SELEZIONE DELLA RASSEGNA STAMPA GARDESANA
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Dal 23 dicembre 2016 al 06 gennaio 2017
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da BRESCIA OGGI
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dal GIORNALE DI BRESCIA
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da L’ARENA
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dal TRENTINO
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da BRESCIA OGGI venerdì 06 gennaio 2017 – PROVINCIA – Pagina 19 ALTO GARDA. Mercoledì un nuovo focolaio si era sviluppato sopra la cresta del monte Bestone Tremosine tira il fiato, è un disastro Luciano Scarpetta Divorati duecento ettari di bosco resinoso I volontari in allerta: fa paura il forte vento Dopo cinque giorni nel cielo di Bassanega a Tremosine per la prima volta ieri non si è sentito l'elicottero sorvolare la cresta del monte Bestone. Facendo i debiti scongiuri, la fase critica sembra ormai definitivamente alle spalle anche se il forte vento che da ieri ha iniziato a soffiare da nord del lago, non fa certo dormire sonni tranquilli alle squadre antincendio e ai Vigili del fuoco, effettivi e volontari, che dal giorno di Capodanno si sono prodigati senza sosta per spegnere le fiamme di un incendio che ha letteralmente mandato in fumo quasi 200 ettari di bosco resinoso.«Fino a quando non inizierà a piovere - commenta un Vigile del fuoco volontario di Tremosine - rimane purtroppo il timore che le fiamme possano riprendere da qualche parte in zona». Come mercoledì quando proprio sopra la cresta del monte Bestone si è alimentato un nuovo focolaio che ha reso necessario l'intervento di un elicottero e di un Canadair. Il provvidenziale soccorso aereo ha in effetti impedito che il fronte del fuoco si propagasse ulteriormente, dopo aver superato la sommità del versante, all'interno dell'altopiano tremosinese. «Noi - continua il vigile del fuoco - stiamo continuando a tenere bagnata la zona più vicina alle abitazioni: qui infatti, c'è il problema di una linea d'alta tensione che impedisce all'elicottero di intervenire a ridosso delle case».L'altra notte solo l'instancabile lavoro dei volontari antincendio boschivo, il gruppo alpini di Vesio, Gargnano e Limone, Tignale Soccorso, i Volontari del Garda, gli effettivi di Salò e Arco, oltre a Forestali e Carabinieri (si, è davvero il caso di citarli tutti) ha scongiurato il pericolo che le fiamme, fermate a soli 10 metri dalle abitazioni, potessero causare danni ben più consistenti al patrimonio collettivo. Alla resa dei conti il territorio del Parco Alto Garda Bresciano sta pagando anche in questa stagione un carissimo tributo alle performance dei soliti ignoti che in barba a ogni regola di convivenza civile sacrifica per incoscienza ogni anno alla desolazione delle fiamme decine e decine di ettari di bosco. Per ora, e l'elenco si spera possa fermarsi qui, si è dovuti intervenire nella giornata di San Silvestro a Tignale, in località Consöl per spegnere roghi (15 gli ettari di bosco andati in fumo) causati da piromani che già il giorno precedente avevano provato per ben due volte ad appiccare fuochi nella stessa zona. Qualche ora dopo sull'altopiano adiacente di Tremosine è andata in scena la squallida replica causata con ogni probabilità dalle lanterne luminose. lunedì 02 gennaio 2017 – CRONACA – Pagina 6 Valtrompia e Valvestino verso autostrada e tunnel Due sogni nel cassetto per qualcuno, due opere inutili per altri. Quale che sia il giudizio, per l'autostrada della Valtrompia e il tunnel che collegherà la Valvestino (quindi l'alto Garda bresciano) con la provincia di Trento, il 2017 sembra essere l'anno della svolta. PER L'AUTOSTRADA valtrumplina l'avvio dei lavori è atteso per giugno, come annunciato dal ministro Graziano Delrio nel corso dell'assemblea annuale dell'Aib. La seconda grande esecutiva è subordinata ad un paio di passaggi in conferenza dei servizi, ma dispone già di tutti i fondi necessari per la sua costruzione. mercoledì 28 dicembre 2016 – PROVINCIA – Pagina 25 IL CASO. Solo 4,5 litri di uova fecondate nell'incubatoio di Clusane Coregoni, reti vuote e riproduzione a rilento
