MALI 19 Inserto Bollettino Parrocchiale di Villar Perosa - Marzo/Aprile 2010
Esperienza missionaria del gruppo “Cuore Aperto”
Koutiala 7 gennaio - 5 febbraio 2010
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SPECIALE MALI È stata la diciannovesima volta che i volontari dell ‘Associazione “Cuore Aperto Onlus” di Villar Perosa si sono recati in Mali (Africa) per portare il loro aiuto alle popolazioni, eppure ogni volta è sempre un’emozione nuova. “Cuore Aperto” non è soltanto un modo di dire o una sensazione ma è anche un modo di vivere e 19 anni consecutivi sono una tappa importante che solo un impegno costante può condurre a dei risultati così signifi cativi. Ma il cammino è ancora lungo. Il Mali è un paese che scombussola l’anima di chi va a visitarlo. Gli uomini e le donne, i bambini che ci vivono ogni giorno vincono col sorriso la battaglia per la vita. Ci fanno godere di un’ospitalità e di un accoglienza al di sopra delle nostre abitudini e di ogni nostra aspettativa. E non hanno niente ma la loro “casa”, (quando c’è) diventa la nostra “casa”. Si vive seguendo i ritmi scanditi dal sole, il caldo allucinante ma secco che ti permette di lavorare
anche stando fuori. Abbiamo capito e condiviso quel sorriso allegro, rassegnato, ironico, luminoso, curioso, schivo, forse mai triste, che il popolo maliano ha sempre stampato in faccia, che racconta il loro modo di vivere essenziale, lontano anni luce dal nostro modo di vivere, sovente stressante e della nostra quotidianità fatta soprattutto di molte banalità a confronto del loro modo di vivere. Nonostante l’estrema povertà il Mali è il Paese del sorriso. Questo viaggio in terra d’Africa ha lasciato in tutti un segno indelebile. Non solo un nostalgico o romantico ‘mal d’Africa’ per la bellezza selvaggia di quelle terre, ma anche e soprattutto un certo disappunto per aver visto coi nostri occhi e impresso nella nostra mente numerose immagini di una condizione di vita povera e disagiata, in cui vivono milioni di persone. E quindi un senso di profonda ingiustizia, se paragonata allo stile di vita in cui siamo abituati a vivere, circondati da mille cose a volte inutili e dallo spreco di risorse preziose.
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3 ci hanno fatto. Ci hanno regalato la gioia, la consapevolezza di non sprecare mai più nessun momento della nostra vita e di capire quanto siamo fortunati noi, nella nostra quotidianità, ad avere una casa “vera” e non fatta di fango e paglia, di avere l’acqua in ogni momento che la desideriamo, di mangiare quando ne abbiamo voglia.
Abbiamo visto molta povertà materiale ma anche molta ricchezza spirituale. Nei numerosi sorrisi di bimbi e adulti che abbiamo incontrato, abbiamo potuto notare la serenità e l’armonia di una vita semplice, anche se piena di stenti e di fame non saziata. Gli occhi dei bambini trasmettevano una grandissima gioia di vivere malgrado i loro vestitini fossero stracciati, i loro piedini quasi sempre privi di scarpe e i loro ventri desiderosi di cibo. Per molti la sopravvivenza comporta una continua lotta quotidiana. Il centro nutrizionale, il dispensario, l’asilo ... ogni momento vissuto in mezzo ai maliani era ricco di emozioni. Quanto è meraviglioso aprirsi agli altri per ricevere? Si dice che c’è più gioia nel dare che nel ricevere ... ma di sicuro abbiamo ricevuto di più di quello che abbiamo dato. È stato tanto grande il dono che
All’inizio di gennaio ci siamo finalmente recati in Mali. A Koutiala, (paese dove vi è la missione delle Suore del Santo Natale, punto di riferimento dei volontari), e nei villaggi limitrofi, c’è veramente molto da fare. Quest’anno, oltre a lavori di varia natura, è stata effettuata una perforazione per cercare l’acqua e per poter così costruire un pozzo. L’acqua è stata effettivamente trovata e ogni giorno ci si recava a Sanzana (80 km da Koutiala) per eseguire i lavori della costruzione del pozzo. Chi rimaneva alla missione invece svolgeva altre mansioni, sempre per cercare di migliorare almeno un pochino le condizioni di vita degli abitanti del villaggio. Forti emozioni per chi non era mai stato in un paese così ricco di colori, di gente che cammina scalza per strada, di bancarelle ovunque per cercare di vendere poco o niente. I bambini sono la prima cosa da cui si è colpiti… i loro occhi parlano da soli e anche se la loro lingua, il bambarà, è impossibile da comprendere, ci si capisce perfettamente a gesti e soprattutto basta un sorriso per essere circondati. Toccavano i “Baboo” che vuol dire “uomini bianchi” e per loro è una cosa talmente strana che si divertono solo a star vicino a loro.
