Piccolo Teatro Strehler 23 ottobre - 11 novembre 2007 Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
regia
Antonio Calenda con Franco Branciaroli
Vita di Galileo
Bertolt Brecht
Vita di Galileo
Personaggi
Interpreti
Narratore, Poi Galileo
Franco Branciaroli
Andrea Sarti Bambino, figlio della Signora Sarti, poi Figlia del Cantastorie Signora Sarti, la sua governante, poi moglie del Cantastorie Ludovico, fidanzato di Virginia Procuratore, Terzo Prelato, Messo dell’Inquisizione Sagredo, sodale di Galileo Virginia, figlia di Galileo Cardinale Barberini, Filosofo, Secondo Prelato Cardinale Bellarmino, Matematico, Primo Prelato Frate Fulgenzio, sodale di Galileo Andrea Sarti ragazzo, giovane scienziato Padre Cristoforo, Clavio astronomo, il Cantastorie, un Monaco
Giulia Beraldo Lucia Ragni Emanuele Fortunati Alessandro Albertin Giorgio Lanza Nicole Vignola Giancarlo Cortesi Daniele Griggio Tommaso Cardarelli Jacopo Venturiero Lello Abate
scene Pier Paolo Bisleri costumi Elena Mannini musiche Germano Mazzocchetti luci Gigi Saccomandi
WWW.GIANFRANCOFERRE.COM
NEW YORK BEVERLY HILLS DUBAI BEIRUT PECHINO SHANGHAI TAIPEI HONG KONG SEOUL TOKYO
MILANO PORTO CERVO CAPRI TORINO FIRENZE ROMA PARIGI CANNES MONTECARLO LONDRA MONACO GINEVRA VIENNA MOSCA
di Bertolt Brecht traduzione Emilio Castellani regia Antonio Calenda
foto Tommaso Le Pera coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Teatro de Gli Incamminati
Rivoluzione celeste La tragedia di Galileo
Composto fra il 1938 e il 1943, il dramma fu rielaborato in almeno tre distinte riprese e costituì sempre un vertice nella produzione brechtiana: una sorta di “testamento spirituale”. Un capolavoro nei cui inquietanti chiaroscuri si possono intuire le vie per comprendere veramente il XX secolo e i suoi conflitti, ovvero le ombre del nostro presente, come già sottolineò nel 1963 Giorgio Strehler nel suo allestimento. La storia percorre la parabola del grande scienziato pisano dal tempo dell’insegnamento a Padova agli ultimi anni vissuti forzatamente in “ritiro” a Firenze, sotto la sorveglianza della Santa Inquisizione: un’esistenza densa di entusiasmi, affermazioni, sconfitte, intuizioni. La rivelazione più clamorosa riguarda il Modello Copernicano: non è Galileo ad intuirlo per primo, ma per primo riesce a dimostrarlo scientificamente, grazie proprio all’uso di quel telescopio di cui si era impropriamente attribuito l’invenzione. Le conseguenze di tale dimostrazione sono dirompenti: la Chiesa non è disposta ad abbandonare la teoria tolemaica del geocentrismo, l’Inquisizione processa Galileo e gli pone una scelta fra le più laceranti. Restare fedele a se stesso, agli allievi, accondiscendere fino in fondo alla propulsione della scienza e ad essa sacrificare la vita, oppure salvarsi, abiurando le teorie rivoluzionarie? Lo scienziato decide per la salvezza, anche se Brecht, pur condannandola, ci fa intuire che in questa scelta c’è comunque un perseguire anche la salvezza delle proprie scoperte. Vita di Galileo è ricchissimo di spunti di riflessione per l’uomo contemporaneo, spunti su cui il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e il Teatro de Gli Incamminati hanno puntato nella messinscena dell’opera, affidata alla regia di Antonio Calenda e - per il ruolo del titolo - ad uno dei maggiori protagonisti della scena nazionale, Franco Branciaroli. La scelta è quella di allestire l’azione brechtiana in una scena-cosmo-mente in cui è resa visibile la piccolezza dell’uomo proporzionata all’immensità del cosmo, esito della grande rivoluzione copernicana: per dire in questo modo quanto l’uomo di oggi sia conseguenza della scissura interiore iniziata con Galileo.
