AMORE DI DIO E RELAZIONI UMANE Nella Dei Verbum leggiamo: Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, fatto verbo, fatto carne nella Spirito Santo, hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Dio, invisibile nel suo amore immenso, parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con lui. La rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi tra loro in modo che le opere compiute da Dio nella storia della salvezza manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto.
Dio nella rivelazione ci comunica chi è e cosa pensa per instaurare con l’uomo una relazione. La conoscenza di Dio produce amicizia e comunione Con riferimento alle modalità della rivelazione possiamo dire che nella bibbia Dio usa eventi e parole tra loro intrinsecamente legate, perché l’evento senza le parole è ambiguo e soggetto ad interpretazioni le più varie e le parole senza l’evento non hanno la stessa portata. Dalla connessione tra eventi e parole emerge il significato. Dio usa il suo linguaggio comunicativo come rivelazione del significato degli eventi. La parola di Dio descrive l’azione di Dio nella storia, ponendolo come protagonista degli eventi ed è anche rivelazione sulla storia perché dà luce agli eventi che accadono. La Scrittura è quindi narrazione della esperienza salvifica ed in particolare il nuovo testamento contiene le esperienze salvifiche compiute con Gesù Cristo dai primi discepoli, realizzate alla luce e nella vita di fede e quindi interpretate, vissute e confessate. Il nuovo testamento è una testimonianza di fede delle esperienze vissute. La buona notizia non ci dice “è successo questo” ma “come Gesù Cristo così anche noi, ogni uomo è amato da Dio che dona per amore la sua vita per l’altro”. Per capire quanto sto dicendo possiamo leggere insieme Gv 3,16 “Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna”. I questi versetti credo si possa dire che c’è tutta la rivelazione di Dio e la rivelazione dell’uomo e quindi vale la pena di approfondire il testo sottolineando che dobbiamo leggerli come rivolti a ciascuno di noi e cioè leggendo “…..affinché Maria Teresa creda in lui …..”. Sono parole rivolte a Nicodemo che di notte va a trovare Gesù timoroso di manifestare in modo esplicito il suo interesse per lui. Chi di noi non è un po’ così? Siamo interessati ma ci teniamo a distanza di sicurezza. Il fatto storico della venuta di Gesù di Nazaret (evento) è interpretato dalle parole che gli danno il preciso significato di essere la manifestazione più grande dell’amore di Dio per l’uomo. L’Evento-Parola ispirata del Padre, vivente e scritta, che a sua volta ispira e, in virtù dello Spirito Santo, rende valido ed efficace il dinamismo interno di tutte le tappe che si succedono dalla prima creazione alla gloria escatologica, è Gesù il natzoreo (= davidico), il Figlio incarnato, fatto dal Padre Cristo (Messia) glorioso e Signore mediante la sua risurrezione dai morti (Rom. 1, 1-4). Il mistero della sua trasfigurazione gloriosa, operata attraverso la sua Pasqua di morte e di risurrezione, unifica e dirige l’esistenza di tutti gli esseri e di tutte le realtà dell’universo nel tempo e nell’eternità.
E’ lui, l’ebreo, il figlio di Maria e d’Israele, che nella realtà della sua persona vivifica e promuove la creazione. E’ lui che in sé la storicizza e, nella perfetta continuità tra il suo corpo terreno e il suo corpo glorioso, promuove e assicura per l’eternità la permanenza e la validità della storia nella gloria celeste. E’ lui che garantisce l’identità e l’unità dinamica tra le varie tappe della prima e quelle dell’ultima alleanza, non attraverso un semplice processo di evoluzione trasformistica, ma attraverso una trasfigurazione (metamorphòsis) guidata dal Padre come assunzione (analèmpsis) dell’umanità dalla terra al cielo.