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All’arrivo nella capitale, Bamako, abbiamo fatto visita all’Unione Ciechi. La struttura ospita una settantina di ragazzi e una sessantina di ragazzine non vedenti. Abbiamo portato loro del materiale didattico, quali lavagnette in braille donate dall’Unione Italiana Ciechi di Brescia. Tanto era l’entusiasmo di questi scolari che ci pareva di aver donato loro la luna…
A Koutiala invece, tra le varie cose, abbiamo fatto visita alle carceri .. uomini (e nessuna donna in questo periodo), magari in prigione da anni attendevano la visita degli italiani per fare le loro richieste di “Kadò” che vuol dire “dono”. Chi ha chiesto delle sigarette, chi una coperta, chi una radiolina o un orologio. Purtroppo non ci sono sufficienti letti per tutti quindi durante la notte si fanno i cambi per poter dormire. Chi è sveglio rimane in piedi ad aspettare il proprio turno. Durante il mese trascorso in Mali
è stata anche celebrata la festa per i 50 anni della parrocchia di Koutiala. Erano presenti molte autorità del luogo e a concelebrare il rito vi erano una trentina (o forse di più!) di sacerdoti provenienti da ogni parte del mondo. Anche il nostro parroco, Don Franco Gallea, ha concelebrato l’eucarestia. Diverse etnie erano presenti e con canti e balli hanno animato la celebrazione eucaristica durata circa 4 ore e presieduta dal Vescovo di Koutiala. Una festa importante per la città, preparata e curata nei minimi dettagli con soddisfacente risultato.
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Quest’anno l’obiettivo principale è stato quello di trovare l’acqua al fine di evitare agli abitanti di percorrere molti km a piedi attraverso i villaggi della zona di Sanzanà. E così è stato. Una perforazione meccanica di oltre 80 metri ha permesso di trovare questo bene prezioso e di poter così realizzare un pozzo. Sanzana è una regione del Mali presso cui si trova la Chiesa gestita
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da Don Edoardo, religioso locale, che potrà da adesso essere centro di riferimento per i villaggi vicini, i cui abitanti non saranno così costretti a percorrere decine di chilometri a piedi per attingere da altri pozzi più lontani per poter bere e cucinare. E finalmente l’acqua è stata trovata ed è stata installata la pompa con grande soddisfazione e gioia di tutti quanti.
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Trasfusioni di sangue, flebo, antibiotici, medicinali e bendaggi hanno contribuito a migliorare le sue condizioni di vita. Si pensa ad un trasferimento in Italia in un centro specializzato di Padova per poterlo operare chirurgicamente alla cute, danneggiata al circa 90%. Ringraziamo l’Associazione “Gli Amici del Po” di Villafranca Piemonte, le varie farmacie locali per la fornitura delle medicine e tutte le persone che hanno contribuito con offerte, medicinali e donazioni varie.
Daouda, il bambino di 7 anni morsicato dal serpente per il quale avevamo lanciato una richiesta per raccogliere medicinali, vive al Dispensario Cattolico di Koutiala e grazie alla generosità dei molti pinerolesi che hanno accolto il nostro appello, si è potuto curarlo e a riuscire, almeno in parte, ad alleviargli il dolore. Le giornate passavano veloci tra un lavoro e l’altro e la temperatura media era di circa 40 gradi. Momenti intensi che fanno riflettere su un mondo e uno stile di vita completamente diverso dal nostro. La povertà è parte integrante dei maliani, ma nonostante questo la gente che cammina per strada ha sempre un sorriso sulle labbra e un saluto per tutti. Si parte con l’idea di poter insegnare qualcosa e invece si torna con l’aver imparato molto …
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Abbiamo fatto visita a diversi villaggi vicino alla città, con case fatte di fango e paglia, dove la povertà regna assoluta. Suor Francisca, insieme ad un’infermiera del Dispensario Cattolico, si occupa per due volte alla settimana di seguire e insegnare alle donne del villaggio, seguendo le linee guida dell’OMS (organizzazione mondiale della sanità) a prevenire la malnutrizione dei loro figli.