5
Antonio Calenda, che dirige il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dal 1995, è laureato in Filosofia del Diritto. Nel 1965 fonda con Gazzolo, Proietti e Degli Esposti il Teatro Centouno. Lavora poi per il Teatro di Roma, dirige il Teatro Stabile dell’Aquila e fonda la Compagnia Teatro d’Arte per cui crea spettacoli di successo anche all’estero. Ha firmato oltre cento allestimenti, prediligendo il teatro di prosa e alternando classici e contemporanei. Ha al proprio attivo regie radiofoniche, televisive e liriche per i più prestigiosi teatri italiani e internazionali. Per il cinema ha diretto il film Il giorno del furore, scritto con Edward Bond. Ha diretto i maggiori attori in spettacoli fra cui ricordiamo Il Dio Kurt di Moravia e Operetta di Gombrowicz all’inizio della carriera, Rappresentazione della Passione con Elsa Merlini (poi ripreso con Piera Degli Esposti), Enrico IV di Pirandello con Albertazzi. Del 1983 è ‘Na sera ‘e maggio, con i fratelli Maggio, di cui è anche autore. Poi Aspettando Godot con Scaccia, Le rose del lago di Brusati, Danza di morte con FerzettiProclemer, Madre Coraggio di Brecht. Al Teatro Greco di Siracusa allestisce Prometeo di Eschilo con Roberto Herlitzka, cui segue dal 2001 l’intera Orestea. Fra i successi recenti Riccardo III con Branciaroli, Amleto con Kim Rossi Stuart, Re Lear con Herlitzka e gli applauditi La mostra e Lei dunque capirà di Claudio Magris.
L’irresistibilità della ricerca “Spero che l’opera riesca a mostrare come la società estorca ai propri individui quanto da essi le serve” scrive Bertolt Brecht nella premessa alla versione americana di Vita di Galileo. “L’impulso scientifico - prosegue - che è un fenomeno sociale, non meno voluttuoso e tirannico dell’impulso sessuale, porta Galileo su un terreno pericolosissimo e lo spinge in un doloroso conflitto col suo violento desiderio di altri piaceri. Egli punta il cannocchiale verso le stelle e si consegna ai suoi torturatori. Alla fine, coltiva la sua scienza come un vizio, in segreto, probabilmente in preda ai rimorsi. Di fronte a questa situazione, è impossibile caldeggiare la sua esaltazione totale o la sua totale condanna”. È ancora fra le parole del grande autore d’Augusta che ritengo vadano cercate le induzioni, i suggerimenti, la via per condurre alla scena oggi, un nuovo allestimento di Vita di Galileo, forse la sua opera più avvincente, presaga, ricca di ambiguità poetiche, quella che con maggior urgenza e incisività ci invita a riflettere sul nostro tempo, quella - infine - dove probabilmente con più evidenza egli ci si è rivelato, come dice Claudio Magris, “insieme un innovatore d’avanguardia e un classico pieno di sapienza (…) uno dei pochi in grado di conciliare la ragione, la comprensione sociale del mondo e la fantasia più libera e sfrenata che reinventa il mondo”. Fra i rari poeti moderni che abbiano saputo affrontare l’antinomia dissonante fra la realtà storica del Novecento, negativa, dolente, e un’arte, fino ad allora limpida, razionale, ma ormai incapace di esprimere attraverso le sue armonie - il quadro violento e le cupe ombre di quel secolo, trovo che Bertolt Brecht con le sue presaghe intuizioni - a cinquant’anni dalla morte rappresenti ancora una importante guida critica per le nostre menti e illumini di senso e di problematicità la nostra visione dell’uomo. Il suo Galilei, in quest’ottica, è emblematico: una figura ritratta in tutta la sua palpitante pienezza, eroe negativo ma ricco di tratti positivi, colto nelle sua contraddittorietà, nei suoi chiaroscuri, nella sua tempra coraggiosa di scienziato che improvvisamente trascolora in umanissima vulnerabilità… Non ci siamo dispensati - con Franco Branciaroli, che sulla scena ne assume il ruolo - dall’alludere, attraverso Galileo, ai temi difficili, urgenti e attualissimi, delle dinamiche fra scienza e potere, fra ricerca ed etica, dal porre in luce l’inconfutabile monito ai fisici del XX secolo che l’autore nella seconda versione del dramma - gli affida, intuendo le possibili distruttive involuzioni della scienza, quelle che oggi si stanno sostanziando per noi in quotidiane, tangibili inquietudini. Ma di Galileo abbiamo cercato di guardare 7
