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La Via
REIKI R.A.U. IL BATTESIMO DEL FUOCO COSMICO
Dipinto di Marisa D’Annibale
Giuseppe Zanella - Associazione Reiki R.A.U.
Direttore Responsabile: Giuseppe Zanella (Prezz l’Atomo) - Reiki Master Iscrizione Ordine dei Giornalisti n. 087162 Free Lance International Press n. 491 Hanno collaborato: MassimoBertoldi, Bartolini,Barbara AdrianaDeBertoldi, Adriana Zan, Barbara de Zan, Enrica Malpeli, Maria Luisa Grillo, Giuseppe Izzo, Enrica Brunella Barbara Manetti,Nalin, SerenaSerena Pizzini, Malpeli, Pizzini, Porri,Verrone, Elena Zanella, Elisabetta Porri Mario Vacca, Marilena Zanella Mariagrazia Valle, Marilena Zanella.
LaVia Periodico dell’Associazione Reiki Amore Universale Via Lainate 11 - 20017 RHO (Mi) c/c postale n. 31921208 Tel./Fax 02.935.00.612
Giuseppe Zanella
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Editoriale
Radiestesia, Rabdomanzia, Radionica Tre le diverse tecniche conosciute, il pendolo è di certo tra gli strumenti più in uso per praticare la radioestesia, tecnica già utilizzata nell’antichità per comunicare con l’ignoto. Etimologicamente, radiestesia significa "percezione delle radiazioni" ed è la scienza mediante la quale si captano le radiazioni che ogni corpo o sostanza emettono. RADIESTESIA Tramite un corretto uso di pendolo o bacchetta possiamo comprendere posizione, natura, entità, specie e qualità di corpi o sostanze nascoste e la relativa influenza reciproca. Il pendolo è solitamente un ciondolo creato i materiali più disparati. La sua forma deve essere simile a un cono capovolto, o comunque con una punta sul basso. Il pendolo si adatta perfettamente a ogni tipo di investigazione. Per esempio, si può conoscere il carattere di una persona tramite un foglio sul quale è impressa la sua scrittura, o su una fotografia. Se l’oscillazione del pendolo è rotatoria il carattere sarà affetto da attacchi d’ira. Se oscilla perpendicolarmente si tratta di una persona buona. Se cambia spesso il moto d’oscillazione vuol dire che siamo di fronte a una persona instabile e lunatica, con un carattere non ben definito. RABDOMANZIA La rabdomanzia è una pratica divinatoria che consiste nel tentativo di individuare acqua o filoni di metalli nel sottosuolo utilizzando uno strumento di legno, generalmente una bacchetta biforcuta utilizzata come amplificatore dei movimenti del corpo generati da supposte radiazioni emesse dall'oggetto ricercato. Chi usa questa pratica è chiamato rabdomante. Questa pratica, conosci-
uta e praticata sin dal III millennio a.C. nell'antica Cina e nell'antico Egitto, è oggi considerata uno dei metodi della radioestesia. RADIONICA La radionica è una branca della radioestesia dove sono trasmesse onde di forma per riequilibrare a distanza luoghi, animali e persone. La sua peculiarità principale è poter operare a distanza. Noi tutti siamo immersi in un gran campo di energia che è un'emanazione universale della vita e ogni equilibrio materiale, quindi tramite questa energia siamo connessi gli uni con gli altri. La trasmissione a distanza avviene con l'azione-pensiero. In radionica si parte dal presupposto che le malattie sono prodotte dal cattivo equilibrio energetico dei nostri corpi sottili. Intervenendo, quindi, su loro e apportando il naturale equilibrio è possibile invertire lo stato di malessere e riportare animali, persone e cose nel benessere. Tutto ciò è importante in questo tempo dove l’essere umano sta sviluppando le proprie facoltà per permettergli di usare frequenze con colori diversi per ottenere i risultati che gli servono senza condizionamento alcuno. Tutto questo si sta manifestando nell’uomo nuovo dove egli usa la Volontà, l’Amore e il Sapere, dopo di che tutto questo sarà soltanto cose del passato.
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La Via In Australia, sui cartelli posti all’ingresso di parchi, giardini e boschi, si leggono messaggi come: «Please walk on the grass. To hug the trees» (Per favore, cammina sull’erba. Abbraccia gli alberi.) Elisabetta Porri Verrone
L’albero cosmico dell’Yggdrasill, nel simbolismo druidico, rappresenta i mondi visitati dallo sciamano nel suo viaggio interiore.
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Gli alberi hanno da sempre rappresentato una delle manifestazioni più concrete della divinità. Alle piante, nelle epoche passate, ci si rivolgeva per ottenere protezione o aiuto, ed esistono innumerevoli miti e leggende riguardo alla simbologia dell'albero, che unisce il cielo e la terra, il visibile e l'invisibile, rappresentazione ed espressione della vita che si rigenera incessantemente nel trascorrere delle stagioni. Affascinante per la sua longevità, la potenza del suo tronco e la maestosità delle sue chiome, l'albero è stato considerato, in tutte le antiche civiltà, la dimora di esseri divini e gli sono state attribuite caratteristiche di sacralità in tutte le mitologie: da quella greca, a quella romana e celtica. Considerato simbolo universale da varie religioni, l'Albero Cosmico viene spesso rappresentato rovesciato, con le radici rivolte verso l'alto e i rami verso il basso per rappresentare la
La sacralità discesa dello spirito nella materia. Esso ha avuto una diffusione nel tempo e nello spazio che va da Platone a Dante, dalla Siberia all’India, con caratteristiche diverse a seconda delle varie tradizioni, ma sempre presente nel suo significato essenziale. L'Albero Cosmico, chiamato nella tradizione nordica "Yggdrasill", rappresenta l’origine delle cose, il punto d’inizio della Creazione. Nel linguaggio simbolico, questo punto viene spesso immaginato come un asse verticale che attraversa il cielo e la terra e quindi viene spesso rappresentato proprio dall’immagine dell’albero. Il simbolo dell’albero cosmico ė molto presente anche nella nostra epoca e si trova al centro della psicologia di Jung, in cui la radice rappresenta l’inconscio, il tronco la mente conscia e la chioma l’anima dell’uomo espressa nella sua totalità. Oggi, di fronte ad un equilibrio ecologico ormai sull'orlo della distruzione, sta rinascendo l’interesse per l’albero come simbolo di forza e sacralità, ma anche di quell’amore verso la natura che deve essere riscoperto, e non soltanto per puri e semplici motivi di sopravvivenza. Rimanere a contatto con un albero, aiuta a risolvere problemi di stress e di tensione psicologica e molti stanno riscoprendo i benefici che possono derivare dal contatto con le vibrazioni degli alberi, specialmente quelli secolari che trasmettono, anche solo guardandoli, un’impressione di grande potenza e solidità. Per chi ha ricevuto le attivazioni Reiki, in particolare, il contatto con l’albero consiste in un profondo scambio reciproco di energia ed è evidente il vantaggio che ne può derivare sia a livello fisico, che psicologico ed intuitivo. Nei soggetti dotati di particolare sensibilità verso la natura e i suoi elementi, durante questi scambi energetici con i nostri amici alberi si possono infatti presentare visioni, viaggi astrali ed esperienze bellissime che è difficile esprimere a parole, ma che procurano meravigliose sensazioni di unità e fusione con il cosmo. Questa pratica, che prende genericamente il nome di “Dendroterapia”, sta ottenendo sempre maggiori consensi e la sua validità, anche a livello scientifico, si sta diffondendo per gli indubbi vantaggi che procura e per la semplicità della sua attuazione. Matthew Silverstone, nel suo libro "Blinded by Science" (“Bendati dalla Scienza ufficiale”), dimostra, attraverso innumerevoli esempi, che gli alberi migliorano molti problemi di salute tra i quali malattie mentali, sindrome da deficit di attenzione e iperattività, livelli di concentrazione e depressione.