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Sotto accusa l'acqua calda e le campagne di semina Scarseggiano i coregoni, sul Sebino. Colpa dell'acqua troppo calda che ne ha rallentato la fregola o colpa delle semine non sufficientemente gagliarde compiute negli anni scorsi? La risposta non è facile. Sino all'altro ieri, però, erano solo 4,5 i litri di uova spremute, fecondate e conferite nell'innovativo incubatoio di Clusane dai pescatori impegnati nella campagna ittiogenica a favore dell'accrescimento intensivo del coregone. Ogni litro contiene circa 60 mila uova. In passato si arrivava agevolmente a raccoglierne 150, di litri. Il chè consentiva poi di immettere nella acque del lago dai 6 agli 8 milioni di avannotti. Più volte rinviate, le pescate effettuate la scorsa settimana sono andate praticamente a vuoto. Eppure allora l'acqua era scesa a 6,2 gradi, la temperatura che spinge le femmine di coregone a salire verso la superficie e a raggiungere le rive per la deposizione delle uova, che poi i maschi fecondano. Il giorno di Santo Stefano l'acqua ha toccato i 7 gradi. La speranza è l'ultima a morire. In calendario ci sono ancora cinque uscite autorizzate dall' ufficio della Provincia in deroga al divieto durante il periodo della fregola. Dovesse continuare la penuria di riproduttori, ci sarebbe di che preoccuparsi. L'incubatoio allestito alla cascina Clarabella, sul confine tra Iseo e Corte Franca, ha funzionato sino al 2010. Poi, negli anni 2011, 2012, 2013 e 2015, le uova raccolte e fecondate sull'Iseo sono state portate a schiudersi a Desenzano, mentre nel 2014 c'è stato lo stop imposto dall'Asl in ossequio a una circolare del ministero della Salute che vietava il trasporto di uova e gameti tra bacini d'acqua diversi. Una pausa che certo non ha giovato al ripopolamento. Quanto alla spola che per quattro anni hanno fatto tra Sebino e Garda le uova e gli avannotti sebini, si tratta di una pratica che ha sollevato più di un dubbio fra i pescatori di mestiere clusanesi. Sul Garda, dove l'acqua è più calda di almeno 5 gradi rispetto all'Iseo, le uova schiudono in meno giorni. Gli avannotti nati a Desenzano erano perciò sottoposti a un shock termico troppo forte, allorché erano immessi nel Sebino. G.Z. sabato 24 dicembre 2016 – PROVINCIA – Pagina 24 ALTO GARDA. Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso sono aperte il 20% in più delle strutture ricettive della riviera Natale sul lago con il pienone Le presenze vanno alle stelle Luciano Scarpetta Da T oscolano a Limone rispetto al trend estivo crescono gli italiani Gli stranieri attesi a San Silvestro Girardi: «Previsioni confortanti» Nonostante il tiepido sole e le temperature diurne a due cifre che rimandano ad ambientazioni decisamente primaverili, sulla sponda bresciana dell'alto Garda resta intatta l'atmosfera natalizia, tra le luci delle decorazioni e le frenesie da shopping dell'ultima ora. Come da copione il solito consueto corollario dei riti della vigilia, è scandito da code e rallentamenti lungo la Gardesana, segno inequivocabile dell'arrivo dei proprietari di seconde case destinate a rianimarsi sino all'Epifania. Per loro e per la stragrande maggioranza dei residenti i brindisi saranno consumati tra le mura di casa con parenti e amici e le inesorabili «maratone» culinarie, oppure perché no, nei numerosi caratteristici ristoranti (qualcuno anche stellato) riaperti proprio in occasione dell'ultimo scorcio di 2016. Tra le molteplici opzioni dei ristoranti locali tutti indistintamente d'eccellenza, discorso a parte meritano le proposte «hors categorie» di Lefay Resort a Gargnano e del Centro Tao del Park hotel Imperial di Limone sul Garda. Per entrambi sono annunciati viaggi gastronomici tra i sapori e i prodotti delle tradizioni italiane e soggiorni da trascorrere tra champagne, ostriche e raffinati appetizer. RIMANENDO nel comparto del settore alberghiero-ricettivo, si segnalano un po' ovunque numeri