GIACOMO CAMOZZINI - ANGELO SALA
100 ANNI DI SCI
IN VALSASSINA Quando la Lombardia ha messo gli ski
Il libro, la mostra evento, gli incontri. L’idea è quella di ricostruire uno dei capitoli più interessanti della crescita turistica e sportiva della Valsassina iniziato ai primi del Novecento quando andò diffondendosi una nuova attività sportiva destinato ad assumere un ruolo primario nell’economia turistica valsassinese: lo sci.
Il libro, la mostra evento, gli incontri.
L’opera editoriale. Un’originale libro fotografico, in cartone naturale, rilegato finemente a filo di cotone e composto da testi e fotografie inedite, da episodi entusiasmanti, fatti di racconti e persone per lo più sconosciute al grande pubblico, che hanno comunque contribuito allo sviluppo “locale e e globale” del territorio. Seguendo questo filo cronologico, si esalteranno, i momenti più significativi per l’aspetto agonistico, organizzativo e logistico, la fucina locale di campioni, il progressivo inserimento nei circuiti internazionali, dando il massimo di spessore al posto che alla Valsassina spetta nel contesto delle località più rinomate – anche perché più accessibile – di tutta la Lombardia. «Qualche milanese – scrive il lecchese Mario Cereghini riferendosi proprio a quegli anni – arrivò con quei legni sui pascoli innevati delle nostre Prealpi» e così ebbe inizio l’avventura dello sport bianco. Non esistevano ovviamente impianti di nessun genere e chi voleva provare l’ebbrezza della discesa doveva prima sorbirsi una scarpinata in salita.
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Il libro, la mostra evento, gli incontri.
La mostra “en plein air”. Per il territorio, sul territorio. La mostra, non sarà solo una mostra “indoor”, ma vorrà sviluppare la caratteristica “outdoor” dello sci. Sarà collocata all’aria aperta, cercherà l’incontro con il pubblico, il turismo, tra le strade, nelle piazze. Farà partecipe e coinvolgerà “attivamente” il territorio. Ogni cittadino o turista potrà visitare e interagire con la mostra, all’aperto, visibile 24/24h, senza biglietto d’ingresso,attraverso un percorso “tracciato” itinerante. Da Barzio a Premana, da Pasturo a Cortenova. Tutta la Valsassina sarà coinvolta in questo viaggio. VIsivamente verrà colta l’attenzione attraverso una serie di grandi sculture “sci in legno” dislocati sul territorio secondo un persorso preciso. Questo sarà il miglior “segnale” per valorizzare il territorio, ma sopratutto uno sport che fa dell’aria aperta il proprio habitat naturale. Incontriamoci in Valsassina.
Expo scultura in legno base in pietra, immagini fotografiche
Una mostra nel territorio, per il territorio
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Il libro, la mostra evento, gli incontri.
Incontri con i grandi dello sci, personaggi, istituzioni, cineracconti e iniziative per le famiglie Attraverso una serie di appuntamenti, verranno intervistati e organizzati incontri con i grandi personaggi dello sci Italiano. La Valsassina, i cittadini, le istituzioni incontreranno i più grandi talenti e campioni dello sport Italiano, in uno scambio di esperienze e notizie. Incontri, forum, discussioni per valorizzare la valenza dello sci lombardo sul territorio nazionale. Sarà un momento d’incontro e di scambio per il territorio. Lo sci italiano celebrerà la Valsassina.
I personaggi indicati sono in fase di contrattazione e coinvolgimento. L’organizzazione dell’evento si riserva di inserire o togliere i testimonial senza preavviso.