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à degli alberi Nel suo libro vengono inoltre riportati centinaia di studi che dimostrano, senza ombra di dubbio, che "abbracciare un albero" fa bene alla salute. È ormai scientificamente provato che le piante sono in grado di reagire alle emozioni umane e che emettono bioenergia, utilizzabile anche per scopi terapeutici. I ricercatori hanno per esempio osservato che dopo un lungo periodo di lavoro o dopo un grande sforzo fisico, hanno più rapidamente recuperato il potenziale energetico del corpo le persone che si sono riposate vicino ai tronchi, in confronto a quelle che erano sedute lontano dall’albero. Probabilmente, i nostri predecessori già erano consapevoli di tutto questo, e i poteri e gli effetti benefici degli alberi facevano parte di quell’insieme di conoscenze allora considerate “magiche”, da cui derivava il segreto della sopravvivenza e della vitalità. Ritrovare sè stessi attraverso il contatto del proprio corpo con gli alberi è una pratica antichissima che accomuna culture molto diverse, dagli Indiani d’America ai Tibetani, dai Druidi ai Romani, fino agli aborigeni australiani. Presso molte civiltà di tutto il mondo, i luoghi sacri erano fatti di alberi, pietre ed acqua, elementi che rappresentavano il cosmo in miniatura ed è noto a tutti che fu proprio ai piedi di un albero sacro (Bodhi), che Buddha ricevette l'illuminazione. Purtroppo, nel corso del tempo queste conoscenze sembrano essere state dimenticate quasi totalmente, e oggi non molte persone ne sono informate. Come ricevere la forza da un albero? Semplicemente toccando il suo tronco. Attraverso questo contatto, l’energia viene trasmessa in modo molto efficace. Possiamo anche sostenere le spalle sull’albero, oppure possiamo abbracciarlo. Ma la “Silvoterapia” non è soltanto questo. Significa anche semplicemente camminare, correre o esercitare lo sport preferito nei boschi, leggere un libro all’ombra di questi amici millenari. Riscopriremo così che ogni albero è una potente fonte di guarigione, in grado di aiutare in modo semplice ed efficace il nostro corpo e la nostra anima. n
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La Via OMS. Lo stress è una patologia destinata ad aumentare nei prossimi anni
Stress, malattia della nostra società Enrica Malpeli
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Il termine stress è ormai di uso comune: è raro infatti trovare qualcuno che non si sia mai definito "stressato". Gli eventi della vita quotidiana possono essere considerati più o meno stressanti a seconda dello stato emotivo dell'individuo (come andare a scuola, a lavoro, fare la spesa), ma anche dell'entità reale del fatto (come un lutto, una malattia o una separazione). Lo stress è una reazione fisiologica dell'organismo a stimoli ambientali che ci consente di affrontare al meglio tutte le situazioni ed i cambiamenti che dobbiamo gestire durante la nostra vita. Lo stress assume una connotazione positiva quando uno o più stimoli rafforzano la nostra capacità psicofisica di adattamento, attivando una serie di meccanismi che potenziano la nostra attenzione ed il nostro corpo per rispondere al meglio allo stimolo, permettendoci così di mantenere il controllo nell'ambiente che ci circonda con tutte le sue diverse richieste; diventa negativo quando questa normale reazione di adattamento diventa troppo intensa o prolungata nel tempo, portandoci così alla percezione di non avere più il controllo su ciò che ci sta succedendo; se questa condizione si protrae nel tempo può portare a un esaurimento progressivo delle risorse fisiche e psicologiche dell’individuo, con ripercussioni più o meno gravi sul nostro stato di salute. Lo stress è di fatto riconosciuto come una vera e propria patologia, con un impatto sociale che secondo stime dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è destinato ad aumentare nei prossimi anni. Una delle definizioni di stress introduce il concetto di "reazione di allarme" e lo considera in termini di stimolazione (come già accennato), sostenendo l'esistenza di un "livello critico", ovvero la soglia massima che i meccanismi di compensazione fisiologici possono sopportare: viene considerato come la risposta non specifica dell'organismo ad una varietà estremamente ampia di stimolazioni che possono turbare l'equilibrio interno dell'organismo. Una risposta da stress troppo intensa o troppo protratta nel tempo può portare a un'attivazione fisiologica e psichica eccessiva, imponendo all'organismo sforzi esagerati e innaturali, portandolo a una fase di esaurimento e di estrema vulnerabilità. E’ stato scientificamente dimostrato che lo stress cronico, oltre a portare a disturbi psicologici come come ansia e depressione, problemi del sonno e dell’appetito e sensazioni di stanchezza o irri-
tabilità, può indurre anche disturbi fisici come ulcere, ipertensione arteriosa, malattie cardiache e danneggiare il sistema immunitario, diminuendo la capacità dell’individuo di combattere batteri e virus infettivi (Delahanty et al., 1998). Viviamo in una società in cui i ritmi di vita sono sempre più accelerati per tutti, compresi i bambini, in cui i momenti da dedicare a noi stessi sono sempre più rari, in cui sempre più spazio hanno le preoccupazioni, spesso indotte da un sistema che dice di volersi prendere cura di noi, mentre in realtà è generatore consapevole dei nostri disagi perchè di essi si alimenta, che ci ha "inscatolato" in schemi mentali e sociali condizionanti che vanno contro la nostra natura. Se prendessimo realmente consapevolezza di chi siamo e di ciò che ci circonda, non arriveremmo al punto di subire tutto, ma semplicemente vivremmo la vera vita senza paura. n
Ritrovare il ben e Barbara Nalin
Quante volte, senza una causa palese, ci ritroviamo con inaspettati dolori alla schiena, ad un ginocchio, alla testa e la lista potrebbe continuare. Il nostro corpo ci parla e ci dice molto di più di quello che noi vogliamo ascoltare. Se infatti molti dolori e contratture sono causati da un abuso delle nostre forze fisiche, tante volte è anche vero che il nostro corpo somatizza disagi profondi che alterano la nostra psiche e le nostre emozioni; il dolore fisico è spesso l'unico messaggio che noi non possiamo ignorare ed è il tentativo del nostro io più profondo di comunicarci che qualcosa nella nostra vita non va come dovrebbe. Proviamo ad ignorare anche il dolore, in realtà, abusando di antidolorifici e anti infiammatori e di quant'altro la "bottega" del farmacista ci offre, perchè purtroppo il nostro approccio ai medicinali è generalmente errato ed irresponsabile. E sempre meno efficaci risultano tali medicamenti, perchè se da un lato non ci fanno percepire il dolore, dall'altro non risolvono generalmente la causa del nostro male, che si ripresenta puntualmente sempre più intenso. Quando arriviamo "alla frutta" allora siamo disposti a provarle tutte e magari ci approcciamo anche al mondo olisti-