decisamente in crescita, grazie anche alla campagna web-promozionale attuata dal Consorzio turistico lago di Garda Lombardia nei mesi precedenti, dedicata a chi ha programmato l'apertura invernale. «Rispetto allo scorso periodo dell'anno - sottolinea il direttore del Consorzio Marco Girardi - non è azzardato affermare che le strutture aperte durante le festività sono il 5% in più del 2015, se si prende in considerazione l'intero segmento fra Sirmione a Limone la percentuale sale al 20%». SULLA PROVENIENZA dei turisti si assiste a un'inversione di tendenza rispetto al periodo estivo monopolizzato dagli stranieri. «In questo periodo - osserva Marco Girardi -, gli ospiti sono soprattutto italiani,
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giovani coppie perlopiù che hanno prenotato nei B&B sparsi sulla costa ma anche, o soprattutto nell'entroterra, posti in cui la vacanza è un po' più allungata grazie alla possibilità di praticare mountain bike, trekking o escursionismo». Le mete in questo caso sono Tremosine, Tignale e Toscolano. La fetta più consistente delle presenze straniere è annunciata sul Garda dalla metà della prossima settimana: «Si, soprattutto ovviamente i tedeschi che hanno optato per una soluzione mordi e fuggi in occasione del Capodanno». In previsione dell'aumento dei flussi (e delle richieste) dei prossimi giorni, a Limone il Comune ha deciso di riaprire la limonaia del Castèl, autentico museo a cielo aperto della coltura degli agrumi gardesani. Torna all’elenco dei quotidiani
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da L’ARENA venerdì 06 gennaio 2017 – PROVINCIA – Pagina 32 ALTA VELOCITÀ. L'ipotesi della stazione a San Martino della Battaglia Una fermata sul lago per la Tav Muro dei sindaci Katia Ferraro L'idea è stata rilanciata da due Consorzi lombardi Scettici i primi cittadini di Peschiera e Castelnuovo Formentini: «Vanno utilizzati i binari già esistenti» Una fermata sul Garda della linea ferroviaria ad alta velocità? No, grazie. È corale la risposta che arriva dalla parte veronese del bacino gardesano alla proposta di creare una stazione intermedia sulla tratta Tav che unirà Brescia e Verona: una ferrovia nuova rispetto alla storica, che nel territorio del basso Garda è previsto corra a sud dell'autostrada A4 senza passare dalle stazioni esistenti a Peschiera e Desenzano.L'idea della fermata intermedia è tornata in auge quest'estate su iniziativa dell'assessore regionale allo Sviluppo economico della Lombardia Mauro Parolini. Inserita nel Programma regionale della mobilità e dei trasporti lombardo, è stata bocciata dall'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini, ma non abbandonata: la scorsa settimana è stata rilanciata dal presidente del Consorzio di promozione turistica Garda Unico Franco Cerini e dai Consorzi degli albergatori di Desenzano e Sirmione.Il luogo dove calare l'ipotetica stazione del Garda sarebbe a San Martino della Battaglia, in prossimità della Torre e del casello autostradale di Sirmione. SCETTICISMO. Sindaci scettici: «Se fanno mille fermate che alta velocità è?», esordisce la prima cittadina di Peschiera Maria Orietta Gaiulli. «Se vogliamo dare un senso a questa devastazione, sarebbe più utile una fermata sul lago piuttosto che all'aeroporto di Montichiari (variante, questa, che stando alle ultime notizie dovrebbe essere stralciata, ndr)», ma in caso, sostiene la sindaca, «dovrebbe essere realizzata a Peschiera, punto di collegamento verso le attrazioni del lago, e non a San Martino: lì c'è il deserto del Sahara, è una soluzione fantasiosa e senza senso».