DICEMBRE 2009 ANNO I, n. 1 - INSERTO PROMOZIONALE-REDAZIONALE MENSILE ALLEGATO AD "AMERICA OGGI" EDITO DA WTC ABRUZZO S.r.l., VIA MISTICONI, 54 - 65127 PESCARA (ITALIA)
L'Emilia Romagna e la Toscana: dai luoghi verdiani al Palio di Siena, dai dolci di Nannini alle terme di Salsomaggiore. Terre da scoprire e realtà imprenditoriali che fanno grande il nome dell'Italia nel mondo. Un viaggio sui due lati dell'Appennino che non vi lascerà a bocca asciutta. PAG. 7
SPECIALE
Dal cuore della campagna abruzzese arrivano le regole della salute: bere bene, mangiar sano e rilassarsi per qualche ora in un centro benessere. Tutto questo si può fare nella tenuta Agriverde, nei pressi di Ortona, a due passi dal mare Adriatico e con i monti della Maiella a fare da panorama. DA PAG. 6
Territori
Nasce nel 1886 e attraversa oltre un secolo portando sulla tavola degli Italiani un prodotto che da sempre è il re della dieta mediterranea: la pasta, fatta col cuore ma anche col cervello. La storia del pastificio De Cecco di Fara S.Martino, un nome che è garanzia di qualità in Italia e nel mondo. PAG. 4
Aziende
Copertina
Gusto italiano
L'Aquila nel cuore degli USA Amato Berardi, Joseph Del Raso e le iniziative per l'Abruzzo PAG. 8
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Un ponte tra Pescara e gli States il WTC Pescara è membro della
Da sinistra: Guy Tozzoli, Presidente della WTCA insieme all'editore di "The Italian Way" Nicola Di Mascio, anche fondatore del WTC Pescara
Dal 1970 il World Trade Center opera nel mondo fornendo servizi per lo sviluppo economico, come facilitatore di scambi e rapporti commerciali tra imprese e mercati mondiali.
Dal dicembre 2006 anche la città di Pescara, in Abruzzo, è entrata a far parte di questa rete mondiale che conta oltre 300 filiali sparse nei cinque continenti, ed è diventata subito il centro di una serie di iniziative condotte con grande impegno da una squadra ben affiatata. Il Presidente del Wtc Pescara-Chieti, Nicola Di Mascio, una vita trascorsa a fianco dei grandi nomi dell’imprenditoria abruzzese, si è circondato di validi collaboratori di giovane età ma di provata esperienza nel settore delle relazioni commerciali, ed è stato in grado di organizzare, appena un anno dopo l’inizio delle attività, lo European, African and Middle East Regional Meeting, annuale appuntamento dei Wtc di Europa e Mediterraneo che ha visto la partecipazione di oltre 200 delegati e aziende pro-
venienti da ben 45 Paesi che aderiscono ai World Trade Center della zona interessata, oltre a ospiti provenienti anche dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’India e dalla Cina. Per tre giorni nel luglio 2008 Pescara è così diventata il luogo dove diverse culture si sono incontrate in perfetta sintonia col motto dell’Associazione, ovvero “Peace and stability through trade”. Incassato il plauso dei vertici associativi e sulla base dei rapporti stabiliti in quell’occasione il Wtc Pescara-Chieti ha intrapreso una serie di “trade missions” tra cui si sono rivelate importantissime
quelle di Mumbai (India) e di Rogers, in Arkansas, dove i rispettivi Wtc locali hanno creato eccezionali opportunità per le aziende rappresentate dal giovane Wtc italiano. Culmine di tali relazioni è stato l’evento “A taste of Italy”, organizzato in collaborazione col Wtc di Rogers lo scorso maggio, che ha consentito a circa 15 aziende italiane operanti nel settore agroalimentare di esporre e proporre i loro prodotti nei grandi magazzini WalMart, sinceramente aperti alla possibilità di commercializzare nei loro punti vendita (oltre settemila in tutto il mondo di cui la metà solo negli States) prodotti italiani di qualità. “Proprio a questa opera di penetrazione nel mercato nordamericano -spiega l’ingegner Di Mascio- abbiamo voluto affiancare uno strumento come "The Italian Way", una pubblicazione mensile tesa alla promozione del Made in Italy in tutti i suoi aspetti presso il grande pubblico. Abbiamo stretto un accor-
Da sinistra: Piero Piccardi, Guy Tozzoli e Nicola Di Mascio
do col quotidiano America Oggi per pubblicare ogni mese questo inserto con informazioni riguardanti realtà produttive italiane, senza limitarci a quelle che il nostro World Trade Center rappresenta, ma dando voce a tutti i Wtc italiani”. E quanto all’India, il prossimo gennaio sarà organizzato dal Wtc di Mumbai il Global Economic Summit: “I rapporti che abbiamo stretto con i colleghi asiatici ci permettono di avere una corsia preferenziale nella penetrazione di questo nuovo mercato, uno dei più interessanti sulla scena mondiale. Durante il Summit potremo esporre il nostro programma e abbiamo intenzione di organizzare una nuova trade mission contemporaneamente all’evento, fornendo alle aziende che
vorranno far parte della nostra squadra e all’Italia una nuova occasione per espandere i propri orizzonti economici”.
Ci è gradita l'occasione per augurare a tutti BUONE FESTE!
"A Taste of Italy", l'evento che si è svolto negli States per promuovere l'agroalimentare italiano in collaborazione con il WTC Arkansas (Maggio 2009)
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De Cecco, una storia di passioni Un prodotto antico e un'azienda proiettata al futuro. Quando al genio si unisce la lungimiranza di Pasquale Galante
Qualità, tradizione, innovazione. La storia di De Cecco è tutta qui, in queste tre parole. Tre termini che racchiudono la filosofia di un’azienda, che da centoventitré anni produce ed esporta in tutto il mondo pasta. Un prodotto quello di De Cecco che, per bontà e piacere, è diventato un simbolo del “made in Italy”. Anche perché, ancora oggi, è realizzato dall’unico pastificio che ha la “qualità di prodotto certificata”. Non ci sono altre industrie della pasta che possono dire lo stesso. Grandi o piccole che siano. Ecco perché che li chiami spaghetti o macaroni, rigorosamente con una sola “c”, in Italia come in America, si pensa a De Cecco. Un prodotto e un marchio noto al punto che un grande atleta-personaggio, Nicola Pietrangeli, primo italiano della storia a vincere il torneo di tennis di Wimbledon, invitato a Miami ad un torneo, nella serata di gala venga scambiato per mister Filippo De Cecco, l’attuale presidente, e per questo fatto accomodare al tavolo d’onore con “the voice”. Proprio quel Frank Sinatra che, qualche anno prima, nel 1972, aveva provato, inutilmente, a convincere gli eredi De Cecco a vendergli quell’industria che produceva la sua pasta prefe-
Storico manifesto della De Cecco con la donnina
rita. Passione che ha condiviso con Luciano Pavarotti, quando il grande tenore si era stabilito in America. La De Cecco è la pasta che da sempre è presente sulle tavole del G8. È accaduto all’Aquila quest’anno, era già accaduto a Genova e a Napoli. Le aziende hanno nel loro sistema di vita come dei cromosomi. Si può dire che il Dna, che distingue ogni uomo da un altro, vale anche per le imprese. Il Dna di De Cecco è racchiuso in un binomio. Se infatti la qualità è la vita stessa della De Cecco, due altri termini ricorrono nella storia di questa azienda, e sono tradizione e innovazione.All’apparenza potrebbe apparire come una contraddizione. Anche perché, quasi sempre, quando avanza l’innovazione, la tradi-
La gamma dei prodotti De Cecco
zione arretra, se non scompare. La De Cecco è riuscita da sempre ad usare l’innovazione come strumento per portare nel mondo i suoi prodotti realizzati secondo la tradizione. Ancora oggi la ricetta per fare la pasta è la stessa di oltre 100 anni fa. Con la ricerca maniacale delle migliori materie prime, a cominciare dal grano per finire con l’acqua. Anche del tempo, vera ossessione dei giorni moderni, alla De Cecco ne viene fatto un uso “tradizionale”. L’essiccazione lenta a bassa temperatura è una eredità dei maestri pastai abruzzesi. Come lo sono trafile in bronzo, le sole capaci di garantire la ruvidezza della pasta, che così trattiene il sugo, o la semola di grana grossa e l’uso dell’acqua fredda per l’impasto. Che danno consistenza alla pasta, che tiene la cottura. L’azienda che ha conosciuto e attraversato tre secoli arri-
Il Molino De Cecco di Fara San Martino fino a pochi anni fa era uno dei più grandi d'Europa