Lo spettacolo creato da Antonio Calenda imposta l’allestimento sullo storico sfondo di un cielo stellato o di un atlante del nuovo universo, fissato scenicamente da Pier Paolo Bisleri, davanti al quale in apertura si sente ripetere la premessa vergata da Brecht per lo spettacolo americano di Joseph Losey. A pronunciarla entra in campo, da narratore, Franco Branciaroli, che subito dopo è Galileo: eccolo dunque al massimo della sua condizione (...). Franco Quadri, la Repubblica Tempi difficili, tempi giusti per Vita di Galileo di Bertolt Brecht. Il dibattito, così intenso ai giorni nostri, sui rapporti fra scienza e potere e più ancora sulla libertà delle coscienze contro qualsiasi forma di ostacolo alla conoscenza, ci fa guardare a questo dramma non solo come a uno dei capolavori del grande drammaturgo di Augusta ma anche e soprattutto come a un testo di un’attualità dirompente. (...) Oggi Antonio Calenda s’incontra con questo testo e ne trae uno spettacolo di forte, incisivo impatto (...) Galileo ha trovato in Franco Branciaroli un grande interprete (....) ma tutti gli attori si muovono con sicurezza attorno al protagonista, dalla sempliciotta signora Sarti di Lucia Ragni, fino al frate Fulgenzio di Tommaso Cardarelli e al cantastorie quanto mai brechtiano di Lello Abate. Maria Grazia Gregori, l’Unità
8
anche il profilo di uomo, uomo di scienza, certamente, e come tale uomo solo: solo davanti alle proprie scoperte, alle proprie responsabilità e soprattutto alla bramosia inappagabile di verità, di novità che ne definisce le scelte e l’agire. L’irresistibilità della ricerca, il “voluttuoso e tirannico impulso scientifico” cui fa cenno lo stesso Brecht, sembrano determinare profondamente il nostro protagonista. Tanto che il dramma di Galileo ci sembra scaturire proprio da questa iperbolica e febbrile sete di sapere che, per il suo modo di agire, lo rende - nel suo milieu storico e sociale - una sorta di “anarchico”. Pur di giungere a un risultato, Galileo infatti è pronto a porre in discussione asserzioni consolidate, a procedere per intuizioni, tentativi, sfide: un modo che avvicina - per certi aspetti - il ricercatore alla figura, “fuori dagli schemi” per eccellenza, dell’artista, e crea un lieve trait d’union fra il genio scientifico e quello dell’arte, e magari del teatro. Un filosofo di raro acume, come Paul Feyerabend, sostiene che quella della violazione della “scienza razionalmente accettata”, delle “incursioni ai confini” per ampliarli è l’unica via al progresso: “La scienza - scrive nel suo Contro il Metodo - è un’impresa essenzialmente anarchica: l’anarchismo teorico è più aperto a incoraggiare il progresso che non le sue alternative fondate sulla legge e sull’ordine (…) Non c’è una singola norma, per quanto plausibile e radicata nell’epistemologia, che non sia stata violata in qualche circostanza”. In questo argomentare “contro il metodo”, scardinando o violando gli standard e le teorie scientifiche comunemente accreditate, è l’essenza dell’azione di Galileo: egli nega la teoria tolemaica del geocentrismo, cambiando il tipo di osservazione e puntando al cielo il cannocchiale. Il coraggio di non aver tenuto conto dei modelli consolidati e aristotelici gli vale la prima dimostrazione scientifica del Sistema Copernicano: ma il prezzo da pagare è la reazione durissima dell’Inquisizione. L’immagine dello scienziato sullo sfondo del cosmo, attorniato e confortato esclusivamente dai suoi strumenti di lavoro, rimasto solo davanti all’immensità della sua scoperta, alla rovente tensione che la sua innovazione ha creato, davanti alla coscienza di dover consegnare al mondo la nuova concezione copernicana, mi ha accompagnato e guidato in queste settimane di prove. Il senso di questa malinconica solitudine, cui fanno da contrappunto la febbrile, ansiosa determinazione nella ricerca, il desiderio inesauribile di “sapere di più”, di continuare a cercare, al prezzo addirittura di tradire se stessi e la scienza, sono due linee rilevanti che hanno percorso l’intera genesi dell’allestimento e che ci hanno tenuto costantemente in relazione anche con il nostro
