Anno LVII - n. 3/2010
Fiamma che arde
Fiamma che arde Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri
Anno LVII N. 3/2010 Sped. in abb. post. Distribuzione gratuita. La rivista non ha quota di abbonamento ma è sostenuta dalle offerte dei lettori. Direttore responsabile Don Giuseppe Tuninetti Redattori Sr. M. Gaetana Galbusera Don Giuseppe Colombero Sr. M. Elisa Crippa Viale Catone, 29 - 10131 TORINO Tel 011/6608968 – Fax 011/6608969 E-mail:
[email protected] In copertina: Maria, madre di Gesù. Atelier Centro Aletti – Comunità Emmanuel (Le). Con approvazione ecclesiastica. Autorizzazione Tribunale di Torino n. 865 - 9/12/1953. Stampa ALZANI Tipografia s.a.s Pinerolo – Tel 0121.322657 E-mail:
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Il presente numero è stato consegnato alle Poste Italiane di Torino il 16 settembre 2010.
Cari amici (La Redazione) pag 3 Maria: mistero di grazia, miracolo di amore (Can. Ettore Ghiano)
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Il diacono permanente: una novità del Vaticano? (Don Giuseppe Tuninetti)
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Mia figlia si è fatto il piercing (Giuseppe Colombero) Eventi di Congregazione (La Redazione) 3/La testimonianza suscita vocazioni (Sr. M. Gaetana Galbusera) Antsirabe (Madagascar): Centro odontoiatrico (Sr. M. Angeline Sahondra Vololona) Buzau (Romania): Un abbraccio fraterno (Prof.ssa Valeria Blidaru)
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Giornata Missionaria Mondiale (dal messaggio di Benedetto XVI)
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Sanità e salute: Artrite reumatoide (da Forum Ass. Italiana Reum-amici)
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Fiori di cielo (Madre Carmelina Lanfredini e Sr. M. Teresa Motto)
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Solidarietà
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Sostegno bambini a distanza
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Cari Amici
eccoci a riprendere le nostre attività dopo le vacanze estive. Molti di voi saranno rimasti a casa per varie ragioni, non sempre economiche, poiché il mese di agosto è il periodo più bello per godersi il territorio della propria residenza, semideserto, in cui si respira aria più pulita per il basso tasso di inquinamento automobilistico. Il mese di settembre è anche contrassegnato da molte feste mariane. Il canonico Ettore Ghiano ci accompagna per la Valle di Susa a visitare alcuni santuari, cappelle, edicole edificati nei secoli passati in onore di Maria, Madre del Signore. Questa ricchezza religiosa ci parla della fede e della devozione popolare di questo angolo del Piemonte, iniziata, con l’insediamento del cristianesimo nei primi secoli dopo Cristo e tramandata fino ai tempi nostri. Questo patrimonio spirituale e artistico possa ancora parlare a molte generazioni future della fede dei propri avi e raccoglierne gli esempi. Don Giuseppe Colombero nuovamente ci parla della sofferenza di una mamma per l’atteggiamento di chiusura della propria figlia adolescente: tra loro il dialogo è fatto con i biglietti di messaggi scarni e laconici. Tuttavia questa donna cerca di salvare il loro rapporto, sebbene ridotto a flebile fiammella che sta per spegnersi. Tace anche quando la figlia, tornando dalla vacanza, si presenta con alcuni piercing al viso, non di suo gusto. Consapevole che il tempo adolescenziale è un’età difficile, non più bambini ma neppure adulti, mette in gioco la sua saggezza che con delicatezza non perde mai di vista la propria figlia, ma attende paziente che raggiunga la maturità della sua persona, per la ripresa di un rapporto più sereno e affettivo. Passiamo ora ai cenni di cronaca di Casa Madre e delle comunità del Madagascar e Romania. - A Casa Madre, dal 20 al 24 giugno 2010, è stata convocata la 5ª Consulta Generale della Congregazione. Sono stati giorni di grazia e di scambio fraterno, condivisione di gioie e di fatiche, di problemi e di speranze per l’oggi e il domani della nostra Congregazione. - Ad Antsirabe (Madagascar) una nuova specializzazione si è affiancata all’efficiente dispensario sanitario: l’ambulatorio dentistico. Il servizio si è reso necessario per dare alla popolazione del territorio la possibilità di curare le patologie del cavo orale. Con il supporto del Secours Dentaire International, di Montreux in Svizzera, e la collaborazione degli odontoiatri volontari con personale medico e infermieristico in loco, il pubblico ha iniziato a usufruire delle cure nell’ottobre del 2009. - A Buzau (Romania) il 19 marzo 2010, si è fatto memoria dei 100 anni di fondazione della Chiesa cattolica. La concelebrazione eucaristica ha unito nella parrocchia di S. Giuseppe molti fedeli cattolici e ortodossi per rendere lode a Dio per i benefici spirituali elargiti alla sua Chiesa in questo angolo della Romania. Ancora vogliamo ricordare la Giornata Missionaria Mondiale, che si celebrerà il 17 ottobre 2010. Il Papa, Benedetto XVI, nel suo messaggio ricorda che la spinta missionaria è sempre segno di vitalità della Chiesa e la cooperazione è testimonianza singolare di unità, di fraternità e di solidarietà, che rende credibili annunciatori dell’Amore che salva. Quindi, a tutti l’invito alla preghiera e, nonostante le difficoltà economiche, all’impegno dell’aiuto fraterno e concreto a sostegno delle giovani Chiese. E noi, carissimi amici, vi diciamo grazie per il concreto sostegno che instancabilmente offrite per le opere della nostra Congregazione in Madagascar e Romania. Le vostre offerte sono per gli ammalati, i poveri, per i bambini e le loro mamme ammalate, per ogni povertà che si presenta alla porta delle nostre comunità missionarie. La preghiera per tutti voi sia la nostra doverosa riconoscenza. La Redazione
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Maria: mistero di grazia, miracolo di amore Canonico Ettore Ghiano La Madonna è il capolavoro di Dio, è la Madre di Cristo, è la Madre della Chiesa. Dappertutto ci sono i segni della pietà dei cristiani, del loro amore filiale alla Vergine santa.
È un angolo speciale di quella porzione di valle che prende il nome dal torrente Messa e in alto ci fa trovare, non lontano dallo storico Colle del Lys, il santuario della Bassa, sempre fresco di vita nuova con i suoi trecento anni, a cominciare dall’apparizione della Vergine a un povero montanaro. Non lontano si erge, regalo della natura, il monte Caprasio, o Roccasella, con in cima quella Madonnina che guarda lontano ed è la turris eburnea delle litanie del Rosario. E poi, sui monti di Condove trovo il Collombardo con quel santuario grande che, specialmente nel giorno della festa, prima domenica di agosto, si fa irresistibile richiamo per tanti devoti che vivono una bella giornata di fraternità e insieme pregano la Madonna degli Angeli. E poi, andando avanti, mi trovo quasi in estasi fermandomi, oltre Bussoleno, già in frazione Foresto, a guardare quella meraviglia
Almese: Santuario di Maria, Madre della Chiesa.
Sono segni che portano l’impronta ovunque di tutti i secoli passati. Vorrei spaziare in largo sguardo su tutta la terra ma non posso farlo e allora mi limito a quel pezzo di mondo, piccolo, che conosco tanto bene perché è la mia valle, che incomincia proprio con quella che fu per cinquantacinque anni la mia parrocchia: Almese. Faccio accenno alla Chiesa parrocchiale, quella nuova, dedicata alla Natività di Maria e alla vecchia Chiesa che, perdendo l’antico titolo, è diventata Santuario di Maria, Madre della Chiesa. L’affetto mi spinge a ricordare la cappella della Madonna della Neve, bella, silenziosa, nascosta tra i boschi. 4
Colle del Lys: Cappellina della Madonna della Neve.
che pur tanti altri, anziani, adulti, giovani e fanciulli sanno pregare lei, la Madonna che ascolta e le danno la propria mano perché la prenda tra le sue e cammini con loro, offrendo le parole più belle che può dire una mamma e regalando l’amore che consola. Ho imparato da bambino a recitare l’Ave Maria e adesso che sono vecchio è ancora sempre la mia preghiera, nella lunga sequela del Rosario ed anche, tantissime volte, sola, durante il giorno, con la spontaneità di un bambino e la confidenza di chi vive il tramonto. Una volta, lontano nel tempo, l’Ave Maria la dicevo in fretta, forse senza pensarci troppo. Adesso la dico adagio poiché anche adagio cammino, ma in quella preghiera sento che c’è tutto quello che il cuore può contenere e mi rendo conto che la più bella cosa è questa: versare quello che ho in cuore nelle mani e nel cuore di Colei che si chiama Maria. E ascolto San Bernardo che ancora mi dice: Respice stellam, voca Mariam – Guarda la stella: invoca Maria. Madonna di Rocciamelone, Regina delle vette, Castellana d’Italia.
autentica che è il Rocciamelone, montagna misteriosa che incomincia con l’Orrido, antico lazzaretto, e si alza maestosa fino ai 3538 metri e mostra il più alto santuario di Europa e, grande, bellissima, in bronzo, la Madonna, Regina delle vette, patrona di Susa e diocesi, Castellana d’Italia: la Nive cadidior portata dagli Alpini, in mitica impresa alla fine del 1800, quando era vescovo di Susa il Beato Edoardo Giuseppe Rosaz. Mi fermo nel ricordo e mi provo ad ascoltare il suono delicato di tante campane, quel suono che viene dai campanili di paesi e villaggi sparsi in alto e in basso nella Valsusa che è terra di Maria. Intendo il tradizionale suono dell’Ave mattutina, dell’Angelus a mezzodì e del rintocco flebile del tardo vespro. Mi chiedo come mai continuano a essere tanti quelli che non sentono amore per la Madonna Santa e mi conforta invece il pensiero
Maria, Stella del mattino, Luce della sera. 5
Il diaconato permanente: una novità del Vaticano II? Don Giuseppe Tuninetti Quella di ripristinare il diaconato permanente fu una decisione importante del concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965). Si legge infatti nel n. 29 della costituzione dogmatica sulla Chiesa, la Lumen Gentium, considerata il documento conciliare più importante: «In un grado inferiore della gerarchia [dopo vescovi e preti] stanno i diaconi; (…) sostenuti dalla grazia sacramentale, nel ministero della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione con il vescovo e i suoi sacerdoti». Il testo specifica poi le competenze ministeriali del diacono: celebrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, proclamare la Sacra Scrittura, predicare, far catechesi, celebrare la sepoltura, l’assistenza e le opere di carità. Non sono di competenza del diacono (perché non è sacerdote) la celebrazione della messa, la confessione e il sacramento dell’unzione degli infermi. Segue la decisione conciliare del ripristino con queste parole: «E siccome questi uffici, sommamente necessari alla vita della Chiesa, nella disciplina della Chiesa latina oggi vigente possono essere esercitati difficilmente in parecchie regioni, il Diaconato potrà in futuro essere restituito come proprio e permanente grado della gerarchia. Spetterà poi ai competenti ceti episcopali territoriali di vario genere decidere, con l’approvazione dello stesso Romano Pontefice, se e dove sia opportuno che tali diaconi siano istituiti per la cura delle anime». 6
San Lorenzo martire e diacono.