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E’ interessante sapere che... Questo libro ricostruisce uno dei capitoli più interessanti dello sviluppo turistico del territorio della Valsassina iniziato ai primi del Novecento quando andò diffondendosi una nuova attività sportiva destinato ad assumere un ruolo primario nell’economia turistica valsassinese: lo sci. «Qualche milanese – scrive il lecchese Mario Cereghini riferendosi proprio a quegli anni – arrivò con quei legni sui pascoli innevati delle nostre Prealpi» e così ebbe inizio l’avventura dello sport bianco. Non esistevano ovviamente impianti di nessun genere e chi voleva provare l’ebbrezza della discesa doveva prima sorbirsi una scarpinata in salita. Nel 1907 ci fu la svolta. A Lecco iniziò l’attività la SAL – Servizi Automobilistici Lecchesi – che nel luglio dello stesso anno inaugurò un regolare servizio giornaliero sulla linea Lecco-Introbio-Taceno. Fu un grosso passo in avanti per il turismo: scendendo dal treno a Lecco si poteva raggiungere Introbio in 40 minuti e Taceno in un’ora. Barzio sarà collegato direttamento nel 1924, dopo la costruzione del Ponte della Vittoria tra Maggio e Cremeno. Negli anni tra le due guerre mondiali si va sempre più sviluppando la «industria del forestiero»; in quelli successivi al secondo conflitto mondiale – gli anni del boom economico – le località adatte agli sport invernali vengono attrezzate con gli impianti di risalita e collegate al fondovalle con funivie e strade. La Valsassina diventa un centro sciistico sempre più apprezzato e frequentato. La neve più vicina a Milano non è solo uno slogan ma una importante realtà. Seguendo il filo cronologico di questa crescita del comparto turistico invernale, si esalteranno, attraverso una pubblicazione e una mostra fotografica, i momenti più significativi per l’aspetto agonistico, organizzativo e logistico, la fucina locale di campioni, il progressivo inserimento nei circuiti internazionali, dando il massimo di spessore al posto che alla Valsassina spetta
nel contesto delle località più rinomate – anche perché più accessibile – di tutta la Lombardia. Lo sci lombardo è nato quassù. Inizi del Novecento, o giù di lì, grazie alle ricostruzioni effettuate dal lecchese Mario Cereghini e dal valsassinese Giulio Selva. Il primo che racconta di «qualche milanese che arrivò con quei legni sui nostri pascoli innevati», il secondo di «un tedesco, equipaggiato con sacco di montagna e scarponi e fornito di un buffo paio di assicelle di legno ricurve in punta che, nel 1900, chiese a Ballabio la strada per raggiungere i Piani Resinelli». Grazie alla documentazione esistente, è certo che la Valsassina ospitò la «prima giornata lombarda di gare di ski» il 7 marzo 1906. Si gareggiò a Biandino, in qualcosa che doveva assomigliare al fondo di oggi, con soli cinque concorrenti. I primi tre milanesi, gli altri due indigeni, classificatisi agli ultimi due posti perché correvano con un solo bastone mentre gli altri concorrenti erano già forniti di bastoncini. Un anno più tardi, nel marzo del 1907, le nevi valsassinesi ospitano il «primo concorso skiistico» nazionale. Si trattò di una gara di 5 chilometri, in salita e in discesa, con in palio la Coppa Valsassina. La vinse il torinese Giuseppe Boido, su un lotto di concorrenti che comprendeva i soci degli gli ski club di Milano e Torino. Gli atleti locali erano schierati con la Società Escursionisti Lecchesi (SEL) che aveva costituito la «sezione skiatoria», pioniera dello sci sulle piste valsassinesi. Nel febbraio 1913 il territorio con le sue piste era nuovamente protagonista in campo nazionale. Alla Società Escursionisti Lecchesi veniva infatti affidata l’organizzazione del primo Campionato italiano assoluto di ski, che si svolse ai Piani Resinelli con la vittoria di Giovanni Lorati di Ponte di Legno (con il lecchese Nino Castelli al terzo posto). E sempre Lecco e Valsassina partecipavano, con la SEL, alla fondazione della Federazione Italiana dello Ski che si costituiva a Milano il 10 dicembre 1913. Il Campionato italiano assoluto tornò poi nuovamente in Valsassina, due anni più tardi, nell’inverno 1915, sul
