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Dna sportivo Le pistole della serie 75 rappresentano uno dei progetti più intelligenti e funzionali nel campo delle semiautomatiche. La CZ (Ceska Zbrojovka) ne offre in continuazione nuovi allestimenti: esaminiamo il più recente, catalogato sportivo
di Giuliano Cristofani
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e fabbriche d’armi cecoslovacche erano considerate tra le migliori del mondo già ai tempi della Prima guerra mondiale, quando ancora il territorio faceva parte dell’impero austro-ungarico, e subito dopo il conflitto poterono approfittare del divieto imposto alla Germania di costruire armamenti, divieto che evidentemente non riguardava quelle nazioni nate dal disfacimento dell’impero che potevano fregiarsi del fatto di aver anelato da tempo alla loro indipendenza e di aver addirittura combattuto con vari reparti irregolari contro gli Asburgo. La Boemia, la Moravia e la Slovacchia erano state le regioni più industrializzate dell’impero e, grazie alle nuove opportunità le loro fabbriche riuscirono a crearsi un buon
mercato mondiale relativamente ai fucili derivati dal Modello 98 e, soprattutto, dalle matite dei numerosi e validi progettisti locali uscirono armi che hanno fatto la storia, come lo ZB26, che attraversata la Manica diventerà nientemeno che sua maestà il Bren, o lo strano ZH29, ben più avanti del quasi contemporaneo Garand americano ma che al contrario di questi ebbe un limitato successo. Ma se nelle armi lunghe i tecnici cecoslovacchi bril-
La slitta Picatinny si integra con le vistose fiancate anteriori del castello: l’estetica è forse un po’ greve ed il peso notevole, ma la pistola è destinata soprattutto al tiro sportivo
lavano, decisamente non si può dire che si facessero altrettanto notare nel campo di quelle corte. Tra le due guerre le pistole cecoslovacche erano armi anonime o complicate, realizzate però, almeno questo, con ottimi materiali e con una discreta cura: la CZ 24 era inutilmente complicata per il calibro utilizzato e tutto sommato era molto debitrice alla tedesca Mauser 1910-14, la 27, sua stretta derivata, era una pistola da tasca senza infamia e senza lode come tante altre sue coetanee, la 38 era una delle armi più assurde mai prodotte, eppure venne formalmente adottata dall’esercito. Mancava qualche idea brillante e, soprattutto, mancavano armi di calibro adeguato, dal 9x19 in su. Dopo la Seconda guerra Il grilletto (di cui pare siano dispomondiale, la Cecoslonibili un paio di forme), presenta vacchia cadde sotto un grano per la regolazione del l’influenza sovietica ma collasso di retroscatto. Il pulanche sotto la pesante sante di sgancio del caricatore è cappa dirigistica di Moreversibile: notare come sporge sca ebbe modo di farsi la parte che deve essere premuta notare per un certo
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Armi corte
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tutto. In questo periodo, poi, l’industria cecoslovacca si interessò anche delle armi da caccia e da difesa, esportandole in modo discontinuo in Occidente sotto il nome di Brno: tra queste si facevano no-
tare i revolver Grand, le semiautomatiche della CZ di ispirazione PPK e le carabine ad otturatore della serie ZKK, armi robuste e funzionali ma non certo rivoluzionarie. Nel 1975, all’improvviso, venne presentata una pistola semiautomatica incredibilmente innovativa e dotata di un’ergonomia fantastica, camerata per l’occidentale 9 Parabellum: la CZ 75. Ricordiamo ancora un lungo servizio dedicatole da una delle maggiori testate
Definire robusta la tacca della Shadow è… riduttivo
grado di indipendenza adottando ad esempio la carabina VZ52 in un calibro intermedio particolare, il 7,5x45, che oggi potrebbe soddisfare le moderne esigenze belliche. Arriva la CZ 75 In questo periodo, finalmente, arrivarono idee nuove anche nel campo delle armi corte, ma si dovette tenere conto dell’imposizione del calibro 7,62 Tokarev: l’arma scelta fu la CZ 52, con chiusura derivata nientemeno che dalla MG42, ed anche qui si ebbe un guizzo di libertà standardizzando la cartuccia a valori molto superiori di quelli russi, evitando che gli alleati potessero utilizzarla. Quando infine i “padroni” imposero anche il passaggio al 7,62x39, i cecoslovacchi progettarono un loro fucile di assalto, il Vz58, dall’estetica simile a quella dell’AK47 ma dal funzionamento completamente diverso, dimostrando ancora una volta le loro capacità progettuali e la loro voglia di non uniformarsi mai del
Il mirino ospita uno spezzone di fibra ottica rossa. Notare la canna sporgente di circa sei millimetri che ha permesso la nuova catalogazione sportiva; in evidenza anche le lunghe guide interne di scorrimento del carrello