Una storia bimillenaria… con una lunga parentesi Il testo conciliare parla di ripristino del diaconato permanente; è segno che in passato già esisteva. Infatti l’immagine più calzante per illustrare la storia del diaconato permanente all’interno della storia della Chiesa sembra essere quella del fiume carsico, che compare e sparisce per ricomparire. Il Diaconato lo troviamo presente nelle comunità paoline e forse in quella di Gerusalemme; si afferma nei primi quattro secoli con una massiccia e capillare presenza, che poi progressivamente si riduce fino a scomparire di fatto, quantunque non di diritto, nel secondo millennio, nel senso che non viene abolito, ma è ridotto a grado di accesso al presbiterato. Si assiste a qualche ricomparsa sporadica di fatto come nel diaconato di S. Francesco d’Assisi o anche di diritto come nel concilio ecumenico di Trento (1545-1563), che ne sancì il ripristino, che però non si ebbe.
Toccò, quattro secoli dopo, al già ricordato concilio ecumenico Vaticano II, ribadire la decisione tridentina, con il suo documento più importante, ossia la costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium. In questo caso l’autorevole parola conciliare non rimase lettera morta. Dopo alcuni interventi di Paolo VI, in vari continenti, singole Conferenze Episcopali nazionali, alle quali il concilio aveva demandato l’eventuale decisione circa il ripristino del diaconato permanente, legiferarono in materia. La CEI (Conferenza Episcopale Italiana) intervenne con alcune direttive l’8 dicembre 1971, lasciando ai singoli vescovi diocesani la decisione di avviare la riforma. In Italia sembra che le prime diocesi a reintrodurre il diaconato siano state Reggio Emilia e Napoli, seguite da Torino. Infatti, nella «Rivista Diocesana Torinese», organo ufficiale dell’arcivescovo e della curia torinese, nel marzo 1972, don Giovanni Pignata annunciava, a nome del cardinal arcivescovo Michele Pellegrino, l’introduzione in diocesi del corso triennale di preparazione al Diaconato permanente. Nell’autunno del 1975 l’arcivescovo Pellegrino ordinò i primi cinque diaconi permanenti della diocesi, dove oggi sono circa 130. Possono essere chiamati al diaconato permanente (perché di vocazione si tratta; l’ultima parola è del vescovo) sia i celibi sia gli sposati; di fatto questi ultimi costituiscono la grande maggioranza. Per accedere all’ordinazione diaconale, l’età minima per gli sposati sono i 35 anni; la massima è lasciata alla decisione dei vescovi: a Torino sono i 60 anni; qui pertanto tutti (o quasi) gli aspiranti sono in attività lavorativa e quasi tutti hanno figli. Nelle varie diocesi il cammino verso il diaconato è molto vario, sia nei tempi sia nei contenuti; il che non sembra positivo. A Torino il cammino verso il diaconato da un ventennio è quinquennale. La formazione è globale: singola e di coppia (la moglie deve dare il consenso e collaborare), umana, spirituale, teologica e pastorale. Si tratta di un cammino molto impegnativo, trattandosi di persone con lavoro e figli, sovente anche piccoli o adolescenti. Nor-
L’ordinazione di un diacono dopo il Concilio Vaticano II.
malmente il cammino è intrapreso su invito del parroco, e in ogni caso con il suo consenso. Il diacono non è un mezzo prete, un rincalzo o supplente del prete (anche se a volte è chiamato a farlo), perché i preti sono sempre più pochi. Certo in questo contesto ecclesiale il suo ministero è molto prezioso. Esso però ha il suo posto di diritto nella Chiesa, al quale si è chiamati dal Signore (con mediazioni umane) e si viene demandati tramite l’ordinazione diaconale che è un sacramento e rende per sempre conforme a Cristo, il Servo dei servi (imprime il carattere). La Chiesa, le comunità cristiane, specie parrocchiali, sia nei preti in primo luogo ma anche nei fedeli, sono chiamate ad accogliere con gioia e a valorizzare nel modo migliore possibile il dono del diaconato permanente, che lo Spirito del Signore Gesù è tornato a fare alla sua Chiesa tramite il Vaticano II. Chi siamo noi, per non prendere in considerazione i doni che il Signore fa alla sua Chiesa? Sarebbe una specie di peccato contro lo Spirito Santo. 7
“Mia figlia si è fatto il piercing” Giuseppe Colombero Questa estate mi ha regalato una sorpresa, senza esagerare. Non ho niente da spiegare. l’ultima che mi sarei aspettata: mia figlia, 15 Mi piacciono, e basta. Mi sembra che anni, è tornata dalla vacanza al mare, con aggiungano qualcosa di singolare e di bello le amiche, con tre piercing sul viso: uno al al viso. Attirano lo sguardo. È la prima cosa naso, uno all’orecchio, e un terzo al labbro. che nota chi si ferma con me. E io vengo L’ho osservata a lungo per vedere se quei guardata più attentamente e più a lungo. tre oggettini di metallo cromato, seminati sul Questo m’interessa. Quando mi guardo allo viso, avessero aggiunto veramente qualcosa specchio, mi piacciono. E mi piaccio. Quando di bello, o almeno di interessante al suo volto. mi daranno fastidio, li toglierò. Tutto qui». Ma ho dovuto dire di no. Perché, dopo tutto, Anita mia figlia è bella, ha un bel viso e la si guarda volentieri. Mi sono limitata a dire: “Oh, come E io ho preso il biglietto, e sono stata mai?”. Niente di più. Perché non le si può dir zitta. E mi son detta: “Dopo tutto sono altre nulla. Guai a contraddirla. Subito si inalbera le cose che contano, nella vita e nel rapporto e alza la voce. Mi ha soltanto risposto: “Ti con i figli”. Perché non lasciare un po’ di spiegherò”. spazio libero alle cose che non contano? Io Il che significava che il giorno dopo, sulla seguo una norma nel rapporto con mia figlia sua scrivania, in camera sua, avrei trovato un e mio marito: non rompere, sta attenta a non biglietto, il regalo di un biglietto. Perché deve rompere. Salvare sempre anche gli esili fili sapere, caro don Giuseppe, e qui mi viene un d’erba di amicizia che ci sono ancora nella nodo di lacrime in gola: io e mia figlia non nostra convivenza e nella storia del nostro ci parliamo, ci parliamo tramite biglietti. amore, povero finché si voglia. Molte mie Il nostro dialogo è tutto lì, in biglietti che ci amiche mi dicono: Tu sbagli. Tu cedi sempre. lasciamo sui tavoli, messaggi laconici, scarni, E io rispondo: No. Io amo sempre. E taccio. quando abbiamo qualcosa da dirci o da chiederci. Fuori dei biglietti, c’è il silenzio, di parole e di sguardi. È così anche con mio marito. E così, la mattina seguente, entrata in camera sua, dopo che era uscita, trovai sul tavolo il biglietto di cui mi aveva parlato, aperto, ben in vista, come un invito a leggerlo. Vi era scritto: «Era da tempo che pensavo di farmi qualche “Mia figlia, 15 anni, è tornata dalle vacanze al mare, con le amiche, piercing. Qualcuno, con tre piercing sul viso”. 8
Io so tacere. Non ho mai paura di tacere per prima. E appena mi giunge il silenzio, io sento diffondersi la pace nel mio profondo, nel cuore del mio cuore, una grande pace, come se questa mi prendesse il viso tra le mani e mi parlasse. E sento perfino un pizzico di bontà. Perché spesso la bontà è fatta solo di questo: di silenzio. Vorrei conoscere il suo pensiero, caro Reverendo, lei che conosce bene le parole giuste, quelle pensate e che fanno pensare. Mi dica, con libertà, se faccio bene o se sbaglio. Marisa C. - TORINO Oggigiorno è difficile essere genitori ed è difficile essere figli. È difficile tutto, perfino parlarsi, dirsi le cose, e lasciarsele dire. Perfino in casa, dove si vive gomito a gomito, chiusi in tre stanze che, in molti casi proteggono, in altri imprigionano. Si può vivere insieme, e ignorarsi. Essere vicini e lontani, nello stesso tempo. Eppure non si era partiti così, si è diventati così, a poco a poco, non pensando al potere distruttivo di parole sbagliate o Perché non lasciare un po’ di spazio libero alle cose che non contano?Io seguo questa norma nel rapporto con mia figlia e mio marito”.
di silenzi sbagliati, suggeriti, per lo più, da malanimo, dalla voglia di fare un dispetto, o da uno stupido perverso orgoglio. Il ricordo dei nostri morti ci pesa non solo per la loro assenza, ma anche per le parole che non ci siamo dette, o per la fretta o per stanchezza o per indifferenza.
L’adolescenza, l’età critica Tutto questo rischia di accentuarsi quando si attraversa quella età in cui si sente un grande bisogno di autonomia, di scelte libere, gridate, non più imposte o comandate, ma dettate da considerazioni personali, l’età della adolescenza, appunto. È l’età in cui non si è ancora adulti, ma neppure si è più bambini, e si sperimenta il sapore, direi l’ebbrezza della libertà, di modi di pensare e di fare, in una parola, di comportarsi, che provengono da un individuo ormai diverso che è sempre lui, ma è diverso perché gli è nato dentro un nuovo concetto di sé, un nuovo modo di sentire e gestire se stesso, spesso in contrasto con quello espresso fino allora. Gli esperti parlano di disidentificazione, di fine della fusione piena con i genitori, e di cammino verso la formazione consolidata di una personalità adulta e autonoma. L’adolescenza viene definita, a torto o a ragione, età critica nel processo di formazione della persona. Crisi è una parola greca che significa setacciare, nel caso nostro, selezionare tra gli insegnamenti e valori ricevuti dai genitori, quelli che si ritengono più appropriati, incorporarli e farne i pilastri della propria unica personalità. A questo punto, il dialogo tra genitori e figli adolescenti può farsi difficile, segnato da tensioni, da discussioni aspre, senza fine, nelle quali ognuno difende la propria posizione, convinto che il proprio punto di vista sia l’unico giusto.