ti una fabbrica. Dove senza la genialità del fondatore Filippo non sarebbe mai potuto sopravvivere un pastificio. Don Filippo De Cecco, coniugando antiche esperienze artigiane e intuizioni di ingegneria, realizza nel 1889 il primo modello di essiccatore a bassa temperatura. Un impianto ad aria calda, brevettato. Una innovazione che cambierà per sempre il sistema di produzione della pasta, e che garantirà al suo inventore un posto
va asciutta per bene, rischiando così di rovinarsi durante il trasporto. Un bel guaio, visto che l’ondata migratoria aveva portato oltre oceano milioni di italiani, per i quali un piatto di spaghetti era un modo per nutrirsi adeguatamente e mitigare un po’ la nostalgia del proprio Paese. Per i produttori di pasta quello Usa era, allora come oggi, un mercato dalle potenzialità enormi, che poteva ridurre gli effetti negativi che si avevano
L'azienda arriva in 96 paesi nel mondo come un prodotto attuale ma dal sapore antico va così in 96 paesi nel mondo come un prodotto attuale ma dal sapore antico. Nata nel 1886 ai piedi del massiccio della Maiella, nel cuore dell’appennino italiano, nell’Abruzzo interno, la De Cecco è ancora lì, in montagna. In un luogo dove non ti aspet-
nell’Enciclopedia Italiana Treccani. Oltre che fare la fortuna sua e della sua azienda. Fino ad allora la pasta veniva fatta essiccare al sole. Sistema che presentava grandi limiti: ad esempio si poteva produrre solo durante la bella stagione, e non sempre la pasta risulta-
a causa dello spopolamento di interi territori in Italia, al Sud come al Nord. Era, dunque, decisivo portare sul mercato Usa e nel mondo un prodotto che mantenesse intatto sapore e qualità d’origine, anche a dispetto delle lunghe traversate atlantiche, dentro casse di le-
A destra il presidente Filippo Antonio De Cecco con alcuni suoi collaboratori su una delle linee di produzione degli spaghetti nello stabilimento di Fara San Martino (foto Roveri/Panorama)
gno nelle stive di vaporiere. Nasce così, da una intuizione geniale, la lunga storia di De Cecco negli Usa. E arrivano i primi riconoscimenti. Già nel 1893 a Chicago, la World’s Columbian Commission assegna la medaglia d’oro e il diploma di merito per la qualità ai “macaroni vermicelli” De Cecco. Da allora la De Cecco non si è più fermata. Nel 1908, la contadinella abruzzese con i covoni di grano diventa il simbolo dell’Azienda. Nel 1927 viene aperto il secondo stabilimento a Pescara. La crisi del 1929 che porta al crollo di Wall Street frena anche la corsa di De Cecco. Per due anni il nuovo stabilimento resterà chiuso, mentre nella sede storica di Fara le macchine lavorano a ritmo ridotto: non si trova il grano. Dopo la seconda guerra mondiale inizia una fase di crescita che porterà la De Cecco fino alle attuali dimensioni: lo stabilimento di Fara San Martino raso al suolo dai bombardamenti tedeschi, e quello di Pescara distrutto da quelli americani vengono ricostruiti e riprende la produzione, sempre più orientata in senso
internazionale. A sostenere questa rinascita produttiva, negli anni cinquanta contribuisce proprio il nuovissimo pastificio di Pescara. Per gli eredi De Cecco l’innovazione diviene un patrimonio culturale, inscindibile con la qualità dei prodotti. Anche per questo negli anni ottanta, sotto la spinta dell’attuale presidente Filippo Antonio, nella De Cecco si realizza un processo di rinnovamento, di strutture e organizzazione aziendale, che non solo gli consente di conquistare nuovi mercati, ma soprattutto permette al gruppo pastaio italiano di anticipare la globalizzazione. Una rivoluzione che ha sconvolto la grande distribuzione, prima, e i mercati internazionali dopo. E che ha creato grandi opportunità, per chi era pronto a coglierle. Ma è costata l’esistenza a tantissimi pastifici italiani. Molti dei quali sono spariti o acquisiti da grandi gruppi internazionali. Un’altra storia, invece, quella del gruppo della famiglia De Cecco. Competitivo, fino al punto da arrivare ad essere una vero e proprio problema per i produttori di pasta mon-
L'essiccazione a bassa temperatura degli spaghetti
diali per l’alto rapporto prezzo-qualità dei suoi prodotti. Quelli americani a metà degli anni ‘90 convincono il loro governo ad imporre un dazio
governo americano. Oggi, nonostante l’espansione in Giappone e i mercati asiatici e il radicamento nel Nord Europa -a partire dal 2000 il gruppo ha
firmati da un grande cuoco del calibro di Heinz Beck, tre stelle Michelin. De Cecco è, oggi più che mai, presente sul mercato statunitense. Forte di
Per i produttori di pasta quello USA era, allora come oggi, un mercato dalle potenzialità enormi del 46 per cento sulla pasta Made in Italy, così da fermarne l’espansione. Inutilmente. Dopo due anni di battaglie legali, i De Cecco ottengono una vittoria decisiva. La Corte per il commercio estero di NYC revoca il dazio e condanna il
sue sedi in Francia, Germania e UK- il mercato americano rimane strategico per la De Cecco. Anche perché l’azienda nel corso degli anni ha ampliato la sua gamma di prodotti, che vanno dall’olio extravergine d’oliva ai sughi pronti
una tradizione e una grande esperienza, quella del marchio premium della pasta che offre tutti prodotti per realizzare, in qualsiasi casa nel mondo, il miglior primo piatto, rigorosamente Made in Italy.
De Cecco si rafforza negli Usa Il gruppo pastaio italiano opera da oltre 110 anni in America. Una presenza storica. La De Cecco è l’azienda che per prima ha fatto conoscere agli americani la pasta italiana di grano duro. Dall’apertura della sede a NYC nel 1992, la De Cecco ha costituito negli Stati Uniti la società PMI Inc. E proprio al rafforzamento della consociata del gruppo in America hanno lavorato, la scorsa estate, il presidente Filippo Antonio De Cecco e gli amministratori delegati Giuseppe Aristide
nell’identificare nuove opportunità di crescita, nel creare piani economici efficaci, gestendo con competenza e portando sempre ottimi risultati. Più recentemente è stato Regional Manager West per Pactiv (prodotti usa e getta diretti al consumo a marchio Hefty) mentre per i precedenti nove anni è stato Direttore Vendite West per Barilla, dove ha gestito distributori al dettaglio come Kroger, Albertson’s e Safeway, così come distributori e agenti nell’area Pacific. Con Alessandro Garofalo PMI ha un nuovo direttore delle operazioni nel Canale Un segnale da parte degli amministratori del gruppo italiano del Dettaglio. Alessandro che credono fortemente nella ripresa americana viene da 16 anni di comprovata esperienza nello svilupDe Cecco e Saturnino De Cecco. Due nuovi mapo di mercati, clienti e team. Ha ottenuto successi nager sono entrati nella squadra della PMI, Dave nello sviluppare mercati e nel posizionare marchi Wunsch e Alessandro Garofalo. Due professionioltre ad aver gestito in modo efficace piani ecosti che arrivano alla De Cecco con alle spalle una nomici ottenendo sempre obiettivi significativi. solida esperienza nel campo delle vendite di proPiù recentemente è stato General Manager con dotti di largo consumo. Un segnale da parte degli DIN –industria di carta e cellulosa– in Australia amministratori del gruppo italiano che credono e Nuova Zefortemente nella ripresa americana. E per questo landa e ha trahanno puntato a rafforzare la propria squadra. scorso i preceCon due obiettivi.Dave Wunsch è entrato a far denti 10 anni parte di PMI, infatti, come Responsabile Vendite come DiretWest Coast. Dave ha assunto un impegno decitore Regional sivo per la De Cecco. La West Coast rappresenta Asia pacifica una quota significativa del fatturato totale PMI. dove ha geE su di lui i vertici del gruppo fanno grande affistito una reste damento per espandere in quell’area la presenza di importanti dei prodotti del brand De Cecco. Dave viene da distributori in 19 anni di esperienze nella gestione dello svilupquell’area. Un'altra pubblicità d'epoca po di marchi, clienti, personale e forze di vendidella De Cecco negli Usa ta. Ha avuto comprovate esperienze di successo
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7 Bere bene, mangiar sano e relax
di Fabrizio Gentile
Agriverde, l’azienda secondo natura
Salsomaggiore Terme: una cornice liberty per la salute e la bellezza
Il segreto nell'acqua delle miss di Sabrina Di Toro ph. Silvia Iammarrone
L’acqua, la vita, la donna: un cerchio magico che trova la sua perfezione a Salsomaggiore Terme.
