C R O N A C A P O L IT IC A Col I marzo si sono compiuti vent’anni dall’assunzione, da parte dell’ammiraglio Nicola H orthy, della reggenza d ’Ungheria, che allora, significativamente, si volle chiamare soltanto governatorato. Il fatto che questa ricorrenza cada in un momento cosi difficile per l’Europa, ha sugge rito agli ungheresi di celebrarla con il m inor num ero possibile di parole ; così che del sentim ento di tu tti si è reso interprete unicamente il presi dente del Consiglio, conte Teleki, in un discorso sobrio e commosso al tem po stesso, tenuto al Vigadó di Budapest il 29 febbraio. Il ventennio della reggenza di H orthy ha visto la risurrezione dell’Ungheria, anche se molto resta ancora da fare, ha visto il crollo del T rattato del Trianon, anche se non tu tte le disposizioni che esso conteneva hanno perduto d ’effi cacia. H orthy ha retto con inflessibile moderazione le sorti dell’U ngheria; e proprio queste due qualità accop piate, la risoluzione fermissima e la capacità di cogliere i valori medi, equilibranti, della nazione, lo hanno elevato, agli occhi del popolo, alla dignità di padre della patria. H orthy, nella sua quadrilustre opera di go verno, ha inteso ed espresso in modo com piuto il genio nazionale unghe rese, tenacem ente evolutivo piuttosto che bruscam ente rivoluzionano. Ba sterebbe a provarlo il semplice raf fronto fra quello che egli disse nel l’atto di assumere l’altissima responsa
bilità e quello ch’egli mantenne. II I marzo gli ungheresi si sono stretti attorno il loro capo, come a colui che ha dato ampie prove di saper tutelare i sani diritti della nazione e solo può, con la fiducia di tu tti, trarre a salvamento la nave dello Stato nella tem pesta che incombe sul continente. Si può dire infatti che con il mese di marzo s’è iniziata una nuova fase della guerra anglo-franco-tedesca, tale da com portare una serie di gravissime conseguenze per l’Europa. Questa nuova fase sembra caratterizzata dal fatto che gli Stati neutri, e comunque gli S tati che hanno riservato sin qui la loro decisione, sono direttamente chiamati in causa. S ’intende che, in ogni tempo, i belligeranti hanno sempre cercato di trovare alleati fra i neutri. Ma qui, in questa guerra non guerreggiata, non si tratta soltanto, e nem m eno principalmente, di trovare alleati. Si tratta di riconoscere e far applicare il criterio della neutralità più conveniente. Molto significativa a questo proposito è la vasta e inces sante polemica fra le potenze in con flitto circa il concetto di neutralità, considerata sotto la specie di neutra lità attiva e passiva, parziale e totale ecc. D a essa emerge chiaramente che la neutralità che i belligeranti desi derano ha ben poco a che fare con quella costruita sulle regole del diritto internazionale vigente. I belligeranti vogliono, ciascuno per sé, quanto in
305 tem p i non tro p p o rem oti s’usava chia mare neutralità benevole, cioè, in altre parole, parzialità appena coperta, favoreggiam ento ; e per vero spesso era il prim o passo verso la guerra. Di qui il contrasto di cui i neutrali e i non-belligeranti sono divenuti og getto con particolare evidenza dal mese di marzo. P e r intenderne tu tta la gravità e l ’am piezza bisogna porsi, a mio pa rere, dal punto di vista del carattere proprio della guerra attuale. S u queste colonne si è più volte osservato che ci troviam o di fronte ad una guerra totale, senza possibilità di com pro messi e di mezzi term in i. L 'u n a o l'altra delle parti in lotta trio n ferà del l’avversario, e gli im p o rrà le sue condizioni, che saranno durissim e. Esse dun q u e sanno che si tra tta di una lo tta m ortale, che im pegna tu tte le loro forze, e le obbliga a scoprire tu tte le loro carte. In tali condizioni, per esse non esistono più n eutri in senso proprio, ma soltanto paesi che, con il loro atteggiam ento, non ledono gli interessi degli uni o degli altri fra i belligeranti. E poiché il criterio per stabilire en tro quali lim iti questi in teressi vengono lesi è estrem am ente subbiettivo, non è difficile capire che il criterio riten u to valido dal gruppo franco-inglese è esattam ente l ’oppo sto di quello difeso dai tedeschi. D a ciò scaturisce la seguente conse guenza : che gli S tati neutrali o non belligeranti possono contare di rim a nere in d e n n i da questa opposizione soltanto nella m isura in cui sono in grado di fronteggiarla, e tale è in d u b biam ente il caso dell’Italia, l’unica grande potenza europea rim asta estra nea al conflitto. L ’episodio del tr a sporto del carbone tedesco nella p eni sola è significativo al riguardo. Ma in tu tti gli altri casi devono fare i conti con essa, vale a dire la loro vita diventa estrem am ente difficile e p eri colosa. N on p er nulla, questa radicale opposizione dei belligeranti circa il concetto di neutralità ha im m ediata m ente assunto la form a, senza dubbio più plastica e più chiara, di un con tra sto fra due volontà opposte, l ’una
intesa ad estendere il conflitto l’altra a localizzarlo nei lim iti attuali. O ra, come si diceva, dal mese di m arzo siam o entrati in una nuova fase della guerra. La novità è data dall’inasprim ento della lotta, che ha tro v ato espressione nell’aggravarsi della situazione dei neutri. Il prim o episodio si è avuto con l'inatteso ep i logo della guerra russo-finlandese. Q uando la prodigiosa resistenza del popolo finlandese ai prim i di marzo im pediva ancora, a prezzo di eroici sacrifici, il dilagare delle forze russe o ltre lo sbarram ento di difesa della «linea M annerheim », com inciarono a filtrare le prim e notizie di iniziate tra tta tiv e p er la cessazione del con flitto. In realte il 12 marzo a Mosca veniva concluso il tra tta to di pace ; il 16 marzo vi apponeva la firma il presidente della R epubblica finlan dese K allio ; il 21 avveniva lo scam bio delle ratifiche. Q uesta pace, giunta quasi come un colpo di fulm ine, valeva so p rattu tto , e vale tu tto ra , per due risultati : l ’afferm azione russa nel Baltico e l’im pedim ento ad una estensione del conflitto anglo-francotedesco. A noi interessa in modo particolare il secondo. La pace russo finlandese mise nettam ente in chiaro che, se non fosse avvenuta, l’in te r vento franco-inglese si sarebbe veri ficato, e la saldatura fra le due guerre co m b attu te in Europa sarebbe diven ta ta u n fatto com piuto, provocando p er di più l ’inserzione diretta degli S ta ti scandinavi in questa più vasto conflitto. D u nque, il tra tta to di Mosca esaurì le possibilità di u n ’estensione della guerra nel no rd ; e fu detto, e considerato giustam ente, come un ìm o rtan te vittoria diplom atica tedesca, ila si badi : proprio perché era in d i scutibilm ente una vittoria tedesca, non fu inteso come un contributo al m antenim ento della neutralità in E uropa, ma una prova della parzialità degli S tati scandinavi nei confronti del T erzo Reich. In altre parole il carattere totalitario della guerra pre sen te non am m ette l’esistenza di una n eu tralità effettiva, se non per chi è in grado di farsi ragione da sé, cioè
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306 di farsi veram ente estraneo e insieme pari ad essa, e di chi, s’intende, è legato con lui. T u tto il resto è desti nato a diventare, mediatamente e immediatamente, funzione degli inte ressi in lotta. Così, gli Stati scandinavi che credevano, sacrificando la F in landia, di salvare sé stessi dal con flitto, sono tornati verso la fine del marzo, nella «zona pericolosa» ; in quanto la Francia e l’Inghilterra, dura m ente toccate dallo scacco nel nord, hanno cercato di reagire. Il nuovo gabinetto francese del Reyneaud e la riunione successiva del consiglio di guerra franco-britannico ne sono le prove. In attesa di vedere gli effetti di tale inasprita volontà di lotta nel settore settentrionale, si possono intanto registrare quelli prodotti dalla nuova fase del conflitto nell’Europa centro orientale e balcanica. M entre il signor Sum ner Welles per conto del presi dente Roosevelt faceva il suo giro d 'in formazioni per le principali capitali del continente, iniziandolo e com piendolo a Roma, ma escludendo dal l’itinerario Mosca, e stava per con cludersi il dram m a finlandese, la G er mania intraprendeva u n ’azione paral lela a quella avviata nel nord, per im pedire un ’estensione del conflitto nel l’Europa di sud-est. Il 10 marzo von R ibbentrop si recava improvvisa mente a Roma ; il 18 successivo av veniva al Brennero l’incontro M ussolini-H itler. Noi non sappiamo quali decisioni vennero discusse o prese durante quel colloquio al confine italo-tedesco ; ma non è difficile pen sare che esso sia stato in relazione con la volontà della Germania di evitare qualsiasi attrito o minaccia di attrito fra i fattori politici dell’Europa centro orientale e balcanica. Il Terzo Reich non ignora in realtà, anche per effetto dei suoi impegni internazionali con l’Italia fascista, il complesso degli in teressi che Roma possiede in questo settore continentale, la cui tutela pone il compito di vigilare sulla pace centro-orientale e balcanica. Il pro blema di questa pace è complesso ; sono in gioco, oltre alle posizioni del
