Dalla partecipazione un nuovo modello di sviluppo economico ed occupazionale Cagliari 3. 6. 2013 Segretaria Generale ANCIM Gian Piera Usai
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Vorrei aprire questa mia riflessione con una raffigurazione geometrica che ben illustra il nuovo metodo comunitario. Lo chiamerò principio della piramide rovesciata o del pensare ed agire locale per cooperare ed integrarsi nel globale. 1
Esso non è una novità per l’ANCIM che fin dal 2000 ne ha fatto un metodo ed un obiettivo di lavoro nella profonda convinzione che debba essere il territorio, nella sua articolazione produttiva, sociale ed istituzionale, il primo promotore ed attuatore responsabile del proprio sviluppo. È positivo rilevare che ciò che abbiamo proposto ed attuato da oltre 13 anni è oggi il percorso che ci indica la UE nei suoi regolamenti (ancora in itinere) ed anche lo Stato italiano nelle linee di lavoro per la programmazione comunitaria che il precedente Ministro Fabrizio Barca ha elaborato sul tema delle aree interne. Le nuove sfide e la crisi economica mettono in evidenza la necessità di costruire un modello di sviluppo più territorializzato e che abbia come presupposto la condivisione delle scelte da parte della collettività e delle sue forze economiche.
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Sono sempre più evidenti gli effetti che scaturiscono da processi decisionali spesso non adeguati ai problemi da risolvere ed in cui le specificità territoriali non sono state adeguatamente valutate. (cito per tutti i servizi essenziali ed i trasporti) Vorrei anche richiamare un pregevole rapporto sulla riforma delle politiche comunitarie in cui veniva affermato che il principale obiettivo delle politiche di coesione non è solo quello di ridistribuire le risorse per avvicinare le aree più povere a quelle più ricche, ma è soprattutto quello di attivare un cambiamento istituzionale e sociale ed un uso più flessibile degli strumenti, in definitiva una maggiore exaptation generale ed una valorizzazione delle proprie caratteristiche e diversità. Come la UE si appresta a tradurre questi concetti? Direi, in parte con innovazioni interessanti ed in parte timide. 3
È sicuramente interessante il nuovo principio geografico come precisato nel punto 1 del Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio e cioè la volontà di ridurre il divario di sviluppo tra le varie Regioni ed il ritardo delle Regioni insulari attraverso l’azione integrata tra i vari fondi, la Banca europea per gli investimenti ed altri strumenti. Ugualmente interessante è il principio della condizionalità che potremmo tradurre nell’azione di destinare i fondi per la particolare situazione locale e per il contesto geografico economico su cui si vuole influire. Altro principio, o meglio lo definirei obiettivo, è quello di utilizzare gli investimenti pubblici per una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile. Un altro principio è quello dei programmi integrati di sviluppo attraverso la valorizzazione ed il coinvolgimento del livello locale e regionale: integrazione tra finanza pubblica e privata; integrazione tra le varie politiche e fondi. 4
Si parla di un contratto di partenariato dove definire e riempire di contenuti questi concetti. Il punto 21 evidenzia un altro elemento di novità e cioè la coesione territoriale è stata integrata e coniugata con la coesione economica e sociale per intervenire meglio sui territori sub regionali che hanno specifici problemi geografici e/o demografici. (Aree interne) Afferma che “per sfruttare al meglio le potenzialità a livello locale, occorre rafforzare e agevolare le iniziative di sviluppo locale di tipo partecipativo stabilendo norme comuni e prevedendo uno stretto coordinamento per tutti i fondi del QSC (quadro strategico comunitario)”
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Un altro elemento di novità è quello di avere fatto, all’interno delle Missioni lavoro e sistemi produttivi, valorizzazione gestione e tutela dell’ambiente, qualità della vita e inclusione sociale, istruzione, formazione e competenze, dell’economia a basse emissioni di carbonio, della tutela dell’ambiente, dell’uso efficiente delle risorse, del trasporto sostenibile il fil rouge dello sviluppo economico e sociale. Sono azioni che, escludendo l’ovvia missione specifica ambientale, vengono indicate come interventi strategici anche nelle altre missioni. Questo rafforza il tema che stiamo affrontando nella riflessione odierna e cioè come il Patto dei Sindaci sia perfettamente incardinato nelle nuove politiche comunitarie teso a valorizzare il locale ed anche la diversità di questo locale.