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Le ricette di Adriana TORTA MERINGATA ALLE FRAGOLE Preparare la salsa di fragole: frullare le fragole con lo zucchero, aggiungere il succo di limone e portare a ebollizione, togliere la schiuma che si viene a formare e far raffreddare. Se ne utilizzano 130 gr e l’altra la si può utilizzare su semifreddi, panna cotta, budini e gelati e la si può conservare in frigo per alcuni giorni, oppure la si può diluire con l’acqua ottenendo così una bibita dissetante. Adriana Bertoldi Ingredienti: 1 disco di pan di Spagna del diametro di 24 cm gr 110 di meringhe gr 150 di fragole gr 300 di panna fresca da montare 1 cucchiaio e mezzo di zucchero gr 130 di salsa di fragole per la salsa di fragole: gr 200 di fragole gr 80 di zucchero il succo di mezzo limone
Decorare la torta: Montare la panna, aggiungervi lo zucchero e distribuirla sul disco di pan di Spagna tenendone a parte un po’ per la guarnizione. Tagliare le meringhe in piccoli pezzi della grandezza di una noce e metterli sulla torta coprendo tutti gli spazi, distribuirvi sopra le fragole precedentemente affettate e decorare con la panna rimasta usando una sac a poche, infine versarvi sopra la salsa di fragole. La decorazione della torta andrebbe fatta un’ora o due prima di essere servita, altrimenti le meringhe si inumidiscono e perdono la loro croccantezza. BUON APPETITO!
n essere attraverso il massaggio co senza sapere bene cosa sia e cosa rappresenti, ma "ormai peggio di così non può andare". In realtà le discipline naturali negli ultimi decenni hanno visto una notevole diffusione e godono di un maggior credito perché sempre più si è attenti alla professionalità degli operatori, ma soprattutto perchè sempre più evidenti sono i risultati positivi che si possono ottenere. Fra le varie tecniche e discipline che la medicina naturale ci offre, una delle più antiche e diffuse è il massaggio che ha visto una sua evoluzione anche tra le terapie della medicina convenzionale, dove però si è ridotto ad un mero trattamento fisico. Nel mondo "olistico" (dal greco OLOS che significa il tutto), il massaggio non è un lavoro che l'operatore svolge sul corpo, ma è un contatto profondo, è un mezzo di comunicazione, un momento di ascolto di noi stessi e di ciò che ci circonda e questo vale, o almeno così dovrebbe essere, sia per chi riceve il massaggio sia per l'operatore che lo esegue. Il massaggio olistico infatti permette di ascoltarci in modo diverso, ci permette di andare oltre il dolore per riconoscere tensioni e stati alterati del nostro essere e sciogliere quei nodi che ci ostacolano nella ricerca del benessere. Tecnicamente il massaggio olistico consiste in una serie di sfioramenti più o meno inten-
si grazie ai quali l'operatore lavora sui centri e sui canali energetici (chakras e meridiani) collegati a organi e ghiandole del corpo. Lavorando tali aree si produce uno stimolo riequilibrante a livello energetico che si riflette anche sull'aspetto fisico e mentale; infatti dalla medicina naturale si apprende che ogni disagio ha origine da uno squilibrio energetico, quindi ripristinando l'equilibrio energetico si produce un beneficio a livello di corpo e mente. Nel mio lavoro abbino al massaggio altre tecniche, come gli oli essenziali, la cristalloterapia, ma i risultati più efficaci sono senz'altro quelli ottenuti abbinando il metodo Reiki R.A.U.: il massaggio è un mezzo per ascoltare il nostro corpo, per entrare in contatto intimo col nostro inconscio attraverso il rilassamento che ne deriva, mentre Reiki porta un input importante, ovvero di Unità, di riarmonizzazione del nostro Essere, di consapevolezza che non siamo solo materia o energia o pensiero, ma che siamo tutte queste cose unite. L'operatore si fa mezzo di una manualità che diventa quasi una sinfonia dove è il direttore che da il proprio input, ma contemporaneamente segue la musica dell'energia per portarla dove essa è realmente necessaria e ciò accade solo se egli stesso si pone in ascolto e si lascia trasportare. n
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La Via «Il miglioramento della qualità della vita di una persona non consiste solo nella recessione dei sintomi, ma nell’incremento della vita spirituale, nell’accorgersi appunto di quello che succede fra sé e gli altri, fra sé e sé, fra sé e i fiori, fra sé e le cose… tutti i fra che possono venire in mente» Quattrini, 2006 Maria Luisa Grillo
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“Il tutto è più della somma delle sue parti! In questa massima è racchiuso il senso comune sia alla Psicoterapia della Gestalt che dell’Olismo, che vedono l’organismo umano non semplicemente come la somma delle sue varie componenti o funzioni, ma come qualcosa di più, come qualcos’altro che non può prescindere dall’interconnessione tra mente, corpo ed emozioni. L'espressione nasce agli inizi dell'ottocento in Germania, come uno dei principi fondamentali della psicologia della Gestalt, che si contrapponeva allo strutturalismo di Wundt. Il termine Olismo, invece, è stato usato per la prima volta da Jan Smuts negli anni venti e deriva dal greco “holon/holos” che significa intero, tutto. L'esempio classico che spiega questa filosofia è quello dell’orologio. Esso è formato da due lancette, circa tre ingranaggi e una parte a forma di spirale con dei numeri. Se lo smontiamo e rimettiamo i pezzi sul tavolo noteremo che i pezzi rimangono gli stessi, ma l'orologio non funziona più. Così come l'uomo: ciò che infatti lo caratterizza è che esso è un organismo unificato. PENSA, AGISCE, SENTE ed è proprio l'unione di tutto questo che fa l'uomo; anima, mente, corpo, emozioni sono un tutt'uno inscindibile. Ne consegue che non si può curare soltanto una parte dell'individuo ma bisogna comprendere che c'è un collegamento con tutte le altre parti. Anche in Gestalt l’Organismo è inteso come un tutto. Perls, fondatore della Psicoterapia della Gestalt, lo definiva come: “un tutto in stretta interdipendenza, non solo delle diverse parti tra loro, ma con l’ambiente e con l’universo intero”. L’obiettivo della Psicoterapia della Gestalt è quindi quello di aiutare la persona ad integrare le varie dimensioni: • sensoriale • cognitiva • affettiva