l’Italia, le relazioni fra gli Stati danu biani e balcanici ; c’è il nuovo fattore russo ; c’è la politica di blocco degli alleati franco-inglesi, e la politica di contro-blocco tedesca ; c’è, sullo sfondo, la questione dell’assestamento finale, al momento della pace, di alcune posizioni-chiave di tale parte dell’Europa. Di fronte a tale problema gli interessi della Germania bellige rante e dell'Italia estranea al conflitto sono paralleli, almeno in questo senso: che la guerra non deve raggiungerla. Ma s’intende, d ’altra parte, che pro prio la volontà di tener lontana l’Europa centro-danubiana e balca nica dalla lotta, esprimendosi nel ri spetto dei diritti degli Stati danubiani e balcanici, offre la possibilità di ap plicare diversamente il concetto di neutralità, come si è accennato più sopra. Ciò equivale a dire che il man tenim ento della pace nell’Europa di sud-est desiderato dalla Germania poteva non avere lo stesso significato agli occhi delle potenze occidentali alleate. E difatti la guerra russo-finlandese non era ancora finita, che assumevano nuova intensità e nuova autorità le voci da gran tem po circolanti relative ad una azione franco-inglese nel l’Europa di sud-est. Si riparlava con insistenza dell’esercito del generale Weygand, e soprattutto di un'azione diplomatica ed economica da sfer rarsi nelle capitali danubiane e bal caniche. Il piano di applicazione di questa nuova attività non era più soltanto la Romenia, dove ad ogni modo continuava accanita la lotta per l’accaparram ento delle materie prime, ma si spostava e allargava, dal D anu bio ai Dardanelli, dall’Adriatico al M ar N ero. G ià il 29 febbraio il pre sidente del consiglio turco, Refik Saydam, aveva dovuto smentire ogni voce allarmistica relativa al regime degli S tretti. Il mese di marzo è pieno di notizie e di voci incontrollate relative ad avvenimenti prossimi a prodursi nell’Europa balcanica ; che se non altro hanno l’effetto di tendere i nervi degli interessati. Ma sta di fatto che, se nulla accade, in appa
307 renza, durante questo periodo, chiara veramente risolutiva e chiarificatrice. è la sensazione che qualcosa si prepari. La Romania vuol vivere in pace con In tali circostanze, l’atteggiamento tu tti i suoi vicini, ma è decisa «a delle potenze direttam ente interessate difendere i suoi confini» : una precisa è istruttivo. Non si può dire che vi zione che, rivolta in particolare al siano mutamenti sostanziali rispetto l’Ungheria, suona in certa guisa come al prossimo passato. Se mai, ciascuno provocatoria. E il 18 marzo, alla chiu tende a fortificare le posizioni acqui sura della discussione sull’indirizzo di site, e a non pregiudicare le situazioni risposta al discorso della Corona, il che si considerano aperte. Il 6 marzo, ministro romeno degli Esteri, G ail conte Csàky, alla Camera dei D epu fencu, ribadisce che gli armamenti in tati, si lascia interpellare dall’on. corso, le misure di mobilitazione in Horvàth sulla propaganda cecoslo atto hanno carattere difensivo. La vacca, e coglie l ’occasione per fissare Romania non pensa ad avventure. La nettamente la condotta politica del sua politica estera è nettam ente con l’Ungheria rispetto al problema della servatrice, e in verità non ci vuole futura sistemazione danubiana, se non molto a crederlo ; i suoi scopi sono altro nei confronti di u n ’eventuale l’ordine, la pace, la giustizia, e qui ricostituzione della repubblica di non è più tanto facile essere d ’accordo. Masaryk e di Benes. L ’Ungheria in Infatti, Gafencu si ferma a conside tende che non si ripetano gli errori e rare, nel suo discorso, lo scottante le frodi comesse prima e durante la problema delle minoranze nazionali, conferenza per la pace. Essa rifiuta per dire che la Romania si tiene agli di prendere in considerazione l’even obblighi internazionali che già ha tualità di una rinascita della costru osservato in passato. S’intende che zione cecoslovacca (che avrebbe do tale sia la tesi di Bucarest, perché gli vuto essere e rimanere ceco-slovacca); impegni m inoritari sottoscritti con il problema slovacco non è nella di grandissima riluttanza nel 1919, e sponibilità del comitato Benes. In- soltanto quando gli Alleati d ’allora le somma l'U ngheria è, e rim ane, una avevano fatto chiaramente capire che potenza revisionistica, che non con era inutile sperare di sottrarvisi, sono sidera ancora finita l’opera di assesta rimasti in gran parte lettera morta ; mento danubiano, e che perciò tanto e sono rimasti tali, perché il mecca meno è disposta a veder risorgere i nismo di controllo sulla loro applica fantasmi del passato. zione non ha mai funzionato seria Il giorno 7 marzo, a ventiquattr’ore mente. C ’era infatti l’art. 23 del patto di distanza, il discorso del trono pro della Società delle Nazioni, ma non nunciato da re Carol dinanzi al P arla serviva che per la facciata, che era mento romeno, aveva una nota del del resto quanto la Romania deside tu tto diversa, e insieme tu tt'a ltro che rava. Esso serviva egregiamente, in nuova. Re Carol, di fronte al conflitto, realtà, a convogliare a Ginevra le dichiarò la volontà della Romania di doglianze e le osservazioni del G o voler restare neutrale. Bucarest si verno di Budapest circa il trattam ento crede relativamente al sicuro, dopo delle minoranze ungheresi in T ransil la conferenza di Belgrado, e gli ac vania, a diluire e rendere inefficace, cordi economici con la Germania. nella sfera dell’ordinam ento socie Evidentemente è questa sicurezza che tario, l’azione di difesa ungherese. Non fa meraviglia che la Romania ispira al sovrano romeno la fiducia nella saldezza della posizione inter voglia attenersi agli impegni del pas nazionale della Romania, e induce la sato, che non l’hanno mai veramente diplomazia romena a blandire, sia impegnata, tanto più ora che quel pure fino ad un certo punto, Sofia, sistema di garanzie e di controlli per isolare com pletam ente Budapest, rappresentato dalla Società delle N a e metterla di fronta, una volta di più, zioni, per quanto inefficiente, è ri al rifiuto di trattare per una intesa dotto a poco meno di un’ombra, a
308 un simulacro vano, e in considera zione altresì del fatto che l'U ngheria non è più presente a Ginevra. È noto che Budapest insiste appunto sulla stipulazione di un accordo mino ritario diretto Ira le due parti interes sate, come condizione preliminare ad una sistemazione di tu tto il complesso problema dei rapporti ungaro-romeni. Ma la Romania cerca di sottrarsi a questa legittima richiesta. Gafencu trova, nel suo ricordato discorso del 18 marzo, che la maggior parte delle lagnanze elevate dalle minoranze sono state sanate ; e afferma che quelle che ancora appaiono pendenti, sono sottoposte attualm ente all’attento esame del Governo. Il problema, se condo il ministro degli esteri romeno, sembra di natura psicologica, più che politica e giuridica : occorre, egli dice, fiducia reciproca, fra Governo e mino ranze. È facile affermarlo ; un po’ meno metterlo in pratica. Perché uesta fiducia bisogna averla in due, ev’essere reciproca, e soprattutto praticata. Il discorso del senatore Gyàrfàs, appartenente alla mino ranza ungherese, tenuto lo stesso giorno del discorso di Gafencu, non pare confermarla. Il senatore Gyàrfàs non nasconde la sua sorpresa nel con statare che, dopo l’ingresso degli ungheresi nel Fronte Nazionale, dopo questa evidente manifestazione di lealismo verso lo Stato, non sono affatto caduti gli ostacoli che hanno sempre inceppato il processo di ingranamento delle minoranze nell’or ganismo statale. Il memoriale presen ta to il 22 settembre 1939 non ha an cora ricevuto risposta ; gli organi amministrativi interessati non hanno palesato minimamente d ’aver mutato l’atteggiamento ostruzionistico e ves satorio tenuto in passato. Insomma, l ’irrigidim ento di sempre, sordo ai richiami della situazione internazio nale. È del 20 marzo la notizia che la Romania non è disposta a smobili tare, se prima non riceve adeguate garanzie contro l’eventualità di un’ag;ressione. Senza dubbio c’è anche il attore russo, al quale accenneremo più avanti ; ma l’attenzione di Buca
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rest non è meno rivolta alla capitale magiara. AU’approssimarsi della Pasqua viene diffusa la notizia di un viaggio in Italia del Conte Teleki. È un viaggio privato, ma che darà occasione al Capo del Governo ungherese di visi tare Roma, e di incontrarsi con il Duce e con il Conte Ciano. Infatti, il 23 marzo il Conte Teleki giunge nella città Eterna festosamente accolto ; e vi si trattiene fino al 28 : colloqui politici con Mussolini e con Ciano, visita al Sommo Pontefice. Il comuni cato diramato alla fine della conversa zione con gli uomini di Stato italiani è succinto, e tuttavia esauriente : cor dialità dell’atmosfera, conferma della profonda e intima amicizia italoungherese, identità di vedute sui vari aspetti della situazione europea. L ’Itaia e l’Ungheria non hanno motivo, attualm ente, di mutare la loro politica, inaugurata ai primi di settembre, di vigile non-beiligeranza. Tuttavia, non sono mancate interpretazioni dif formi, che m erita ricordare, perché illuminano su certe preoccupazioni che hanno dominato il panorama danubiano durante il mese di marzo. In una nota di ispirazione ufficiosa comparsa sul Pester Lloyd del 26 marzo (Chiarimenti necessari) si pre cisava che la valutazione del viaggio romano del Conte Teleki doveva farsi tenendo conto di quattro punti fondamentali. Primo : l’Ungheria non ap partiene ad alcuna zona d ’influenza, di non importa quale potenza. Da parte di molti si è parlato a questo proposito di Lebensraum tedesco, ma per evitare ogni malinteso è bene precisare che Lebensraum è un con cetto economico, e pertanto l’Unghe ria appartiene al Lebensraum della Germania allo stesso modo e nello stesso senso che la Germania appar tiene al Lebensraum dell’Ungheria. È passato ormai il tempo in cui si pote vano prendere decisioni vitali per l’Ungheria senza interpellarla ; è passato il tem po del T rattato del Trianon. Secondo: l’Ungheria non chiede aiuto all'Italia. L'amicizia fra i due paesi è tale che l’Italia non con-