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Quindi, il Patto dei Sindaci non è un obiettivo a se stante come potrebbe sembrare da una lettura od inquadramento avulso dal contesto generale in cui stiamo operando ma un’azione integrata e strategica per lo sviluppo. Azioni che vanno nella direzione ambientale, in senso lato, producono nuova occupazione. Citerò brevemente gli ultimi dati elaborati dall’ISTAT nel Marzo 2013 da cui emerge che le problematicità occupazionali non vanno migliorando, ma i tassi che erano negativi continuano ad aggravarsi. È opinione diffusa che sia urgente ed indilazionabile invertire la rotta. Quindi un’occasione immediata, anche perché provvista di risorse finanziarie, è rappresentata da questo Patto dei Sindaci per l’ambiente. Come ANCIM abbiamo anche una serie di progetti cantierabili.
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Tassi di occupazione, disoccupazione e inattività per sesso Maschi Femmine
15-‐64 anni Valori percentuali Variaz. Tendenz. Tasso di 65,9% -‐ 0,9% occupazione Tasso di 10, 7 % 1, 2 % disoccupazione Tasso di inattività 26,0% / Tasso di 46, 7% -‐ 0,3 % occupazione Tasso di 12, 7% 1,1 % disoccupazione Tasso di inattività 46, 5 % -‐0, 4% 8
L’ambiente e la sua tutela può contribuire a cambiare i dati negativi che ci vengono quotidianamente rappresentati? Calo occupazione, aumento degli inoccupati, aumento degli scoraggiati (dati che in Sardegna registrano un ulteriore incremento negativo) economia ferma ed in recessione. La risposta più immediata, ma non fatta in modo superficiale è si. Si perché tutela dell’ambiente significa fare azioni diffuse, da parte dei cittadini, delle forze produttive e delle istituzioni, a tutto campo dalle abitazioni private alle strutture alberghiere e produttive agli edifici ed illuminazione pubblica per sviluppare il tema risparmio energetico sia passivo che attivo e cioè come coibentare meglio gli edifici, come usare strumentazioni innovative che portino verso la riduzione di uso energetico, ma anche attivo e cioè quali risorse energetiche rinnovabili attivare per creare nuove fonti energetiche che la natura ci fornisce in modo generoso (sole, vento, moto ondoso, biomasse) 9
Su questo punto vorrei fare un breve accenno ai nuovi materiali che vengono proposti e che sono stati studiati proprio per le Isole minori, ma non solo. Nel contesto di pregio paesaggistico nel quale ci troviamo sembravano esclusi interventi diffusi di pale eoliche, pannelli fotovoltaici, ecc. I nuovi materiali in parte già testati ed altri in via di completamento dei test hanno recuperato terreno dal punto di vista dell’attrattività e della compatibilità paesaggistica. Parlo di malte con fibre fotovoltaiche, parlo di coppi fotovoltaici, parlo di strutture che hanno una pregiata valenza architettonica (pettine di Venere) e che hanno una funzione di captare l’energia solare. Un impiego diffuso di questi materiali sia nel pubblico che nel privato potrebbero portare non solo a raggiungere facilmente l’obiettivo del 20-20-20 ma anche di superarlo arrivando a creare isole intere a risparmio energetico totale ed a totale autonomia energetica. 10
Un altro si va detto sulla mobilità sostenibile. Credo sia noto a tutti che nelle Isole minori l’infrastruttura stradale è a scartamento ridotto come si usa dire per il sistema ferroviario, quindi significa opzione per macchine di dimensioni più contenute, ma significa anche velocità più contenuta e quindi la diffusione di mezzi elettrici in modo capillare è da sollecitare ed incentivare. Significa costi di acquisto inferiori, significa emissioni di co2 zero, significa costi di manutenzione (bollo ridotto), significa un bene per gli esausti portafogli delle famiglie, delle imprese, delle istituzioni pubbliche ed un bene per l’ambiente. L’ANCIM con i suoi Sindaci e con il suo territorio sta, da vari anni, lavorando in questa direzione. Nell’ambito di “Industria 2015”, venne prevista un’azione tesa al risparmio energetico ed energie rinnovabili nelle Isole minori.