I piercing e i tatuaggi un rito antico Queste verità la nostra gentile lettrice le conosce bene, difatti sta attenta a evitare passi 9
falsi che potrebbero fare più male che bene ai rapporti, già fragili, con i suoi familiari. A dire il vero, la moda dei piercing, nelle loro svariate fogge, non l’hanno inventata i nostri figli. La loro storia, insieme con quella dei tatuaggi, è antica, è integrata nelle culture dei popoli primitivi. Essi indicavano il ruolo del soggetto all’interno di un clan o di una tribù. Erano quindi accettati da tutti.
Il bisogno di essere guardati e commentati Oggi sono, per lo più, una moda. Ci si fa un piercing perché se lo fanno gli amici, e si vuole essere accettati dal gruppo. È un segno di appartenenza. In altri giovani, prevale il bisogno di affermare la propria individualità, l’indipendenza dagli schemi tradizionali, il bisogno di distinguersi, il bisogno di visibilità, di estro, di farsi notare, di farsi guardare e commentare. Per lo più, c’è un po’ di tutti questi bisogni. Il che significa che questi giovani porteranno il piercing fin quando avranno questi bisogni o fin quando questi bisogni non saranno appagati da altre risposte della vita, più concrete e più nobili. La nostra gentile lettrice mi chiede un consiglio. Non ne ha bisogno. È sulla strada
“Ci si fa un piercing perché se lo fanno tutti… o per il bisogno di essere guardati e commentati”.
giusta. Posso solo aggiungere questo: ascolti la testa e il cuore. Sono i nostri migliori consiglieri. Se nei momenti critici, sappiamo fermarci e ascoltarli, noi veniamo sempre a conoscere la strada giusta, le parole giuste. La capacità di riflettere e di amare è il più grande regalo che la natura ci abbia fatto.
Caro lettore, se conosci persone o amici che potrebbero essere interessati a ricevere la nostra rivista, ti preghiamo di ritagliare o fotocopiare i coupons riportati in calce, compilarli con i loro indirizzi e inviarli a: Redazione “Fiamma che arde”, viale Catone 29, 10131 TORINO. La pubblicazione viene inviata gratuitamente. Ringraziamo quanti vorranno collaborare per la diffusione del nostro periodico, mezzo di comunicazione per far conoscere la famiglia religiosa delle Piccole Serve e quindi il carisma spirituale ed apostolico della fondatrice, Beata Anna Michelotti. NOME
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Eventi di Congregazione Sr. M. Gaetana Galbusera
La 5ª Consulta generale Dal 20 al 23 giugno 2010, si è svolta a Casa Madre (Torino) la 5ª Consulta generale della nostra Congregazione. Essa è un consiglio allargato, senza poteri decisionali, e viene convocato dalla superiora generale con il suo consiglio almeno una volta nei sei anni per verificare il cammino fatto della congregazione, secondo le direttive e gli impegni indicati nel precedente Capitolo generale. Alla recente straordinaria assemblea vi hanno partecipato venti suore tra membri di diritto e membri eletti, tra cui sette di nazionalità malgascia. È stata presieduta dalla superiora generale, madre M. Carmelina Lanfredini e guidata dall’esperto padre Ermino Antonello, superiore provinciale della Congregazione dei Padri Lazzaristi. Il tema della Consulta, In formazione permanente per essere il volto di Cristo, è stato tratto dagli “Orientamenti e impegni del XXI Capitolo generale del 2007”. Un’ampia relazione dell’esperto ci ha aiutate a riflettere e a riprendere coscienza
Madre Carmelina Lanfredini e Padre Erminio Antonello che ha guidato la V Consulta Generale.
sull’importanza del processo della formazione permanente nella vita religiosa. I temi che padre Antonello ha sviluppato durante i suoi tre interventi sono stati: a) la persona di fronte alla sua vocazione in Cristo b) il servizio apostolico come espressione dell’amore di Cristo che ci ha conquistato c) la comunione fraterna segno della maturità della persona consacrata
Le Piccole Serve impegnate nella verifica del programma della Consulta. 11
Le partecipanti all’assemblea straordinaria.
Anche il sostanzioso contributo della Superiora generale ha richiamato alla nostra attenzione tre importanti obiettivi: a) le linee di orientamento maturate e approvate dal Capitolo generale del 2007 b) la situazione statistica delle suore nel nostro Istituto c) gli immobili e le problematiche che ne derivano Altri due interventi hanno illustrato il cammino dei laici, in Italia da Sr. M. Caterina Berra e in Madagascar da Sr. M. Agnés, superiora della Regione Madagascar. Infine il professore Giacomo Bertolini ha presentato le “Linee Guida per gli Amici di Anna Michelotti”, che sono delle direttive per i laici che desiderano partecipare alla nostra spiritualità e al nostro apostolato di Piccole Serve. La verifica degli argomenti trattati in assemblea ha maturato un rinnovato impegno per il nostro cammino spirituale e comunitario, poiché la fecondità dell’apostolato è sempre misurata dall’intensità con cui si vive la fraternità. 12
Ecco che nel documento “Sintesi e orientamenti” vengono sottolineati tre specifici impegni: gratuità, capacità relazionale, amabilità. A conclusione della stessa è stato ripreso un pensiero tratto dalla relazione della Madre generale: Non chiediamoci quello che la Congregazione e la nostra comunità potrebbero e dovrebbero fare per noi, ma chiediamoci quello che possiamo e dobbiamo fare per la Congregazione e per la nostra comunità.
Il ritorno alle origini della nostra spiritualità All’indomani della chiusura della 5ª Consulta generale, 24 giugno 2010, ha avuto luogo il pellegrinaggio ad Annecy, città natale della Beata Anna Michelotti. Alle partecipanti dell’Assemblea straordinaria si sono unite altre consorelle, prevalentemente giovani, dando loro la possibilità di ripercorrere per la prima vota le orme di colei che ha dato vita alla nostra congregazione.
Don Remo Barcellini e don Pasquale Avena mentre concelebrano.
Giunte ad Annecy alle ore 10.30, siamo state calorosamente accolte e accompagnate nel nostro itinerario da don Pasquale Avena, missionario italiano, responsabile per la pastorale della comunità cattolica dei nostri connazionali residenti nell’Alta Savoia. Esercita il suo ministero sacerdotale presso la chiesa di S. Francesco di Sales, comunemente detta “Chiesa degli italiani”. Qui don Pasquale con don Remo Barcellini, di nazionalità francese ma figlio di emigranti italiani, ci ha fatto il dono della celebrazione eucaristica. La liturgia del giorno ricordava la Natività di S. Giovanni Battista. Don Remo, all’inizio dell’omelia, ha fatto riferimento a questo santo come l’uomo che ha aperto le vie del Signore: una novità che noi continuiamo in questo mondo perché siamo sempre dei santi Giovanni Battista che dobbiamo tracciare le vie del Signore. Ha poi subito richiamato la nostra attenzione sul presbiterio, ricco di statue, quadri e dipinti religiosi: una vera catechesi offerta alla contemplazione dei fedeli che sostano nella chiesa. In alto, Gesù in croce , ci viene indicato, sotto la croce il cuore di Cristo, il simbolo dell’amore. Ecco ora i passaggi dell’omelia per noi più significativi. La visitazione è il cuore di
S. Francesco di Sales, che ha poi scritto nel trattato dell’amore di Dio. È l’amore che prepara il vero avvenire dell’uomo, è l’amore che prepara il regno di Dio, è l’amore che prepara la nostra vita eterna con Dio, è l’amore che dà il senso profondo alla nostra consacrazione al Signore sia come sacerdoti che religiosi/e, e pure come laici che sono chiamati a essere testimoni di Gesù. La croce non è il segno della sofferenza, ma dell’amore. La Beata Anna, come i molti santi piemontesi del 1800, è stata attenta con fede e amore ai segni dei tempi in un mondo che cambiava. Ha fondato le Piccole Serve del S. Cuore di Gesù per l’assistenza agli ammalati poveri a domicilio, realizzando così il disegno primitivo di S. Francesco di Sales. Quando c’è amore, c’è creatività. “Nessun bene in questo mondo può colmare il cuore dell’uomo”, diceva S. Francesco di Sales, il santo che la beata Anna ha conosciuto profondamente nei suoi scritti. In questo messaggio ella ha trovato una vera parola di vita che l’ha resa creatrice e voi siete il frutto di questa capacità di amore che crea e attraversa i secoli.
La presentazione delle offerte da parte di Madre Carmelina, superiora generale e di Sr. M. Agnes, superiora della regione Madagascar. 13
La targa ricordo della Beata Anna nella chiesa di Nostra Signora de Liesse.
Dopo la pausa per la ristorazione eccoci in rue Filaterie 23. Qui una targa indica la casa in cui il 29 agosto 1843 nacque la Beata Anna. Segue la visita alla chiesa di Notre Dame de Liesse, Nostra Signora della Gioia, la parrocchia dove Anna è stata battezzata e ha ricevuto la Prima comunione. Nel battistero una targaricordo indica la data della sua iniziazione cristiana, 31 agosto 1843. Altri luoghi di cara memoria della nostra fondatrice e previsti nel nostro programma sono stati la visita alla chiesa di S. Maurizio, la Cattedrale di S. Pietro e il primo monastero della Visitazione detto “de la Sainte Source” . L’ultima tappa è stata la visita alla basilica della Visitazione a cui è annesso l’omonimo monastero. Qui siamo state accolte da una suora di origine torinese, Suor Marie Jeanne, che con l’ausilio di una audio-registrazione ci ha fatto conoscere la storia della struttura architettonica dell’edificio e la data della sua costruzione (1922/1930). All’interno troviamo le urne, dove sono custoditi i resti di S. Francesco di Sales e di Santa Giovanna Francesca di Chantal; il mosaico che campeggia nel presbiterio evoca lo spirito di Francesco – chiamato dottore dell’Amore –, in cui sono raffigurati i misteri della Trinità e della Redenzione; il tabernacolo riporta le figure dell’albero genea14
logico del Messia, chiamato albero di Jesse; le vetrate istoriate, disposte lungo la navata, offrono alcuni flash della vita di San Francesco di Sales e di Santa Giovanna Francesca di Chantal. La giovane Anna Michelotti, nel suo contesto socio- religioso, ha respirato a pieni polmoni la spiritualità di San Francesco di Sales, vissuto duecento anni prima di lei. Mentre era in preghiera sulla sua tomba è stata fortemente ispirata dal Signore di ricuperare e dare vita al progetto che il vescovo di Annecy non era riuscito a realizzare: fondare un monastero per l’assistenza dei malati poveri a domicilio. Ecco lo scopo del nostro pellegrinaggio: riandare alla sorgente della nostra spiritualità, per attingere dai nostri santi: Francesco di Sales, Giovanna Francesca di Chantal e Anna Michelotti, l’amore con cui hanno amato il Signore e l’umanità sofferente attraverso il carisma della visitazione: prima solo spirituale dalle monache visitandine, poi anche apostolico dalle figlie di Madre Anna.