L’amore di Dio non è solo quindi sentimento ma è un dono, è un agire per l’altro. L’amore di Dio vuole dire darsi, dare se stesso. Per dare se stessi occorre amare molto. Gesù non è stato prestato non è una meteora, ma è stato donato per sempre, consegnato alla umanità. Era necessario che Dio si donasse perché l’uomo da solo non l’avrebbe trovato e non avrebbe trovato neppure se stesso. Attraverso l’atto di amore che è la morte di Gesù incontriamo il Dio della vita. La morte di Gesù è motivo di salvezza perché espressione dell’amore di Dio. Dio si è impegnato in un amore irreversibile con la morte di Gesù. La morte diventa l’ultimo atto della vita come dono di se stesso. Dio non è un principio astratto ma è Gesù crocifisso. La morte di Gesù è atto d’amore che ristabilisce l’alleanza. L’oggetto dell’amore di Dio è il mondo tutto senza distinzioni, è quindi amore folle, scandaloso, incomprensibile. La gente dell’epoca è scandalizzata:“Costui accoglie i peccatori e mangia con loro” (Lc 15, 1-2) Gesù nella sua predicazione e più ancora nella sua attività trasmette agli uomini che incontra l’incomprensibile bontà di Dio, offre il perdono gratuito di Dio. L’amicizia e la commensalità con i peccatori è una nota caratteristica del suo comportamento. Egli accoglie i peccatori e mangia con loro, e ciò è un segno profetico del perdono del peccato da lui gratuitamente offerto. Gesù avvicinandosi ai peccatori e mangiando con loro offre il perdono gratuito di Dio e non chiede nulla, neppure la conversione. Il peccatore è per definizione l’uomo senza relazioni, chiuso nel suo isolamento infermale, nel suo egoismo radicale, incatenato al suo passato. Gesù prende la iniziativa e gli offre una relazione di amicizia gratuita. Gesù non chiede non dice al peccatore: Io vengo a te, a patto che tu ti converta e ti penta del tuo peccato. Gesù non pone nessuna condizione al peccatore. Il peccatore, sentendosi accolto e amato da Gesù per quello che è, si apre alla relazione con Lui, si apre ad un rapporto interpersonale, esce dal suo isolamento infernale. E’ proprio questo che fonda la possibilità di una conversione. E’ la relazione di amicizia offerta gratuitamente da Gesù che fonda la possibilità di una conversione e non viceversa. Quando noi pensiamo alla vicinanza di Gesù ai peccatori, ci immaginiamo un Gesù che va verso i peccatori che sono già in cammino di conversione. Ma Gesù va verso i peccatori ancora chiusi nel loro peccato. Gesù diventa amico di chi resta ancora peccatore (Vedi Rom 5,6-11). E oggi come sarebbe stato letto il comportamento di Gesù? Dio ama a prescindere ed è la potenza del suo amore che rende bello ciò che è brutto, rende giusti gli empi, santi i peccatori. Il mondo è bello perché è amato, ognuno di noi è bello perché è amato. Perché il mondo diventi bello e amabile bisogna
togliere il male senza togliere il malvagio vincere il male con il bene vincere il peccato con la santità vincere la violenza con la non violenza vincere l’odio con l’amore vincere la guerra con la pace. E quindi l’amore di Dio crea soffrendo e soffre creando per far si che nasca l’uomo nuovo che è l’uomo amato che diventa amante e diventato amante entra nella vita perché l’amore è la vita e l’assenza di amore è la morte. Vedi 1 Gv 3,14-15: “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna.” Ed è necessaria la fede perché le cose di Dio sono nascoste e solo attraverso la fede possiamo arrivare a comprenderle e riceverle La fede è la finestra attraverso la quale la luce del sole entra nella stanza. E se questo è vero allora la scoperta dell’amore di Dio non può non comportare l’amore per gli altri e Gesù stesso ci dà un esempio grandissimo anche prima della sua passione e morte in croce. Gv 13 1 Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, 4 si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. 5 Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. 6 Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» 7 Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». 8 Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». 9 E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è purificato tutto quanto; e voi siete purificati, ma non tutti». 11 Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete netti».12 Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. 17 Se sapete queste cose, siete beati se le fate. E’ l’ultima teofania dell’amore di Dio: Gesù ama i suoi sino alla fine lavando loro i piedi. Chi lo vede, vede colui che lo ha mandato, vede il Padre che ama l’uomo sino alla fine con lo stesso amore con cui il Figlio fatto uomo ha lavato i piedi ai discepoli. Quando realizza che è giunta la sua ora Gesù con una sua libera iniziativa si alza da tavola e depone le vesti e lava i piedi. Sono tre azioni alzarsi, deporre le vesti e lavare i piedi che corrispondono alle azioni di Gesù nella istituzione della Eucaristia nei Vangeli sinottici dove Gesù prende il pane, lo spezza e lo dà.. Deporre le vesti vuol dire dare la vita e infatti sul Calvario Gesù verrà spogliato della sua tunica. Gesù dà la vita per il servizio fraterno come spezza il pane e lo dà ai discepoli da mangiare. E la frase detta a Simon Pietro è molto forte “se non ti lavo i piedi non avrai posto con me” vuol dire che c’è la possibilità di perdersi se uno non si fa lavare i piedi. Siamo di fronte ad un Dio che lava i piedi e che non condanna nessuno. E’ un Dio che è solo amore ed è un amore decisivo per cui chi lo rifiuta entra nelle tenebre.