tempo, e con gli incubi che ormai tutti condividiamo: l’uso distorto della genetica, la pervicacia nell’assoggettare lo studio del nucleare a politiche di minaccia, la ricerca spinta, per mercificazione, oltre i confini dell’etica… Probabilmente anche essi sono un odierno frutto “dell’irresistibilità della ricerca”, un’esaltazione della mente che la saggezza di Brecht riporta alla corretta prospettiva “Qual è lo scopo del vostro lavoro? La scienza? - fa dire infatti a Galileo nell’ultimo quadro del dramma - No. Io credo che l’unico scopo possibile per la scienza sia quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana. Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti, se si limitano ad accumulare sapere su sapere, la scienza stessa può essere colpita al cuore un giorno o l’altro per sempre. Ogni nuova macchina non sarà altro che fonte di nuovi triboli per l’uomo. E quando, nel tempo dei tempi, tutto ciò che c’è da scoprire sarà stato scoperto, il vostro progresso non sarà stato altro che un progressivo allontanamento dall’umanità. Tra voi e l’umanità si sarà scavato un abisso così profondo che ad ogni vostro eureka risponderà soltanto un grido d’orrore universale”. Antonio Calenda
9
Franco Branciaroli si afferma sin dalla sua prima comparsa in scena, nel Toller di Dorst per la regia di Chèreau nel 1970, come uno dei talenti più originali del teatro italiano. Nella sua carriera quasi quarantennale, ha lavorato con Aldo Trionfo (Gesù, dalla sceneggiatura del film di Dreyer, 1974; Nerone è morto, 1975 con Wanda Osiris), con Carmelo Bene (in uno storico Faust di Marlowe), con Gianfranco De Bosio, e a lungo con Giovanni Testori, mettendo in scena i testi dell’autore milanese per la compagnia de Gli Incamminati da lui fondata. Con Luca Ronconi ha raggiunto sorprendenti livelli di interpretazione: si ricordano in particolare La torre di Hoffmansthal, Medea di Euripide, La vita è sogno di Calderòn de la Barca, Lolita di Nabokov. Al cinema ha lavorato con Michelangelo Antonioni, Tinto Brass e di recente con Roberto Faenza e Cristina Comencini. Nel 2006 ha diretto e interpretato un’edizione molto apprezzata dalla critica e dal pubblico di Finale di partita di Beckett, che prosegue ancora la tournée.
La verità geometrica Il nucleo di Galileo è il dramma che lui vive. Normalmente ogni cambiamento dell’umanità avviene per tempi lunghi. Qui invece una rivoluzione si compie in un paio d’ore, è provocata dall’intelletto e non dalla storia. Galileo si sveglia e si accorge che “è scomparso il cielo”. E lui, figlio della Chiesa, capisce di essere precipitato in un dramma dal quale non sa come uscire. Si scopre diverso. La sua diversità è rivelata dalla presenza in scena di un bambino, di Andrea Sarti, l’unico che lo capisca. In generale invece Galileo è incompreso perché è fuori norma. La cosa mi è apparsa tanto più chiara poiché ho affrontato questo personaggio subito dopo aver fatto Hamm in Finale di partita di Beckett. D’un tratto, mentre provavo, ho avuto un’illuminazione. Finale di partita all’inizio è una parafrasiparodia del Galileo: Hamm sta al centro della scena e l’idea del centro è fondamentale per Galileo. C’è poi in Beckett il cannocchiale, perno del dramma di Galileo in quanto strumento di verifica della verità scientifica. Per non parlare della cecità: Galileo nella vecchiaia era cieco e Hamm è cieco. Quel che voglio dire è che spesso Beckett e Brecht sono posti agli antipodi, in realtà entrambi, in modo diverso - con la sfiducia nell’uomo Beckett, con la piena fiducia nella storia Brecht - colgono perfettamente il dramma dell’uomo contemporaneo: essere figlio di Galileo, e dunque di un mondo in cui la verità è solo quella geometrica, quella matematicamente dimostrabile, e questo comporta rinunce tragiche. Franco Branciaroli