campo di gara in località Nava di Barzio (con Nino Castelli ancora terzo). E dopo la prima guerra mondiale fu nuovamente la Valsassina ad ospitare la ripresa del Campionato italiano assoluto, questa volta sulle piste dei Piani di Bobbio. Il lecchese Nino Castelli si rifece dei piazzamenti delle precedenti edizioni e conquistò il titolo italiano assoluto. Nel decennio 1930-1940 si sviluppa la «industria del forestiero». Non si parla ancora di impianti di risalita ma funzionano piste a Barzio, Piani di Bobbio, Piani di Artavaggio, Piallerai e Biandino, oltre naturalmente ai Piani Resinelli che sono collegati a Lecco attraverso la Val Calolden. Nello stesso periodo viene istituita la Società Sportiva Valsassina e sotto questa bandiera i fondisti valligiani nel 1936 vinsero il titolo di campione italiano a staffetta; nell’arco di vent’anni vinsero o si piazzarono in altre innumerevoli competizioni sulle piste di tutto l’arco alpino e della dorsale appenninica. Nel 1933 a Barzio era stato costruito anche un trampolino per le gare di salto. L’impianto resistette fino all’inizio del secondo conflitto mondiale. Nell’inverno 1940-41 vennero acquartierati nella zona i militari della Divisione Brennero che, in mancanza di legna da ardere, demolirono il trampolino che negli anni precedenti aveva ospitato alcune competizioni nazionali. Dopo la seconda guerra mondiale la Valsassina pigia sull’acceleratore. Alcune stazioni in quota vengono collegate ai centri del fondovalle con la funivia, altre raggiunte dalle strade. E il territorio montano della provincia di Lecco, grazie anche all’organizzazione di grandi eventi agonistici da parte ad esempio dello Sci Club Lecco e dello Sci Club Comunità Montana Valsassina, in particolare della stagione agonistica «La Valsassina da sciare», entra a pieno titolo nel circuito bianco internazionale. L’offerta turistica invernale della Valsassina merita quindi una illustrazione specifica, ampia e dettagliata, sia per quanto ha rappresentato e continua a rappre-
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sentare – a che in termini di apporto diretto di suoi atleti alle sqaudre nazionali di sci alpino e di sci nordico – nella storia dello sci agonistico, sia per l’economia che contribuisce a sviluppare, per l’organizzazione che richiede, per le attrezzature che esige. Il turista d’inverno è soprattutto uno sportivo, particolarmente esigente quindi nel formulare giudizi sulla validità di una proposta. Un turista che chiede impianti, piste e loro raccordi con una informazione puntuale in fatto di portare orarie, di sistemi organizzativi, di tipologie tecniche, di servizi di supporto. La stagione agonistica «La Valsassina da sciare» si inserisce in questo programma dandogli, con le sue grandi manifestazioni agonistiche, valore e impatto di portata internazionale, dimostrando quanto l’immagine del turismo invernale in Valsassina possa essere riccamente composita. Un calendario agonistico che rende possibile, al turista-sportivo, un ventaglio di scelte derivato dalla specifica tipologia delle diverse stazioni, sia dettate dalle esigenze, dalle possibilità e dalle inclinazioni degli ospiti. Continuando a rappresentare la neve più vicina, e più accessibile, alla grande area metropolitana milanese alla quale sono quantomai familiari luoghi come i Piani di Bobbio, Piani di Artavaggio e Pian delle Betulle: qui
e all’Alpe Paglio, Alpe Giumello e Alpe Cainallo si trovano impianti che servono numerose piste, per discesa e fondo, in grado di soddisfare ogni tipo di sciatore, dal principiante al campione. Piste per il fondo sono aperte anche a Cortabbio, Piazzo di Casargo, Barzio e Maggio di Cremeno. Si tratta di stazioni e di impianti conosciuti non solo in Italia ma anche in Europa grazie alla stagione agonistica «La Valsassina da sciare», un insieme di competizioni di alto livello che coinvolgono tutte le stazioni del territorio. Appuntamenti come la Settimana internazionale del fondo, il Memorial Burini, il Rally sci alpinistico internazionale Pizzo Tre Signori, hanno contribuito a proiettare all’esterno l’immagine di un