Bisogna avere il coraggio di farsi mare e di credere che Dio ci ama ed interpretare la nostra vita, la nostra storia come una storia di amore di Dio per noi E possiamo leggere Rm 8, 31-38 31 Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34 Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35 Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. 37 Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38 Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39 né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. Non si può rispondere all’amore di Dio se non facendoci amare. Non si può capire quanto Dio ci ama se noi stessi non siamo degli innamorati.. Solo così potremo riuscire nella vita a capire cosa vuol dire amare gli altri di un amore gratuito ed illimitato Bisogna togliersi dalla mente che Dio sia la causa di tutto ciò che facciamo noi. Noi facciamo la nostra strada e ne portiamo la responsabilità. Ognuno di noi fa il suo gioco nella vita e questo gioco lo fa mettendo in opera le sue facoltà: intelligenza, memoria, esperienza sociologica e psicologica. Normalmente si dovrebbe cercare di fare un gioco pulito, ordinato, che abbia un senso. Ci proponiamo dei fini da raggiungere, dei mezzi da operare, ma noi abbiamo la responsabilità del nostro gioco. La nostra vita è il nostro gioco. “Fate il vostro gioco, signori!”. Il Signore fa il suo gioco. Noi parleremo soprattutto di questo gioco di Dio: il gioco che Dio fa mettendoci al mondo e conducendo il mondo verso un fine che egli ci propone. E’ lui che “guida”, dirige, ma siamo noi che camminiamo. Lui ci comunica, ci rivela qual è il suo gioco. Questa è la rivelazione cristiana. Ma non ci forza a farlo. Ce lo propone perché noi ne teniamo conto facendo il nostro gioco. E ce lo propone attraverso quella che noi chiamiamo la rivelazione biblica, la parola di Dio che si mescola alle nostre parole e ne viene fuori una certa miscela in cui dobbiamo muoverci, essendo consapevoli di qual è il gioco di Dio ed essendo consapevoli di qual è il nostro gioco, ma mantenendo distinte le due responsabilità. Per cui stiamo attenti ad attribuire al Signore tutto quello che facciamo noi. C’è una religiosità popolare ambigua per cui noi facciamo le cose e poi le attribuiamo al Signore. Il Signore ci ha mandato, ci ha fatto fare… ecc. bisogna vedere se è proprio vero. Lui è capace di fare assolutamente il suo gioco in qualunque gioco che facciamo noi, mantenendo la sua responsabilità e lasciando a noi la nostra. Il fiume Giordano che nasce sull’Ermon, sbocca sul lago di Galilea, sempre sotto il livello del mare, fino al mar Morto che è a 400 metri sul livello del mare. Questa spaccatura siro-africana, che arriva fino al Kenya è una realtà unica su tutta la terra. Il Giordano, in linea d’aria è di 100 km, ma il suo corso è lungo 300 km., perché fa parecchi tornanti. In questa discesa verso la valle (il suo nome significa “discendente”, perché discende dai 2000 metri del monte Ermon). Al mar Morto arriva l’acqua del Giordano, sotto il monte Nebo. L’amore di Dio è come il Giordano, all’inizio limpidissimo, arriva a fatica al mar Morto, ma arriva. Dio è capace di portare al suo termine il suo amore, incrociando i nostri giochi, che possono ostacolare / deviare il suo amore, ma lui accetta tutti i condizionamenti che possiamo imporre alla sua volontà, alla sua parola, al suo amore, ma fa il suo corso, arriva. Non arriva come se fosse solo, perché allora arriverebbe subito, ma vuole mettere in campo tutte le nostre libertà, che noi gestiamo facendo i nostri giochi. Lui è capace di passare
dentro la nostra libertà. Questo lo può fare solo Dio. Non c’è nessuna libertà umana che possa attraversare la mia libertà se io non voglio. Dio è capace invece di portare a termine il suo amore, segnato dalla nostra cooperazione o non-cooperazione. Il peccato prende la forma di una rivolta a Dio, di una rottura tra gli uomini e di una rottura tra gli uomini e la terra. Nella Genesi, nei primi undici capitoli, ci sono tre peccati fondamentali, di cui si racconta l’origine. Che cos’è il mio peccato? Come si è originato? Si ritrova in una di queste tre piste. C’è il peccato di Gen. 3, il peccato del giardino come disobbedienza a Dio, c’è il peccato di Caino in Gen. 4, il fratello contro il fratello, poi c’è il peccato della torre di Babele, il peccato degli uomini nei confronti della tecnica, dei mattoni: una tecnica nuova nel fare i mattoni dà ebbrezza all’uomo e fa scaturire un peccato collettivo dell’umanità. Dio non ha inteso il peccato, ma non se n’è fatto scoraggiare, non se ne fa scoraggiare. Il peccato rovina la creazione di Dio, in parte, deturpa il mondo, ma il Signore passa anche attraverso questo. E che cosa fa il Signore al di là del peccato? Manda avanti la creazione. Continua a mandare avanti la creazione, non tornando indietro (questo è molto importante per capire il cammino spirituale). Dio tiene conto della storia. Ma Dio non torna indietro negli anni. La storia è storia. Nella tradizione giudaico cristiana emerge proprio l’idea della storia. Altre tradizioni hanno conservato il ritmo della natura, ma non questa idea di storia. Il ritmo della natura non è quello della storia umana. La storia ci viene proprio dalla rivelazione biblica. La bibbia ha diffuso nel mondo (fino ad un certo punto, perché alcuni popoli non ce l’hanno) l’idea della storia.