309 sentirebbe mai che l’Ungheria ve nisse a trovarsi nella situazione di dover chiedere il soccorso di Roma. T e rz o : l ’Italia non ha mai chiesto all’Ungheria, né a Venezia né più tardi, che essa lasci cadere o riduca in briciole la sua politica revisioni stica. A Roma si sa che Budapest svolge un’azione politica consapevol mente europea. Q uarto : ogni in contro di uomini di Stato italiani e ungheresi è diretto ad un solo scopo : l’esame degli avvenimenti interna zionali dal punto di vista degli inte ressi comuni e nello spirito di una pacifica politica costruttiva, rivolta a fondare un ordine europeo duraturo. Queste precisazioni non erano in utili; e lo si vide quando la stam pa internazionale cominciò a dimostrare, dopo di esse, maggiore comprensione per le posizioni dell’Ungheria. La quale intanto dava prova di volere effettiva mente svolgere un’attività di pace e di normalizzazione dei rapporti fra gli Stati del sud-est europeo. Va se gnalato al riguardo l’inizio dei lavori per la stipulazione di un trattato commerciale ungaro-jugoslavo (28 marzo, Belgrado), lavori che si ritiene avranno rapida e soddisfacente con clusione. Ma il mese non è term inato senza
aggiungere u n ’ombra a quelle che già aduggiano l’orizzonte dell’Europa centro-orientale. Il commissario del popolo agli Affari Esteri, Molotow, parlando dinanzi al Consiglio Cen trale della Federazione delle R epub bliche Sovietiche, dopo aver illustrato dal punto di vista russo gli avveni menti che condussero alla pace con la Finlandia, ed aver ammonito gli scandinavi dal gettare le basi di una lega difensiva, è venuto ad esaminare le relazioni con alcuni stati confinanti. E quanto alla Romania, più precisam ente, ha detto che l ’U R SS non poteva avere né avrebbe potuto con essa stipulare un patto di non aggres sione, dal momento che la questione della Bessarabia rimaneva aperta (28 marzo). La guerra non è ancora co minciata, secondo taluni, e sia pure ; tuttavia urge alle porte. Non sappiamo dove e come comincerà, né quando. Ma per i piccoli e medi Stati si pre parano momenti difficili, ore decisive. L ’Ungheria è solidamente legata al l’Italia, è nelle migliori relazioni con la Germ ania. L ’Ungheria è in condi zioni senza dubbio privilegiate. Ma ci sono gli altri, e tutto si tiene. Bisogna conservare la pace nel l’Europa centro-danubiana e bal canica. Rodolfo Mosca
310 R A S S E G N A C O R P O R A T IV A Le manifestazioni della vita econo- terra, di oltre il 47 per cento in mico-sociale italiana si vengono a di Francia, del 31 per cento in Norvegia, sporre, nell’ultim o periodo, intorno a del 21 per cento in Jugoslavia, del due dati di prim aria im portanza : il 18 per cento in Svizzera, del 9 per cento negli Stati Uniti. I sistemi blocco dei prezzi con aum ento delle retribuzioni, deliberato dal Comitato applicati per contenere questo rialzo Corporativo C entrale il 9 marzo ; e per difendere il potere d ’acquisto l’organizzazione integrale della N a sono assai vari ed ecclettici. Per limi zione per la guerra, disposta nei prov tarci ai Paesi in conflitto notiamo che vedimenti approvati dal Consiglio l’Inghilterra, in cui il costo della vita dei m inistri del 2 aprile. Se da ciò si è aum entato del 7 per cento di più avverte come tu tta l'interna vita ita di quanto non siano aum entate le retribuzioni di lavoro, cerca di argi liana sia dom inata dall’attivistico con trollo degli eventi internazionali e nare i prezzi dei generi di prima dalla sagace preparazione a fronteg necessità con un fondo speciale — che eroga oltre un milione di sterline giarne qualsiasi loro sviluppo, risalta anche, correlativam ente, come la or alla settimana — per compensare le mai ben collaudata stru ttu ra corpo perdite del commercio privato. Ma, rativa risponda egregiamente alle in definitiva, queste onerosissime nuove, im ponenti esigenze. spese dell’erario non potranno essere M entre infatti — se escludiamo la alim entate che da maggiori contri buti fiscali dei singoli, i quali ve G erm ania — tu tti gli altri Paesi de dranno, in tal maniera, egualmente vono contem poraneam ente provve dere ad emanare i complessi provve intaccata la reale capacità di acquisto. In Francia il problema — aggra dim enti di emergenza ed a creare gli organi che ne dovranno attuare o vato dal particolare sfasamento veri controllare l’esecuzione, in Italia le ficatosi fra una produzione contrat disposizioni che disciplinano la realtà tasi per scarsezza di braccia ed un aum entato consumo — è fronteggiato della guerra trovano la loro spontanea ed immediata elaborazione ed appli da una «Commissione di sorveglianza cazione nell’ambito normale degli dei prezzi», che deve valersi, sinora, di mezzi di azione assai meno orga organismi corporativi. Elemento questo, in una guerra totale ed «eco nici che empirici. Come empirici e nomica» come l’attuale, che supera, framm entari si rivelano i sistemi di in im portanza, molti fattori di bruto una scala di salari, mobile ma da manovrarsi rigidamente, posti in atto arm am ento bellico. Tipico è l’esempio del blocco dei in alcuni Paesi del Nord. prezzi e dell’aum ento delle retri La Germania, valendosi di un’orga buzioni. nizzazione più razionale dell’econo Non meno che della resistenza delle mia, ha potuto adottare il blocco dei proprie frontiere, gli Stati si preoc prezzi e dei salari, mantenibile in fun cupano della resistenza della propria zione del grado di autonomia che può struttura economico-fìnanziaria. Di conservare l’economia tedesca. necessità. Una breccia aperta nel II metodo seguito in Italia è tipica l’equilibrio tra prezzi e salari può mente corporativo. Esso quindi va significare l’irrom pere dell’inflazione, alla radice del problema : adegua il baratro finanziario, il crollo interno. mento dei prezzi ai costi effettivi Il livello generale dei prezzi-oro (quindi controllo dei costi) ; adegua sul mercato mondiale ha registrato, m ento della capacità di acquisto ai dall’agosto 1939 al gennaio 1940, un prezzi e, soprattutto, stabilità di rialzo del 28 per cento. Nello stesso questi due fondamentali rapporti. periodo i prezzi all’ingrosso sono Pertanto, avvertita la necessità di aum entati del 31 per cento in Inghil un riordinam ento, i Comitati Con
311 sultivi delle Corporazioni appronta è stata più vicina al 15 che al IO per rono rapidam ente i dati delle esigenze cento. Perché gli aum enti non siano fittizi, per ciascun settore della produzione e del consumo, in base ai quali, in perché cioè sia eliminato — secondo due giorni, il Comitato Interm iniste il testo del deliberato del Comi riale per i Prezzi Interni ed il Comi tato Corporativo Centrale — «ogni tato Corporativo Centrale poterono tentativo antisociale di speculazione» sui prezzi, il controllo è esercitato con lievi maggiorazioni per alcuni prezzi, deliberare il blocco di tu tti i nella maniera più rigorosa dagli organi del M inistero delle Corporazioni. Al prezzi fino al 31 luglio corr. anno proposito, sino dal settembre sono (già vigeva, sino al 31 dicembre, il blocco degli affitti e dei prezzi del state costituite apposite squadre di po lizia annonaria per reprimere gli abusi l’energia elettrica e dell’acqua), e parallelamente, l’aumento di tu tte le in materia di prezzi e per colpire retribuzioni in misure varianti dal 10 qualsiasi accaparramento od im bo scamento delle merci, specialmente al 15 per cento. La revisione elevatrice di alcuni alim entari. L ’attenta azione di tali prezzi era imposta dalla necessità — squadre ha portato a colpire la quasi come chiari il M inistro Ricci — di totalità delle infrazioni con : denuncie «consentire all’industria, che vogliamo all’autorità giudiziaria N. 32,410; sempre più efficiente, ed all’agricol assegnazioni al confino N. 8 ; am m o tura, base della nostra economia, non nizioni N. 5 ; diffide N. 5,838 ; prov solo di annullare l’intervenuto sfasa vedimenti amministrativi (chiusura di mento tra costi e prezzi, ma anche di esercizi, sospensione di licenze, ecc.) poter sostenere le ulteriori maggiora N. 7,578 ; contravvenzioni N. 15,089. zioni prevedibili in un prossimo Difesa e garantita, coi provvedi menti richiamati, l’efficienza econo avvenire e l’aum ento salariale». In tal modo all’equilibrio fra costi e prezzi e mica ed il livello di vita della Nazione, fra prezzi e salari vengono assicurati i si è successivamente provveduto — due elementi base: naturalità e durata. Consiglio dei M inistri del 2 aprile — «Se non è possibile mantenere im ad adeguare tu tta l’organizzazione mutati e immobili costi e prezzi, nazionale all’immanente eventualità occorre evitare qualsiasi movimento del conflitto armato. In questa sede, allarmistico ed operare con ogni di questa completa riorganizzazione, mezzo per neutralizzare, almeno par va solo rilevato come tu tto l’ordina zialmente, gli effetti della sfavorevole mento sindacale-corporativo sia d iret congiuntura e ciò al preciso fine di tam ente inserito e pienamente utiliz migliorare le condizioni del mercato zato nella nuova struttura che dovrà nei confronti dei produttori, dei com convogliare tutte le energie nazionali alla vittoria. mercianti e dei consumatori». Il metodo ed i principii corpora Vari altri atti e provvedimenti hanno tivi hanno trovato piena esplicazione positivamente concorso al rafforza anche per l’aspetto sociale degli ade mento dell’efficienza nazionale. guamenti salariali, concordati in pochi In marzo la Corporazione ortogiorni — tra il minimo ed il massimo floro-frutticola, la Corporazione vitiindicato dal Comitato Corporativo vinicole ed olearia, la Corporazione Centrale — per centinaia di categorie dei cereali e la Corporazione della lavorative. Sul criterio mussoliniano siderurgia hanno svolto un’intensa dell’accorciamento delle distanze so attività risolvendo notevoli problemi ciali gli aumenti più sensibili sono per l’incremento produttivo nei rispet stati convenuti per quei mestieri che tivi settori ; considerevolissime le con traggono dal lavoro un reddito più clusioni della Corporazione dei cereali scarso e che hanno minori possibilità secondo le quali dovrebbe nel più di guadagni straordinari attraverso il breve term ine, pervenirsi ad una prolungamento dell'orario di lavoro. produzione granaria di novanta m i Inoltre la gran massa degli aumenti lioni di quintali annui.