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I bambini vengono pesati e viene misurata l ‘altezza per verificare il loro stato di salute. Se dalla tabella risulta un segnale di malnutrizione viene donato loro della farina di misola (composto di miglio di soia e di arachidi), prodotto locale per i bimbi dai 6 ai 24 mesi. Se invece il bambino è a rischio di vita viene preso in carico e portato direttamente all’ospedale di Koutiala.
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e il capo del villaggio dona ospitalità e cortesia a chi passa a salutarlo. Il problema della povertà affligge il grande polmone di sabbia del nostro mondo: l’Africa e tutti gli altri paesi che insieme a questo hanno l’appellativo di «paese del terzo mondo».
Il villaggio è molto ampio e 300 sono i suoi abitanti. Gente poverissima che vive in condizioni spaventosissime. Eppure, nonostante questo, cercano di coltivare un po’ di cotone, hanno galline e polli, qualche pecora o talvolta qualche bue. Tirano avanti nel loro mondo, i bambini si divertono con il copertone di una ruota o con qualche sassolino
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Il laboratorio di falegnameria funziona, pur con i suoi problemi, ma la volontà di imparare un mestiere non manca e chi ci lavora è volenteroso e i risultati ottenuti sono di ottima fattura. Siamo andati a visitare la città di Djennè (un giorno di pausa ci vuole!!) con le case dal color della terra. La grande moschea di fango è sicuramente il fulcro, l’elemento che attira il visitatore. Un'armonia perfetta che impone la sua presenza. Mopti, grande paese prima di andare a Djenne invece è il cardine di tutto il turismo in Mali. È il portone d’accesso per salire alla mitica cittadina di Timbuctu, saltare su una piroga e andare in
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giro gironzolando per il Niger. Grande porto fluviale e viene chiamata la “Venezia” del Mali o la “Venezia africana” perché è stata costruita su 3 isolotti collegati da dighe. Il porto è il cuore palpitante della città, il centro di ogni attività, un girone di etnie e mercanzie. Il fiume Niger è una vera benedizione per l’agricoltura, la fauna, la gente che si lava e tutto può lavare.
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L’ultimo martedì prima di ripartire ci siamo è recati nel villaggio di Dioumatene a far visita alla popolazione a cui era stata donata dalla Croce Verde di Porte un’ambulanza. L’accoglienza è stata a dir poco spettacolare. Un popolo in festa con
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musica, banchetti, il sindaco, le autorità e tutti i bambini in fila per accogliere il nostro arrivo. Un’ambulanza in un paese così vasto è essenziale per il trasporto dei
11 malati. Per fare un paragone facile ci facciamo aiutare dalla fotografia di fondo pagina. A sinistra vediamo quella che è una "motoambulanza" usata normalmente da quelle parti e a destra ... l'ambulanza arrivata dall'Italia "perché non era più a norma"!! Per questo diamo un grazie particolare alla Croce Verde di Porte per il preziosissimo dono!
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Non sono mancati i momenti di svago: abbiamo organizzato un torneo di calcio in piena regola a cui hanno partecipato i ragazzi seguiti dai professori, che si è concluso con la consegna di medaglie e altri premi per la gioia di tutti!
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Abbiamo conosciuto anche la realtà di Diakaridia Sanogo, bambino di 9 anni purtroppo affetto da una grande patologia: un tumore al collo. Viveva a Diakaridia e la storia della malattia risale dall’età di due anni con un piccolo “bottone” che era apparso sul collo che si è evoluto in fretta. All’età di quattro anni il padre ha deciso di portarlo a Bamako, nella capitale, all’ospedale. È stato operato con un operazione delicatissima. Tornato a casa (il soggiorno a Bamako è troppo costoso!) è rimasto sotto trattamento e nel dicembre dell’anno scorso è stato portato al Dispensario cattolico di Koutiala. Il tumore è visibilissimo dal lato sinistro del collo. Dovrebbe fare un ciclo di chemioterapia ma il costo è molto elevato, soprattutto per i viaggi fino all’ospedale della capitale. Sollecitiamo tutti coloro che vogliono aiutare questo bambino … per informazioni chiedere a Don Franco …
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Poi è giunto il momento di partire, di salutare tutti i bambini che per strada ti urlavano “Baboo”, di salutare gli amici conosciuti in questo mese e le gentili suore, Suor Francisca, Suor Marcelline e Suor Franca che ci hanno ospitato.