3/La testimonianza suscita vocazioni A cura di sr. M. Gaetana Galbusera
47a giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
25 aprile 2010
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“La comunione vissuta caratterizza il sacerdote e la persona consacrata”
Scheda di preghiera per gruppi o per singole persone. I canti si eseguono all’inizio con l’invocazione allo Spirito santo, al Vangelo con l’alleluia, alle invocazioni con tema vocazionale, alla fine con una lode di ringraziamento.
La parola della Chiesa
(dal Messaggio del Santo Padre per la 47° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni). Gesù ha indicato come segno distintivo di chi vuol essere suo discepolo la profonda comunione nell’amore: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). In modo particolare, il sacerdote deve essere uomo di comunione, aperto a tutti, capace di far camminare unito l’intero gregge che la bontà del Signore gli ha affidato, aiutando a superare divisioni, a ricucire strappi, ad appianare contrasti e incomprensioni, a perdonare le offese. È importante realizzare la comunione di vita, che mostri al giovane la bellezza dell’essere sacerdote. Allora, egli dirà: “questo può essere un futuro anche per me, così si può vivere” (Insegnamenti I, [2005], 354). Il Concilio Vaticano Il, riferendosi alla testimonianza che suscita vocazioni, sottolinea l’esempio di carità e di fraterna collaborazione che devono offrire i sacerdoti (cfr Decreto Optatam totius, 2). Mi piace ricordare quanto scrisse il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo Il: “La vita stessa dei presbiteri, la loro dedizione incondizionata al gregge di Dio, la loro testimonianza di amorevole servizio al Signore e alla sua Chiesa – una testimonianza segnata dalla scelta della croce accolta nella speranza e nella gioia pasquale –, la loro concordia fraterna e il loro zelo per l’evangelizzazione del mondo sono il primo e il più persuasivo fattore di fecondità vocazionale” (Pastores dabo vobis, 41). Si potrebbe dire che le vocazioni sacerdotali nascono dal contatto con
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i sacerdoti, quasi come un prezioso patrimonio comunicato con la parola, con l’esempio e con l’intera esistenza. Spunti di riflessione – Per essere discepolo di Gesù, occorre impegnarsi a conoscerlo, imparare ad amarlo e stare con Lui. – Per entrare in comunione con Gesù, bisogna accogliere nella propria vita la volontà del Padre. – Per suscitare vocazioni, necessita una testimonianza incisiva: vivere la comunione con Dio e praticare la carità fraterna.
Salmo 118 1-6; 11-12; 17-18; 63-64
L’uomo che cerca il Signore medita le sue leggi, cammina per le sue vie e lo ama con tutto il cuore. Beato l’uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore. Beato chi è fedele ai suoi comandamenti e lo cerca con tutto il cuore. Nella volontà del Signore, la nostra gioia. Non commette ingiustizie, cammina per le sue vie. Tu hai dato i tuoi precetti perché siano fedelmente osservati. Nella volontà del Signore, la nostra gioia. Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato. Benedetto sei tu Signore; mostrami il tuo volere Nella volontà del Signore, la nostra gioia. Sii buono con il tuo servo e avrò vita Custodirò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge Nella volontà del Signore, la nostra gioia. Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore, che io non resti confuso. Corro per la via dei tuoi comandamenti. perché hai dilatato il mio cuore. Nella volontà del Signore, la nostra gioia. Sono amico di coloro che ti sono fedeli e osservano i tuoi precetti. Del tuo amore, Signore, è piena la terra; insegnami i tuoi voleri. Nella volontà del Signore, la nostra gioia.
La parola di Gesù
Stare con Gesù per conoscerlo e amarlo (Giovanni 1,35-39) Giovanni stava ancora là (presso il fiume Giordano) con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi – che significa maestro –, dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio. Gesù ha fatto sua la volontà del Padre (Giovanni 6, 37-40) Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato. Questa è la volontà del Padre mio. Che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna ma lo risusciti nell’ultimo giorno”.
I veri discepoli di Gesù si amano tra loro (Giovanni 13,34-35) Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. Pausa: rileggere il trittico del vangelo di Giovanni per cogliere come la nostra vita è in sintonia con quella di Gesù. Spunti per la riflessione • La via del discepolato Il vedere, il costatare è una componente indispensabile per la formazione del discepolato e stabilire con il Signore una comunione di vita. • La mia volontà in quella del Padre La volontà del Padre per noi è di credere in Gesù come l’unico salvatore del mondo. Chi crede in Gesù, accoglie la verità che è parola di vita eterna. • La testimonianza di vita fraterna L’amore vicendevole tra i fratelli è la forza dell’apostolato e il modo per farsi conoscere come discepoli di Gesù. Tutto ha senso se c’è amore, anche di lasciare tutto per diffondere nel mondo l’amore di Dio, senza attendere di essere corrisposti. Invocazioni Signore, tu che hai compassione della folla stanca e affamata, suscita nei cuori dei giovani il desiderio di farsi tuoi discepoli per divenire operai della tua abbondante messe. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, dona ai tuoi discepoli di testimoniare con gioia il tuo amore. Gesù, chiama alla tua sequela anime generose, che sull’esempio di Giovanni Battista sappiano indicare, a chi ti cerca, dove tu abiti. Signore, dona ai tuoi discepoli di testimoniare con gioia il tuo amore. Gesù, a quanti rispondono alla tua chiamata, ti chiediamo di rafforzare la loro fede per
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testimoniare che tu sei l’unico salvatore del mondo. Signore, dona ai tuoi discepoli di testimoniare con gioia il tuo amore. Gesù, tu hai detto che sei venuto nel mondo per fare la volontà del Padre e coloro che la compiono per te sono fratelli, sorelle e madre, fa’ che le anime consacrate abbiano ogni giorno a cercare gioiosamente la volontà del Padre e di godere della tua amicizia. Signore, dona ai tuoi discepoli di testimoniare con gioia il tuo amore. (Seguono libere invocazioni e dopo una pausa di silenzio si canta il Padre Nostro). Orazione Padre, mentre ti chiediamo di esaudire le nostre invocazioni, ancora ti supplichiamo – di coltivare nei giovani il grande ideale di impegnarsi al servizio dell’evangelizzazione; – di sostenere coloro che hanno abbandonato tutto, perché compiono il tuo mandato di andare in tutto il mondo per annunciare la Bella Notizia. Amen. La comunione con Dio e la carità fraterna di Anna Michelotti Anche il carisma spirituale e apostolico della nostra congregazione, fondata dalla Beata Anna Michelotti, è radicato nella comunione con Dio e nella carità verso il prossimo: il culto al Cuore di Cristo e l’assistenza domiciliare agli ammalati poveri. Dalla raccolta dei suoi pensieri stralciamo: Il Sacro Cuore di Gesù sarà il nostro modello, il nostro Maestro, il nostro esempio e noi, che siamo chiamate a servirlo nei poveri, ci chiameremo piccole Serve del S. Cuore di Gesù. La piccola Serva deve formarsi un cuore buono, compassionevole, pronto a prestare aiuto a tutte le miserie, nell’imitazione del Cuore di Gesù.
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Gli ammalati sono i nostri padroni; bisogna servirli con fede e rispetto come Dio medesimo, specialmente quando fossero meno degni delle nostre cure, perché allora si purifica la nostra virtù. Ricordiamoci che per essi fummo chiamate alla nostra santa vocazione. Quando vi recate ad assistere gli ammalati, non dite: «Vado dall’ammalato», ma: «Vado a consolare il Cuore di Gesù sofferente». Se voi andrete con questo spirito di fede, state tranquille e sicure che li servirete bene. Siamo nel mondo per servire i poveri ammalati, ma non apparteniamo al mondo. Noi apparteniamo a Gesù, serviamo Gesù che è la verità incarnata ed eterna, che non ci inganna, perché le sue promesse sono infallibili e non lascerà senza ricompensa anche un bicchiere d’acqua dato in suo amore. Trattate l’ammalato come se si trattasse di fare per Gesù Cristo: la misura dell’amore che si ha per Gesù indica la maggiore o minore cura che la piccola Serva ha per il povero ammalato. Anzi, se le toccasse la fortuna di doverlo vegliare, ascenderà i gradini della santità e si immaginerà di fare l’ora di adorazione a Gesù sofferente.