312 In base poi alle mozioni votate dalla vece inaugurate ben 4000 case colo Corporazione per la siderurgia è stato niche e 15 centri rurali completi. elaborato un piano di produzione del Inoltre, ad intensificare ancora il ritmo l’alluminio per cui, dalle 40,000 ton della bonifica integrale, il Consiglio nellate da ottenersi nel 1940 si dovrà dei M inistri ha stabilito il 3 aprile arrivare, entro il giro di pochissimi la facoltà dello Stato o dei Consorzi anni, alle 100,000 tonnellate annue. di bonifica di sostituirsi ai singoli pro Per l’acciaio, poi, l’attuazione di un prietari che trascurassero ingiustifi ultraintensivo piano di produzione è catamente le opere di competenza pri stata assicurata da un nuovo disegno vata necessarie per il buon funziona di legge, mentre ottimi risultati ven mento delle opere eseguite dallo Stato. gono ricavandosi dagli esperim enti di Sem pre nel campo agrario, il con estrazione su vasta scala delle immense suntivo dell’attività svolta dalla M i quantità di minerali di ferro conte lizia Forestale nell’anno XVII docu nuti nelle sabbie di larghissimi tratti menta quanto vigile e tenace sia la del litorale tirrenico ed ionico. In difesa e lo sviluppo del patrimonio complesso la produzione delle mi silvicolo italiano. I terreni rimboschiti niere italiane è aumentata, dal 1934, hanno avuto un’estensione di 27,000 del 61 per cento, mentre l’emancipa ettari m entre le strade forestali ed i zione nazionale nel campo dei car sentieri costruiti misurano 1154 chilo buranti e dei combustibili riceve m etri ; sono stati messi a dimora 60 nuovo impulso dai provvedimenti del milioni di piantine e 330,000 chilo Consiglio dei M inistri che dispon grammi di semi ; l’impiego di mano gono, da una parte, l’elettrificazione d ’opera ha oltrepassato i 3 milioni di di oltre 2,500 chilometri di strade giornate lavorative. ferrate e, dall’altra, l’estensione della Ma, aU’infuori di tutte le provvi circolazione degli autobus a gasso denze in atto nei riflessi tecnico-eco nomici e sociali, le complesse e parti geno in tu tto il Paese. Alle limitazioni introdotte necessa colari esigenze dell’agricoltura rice veranno entro breve termine una più riamente nel consumo della carne sopperiscono in maniera perfetta, dal adeguata sistemazione politica e giu punto di vista sia economico che ali ridica con l’attuazione della «legge mentare. i prodotti della pesca : la organica dell'agricoltura» di cui il Federazione Industriale della Pesca Duce ha già indicato le basi. Inattuale, per ragioni tecniche e ha ormai attrezzato una flottiglia meccanica che detiene il primato nel per il dinamico evolversi dei rap M editerraneo con 1500 unità, 12,000 porti agrari, un vero codice rurale, pescatori e con una produzione annua la «legge organica», che avrà un valore di 2 milioni di quintali di pesce ; sistematico e strutturale assai supe soddisfacentissimi risultati si sono riore al normale «testo unico», ordi anche ottenuti nella pesca atlantica nerà razionalmente i rinnovati prin e nella pesca fluviale e maggiori an cipii e le realizzazioni molteplici del cora se ne otterranno attraverso la diritto dei campi e della colonizzazione recente istituzione del «Commissariato nazionale e imperiale. Intanto questi Generale della Pesca» che si viene nuovi principii hanno avuto applica dotando di mezzi e di attrezzature zione nel recentissimo disegno di legge adeguati. che detta norme per evitare il fra Il dinamismo produttivo e l’effi zionamento — sempre pernicioso — cienza delle istituzioni offrono, come delle unità poderali assegnate, nelle sempre, notevoli dimostrazioni nel zone bonificate, a contadini diretti campo agrario. M entre il primitivo coltivatori. L ’ampio respiro di un’ordinata piano di colonizzazione del latifondo siciliano prevedeva, per l’anno X V III, ansia costruttiva si estende, dal terri la costruzione di 20Ò0 case coloniche, torio della penisola alla Nazione alba nese. Fra giorni un’autentica e pode lo slancio degli agricoltori è stato tale che al 28 ottobre prossimo saranno in rosa ambasciata della civiltà di Roma
313 — un esercito di 25,000 lavoratori — sbarcherà a Durazzo. Assorbita com pletamente la già cronica disoccupa zione locale, il lavoro italiano porta il suo valido contributo alla rinascità della terra di Scanderbeg : strade, bonifiche, edifici, opere sanitarie, ecc. saranno realizzate a brevi ed intense scadenze ; anche il difficile raccordo ferroviario che unirà Durazzo alla zona mineraria di Labinoti sarà apprestato entro un anno con una spesa di 200 milioni di lire. L’Impero Etiopico prosegue il suo sviluppo civile ed economico sotto l'impulso del lavoro assiduo di quasi 300,000 italiani. Il recente soggiorno del M inistro dell’Africa Italiana ne ha ancor meglio accertate e stimolate le vaste possibilità attuali. Le quali saranno fra breve organicamente pro spettate in Italia nella «Mostra delle Terre d'O ltre mare» di cui fervono a Napoli gli ultimi alacri e grandiosi preparativi ; mentre, nell’Urbe, pro segue con progrediente fervore l’alle stimento di quel completo documen tario della civiltà imperiale della nuova Italia che sarà dato dall’E. 42. Se il fervore delle opere di pace non è interrotto dal vigile perfeziona mento di ogni strum ento di efficienza bellica, corso normale — ove non accelerato — hanno avuto anche tutte le provvidenze di carattere sociale. La direttiva di Mussolini di dare ad ogni famiglia italiana la casa sana e decorosa è riflessa nel nuovo stan ziamento di 450 milioni per case po polari e nel programma straordinario per la costruzione di «case minime» a Roma ed in altre città d'Italia. L’estensione dell’assicurazione ma lattie a tutti i famigliari del lavoratore ha portato 7.700,000 italiani a bene ficiare di cure e provvidenze essen ziali per la difesa della salute del popolo, mentre la politica della fa miglia presenta, tra gli altri considere volissimi dati, quello dei premi demo grafici che dal I marzo 1935 al 29 febbraio 1940 hanno attinto l’importo di 328 milioni e mezzo. La solidarietà nazionale ha avuto poi modo di manifestarsi sempre più intima e consapevole in occasione
della IX. Campagna antitubercolare in cui le offerte minute del popolo per intensificare la lotta contro il grande flagello sociale della tubercolosi hanno raggiunto quasi i 20 milioni di lire. La m aturità civile e nazionale della donna italiana, d ’ogni rango e con dizione, ha avuto un’altra dimostra zione suggestiva nel grande «Con vegno del Lavoro Femminile Com merciale», tenutosi a Roma alla pre senza di S. M. la Regina Imperatrice e dal quale, fra l’altro, si sono tratte assai confortevoli e pratiche con clusioni sulle possibilità del ruolo della donna nella mobilitazione civile. L ’assistenza sociale e professionale, infine, fa registrare tre provvedi menti che tipicamente dimostrano come i fini della giustizia sociale siano naturalmente consustanziali a quelli della potenza, militare e produttiva, della Nazione. Anzitutto un nuovo disegno di legge viene ad assicurare un trattam ento unico — nel paga mento dell’indennità sostitutiva dello stipendio a tutti gli impiegati privati richiamati alle armi, qualunque sia la causa del richiamo, migliorando anche notevolmente l’entità delle prestazioni. Con ciò il singolo, l’azienda, l’autorità militare evitano tu tti gli stati di incertezza e tutta la complicazione di pratiche che furono normali, p. e., nel periodo 1 915-18. In secondo luogo un recente accordo sindacale predispone le basi per la rapidissima ed efficace qualificazione professionale di tutte quelle forze la vorative che, attualmente scarsa mente utilizzate, potranno essere im piegate— in quanto esenti da obblighi militari — nel sostituire le normali maestranze che dovessero venire ri chiamate. Infine va rilevato il pro getto di una grande Scuola-collegio ove verranno razionalmente prepa rate le falangi di minatori che vieppiù occorrono perché dal vecchio suolo italico sgorghino copiose quelle risorse metalliche, garanzia e alimento — in quest'epoca di ferro — della civiliz zatrice missione di Roma. N ino Falchi
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I L L IB R O D E L L E S U C C E S S I O N I E D E L L E D O N A Z IO N I D E L N U O V O C O D IC E C IV IL E IT A L IA N O Il 21 aprile è entrato in vigore in ed affermandole, le trascende e le Italia il libro III del nuovo Codice esalta. Civile, quello cioè delle successioni per Questa la concezione corporativa causa di morte e delle donazioni, che che permea anche il diritto privato, si affianca al I libro della fami in quanto non esistono barriere nel glia — già vigente dal 28 ottobre campo del diritto, e cioè nell’ordine 1939—X V II — a regolare in modo sociale. Pertanto non soltanto viene completo la condizione giuridica delle tutelato l’interesse individuale, ma persone. una accorta ed efficace tutela viene L ’Italia fascista offre al mondo non predisposta anche per la famiglia — soltanto un esempio di calma e di che la concezione politica fascista fiducia nell’avvenire, progredendo eleva moralmente e materialmente —, serenamente nelle opere di pace e di e per lo Stato, come sintesi superiore civiltà anche in tem pi di grossi per degli interessi individuali. turbam enti internazionali, quale l'a t E ntro l’anno 1940 i Codici di di tuale, ma altresì un nuovo esempio di ritto sostanziale e di diritto formale tipico equilibrio latino, conciliando la civile saranno compiuti, e l’Italia fascista, erede del genio giuridico di gloriosa tradizione giuridica di Roma con le esigenze della vita moderna, Roma, potrà offrire al mondo un mo in un’opera perseguita con lenta ed dello di legislazione aderente alle più assennata elaborazione. Si è fatto cioè diffuse esigenze della civiltà moderna. un piccolo ma im portantissim o passo La quale procede, oggi come sempre, in avanti nel plurisecolare cammino su un piano di armonizzazione con del diritto privato. tinua della