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statunitensi (Guns & Ammo?), con la foto dell’arma mezza nascosta da una fitta grata metallica a simboleggiare la famigerata “cortina di ferro”: l’autore si chiedeva, quasi preoccupato, come mai un Paese dell’Est avesse presentato un’arma in 9x19 e concludeva temendo che potesse essere fornita ai vari movimenti di La linea di mira della pistola. La CZ è una delle armi più sottili attualmente sul mercato
guerriglia antioccidentali. Il timore era ovviamente dettato dal fatto che lo stesso autore non poteva esimersi dal considerare l’arma un progetto estremamente valido e riuscito. Nella realtà la pistola ebbe una commercializzazione frenata dalle pastoie burocratiche, sia in uscita dalla Cecoslovacchia sia in entrata negli Stati Uniti, e soprattutto scontò il fatto di non essere brevettata in Occidente: vari produttori ne copiarono a man bassa idee e quote, proponendo ai mercati qualcosa di simile ma nato al di qua della cortina. La versione “sportiva” Poi, come noto, la cortina è caduta e le pistole della CZ, dopo varie ristrutturazioni dell’azienda per adeguarsi all’economia di mercato, sono oggi distribuite senza alcun problema e, ad oltre trentacinque anni dalla loro progettazione, sono ancora attualissime e vedono ogni anno arrivare qualche “novità”. Il ventaglio delle offerte è attualmente molto ampio e comprende modelli strettamente derivati
dall’originaria pistola, altri un po’ cresciuti dimensionalmente in quanto camerati per il .45 ACP ed altri ancora con gli ormai immancabili fusti in polimero, ma tutti ripropongono le idee che hanno decretato il successo di queste armi: carrello che scorre su guide interne a tutta lunghezza, caricatore bifilare, doppia azione, precisione ed affidabilità da vendere, impugnatura praticamente perfetta. Ma andiamo a vedere l’interno di queste armi. La chiusura geometrica è derivata, un po’ come le guide interne a tutta lunghezza, dalla Sig P.210 ed è quindi un sistema Petter, con la differenza che lo zoccolo sotto la canna è pieno e non attraversato da una fresatura longitudinale come sull’arma svizzera: la canna appoggia quindi sul perno dell’hold open senza avere due punti laterali di contatto che la stabilizzerebbero (forse) meglio. La chiusura vera e propria fa ricorso ai classici due risalti che fanno presa nelle corrispondenti fresature sul cielo del carrello e la canna scorre anteriormente in Armi corte
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L e g u a n ce t t e sono fissate tramite una sola vita a croce; la forma del cane necessiterebbe dell’intervento di uno dei nostri designer La silhouette dell’impugnatura: la presa risulta veramente comoda
In evidenza il riquadro zigrinato posteriore
una sede circolare senza alcun gioco. Il sistema di scatto vede l’impiego di un sottile grilletto in acciaio che trascina in avanti una staffa a due rebbi che avvolge il caricatore, un po’ come sulla 1911: il sistema della doppia azione è veramente semplice, mentre inevitabilmente sono necessari alcuni piccoli pezzi per la singola, ed è rimarchevole il fatto che questi “pezzettini” sono a loro volta fissati ad un telaio mobile che consente pulizia e smontaggio in modo semplice e veloce. Seguendo la moda imperante, anche le CZ 75 hanno visto arrivare blocchi automatici al percussore, leva per abbattere il cane (decocker) e fusti dotati di rail a standard Picatinny; sono poi arrivate le versioni compatte, con la canna più corta di circa CZ 75 SP-01 Shadow cal. 9x21 IMI
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089 due centimetri. Tra gli allestimenti più recenti un posto di rilievo lo ha occupato la 75-SP01, una delle versioni tutta in acciaio e con slitta Picatinny integrale, nata all’inizio con fusto in lega come P01, arma che si è subito fatta notare nel settore del tiro dinamico. Da questo modello è poi derivata la serie Shadow, indirizzata specificamente ad un utilizzo sportivo e per questo motivo priva di blocco automatico al percussore, importata in Italia in calibro 9x21 IMI ed in un allestimento “monocolore” e con semplici guancette in gomma. Le ottime prestazioni ed il passaparola ne hanno favorito la rapida diffusione con il solo grosso limite della catalogazione come “arma comune”: inevitabile che il mercato chiedesse a gran voce una versione “sportiva” e la CZ non è stata insensibile Leva di sicura sul lato al “grido di dolore” destro ed estrattore dei tiratori italiani e li ha accontentati, presentando la SP-01 Shadow “sport”, appunto catalogata al numero 18109 come adatta all’impiego sportivo. Le differenze Ovviamente, per ottenere una nuova catalogazione è stato necessario modificare uno dei valori fondamentali e la CZ ha operato nel modo più semplice possibile allungando di sei millimetri la canna, che ora sporge di questo valore dal carrello e caratterizza così l’arma a prima vista. Tutto il resto è invece rimasto invariato, come guancette e gli organi di mira, veramente robusti e funzionali. Di solito sulle “sportive” troviamo