Corpo e mente, l’appr • sociale • spirituale al fine di migliorare la sua qualità di vita. Si tratta di un processo in cui l’individuo ha un ruolo centrale avendo la responsabilità del raggiungimento e del mantenimento del benessere nella propria vita. Il terapeuta aiuta l’individuo nel complesso cammino della propria conoscenza interiore, spingendolo ad essere ciò che è, in un processo di integrazione delle varie parti di se. È fondamentale in questo processo che l’individuo sia in contatto con le varie dimensioni che lo costituiscono e che sono in stretta interconnessione tra loro. Polster (1986) definisce il contatto come “l’umore vitale della crescita, vuol dire cambiare se stessi e l’esperienza di sé nel mondo”. Essere in contatto quindi vuol dire essere consapevole dei propri bisogni e le proprie aspirazioni ed è necessaria una interconnessione tra emozione – sensazione – movimento (azione). Essere consapevoli vuol dire osservare se stesso e il proprio processo nella condizione dell’ epochè , ossia nella posizione dell’ indifferenza creativa, cioè vuol dire prestare attenzione senza giudicare, semplicemente accettando di essere quel che si è. Nella psicoterapia, il concetto olistico ci dà uno strumento con cui osservare e comprendere l'uomo nella sua totalità: grazie alla consapevolezza che avrà di sé stesso sui diversi livelli (pensiero, azione, emozione) esso giungerà a comprendersi e a cambiare quei comportamenti che lo mantengono bloccato in un processo di nevrosi. Perls dice che la nevrosi è “la somma delle gestalt aperte” cioè dei processi di auto-interruzione (blocchi). La formazione del sintomo spesso deriva dall'inibizione dell'emozione e del'azione. La parola “emozione” viene da exmovere, che vuol dire qualcosa che si muove, quindi il “non muovere l'emozione”, il non esprimere, il non sperimentare forma il sintomo. Si tratta di energia trattenuta. In una condizione di flusso emotivo, e quindi di equilibrio, l’individuo è in uno stato di omeostasi. Il processo omeostatico è il processo di autoregolazione che governa le funzioni vitali di base, secondo cui l'uomo soddisfa i propri bisogni ed interagisce con l'ambiente. L'organismo è soggetto continuamente ad un'oscillazione tra l'equilibrio e lo squilibrio all'interno di se in quanto ogni bisogno va a scuotere l'equilibrio di base, e di bisogni ne abbiamo costantemente. E' quando il processo omeostatico fallisce (cioè quando la persona non riconosce i propri bisogni o non è in grado di soddisfarli), che si crea una rottura dell'equilibrio e la persona sta male. Ogni bisogno si manifesta come cambiamento dello stato dell’organismo a livello somatico, emotivo, cognitivo (secondo il principio olistico). L’Autoregolazione Organismica è la capacità dell’organismo di mantenere un Equilibrio Dinamico attraverso l’interazione con l’ambiente e con se stesso. Nella psicoterapia della Gestalt
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proccio olistico in psicoterapia della Gestalt
l’Autoregolazione Organismica coincide con il benessere psicofisico, infatti il lavoro del terapeuta consiste nel liberare il cliente da quegli impedimenti (blocchi) che non gli permettono di raggiungere l’autoregolazione organismica. Bisogna tenere conto che: 1) autoregolazione organismica e benessere sono diversi a seconda della persona perché ogni persona è diversa dall’altra. 2) autoregolazione organismica si può realizzare solo nel qui e ora.
3) L’ equilibrio si ottiene attraverso la relazione interpersonale e con l’ambiente. 4) Per raggiungere l’autoregolazione organismica si deve essere consapevoli del proprio sentire e responsabili del proprio agire. L’Equilibrio Psicoenergetico è costituito da Mente, Corpo e Spirito. Dall’osservazione clinica Reich si accorse della presenza di alcune aree in cui una determinata funzione psichica poteva essere inibita attraverso la tensione muscolare e permessa dal rilassamento (Corazza Caratteriale). Anche la dottrina orientale riconosceva, su base empirica, la presenza di aree analoghe, a cui dava il nome di chakra e che considerava come centraline attraverso le quali l’energia psichica poteva essere controllata o almeno regolata. Al fine di raggiungere il pieno possesso delle proprie facoltà psicofisiche è necessario liberare l’energia emotiva. La vita pulsionale è soggetta a un ritmo naturale continuo di carica e scarica. Se si interferisce con questo ritmo impedendo la scarica, si formano degli accumuli di emotività trattenuta che disturbano l’organismo e finiscono per diventare distruttività. Detto ciò, si deduce come anche il reiki sia un’ottima tecnica per imparare a gestire i flussi di energia che assorbiamo e trasmettiamo, agevolando il rilassamento e mettendoci in contatto con noi stessi e con gli altri. n
Le alterazioni estetico-posturali L’estetica e la postura sono un binomio inscindibile: non si può parlare di estetica senza fare riferimento alla postura corporea e viceversa. Pertanto quando veniamo consultati dai pazienti per occuparci di uno di questi due argomenti, è nostro compito mettere in evidenza e quindi prendere in considerazione anche quello non menzionato, ai fine di ottimizzare il risultato della nostra opera. Vale a dire che ogni qualvolta ci troviamo a trattare degli inestetismi corporei di qualunque genere essi siano, dobbiamo sempre valutare anche le alterazioni posturali coesistenti o meglio responsabili o aggravanti degli inestetismi stessi. Si renderà quindi necessario effettuare una anamnesi più approfondita e valutare tutti gli altri sintomi (specie dolori muscolo-schelettrici e fasciali) che coesistono con quell'inestetismo che ha indotto l'individuo a venire da noi (egli non riferirà mai spontaneamente e in prima, battuta tali sintomi in quanto più delle volte non ritenendoli collaterali all’inestetismo stesso si è già rivolto al medico di
Mario Vacca
fiducia che prescrive farmaci antidolorifici spesso con scarso e transitorio beneficio. Nella pratica clinica il biotipo costituzionale fluorico è il più predisposto rispetto agli altri biotipi (carbonico, fosforico, sulfureo) a manifestare le alterazioni estetico – posturali. A fronte di una alterata matrice presente nella struttura dei tessuti corporei il fluorico, con la crescita, manifesterà delle asimmetrie corporee che porteranno progressivamente ad alterazioni posturali e funzionali nonché ad inestetismi più o meno evidenti. Le alterazioni di maggiore riscontro che vengono alla nostra osservazione per il relativo trattamento sono i disturbi della circolazione e cellulite annessa, disturbi dell'occlusione della bocca e della masticazione da deviazione articolare temporo-mandibolare, rachialgie diffuse o distrettuali (cervicali spesso con cefalèa e vertigine, dorsali con cifosi, lombari con iperlordosi) dismetria degli arti inferiori contratture e fibrosi mio-fasciali, adiposità localizzate, noduli cutanei tipo dermatofibromi. n
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Come scegliere il cibo che ci mantiene sani
La vitalità degli alimenti Serena Pizzini