territorio in grado di soddisfare tutte le esigenze del fruitore di sport invernali, sia esso atleta o semplice appassionato, ed in condizione di offrire un ventaglio di piste, impianti ed attrezzature di notevole ampiezza e consistenza. La fase di ricerca e di indagine prenderà in esame le fonti edite, in particolare quelle giornalistico sportive per quanto riguarda gli aspetti agonistici (dalla prima gara skiatoria nazionale che si svolse proprio in Valsassina alla leggendaria Adunata Valligiani organizzata per ben 27 anni dalla Gazzetta dello Sport fino alla stagione agonistica «La Valsassina da sciare»; i profili dei
protagonisti (citiamo esempi che vanno da Nino Castelli campione assoluto italiano nel 1920 a Mario Cereghini campione italiano universitario nel 1926 e vincitore dello Sci d’Oro del re a Cortina d’Ampezzo nel 1927 ai valsassinesi che per un ventennio dominarono il fondismo nazionale con i colori della Sportiva Valsassina; gli aspetti turistico promozionali e quelli logistici e infrastruttuali, citando naturalmente tutte le stazioni, sia quelle in attività che quelle ormai disattivate; le fonti inedite, in particolare le Società escursionistiche, alpinistiche e sportive sia locali che regionali, in particolare di Milano e del milanese, tutte quelle realtà cioè che fino agli anni sessanta del secolo scorso hanno fruito, per le loro attività agonistiche e le loro scuole di sci, quasi esclusivamente delle piste valsassinesi. Elementi di particolare interesse saranno poi ricavati dalle raccolte fotografiche private. Saranno utilizzate anche le fonti orali, ricorrendo ad informatori che sono stati protagonisti di importanti capitoli, soprattutto quello degli anni del boom economico e della dotazione infrastrutturale delle diverse località, nonché di eventi agonistici che hanno contribuito a far conoscere il nome della Valsassina almeno nell’ambito sportivo nazionale ed europeo.
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Quando la Lombardia ha messo gli sci (o come venivano chiamati allora... “gli ski”) Alla destra del torrente Pioverna che scorre tra Pasturo e Taceno, la Valsassina è chiusa da una catena di monti ad anfiteatro, d’aspetto generalmente severo. È la catena che parte dallo Zucco di Maesimno, dopo la Colmine di San Pietro, e si allunga fino al Cimone di Margno. Nella cortina montagnosa di proscenio spicca soprattutto il gruppo dei Capelli che offre in quota un altopiano – i Piani di Bobbio – che da decenni l’industria turistica cerca di far rendere economicamente più che non lo possano le antiche attività zootecniche dell’alpeggio, peraltro in favorevole rilancio. Il primo collegamento intervallivo E la realizzazione del collegamento intervallivo Barzio-Piani di Bobbio-Valtorta, prima realizzazione del genere in Lombardiam ha integrato una significativa porzione delle due aree provinciali lecchese e bergamasca. Al punto che oggi già si lavora per il potenziamento di quest’area estendendo il polo sciistico ai Piani di Artavaggio e alla Val Taleggio. Un primato tecnologico Un secondo primato vantano i Piani di Bobbio oltre quello del collegamento intervallivo: la telecabinovia che dagli 800 metri di Barzio in meno di sette minuti sale ai quasi 1700 metri di Bobbio potendo trasportare ogni ora fino a 2200 persone. Quando venne inaugurato e attivato, nel dicembre del 1993, era l’impianto tecnologicamente più avanzato tra quelli in funzione nelle stazioni sciistiche della Lombardia. Con lo smaltimento, in un’ora, di ben 2200 persone, la stazione invernale dei Piani di Bobbio ha detto addio alle code, vero e proprio incubo degli sciatori. L’operazione ha consentito ai Piani di Bobbio di compiere il tanto atteso salto di qualità e di posizionarsi tra le più competitive della Lombardia, sfruttando altresì il privilegio di essere la più vicina alla metropoli ambrosiana. Tutte le possibilità degli sport bianchi Praticamente una o più novità ogni anno. Tra le più importanti la seggiovia quadriposto che, partendo dalla stessa quota di