10
Galileo
e l’Arte del discorso ovvero dell’Eresia della parola a cura di Giulio Ballio, Giulio Giorello, Stefano Moriggi
Guardia: “…E in questa cassetta?” Andrea: “Ci sono libri.” Guardia “…Su aprila” La cassetta viene aperta Guardia: “Quanti ce n’è?” Andrea: “Trentaquattro” Guardia (allo scrivano): “Quanto tempo ci vorrà?” Scrivano: “Tutta roba stampata. Però allora dite addio alla colazione” Guardia (smuove i libri con il piede) “Cosa vuole che ci sia lì dentro! (al cocchiere) Su, porta via” Andrea segue il cocchiere, che porta la cassetta di là dal confine. Appena è passato, infila nella borsa da viaggio il manoscritto di Galileo Primo ragazzo: “E la cassetta è già dall’altra parte”
in collaborazione con
Bertolt Brecht, “Vita di Galileo” “Quel che abbiamo oggi scritto sulla lavagna, domani lo cancelleremo” – così, il Galileo della Vita di Galileo “epicamente” ricostruita da Bertolt Brecht. E il Galileo reale, personaggio storico: “La filosofia medesima non può se non ricever benefizio dalle nostre dispute, perché se i nostri pensieri saranno veri, nuovi acquisti si saranno fatti; se falsi, col ributtargli, maggiormente verranno confermate le prime dottrine”. È a questo spirito critico, tollerante e fallibilista che sono dedicate le giornate che il Piccolo Teatro di Milano riserverà nel prossimo autunno al “maligno pisano” (come lo chiamava un altro grande della letteratura, Carlo Emilio Gadda). Galileo Galiei non è solo il simbolo della rivoluzione copernicana, della lotta per l’autonomia della ricerca, della laicizzazione della scienza e della nascita del metodo matematico-sperimentale: è soprattutto un grande classico in cui noi leggiamo il senso del nostro presente e le aspettative del nostro futuro. La capacità della cosmologia di diventare da mito una scienza controllabile, l’impatto sull’ingegneria di un nuovo sapere basato su ragioni matematiche, l’arte del discorso di cui Galileo era un maestro rappresentano, come già scriveva Leopardi nell’Ottocento, il punto di partenza della maturazione civile degli italiani, ma anche alcuni degli elementi imprescindibili per capire la forza della parola – scientifica e non solo – nella società del Terzo Millennio. E – muovendo da Galileo, vero e proprio figlio d’arte – quale miglior occasione del sessantesimo di un teatro e di una sede come il Museo Diocesano, per far capire che le idee muovono dai “libri stampati” per diventare veri e propri personaggi della grande “commedia” del mondo. Giulio Ballio, Giulio Giorello, Stefano Moriggi 12
Gli incontri al Museo Diocesano in collaborazione con Università degli Studi di Milano e Politecnico di Milano mercoledì 17 ottobre, ore 20.30 sala Arciconfraternita
La luna e la donna: l’altra metà del cielo “luci e ombre” nella vita e nella ricerca di Galileo
con Giulio Giorello, Paolo Rossi antologia di brani letti da Tommaso Minniti mercoledì 24 ottobre, ore 20.30 sala Arciconfraternita
Gli impedimenti della materia scienza moderna e tecnologia tra comprensione e trasformazione del mondo
con Giulio Ballio, Marisa Dalla Chiara, Alfio Quarteroni antologia di brani letti da Andrea Jonasson venerdì 16 novembre, ore 20.30 sala Arciconfraternita
Dalle stelle alla vita l’eredità galileiana dalla meccanica dei cieli alle biotecnologie
con Enrico Bellone, Margherita Hack, Alberto Mantovani antologia di brani letti da Tommaso Minniti mercoledì 28 novembre, ore 20.30 sala Arciconfraternita
Lo scandalo della parola il linguaggio di Galileo tra spiegazione scientifica ed esegesi biblica
con Aldo Giorgio Gargani, Giulio Giorello, Gianni Vattimo antologia di brani letti da Tommaso Minniti Ingresso libero fino ad esaurimento posti Informazioni tel. 02.72.333.332 www.piccoloteatro.org www.museodiocesano.it
Museo Diocesano di Milano Corso di Porta Ticinese, 95 - tel. 02.89420019 da Piazza Duomo: MM1-MM3, con il tram 3; con i tram 9, 29, 30 che portano in Piazza XXIV Maggio; da Sant’Ambrogio MM2 con l’autobus 94, scendere all’ultima fermata di Via De Amicis