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In quest’epoca di cibi pronti, fast-food e integratori vitaminici e simili - che ci allontanano sempre più dal sano alimento creato dalla Natura su misura per noi - vorrei proporre una riflessione molto semplice sugli inevitabili effetti dannosi sulla nostra salute che possono essere generati dal regime dietetico spesso innaturale e qualitativamente scarso spacciato dall’industria alimentare e dalle convinzioni errate indotte da una cattiva e tendenziosa informazione. Dobbiamo constatare che troppo spesso le nostre informazioni e le nostre scelte, anche di tipo alimentare, sono fortemente influenzate e pilotate grazie alle tecniche di marketing e persuasione occulta operate dalle multinazionali del cibo (le quali, ricordo, sono impegnate a promuovere il proprio fatturato e non certo la salute dei consumatori) e indotte da svariati fattori inquinanti del nostro istinto naturale, quali: -contraffazioni del gusto e dell’aspetto dell’alimento prodotti dall’industria (manipolazioni spinte della materia prima, spesso scadente in freschezza e qualità; aggiunta di additivi, conservanti, esaltatori del gusto); -condizionamenti culturali, sociali e affettivi; -squilibri psico-fisici individuali, che ci attirano in particolare verso alcuni elementi; -assuefazioni e dipendenze da alcune categorie di cibi o da sostanze contenute in essi (es: zucchero, caffeina, ecc.). Ma cosa rende il cibo veramente adatto alle nostre esigenze, cosa determina la sua reale “alta qualità”? Proviamo a rispondere prendendo in considerazione l’effetto che il singolo alimento produce sulla nostra energia vitale, mettendo da parte per un attimo gusti, convinzioni personali o presunti dati oggettivi sui contenuti dei nutrienti, R.D.A., etc. Ci faremo aiutare in questo caso dal lavoro di Andrè Simoneton (“Radiations des aliments, ondes humaines et sante”, Paris 1949), ingegnere elettronico ed esperto di elettromagnetismo, che tra gli anni ’30 e ’40 effettuò accurate di ricerche per studiare gli effetti che gli alimenti possono avere sul corpo umano. Poiché tutto ciò che vive, compreso il nostro organismo, emette radiazioni, egli si chiese quali radiazioni lo indeboliscano e quali lo fortifichino. Ogni alimento, come ogni essere vivente, oltre ad avere un potere calorico (chimico-energetico) ha anche un potere elettromagnetico (vibrazionale). Prove di laboratorio, eseguite su animali, hanno dimostrato che gli alimenti sintetici, pur fornendo un apporto di nutrienti equilibrato dal punto di vista
qualitativo e calorico, non sono sufficienti per fornire uno sviluppo normale. Questo significa che oltre ai consueti elementi (proteine, carboidrati, ecc.) gli alimenti devono anche possedere delle "vibrazioni energetiche", capaci di mantenere la vita. Simoneton per i suoi test usò un contatore Geiger, una camera ionizzante di Wilson, il Biometro di Bovis e determinò che l’essere umano è in buono stato di salute quando le sue cellule vibrano a una frequenza tra i 6250 e i 7000 Å (Ångstrom, unità di misura della lunghezza d’onda). Frequenze inferiori denotano stati di alterazione o malattia conclamata. Misurò in seguito le radiazioni emesse da vari tipi di alimenti, dividendoli in base alla loro vitalità o livello di radianza. I vari livelli corrispondono alle lunghezze d’onda dei colori: Viola da 3900 a 4300 A°, Indaco da 4300 a 4500 A°, Blu da 4500 a 5200 A°, Verde da 5200 a 5800 A°, Giallo da 5800 a 5900 A°, Arancio da 5900 a 6200 A°, Rosso da 6200 a 7800 A°. Dato che la frequenza corrispondente allo stato di salute (lunghezza d’onda del colore rosso) può essere mantenuta da onde vibranti di medesima lunghezza o superiori, l'uomo si dovrebbe nutrire prevalentemente con cibi sani ad altissima radianza. In base a questi parametri la qualità degli alimenti è stata classificata come segue, in ordine decrescente di vitalità: Alimenti superiori – con radiazione superiore a quella dell’uomo in salute: da 10.000 a 6500 Å. La polpa dei frutti freschi ben maturi, le verdure crude e/o cotte a temperature inferiori ai 70 °C, i cereali e le farine integrali, la frutta secca oleosa, le olive, il burro fresco, il formaggio non fermentato e le uova di giornata. Quando la frutta ha maturato correttamente sotto il calore del sole, la sua radiazione è massima. Dopo la maturazione, la lunghezza d’onda è stabile per qualche giorno, spesso qualche settimana nel caso dei frutti d’inverno, per poi decrescere fino a zero. Alimenti di sostegno - radiazione inferiore al corpo umano in salute: tra 6500 e 3000 Å Il latte fresco appena munto (dopo 12 h la radiazione scende del 40% e dopo 24 h del 90%), il burro ordinario, le uova non di giornata, il miele grezzo, lo zucchero di canna integrale, vegetali e legumi cotti (bollitura). Alimenti inferiori - radiazione molto inferiore al corpo umano in salute: sotto i 3000 Å La carne cruda, le uova dopo il 15° giorno, il latte bollito, caffè, tè, cioccolata, confetture e marmellate, formaggio fermentato, pane bianco. Alimenti morti Alimenti che non emettono alcuna ener-
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gia riscontrabile. Le conserve alimentari, le margarine, gli alcolici, lo zucchero bianco, le merendine, le farine raffinate e tutti gli alimenti pastorizzati (succhi di frutta, ecc.). Inseriremo tra gli alimenti “morti” o comunque gravemente compromessi tutti quelli cucinati nel forno a microonde. Va da sé che l’uso prevalente di alimenti inferiori o morti intossica l’organismo compromettendo la vitalità generale. Abbassano la vitalità dell’alimento: la cottura, la raffinazione, la trasformazione che lo allontani dalle caratteristiche originarie; l’inquinamento, i pesticidi e i concimi chimici, l’adulterazione con additivi; la conservazione protratta. ll cibo più vitale sarà dunque: - Vegetale - Maturato al sole sulla pianta - Fresco/appena raccolto - Crudo e non trasformato Ad esempio: la massima vitalità l’avrà un frutto ben maturo appena raccolto dalla pianta; la minima vitalità sarà di un insaccato di carne “stagionato”, magari con ausilio di conservanti e additivi vari. Una nota su integratori e vitamine: Esiste l’integratore risolutivo, veramente sano e che possa colmare ogni deficit? Per rispondere dovremmo considerare che
la natura non ha carenze e non è riproducibile. Le piante, oltre ad essere elementi vitalissimi, contengono non solo principi attivi isolati ma i fitocomplessi, insiemi di innumerevoli sostanze attive in equilibrio tra loro, tra cui molte ancora ignote, che il nostro organismo riconosce naturalmente. Per assumere le corrette quantità di vitamine, minerali organici e micronutrienti indispensabili al corretto funzionamento dell’organismo l’unico modo efficace e sicuro è quello di consumare frutta e verdura fresca in quantità. Vitamine sintetiche e minerali inorganici sono a tutti gli effetti “alimenti inferiori” se non “morti” e attualmente presentano un’efficacia non dimostrata, con dubbi di tossicità. In conclusione, potendo scegliere, è senz’altro preferibile migliorare e mantenere il proprio stato di salute ottimale nel modo più semplice: scegliendo meglio il nostro cibo e lasciando a madre natura il compito di nutrirci adeguatamente. Iniziamo a costruire il nostro benessere e a prevenire i disturbi di salute partendo dal carrello della spesa che riempiamo per poi nutrire noi stessi e i nostri cari: tra buonissima frutta e verdura fresca di stagione o un cibo industriale, precotto, surgelato, pieno di additivi – o, peggio, una pillola artificiale – sarà meglio non avere mai dubbi. n