Verde come l’Abruzzo in cui nasce, azzurro come il mare. I colori che Gianni Di Carlo ha scelto per l’esterno della sua tenuta esprimono tutta la filosofia che sta dietro all’idea di Agriverde, un’azienda vinicola che si è ritagliata un posto tutto particolare all’interno del panorama nazionale. Quando agli inizi degli anni Novanta decise
gico, che si riflette nella stessa struttura aziendale, ispirata ai principi dell’ecocompatibilità: già nel design, la forma richiama le onde del mare e le verdi colline di Ortona in cui si trova, e il legno si armonizza perfettamente con i mattoni artigianali, il vetro e le moderne finiture in acciaio; vernici e colle sono tutte naturali ed ecocompati-
Quel che si vede fuori è quel che c'è dentro le bottiglie di ristrutturare l’antica tenuta di famiglia (attiva nella produzione vinicola fin dal 1830), Di Carlo scelse di riconvertire tutta la produzione secondo il concetto di agricoltura biologica. Il che non significa che Agriverde produca solo vini biologici, ma che i sessanta ettari di vigneti di cui dispone sono impiantati secondo i criteri biologici: niente pesticidi o fertilizzanti chimici, ma utilizzo di tecniche innovative (come trappole a feromoni e tecniche di lotta antiparassitaria anche per confusione sessuale) per contrastare la meccanizzazione dei processi di lavorazione. Una filosofia, quella dell’orientamento bioloGianni Di Carlo, titolare di Agriverde
bili; gli impianti elettrici sono schermati contro i campi magnetici. "Quel che si vede fuori è quel che c’è dentro le bottiglie", sembra dire Agriverde, la prima azienda in Italia ad applicare i princìpi della bioarchitettura. E quel che c’è nelle bottiglie viene ormai da anni premiato nei maggiori concorsi nazionali ed internazionali, come testimoniano le numerose onorificenze, medaglie e riconoscimenti ottenuti dai prodotti aziendali, anche da quelli considerati meno “nobili”, raccolte sulle pareti di un corridoio che prelude al sancta sanctorum sotterraneo della cantina, la sala degustazione di forma
Rispetto per l’ambiente, bioarchitettura e tradizione: la formula (non chimica) della buona imprenditoria vitivinicola ottagonale nella quale, come in un tempio pagano, si trovano nicchie in cui riposano le “riserve” dei vini, sormontate da un’ottava della “Vita rustica” del Parini: "Queste che ancor ne avanzano/Ore fugaci e meste/Belle ci renda e amabili/La libertade agreste./Quì Cerere ne manda/Le biade, e Bacco il vin:/Quì di fior s’inghirlanda/ Bella innocenza il crin". In alto, sopra il lampadario centrale, la luce del sole filtra attraverso l’acqua della Fontana che si trova all’esterno, e che serve a mantenere costante la temperatura e l’umidità della sala e delle nicchie. Riseis di Recastro, Plateo, Solàrea datati dal ‘91 al ‘98 dormono tranquilli dietro le vetrate, svegliati a volte dal brusìo dei visitatori o degli invitati alle degustazioni che qui hanno luogo durante fiere e manifestazioni organizzate dal Movimento turismo del vino o dall’azienda stessa. Plateo, rosso Montepulciano d’Abruzzo Doc, è il principe dei vini Agriverde. Vincitore dei “Tre bicchieri” del Gambero Rosso –l’autorevole rivista di enogastronomia– per le annate ‘98, 2000 e 2001, invecchia due anni in botti d’acciaio, due in botti di rovere e si affina per altri due anni in bottiglia prima di arrivare sulla tavola dei consumatori. Poco meno (“appena” un anno e mezzo per ogni fase del percorso d’invecchiamento) serve al Solàrea, e solo due anni dura l’iter del Riseis. I bianchi, gli spumanti e i vini
biologici (Natum, disponibile nella versione Montepulciano d’Abruzzo Doc –segnalato dai “Due bicchieri” nel 2009 per l’annata 2007 e premiato con l’Oscar qualità/prezzo sulla Guida dell’Almanacco del Bere bene 2009– e Trebbiano d’Abruzzo Doc) non sono da meno, e per elencare i premi vinti da tutti i prodotti Agriverde non basterebbero queste poche colonne; sufficienti inve-
nei “menu” di numerosi centri benessere, “ma quel che ci rende diversi –prosegue la dottoressa Basciani– è il fatto di essere principalmente una cantina: utilizziamo i nostri vinaccioli, le vinacce e tutto ciò che ci serve per praticare i trattamenti, mentre gli altri devono servirsi di prodotti preconfezionati”. Prodotti che Agriverde invece può permettersi di realizzare in autonomia, e che stanno per
Fu Lorenzo Berzieri, giovane medico condotto del “Borgo del Sale” -antico nome della cittadina emiliana- a scoprire e utilizzare, nel 1839, le virtù terapeutiche delle acque salsobromoiodiche, col risultato di curare una bimba che molti altri medici avevano giudicato inguaribile. Ed era il 1923 quando Galileo Chini e Ugo Giusti, rispettivamente pittore e architetto, inaugurarono il cosiddetto “Tempio della Salute”, l’edificio che ancora oggi ospita il centro termale di Salsomaggiore: un trionfo del liberty intrecciato con motivi orientali, derivanti dal viaggio in Thailandia effettuato pochi anni prima da Chini. Intitolato proprio
L'esperienza è assolutamente unica: immergendosi con l’orecchio a pelo d’acqua si ascolta una musica che giunge dal profondo
La sala degustazioni "Ottagono"
ce per svelare la più bella delle sorprese che nasconde la tenuta di Gianni Di Carlo: un Centro benessere nato nel 2000, primo in Italia e secondo nel mondo a praticare trattamenti di vinoterapia. "I polifenoli contenuti nell’uva –ci spiega la dottoressa Fania Basciani, moglie di Di Carlo, nutrizionista e responsabile del Centro– proteggono le fibre di collagene e di elastina della pelle, quindi combattono i radicali liberi e rallentano il processo di invecchiamento". La vinoterapia è entrata oggi
essere lanciati sul mercato con una nuova linea prevista per l’anno prossimo. E per finire, il Ristorante Relais del Vino accoglie i commensali in una splendida sala del casale ottocentesco, oggi ampliata per soddisfare le richieste sempre maggiori, offrendo i piatti della tradizione regionale, di terra e di mare, rivisitati in chiave moderna. Dal produttore al consumatore, in assoluta trasparenza. Come un ottimo calice di vino. www.agriverde.it
a Lorenzo Berzieri, il palazzo è diventato negli anni il simbolo di questa bella cittadina a pochi chilometri da Parma, lungo le cui strade si respira ancora l’atmosfera della Belle Epoque. E varcando l’ingresso principale del sontuoso palazzo la sensazione è proprio quella di entrare in una macchina del tempo che ci riporta al primo Novecento, quando il turismo termale era appannaggio soprattutto dei ceti sociali più abbienti, che usavano trascorrere lunghi periodi tra bagni salutari nell’Acqua Madre e cure cosmetiche a base di creme, unguenti e massaggi. La donna trova qui l’esaltazione della sua bellezza, e non è un caso che Salsomag-
L'ingresso del Tempio della Salute
L'assessore alla cultura di Salsomaggiore Maria Pia Bersellini mostra i magnifici interni di Palazzo Berzieri
giore ospiti, fin dagli anni Sessanta, le finali del concorso più famoso del mondo: Miss Italia, in cui si celebra la bellezza italica per antonomasia. Silvana Pampanini, Sophia Loren, Lucia Bosè, Stefania Sandrelli, e più recentemente Simona Ventura, Anna Falchi e Martina Colombari (per citarne solo alcune) sono tra le splendide donne che hanno calcato il prestigioso palcoscenico e che hanno trovato la loro consacrazione nel mondo dello spettacolo, anche senza riuscire a vincere il concorso. Ma Miss Italia non è che un episodio –per quanto di eccezionale valore– nella vita della cittadina, e Salsomaggiore ha deciso oggi di rilanciare ulteriormente la sua offerta turistica con le piscine “Mari d’Oriente”, allestite nel seminterrato di Palazzo Berzieri: un’area dedicata al benessere e al relax di stampo decisamente moderno ma perfettamente integrata nel complesso, col risultato di creare un ambiente unico che suscita emozioni indimenticabili. Inaugurate lo scorso agosto, le piscine “Mari d’Oriente” nascono con lo scopo “di attrarre la clientela più giovane, che difficilmente sceglie di trascorrere lunghi periodi in una stazione termale, ma apprezza i weekend nei centri benessere”, spiega l’assessore alla cultura del Comune di Salsomaggiore, Maria Pia Bersellini. "Siamo orgogliosi di questa struttura –prosegue – che oggi segna un momento importante nella storia dell’attività termale di Salsomaggiore. Il rinnovamento e
l’ampliamento dell’offerta sono passaggi inevitabili e necessari per mantenere viva l’attenzione su queste che, come recita lo slogan del 1923, sono le terme più belle del mondo". Dedicate principalmente a single, coppie e piccoli gruppi, le nuove piscine si snodano nei sotterranei del Berzieri per complessivi 500 metri quadrati, suddivisi in quattro aree più una hall d’ingresso dove si consumano tisane rilassanti. Il Mare dell’Armonia è la piscina più grande, con un percorso di idromassaggi studiati per favorire il riequilibrio armonico del corpo e della mente. La piscina media è chiamata Mare dell’Energia: al suo interno un camminamento vascolare riat-
d’acqua si ascolta una musica che giunge dal profondo, con effetti estremamente rilassanti. L’ultima area è dedicata al relax, tra musicoterapia e cromoterapia, sdraiati su comodissimi lettini. Le acque salsobromoiodiche sono tra le più ricche di sali minerali conosciute in natura. Note fin dall’epoca romana, sono particolarmente utili
Le nuove piscine del complesso termale
tiva la circolazione sanguigna, e al termine del percorso una doccia nebulizzata e una bitermica preludono al passaggio nel ghiaccio finissimo. La terza piscina è il Mare della Musica, dove l’esperienza è assolutamente unica: immergendosi con l’orecchio a pelo
per combattere alcuni problemi di infertilità: si narra che Sophia Loren, nel 1968, abbia soggiornato in città su indicazione di un ginecologo svizzero, e che nove mesi dopo la sua partenza abbia dato alla luce il figlio Carlo. Potenza dell’acqua o seducente atmosfera?