L’autonobile. la Scienza aTeatro
MARTINELLI
il Progetto Galileo NADLER LARIMER
Il Piccolo Teatro di Milano e la Fondazione Silvio Tronchetti Provera hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo del teatro scientifico a Milano. L’obiettivo dell’accordo è valorizzare il profondo legame tra Scienza e Teatro, utilizzando gli strumenti e i linguaggi della rappresentazione teatrale per avvicinare i giovani allo studio delle discipline scientifiche. La prima tappa della collaborazione è rappresentata dal Progetto Galileo. Geniale figura di ricercatore, studioso, inventore, Galileo incarna in modo emblematico il trait d’union che accomuna il Piccolo Teatro e la Fondazione Silvio Tronchetti Provera: l’impegno a favore della ricerca e dell’innovazione. Il Teatro, commenta Marco Tronchetti Provera, Presidente della Fondazione Silvio Tronchetti Provera, può rappresentare un ponte tra le discipline umanistiche e quelle scientifiche e dare quindi un contributo determinante alla diffusione della scienza, soprattutto tra le giovani generazioni. Per questa ragione, parallelamente alle tradizionali attività di finanziamento di progetti di ricerca, borse di studio, convegni e pubblicazioni, la Fondazione ha deciso di sostenere lo sviluppo del teatro scientifico attraverso la collaborazione con una delle principali istituzioni teatrali italiane e internazionali. Il Progetto Galileo è solo il primo tassello di un’alleanza che punta a fare di Milano una delle capitali europee del teatro scientifico. Il Progetto nasce alla vigilia della rappresentazione a Milano di Vita di Galileo di Brecht in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 23 ottobre all’11 novembre, interpretato da Franco Branciaroli e messo in scena da Antonio Calenda, e di una serie di incontri organizzati dal nostro teatro sulla figura e l’opera di Galileo, spiega Sergio Escobar, direttore del Piccolo. Etica e potere politico, ricerca scientifica e responsabilità civile sono le attualissime tematiche sulle quali saranno chiamati a riflettere soprattutto i giovani. Perché Galileo non è soltanto il simbolo della rivoluzione copernicana: è soprattutto un grande classico attraverso il quale leggiamo il senso del nostro presente e le aspettative del nostro futuro. Nell’ambito del Progetto Galileo, il prossimo 7 novembre, la Fondazione Silvio Tronchetti Provera e il Piccolo Teatro offriranno agli studenti delle scuole secondarie milanesi (inclusi molti giovani coinvolti nel Progetto Scienza under 18) la visione dello spettacolo Vita di Galileo di Bertolt Brecht coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e dal Teatro de Gli Incamminati. Nel corso della giornata per gli studenti del 7 novembre, inoltre, la Fondazione Silvio Tronchetti Provera e il Piccolo Teatro hanno organizzato un concorso dal titolo Performing Galileo. Protagonisti dell’iniziativa saranno i giovani studenti, ai quali sarà chiesto di descrivere le loro sensazioni sull’opera teatrale e “raccontarla” attraverso le nuove tecnologie multimediali. Il risultato di questo esperimento, unico nel suo genere in Italia, sarà una sorta di spettacolo “interattivo”. I migliori lavori (video, foto, chat, testi, audio, blog, eccetera) saranno premiati e pubblicati sui siti Internet del Piccolo Teatro e della Fondazione Silvio Tronchetti Provera.
Consumo combinato (litri x 100 Km) 11,4. Emissioni CO2 (g/Km) 273.
Kia Opirus. www.opirus.it
Kia Motors Italia SpA. Una Società del Gruppo “Koelliker SpA”.
Non seguite la moda, guidatela.
eidos la forza delle idee - grph
“L’anima di Anima, interpretata dal fotoartista Maurizio Galimberti.”
diamo valore al Tempo, con la forza della Semplicità. Quando i Fondi di Investimento sono facili da capire, hai tutto da guadagnare. ANIMA SGR via Brera 18, 20121 Milano Numero Verde 800.255783 www.fondianima.it Avvertenze: prima dell’adesione leggere il Prospetto Informativo, disponibile presso la sede della Società, i Collocatori e su www.fondianima.it
Oltre i comuni fondi