Industriali Reggio Emilia, Eugenio Dragoni direttore del Dipartimento di Scienze e metodi dell’Ingegneria dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, l’architetto Francesco Bombardi curatore e responsabile per Rei del laboratorio Fablab Reggio Emilia e Stefania Carretti responsabile dello Spazio Gerra, che ha presentato gli eventi inaugurali del 27 ottobre prossimo.
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“Ringrazio tutti, e in particolare l’architetto Bombardi – ha detto l’ingegner Coluccio – il quale si è presentato in Rei con questa idea, che aveva il marchio prestigioso del Mit di Boston e che sembrava un’idea un po’ strana in origine. In realtà ha suscitato l’entusiasmo di tutti: dall’Amministrazione all’Università alle imprese. Ben volentieri, ci siamo fatti strumento per realizzare questo progetto a Reggio Emilia. Abbiamo trovato, come strada per poterla configurare, quella di creare un laboratorio specifico di Reggio Emilia Innovazione, in collaborazione con lo stesso architetto Bombardi. Credo sia stata un’ottima scelta e che vi siano tutti i presupposti per un ottimo lavoro, a servizio della comunità, coinvolgendo l’altra grande risorsa specifica di Reggio Emilia, cioè l’Educazione, per la quale ci possono essere applicazioni di grande interesse”. “C’è un’importante relazione tra Fablab e ambito dell’Education – ha detto il presidente del Club Digitale, Torri – Come città di Reggio Emilia, stiamo partecipando a un bando molto importante sulle Smart Cities, il tema è l’Education appunto, e penso che questo Fablab possa essere un fattore ulteriore di sviluppo molto importante. Come sistema delle aziende digitali siamo molto interessati a quel che è innovazione del territorio e Fablab cade a pennello. Riguardo all’attrattività del nostro territorio e delle nostre imprese, oggi ci troviamo in un ambito abbastanza problematico: non troviamo le risorse che vengano a lavorare nelle aziende del Digitale. Abbiamo un’Università che è cresciuta molto in questi anni, che ha fatto un salto in avanti notevole e questo ha reso appetibili i nostri laureati non solo a livello locale, ma europeo e mondiale. I nostri ingegneri hanno spesso la possibilità di andare a lavorare in aziende che sono ad esempio a Dublino, in Germania o a Vancouver. Il fatto di poter avere un’attrattività data anche da una struttura che recepisce innovazione in modo forte, è un tema importantissimo, perché ciò crea start up, quindi nascita di nuove aziende, che facciano stare qui le persone e contribuiscano allo sviluppo digitale del territorio. Il Club Digitale quindi è e sarà al vostro fianco”. Il Dipartimento di Scienze e metodi dell’Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia raccoglie in sé gli aspetti di didattica e ricerca, forma gli studenti e sviluppa anche metodi per ottenere nuova conoscenza. Il suo direttore, Dragoni ha espresso a sua volta apprezzamento per il Fablab, “iniziativa che abbiamo accompagnato e assecondato fin dall’inizio. Al momento, vedo la funzione di questo laboratorio come centrale per completare l’aspetto didattico e formativo di giovani ingegneri e futuri innovatori. Il laboratorio completa infatti il percorso di progettazione moderno che noi cerchiamo di attuare a Reggio in modo nuovo e caratteristico: esporre fin da subito gli studenti allo sviluppo di progetti, facendo i progetti e non solo sentendone parlare. Secondo la concezione moderna della progettazione, la prima fase è interamente concettuale, virtuale e culmina in un prototipo digitale di una macchina, di un manufatto, di un prodotto. Ma per avere l’idea compiuta di cosa potrà fare e come si presenterà il prodotto, in una fase iniziale, sia pur non completamente funzionale, è essenziale completare questa fase di generazione di prodotto, che si offre poi alla realizzazione industriale. Un prototipo fisico, fatto con le macchine del Fablab, anche se non sarà pienamente