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SPECIALE
SPECIALE
Joseph Del Raso
Amato Berardi
Il Presidente della National Italian American Foundation tra le macerie del terremoto che ha scosso l'Abruzzo
On. Amato Berardi
In prima linea nella gara di solidarietà partita all’indomani del 6 aprile c’è un parlamentare italiano eletto all’estero, più precisamente nella circoscrizione C (America settentrionale e centrale): Amato Berardi. Nato a Isernia 52 anni fa, emigrato a Philadelphia all’età di 12 anni, un passato (e un presente) nel settore dei servizi alle imprese, attualmente membro della Commissione finanze alla Camera dei Deputati, Berardi è uno dei personaggi di spicco della politica italoamericana. La sua attività di sostegno alla comunità
Amato Berardi insieme a Nicola Di Mascio e Joe Leone durante il giorno del Ringraziamento a Silvi Marina, in Abruzzo
italiana negli States è incessante; delegato per gli Stati Uniti della Fondazione Italiani nel mondo (nata nel 2008 con lo scopo di rafforzare i legami culturali con le comunità sparse nel mondo) nel 1983 ha fondato il Niapac (National Italian American Political Action Commitee), un organismo che si propone di raccogliere fondi per sostenere le campagne elettorali di quegli italoamericani che desiderino candidarsi a cariche politiche. Costantemente in viaggio tra Usa e Italia, la sua ultima incursione nel nostro Paese lo ha visto giungere tra le suore della Casa Famiglia Imma-
maniera encomiabile sostenendo il Governo Italiano ed il laborioso lavoro del Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi. Ne esce un’immagine molto efficiente del nostro paese, dimostrata anche in occasione del G8, organizzato proprio a L’Aquila. Pelosi, Panetta, Napolitano: mai come oggi l’Italia è stata rappresentata nell’estabilishment statunitense. Come mai questa massiccia presenza di italoamericani nell’amministrazione Obama? Certamente questi personaggi godono di tutta la nostra stima ed ammirazione per le prestigio-
se posizioni ricoperte nell’attuale amministrazione Obama, stima derivante da un lungo processo che negli anni ha portato sempre maggiori consensi e consapevolezza verso la comunità italoamericana e che l’ha resa capace di essere protagonista in posizioni di vertici sia politici che economici. La sempre maggiore e nutrita presenza di personaggi di origini italiane che da entrambe le parti politiche si candidano, naturalmente, fa sì che la nostra comunità aumenti il suo peso specifico sulla scena della società civile Americana. Fu proprio questa idea di rafforzare e sostenere la presenza di candidati di origini italiane che molti anni fa mi spinse a fondare la Niapac per sostenere la raccolta fondi per le campagne politiche da devolvere ai vari candidati prescelti. Tale organizzazione è la piu rappresentativa della East Coast. Il made in Italy non passa mai di moda. Vale anche per il “born in Italy” ? Ci sarà sempre spazio per l’Italia nella società statunitense ? La qualità riconosciuta a livello mondiale del “made in Italy” ci contraddistingue in tutti i settori: moda, manifatture, agroalimentare, ecc.. Noi italiani siamo in special modo apprezzati per il nostro gusto e la raffinatezza, cose che fanno parte del bagaglio storico e artistico del nostro Paese, di cui siamo portatori. La nostra immaginazione in campo artistico fa sì che nessuno ci potrà mai imitare: direi proprio che il “born in Italy” sia la chiave di lettura per la creatività e l’eccellenza nel produrre poi il “made in Italy”. La società statunitense è ben amalgamata ed è l’esempio di eccellenza per i traguardi raggiunti nella democrazia, intesa proprio come unione di tanti popoli diversi, accomunati da una nazione dove i padri fondatori sono stati lungimiranti nel predisporre i principi fondamentali della costituzione americana. Il ruolo dell’Italia, in questo rapporto con l’alleato statunitense, apre la strada a moltissime possibilità di collaborazione in tutti i campi dove la nostra creatività e il nostro ingegno siano richiesti. Il mio incarico ed il mio ruolo sono proiettati verso questa maggiore crescita e presenza Italiana in USA.