teoria alla realtà pratica, La curiosità dei ricercatori di no delle norme costituite alle contingenti vità sensazionali sarà quindi delusa, necessità della vita sociale : in tale in quanto non sono stati creati nuovi armonia risiede non soltanto la giu istituti giuridici, ma sono invece stizia, ma anche la pace dei popoli, numerose e profonde le innovazioni che, diffusa una volta da Roma in nella disciplina tecnica dei singoli tutto il M editerraneo sotto il segno istituti, e soprattutto è m utato lo della P ax Romana, potrebbe ancora spirito inform atore del nuovo Codice, una volta, in un domani, diffondersi e cioè la ratio legis. Corrisponde questa oltre le singole frontiere per ricercare all’antico spirito romano ed al nuovo vie del diritto veramente universali. spirito fascista della solidarietà nazio * nale, opposta al fram m entarismo indi vidualistico proprio della concezione Il primo titolo del Codice in esame giusnaturalistica, organicistica e mec è novissimo in quanto raccoglie le canicistica dello Stato. Tale nuovo disposizioni generali destinate a di spirito fascista non giustifica forze sciplinare gli istituti fondamentali del umane disgregatrici o passive o indif diritto successorio, nelle due forme ferenti nello Stato, ma favorisce — di successione legittima e testam en attraverso una divisione del lavoro taria. Queste due forme di successione nello stesso tem po libera e discipli sono poste sullo stesso piano in quanto nata — l'immissione e la collabora sono compatibili e possono concor zione di tu tto il popolo nella vita dello rere insieme, nel senso che ha luogo Stato, il quale infrena gli egoismi la successione legittima quando manca particolari ed armonizza le parti in in tutto o in parte la testam entaria. un tutto, che, pur comprendendole È esclusa l’ammissibilità di una terza
315 possibile causa di delazione, ossia del testimonianza ; e di delitti contro la libertà di testare, nonché la soppres contratto come titolo di successione, ed è stato quindi vietato il patto suc sione, l’alterazione o la falsificazione cessorio o successione pattizia nelle di testam ento. La riabilitazione del l’indegno poi può essere esplicita, e diverse forme di patti di istituzione, patti dispositivi e patti di rinuncia, i cioè contenuta in un atto pubblico o quali sono quindi nulli. nel testam ento, ed implicita, se l’in Il Codice risolve il problema della degno è stato contemplato nel testa posizione dell’erede nei confronti del mento quando il testatore conosceva la causa dell’indegnità. defunto. La necessità di contemperare il principio dell’acquisto ereditario, L ’istituto della rappresentazione ha fondato sull’accettazione, con la esi subito radicali modifiche, in quanto genza pratica di rendere possibile la è stato esteso a tutti i casi nei quali tutela dei beni del defunto contro la persona del chiamato alla succes eventuali turbative verificatesi nel pe sione non possa o non voglia accet riodo intermedio tra l’apertura della tare l’eredità, e cioè oltre ai casi di successione e l’accettazione, aveva impossibilità e di incapacità, anche al caso di rinunzia all’eredità da parte consigliato il legislatore del 1865 ad accogliere la finzione della trasm is dei figli legittim i, dei fratelli e sorelle, sione frazionaria ed anticipata del e dei figli naturali del defunto. La possesso, la quale derivava dall’isti rappresentazione evita quindi una tuto francese della saisine, non con disparità di trattam ento, senza causa sono alla realistica concezione fascista fondata, fra i membri della stessa famiglia, e fa subentrare i discendenti del diritto. Si è abbandonata quindi tale finzione e si è provveduto alla legittimi nel luogo e grado del loro detta necessità riconoscendo al chia ascendente. L ’accettazione dell’eredità rimane mato all’eredità, che è il più inte legata ai principii tradizionali : essa ressato alla tutela dei beni ereditari, può essere espressa o tacita, pura e il potere di difenderli con i rimedi possessori svincolati da tutti i loro semplice o col beneficio dell’inven presupposti, e cioè non come posses tario. Il periodo prescrizionale per sore fittizio o come continuatore del l’accettazione dei prim i chiamati è quello ordinario ; ma i chiamati ul possesso del dante causa, ma per una funzione di tutela di cui viene inve teriori possono esperire una actio interrogatoria, con la quale l’autorità stito direttam ente dalla legge. giudiziaria fissa un term ine entro il L ’accettazione dell’eredità ha effetto quale il prim o chiamato deve dichia retroattivo ed im porta il subentrare rare se accetti o rinunci ; trascorso dell’erede, rispetto ai singoli beni ereditari, nella stessa posizione giuri questo term ine senza che abbia fatto la dichiarazione, il primo chiamato dica del defunto e senza interruzione. perde il diritto di accettare. L ’indegnità a succedere non è una L ’accettazione col beneficio d ’in vera e propria incapacità, ostativa del ventario presenta im portanti innova l’acquisto ereditario, ma è un fatto che ne impedisce soltanto la conser zioni. Accanto alla liquidazione indi viduale dei crediti e dei legati è stato vazione e che opera officio judicis, introdotto — con lo scopo di tutelare secondo la tradizione romanistica, per cui indignus potest capere sed non più efficacemente il credito — il pro potest retinere. I casi di esclusione per cedim ento concorsuale, che garantisce indegnità sono tassativamente speci la parità di trattam ento tra i vari ficati : l’omicidio volontario o il te n creditori del defunto ed i legatari. Tale liquidazione concorsuale può tativo di omicidio del de cuius e dei suoi stretti parenti — coniuge, d i essere scelta liberamente dall’erede scendenti e ascendenti — ; i delitti che voglia definire rapidam ente la contro l'onore di tali persone me sorte dei beni ereditari, o può essere diante denuncia calunniosa o falsa richiesta da un creditore o legatario
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che voglia assicurarsi un soddisfaci mento sicuro e rapido, sia pure par ziale. La libera direzione di questa procedura è lasciata — con la garan zia di term ini brevi — all’erede, assistito da un notaio. Ma l’innovazione più rilevante con siste nell’introduzione dell’istituto della cessione dei beni ereditari ai creditori ed ai legatari. Esso deriva dalla romana cessio bonorum e con sente all’erede di sottrarsi all’onere non lieve di curare, sotto la sua personale responsabilità, la gestione della liqui dazione del patrimonio ereditario, ve nendo tale gestione e liquidazione affidata ad un curatore giudiziale. Con la cessione però l’erede non perde la proprietà dei beni ereditari, ma ne abbandona semplicemente l’am m ini strazione, e quindi le attività che residuano dopo la liquidazione spet tano allo stesso erede beneficiato. 11 curatore dell’eredità beneficiata può anche essere nominato dal pretore su istanza di uno dei creditori o legatari, allorché l’erede nel corso della pro cedura concorsuale sia incorso, per malizia o per negligenza, nella deca denza dal beneficio dell’inventario, ma nessuno dei creditori l’abbia fatta valere : la nomina ufficiosa del cura tore e la procedura concorsuale che egli è tenuto a seguire garantiscono le legittim e pretese dei creditori e dei legatari. La separazione dei beni del defunto da quelli dell’erede assicura il soddi sfacimento, con determ inati beni del defunto, dei creditori e dei legatari che l’hanno domandata, a preferenza dei creditori dell’erede. Trattasi di un diritto reale di garanzia analogo al l’ipoteca, che conferisce al diligente separatista una preminenza anche rispetto all’inerte creditore non sepa ratista. Tale preferenza però non ha luogo quando la parte di patrimonio ereditario non separata è insufficiente a soddisfare i creditori e legatari non separatisti. In tal caso questi con corrono con i separatisti soltanto per la parte del proprio credito che non poteva essere soddisfatta dalla parte del patrimonio non separata. In tal
modo si conciliano gli opposti interessi di respingere il concorso dei creditori personali dell’erede, senza alterare gravemente la parità dei creditori del defunto e dei legatari e senza esten dere il vincolo a tu tto il compendio ereditario. Nessuna innovazione è stata appor tata alla determinazione delle cate gorie dei legittimari, ma si è migliorata la condizione del coniuge superstite e dei figli naturali, e si è garantita la formazione di una quota disponibile che va da un terzo alla metà del patrimonio e che correlativamente viene a graduare la quota di riserva. La quale quindi è fissata nella misura di due terzi del patrimonio se i figli sono due o più, e della metà se trattasi di figlio unico. Il criterio informatore è quello di potenziare la famiglia, favorendo particolarmente quelle più numerose. La quota di riserva del coniuge superstite, che consiste sempre in un usufrutto, va dai due terzi del patri monio ereditario, se non concorrono altri legittimari, al minimo di un quarto, se concorrono tutti gli altri legittim ari. Tale quota rimane inva riata anche nel caso di passaggio del coniuge superstite a nuove nozze : il vecchio disfavore per il nuovo m atri monio è stato cosi superato dalle direttive demografiche della politica fascista e da considerazioni morali sulla creazione di famiglie illegittime. Anche la condizione dei figli natu rali è stata migliorata, secondo il prin cipio — che ha già avuto larga appli cazione nel I libro delle persone e della famiglia — per cui i figli non sono tenuti a rispondere del fatto dei loro genitori. Il titolo secondo tratta delle suc cessioni legittime e contiene innova zioni assai notevoli. E infatti la di sciplina delle sucessioni legittime deve rispecchiare in modo diretto ed immediato le concezioni proprie di ciascun momento storico riguardo ai rapporti di famiglia e le direttive dello Stato in questo delicato settore della politica sociale ed economica.