«Non ne vedo l'utilità», dice il sindaco di Castelnuovo Giovanni Peretti, «a Verona e Brescia il collegamento con il lago è garantito da bus e treni, un'ulteriore fermata rallenterebbe la tratta, senza contare il problema della viabilità tra San Martino e il lago, che andrebbe potenziata creando forse ancora più caos». CONSORZI. Contro l'ipotesi anche il Consorzio di tutela del Lugana doc, che in questi anni si è battuto per difendere i propri vigneti, e il Coordinamento No Tav Brescia-Verona. «Il Garda, terza destinazione turistica in Italia, merita un punto di arrivo dei treni veloci», premette il presidente del Consorzio Luca Formentini, «ma credo che questo sia un ulteriore motivo a supporto dell'alternativa che abbiamo sempre sostenuto, ovvero utilizzare i binari esistenti per far passare l'alta velocità nel basso lago, dove già corrono i treni Freccia. Per non perdere i benefici dell'alta velocità solo alcuni potrebbero fermarsi a Desenzano o Peschiera». No senza appello alla soluzione San Martino, sia perché «è una zona isolata e senza collegamenti», evidenzia Formentini, sia perché «una stazione ex novo comporterebbe un ulteriore consumo di suolo in un'area da tutelare». Rincarano gli attivisti No Tav: «La costruzione di una stazione collocata nei luoghi della storica battaglia non potrà che essere uno scempio nello scempio: altro suolo cementificato, altro paesaggio compromesso, una contraddizione per chi chiede un futuro con poche auto e tanti turisti sul Garda». Quindi l'appello: «L'economia turistica della zona verrà messa in ginocchio da lunghi anni di cantieri: non chiedete stazioni, ma che questo folle progetto sia abbandonato». Possibilisti ma prudenti il presidente di Federalberghi Garda Veneto Marco Lucchini e il presidente del Consorzio di promozione turistica Garda Veneto Paolo Artelio. «La fermata intermedia potrebbe restituire qualcosa al Garda, ma c'è il rischio di un impatto maggiore», ammette Lucchini, «in certe realtà territoriali e paesaggistiche come la nostra valeva la pena cercare altre soluzioni», aggiunge, richiamando il potenziamento della linea storica. «Ogni anno il lago conta 24 milioni di presenze turistiche e non può essere dimenticato», conclude Artelio, «chiediamo una fermata dell'alta velocità o in alternativa il potenziamento dei collegamenti tra città e lago». mercoledì 04 gennaio 2017 – PROVINCIA – Pagina 35
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BUSSOLENGO. Nell'area food del centro commerciale Auchan è stata installata l'immagine panoramica del Garda, realizzata dal fotografo di Cerea Sergio Tressino Tutto il lago in una foto da 106 metri quadri Camilla Madinelli Ha unito 400 scatti realizzati in cinque ore a bordo di una barca «Mi sono concesso qualche libertà tecnica, pochi se ne accorgeranno» Un viaggio immaginario sulle sponde del lago di Garda da Peschiera a Punta San Vigilio grazie a una gigantografia con panorami mozzafiato. Lasciando volare alto cuore ed emozioni di fronte a tanta bellezza, ma rimanendo con i piedi e tutto il resto a Bussolengo, nel centro commerciale Auchan - Porte dell'Adige che si affaccia sulla trafficata strada Bresciana in località Ferlina. La fotografia panoramica gigante, lunga 53 metri e alta due, è stampata su pannelli in plexiglass di due metri per uno, accostati uno di fianco all'altro. Sovrasta e arreda l'area food di forma ellittica nel centro commerciale rinnovato e ampliato di recente. Impossibile non notarla. E, proprio perché fosse notata, un'agenzia l'ha commissionata al fotografo di Cerea Sergio Tressino. Lui si è entusiasmato al progetto e ci ha lavorato per qualche mese. «È stata un'avventura e una sfida che mi ha impegnato quasi tutta l'estate», afferma Tressino, «ma è grande la soddisfazione nel vederla finita, stampata ed esposta».Il lavoro non è stato privo di sorprese, rivela, con cambi in corsa degli spazi a disposizione e della lunghezza della foto, piccoli imprevisti nella scelta e gestione dei luoghi da immortalare e pure qualche necessario spostamento di particolari nelle immagini. «Dovendo illustrare più location ho dovuto prendermi qualche libertà interpretativa», spiega Tressino, «quindi non ho solo accorciato le distanze tra un sito e l'altro, ma ho letteralmente spostato alcuni particolari». Un buon conoscitore dei paesi del lago e delle sponde veronesi, insomma, potrebbe notare qualcosa di strano o di fuori posto. «Sono cose che solo una persona che conosce a fondo il lago di Garda può notare, solo in seguito a una attenta osservazione», prosegue il fotografo, che lancia la sfida: «Buona caccia!». Eccoli lì la Rocca di Garda, il porto di Bardolino e quello di Lazise con la Dogana Veneta, il castello di Lazise, la romantica Punta San Vigilio. Tressino ha dovuto fare una corsa contro il tempo, però. E ha lavorato in condizioni non sempre ottimali. «Ho scattato a mano libera, da una piccola barca in movimento in mezzo al lago, sapendo che successivamente avrei dovuto unire oltre 400 fotografie», racconta il fotografo.