A questo punto vorrei proporvi alcuni testi da leggere ed approfondire alla luce di quanto abbiamo detto per vedere cosa ci dicono oggi nella nostra vita e nelle nostre relazioni, Vi propongo quattro contesti con testi del primo e del nuovo testamento. La relazione sponsale Cantico 8,1-4 1 Oh se tu fossi un mio fratello, allattato al seno di mia madre! Trovandoti fuori ti potrei baciare e nessuno potrebbe disprezzarmi. 2 Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; m'insegneresti l'arte dell'amore. Ti farei bere vino aromatico, del succo del mio melograno. 3 La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. 4 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché non lo voglia.
Marco 10,1-12 1 Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. 2 E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». 3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». 5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. 8 Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9 L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». 10 Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11 «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; 12 se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Le relazioni parentali e familiari Tobia 4,3-20 3 Chiamò il figlio e gli disse: «Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa' ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. 4 Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba. 5 Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia. 6 Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia. 7 Dei tuoi beni fa' elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. 8 La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da' molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. 9 Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, 10 poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. 11 Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo. 12 Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra. 13 Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame. 14 Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. 15 Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non
avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza. 16 Da' il tuo pane a chi ha fame e fa' parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da' in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l'elemosina. 17 Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. 18 Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. 19 In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore. 20 Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. 21 Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo».
Luca 2,41-51 41 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero le sue parole. 51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
Marco 10,28-31 28 Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30 che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. 31 E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».
La amicizia Siracide 6,5-17 5 Una bocca amabile moltiplica gli amici, un linguaggio gentile attira i saluti. 6 Siano in molti coloro che vivono in pace con te, ma i tuoi consiglieri uno su mille. 7 Se intendi farti un amico, mettilo alla prova; e non fidarti subito di lui. 8 C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 9 C'è anche l'amico che si cambia in nemico e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi. 10 C'è l'amico compagno a tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 11 Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso, e parlerà liberamente con i tuoi familiari. 12 Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e dalla tua presenza si nasconderà. 13 Tieniti lontano dai tuoi nemici, e dai tuoi amici guàrdati. 14 Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. 15 Per un amico fedele, non c'è prezzo, non c'è peso per il suo valore.
16 Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore. 17 Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia, perché come uno è, così sarà il suo amico.
Giovanni 15,13-15 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
Le relazioni comunitarie Levitico 19,17-18 17 Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui. 18 Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.
Levitico 19,9-10 9 Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; 10 quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio.
Marco 10,41-45 41 All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamandoli a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Atti 4,32 La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.