arrivo della stazione di arrivo della funivia, attraversa tutti i Piani fino ai piedi della bastionata rocciosa dei Capelli, assicurando un ampliamento dell’area sciabile. Quest’ultima, dopo il prolungamento della seggiovia che da Valtorta sale ai Piani di Bobbio, sul versante opposto a quello valsassinese, conta ormai su oltre 30 chilometri di piste, con differenti difficoltà, che possono soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Con le nuove seggiovie quadriposto il comprensorio sciabile assicura tutte le possibilità di pratica degli sport bianchi, considerata anche la presenza, con tanto di centro attrezzato, della pista Rododendri per lo sci da fondo con anelli agonistici di 2,5, 5, 7,5 e 10 chilometri. “Fai un salto a sciare” Parlando dei Piani di Bobbio, il discorso finisce sempre per approdare allo sci. “Fai un salto a sciare” è lo slogan promozionale scelto dalla Società Itb (Imprese turistiche barziesi) alla quale si devono realizzazione e gestione degli impianti di risalita. Slogan non scelto a caso perché sono soltanto 65 i chilometri che separano Milano da Barzio e Piani di Bobbio e solo 52 quelli da cui Bergamo dista dagli impianti di Valtorta. Una favorevole opportunità di sport per chi vive in città e ha magari solo qualche ora di tempo libero. Sci e sviluppo turistico Con una “fotografia” della attualità – sono stati citati come esempio i Piani di Bobbio, ma il discorso naturalmente comprende anche le altre stazioni e località sciistiche – si vuole cominciare la ricostruzione di uno dei capitoli più interessanti dello sviluppo turistico del territorio iniziato ai primi del Novecento quando andò diffondendosi una nuova attività sportiva destinata ad assumere un ruolo primario nell’economia turistica valsassinese: lo sci. Lo sci lombardo è nato quassù Ma del resto altri argomenti non mancano, compresi quelli storici, visto che lo sci lombardo è nato quassù. La Valsassina ospitò infatti la “prima giornata lombarda di gare di
ski” il 7 marzo 1906. Si gareggiò in qualcosa che doveva assomigliare al fondo di oggi, con soli cinque concorrenti. I primi tre milanesi, gli altri due indigeni, classificatisi agli ultimi due posti perché correvano con un solo bastone mentre gli altri concorrenti erano già forniti di bastoncini. Un anno più tardi, nel marzo del 1907, le nevi valsassinesi ospitavano il “primo concorso skiistico nazionale”: una gara di 5 chilometri, in salita e in discesa, vinta dal torinese Giuseppe Boido, su un lotto di concorrenti che comprendeva i soci degli ski club di Milano e di Torino. Gli atleti locali erano schierati con la Società Escursionisti Lecchesi (SEL) che aveva costituito la “sezione skiatori”, pioniera dello sci agonistico sulle piste valsassinesi. Nel 1907 si era verificato un fatto importante: a Lecco aveva iniziato l’attività la SAL – Servizi Automobilistici Lecchesi – che nel luglio dello stesso anno aveva inaugurato un regolare servizio giornaliero sulla linea Lecco-IntrobioTaceno. Fu un grosso passo avanti per il turismo: scendendo dal treno a Lecco si poteva raggiungere Introbio in 40 minuti e Taceno in un’ora. Parlare quindi della neve più vicina a Milano non è uno slogan ma, da quel lontano 1907, una importante realtà. Restava tagliato fuori Barzio che sarà collegato direttamente nel 1924, dopo la costruzione del Ponte della Vittoria tra Maggio e Cremeno. Le prime discese salutarono il XX secolo Grazie alle ricerche e alle ricostruzioni effettuate dal lecchese Mario Cereghini e dal valsassinese Giulio Selva, sembra che le prime discese sulle fino ad allora immacolate nevi della Valsassina fossero state effettuate per festeggiare il nuovo anno 1901 che segnava l’inizio del XX secolo. Cereghini raconta di “qualche milanese che arrivò con quei legni sui nostri pascoli innevati”; Selva di “un tedesco – che fosse quel Gustavo Engelmann, socio della Sezione Skiatori della SEM di Milano, poi primo presidente della Federazione dello Ski? – equipaggiato con sacco di montagna e scarponi e fornito di un buffo paio di assicelle di legno ricurve in punta che, nel 1900, chiese a Ballabio la strada per
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IN VALSASSINA Quando la Lombardia ha messo gli ski