317 sizioni di carattere non patrimoniale. Ma diverso è il regime a cui sono sottoposte le disposizioni patrimoniali rispetto a quelle non patrimoniali, in conseguenza della maggiore im por tanza delle prime. A queste si applica tu tta la disciplina del testam ento sia dal Iato formale che dal lato sostan ziale ; per le altre, invece, si esige bensì la forma testam entaria, ma per la loro intrinseca validità ed efficacia devono osservarsi le norme sostanziali proprie dei singoli negozi, le quali possono divergere da quelle dettate dalla legge per disciplinare il conte nuto patrimoniale del testamento. Ai casi di incapacità a disporre per testam ento riconosciuti dal vecchio codice — minori di anni 18 e inter detti — il nuovo Codice ha aggiunto il caso dell’incapacità naturale, anche transitoria, per infermità di mente, la quale sopprima la volontà del testatore. Nella determinazione delle inca pacità a succedere sono stati tenuti presenti 1 principii di favore, che hanno animato il legislatore nella codificazione del I libro delle per sone, nei riguardi dei figli non ricono scibili, perché adulterini o incestuosi. E mentre il codice del 1865 conce deva loro soltanto la possibilità di conseguire gli alimenti, il nuovo Codice invece li ammette alla succes sione, lim itando però la loro capacità a succedere, in modo cioè da non * superare, singolarmente, la m età di uanto consegue il meno favorito dei Il titolo terzo delle successioni gli legittimi. Si contemperano così testamentarie si inizia con una ela gli interessi del nucleo famigliare borata definizione del testam ento : legittimo con la equità, che consiglia «Il testam ento è un atto revocabile di non escludere dalla successione con il quale taluno dispone, per il coloro che pur sono legati al defunto tem po in cui avrà cessato di vivere, da vincoli di sangue. di tutte le proprie sostanze o di parte Sono state conservate le tre forme di esse. Le disposizioni di carattere tradizionali di testamento : olografa, non patrimoniale, che la legge con segreta, pubblica. Per la prima è stato sente siano contenute in un testa chiarito il valore della data, nel senso mento, hanno efficacia anche se nel che la prova della sua falsità è am l’atto mancano disposizioni di carat messa soltanto quando si tratti di tere patrimoniale». giudicare della capacità del testatore Si è così ritornati alla tradizione o della priorità di data tra più testa romana, per cui potevano essere com menti o di altra controversia che im prese in un testam ento anche dispo plichi una decisione sulla data mede Le profonde riforme predisposte in tema di filiazione naturale, trattata finora con ingiusto ed eccessivo rigore, e la più adeguata considerazione della dignità del vincolo coniugale, che conferisce al coniuge superstite una situazione meglio rispondente alle esigenze della coscienza contempora nea, ha ispirato il più largo tratta mento fatto a queste due categorie di eredi legittimi. Rispetto ai figli naturali si sono armonizzate in norme equilibrate le due opposte esigenze, quella umana di fare un equo trattam ento a creature degne al pari delle altre, e più delle altre, di assistenza e di protezione, e quella sociale di salvaguardare ed elevare gli istituti del matrimonio e della filiazione legittima. Sono rimaste im m utate le categorie dei successori legittimi, fissate nella nostra tradizione giuridica, e com prendenti, nell’ordine, i discendenti legittimi, gli ascendenti legittimi, i parenti naturali, i collaterali fino al sesto grado, il coniuge e lo Stato. Lo Stato è l’ultimo successibile ex lege, ma tale successione ha caratteri stiche anomale rappresentate princi palmente dalla non necessità di un’ac cettazione per l’acquisto dei beni, dal l’impossibilità di una rinunzia da parte dello Stato, dalla responsabilità intra vires dello Stato, indipendentem ente dal beneficio d’inventario.
318 sima, lasciando al magistrato una certa libertà, che gli perm etta di adat tare la norm a alle mutevoli concrete esigenze. Per i testam enti olografi e segreti è stata sancita l’obbligatorietà del deposito presso un notaio per la pubblicazione, senza la quale non è possibile dar loro esecuzione. Un istituto che era stato bandito dal Codice del 1865 e che riappare nel nuovo libro delle successioni, è quello della sostituzione fidecommissaria. D erivato dal fidecommesso romano e sviluppatosi nel diritto medievale e post-medievale, come mezzo di forza dei signori, per la possibilità di con servare i beni della famiglia ed accen trare le ricchezze nei discendenti maschi, e specialmente nei primoge niti, fu bandito dalla Rivoluzione francese, che in esso vedeva il fonda m ento del vecchio regime. II Codice italiano del 1865 seguì tale indirizzo, considerando la sostituzione fidecom missaria contraria alla libera commercialità dei beni, contraria anche al principio dell’uguaglianza, perché per metteva che tra gli stessi membri della famiglia alcuni fossero privati di beni a tu tto beneficio degli altri membri rivilegiati ; contraria infine alla liertà di testare, perché il disponente attribuiva i beni all’erede, ma gli vietava di disporne a favore di altri, imponendogli il successore. M a di fronte a questi elementi nega tivi non possono non riconoscersi gli elementi favorevoli dell’istituto : il fatto cioè che la sostituzione fide commissaria evita la dispersione dei patrimoni, ove fossero am m inistrati da un erede prodigo o inetto ; evita comunque che una famiglia, costi tuita sulle basi di un florido patri monio, venga a trovarsi, per incapa cità o cattiva volontà di uno dei suoi mem bri, in condizione di assoluta miseria. Il legislatore fascista ha saputo trovare una soluzione equi librata che tutela questo altissimo in teresse sociale, per la conservazione della compagine famigliare, senza autorizzare però il testatore ad im m o bilizzare tutti i beni del suo patri monio e a disporne in modo da intac
care il principio di eguaglianza sancito con la determinazione delle quote di riserva per i vari successibili. La sostituzione fidecommissaria può es sere cioè imposta dal testatore al figlio — o ai fratelli e sorelle — sol tanto nei limiti della quota disponi bile e soltanto sotto la condizione che essi conservino e restituiscano tutti o parte dei beni costituenti la detta porzione, a favore di tutti i figli nati o nascituri dell’istituito a favore di un ente pubblico. La sostituzione fidecommissaria, entro questi limiti, che si riflettono sia sulla quantità dei beni, sia sulle persone, sia sul tempo — lim itata ad una sola generazione — potrà raggiungere i suoi scopi alta mente sociali senza provocare né danni economici, né ingiusto tratta mento dei figli, nella violazione del diritto di testare. L ’interesse della produzione impone poi che i fondi siano opportunam ente migliorati e trasform ati, e pertanto all’istituito è attribuito il potere di fare innovazioni utili e di costituire ipoteche a garanzia di crediti destinati a miglioramenti e trasformazioni fondiarie. *
Il terzo titolo, che disciplina la divisione del patrimonio ereditario, è una prova dell’applicazione organica dei principii sociali ed economici, che hanno ispirato il legislatore fascista nella redazione del nuovo Codice. È prevista l’entrata in vigore di una legge speciale che disciplini i vari casi in cui capitino nella eredità fondi rustici o altri beni, che la legge stessa dichiari indivisibili nell’interesse della produzione nazionale, e la divisione non possa eseguirsi comprendendo l’azienda indivisibile interamente in una delle quote ereditarie. Nel formare le porzioni si deve poi evitare di frazionare i fabbricati e i fondi rustici in modo da recar pre giudizio alle ragioni di pubblica eco nomia e dell’igiene. Si deve pure evitare il frazionamento delle biblio teche, gallerie e collezioni che hanno un’importanza storica o scientifica o artistica.