ph. Claudio Carella / Vario 2009
Un sostegno incessante alla comunità italiana negli States colata Concezione delle Suore Zelatrici a Teramo, per festeggiare il giorno del Ringraziamento, accompagnato da Joe Leone, cuoco italoamericano che ha raccolto fondi e beni materiali per i bambini ospiti della struttura. E lo scorso giugno anche Berardi ha presentato il suo "progetto Abruzzo" in favore delle vittime del terremoto del 6 aprile. Onorevole, può spiegarci in cosa consiste? Il “progetto Abruzzo” nasce con lo scopo di promuovere lo sviluppo scientifico e accademico nella medicina moderna. Con numerosi sforzi ma anche tanto entusiasmo si sta procedendo ad una proficua raccolta fondi negli Stati Uniti e nel Canada. Com’è cambiata l’immagine dell’Italia negli USA dopo la notizia del sisma che ha colpito L’Aquila? La comunità e le autorità americane hanno ammirato lo slancio e la celere organizzazione dimostrata sul campo. Gli Stati Uniti nutrono una considerevole ammirazione per l’immediata assistenza che la Protezione Civile Italiana ha saputo dispiegare in
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L’Aquila nel cuore degli USA di Fabrizio Gentile
Madylon Meiling
Trecentosette vittime, millecinquecento feriti, ventimila senzatetto, quasi sessantamila sfollati. Scrivere questi dati in cifre non rende giustizia alla tragedia dell’Aquila e dei centotrenta paesi che in quei venti secondi di panico alle tre e trentadue del mattino del 6 aprile hanno subito perdite, in termini di vite umane, e danni strutturali, in gran parte insanabili. A queste cifre vanno aggiunte, però, altre due, che scriveremo in lettere come le altre: settecentocinquantamila, che sono parte dei dollari raccolti dalla Niaf, e ventisette, che sono gli studenti accolti, grazie a quei
soldi, nel Sierra Nevada College e in quello di Miami senza dover sborsare un soldo, dal viaggio ai libri di testo. “Abbiamo letto sul New York Times che 27mila ragazzi non avevano più un posto per proseguire gli studi –racconta Madylon Meiling del Sierra Nevada College– così ho chiamato la Niaf a Washington, e abbiamo subito cominciato a collaborare attivamente”. La Niaf infatti, all’indomani del terribile sisma, si è immediatamente attivata, in collaborazione col Dipartimento di Stato americano, per studiare i possibili interventi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Il risultato è stata una serie di iniziative tra cui quella chiamata “Adotta uno studente”, ovvero una raccolta di fondi che ha permesso a ventiquattro giovani iscritti all’Università dell’Aquila di trovare accoglienza presso il giovane College tra i boschi, sul-
le rive del lago Tahoe. “Altri due sono a Miami, e uno nel New Mexico –precisa Anna Tozzi, delegato per i rapporti internazionali dell’Università dell’Aquila– ma oltre a questo, la Niaf ha stanziato anche dei fondi per la costruzione di 24 alloggi presso la Facoltà di Scienze. Il progetto è pronto, la consegna delle case dovrebbe avvenire entro la prossima primavera”. Il messaggio che giunge dagli States è fatto di gesti concreti, non solo di parole. “A noi importa di loro -conclude la Meiling- e vogliamo fare la differenza, come recita il nostro motto (“A degree of difference”). Come per l’Aquila, anche il nostro ateneo riveste un’importanza centrale per la vita culturale della comunità in cui si trova, e se toccasse a noi vivere un simile devastante disastro naturale, la nostra speranza sarebbe che qualcuno nella posizione di aiutarci si muovesse allo stesso
modo. Le relazioni nate da questa collaborazione dureranno nel tempo, e gli stimoli che abbiamo ricevuto sono immensi. Oggi siamo davvero tutti vicini in questo mondo, ed è nostro fermo convincimento al Sierra Nevada Colege che dobbiamo riuscire anche ad essere buoni vicini. Se gli studenti aquilani andranno via dal nostro college con un’esperienza positiva nel cuore, loro saranno i nostri ambasciatori nel mondo. I nostri e quelli di tutta l’America. E questo è un bene per tutti”.
Chi volesse contribuire alla campagna "Adotta uno studente" può contattare: Madylon Meiling, Ph.D.
Vice President for Development
Ph. 775.881.7522
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Qui sopra, la facciata della basilica di Santa Maria di Collemaggio, il più famoso degli edifici sacri della città dell'Aquila. Nella foto grande l'interno devastato dal sisma del 6 aprile scorso. In alto a destra Joseph Del Raso, presidente della NIAF; qui sotto, Del Raso con John Calvelli durante la visita nel capoluogo abruzzese.
Un assegno di 400mila dollari per l’Abruzzo e l’offerta di borse di studio gratuite nelle università statunitensi per gli studenti abruzzesi che vogliano recarsi in America per studiare. Questo è stato il biglietto da visita di Joseph Del Raso, Presidente della National Italian American Foundation (Niaf) recatosi in Italia alla fine di Aprile. Prima di consegnare l’assegno nelle mani di Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, a Palazzo Chigi, Del Raso –la cui famiglia è originaria di Ortona (CH)– ha avuto anche occasione di visitare L’Aquila per verificare coi suoi occhi l’entità dei danni provocati dal sisma del 6 aprile. Presidente, lei che ha origini abruzzesi avrà certamente “sentito” più di altri il terremoto dell’Aquila. Come hanno reagito gli italiani d’America alla notizia? Non appena ho appreso la notizia del terremoto riportata dal telegiornale della mattina negli Stati Uniti ne ho subito compreso la gravità, dal numero dei morti e dagli ingenti danni. Sono molto affezionato a L’Aquila, la visitai per la prima volta quindici anni fa con la mia famiglia: ricordo l’ospitalità della gente e la rilevante bellezza storica della città. Con lo staff e i membri dell’Assemblea della NIAF immediatamente coordinammo l’azione da intraprendere per rispondere alle necessità dei nostri amici. Quali sono state le principali ini-
ziative del NIAF in favore delle popolazioni colpite dal sisma e quali sono i progetti in corso? La NIAF ha collaborato con il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti allo scopo di fornire aiuti alla città. Ci sono vari programmi offerti dal Governo americano provenienti da fonti differenti, tra cui la Fulbright e altre compagnie di soccorso. La NIAF ha creato appositamente il programma “Adotta Uno Studente”, con l’obiettivo di raccogliere fondi per le spese di viaggio, alloggio e le tasse di studio per permettere agli studenti provenienti dall’Università dell’Aquila di venire a studiare negli Stati Uniti durante la ricostruzione della loro Università. Inoltre la NIAF collabora con l’Università dell’Aquila per raccogliere fondi per la ricostruzione delle scuole. Che impressione le ha fatto tornare in Italia in un momento così drammatico? Nei giorni della mia visita aquilana ero con un’ambasciatrice degli Stati Uniti, Elizabeth Dibble, e il segretario della NIAF, John Calvelli, per la prima visita ufficiale degli Stati Uniti sul luogo per incontrare gli ufficiali di soccorso italiani. Fummo colpiti da quello spettacolo devastante; ancora nell’aria si sentiva morte e sofferenza. D’altra parte, però, fummo impressionati dalla risposta del Governo italiano nel salvare vite umane e nel mettere in sicurezza le aree interessate: la Protezione Civile italiana è di prima classe, un esempio per tutti. Crede che il dramma dell’Aquila abbia rinsaldato i rapporti tra Usa e Italia? Quali sono gli scenari possibili dell’interazione tra NIAF e Italia per i prossimi anni? I rapporti tra Italia e Stati Uniti sono sempre stati floridi nel corso degli anni ma abbiamo imparato il vero senso di questa collaborazione maggiormente nei tempi di crisi. Ci sono 25 milioni di Americani che sentono e si identificano fortemente con le loro origini italiane. Un aspetto positivo di questo terribile momento è quello di far conoscere l’Aquila e l’intera regione Abruzzo agli Americani. Molti italoamericani sono originari di questa terra ma pochi americani, incluso coloro che hanno origini in questa regione, l’hanno mai visitata. È il momento di mostrare la bellezza e la cultura dell’Abruzzo all’America, che adora l’Italia: la qual cosa non solo genererà un flusso di turisti, ma farà da stimolo per il commercio e investimenti stranieri con questa regione.
11 La Nannini di Siena sugli scaffali del Wal-Mart
Ricetta vincente sport, la musica, e naturalmente la pasticceria. Alessandro Nannini, imprenditore con un passato da pilota di F1, fratello della celebre cantante Gianna, è
ph. Silvia Iammarrone
Poche aziende possono vantare così tante elementi “made in Italy” come la Nannini di Siena. Innanzitutto, è toscana, e la Toscana, si sa, è la bandiera
Alessandro Nannini
dell’Italia (che piace) nel mondo; poi c’è Siena, che da sempre è una meta turistica privilegiata; e infine il nome, Nannini, che in Italia e nel mondo evoca immediatamente tre cose: lo
alla guida dell’azienda di famiglia dal 1998, anno in cui disse addio alle piste per… le paste, quelle che ogni giorno affollano i banconi dei quattro locali senesi ormai diventati attrazioni
turistiche quanto i monumenti cittadini, cui si aggiunge un locale sulla tangenziale est. Lo abbiamo incontrato nel nuovo stabilimento di Monteriggioni, in cui si preparano i prodotti Nannini –incluso il caffè– pronto a sbarcare con Ricciarelli, Panforte e Cavallucci sugli scaffali della prestigiosa catena WalMart. Un passo importantissimo per un’azienda che si può ancora, a buon diritto, definire “artigianale”. “Essere artigiano oggi vuol dire utilizzare certe materie prime piuttosto che altre, per esempio se nel Panforte ci va il 24% di mandorle, noi ci mettiamo il 24% di mandorle. E se per un dolce ci vogliono le noci italiane, aspettiamo che arrivi la stagione e ci mettiamo quelle piuttosto che andarle a prendere altrove. Magari costa un po’ di più, ma almeno si lavora con qualità. Quanto poi si riesca a produrre o quanto personale si abbia in azienda, questo riguarda anche la storia aziendale, e la nostra è una storia che ha quasi cento anni”. Come si riducono i costi e si aumenta la produzione?