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funzionale, permette di capire chiaramente e concretamente tre cose fondamentali: quanto ingombra, che aspetto ha e quindi il lato estetico, quanto sarà comodo da usare e quindi l’aspetto dell’ergonomia. Questi lati non si possono cogliere interamente guardando uno schermo, per quanto realistica sia la rappresentazione. Ma da un prototipo iniziale, come quello che si potrà fare nel Fablab, si colgono completano in maniera egregia, per decidere poi se valga la pena completare lo sviluppo di quel prodotto e farlo diventare un prodotto industriale. Non vediamo l’ora che il laboratorio sia disponibile, ne diventiamo volentieri utenti per completare un aspetto della formazione dei nostri studenti”. L’architetto Bombardi ha presentato in dettaglio le macchine del Fablab e ha sottolineato fra l’altro: “Reggio Emilia, con la sua tradizione e le sue risorse umane, può dare al Fablab un’impronta particolare, pur rimanendo in una logica comune agli altri Fablab. Spero possa essere un’esperienza di riferimento utile per i giovani, che potranno continuare a viaggiare all’estero e fare ricerca, ma anche tornare nella propria città dove è possibile trovare e lavorare per creare un contesto utile per portare qui le loro esperienze: quindi fare viaggi non di sola andata, ma di andata e ritorno. Con il Fablab e la sua rete (il primo Fablab è stato fondato al Mit di Boston) si vuole dare accessibilità a tutti e stimolare la creatività di tutti per la fabbricazione digitale, mettendo a disposizione e spiegando la semplicità d’uso delle macchine disponibili nel set di Fablab. Si vuole rende più tangibile la virtualità. Oggi corriamo il rischio di un eccesso di virtualità, che può essere intangibile e troppo teorica: la teoria fa bene, ma a un certo punto c’è bisogno di concretizzare la ricerca, anche per evitare il pericolo dell’esclusione sociale di tutti quelli, non sono pochi, che non hanno accesso ai media. Lo slogan è: facciamo le cose, non le diapositive. E quindi: facciamo, produciamo, la nostra idea la vogliamo vedere prototipata in tempi rapidi e a costi competitivi”. “Nella rete del Fablab operano figure in evoluzione, sono figure professionali nuove: figure ibride, tra il produttore e il consumatore, che consuma quel che produce, artigiani digitali, con costi bassi e facilità di intervento”. A livello governativo, ha evidenziato Bombardi, “in Italia i ministri Passera e Profumo spingono sull’Agenda Digitale, come a livello locale il Comune di Reggio; l?Agenda DIgitale promuove gli aspetti del Fablab e li favorisce. In campo internazionale, Barack Obama, nel suo progetto ‘Non possiamo aspettare’, stanzia 30 milioni di dollari per favorire lo sviluppo delle tecnologie additive, specialmente le macchine 3D per le piccole imprese”. I campi di progettazione e azione del Fablab sono innumerevoli: prototipi per elementi di arredi, stampaggio di alimenti, taglio di cibo, costruzione di oggetti di moda e oreficeria, sistemi di costruzione modulari in architettura, tipografia in rilievo coinvolgendo il mondo dei non vedenti rendendo tattile l’informazione. Punta di diamante nella ricerca, è il Biomedicale: riproduzione di cellule e tessuti organici viventi. Attraverso la Rete, i prodotti possono essere proposti e si raccolgono prenotazioni che, giunte a un certo livello, consentono di avviare la produzione industriale. “Si possono scardinare – ha detto Bombardi – le filiere classiche dell’industria, si saltano passaggi, come il trasporto, con notevoli risparmi”.