319 Una più rigorosa disciplina del l’istituto della collazione — che assi cura l’uguaglianza tra i discendenti, primo elem ento necessario per con servare nella famiglia l’accordo e quindi una salda coesione — impone a tutti i discendenti, legittimi e natu rali, i quali concorrono con i fratelli o le sorelle, di conferire tutto ciò che abbiano ricevuto dal defunto per donazione, diretta o indiretta, salvo che ne siano stati dispensati dal de funto e purché, in tal caso, non sia stata lesa la quota indisponibile. * L’istituto delle donazioni ha con servato la collocazione tradizionale, che lo pone accanto alle successioni. Se è vero infatti che la donazione viene giuridicamente considerata come un contratto, è anche vero che essa dà origine ad un contratto sui generis, la cui disciplina presenta sensibili deviazioni rispetto alla normale rego lamentazione dei rapporti contrat tuali ed una spiccata analogia con la disciplina delle successioni testam en tarie. Nessuna collocazione può essere quindi migliore di quella che lo pone in un settore interm edio tra le suc cessioni ed i contratti. Anche di questo istituto il legisla tore ha voluto precisare la definizione: «La donazione è il contratto col quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l'altra, disponendo a favore di questa di un suo d iritto o assu mendo verso la stessa una obbliga zione». È accettata quindi la qualifica formale*contrattuale della donazione,
alla quale vanno quindi applicate le regole sui contratti ; è stato anche messo in evidenza l’elemento sogget tivo dello spirito di liberalità, e cioè l'animus donandi, nonché l’effetto obbiettivo economico dell’arricchimento del donatario. £ stato ribadito poi il divieto delle donazioni tra i coniugi, per evitare un turbam ento nel regime delle loro relazioni, che deve essere basato sul reciproco affetto e non su egoistici calcoli utilitari. # Questi, in rapidissima sintesi, i tratti tipici ed essenziali del libro delle suc cessioni e delle donazioni. La sua pubblicazione ha coinciso con il X V III annuale della rivoluzione fa scista, giorno destinato in Italia alla rassegna delle opere pubbliche com piute dal regime nel corso dell’anno. Insigne, tra tutte queste opere, è la nuova codificazione, la quale costi tuirà uno dei pilastri della nuova civiltà di Roma. Il m inistro Dino G randi, nel pre sentare il nuovo Codice a S. M. il Re Im peratore, così chiudeva la sua relazione : «I modi attraverso i quali le grandi Epoche si esprimono e si affidano alla Storia, sono le vittorie m ilitari, le valide opere di pietra, e le leggi, non meno salde, che fissano le regole della vita dei popoli. Alle fulgide vittorie che crearono l’Impero, alle maestose e moderne costruzioni che trasform ano le nostre città e le nostre campagne, il Regime fascista aggiunge, monumento perenne, 1 Codici delle Leggi». Guido M uti
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320 LA C U L T U R A IT A L IA N A N E L M O N D O II Conte Ciano, aderendo ad un invito di Primato, nuova rivista d i retta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, ha voluto esporre nel corso di una intervista, le grandi linee di uno dei problem i spirituali di più vasto interesse e di maggior rilievo ; quello della espansione culturale ita liana nel mondo. Entrando subito in argomento, Primato ha chiesto al M inistro Ciano quale sia l’entità del lavoro compiuto in questo senso negli ultimi tem pi e su quali basi ideali e pratiche esso sia condotto. — Effettivamente — ha risposto il conte Ciano — un grande impulso è stato dato in questi anni alla espansione della nostra cultura. Il problema mi ha interessato fin da quando ero Ministro della Stam pa e della Propaganda e ho voluto allora che fosse affrontato su basi larghe, e poi come Ministro degli Esteri che esso rientrasse nel lavoro normale e quoti diano della nostra diplomazia. M a già allora ho concepito e concepisco questo lavoro non come opera puramente di diffusione della nostra lingua e della nostra letteratura. M i è sembrato anzi che bisognasse proprio cambiare la im postazione stessa di questo problema. — Vorreste precisarci, Eccellenza, in che senso? — Nel senso che per cultura italiana bisognava cominciare con l’intendere tutto il nostro patrimonio intellettuale, e non solo quello, pure così prezioso, della nostra tradizione artistica e let teraria. Tutte le realizzazioni dello spirito italiano fanno parte della nostra cultura: le realizzazioni della scienza, come quelle dell’arte, i nostri ordina menti sociali e politici, come le ricerche dei nostri studiosi, l’erudizione come la tecnica. S i era data, a mio avviso, in passato una interpretazione troppo ri stretta dei problemi della espansione culturale, come se dopo tutto gli stra nieri non fossero precipuamente inte ressati che alla nostra storia e alla nostra lingua. Ho pensato il contrario. Ho pensato e penso che il maggiore inte
resse essi lo pongano nella nostra vita di oggi, e che bisogna dar loro la possi bilità di studiare l ’Italia moderna e di mettersi a contatto con tutte le forme e tutte le attività dell'ingegno, della scienza e del lavoro intellettuale ita liano. — Abbiamo la sensazione che tutto ciò cominci ad essere meglio cono sciuto. — Questo è fuori dubbio. Ed è un fenomeno in stretta relazione con l ’in nalzarsi e l'estendersi del nostro pre stigio e della nostra influenza. Direi che è uno dei segni più precisi e tangibili di questa. A d uno Stato in decadenza, ad un Paese che non ha niente da dire, non si interessa nessuno. È la vitalità, l ’energia, la capacità di realizzazione di un Paese quello che suscita l'interesse degli stranieri i quali, nell’indagare il segreto del suo slancio vitale, sono attratti fatalmente a studiare le condi zioni e le forze della sua civiltà e quindi le sue attività intellettuali. Questo è il fascino che nel campo della cultura esercita la potenza politica, potenza che del resto è inseparabile da un alto livello intellettuale : quel binomio «libro e mo schetto» che è una delle prime leggi del costume fascista dettate dal Duce. — Credete dunque, Eccellenza, che la nostra espansione culturale sia una conseguenza o un riflesso della nostra influenza politica nel mondo? — Sostanzialmente sì. Come credo che la cultura italiana, intesa come patrimonio intellettuale della Nazione, sia parte essenziale di questa influenza. Seguite del resto sulle cifre la curva ascensionale della diffusione della nostra cultura e vedrete quale sbalzo essa abbia fatto, negli anni che hanno seguito la fondazione dell' Impero. Avevamo nel 1930 poco più di due mila studenti di italiano nelle Univer sità straniere e nei nostri Istituti di cul tura all'estero; sono passati a 10 mila nel 1935; a 36 mila nel 1939. Inoltre circa 90 mila studenti sono iscritti ai corsi liberi di lingua italiana. Avevamo, nel 1930, 36 professori italiani nelle Università e scuole medie straniere, e
321 82 nel 1935. Ne abbiamo ora 233. Avevamo nel 1935 cinque Istituti di cultura, ne abbiamo ora 20. Noi siamo oggi davanti al fenomeno di una crescente «domanda» di cultura italiana, «domanda» che è l'indice più sicuro del valore che si attribuisce alle nostre realizzazioni politiche e ai nostri orientamenti spirituali. Non solo dai Paesi vicini a noi ma dai più lontani, dalla America del S u d al Giappone, la gioventù studiosa si volge all' Italia. Noi abbiamo creato — coordinando le a tti vità del Ministero degli Esteri con quelle dell’Educazione Nazionale e della Cul tura Popolare — un'attrezzatura che ci permette di andare incontro a questa ansia di conoscere l ’Italia, la civiltà e la lingua italiana. Senza di che evi dentemente il movimento di espansione della nostra cultura non potrebbe a tti varsi, ma vi è al fondo di questo movi mento una forza spontanea di attra zione, che si sprigiona dalla vitalità stessa dell' Italia fascista. Chi girava il mondo anni fa come Io giravo io, vedeva di rado in una libreria straniera un libro italiano; oggi i Paesi si contendono le nostre Mostre del Libro; la lingua italiana entra sempre più largamente nei programmi delle scuole medie stra niere; siamo assediati di domande per borse di studio; e non vengono più in Italia solo i giovani artisti, ma inge gneri e medici, studiosi di diritto e di scienze politiche, ricercatori dei nostri gabinetti scientifici e dei nostri ordina menti sociali; mentre continua ininter rotta la gloriosa tradizione delle Acca demie di arte e di storia che in questi anni sono andate anzi aumentando e sviluppandosi — e negli ultimi tempi sono sorte a Roma quelle dei Paesi Bassi, del Belgio e della S vezia — fucine attive di lavoro e di ricerche in quel campo inesauribile di esperienza che sono i trenta secoli della nostra storia. Il che dimostra fra l'altro che l ’impulso da noi dato alla conoscenza dell' Italia moderna non ha in nulla indebolito il culto del mondo per l ’antichità classica e per il nostro Rinascimento, che ven gono studiati con tanto più fervore, quanto più vivo è l'interesse a inten dere le sorgenti della nostra civiltà di oggi-