Antsirabe: Centro odontoiatrico per i poveri Sr. M. Angeline Sahondra Vololona Descrivere come abbiamo potuto aprire un ambulatorio dentistico, presso il nostro dispensario, è una storia un po’ lunga. L’obiettivo iniziale era quello di offrire alla popolazione del territorio un servizio almeno per estrazione denti, pur non avendo un adeguato strumentario. Nel 2004, dall’associazione MAPE di Ginevra, riceviamo arredamento e attrezzatura, di seconda mano, per allestire un efficiente ambulatorio per interventi chirurgici e terapie mediche del cavo orale. Ma in mancanza di un tecnico per l’istallazione del riunito, siamo state costrette a parcheggiare tutto quanto, imballato come l’abbiamo ricevuto, in magazzino senza sapere fino a quando vi sarebbe rimasto. Fortunatamente, un’altra associazione, SDI (Secours Dentaire International), di Montreux in Svizzera, venuta a conoscenza del gabinetto dentistico non ancora operativo, ha deciso di mettersi in contatto con la Congregazione per risolvere i vari problemi, che ancora ostacolavano il funzionamento del centro odontoiatrico. Così in gennaio del 2008, il dott. Giuseppe Botte, specialista in odontoiatria, è venuto in Madagascar per la revisione dell’attrezzatura e arredamento, per un progetto degli impianti elettrico e idrico, indispensabile per l’alimentazione del riunito dentistico. Rientrato in Svizzera ha presentato una relazione del sopralluogo fatto presso il nostro dispensario al gruppo dei suoi collaboratori, elencando i vari interventi che ancora necessi-
Il dott Giuseppe Botte, odontoiatra volontario del “Secours Dentaire International, di Montreux in Svizzera”, con Sr. M. Angeline Sahondra Vololona, medico responsabile in loco del centro sanitario.
tavano prima di fare decollare il servizio specialistico. Finalmente nell’agosto del 2009, il SDI (Secours Dentaire International) ha inviato presso il nostro dispensario un medico dentista e un tecnico, che hanno provveduto a sistemare l’ambulatorio e mettere in funzione le varie apparecchiature. L’autorizzazione del Ministero della Sanità, per l’esercizio della specialità odontoiatrica ambulatoriale, è stata rilasciata in breve tem19
Veduta esterna del centro di odontoiatria.
po e già nel mese di ottobre 2009 il servizio veniva aperto al pubblico, per alcune ore al giorno, dal lunedì al giovedì. Una volta la settimana poi ci siamo mobilitati ad andare nelle scuole per la prevenzione delle carie dentarie. Ai ragazzi raccomandando di fare quotidianamente la toilette del cavo orale, spazzolando energicamente denti e gengive, con l’uso di un dentifricio (per chi se lo può permettere). Viene anche consigliato di ridimensionare cibi e bevande troppo zuccherate. Con il servizio di odontoiatria possiamo offrire sopratutto ai meno abbienti di prendersi cura dei propri denti; poiché, anche in questo, lo spirito della Piccola Serva è sempre e comunque quello di raggiungere le necessità del povero. L’obiettivo di uno studio dentistico, tanto sognato, è stato finalmente raggiunto. Tutto ciò è stato possibile con l’aiuto del SDI e in particolare del dott. Giuseppe Botte, che ha preso a cuore il progetto e dal 2008 l’ha seguito con attenzione e cura fino alla sua completa realizzazione. 20
A loro esprimiamo viva riconoscenza anche a nome della popolazione di Antsirabe e dei villaggi vicini. Portare a termine questo servizio è stato dunque laborioso e i tempi molto lunghi. Ora occorre mantenerlo operativo ed efficiente. Poiché le cure del cavo orale comportano dei costi abbastanza elevati e i poveri non possono permetterseli, facciamo appello alla sensibilità e generosità di quanti vorranno darci una mano per far fronte almeno alle spese vive dell’ambulatorio. Anche a voi il nostro grazie, perché già contiamo sulla vostra generosità. Antsirabe: Toeram-pitsaboana nify ho an’ny mahantra Somary tantara lava raha asian-teny ny momba ny fomba nahafahanay nanokatra trano fitsaboana nify. Ny tanjom-pisiany tany am-piandohana aloha dia tsy inona akory fa ny hanolotra amin’ny mponina manodidina farafaharatsiny toerana hahafahana manala nify, noho izahay mbola tsy nanana fitaovana hary fomba. Tamin’ny taona 2004 dia nahazo fitaovana efa niasa saingy mbola azo ampiasaina tsara avy amin’ny association MAPE avy any Génève izahay, mba hahafahana mitsabo ny aretin’ny nify sy ny ativava. Noho ny tsy fahafahanay nandrafitra ireo fitaovana ireo dia voatery notehirizina tao amin’ny trano fitehirizan’entana izany mandrapahitana izay tokony hatao na ho ela na ho haingana. Soa ihany fa teo ny SDI (Secours Dentaire International), association iray hafa avy ao Montreux Suisse izay nahafantatra
ny fanananay ny trano sy ireo fitaovana mbola tsy afaka nampiasaina ireo, ka nandray fanapahan-kevitra ny hifandray mivantana amin’ny fikambanana mba hahafahana mamaha ny olana izay mbola misakana anay tsy hiasa aradalàna. Tamin’ny janvier 2008, ny dokotera dentista Giuseppe Botte no tonga teto Madagascar mba hijery akaiky ny zava-misy sy hanao tomban’ezaka momba ny fampidirana ny jiro rano izay tena ilaina amin’ny trano fitsaboana nify toy itony. Rehefa niverina tany Suisse izy dia nanao tatitra tamin’ireo mpiara-miasa aminy momba ny fijerena ifotony nataony tao amin’ny dispansera sy nanombatombana izay mety ilaina mialohan’ny tena fanombohann’ny asa. Tamin’ny volana Aout 2009, dia mbola nalefan’ny SDI niverina taty ihany izy narahin’ny teknisiana iray hafa mba hametraka amin’ny laoniny ny zavatra rehetra. Izany rehetra izany no ela, satria raha vao nanao fangatahana tany amin’ny Ministeran’ny fahasalamana izahay, dia poa toy izay dia nahazo ny taratasy fahazoan-dalana hiasa ka hatramin’ny volana oktobra 2009 dia efa misokatra ankahalalahana ho an’ny besinimaro mandritry ny ora vitsivitsy, ny alatsianainy ka hatramin’ny alakamisy maraina ny toerampitsaboana. Indray mandeha isan-kerin’andro dia mandeha mitety sekoly ny solon-tenan’ny ekipa manao ny fanentanana momba ny fiarovana ny fahasimban’ny nify. Voizina amin’ireo ankizy sy tanora ny tokony hanadiovana isan’andro ny nify sy ny ativava amin’ny alalan’ny dentifrice ho an’izay afa-manao izany. Ampahafantarina azy ireo koa ny tokona hanenana ny fisotroana sy fihinanana zava-mamy isankarazany. Noho izany rehetra izany dia afaka mitsabo nify ao aminay ireo sahirana ara-pivelomana , satria amin’ny alalan’izany koa no iainanay
La sala operativa per le cure del cavo orale.
ny toe-panahin’ny Mpanompovavikely dia ny hanatratra izay ilain’ny mahantra. Tratra ankehitriny ny tanjona izay nofinofisina hatry ny ela. Izany no tanteraka dia noho ny fanampian’ny SDI, fa indrindra i Doktera Giuseppe Botte izay tena nitondra tao am-pony tokoa io tomban’ezaka io ary nanaraka sy nikarakara izany am-pitandremana nanomboka tamin’ny taona 2008 ka hatramin’izao fahatontosany antsakany sy andavany izao. Mankasitraka sy mankatelina anareo rehetra amin’ny anaran’ny mponina eto Antsirabe sy ny manodidina izahay. Asa sady sarotra no nandany fotoana lava dia lava no tanteraka ka ankehitriny dia mitaky fikolokoloana sy fikojakojana izany . Iarahamahalala koa fa lafo dia lafo ny fitsaboana ny areti-nify ka izany no anaovanay antso avo sy fanentanana ireo izay tsara sitrapo rehetra mba hanome tanana anay hahafahanay miatrika farafaharatsiny ny saran’ny fitsaboana. Misaotra anareo rehetra eram-po erantsaina sahady izahay satria efa matoky ny fahalalanareo tanana. 21
Abbraccio fraterno Prof.ssa Valeria Blidaru
Buzau (Romania), 20 marzo 2010
In occasione della festa di San Giuseppe, patrono della Chiesa Cattolica della nostra città Buzau, Romania, suor M. Laura e suor M. Rose mi hanno invitata alla celebrazione eucaristica. Con gioia ho aderito all’invito partecipando così alla solenne liturgia presieduta dall’Arcivescovo Metropolita di Bucarest Monsignor Ioan Robu e concelebrata da diversi sacerdoti. Era inoltre presente l’Arcivescovo ortodosso di Buzau e Vrancea, Epifanie Norocel, che per la prima volta, a Buzau, partecipava alla Messa cattolica: un evento vissuto con commozione e gioia. La celebrazione è stata devotamente seguita da moltissimi fedeli, cattolici e ortodossi. Il coro che ha animato la liturgia con canti, accompagnati dagli accordi dell’organo, ci ha elevato spiritualmente.
La Chiesa cattolica in Buzau.
Emozionante è stato il momento della preghiera del Padre Nostro cantata da tutti, e ugualmente quello dello “scambio di pace” quando l’Arcivescovo, Joan Robu, è sceso dall’altare e ha abbracciato il Vescovo Epifanie. Questo gesto simbolico ha testimoniato l’amicizia delle due Chiese sorelle. 22
La concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Mons. Joan Robu.
Dopo la messa, l’Arcivescovo Ioan Robu ha voluto sottolineare il doppio significato della celebrazione: la festa di San Giuseppe e il centenario della Chiesa Cattolica di Buzau. Nella sua omelia ha apprezzato lo sviluppo nel tempo della Comunità Cattolica locale e ha ricordato con emozione che dopo gli studi a Roma è stato anche lui parroco a Buzau. In questa occasione, Don Pavel Butnariu, attuale parroco, ha presentato la monografia intitolata “I Cattolici di Buzau. Storie e fede”. Il libro, realizzato da un gruppo di specialisti, è stato pubblicato dalla tipografia di cui il parroco è anche direttore. La professoressa Teresa Sinagalia di Bucarest ha illustrato il contenuto di questa originale opera. Inoltre il Vescovo Epifanie ha sottolineato il legame fraterno tra i fedeli ortodossi e quelli cattolici. La celebrazione solenne è stata chiusa dall’Arcivescovo Joan Robu, che ha ringraziato il Signore per il lavoro meraviglioso che si riflette nello sviluppo della Comunità Cattolica di Buzau, il parroco Pavel Butnariu, che si dedica totalmente alla sua comunità, ed anche tutti i partecipanti a questo evento importante della nostra città. Infine, i bambini della parrocchia hanno offerto con gioia delle rose agli Illustri Ospiti.
Il saluto del Vescovo ortodosso, Epifanie Norocel.
Personalmente, partecipando a questa celebrazione ho avuto una grande soddisfazione morale e vorrei che la gente potesse camminare sulla giusta via della fede, coltivando la speranza e la compassione.