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L’aspetto educativo ha grandi potenzialità: “Molti Fablab sviluppano workshop per bambini e scuole – ha concluso Bombardi – stimolano la produzione attraverso la progettazione digitale: giocando, i bambini si rendono conto che possono costruire cose, utilizzando l’elettronica magari molto meglio e più velocemente di quanto possano fare gli adulti. Per il Fablab Reggio Emilia, oltre allo statuto del Fablab, useremo anche lo slogan usato spesso dal sindaco Graziano Delrio: Reggio Emilia Città delle persone, perché le macchine senza le persone non valgono, possono essere improduttive o poco stimolanti, come pure gli oggetti sa soli possono risultare poveri se non c’è una narrazione”. FABLAB: DOVE SI TROVA, COSA CONTIENE, A CHI E’ RIVOLTO, COME SI ACCEDE – Fablab è il nuovo “luogo del fare” tecnologico, dell’artigianato digitale (digital craft) dove gli artigiani digitali, danno corpo alle proprie idee. Fablab è dunque un laboratorio di fabbricazione digitale rivolto a professionisti e aziende, scuola e università, designer e imprese creative, cittadini che vogliono sviluppare loro idee. L’accesso è gratuito, serve la prenotazione (disponibilità di un’ora ogni volta) sul sito www.fablabreggioemilia.org. Una delle stanze dello Spazio Gerra (piazza 25 Aprile, 2 – Reggio Emilia) si trasformerà in un vero e proprio laboratorio a disposizione di coloro che vorranno cimentarsi appunto con i nuovi metodi del disegno e della stampa in 3D, ma anche con tutto l’universo del DIY (do it yourself) applicato al design, alla moda, al design interattivo e ad altre discipline. E’ possibile creare oggetti e prototipi di ogni genere, avvalendosi di macchine come stampanti in 3D, laser cutter, frese a controllo numerico o plotter vinilici. L’universo Open source e la stretta collaborazione tra gli oltre 100 Fablab di tutto il mondo rendono possibile un sostegno reciproco e l’impiego di software e progetti disponibili in rete, che ognuno può realizzare, modificare, migliorare e condividere. UNA MOSTRA PER SCOPRIRE – Accompagna l’apertura del Fablab Reggio Emilia una mostra di oggetti realizzati in Fablab di tutto il mondo, dal titolo Se faccio capisco, che danno conto di una vera e propria rivoluzione in corso nei metodi e nella filosofia di produzione e della molteplicità delle aree di applicazione di questa tecnologia, dalla meccatronica alla moda, dal design all’editoria. Alla base di questo nuovo metodo di produzione c’è il principio di condivisione e di una nuova imprenditorialità. La caratteristica comune di questi oggetti è il fatto che ognuno di essi sia replicabile da chiunque in qualsiasi parte del mondo, poiché le istruzioni per realizzarlo sono contenute in file che gli autori mettono a disposizione online, condividendo il proprio lavoro e aprendolo a nuove applicazioni, modifiche o integrazioni che lo adattano di volta in volta al contesto e alla singolarità dell’impiego. Una vera e propria “terza rivoluzione industriale”, come ha titolato The Economist, che presuppone un pensiero globale e una fabbricazione locale, anzi addirittura una personal fabrication, come sottolinea il fondatore dei Fablab Neil Gershenfeld. In questo modo l’Open design si va affermando come interessante declinazione di una pratica che ha preso il via in ambito informatico con l’Open source (letteralmente “risorsa aperta”), per arrivare oggi a toccare settori quali la politica, l’educazione, la scienza, la tecnologia.
October 23 2012
OGGETTI, PRODOTTI E PROGETTI IN MOSTRA Alla mostra Se faccio capisco sono presenti oggetti di uso comune, come una lampada, una sedia o addirittura una chitarra, interamente realizzati grazie alle tecniche di produzione digitale, che consentono di creare da zero la propria idea. Il funzionamento è abbastanza semplice: basta tradurre in digitale la propria idea grazie ai programmi di disegno, scegliere il materiale, posizionarlo in maniera corretta all’interno di macchinari come stampante 3D, taglio laser o fresa e premere invio. Oltre a questi oggetti di uso comune a Se faccio capisco è possibile trovare progetti di interactive design che presentano componenti elettroniche integrate che permettono un’interazione con l’ambiente esterno e con l’uomo. Il software che anima questi oggetti è nella maggior parte dei casi realizzato grazie a Arduino, il circuito stampato open source sviluppato all’Interaction Design Institute di Ivrea, che permette l’apprendimento semplificato di principi di programmazione e di elettronica e la realizzazione di prototipi tecnologici. I progetti sono di Luca De Rosso, Fab Lab Torino, Frankenstein Garage (Milano), Luca Macrì, Marco Magni, Alessandro Maggioni, Stefano Mandato e Chiara Pagano (Open Design City, Berlino), Phy.Co Lab – studenti della Scuola di design del Politecnico di Milano. All’esposizione è affiancata una selezione di poster relativi a progetti, prodotti e azioni di Open Design curata da Massimo Menichinelli, una bibliografia messa a disposizione dalla Biblioteca Panizzi e da una videografia selezionata da Lucio Guidetti. ORARI DI APERTURA E ALTRE INFO – La mostra Se faccio capisco osserva i seguenti orari di apertura: dal 27 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013 – lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 10 alle 13; sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20.
(Bologna2000 - 22 Ottobre 2012)
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