Ricciarelli, Cavallucci, Panforte
Gioielli di famiglia “Non ci siamo inventati nulla, tutto ciò che facciamo è produrre i tipici dolci senesi secondo la ricetta tradizionale”. Così Alessandro Nannini parla delle sue “creature”, oltre venti specialità alcune delle quali sbarcheranno presto oltreoceano. Sono tre infatti le specialità senesi che la Nannini porterà sui banchi della grande distribuzione americana grazie all’accordo con Wal-Mart: Ricciarelli, Panforte e Cavallucci. Tutti vengono prodotti secondo l’antica ricetta tradizionale, fatta eccezione per il Panforte, che già in passato fu oggetto di un piccolo cambiamento che lo ha reso più appetibile al vasto pubblico.
I Ricciarelli, piccoli ovali di
pasta di mandorle ricoperti da zucchero a velo, disponibili anche al cioccolato, sono senz’altro i più famosi dolci di Siena. La Nannini ne propone due confezioni: la Belvedere e la Lupa, più chic ed elegante, ideale per un regalo.
“Per esempio scegliendo un packaging leggero, semplice, che mantenga comunque alta la visibilità del prodotto. Preferisco sottrarre qualcosa all’estetica che alla qualità”. Il passo che state per compiere è sicuramente molto sentito, e mi sembra sia un modo splendido di cele-
La Camera di Commercio della città toscana apre al WTC
Il Panforte è una torta impastata con mandorle, spezie e canditi e, nella versione “Margherita”, ricoperta da zucchero a velo al posto del pepe. La ricetta originale venne modificata da uno speziale in occasione della visita della regina Margherita di Savoia nel 1879, per renderlo meno forte. Da allora esistono due versioni di questo tipico dolce che è diventato il simbolo della dolciaria senese. La presenza nell’impasto di conce di arancia, cedro e melone, droghe e spezie esotiche e quindi anticamente costosissime ne limitavano la vendita e la commercializzazione solo tra le fasce alte della popolazione: clero e nobiltà. Meno conosciuti ma molto amati dai senesi sono i Cavallucci. Biscotti secchi con un gusto molto particolare, gli ingredienti principali sono zucchero, noci, canditi di arancio e miele mentre le spezie rimangono una ricetta segreta. La Nannini li commercializza in confezioni da 450 grammi.
brare il centenario dell’azienda, che cadrà nel 2011. Avevate già avuto esperienze di vendita all’estero? “Siamo già presenti sul mercato americano, anche se ovviamente non in modo massiccio, e i risultati sono positivi. Speriamo di raggiungere molte più persone”. (F.G.)
di Paolo Ferri
Pescara e Siena: una collaborazione proficua
www.italoferretti.it
[email protected] Santostefano di Italo Ferretti s.r.l. Via Nazionale Adriatica Sud, 177 64029 Silvi Marina (Te) - Italia Tel. +39 085 935 2700 Fax +39 085 935 1905 Santostefano U.S.A. Inc. 660 Bergen Blvd. Ridgefield, NJ 07657 Ph 201 945 2434 Fax 201 945 2436
Siena: un patrimonio architettonico e artistico ineguagliabile (è bene protetto dell’Unesco), un territorio ricchissimo di storia e di tradizioni (il famoso Palio su tutte) e un tessuto imprenditoriale attivo e vivace. Un terreno più che fertile, pertanto, per l’opera di internazionalizzazione e di sostegno allo sviluppo che il World Trade Center ha nel suo dna. È proprio con Siena che la filiale pescarese del Wtc sta cominciando a intrecciare rapporti, forte dell’apertura verso le sue iniziative recenti della Camera di Commercio locale, guidata dal giovane e dinamico presidente Massimo Guasconi. Durante un incontro svoltosi nel mese di novembre con Nicola Di Mascio e Massimo Gaspari, rispettivamente presidente e direttore commerciale del Wtc Pescara-Chieti, Guasconi ha illustrato i programmi dell'Ente camerale per lo sviluppo imprenditoriale. 48 anni, laureato in giurisprudenza, Guasconi ha al suo attivo una ricca e profi-
cua esperienza come Presidente della Confederazione nazionale dell’artigianato e dallo scorso maggio è ai vertici della Camera di Commercio senese; la sua attiva presenza negli ambienti economici, professionali ed associativi lo ha visto anche ricoprire il ruolo di Vicepresidente di Artigiancredito, Consigliere di amministrazione di Eurobic e di membro del Gruppo europeo di interesse economico costituito fra enti camerali ed istituti bancari per il sostegno alle iniziative imprenditoriali. “I programmi della Camera di Commercio –spiega Guasconi– tendono alla creazione di un “sistema Siena” che coinvolga tutte le attività imprenditoriali e i principali attori istituzionali con cui l'Ente si rapporta, ovvero Comune e Provincia, in un progetto di crescita di medio-lungo periodo per la città e la provincia di Siena, dal quale trarrà vantaggio l’intera comunità e l’economia senese in termini sia di reddito e di occupazione che di valorizzazione di poten-
zialità, delle risorse e sviluppo di altre occasioni. Abbiamo già intrapreso alcune iniziative tese ad incentivare la capacità di Siena di attrarre investitori esterni. E ci stiamo impegnando a farci conoscere in quei mercati dove il nome di Siena, per varie ragioni, è meno conosciuto, per esempio in Cina con l’istituzione dela Scuola del vino, che è al suo terzo anno di attività: un fatto che nasce in ambito culturale ma che sta già entrando in un ambito più strettamente economico, con la creazione di importatori e di una rete di relazioni tese all’esportazione della viticoltura e dei vini senesi e toscani in genere”. Come se non bastasse, le opportunità di sviluppo territoriale si ampliano con la probabile candidatura della città a Capitale europea della cultura per il 2019, candidatura che verrà ufficializzata solo, come da regolamento, sei anni prima dello svolgimento della manifestazione. In questo ampio scenario si inseriscono le proposte di collaborazione con
Massimo Guasconi, Presidente della Camera di Commercio di Siena
il Wtc Pescara-Chieti, capace di ampliare e diversificare una nascente rete relazionale tesa all’internazionalizzazione. Nell’ambito delle sue attività infatti il Wtc Pescara-Chieti sta cercando di aprire la strada ai prodotti di qualità italiani verso il mercato americano e indiano, progetto nel quale l’indubbio valore delle imprenditorialità territoriali senesi si inserirebbe a pieno titolo. E questo potrebbe funzionare anche come biglietto da visita
per una eventuale apertura di una filiale senese del Wtc, idea che la Camera di Commercio non esclude: “Le proposte sono valide e interessanti –ha detto Guasconi al termine dell’incontro con i rappresentanti del Wtc pescarese– e bisognerà coinvolgere le altre istituzioni, in particolare la Provincia, che ha gli strumenti economici necessari per poter sostenere questo tipo di iniziativa”.