— Ma noi incoraggiamo da parte nostra i giovani italiani che desiderano studiare all’estero ? — Certamente. I nostri accordi cul turali sono fondati sul principio della reciprocità e dello scambio. Noi ab biamo tutto l'interesse a creare una duplice corrente, perché a parte il fatto che i nostri studiosi desiderano natural mente aggiornarsi col movimento cul turale degli altri paesi, noi stessi, per la nostra espansione culturale, abbiamo bisogno di creare gruppi di studiosi che seguano da vicino quei movimenti. Questo ci permette anche di portare a conoscenza degli italiani la cultura straniera direttamente, non filtrata at traverso gli studi e le interpretazioni altrui. Per troppo tempo gli italiani hanno avvicinato, attraverso studi al trui, la storia e i problemi di molti paesi con gravi conseguenze per il loro orienta mento. Oggi è indispensabile che gli scrittori italiani vedano, osservino, giu dichino in base a studi propri, ché anche questo fa parte della nostra indipendenza spirituale. La cultura e la serietà intellettuale dei giovani italiani è in ascesa, come hanno dimostrato le cifre in questi giorni presentate al Duce dal camerata Bottai. E in ascesa come è in ascesa tutta la vitalità della N a zione. L ’Italia studia fervidamente come fervidamente opera; ché nel cuore stesso di ogni realizzazione pratica vi è un problema scientifico che è stato affrontato e risolto. Volgendosi a noi, la gioventù studiosa del mondo si volge a quello che essa sa essere un regime di stretta cooperazione tra la scienza e l ’azione. — Quali sono, Eccellenza, i campi nei quali credete che bisogna maggior mente curare la diffusione della cul tu ra italiana? — Non vedo come questi campi po trebbero essere prestabiliti. Vi ho già detto che è l’insieme dell’attività intel lettuale degli italiani quello che rappre senta la forza di diffusione della nostra cultura. Noi ci occupiamo natural mente molto della diffusione della nostra lingua. M a la lingua è un mezzo, non un fine a se stessa. E la lingua si diffonde in quanto essa apre le porte a un patri monio letterario e scientifico. È la ric
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322 chezza di questo patrimonio quello che ci interessa. Per questo, come vi dicevo, al problema «diffusione della lingua» io ho cercato di affiancare il problema «diffusione della cultura». — E gli scrittori italiani che cosa possono fare per cooperare in quest’o pera? — Fanno già moltissimo. Gli stu diosi ai quali ci siamo rivolti hanno ri sposto sempre, con quella semplice
spontaneità che è cosi caratteristica de loro costume, alle nostre sollecitazioni. S i sono tutti offerti di lavorare, e poi ché noi non disponiamo che di mezzi assai modesti, lo hanno fatto e lo fanno con un disinteresse mirabile. A ltri paesi dispongono di mezzi ingenti, noi dispo niamo dello spirito di devozione alla causa della scienza e alla causa del l’Italia che è nobile tradizione dei nostri studiosi.
L' «E . 42» città favolosa. — Le nascite di altre esposizioni richiamano alla memoria l’oppressione ingom brante di cantieri nel vivo della città, gli im pedim enti di steccati, le stru t ture posticce, l’invasione di parchi o l’occupazione degli aridi spazi peri ferici votati alle costruzioni. Qui è l’opposto. Il sito stupendo dell’È . 42 è invece natura libera e intatta, e ciò che tu oggi vedi è lo spettacolo em o zionante e solenne del sorgere di una città dai suoi primi tracciati che sem brano ferire terra vivente e sognante : opera mitica che ci riconduce intim a mente ai moti lontani della civiltà umana, suscitando in noi commozioni antiche. Un sito veramente stupendo, solenne, vivo come è la campagna romana, accoglie l’avvento di questa città, e la accoglie con colli, acque e pinete e con l'ispirazione di grandezza che il paesaggio romano induce negli uomini. Quegli epici cieli laziali, quei monti in cerchia, quasi tribune per gli spetta coli suprem i della storia, quel mare glorioso che senti vicino, questa terra che senti sotto il calcagno custode di
eventi, questo vento antico che ti alita carico di echi arcani, la prossimità di sepolti m onum enti e della Città Eterna, tu senti che generano e con sentono un modo di operare unico e diverso da quello di ogni altro luogo, un modo che ripudia miserie e mercantilità, un modo romano. T u tto ciò agisce tanto potentemente che il visitatore, percorrendo la terra dell’E . 42 e popolandola con l’imma ginazione dei fantasmi dei palazzi, subito sente il «destino» di questa impresa, il senso e l’assunto tu tto suo. Perfino le opere stesse che diremo naturali già tu senti che concorrono a determ inare questo senso e destino : siano sterri o bastioni, scavi o tra fori — «movimenti di terra» — o sovrattutto siano i trasporti di piante : non lavoro da giardiniere ma migra zioni di pinete ; non disegno di nuovi giardini, ma rappresentazioni della natura stessa coi suoi tipici elementi del luogo. Come se la natura stessa si fosse messa a operare per l’E. 42. Questi pini italici, questi colossi che qui giungono e peregrinano cer cando il loro sito, e percorrono cori cati la terra della È , 42, rendendo
323 maestosi con le loro chiome i traini meccanici, appaiono i segni naturali dello stile obbligato della futura città, escludendo che sia altro e diverso ; sono essi gli alberi, quasi un anticipo di quello che in pietra sorgerà. E dove sono ritti e han preso per prim i la cittadinanza del luogo, tu guardi la maestà loro e subito presenti il resto dello scenario che fatalmente qui affascina e affascinerà tu tti gli uomini. Insistentem ente, guardando i lenti traini maestosi di questi sacri alberi, la mente immagina u n ’altra migra zione, la migrazione verso qui, da ogni parte d ’Italia, di opere d ’arte a popolare questi spazi, in familiarità con i pini e luci del cielo, e negli echi e nelle cadenze dei portici di cui sono ricchissime le architetture proposte per la E . 42. Il clima che abbiamo avvertito ha infatti operato anche sulle architetture di questa esposizione che sorge non con i modi tradizionali di queste grandi fiere ma invece con quelli di una città, di città però straordinaria che sorge pronta e totale, e nasce dai m onumenti, invece di compiersi con essi. La città d ell'E . 42 non è come le altre una formazione successiva, nel tempo e nella storia, cioè nella vita : essa è una creazione, e la forma sim ul tanea d’una idea : il suo favoloso è che questa forma totale, d ’impeto, sarà — nel cielo, nella luce e nella terra d ’un paesaggio eterno — subita mente e per sempre di marmo e di travertino, come u n ’idea im pietrita. Queste prospettive di edifici che stanno divenendo reali, conserveranno il suggello della visione puramente ideale ed astratta che le ha generate, d ’un colpo. La città dell’E . 42 sarà favolosa : teatro di architetture favolose, nate da una evocazione ; la loro raggiunta realtà è una effettiva espressione, in dimensioni mai viste, di un realismo magico : questo è il loro assunto, il loro azzardo, il loro ardim ento poe tico : chi vedesse o avesse visto in esse un positivo ritorno ai partiti clas sici, di tu tto riposo, s’è ingannato o s'inganna. Non è certo, né poteva
essere, che l’architettura italiana, la quale, procedendo nelle sue vie, ferma in un lirico gesto la evocazione dell’architettura antica. Congressi dell'«E. 42». — Ai trentadue Congressi internazionali, già se gnalati, che saranno convocati a Roma in occasione della «E. 42», se ne ag giungono altri quattro la cui approva zione si è avuta in questi giorni : 1. Congresso internazionale dei farm a cisti ; 2. G iornata internazionale medica per lo studio scientifico della vite e del vino ; 3. Congresso inter nazionale di idro-climatologia-talassologia ; 4. Congresso nazionale di igiene mentale, al quale sono giunte numerosissime adesioni di persona lità mediche straniere. Nel quadro dei Congressi, e in collegamento con alcuni di essi, sono state proposte Mostre internazionali, otto delle quali approvate dalla Presi denza della Esposizione Universale, il cui interesse e valore didattico è ovvio. Nella M ostra dellVl/imenfo sono previsti un padiglione nazionale ed altri internazionali con sezioni storico artistiche ; della produzione ; di ela borazione e trasformazione ; della conservazione, trasporti, smercio ; confezione e consumo (con partico lare riguardo alla dimostrazione pra tica dell’im portanza della lotta contro gli sprechi) ; alimentazione e malat tie ; alimentazione e razza. M oderne e artistiche trattorie regionali italiane ed altre dedicate alla cucina di diversi Paesi che partecipano alla «E. 42» arricchiranno la M ostra che si pre senta particolarmente interessante sotto ogni rapporto. Le M ostre de\V Ingegneria sanitaria, degli Ospedali, della Croce Rossa, della M aternità e dc\V Infanzia, della M edi cina legale, assicurativa, e della Crimi nologia, dell’Igiene e Sanità Pubblica, dell Abitazione e della Casa rurale in ispecie, per la Sanità e la R a zza troveranno ospitalità e realizzazione nel settore destinato alla Sanità P ub blica ; m entre la M ostra della M edi cina Indigena avrà la sua sede nel settore coloniale.