Quando la Lombardia ha messo gli sci (o come venivano chiamati allora... “gli ski”) raggiungere i Piani Resinelli”. 1913: il primo campionato italiano Pochi anni dopo, nel febbraio 1913, le nevi valsassinesi conquistavano un altro primato con l’organizzazione del primo campionato italiano assoluto di ski, vinto da Giovanni Lorati di Ponte di Legno, terzo posto per il lecchese Nino Castelli. Alla Società Escursionisti Lecchesi venne affidata l’organizzazione di questa manifestazione che si svolse ai Piani Resinelli. 10 dicembre 1913: nasce la Federazione dello Ski La Società Escursionisti Lecchesi (SEL) è tra le sei società che il 10 dicembre 1913, nella sede dello Ski Club Milano, costituiscono la Federazione dello Ski. Oltre la SEL di Lecco sono presenti lo Ski Club Milano, la Sezione Skiatori SEM Milano, lo Ski Club Bergamo, lo Ski Club Pontedilegno e lo Ski Club Valle Spluga. Fanno pervenire la loro adesione il Gruppo Sciatori Comense di Como, lo Ski Club Courmayeur, lo Ski Club Mottarone e lo Ski Club Augusta Praetoria di Aosta. Alla carica di presidente federale viene eletto all’unanimità l’ingegnere Gustavo Engelmann, di nazionalità germanica, figura notissima di valente sciatore e alpinista, socio della Sezione Skiatori della SEM di Milano. Tre delle sei società fondatrici della Federazione dello Ski gravitavano sulle nevi della Valsassina: la Società Escursionisti Lecchesi, lo Ski Club Milano e la Società Escursionisti Milanesi. Per questo la Valsassina – con le cui montagne i sodalizi di Milano avevano già uno storico legame – fu scelta come sede per le manifestazioni agonistiche più importanti. 1913: il bis del campionato italiano Il campionato italiano assoluto tornò poi nuovamente in Valsassina due anni dopo la prima edizione, nell’inverno 1915, sul campo di gara in località Nava di Barzio, e con il lecchese Nino Castelli ancora terzo assoluto. 1920: il tris del campionato italiano e nascita della FIS Come già avvenuto nel 1913 e nel 1915, anche nel
1920 l’iniziativa per la disputa dei campionati nazionali di sci è assunta dalla Sezione Skiatori della SEL di Lecco, che indice ed organizza la manifestazione per i giorni 28 e 29 marzo 1920 ai Piani di Bobbio. Il lecchese Nino Castelli della SEL vinse il titolo italiano assoluto davanti a Enrico Colli dello Ski Club Cortina e al compagno di squadra della SEL Lecco, Giuseppe Cazzaniga. Quest’ultimo sarà tra i primi quattro consiglieri federali della Federazione Italiana dello Sci (FIS) che viene fondata a Milano il 10 ottobre 1920 dai rappresentanti di 17 Ski Club, tra i quali la Sezione Skiatori della SEL Lecco. Una curiosità. La nuova Federazione fu detta dello sci e non più dello ski come si era usato fino ad allora. Ed è proprio da quella precisa data – il 10 ottobre 1920 – che dai documenti ufficiali e dagli articoli di giornale scompaiono i termini ski, skiare, skiatore, sostituiti da sci, sciare, sciatore. Industria del forestiero e Società Sportiva Valsassina Con lo sci si sviluppa, a partire dagli anni trenta, la “industria del forestiero”. Non si parlava ancora di impianti di risalita e chi voleva provare l’ebbrezza della discesa doveva prima sorbirsi la scarpinata in salita, operazione alla quale ben si prestavano i montanari del posto che, negli stessi anni, diedero vita alla Società Sportiva Valsassina. Sotto questa bandiera i fondisti valligiani nel 1936 vinsero il campionato italiano a staffetta e, nell’arco di vent’anni, vinsero o si piazzarono in altre innumerevoli competizioni sulle piste di tutto l’arco alpino, inaugurando quella scuola valsassinese che ha prodotto numerosi campioni. Nell’inverno del 1933 sulle nevi dell’Abetone si disputò la gara sciistica “Coppa Mussolina” vinta dalla Sportiva Valsassina composta da giovani di Barzio, Concenedo, Cassina, Moggio e Ballabio. Il 3 aprile 1933 tutta la squadra si recò a Roma e a Palazzo Venezia da Mussolina venne consegnata la coppa al capo squadra Angelo Casari. Componevano quella formazione Pietro Invernizzi, Adolfo Invernizzi, Giovanni Ganassa, Paolo Invernizzi, Carlo Invernizzi, Angelo Casari, Gaetano Corti, Giuseppe Gargenti, Natale Arrigoni, Pietro