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La General Assembly 2009 di Barcellona
di Antonella Da Fermo
I WTC a confronto: prospettive di sviluppo Lo scorso ottobre, dal 19 al 22, si è svolta a Barcellona la 40esima assemblea generale della World Trade Center Association, che ha visto la partecipazione di oltre 250 delegati provenienti dai Wtc di tutto il mondo. I quattro giorni dell’evento sono stati scanditi da meeting
La sede del WTC di Barcellona
e workshop che hanno costituito occasione per i delegati di conoscersi, scambiare idee, interagire programmando future relazioni. Se dal punto di vista dei numeri questo evento –che era anche l’occasione per festeggiare il quarantennale dalla fondazione della Wtca–non può dirsi tra i più grandi, paragonandolo ai precedenti, la sua importanza è stata altresì fondamentale per tracciare le linee del futuro sviluppo dell’Associazione, come ci racconta l’inviata per il Wtc Pescara-Chieti, Francesca Andreini. “La General Assembly di Barcellona è stato senza dubbio un evento molto importante all’interno della Wtca. Il ritrovarsi tutti assieme in un contesto di confronto ed accrescimento ha reso possibile il crearsi di una situazione estremamente stimolante per l’identificazione dei futuri obiettivi: mi sono resa conto che esiste nel cuore dell’Associazione la volontà di continuare ad essere protagonisti della storia delle relazioni internazionali, tramite un sempre più presente e significativo apporto nello sviluppo e stimolo del business locale. Si è molto discusso della partecipazione nelle sinergie territoriali, e di quelle che si dovranno andare ad approfondire e sviluppare tra i World Trade Centers già esistenti ai quattro angoli del mondo. È stato entusiasmante render-
si conto di quelle che sono le possibilità ancora inespresse che si andranno a manifestare nel corso dei prossimi anni, grazie ad una chiara visione ed una ferma leadership, quella dell’inossidabile Guy Tozzoli, dimostrata ancora una volta nel corso dei vari meeting. Sono certa che la nuova era che si sta schiudendo davanti all’Associazione sarà foriera di importanti scenari per il mondo del business internazionale”. Francesca Andreini, senese, dopo molte esperienze lavorative all’estero ed incarichi di responsabilità nel settore marketing e vendite, ha deciso di focalizzarsi nello sviluppo di un’attività che potesse mettere a frutto la sua visione internazionale di servizi e qualità. Da questa volontà di offrire il meglio del mercato immobiliare toscano ed italiano, è nata “Case e Ville”, un’agenzia immobiliare che accompagna i propri clienti con competenza attraverso le varie fasi sia della vendita che dell’acquisto, supportata da consulenti di altissima professionalità sia sul piano tecnico che legale e finanziario. Recentemente ha avuto l’idea di realizzare una piattaforma immobiliare sul web, che potrebbe essere inserita nel network mondiale della Wtca. “La mia società opera nel mercato immobiliare proponendo ville e casolari nella splendida cornice della campagna toscana per clienti che arrivano da tutto il mondo e che conoscono ed apprezzano il nostro angolo di paradiso; mi scontro, quindi, ogni giorno con la necessità di uniformare e standardizzare le informazioni e le strategie con quelle che sono le esigenze di chi opera in maniera differente da quella locale. Su questa base è nata la mia idea di una piattaforma immobiliare internazionale che possa essere in grado di mettere in relazione tutti i Wtc del mondo in una rete di proposte immobiliari in grado di soddisfare le esigenze di chi è interessato ad investimenti ed acquisti immobiliari di qualità.
Le cravatte di Italo Ferretti: tradizione e innovazione
Eleganza senza confini La costa abruzzese dove si trova Silvi Marina dista da quella della Croazia circa 215 chilometri. Una distanza di quasi tre secoli separa invece il 1692 dal 1967: il primo è l’anno che vede la nascita della cravatta, indossata in Francia dalle truppe mercenarie croate di Luigi XIV (si chiamava Kravatska); il secondo è l’anno della nascita di uno tra i più importanti cravattifici ita-
liani, quello di Italo Ferretti, che a Silvi Marina nel 1967 diede appunto vita alla Santostefano, dal nome del paesino teramano in cui era nato ventitrè anni prima. Quarantadue anni dopo, la Santostefano è un’azienda da 60 dipendenti, e vede il coinvolgimento, oltre che di Italo Ferretti in cabina di regia, ovvero nel reparto produzione, anche dei figli Carlo, direttore commerciale, Federico, responsabile commerciale per gli Stati
Un'immagine del laboratorio. "I soli a tagliare una ad una ogni cravatta"
Francesca Andreini
Purtroppo sempre più spesso ci si rende conto che il mercato immobiliare è preda di speculatori senza scrupoli e personaggi poco qualificati, cosa che rende ancora più difficile la possibilità di scegliere l’acquisto di immobili come pro-
spettiva di investimento. La filosofia del Wtc si inserisce quindi perfettamente nella possibilità di creare qualità nelle proposte e nelle collaborazioni, cosa che oramai fa da 40 anni. L’entusiasmo con cui è stata accolta la mia
proposta mi fa capire ancora di più quanto fosse auspicata una tale iniziativa, anche se mi rendo benissimo conto delle difficoltà funzionali che comporterà implementare un sistema di questo tipo”.
Uniti e Giacomo, responsabile della creazione della collezione. Le cravatte Italo Ferretti hanno goduto di una prestigiosa passerella internazionale quando sono state scelte dal Governo italiano come regalo per i potenti della Terra riunitisi per il G8 a L'Aquila lo scorso luglio. Ciò che rende uniche al mondo le cravatte Santostefano, ci spiega Carlo Ferretti, “sono i brevetti che abbiamo registrato, e che costituiscono davvero un valore aggiunto all’”oggetto cravatta” che di per sé è già un simbolo del made in Italy: la “navetta”, brevettata nel 1990, evita movimenti indesiderati del codino e aiuta a mantenere la cravatta nella giusta posizione; il supporto “ballast”, brevettato nel 2003, serve ad evitare la torsione della cravatta appesantendone la parte terminale, in modo da renderla più equilibrata; infine la cucitura girocollo, anch’essa del 2003, è una cucitura applicata
Una Fiera per la rinascita Le eccellenze innovative, le conoscenze avanzate e le tecnologie di frontiera, il rafforzamento delle reti tra imprese, la creazione di nuove opportunità di visibilità e new business, il consolidamento del ruolo dei portatori di interesse, la costruzione di un nuovo modello di relazione pubblico-privato, la rinascita della città dell’Aquila e del territorio regionale. La Fiera della Conoscenza dell’Aquila (svoltasi dal 10 al 12 dicembre) è nata dalla volontà di rendere questo evento un’occasione di coinvolgimento del territorio regionale e delle componenti produttive e istituzionali che operano nella ricostruzione post-terremoto in uno sforzo di intelligenza, innovazione e alta tecnologia applicata. Roberto Di Vincenzo, presidente di Carsa, l’agenzia di comunicazione integrata abruzzese che è partner organizzativo della Fiera illustra le ragioni e i plus
di questa rassegna. “Quando ormai un anno fa cominciammo a parlare della possibilità di realizzare una Fiera della Conoscenza nella nostra regione, non pensavamo certo che ci sarebbe stato un terremoto così devastante, in termini umani ed economici. Anziché desistere dal nostro intento, in comunione di idee con il Presidente Regionale dei Servizi Innovativi di Confindustria Abruzzo, Franco Silvi, i quattro Presidenti Provinciali e tanti altri interlocutori, abbiamo voluto proseguire nell'organizzazione, ritenendo che in una fase così delicata per la nostra regione fosse ancor più importante impegnarsi per portare a termine la nostra idea. Ovviamente modificando il tiro e conferendo all’iniziativa un contenuto più corale: farla diventare quindi un contributo per la rinascita dell’Abruzzo. Abbiamo perciò sviluppato un’azione capace di dialogare con il sistema imprenditoriale e istituzionale per costruire una risposta comune. Un progetto abruzzese per l’Abruzzo costruito insieme, da tutti gli attori e i decisori”. Per la prima volta quindi il sistema economico abruzzese ha esposto i
Qui sopra: Federico e Carlo Ferretti.
solo nel tratto che passa sotto il colletto della camicia, che aiuta il tessuto a restare piatto evitando antiestetici rigonfiamenti”. Valore aggiunto, si diceva, perchè il valore artigianale e creativo delle cravatte di Italo Ferretti sono argomenti assolutamente indiscutibili: “Naturalmente la nostra è una lavorazione artigianale, anche se riusciamo a produrre annualmente 70mila cravatte Italo Ferretti. Siamo orgogliosi di poter dire che siamo gli unici a tagliare a mano ogni singola cravatta; le numeriamo, e su ognuna stampiamo la scritta “Italo Ferretti - Silvi Marina”
a testimonianza della loro esclusività e per garantire al cliente la sicurezza del luogo di fabbricazione”. Un luogo che da oltre trent’anni è ben conosciuto anche negli USA, dove Ferretti esporta fin dal 1972: “Quando mio padre ha cominciato, la sua attività si è subito rivolta al mercato estero. Oggi siamo presenti in più di trentasette Stati, dal New Mexico all’Alaska. Senza contare che esportiamo in tutta Europa, in Asia, Giappone, Australia, Canada, Egitto e Puerto Rico”. (M.L.)
Valentino, l'ultimo spettacolo
Roberto Di Vincenzo
propri progetti di innovazione, i prodotti e i servizi pensati specificamente per la rinascita dell’Abruzzo, a dimostrazione di un’imprenditorialità attiva, innovativa e produttiva. 7 convegni di respiro nazionale, 8 a carattere regionale, oltre 100 aziende partecipanti, tra cui Dompé, Sanofi-Aventis, Micron Technology Italia, gruppo Finmeccanica con le sue 5 aziende abruzzesi (Elsag Datamat, Selex Communications, Selex Galileo, Telespazio, Thales Alenia Space), Interporto d’Abruzzo, Cordivari, Europa Acciai e le più importanti e rappresentative aziende di servizi innovativi operanti in Abruzzo. (P.F.)