Danzoenergia per il proprio benessere Mariagrazia Valle
La danzoenergia, da non confondere con i vari generi di danzo terapia, trae le sue origini nelle danze tribali dei popoli più collegati all'energia del pianeta terra e dell'universo (vedi: i nativi americani, le tribù del centro Africa, gli aborigeni australiani ecc.). Per noi occidentali, il movimento del corpo è legato sopratutto ad un benessere esteriore, finalizzato ad uno stato di salute migliore e ad un immagine globalizzata di corpi eternamente giovani e tonici. Il senso profondo del movimento, in una logica olistica (dal greco“olos” intero, l'essere nella sua totalità), è ritrovare il contatto con il nostro corpo, che è la casa della nostra essenza, e trascende completamente l'immagine esteriore. Vivere l'esperienza di una danzoenergia è accessibile a tutti, senza limiti d'età, capacità fisiche o predisposizioni particolari. Ma come si svolge? Semplicemente si viene guidati attraverso il respiro ed il movimento, mantenendo gli occhi chiusi, nell'abbandonarsi alla musica per percepire la vibrazione cosmica che è attorno e dentro di noi, fino a risentire il bambino e il guerriero che è insito in ognuno. Seguita da un breve attimo di relax, importante per sintetiz-
zare energeticamente l'esperienza vissuta, è un occasione per ascoltarsi nel profondo. Non esiste un modo “sbagliato” di vivere una danzoenergia! L'importante è non rimanere completamente immobili e seguire la propria musica interiore, liberando le tensioni fisiche, emotive e mentali accumulate nel ritmo frenetico della nostra quotidianità. Non è una tecnica mentale e l'operatore che guida la danza è solo un mezzo per aiutare ogni partecipante ad abbandonare i condizionamenti mentali e vivere intensamente quest'attimo di totale libertà. Esistono molte musiche che vengono utilizzate nella danzoenergia. A seconda del gruppo, l'operatore sceglie quale imput è più adatto e la durata della danza, che è sempre vissuta in uno stato meditativo e di non comparazione tra i partecipanti. Come operatori bionaturali Reiki R.A.U. , abbiamo rielaborato alcune musiche per stimolare sempre il piano del cuore, 4° chakra, che è il ponte energetico tra la nostre parte fisica, 1°/2°/3° chakra, e la parte mentale - spirituale, 5°/6°/7°chakra (chakra: termine sanscrito che significa ruota o vortice). I chakra non sono staccati, come erroneamente viene riportato, dal nostro corpo fisico, mentale ed emotivo, ma sono in stretta correlazione con tutto il nostro essere, in costante movimento e mutazione, e il loro pulsare, più o
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La Via meno armonico, porta a stati d'equilibrio o alterazione su tutti i piani. Diversamente da tante tecniche di rilassamento e meditazione, la danzoenergia non richiede una preparazione o una assiduità specifica. Anche vivere questa esperienza una sola volta, porta ad uno stato di profondo benessere e ci aiuta a mettere la nostra mente in comunicazione con il nostro cuore, comprendendo quali sono le nostre reali necessità, non condizionati dai bisogni illusori indotti dall'esterno. La danzoenergia è spesso proposta all'aperto e a piedi nudi e questo permette di attingere alla vibrazione equilibrata della natura che ci circonda, dando un valore aggiunto a questa particolare attività di gruppo.
“Il bosco diventa un guscio emotivo e sensoriale in cui cullarsi, uno spazio per rigenerare i sensi e predisporsi alla ricerca di un armonia interiore... E' un momento importante, da dedicare solo a se stessi.” (da WELLcome #02 Azienda Promozione Turistica Alpe Cimbra). Chi guida la danzonergia ama dire che è un gioco, che sicuramente non può essere la soluzione di tutte le difficoltà che ognuno vive, ma aiuta a ritrovare lo spirito di libertà, immediatezza e spontaneità che è insito nel nostro essere. Poter sentire noi stessi al di fuori degli schemi e dei condizionamenti a cui siamo costantemente sottoposti, è senz'altro un aiuto luminoso per tutti. n
Un ormone molto importante per il funzionamento metabolico del corpo
Insulina e peso corporeo Giuseppe Izzo
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Il peso corporeo è influenzato da diversi fattori, tra cui vi è la genetica, il metabolismo individuale, la gestazione e il peso alla nascita, le malattie e disfunzioni ormonali, l’età, lo stile di vita e infine l’ambiente psicosociale. Tutti questi fattori interagiscono tra di loro ed hanno un effetto cumulativo, ma un’a limentazione adeguata e del movimento costante sono sufficienti per evitare un aumento incontrollato del peso. Fra le cause che determinano un aumento di peso, non ci sono soltanto gli ormoni sessuali o quelli prodotti dalla tiroide, ce ne è un altro che in determinate condizioni, causa un accumulo di adipe non indifferente, portandosi dietro conseguenze anche gravi se non viene monitorato. L’ormone in questione è l’insulina, un elemento molto importante per il funzionamento metabolico del nostro corpo. Fisiologicamente l’insulina viene prodotta dopo un pasto e ha il compito di ridurre la glicemia post-prandiale, ed insieme al glucagone controlla l’equilibrio glicemico. Se l’organismo sviluppa una resistenza insulinica (più frequente nelle donne e spesso associata a una sindrome molto diffusa come l’ovaio policistico), si accumula più grasso nei tessuti e il metabolismo rallenta. La resistenza insulinica, infatti, può sfociare in diabete e può causare a lungo termine problemi cardio-circolatori. Si tratta di un problema in realtà molto frequente, anche nei più giovani, che potrebbe essere la causa dell’aumento di peso e di una conseguente fame incontrollabile di carboidrati e zuccheri che farebbe entrare in un pericoloso circolo vizioso. Inoltre, se trascurato, può portare a conseguenze molto dannose per la salute dell’organismo. Se vi accorgete di non essere in forma, se il vostro peso aumenta in modo troppo veloce, se non riuscite a buttare giù chili nonostante non esageriate con il cibo, la causa potrebbe essere