Îmbrăţişarea frăţească Valeria Blidaru
Buzău, 20 martie 2010
Cu ocazia sărbătorii Sfântului Iosif, patronul Bisericii Catolice din oraşul nostru Buzău, România, sora Laura şi sora Rosa m-au invitat să iau parte la această celebrare. Am răspuns cu bucurie invitaţiei şi am luat parte la Sfânta Liturghie solemnă, celebrată de Arhiepiscopul Mitropolit de Bucureşti Monsenior Ioan Robu. Pentru prima dată la Buzău, spre bucuria noastră, la sărbătoare a răspuns invitaţiei şi Înalt Preasfinţitul Epifanie Norocel Arhiepiscopul Buzăului şi Vrancei. Sfânta Liturghie s-a desfăşurat într-o atmosferă cucernică, cu participare activă a credincioşilor catolici şi ortodocşi prezenţi într-un număr impresionant. Corul bisericii ne-a înălţat sufleteşte cu cântări îngereşti acompaniate de acordurile divine ale orgii. Emoţionant a fost momentul rugăciunii Tatăl nostru cântată de toţi, şi de asemenea momentul “dăruirii păcii” când Preasfin ţitul Ioan Robu a coborât de la altar şi l-a îmbrăţişat frăţeşte pe Preasfinţitul Epifanie. Acest gest
simbolic a dovedit prietenia dintre cele două Biserici surori. După Liturghie, Arhiepiscopul Robu a ţinut să pună accentul pe dubla semnificaţie a celebrării: Săbătoarea Sf. Iosif şi Centenarul Bisericii Catolice din Buzău. În cuvântarea sa, Preasfinţitul a lăudat dezvoltarea în timp a Comunităţii Catolice buzoiene şi a amintit cu emoţie că, după terminarea studiilor la Roma, a fost şi el paroh de Buzău. Cu această ocazie părintele Pavel Butnariu, actualul paroh, a prezentat monografia intitulată “Catolicii din Buzău. Istorie şi credinţă”. Cartea realizată de un grup de specialişti a fost publicată de tipografia unde părintele paroh este director. Profesoara Tereza Sinagalia din Bucureşti a prezentat conţinutul acestei lucrări. La rândul său, Episcopul Epifanie a subliniat legătura frăţească dintre credincioşii ortodocşi şi cei catolici. Ceremonia solemnă a fost incheiată de Arhiepiscopul Ioan Robu care a mulţumit lui Dumnezeu pentru lucrarea sa minunată, care se reflectă în dezvoltarea Comunităţii buzoiene, parohului Pavel Butnariu care se dăruieşte cu pasiune comunităţii sale şi tuturor participanţilor la acest eveniment important al oraşului nostru. In final, copiii parohiei au oferit cu bucurie trandafiri Inalţilor Oaspeţi. Personal, participând la această celebrare, am simţit o mare mulţumire sufletească şi aş dori ca oamenii să meargă pe calea dreaptă a credinţei, cultivând speranţa şi mila.
I fedeli che partecipano all’Eucaristia. 23
84ª Giornata Missionaria Mondiale: 17 ottobre 2010
La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione Dal messaggio di Benedetto XVI
Una fede adulta, capace di affidarsi totalmente a Dio con atteggiamento filiale, nutrita dalla preghiera, dalla meditazione della Parola di Dio e dallo studio delle verità della fede, è condizione per poter promuovere un umanesimo nuovo, fondato sul Vangelo di Gesù. A ottobre, inoltre, in molti Paesi riprendono le varie attività ecclesiali dopo la pausa estiva, e la Chiesa ci invita ad imparare da Maria, mediante la preghiera del Santo Rosario, a contemplare il progetto d’amore del Padre sull’umanità, per amarla come Lui la ama. Non è forse questo anche il senso della missione? Come i pellegrini greci di duemila anni
fa, anche gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di “parlare” di Gesù, ma di “far vedere” Gesù, far risplendere il Volto del Redentore in ogni angolo della terra davanti alle generazioni del nuovo millennio e specialmente davanti ai giovani di ogni continente, destinatari privilegiati e soggetti dell’annuncio evangelico.
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Essi devono percepire che i cristiani portano la parola di Cristo perché Lui è la Verità, perché hanno trovato in Lui il senso, la verità per la loro vita.
La comunione ecclesiale nasce dall’in-
contro con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che, nell’annuncio della Chiesa, raggiunge gli uomini e crea comunione con Lui stesso e quindi con il Padre e lo Spirito Santo (cfr 1Gv 1,3). Il Cristo stabilisce la nuova relazione tra l’uomo e Dio. “Egli ci rivela «che Dio è carità» (1 Gv 4,8) e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore. Coloro, pertanto, che credono alla carità divina, sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani” (Gaudium et spes, 38). La Chiesa diventa “comunione” a partire dall’Eucaristia, in cui Cristo, presente nel pane e nel vino, con il suo sacrificio di amore edifica la Chiesa come suo corpo, unendoci al Dio uno e trino e fra di noi (cfr 1Cor 10,16ss). Nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis ho scritto: “Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui” (n. 84).
conoscenza ai missionari e alle missionarie, che testimoniano nei luoghi più lontani e difficili, spesso anche con la vita, l’avvento del Regno di Dio. A loro, che rappresentano le avanguardie dell’annuncio del Vangelo, va l’amicizia, la vicinanza e il sostegno di ogni credente. “Dio, (che) ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7) li ricolmi di fervore spirituale e di profonda letizia.
“Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria” (Ibid.),
Come il “sì” di Maria, ogni generosa risposta della Comunità ecclesiale all’invito divino all’amore dei fratelli susciterà una nuova maternità apostolica ed ecclesiale (cfr Gal
capace di portare tutti alla comunione con Dio, annunciando con convinzione: “quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,3). In questa Giornata Missionaria Mondiale in cui lo sguardo del cuore si dilata sugli im-
mensi spazi della missione, sentiamoci tutti protagonisti dell’impegno della Chiesa di annunciare il Vangelo. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità per le nostre Chiese (cfr Lett. enc. Redemptoris missio, 2) e la loro cooperazione è testimonianza singolare di unità, di fraternità e di solidarietà, che rende credibili annunciatori dell’Amore che salva!
A conclusione dell’annuale messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, desidero esprimere, con particolare affetto, la mia ri-
4,4.19.26), che lasciandosi sorprendere dal mistero di Dio amore, il quale “quando venne la pienezza del tempo… mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4), donerà fiducia e audacia a nuovi apostoli. Tale risposta renderà tutti i credenti capaci di essere “lieti nella speranza” (Rm 12,12) nel realizzare il progetto di Dio, che vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell’unico popolo di Dio, la sua riunione nell’unico corpo di Cristo, la sua edificazione nell’unico tempio dello Spirito Santo” (Ad gentes, 7). 25
Sanità e salute: Artrite reumatoide (da Forum di discussione Associazione Italiana Reum-amici)
L’artrite reumatoide (A.R.) è una malattia cronica, che cioè tende a persistere nel tempo e colpisce la membrana sinoviale delle articolazioni. Tale membrana reagisce all’infiammazione aumentando di volume dando origine al panno sinoviale, il quale invadendo la cartilagine ne provoca l’erosione e la graduale distruzione. Questo processo proliferativo si estende all’osso. L’infiammazione arriva a interessare tutti i tessuti che circondano l’articolazione provocandone in modo graduale la distruzione della stessa e la relativa invalidità di chi ne soffre. Va altresì ricordato che non solo le articolazioni ne sono colpite ma l’intero organismo fra cui occhi, polmoni, cuore e reni, per questo viene detta anche sistemica. Il nostro organismo, per difendersi dagli attacchi esterni di virus e batteri produce gli anticorpi, cioè quei soldati che generalmente ci proteggono dalle malattie. Nella A.R. tali anticorpi, per ragioni non ancora ben note, impazziscono reagendo in modo anomalo, non riconoscendo cioè la membrana sinoviale che riveste le nostre articolazioni, attaccandola e provocandone l’infiammazione e innescando un meccanismo di auto-distruzione dei tessuti articolari e non. Pare che la causa sia una predisposizione genetica associata a un (innesco esogeno) un batterio, un virus ecc. Le cause che la scatenano sono multifattoriali; recenti 26
studi hanno dimostrato che alla base c’è una predisposizione ereditaria. Uno studio israeliano condotto da alcuni ricercatori dell’Università Ben Gurion, affermano che sarebbe un batterio dei microplasmi presente nella gola a essere implicato nell’insorgenza dell’Artrite Reumatoide Colpisce preferibilmente le donne, sebbene sia possibile la sua comparsa nell’età pediatrica (artrite giovanile). Si rivela per lo più tra i 35 e i 50 anni di età. È a decorso ciclico con fasi di acutizzazione che si alternano a periodi di remissione della malattia. Una caratteristica è l’anemia, febbre, e debolezza muscolare (astenia) oltre naturalmente al dolore articolare caratterizzato da tumefazione (gonfiore) e da rigidità articolare mattutina. Colpisce le articolazioni in modo simmetrico, cioè i due polsi – i due gomiti – le due ginocchia ecc. Oltre a coinvolgere le articolazioni provocandone gonfiore, dolore, rigidità l’A.R. causa anche anemia, fatica, perdita di peso, febbre e invalidità; inoltre i farmaci usati provocano nel tempo diversi danni collaterali, ad esempio il cortisone utilizzato a lungo, provoca un’importante decalcificazione ossea (osteoporosi) alla quale opporsi con farmaci specifici. È evidente che il danno articolare provocato dalla malattia nel tempo giunge al suo epilogo con la distruzione dell’artico-
lazione stessa. Fortunatamente la ricerca ha fatto passi da gigante, e nei casi più gravi, impianti protesici garantiscono tutto sommato una modesta attività fisica e lavorativa. Riconoscere nel più breve tempo possibile l’A.R. è importantissimo in quanto permette al reumatologo di iniziare una cura che contrasti in modo efficace l’evolversi della malattia, e i metodi che permettono al medico di monitorizzare l’A.R. sono gli esami di laboratorio da effettuarsi almeno ogni 45 gg. Generalmente la ves, pcr, emocromo+formula, azotemia, creatinina, waller Rose, reuma test, esame urine ecc. Più eventuali radiografie delle articolazioni colpite. La cosa importante è di scegliere un bravo reumatologo e possibilmente di non cambiarlo, cosa che generalmente gli ammalati reumatici tendono a fare non vedendo miglioramenti dopo le prime cure. Importante è altresì la ginnastica dolce (che cioè non gravi sulle articolazioni), esempio la cyclette è ottima; questa serve a tenere allenati i muscoli delle gambe che tendenzialmente nell’ammalato reumatico tendono ad atrofizzarsi. Un altro aspetto da non sottovalutare sono i piedi. La malattia può aggredire le caviglie, le quali col tempo tendono a cedere verso l’interno. Il piede diventa piatto e la difficoltà della camminata diventa ogni giorno più visibile. Un buon plantare ortopedico opportunamente studiato aiuta l’arto a sopportare meglio il peso corporeo, distribuendo in modo omogeneo la spinta verso il basso. Una cosa fondamentale di cui stranamente mai se ne parla, è il divieto assoluto di prendere il sole, in quanto si attiverebbero gli anticorpi, principali protagonisti negativi della malattia. Non vi sono invece particolari controindicazioni relative alla dieta. Ridurre l’alcol e il fumo è consiglia-
to per non caricare ulteriormente l’apparato digerente (stomaco-fegato) notevolmente impegnati nel metabolizzare i farmaci che la malattia stessa necessita; le cure termali nei periodi attivi dell’A.R. sono altresì sconsigliate. La terapia è fondata su due classi di farmaci: “sintomatici” e “di fondo”. Tra i farmaci “sintomatici” troviamo l’aspirina, i fans (antinfiammatori non steroidei) e i cortisonici (antinfiammatori steroidei); farmaci capaci di contenere il dolore e l’infiammazione, ma non di cambiare l’evoluzione della malattia. Appartengono alla categoria dei farmaci “di fondo” quelle sostanze in grado di modificare il decorso clinico della malattia e di rallentare nel tempo l’evoluzione del danno anatomico delle articolazioni; tra queste troviamo sali d’oro, antimalarici, d-penicillamina, sulfalazina, immunosoppressori (Methotrexzate, Ciclosporina A, Arava) inoltre le ultime ricerche hanno allungato la lista dei farmaci di fondo con i farmaci biologici o Anti tumor necrosis factor (TNFa) attualmente utilizzati su persone affette da A.R. dopo che le cure tradizionali hanno praticamente fallito. Naturalmente spetta al reumatologo dosare i farmaci in base al risultato degli esami ematici, radiografici, sintomatici, tenendo conto del peso e dell’evoluzione clinica. 27
Fiori di cielo Madre Carmelina Lanfredini e Sr. M. Teresa Motto te che ha incontrato la pace che non conosce tramonto. Le sue spoglie ora riposano insieme ai suoi famigliari a Cuggiono (Mi), suo paese natio.