Tutto quello che avremmo voluto sapere su Valentino ma nessuno ha mai osato dirci. Un film documentario, “Valentino: L’ultimo imperatore” di Matt Tyrnauer, corrispondente speciale per Vanity Fair, alla sua prima opera di regia, presentato all’ultimo Festival di Venezia con grande successo, finalmente celebra l’imperatore della moda svelandone le grandiosità più o meno segrete e quelle minimalia dal sapore di leggenda metropolitana di un vero e proprio gigante dei tempi moderni. Mentre conosciamo il suo fidanzato di una vita, Giancarlo Giammetti, i suoi maggiordomi, i cani, le case, le sarte, i vestiti, i tic, le feste, le sfilate, il backstage del gran galà di fine carriera tenutosi a Roma nel luglio del 2007, tutto il mondo di Valentino, fatto di sarte, sfilate e vestiti, la vera protagonista è la grande moda internazionale. Si entra con grazia ed entusiasmo nel mondo della moda, nel suo processo creativo, nelle sue intriganti contraddizioni e debolezze, abbagliante nei colori scintillanti, negli abiti lussuosi e da favola, indossati da donne bellissime, eteree, di gran classe. Il film di
Tyrnauer coglie pienamente ciò che Valentino ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà nella storia dell’alta moda. Il grande sarto racconta le sue esperienze, le sue creazioni, oggetti-soggetti di un’epoca che è storia, scaturiti solo ed unicamente dalla sua particolare sensibilità e versatilità all’idea del bello, dell’elegante, del particolare e dell’unico, distinguendosi per ricerca incondizionata di bellezza, classe ed eleganza nella storia della moda internazionale. Ottima la scelta, davvero originale, di accompagnare le immagini con le musiche di Nino Rota, che sottolineano la romanità del couturier, diviso tra la caput mundi, Parigi e l’high society statunitense.
La sua matita ha disegnato praticamente tutto il mondo. Dalle calli Veneziane alle isole del Pacifico, dalla foresta amazzonica alla Siberia alla Cina di inizio novecento, dai tangueri di Buenos Aires ai dervisci danzanti della Turchia, alle foreste canadesi e del New England delle guerre d’indipendenza americane, Hugo Pratt è colui che ha elevato il fumetto ad arte. E come opere d’arte oggi vengono valutati i suoi disegni originali: 247mila euro per l’illustrazione di copertina di "Corto Maltese en Sibérie" battuta all’asta a Parigi lo scorso 21 novembre. Il creatore di Corto Maltese, scomparso nel 1995, per oltre 40 anni
ha fatto sognare i suoi lettori, così come il ricco acquirente del lotto 487 dell’asta parigina. Il disegno, una tecnica mista 64x49,5 centimetri, era inizialmente quotato fra i 90 e i 120mila euro e ritrae Corto Maltese insieme ad alcuni personaggi del fumetto, protagonisti di un’avventura che si svolge in Mongolia nel 1919-20, fra comunisti, guardie bianche e un ufficiale zarista che si crede la reincarnazione di Gengis Khan.
americana sarà il suo ultimo brano "Nell’aria", scritto con il pescarese Giò Di Tonno, vincitore del Sanremo 2008, canzone dedicata all’Aquila e accompagnata da un videoclip girato tra le rovine della città colpita dal sisma del 6 aprile scorso.
Simona Molinari
I luoghi in cui Giuseppe Verdi nacque, visse e lavorò gravitano attorno a Parma e al suo Teatro Regio con la ricchissima documentazione teatrale e l’Archivio Storico. Ma è Roncole la vera culla di Verdi, a 5 chilometri da Busseto, in provincia di Parma: è qui la casa natale del compositore, custodita così come si presentava due secoli fa. Da qui occorre spostarsi a Busseto, dove Verdi studiò giovanissimo, a Palazzo Barezzi. A Palazzo Orlandi, ancora Busseto, un edificio dalle forme neoclassiche di fine ‘700, il maestro compose importanti opere del suo repertorio. Qui c’è anche Villa Pallavicino (XVI secolo), rimaneggiata in stile Barocco. Infine, sulla strada che conduce verso Piacenza, a Villanova d’Arda dove sorge Villa Verdi, l’ultima dimora comprata dal compositore nel 1848, che raccogli i ricordi di tutta una vita di un uomo a cui piaceva definirsi “un contadino delle Roncole”.
Viaggi
Arte
a cura di Paolo Ferri
Il successo al botteghino ha contato 2 milioni e 105 mila euro in soli tre giorni dall’uscita nelle sale: non era difficile immaginare che “Baarìa” di Giuseppe Tornatore avrebbe rappresentato l’Italia ai prossimi Oscar. Ora i produttori si impegnano al massimo per dare visibilità al film e promuoverlo negli Stati Uniti e la casa di produzione Medusa è in accordi con due società per la distribuzione negli Usa. In attesa che la cinquina ufficiale venga annunciata il prossimo 2 febbraio, Baaria è anche il soggetto di una serie di scatti fotografici realizzati da Stefano Schirato, scelto da Tornatore in persona per immortalare la lavorazione del film, il set colossale, il cast lussureggiante, i volti
italian view
Cinema
(che dà il titolo al suo primo album), gorgheggi virtuosistici sostenuti da alcuni dei migliori jazzisti d’Italia, si porta nel cuore la sua città ferita dal terremoto mentre parte il suo tour più importante. Cavallo di battaglia di questa avventura in terra
Musica
Giovanissima, bravissima e bellissima, sta percorrendo a grandi falcate tutte la tappe più importanti della musica che conta. Dal 17 dicembre, Simona Molinari sarà in Canada e Stati Uniti, con una serie di date tra cui Montreal, Toronto e New York. 26 anni, (napoletana solo per nascita), abruzzesissima dell’Aquila, ha incantato tutti con la sua partecipazione all’ultimo Sanremo accompagnata da Ornella Vanoni. Una voce jazz, come il suo brano “Egocentrica”
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Eventi WTC
14 punti di vista
Stefano Schirato
delle tantissime comparse scelte per popolare l’immaginario siciliano del regista oscar per “nuovo Cinema Paradiso”. Da Pescara, sua città natale, il giovane fotografo reporter ha viaggiato e lavorato all’estero e di recente ha firmato un importante reportage per Vanity Fair Italia dedicato al terremoto dell’Aquila.
Global Economic Summit 2010
Il prestigioso Taj Mahal Hotel di Mumbai è la suggestiva location che dal 20 al 22 gennaio prossimi vedrà svolgersi il Global Economic Summit on Trade and Investment, organizzato dal Wtc di Mumbai (il primo e finora unico in India, attivo fin dal 1970), e dall'AIAI (All India Association of Industries), associazione nata con lo scopo di incoraggiare lo sviluppo industriale del Paese. L'evento si propone di offrire un'occasione di incontro per i partecipanti allo scopo di presentare l'India, un paese con oltre 1,1 miliardi di abitanti che cresce a ritmi elevati, come terreno dei futuri possibili in-
In queste foto: il nuovissimo Ponte del Mare, ultima grande opera realizzata a Pescara. Il ponte ciclopedonale dal design ultramoderno, progettato dall'Architetto Walter Pichler e costruito sotto la direzione dell'Ingegner Nicola Di Mascio, è stato finanziato esclusivamente da aziende private e cambia completamente lo skyline della città, riqualificandone la zona portuale e unendo le due riviere, finora separate dalla foce del fiume. All'inaugurazione è stato presente l'italo-americano Vincent Tummino, capo dipartimento degli eroici vigili del fuoco di New York durante e dopo l’11 settembre.
vestimenti nell'industria e in tutti i settori dell'economia. Infrastrutture, energie rinnovabili, agroalimentare e biotecnologie saranno i campi su cui si giocherà lo sviluppo del Paese negli anni a venire. E' attesa la partecipazione delle massime autorità nazionali indiane oltre che di più di 200 delegati nazionali e 250 rappresentanti esteri di 15 paesi. Per informazioni sull'evento si può contattare il Wtc di Pescara-Chieti al numero +390856921092 o scrivere a
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EDITORE Nicola Di Mascio
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Hanno collaborato: Silvia Iammarrone (foto) Mario Sabatini (foto) Claudio Carella Antonella Da Fermo Sabrina Di Toro Paolo Ferri Pasquale Galante Mimmo Lusito
Dicembre 2009 - Anno I n. 1 STAMPA JB Offset Printing Co. 475 Walnut Street Norwood, NJ 07648 Del contenuto degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.