Siamo stati con la gente, insieme a loro abbiamo cercato di comunicare, con i bambini ci siamo seduti accanto e senza dire una parola ci tenevano la mano. A loro è bastato così, ti guardavano, ti sorridevano e quel momento passava sereno. Siamo tornati ma questa esperienza non rimane fine a se stessa. Ognuno di noi ha imparato qualcosa di grande che servirà nella propria
quotidianità a trasmettere quei valori spesso persi “per strada” ma che sono l’essenzialità della vita. Il viaggio non è finito dentro di noi. È appena iniziato un modo nuovo di vedere e vivere le cose della nostra quotidianità. Ancora pare di sentire i profumi e gli odori appena lasciati e di vedere i bimbi scalzi che corrono dietro ai pullmini con la speranza che qualcuno gli lanci dal finestrino un qualsiasi dono, anche solo una caramella. Grande è l’emozione che ci ha lasciato quella terra regalandoci momenti unici e indimenticabili e se mi faccio trasportare dalle sensazioni, dalle mille immagini che scorrono vedo immediatamente i volti dei bambini. I loro occhioni e i loro sorrisi ci hanno accompagnato ogni giorno nel nostro lavoro, nei momenti difficili e in quelli sereni.
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Siamo partiti per andare a lavorare ma le forti emozioni ci hanno completamente travolto, non solo per i momenti di gioia ma anche perché abbiamo imparato a conoscerci ancora di più, ad accettare gli altri, il gruppo, e anche i momenti di rabbia sono serviti tantissimo. Una rabbia nell’impossibilità di non riuscire a fare di più per queste persone che - lo ripetiamo ancora una volta - vivono nella più assoluta
povertà. Non hanno davvero niente eppure vanno avanti, cercano di arrangiarsi, di vivere ogni giorno il più serenamente possibile. Questo loro vivere ci ha dato la forza, l’energia e la fantasia di voler camminare sul sentiero dell’amore. Arrivare, conoscere, amare, cercare di non giudicare, accettare, osservare. Queste emozioni è stato capace di suscitare in noi il Mali e la popolazione maliana. Penso alle migliaia di persone per strada, alla lotta per la sopravvivenza che ho visto con i miei occhi. Ma stare a contatto con loro, vivere con loro ti fa capire molte cose. E capire è sempre il primo passo per fare qualcosa. Le loro “capanne” erano sempre aperte per ospitarci e un saluto cordiale non mancava mai. È stata un esperienza unica e indimenticabile. I volontari e compagni di viaggio in questo “Mali 19”: Don Franco, Maria Luisa, Iris, Piero, Marcello, Daniele, Jacopo, Dario, Nino, Cristina e Antonella. Il Gruppo Cuore Aperto ringrazia tutti coloro che credono e sostengono questo progetto in Africa. Piccoli tra i piccoli ma con un grande cuore. • • • Il “Cuore Aperto” è pronto a continuare la sua opera qui in Italia con la raccolta di vestiti (con l’occasione ringraziamo l’Oratorio di San Domenico di Pinerolo per la donazione di numerosi pacchi di vestiario) per materiale da inviare tramite container. Per le adozioni a distanza e per chiunque voglia intraprendere questo cammino di gioia ci si può rivolgere per informazioni allo 0121.51042.
KOUTIALA: 7 gennaio - 5 febbraio 2010
Maria Luisa, Iris, Cristina, Antonella, Dario, Jacopo, Marcello, Nino, Daniele, Piero, don Franco
Supplemento n. 1 al Bollettino Parrocchiale n. 2/2010 - A norma art. 2 del Concordato Stampa: Fonderia Gutenberg di Enrico Berardo - Piazza Centenario, 15 - Villar Perosa e-mail:
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I partecipanti a MALI 19