Cristo è la nostra pace. Ef 2,14
Beati i miti perché
A mezzogiorno del 12 giugno 2010, nella casa di riposo “Domus Quies” di Casatenovo (Lc), si è spenta, all’età di 74 anni, Suor M. Raffaella della Divina Provvidenza, Rita Vismara. Possiamo dire che i suoi 51 di vita religiosa hanno avuto un decorso apparentemente feriale nel suo svilupparsi, mentre il suo vivere è stato veramente intriso di generosità, disponibilità e carità soprattutto verso tanti ammalati. Non era mai stanca – mi ha confidato una sorella – e sempre pronta a riprendere la bicicletta per soccorrere qualcuno anche fuori orario. Era allegra e tanto amata dalla gente che apprezzava la sua presenza gioiosa. Il Signore però aveva altri programmi per Sr. M. Raffaella, perché la sua robusta costituzione ha incominciato già qualche anno fa a incrinarsi a causa di una leucemia. Nel 2007 quindi, per l’aggravarsi della sua malattia, dalla comunità di Inveruno (Mi) è stata trasferita in quella di Casatenovo per essere meglio seguita dal punto di vista medico/ infermieristico e qui ha portato la croce della infermità. Aveva paura del male e della morte, ma la Madonna, nel giorno in cui ricorreva la memoria del suo Cuore Immacolato, l’ha sostenuta preparandola all’incontro con il Padre misericordioso nella tranquillità e ora siamo cer-
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erediteranno la terra. Mt. 5,5 Mi rivolgo a voi per la seconda volta in questo mese di giugno per ricordare un’altra sorella defunta, Sr. M. Marcellina del S. Cuore, Canazza Ines di 85 anni di età e 63 di Professione religiosa. Anche questa sorella è mancata alla Domus Quies dove era stata trasferita da breve tempo, dopo essere stata ricoverata in ospedale. Sr. M. Marcellina ci ha lasciate, in silenzio, come è vissuta: una Piccola Serva secondo lo spirito della Beata Madre Fondatrice. Ecco quanto ha scritto una sorella che ha vissuto alcuni anni insieme a lei quando ancora godeva di una piena vitalità: “ Sr. M. Marcellina ha realizzato la sua vocazione rendendosi docile all’azione dello Spirito Santo, azione che l’ha plasmata gradualmente ad immagine del Cuore Misericordioso di Gesù da lei amato e servito nella persona dei malati. Era una figura di Suora raccolta e discreta, che ogni giorno usciva da casa e si dileguava tra le antiche vie, dietro i portoni e sulle rampe delle scale angu-
ste del centro storico di Torino. Si recava là, dove regnavano sofferenza e povertà per prestare cure, portare conforto e speranza a persone che giacevano nelle loro abitazioni in compagnia, spesso, soltanto della loro solitudine. Le sue visite erano sempre molto attese. Sr. M. Marcellina entrava come in punta di piedi, sapeva porsi in ascolto e stabilire un rapporto di empatia con l’ammalato. La sua fede le faceva scorgere nel volto del sofferente il Volto di Gesù e questo sguardo di fede l’aiutava a superare eventuali difficoltà e disagi. La mansuetudine, la discrezione, il rispetto degli altri, un profondo spirito di preghiera e di dedizione, un grande amore per il canto sacro rendevano gradita la sua presenza in comunità e in altri ambienti. Ora la penso presso Dio in atteggiamento di discreta implorazione di grazie per la sua Congregazione, la sua famiglia e per quanti ancora hanno bisogno di lei, del suo aiuto. Ci ottenga dal Cuore di Gesù lo spirito di servizio, discreto e silenzioso, che animava la sua vita, e nuove vocazioni per il servizio degli ammalati poveri.
Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi. Salmo 26 Il Signore ha chiamato a sé Sr. M. Tecla di S. Ambrogio – Natalina Colombini – di anni 92 di cui 68 di Professione religiosa. La sorella è mancata improvvisamente nella notte di mercoledì, 21 luglio 2010, alla Domus Quies di Casatenovo. Le sue condizioni di salute da tempo erano precarie, se non addirittura gravi,
ma non tali da far pensare ad una morte così repentina. Da alcuni anni, il suo quadro clinico era piuttosto complesso; costretta all’infermità e alla dipendenza totale, è stata seguita con tanta carità dalle sorelle della comunità. Sr. M. Tecla ha trascorso la sua vita religiosa in diverse comunità della Congregazione svolgendo la missione di Piccola Serva presso gli ammalati con dedizione e generosità e rivestendo più volte il ruolo di Assistente, Visitatrice, Superiora ed Economa di comunità. Donna determinata, di forte temperamento, che ancora si percepiva negli anni della malattia, affrontata con coraggio e serena accettazione del dolore… e… nel ricordo di chi le è vissuta accanto molti anni: donna dai lineamenti, dal portamento e dal carattere mascolino, ma dal cuore attento e generoso che sapeva prodigarsi con competenza e bontà nei confronti degli ammalati e delle sorelle in comunità; retta nelle scelte quotidiane. Amava la vita comunitaria in tutti i suoi aspetti ed aveva una particolare sensibilità nel condividere le gioie e le sofferenze di chiunque avvicinava. Dopo tanto soffrire, ora Sr. M. Tecla contempla la bontà del Signore – come da Lui promesso – in quella terra dei viventi dove finalmente può godere della visione di Dio tanto amato e atteso.
Beati i morti che muoiono nel Signore. Riposeranno dalle loro fatiche, poiché le loro opere li accompagnano. Ap 14,13 Ancora una volta il Signore ha visitato la nostra famiglia religiosa chiamando a sé la cara sorella, Sr. M. Placida dell’Immacolata
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– Marcassoli Maria – di anni 97 di cui 72 di vita religiosa. Visita di amore, se l’accogliamo nella fede perché sono passati solo pochi giorni dal decesso di Sr. M. Tecla; lo stupore e il dolore per la perdita di un’altra Piccola Serva, a distanza così ravvicinata, non ci lasciano indifferenti. Il decesso è avvenuto a Casa Madre nella notte di domenica 25 luglio alle ore 0.30 per arresto cardiaco, dopo alcuni giorni durante i quali le sue condizioni erano notevolmente peggiorate. Sr. M. Placida aveva conservato quasi intatta la lucidità di pensiero e la sua grinta di donna tutta d’un pezzo. Il Signore, che l’aveva dotata di un temperamento forte e deciso, l’ha duramente provata, e per lei si può ben dire, come per Giobbe, che “il Signore ha dato, il Signore ha tolto”. Con fatica, ma con grande fede ha saputo accettare la sofferenza, sicura che Dio esaudisce sempre, non le nostre domande, ma le sue promesse. La sua fu una vita totalmente spesa per i malati e per le consorelle nelle comunità dove ha vissuto nel corso degli anni. In particolare aveva nel cuore Roma, città da lei tanto amata; ricordava con affetto, e un pizzico di nostalgia, le persone, i luoghi, le esperienze vissute di amore e di servizio ai tanti malati poveri del quartiere. Un articolo pubblicato su AVVENIRE nel dicembre 2002, la definiva: “Un angelo di 90 anni nelle case dei malati”, e ancora, “la suora del muretto” perché, durante il Giubileo, si fermava per strada, dove i giovani amano radunarsi seduti sui muretti, e li invitava a partecipare alla Gmg e ad ascoltare le parola del Papa. Ricordiamola così: nella sua semplicità fu un’audace testimone! Amava molto la Madre Fondatrice e la sera, dopo compieta, passava a salutarla sulla sua tomba per chiederle il dono di nuove vocazioni. Ora, accanto a Lei riposa dalle tante fatiche e noi siamo certe che insieme intercedono presso il Cuore di Gesù, grazie e benedizioni per l’Istituto. 30
Parenti defunti Lena Ada, mamma di Sr. M. Giuliana Barbot, Martha, mamma di Sr. M. Julienne Ralambomiadantsoa; Suor Carmine e Giovanni, sorella e fratello di Sr. M. Cecilia Milani; Francesco, fratello di Sr. M. Stefania Bonetti; Samuelson, fratello di Sr. M. Agnès Ralambomiadantsoa; Carla, cognata di Sr. M. Raffaella Vismara; Marie Annità, nipote di Sr. M. Amelie Vero.