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L’ANCIM presentò un progetto con queste caratteristiche: 1) fare un’azione che desse ai cittadini il ruolo di propositori di iniziative e contestualmente quello di fruitori. 2) Semplificare la vita dei cittadini e delle imprese che vogliono avviare una iniziativa di risparmio energetico. 3) Risparmio economico e bollette più leggere per i bilanci familiari, per le imprese e per le istituzioni. 4) Realizzare in tutti i 36 Comuni delle Isole minori un risparmio energetico diffuso (privato-pubblico) attraverso l’utilizzo di strumentazioni e di prodotti nuovi.
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5) Produzione di energie rinnovabili diversificate a seconda del contesto paesaggistico ambientale. Consapevoli che in realtà fragili, limitate e peculiari quali le Isole minori è impensabile fare un azione uniforme tesa ad introdurre il fotovoltaico, o l’eolico o biocombustibili, ma le soluzioni vanno mirate e calate nella realtà in cui si va ad intervenire. 6) elaborare una procedura autorizzatoria semplificata studiando, anche in questo caso, le varie normative delle Regioni a Statuto speciale, a Statuto ordinario e le ordinarie tra loro. Consapevoli che qualsiasi iniziativa tesa a creare nuovi impianti di energie rinnovabili impatta in modo notevole scoraggiare in procedure lunghe e farraginose.
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Il progetto venne ritenuto interessante, anche perché fu tra i primi ad essere presentato ma, dopo numerosi incontri al Ministero, esso si perse nei cassetti del “vogliamo fare innovazione e ricerca” obiettivo non conseguibile nei piccoli Comuni insulari che non sono né sede di Università, né sede di industrie. Questo è un esempio classico della Piramide a vertice in su e come si sia praticato l’esatto contrario dell’agire locale e del bene dei cittadini. Riteniamo che sia stato anche vanificato quello che era -di fatto- il Patto dei Sindaci delle Isole minori. Quale il quadro attuale Sindaci insulari sardi che hanno aderito a “PAES” di aggregazioni territoriali diversificate. Sindaci dell’Isola d’Elba che invece hanno costituito un Patto specifico con la sottoscrizione anche da parte dell’ANCIM. 14
Sindaci insulari che non hanno aderito a nulla. ANCIM che ha aderito ad un Patto in un contesto europeo, ma di cui ancora non sono definiti i contorni. Proposta A partire dalla Sardegna, che diventa quindi pilota, sottoscrivere un Patto dei Sindaci delle Isole minori, in accordo con le altre sei Regioni con gli obiettivi di cui parlavo prima. I Comuni insulari avrebbero già delle proposte cantierabili. Questo Patto “nazionale” dovrebbe vedere anche il concorso delle Università, delle Banche e finanziariamente creare un paniere integrato di risorse locali, regionali nazionali e comunitarie.
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Concludendo Un modello nuovo di sviluppo economico produttivo ma anche istituzionale quello che si è cercato di tratteggiare. Nuovo perché pone l’ambiente, nella sua tutela ma contestualmente nella sua valorizzazione, come motore per lo sviluppo. Nuovo perché trascina con sé altri settori quali turismo, qualità dei prodotti. Nuovo per il coinvolgimento dei cittadini. Nuovo per la finanza integrata che può essere messa in campo. Nuovo per il cambiamento nelle istituzioni che può generare (regime autorizzatorio, ma anche più integrazione) Nuovi gli effetti che può produrre In definitiva credo che rispecchi anche le varie accezioni che la breve parola smart ha e cioè: forte, intelligente, destro, accorto e buono. 16