Combi, Roberto Invernizzi, Giovanni Combi, Calimero Plati e Carlo Ferrario. Quei nomi, assieme a molti altri, li ritroveremo ad esempio tra i protagonisti della leggendaria Adunata Valligiani organizzata per ben 27 anni dalla Gazzetta dello Sport e che proprio la Valsassina riprenderà nello spirito e nelle idealità dando vita al Trofeo coltellerie e artigiani di Premana dove gli atleti parteciperanno non con i colori del sodalizio sportivo di appartenenza ma con quelli della propria valle. Piste e impianti Nel decennio 1930 si sviluppa sì la “industria del forestiero” ma non si parla ancora di impianti di risalita. Funzionano piste a Barzio, Piani di Artavaggio, Piani di Bobbio, Pialleral e Biandino, oltre naturalmente ai Piani Resinelli che sono collegati a Lecco attraverso la Val Calolden. Nel 1933 a Barzio era stato costruito anche un trampolino per le gare di salto. L’impianto resistette fino all’inizio del secondo conflitto mondiale. Nell’inverno 1940-1941 vennero acquartierati nella zona i militari della Divisione Brennero che, in mancanza di legna da ardere, demolirono il trampolino che negli anni precedenti aveva ospitato alcune competizioni nazionali. Dopo la guerra la Valsassina pigia sull’acceleratore. Alcune stazioni vengono collegate con la funivia, altre raggiunte dalle strade. E la valle entra a pieno titolo nel circuito bianco internazionale, grazie anche alla organizzazione di grandi eventi agonistici da parte ad esempio dello Sci Club Lecco e dello Sci Club Comunità Montana Valsassina, in particolare, da parte di quest’ultimo sodalizio, della stagione agonistica “La Valsassina da sciare”. La valenza economica È quindi un preciso fatto anche di tradizione il costante potenziamento del polo sciistico esistente ai Piani di Bobbio. Polo che ha una precisa valenza economica per il territorio, interpretandone le risorse e rinnovando le motivazioni affinché intere comunità continuino a trovare opportunità di intrapresa e lavoro nelle proprie valli. Gran parte dei comparti produttivi, qui, sono direttamente
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Quando la Lombardia ha messo gli sci (o come venivano chiamati allora... “gli ski”) San Pietro, al gruppo del Resegone, si intrecciano anche secolari, quando non addirittura millenari itinerari.
Giacomo Camozzini, di Barzio, ha gareggiato nei primi anni settanta in diverse edizioni dei Campionati Italiani Universitari, vincendo 2 medaglie d’argento e 1 medaglia di bronzo con la staffetta del CUS Milano; ha partecipato ai Campionati Mondiali Universitari a Livigno nel 1975; ha vinto il Campionato Italiano Truppe Alpine (CASTA) a Campo Felice (L’Aquila) nel 1977 con la pattuglia del Battaglione Morbegno. Nel 1986 è tra i fondatori e, da allora, presidente dello Sci Club Comunità Montana Valsassina e organizzatore della stagione agonistica «La Valsassina da sciare». Dal 1990 al 2002 è membro del Comitato regionale FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) Alpi Centrali. Attualmente nella FISI è responsabile dello sci di fondo nella commissione nazionale master. Dal 1992 è direttore nazionale per l’Italia nella World Masters Cross-Country Ski Association. Sotto la sua direzione la squadra nazionale italiana ha finora conquistato 543 medaglie nei campionati mondiali master. Dal 2000 al 2008 è stato membro del sottocomitato cittadini della FIS (Federazione Internazionale Sci) e dal 2012 è membro del sottocomitato per lo sviluppo dello sci di fondo della stessa FIS.
il fondo sono aperte anche a Cortabbio, Piazzo di Casargo, Barzio e Maggio di Cremeno. La ribalta internazionale Si tratta di stazioni e di impianti conosciuti non solo in Italia ma anche in Europa grazie alla stagione agonistica che coinvolge tutte le stazioni del territorio. Appuntamenti come la Settimana internazionale del fondo, il Memorial Burini, il Rally sci alpinistico internazionale Pizzo Tre Signori, hanno contribuito a proiettare all’esterno (e quindi anche all’estero) l’immagine di un territorio in grado di soddisfare tutte le esigenze del praticante degli sport invernali, sia esso atleta o semplice appassionato.