2 NOVEMBRE Commemorazione di tutti i fedeli defunti Nota del calendario liturgico: I fedeli possono ottenere L’indulgenza plenaria (una sola volta da mezzogiorno del 1° a tutto il 2 novembre) per i defunti se, confessati e comunicati, visiteranno una chiesa dicendo il Padre nostro e il Credo, pregando secondo le intenzioni del Papa. Inoltre, dal 1° all’8 novembre per la visita al cimitero, con la preghiera per i defunti, è concessa ogni giorno (una sola volta) l’indulgenza plenaria.
s o l i d a r i e t À Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazioni di Sante Messe: Arrigoni Elide, per il marito Giorgio – Baciarelli Fiorella, per famiglie Barzetti e Baciarelli – Bertolo Guido – Biasioli Maria – Cagna Carla Maria – Carpaneto Lidia, per Ester e Emanuele – Carra Delboni Lucia – Cavassori Ileana, per Romeo, Rolando e Maria Erta – Chiummariello Gennaro – Comin Gilda – Coslovich Antonio, per Nilva – Costantini Anna, per fam. Costantini – Crippa prof.ssa Enrica – Dominoni Luisa, per Cinquanta Pina e Angelo – Egini Loredana e Bertolli Gianmario, per famiglie Egini e Bertolli – Franzoi Bianca, per i genitori Francesco e Malvina e per la sorella Franca – Gallo Renata – Gornati Rosaria – Grillo Paola – Isella Marcella, per Vittoria e Felice, per Manzoni Maria, fam. Beretta e Maggioni – Lambra Mirella – Maldotti Cristina, per Liliana e Giorgio – Maravintano Maria Gambara – Mascetti Luigia – Motta Raimondi Jolanda, per il marito Costantino – Navacci, per Navacci Augusto e Pesci Elisena – Notario Ines – Nodemi Angela – Noris Lucia, per Morotti Mario – Peira Giovanna – Pennati Anna, per il marito Giovanni – Pesatori Wanda – Pognant Gros Mariangela – Pozzi Annamaria – Redaelli Flavio, per Maria e Luigi Redaelli – Rizzoni Coletta, per Antonia – Rossi Cesare, per Rossi e Lorenzetti – Sacchi Francesco, in suffragio della moglie – Scaccuto Luigia – Scaglia Vittoria, per il padre Uberto – Sironi Angela – Vago Resy, per Carlo e Carla – Zampini Sergio per papà Carlo – Zumaglino Cesare, in suffragio di mamma Ernestina Cabiati. Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente l’intenzione: Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania. Per le opere in Madagascar e Romania: Achilli Pietro – Alzati M. Rosa – Ambrogi Giuseppe – Amici Beata Anna Michelotti (Bergamo) – Associazione Fraterno Aiuto Cristiano (Cortemaggiore) – Baltaro e Fagnola – Belloni Davidina – Beltrami Valeria – Beretta Adele – Bertolo Claudio e Graziella – Bianchi Benito – Biasioli Maria – Boccardo Roberta e Guido – Bonanomi Maria Rosa – Borgione Mirella – Bracchi Fava Carla – Brozzoni don Federico – Calcagno Sonia – Calcaterra Gilda – Carena don Gabriele, a nome dei Volontari della Cascina – Casati Rosangela – Castagno Franco e Piera – Cogliati Luigi e Adele – Cornetti Pierluigi – Coscritti di Sr. M. Teresa Motto, anno 1950 – Coscritto 1942 (Missaglia) – Crippa prof.ssa Enrica – D’Agostino dott.ssa Elena – Dealessi Carla – Einaudi prof. Giovanni – Elena e Giulio – Ferrari Franco – Ferrari mons. Lino – Ferretti – Franzoi Bianca – Fugazza Carlo e Maria – Gallo Castagno Franca – Gallo Nello e Maria – Ghiano can Ettore – Ghittoni Federica e famiglia – Giacone Giuseppe – Giuglari Giorgia – Gonella Eofelia, in
memoria di Graffione Rosetta – Grazzi Rosangela – Gruppo Missionario (Bergamo) – Gruppo Missionario (Inveruno) – Gruppo Missionario (Ronco Briantino), per Sr. M. Laura Villa – Gruppo Missionario Rondinella (Sesto S. Giovanni) – Iannò Vincenzo – Lazzarini don Luigi, per Sr. M. Giovanna Pastori – Longhin Pier Paolo – Lorenzini Stroppa Enrica – Luisa e Franco in occasione del matrimonio della figlia Elena – Marcaccio Antonio – Mezza Giacomo – Natta Giovanni – Niccolini dott. Rudy, in occasione del matrimonio della figlia Silvia – NN. (Avigliana) – NN. (Bergamo) – NN. (Vercelli) – Nodemi Angela – Olivero Anna – Paggi Locatelli – Palazzi suor Leonia – Parenti amici e conoscenti di Sr. M. Luciana Campoleoni – Parrocchia S. Agostino (Torino) per QdF 2010 – Pastori e Segalini – Perego Rinaldo – Perotto Aldo e Pierangela – Perrero Giorgia – Perrotini don Luigi – Pochettino Paola – Pognant Gros Mariangela – Pontevia Domenico – Rossi Alberto – Salvagno Rosetta – Secchi Camilla – Terzago dott. Paolo – Tinelli Paolina – Ufficio Missionario Diocesano (Piacenza) – Valsecchi Cesare e Maria – Vitali Anna – Zanini Angiolina, per Alberto […]. Battesimi: Piero, da Protti Anna in memoria di mons. Contorbia – Pinuccia, da Belloli Virginia – Maria Rita, da Colombo Fabio. Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Barra Rita – Beghi Jole – Bentivoglio Giulia – Bertolo Flavio – Bianchi Benito – Biffi Elena e Zipiti Andreas – Bolognesi Antonietta – Bonanni Paola – Bonetti Claudia – Bosio Giuliano – Cafasso Valeria – Cagna Carla Maria – Cargalli Paola – Carolini Carla – Casiraghi Silvano – Cavassori Ileana – Cavedine Silvia – Ceresa Maria Battaglia – Ceriani Giuseppe – Chignola Rosetta – Civera Rita – Colombo Giovanni – Configliacco Graziella – Conforti Ida Bainconi – Crescimone dott. Margherita – Crippa prof.ssa Enrica – D’Alessandro Leonardo – Di Federico Ezio e Olga – Dolcini Piva – Dotti Giuliana – Falconi Silvana – Fam. Loda – Garzone Arnaldo – Gianolio Lorenzo – Grattarolo Tomaso – Grazzi Rosangela – Lilla Enrico – Luzzini Paola – Magni Emilio – Maina Luisa – Malpetti Giorgio – Mandelli Andrea – Mastrangeli Maria Anna – Maurizi M. Teresa – Milani Teresa – Mimmo Maria De Martino – Minoretti Alda Miglietta – Milan Luisa – Moletta Serafina – Moneta Lucia – Montarsino Francesca Zucco – Moruzzi Claudia – Motto Alberto e Paola – Nodemi Angela – Pagani Rosalba – Pasta Roberto – Pecco Laura – Peira Giovanna – Pirovano – Pontevia Domenico – Pozzi Annamaria – Ramella Paia Divina – Redaelli Maria – Scartoni Sonia – Talenti Teresina – Toniato – Tulipani Tina – Useglio Piera – Vago Giancarlo e Toso Monica – Vallani Barbara – Vallani Roberta – Vergano Alessandro e Melina – Vignati Cesarina – Vignati Luigia – Vitale Rita Sandri – Viti Rina – Volonterio Grazia – Zambini Luigi.
Sostegno bambini a distanza Madagascar e Romania: Alessi Mario – Amici di Luisa Sigismondi – Angela, M. Antonietta, Mariuccia, Maddalena, Chiara, Gabriella, Gegina, Paolo e Natalina, in memoria di Maria Luisa Sismondi e la piccola bimba da lei adottata – Ardito Moiso Marta – Baldo Lino – Baltaro Paolo e Leone Isabella – Barbero prof. Carlo e famiglia, in occasione delle nozze di Silvia – Baretti Paola – Bornati Carlo e Pia – Bosio Maria – Bottoli dott.ssa Maria Grazia e dott.ssa Monica – Cagna Carla Maria – Canevisio Adele – Canevisio Agostina – Cardani Emanuela – Cariraghi Silvano – Castagno Francesca, in occasione della sua 1ª Comunione – Ceribelli Arialdo – Cicconi Rosina – Conferenza S. Vincenzo De Paoli (Piacenza) – Cornetti Pierluigi – Corona Carla – Crippa prof. ssa Enrica – Crotti Vittoria – Dealessi Carla – Denis Clelia – Egini e Bertolli – Egini Marialuisa – Fagnola Annamaria – Famiglia Galazzo – Famiglia Ramello – Ferrari Luigi e Luigia – Ferraris Giacomo – Fiammengo Francesca – Franzoi Ermanno e Bianca – Gerbaldo Irene – Grillo Paola – Iannò Vincenzo – Laboratorio SIT – Locatelli Paolo e Vanna – Losi Ernesto – Maffeis Provvidenza Jole – Mantovani Morgana – Marcassoli Augusta e Giuditta – Mastrangeli Maria Anna – Merli Alda – Monaco Paola – Monguzzi Angela – Morganti Franca – Motta Giuseppina – Natta Giovanni – NN. (Colleferro) –NN. (Bergamo) – NN. (Maresso) – NN. (Vercelli) – NN. Vercelli, in memoria del cav. Walter Fagnola – Palandri Erminia – Panzeri Cornelia – Pasqualini Silvia – Pasqualon Anna – Peruto Isabella – Pontevia Domenico – Pozzi Ester – Pozzi M. Teresa – Riva Rita Rocci – Rossetti Teresa Nalio – Sala Maria – Scagli Anna Vittoria – Secci e Abate – Settimo e Pedrini – Sorato Patrizia – Terzago dott. Paolo – Viscardi Luciana – Zampini Sergio.
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