la resistenza insulinica. Per scoprire questo difetto ormonale è necessario soltanto un prelievo di sangue (curva glicemica e insulinica o la glicemia e l’insulina post-prandiali). Nel primo caso la curva indicherà in quanto tempo il glucosio e l’insulina vengono assorbiti dopo aver ingerito una speciale bevanda molto zuccherata; nel secondo caso, si potranno determinare i livelli di glicemia e insulina prima e dopo un pasto. In presenza di insulino-resistenza si consiglia una dieta bilanciata a basso indice glicemico, preferendo alcuni alimenti come quelli sotto elencati, e attività fisica, anche sotto forma di camminate giornaliere. Qualora il problema persiste il medico potrà prescrivere medicinali idonei. E’, quindi, richiesto un piccolo impegno quotidiano per tornare in forma e in salute. Ecco alcuni alimenti che portano benefici alle patologie metaboliche: • Salmone che fornisce grassi Omega 3 utili per la prevenzione di diabete e malattie cardiocircolatorie; • Yogurt con i fermenti lattici utili per regolare la produzione di glucosio e colesterolo, grazie alla conversione in acido acetico e propionico; • Legumi che prevengono i picchi glicemici, la fame nervosa, i trigliceridi e il colesterolo; • Olio extra-vergine d’oliva che riduce l’attività infiammatoria grazie ai vari composti fenolici; • Curcuma che può contribuire a mantenere sotto controllo la glicemia e il diabete mellito di tipo 2; • Thè, senza l’aggiunta di zucchero, che contribuisce alla riduzione dei valori della glicemia, colesterolo e trigliceridi nel sangue; • Cannella che rende l’insulina più efficiente; • Arancia che regola l’assorbimento di zuccheri, grassi e proteine prevenendo diabete, arteriosclerosi e stipsi. Questo effetto è determinato principalmente dalla fibra contenuta nella parte bianca sotto la buccia. n
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Il bergamotto Marilena Zanella Il Bergamotto è un agrume nato dall’innesto casuale tra aranci, mandarini, limoni e cedri. La sua nascita è stata favorita dal microclima e dai terreni siti tra Scilla e Monasterace (Reggio Calabria). Mai nessuno è stato capace di produrre tale pianta in altri territori, qualche piantagione è riuscita ad attecchire in costa d’Avorio ma con risultati poveri. Il nome Bergamotto deriva da due ipotesi logiche: - da “Pergamena e motta” che vuol dire difesa della pergamena; - da “pero del principe” per l'assomiglianza con la pera bergamotta. La storia del bergamotto è antica. Già nel 1536 a Roma il Cardinale Campeggi aveva offerto all'imperatore Carlo V i confetti bergamini. Nello stesso periodo, De Medici Buontalenti, creò un sorbetto con bergamotto, limoni e arance. Il bergamotto era definito il “Principe degli Agrumi” e veniva utilizzato in campo farmaceutico, gastronomico e cosmetico ma l'uso locale si limitò solo allo sfruttamento delle fasi iniziali non favorendo uno sviluppo industriale ed economico. Procopio, uomo siciliano, fu il primo a fare fortuna con l'acqua del Bergamotto, portandola in Francia alla corte del re Luigi X IV ottenendo un successo immediato. Già Caterina De Medici, il secolo precedente, aveva introdotto alla corte acque rinfrescanti e balsami profumati, in quanto, la medicina aveva vietato l'uso dell'acqua considerata responsabile delle epidemie di peste e di altre malattie. Il Femminis scoprì l'essenza di Bergamotto Intorno al 1660 sostando a Reggio Calabria nel corso della sua attività mercantile. Si accorse che la sua essenza era ingrediente indispensabile per prodotti di profumeria e così ne affermò l'uso nella cosmetica. Verso il 1750 Nicola Parisi creò la prima piantagione intensiva di bergamotto. Lo seguirono ben presto numerose famiglie nobili della città, che già alternavano alle piantagioni di agrumi una produzione di tipo pre-industriale. Alla fine del 1700 la borghesia del bergamotto venne coinvolta nelle tre grandi rivoluzioni borghesi: quella industriale in Inghilterra, quella politica e sociale in Francia e quella d'indipendenza in Nord-America. Rivoluzioni che favorirono cambiamenti positivi, segnando il passaggio del potere dalle aristocrazie alle borghesie; incrementando la produzione col passaggio delle botteghe alle fabbriche; così si diede vita al boom della domanda di essenza del bergamotto. Nel 1804 il giovane medico Francesco Calabrò pubblicò un libro che avrebbe cambiato la medicina sconfiggendo molti tabù. Egli aveva appreso che l'essenza di bergamotto era già da tempo utilizzata come rimedio domestico per curare una gamma ampia di affezioni della pelle, del sistema digestivo, dei dolori reumatici, delle malattie dell'apparato respiratorio e per disinfettare ferite ed ambienti. Dalla sua scoperta, il “Principe
degli Agrumi” venne utilizzato nel settore farmaceutico e per iniziative straniere venne inserito nell'uso gastronomico. La ditta inglese Twining lanciò nel 1830 il suo più famoso the aromatizzato al bergamotto. Il the ebbe molto successo da trainare la ditta inglese verso la Leadirship mondiale nel suo settore, ma la pubblicità fu ingannevole. La Twining scrisse nelle confezioni che la sostanza aromatizzante, che dava uno speciale gusto alla bevanda, proveniva da una regione della lontana Cina. Nessuno denunciò il danno enorme d'immagine che la ditta inglese arrecò al bergamotto e alla stessa comunità reggina che lo produceva in esclusiva mondiale. L'essenza di bergamotto veniva utilizzata nella composizione di molti liquori inglesi e statunitensi. Alla produzione intensiva si ricercò sempre più la qualità sia nei sistemi di coltivazione che nelle procedure di estrazione dell'essenza. Emerse così una nuova figura professionale: il “maestro spiritaro”, persona che aveva doti di particolare abilità nel trattare e selezionare i frutti. Con l'incremento della domanda mondiale venne costruita la “macchina calabrese” per l'estrazione dell'essenza ad opera di Nicola Barilla. Nel 1892 il mercato dell'essenza di bergamotto subì la più forte caduta dei prezzi. I motivi erano da ricercare nell'invasione delle prime sofisticazioni miscelate nei porti di Messina, Trieste e Genova. Queste miscele venivano piazzate presso le industrie di profumi francesi, inglesi, tedesche e americane, approfittando dei metodi poco qualificati di controllo della qualità. Nel gennaio del 1907 nacque un gabinetto chimico pubblico con lo scopo di analizzare la genuinità dei derivati agrumi. Nel 1982 nacque il Comitato Internazionale di difesa del bergamotto con sede a Parigi. Nel 1985 venne nominato un consiglio scientifico col compito di eseguire studi interdisciplinari. Si formarono tre equipe di studiosi coordinate da scienziati mondiali. Smentirono le bugie, dimostrando scientificamente la totale innocuità dei profumi e dell'essenza di bergamotto. Dal 1994 il Principe degli Agrumi ricomincia a scalare la vetta del successo grazie ad una serie di iniziative culturali, politiche e imprenditoriali ancora in corso. Il centro studi Bosio ha organizzato col consorzio del bergamotto una gara gastronomica che ha raggiunto l'obiettivo di diffondere l'uso di tale agrume nell'artigianato alimentare reggino e ha condotto, col supporto dell'amministrazione provinciale, la campagna per il riconoscimento del marchio DOP che la comunità Europea ha concesso nel 2001. Le eccezionali terapeutiche e farmacologiche del “Principe degli Agrumi” sono state confermate dal Congresso Scientifico Mondiale che ha affermato la capacità dell'agrume di abbassare il tasso di colesterolo nel sangue, è un ottimo farmaco contro la sclerosi multipla, la psoriasi, il cancro e l'aids. n