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Il legame con l’area metropolitana milanese Continuando a rappresentare la neve più vicina, e più accessibile, alla grande area metropolitana milanese, a quest’ultima diventano sempre più familiari luoghi come i Piani d’Erna, Piani di Bobbio, Piani di Artavaggio e Pian delle Betulle: qui e alle Alpi Paglio, Giumello e Cainallo si trovano impianti che servono numerose piste, per discesa e fondo, in grado di soddisfare ogni tipo di sciatore, dal principiante al campione. Piste per
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stimolati dall’attività turistica, con benefici e trainanti effetti in tutti i campi: dal settore creditizio ai trasporti, dall’agricoltura all’edilizia, dal commercio all’artigianato ai servizi in genere. Gli ospiti chiedono anzitutto ambiente pulito, natura, spazi aperti, montagna, ma dimostrano di gradire sempre più anche le occasioni di incontro con l’arte e la storia, con la cultura di gente avvezza, da sempre, al confronto con altre genti. La particolare collocazione geografica di quest’area della Valsassina ne ha costituito infatti una cerniera tra la pianura lombarda e le Alpi. Attorno al gruppo dei Campelli, che si allaccia in direzione nord con il gruppo del Pizzo dei Tre Signori e a sud, attraverso la Colmine di
Giornalista nato a Lecco, ha lavorato al settimanale cattolico Il Resegone fino al 1987 e dal 1988 al 2012 ha lavorato al quotidiano La Provincia di Lecco. Ha curato la raccolta di scritti di Pietro Pensa e la redazione deitre volumi L’Adda, il nostro fiume. Ha realizzato il capitolo sulla Provincia di Lecco della Guida della Regione Lombardia. Sempre per la Regione Lombardia ha curato i testi di alcuni video della collana “Tesori di Lombardia”. Ha partecipato come coautore alla realizzazione di una quindicina di volumi, tra i quali le storie di alcune associazioni di categoria (commercianti e costruttori edili), di porzioni di territorio della Provincia di Lecco (Valsassina, Brianza, valli e rive del Lario…) nonché di realtà emblematiche della storia lecchese quali la Cooperativa Case Popolari, il Collegio Arcivescovile Alessandro Volta e la Sezione di Lecco dell’Associazione Nazionale Alpini. Ha poi curato direttamente, come autore, la realizzazione di oltre venti volumi, tra i quali Santuari mariani. Itinerari di devozione in Brianza e nelle terre del Lario, il primo di una serie con Bellavite Editore continuata con Il Sentiero delle Grigne, Il Resegone il profilo più caro ai lombardi, Il Pizzo dei Tre Signori una montagna da protagonisti, Il Legnone l’ultimo bastionee altri; la storia della parrocchia di San Carlo al Porto in Malgrate, la storia dei 400 anni (1594-1994) dell’Ospedale della Beata Vergine Maria che continua negli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi, la storia centenaria degli asili delle parrocchie lecchesi di Germanedo e Laorca, la storia della parrocchia di San Leonardo in Malgrate, nonché di due pubblicazioni per la parrocchia dei Santi Giorgio, Caterina ed Egidio in Acquate, ed altri sulle tradizioni locali, con specifica attenzione alla pietà popolare, la storia della cooperativa La Popolare e Pescarenico e il Convento di padre Cristoforo. Da ultimo, per Bellavite Editore ha pubblicato la strenna 2010 Pietre color delle acque. Il Romanico del Lario. Attualmente sta realizzando la serie di volumi dal titolo Pietre di Fede. Chiese e campanili della città di Lecco.