complicate Le due posizioni tacche registrabili che possono non della leva di sicura essere a loro agio nel rude utilizzo “dinamico”, ma sulla Shadow Sport abbiamo invece una grossa tacca fissa, in acciaio, associata ad un luminoso mirino dotato di inserto in fibra ottica rossa. La pistola è dotata di sicura manuale a due posizioni, quindi senza funzione di abbatticane, montata posteriormente a portata di pollice e replicata sui due lati del fusto. Quest’ultimo, poi, è in definitiva quello che presenta le maggiori differenze con le originali CZ di trenta e più anni fa. La caratteristica più evidente è la presenza di una vistosa slitta Picatinny realizzata senza economie di materiale sotto il dust cover e che si raccorda con i fianchi piatti del castello, in questa zona veramente imponenti. La struttura Armi corte
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Lo sgancio del caricatore è molto sporgente e comodo da raggiungere
utilizzata rende particolare il bilanciamento dell’arma che risulta appruata anche con il caricatore riempito con tutti i quindici colpi consentiti dalla catalogazione (in origine sarebbero stati addirittura 18). Nella parte inferiore della slitta sono ricavati tre profondi intagli trasversali a sezione rettangolare per il fissaggio di tutti gli acLo smontaggio da campo della nostra CZ
cessori che seguono lo standard Picatinny, ma come detto il fusto ed il carrello sono esattamente gli stessi, scritte comprese, del modello “comune”. Sul campo di tiro La CZ si vanta del fatto che la serie SP-01 abbia superato i test Nato e sia costruita con nuove metodologie ed abbia incre-
L’asola a “fagiolo” che, interagendo con il robusto perno dell’hold open, comanda il movimento della canna
mentato la già ottima impugnatura della capostipite, ed in effetti queste armi hanno dimostrato e stanno dimostrando tutta la loro valenza sui campi di tiro. Relativamente all’impugnatura c’è da notare un allungamento dell’elsa posteriore e la presenza di guancette in gomma sagomate, mentre il ponticello presenta anteriormente solo un accenno
La lunga rampa di alimentazione è lucidata con cura
Ottime le lavorazioni interne del carrello; come si vede manca il blocco al percussore
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091 CZ 75 SP-01 Shadow cal. 9x21 IMI Il titolare dell’armeria Bernardini, Gabriele, durante il test a fuoco: tre bossoli sono in volo e l’arma è ancora perfettamente in punteria
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Prezzo indicativo:
890 euro
Rosata a 15 metri da appoggio con Fiocchi 124 FMJ: velocità 1120 fps, deviazione standard 15 fps
Costruttore: Ceska Zbrojovka a.s. www.czub.cz Esemplare importato da: Bignami s.p.a., tel. 0471 80300, www.bignami.it Modello: 75 SP-01 Shadow Tipo: pistola semiautomatica Calibro: 9x21 IMI Canna: 126 mm (4.96”), realizzata per martellatura
Funzionamento: chiusura geometrica tipo Browning modificato Sistema di percussione: cane esterno Alimentazione: caricatore monofilare a presentazione singola; capacità ridotta a 15 colpi (originariamente 18) Espulsore: montato sul fusto
di rest. Bruttini, e poco funzionali, i pannelli zigrinati sul lato anteriore del castello (frontstrap) e sul lato posteriore, realizzati durante la fusione del pezzo e che sembra-
Congegno di scatto: azione mista, doppia e singola Estrattore: esterno a gancio su molla elicoidale Mire: fisse, incastrate a coda di rondine Congegni di sicurezza: leva manuale ambidestra a due posizioni Peso: 1.100 grammi scarica
no presi pari pari da un’arma giocattolo; sotto tono infine le viti per fissare le guancette, inusitatamente con taglio a croce. E se poi si vuole trovare un altro punto da Il caricatore in dotazione, della Mec-Gar: il blocco di spire unite serve a riempire lo spazio lasciato dalla soppressione dei colpi “persi” per la catalogazione
Dimensioni: lunghezza 213 mm; altezza 147 mm; spessore alle leve di sicura 38 mm Materiali: acciaio; guancette di gomma Finitura: polycoat nero Numero Catalogo Nazionale: 18.109 Nota: arma catalogata sportiva
criticare, che dire della forma del cane, ben poco integrata con l’arma quando questo è in posizione armata? Ma andiamo invece a vedere gli aspetti positivi. L’arma della prova ha funzionato alla perfezione, non solo durante il nostro test ma nel lungo uso pratico sul campo, dove ha esploso migliaia di colpi in breve tempo senza alcuna esitazione. Forse merito anche dei robusti caricatori che portano orgogliosamente la scritta made in Italy, essendo realizzati dalla nostrana Mec-Gar. In definitiva ottime pistole queste CZ, così come lo erano i primi esemplari oltre trenta anni fa che riuscirono ad ammaliare nientemeno che il colonnello Cooper. Non è poco.
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Si ringrazia per la collaborazione l’armeria Bernardini di Carrara
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