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La Via Ci viene detto che il mondo esterno definisce chi essere, come essere e cosa fare
Il nostro bambino interiore Barbara De Zan
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Il Bambino interiore è una parte importante della nostra personalità: è quella parte di noi che resta sempre bambina e che, come tale, mantiene in se’ le caratteristiche tipiche del mondo dell’infanzia. E’ l’aspetto di noi che porta nella nostra vita la giocosità, la creatività, lo stupore, il contatto con lo spirito, la spontaneità e non il raziocinio ma che, dall’altra parte, racchiude in sè anche il mondo dei nostri bisogni e la nostra vulnerabilità. Questa parte, che rappresenta il nostro nucleo più vero e puro, viene purtroppo soffocata nel corso della nostra crescita: attorno ad essa, infatti, si sviluppa tutto il nostro sistema protettivo, le nostre maschere e le nostre corazze. Crescere, infatti, significa spesso iniziare un percorso di separazione dal nostro vero sé e dalle forze vitali che lo compongono. Ci viene insegnato che il nostro mondo esterno definisce chi siamo, cosa dovremmo fare e come dovremmo essere. La nostra verità interiore non è legittimata e ci viene insegnato a non aver fiducia in noi stessi, nei nostri impulsi interiori o nella nostra conoscenza, che, invece hanno il dono inestimabile di mostrarci il vero sentiero della nostra Anima. Se da una parte questo puo’ anche essere comprensibile, poiché il vivere in mezzo agli altri presuppone anche la capacità di sapersi proteggere o preservare, dall’altra parte fa si che il nostro sistema protettivo, nell’intento di proteggere, spesso finisca per soffocare questa parte, fino a renderla completamente inaccessibile: non la sentiamo più, non CI sentiamo più! Ormai ci siamo identificati con il mondo dei “grandi”, degli adulti, nel quale solo le persone serie e responsabili hanno la meglio… La separazione che avviene conseguentemente al processo di crescita, ci porta, inevitabilmente ad un posto di paura e sfiducia. Un posto dove ci viene insegnato che la mente è nostra maestra e tutto quello di cui abbiamo bisogno può essere imparato solo dagli altri, chiunque essi siano. Ci viene continuamente detto che dobbiamo mettere alla prova noi stessi e il nostro valore, ci viene mostrato continuamente come mettere da parte e dimenticare l’aspetto vitale di noi stessi, che, in fin dei conti, è l’aspetto che più ci appartiene perché ha sede nel nostro Cuore. Il risultato di questo è che cresciamo, a nostra insaputa, in un mondo basato sulla vergogna, un mondo emozionalmente disonesto e privo del contatto con noi stessi. Ed è proprio questo mondo che crea le nostre separazioni, a sfavore del nostro Bambino Interiore. Ovviamente non ha senso dare la colpa di tutto cio’ ai nostri genitori, alla nostra società e alle nostre istituzioni. I nostri genitori non sapevano come amare veramente loro stessi o come essere onesti emozionalmente: in base al loro
esempio abbiamo formato, in seguito, le relazioni centrali con noi stessi. Basandoci su questi apprendimenti della prima infanzia abbiamo poi costruito la relazione con noi stessi e con gli altri e spesso, senza accorgercene, abbiamo vissuto reagendo alle ferite del passato e creando, inevitabilmente, la nostra cultura disequilibrata, un mondo di confusione, disperazione ed energia caotica destinato a spingerci sempre più nei meandri della sofferenza e della repressione. Quando il nostro Vero Sé non è riconosciuto od ascoltato, cominciamo a creare situazioni e relazioni che sono false e ci mantengono in un posto di trauma emozionale irrisolto. Questo conduce ad una vita di ansia, paura, confusione, vuoto ed infelicità. Il Bambino Interiore è il nostro sé emozionale ed è il posto in cui le nostre sensazioni vivono: è il nostro Cuore. Quando sperimentiamo gioia, tristezza, rabbia e paura appare il nostro Bambino Interiore. Quando siamo spontanei, creativi, intuitivi e giocosi appare il nostro Vero Sé. Non è il nostro passato che ci influenza, sono le sue immagini e memorie. Accedendo al nostro Bambino Interiore e recuperando questo bambino ferito, cominciamo ad esporre ogni credenza conscia ed inconscia di noi stessi e cominciamo a rivalutare e trasformare noi stessi e la nostra vita. E’ attraverso il risanamento del nostro Bambino Interiore che possiamo cominciare a cambiare i nostri modelli di comportamento e a mettere in chiaro le nostre risposte emozionali. Una volta che cominciamo ad amare, onorare e rispettare noi stessi interiormente, riusciamo a rilasciare l’angoscia, la rabbia, la vergogna, il terrore e il dolore dal nostro cuore e cominciamo a trasformare la nostra vita ed il nostro mondo con spontaneità, creatività, gioia ed amore. È possibile provare sensazioni senza diventare una vittima. È possibile cambiare il modo di pensare, così che la mente non sia più il nostro peggior nemico. È possibile riappropriarsi dei nostri poteri e fare scelte nella vita che siano allineate con il nostro Vero Sé. Ma come crescere e diventare adulti senza perdere il senso della totalità, della creatività, come uscire dalla vita fantastica dell’infanzia mantenendo intatti i valori del bambino? Sicuramente, in primis, bisogna conoscere il proprio Bambino Interiore nelle sue contraddizioni, nei suoi aspetti molteplici, nei suoi lati luminosi e di ombra. Non c’è altra strada, conoscere, riconoscere, accettare questa parte di noi, farla fiorire per recuperarne le qualità. Diventare come bambini significa infatti nutrire il proprio Bambino Interiore, al fine di recuperare lo sguardo infantile, lo sguardo incantato. Il bambino è l’apertura nei confronti del mondo e nei confronti degli altri, è la spinta verso la vita e verso lo spirito. ”Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”... Lo disse anche Gesù! n
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Disegno di Marisa D’Annibale
2014, MOMENTI: un anno in immagini
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Arco (TN), 10 maggio 2014
La Maddalena (OT), 8 giugno 2014
Assisi (PG), 26 settembre 2014
Marsala (TP), 13 settembre 2014
Marco (TN), 6 gennaio 2014 (foto di gruppo dei Maestri Reiki R.A.U.)
Corciano (PG), 1 luglio 2014
Caorera di Vas (BL), 17 agosto 2014
Vittorio Veneto (TV), 15 novembre 2014
Locate Varesino (VA), 7 settembre 2014