«Come ciliegina sulla torta, per eseguire tutte le foto avevo a disposizione circa cinque ore e non c'era possibilità di rifarle, nel caso qualcosa fosse andato storto. Sono salito in barca a mezzogiorno e ho fotografato la costa a partire da Torri del Benaco per poi scendere verso Garda, Bardolino, Cisano, Lazise, Peschiera e Sirmione. Nella prima versione del progetto, infatti, la panoramica doveva essere lunga 90 metri. Poi siamo passati a 64 e infine a 53 metri: così ho dovuto tagliare Sirmione e anche Torri». Malgrado la rinuncia a due perle del Garda, e ai problemi in corso d'opera, Tressino è soddisfatto della sua gigantografia e invita i veronesi ad andare a vederla. Anche per verificare se lo conoscono davvero nel dettaglio, il loro lago. martedì 03 gennaio 2017 – PROVINCIA – Pagina 33 ORIGINALE INIZIATIVA. Lanciato anche un sos per salvare lucci e aole Alberi di Natale per invogliare i pesci a riprodursi Gerardo Musuraca L'Unione pescatori sportivi del Garda ha proposto di collocarli a 7 e 40 metri di profondità per creare l'habitat ideale per il persico che è in via di estinzione Vuoi aiutare il persico reale a riprodursi nel lago di Garda?Regala all'Unione pesca sportiva il tuo albero di Natale «dismesso».Non è uno scherzo, ma un vero e proprio «appello tecnico» quello lanciato dall'Unione pescatori sportivi del Garda (Upsg). Gli alberi di Natale «dismessi» possono essere infatti utilizzati come rifugio idoneo per fare riprodurre questa specie ittica molto importante per il lago che è in via di estinzione. Queste piante, infatti, possono fare da habitat ideale sia per la riproduzione, che per il riposo del persico reale.I pescatori, durante una assemblea organizzata con l'aiuto della Comunità del Garda, hanno proposto di collocare gli alberi a sette e a quaranta metri di
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profondità. Il motivo? Presto detto.«A sette metri di profondità», hanno spiegato, «si forma un'ideale sede di frega per il persico reale, mentre a quaranta metri, si crea un sito di riposo dove il pesce potrà svernare durante tutta la stagione fredda». Prototipi di questo nuovo «habitat» gardesano sono stati già posizionati a Riva del Garda. Ma non è tutto. L'Unione pescatori sportivi del Garda ha pure lanciato un sos anche per salvaguardare il luccio e le aole, oltre al persico, «perché questi pesci», hanno sottolineato, «sono tutti a gravissimo rischio di estinzione». Molti gli ospiti presenti all'appuntamento organizzato dai pescatori sportivi tra i quali, oltre al segretario generale della Comunità, Pierlucio Ceresa, anche il vice presidente dell'Unione, Stefano Govi, e Alberto Rania con Maurizio Scarmigliati, rispettivamente membro del consiglio direttivo e segretario. C'erano inoltre Adolfo Pellizzari, presidente del Tirlindana Basso Sarca, il comandante della Guardia Costiera, Sandy Ballis, Ivano Confortini dell'Ufficio Pesca della Provincia di Verona, Fabrizio Baldassari della Provincia autonoma di Trento, Maria Beatrice Zambiasi, direttore del Parco alto Garda Bresciano, Davide Boni vicesindaco di Toscolano Maderno e Gabriele Lovisetto, presidente del Comitato Parco colline moreniche. La Upsdg ha messo sul piatto anche altre importanti proposte, tre delle quali per la salvaguardia di luccio e aola. Per quanto riguarda la tutela del luccio, i pescatori hanno proposto di individuare delle zone di tutela totale per la conservazione e la proliferazione del pesce autoctono durante il periodo della frega. «Le aree che abbiamo già individuato», hanno spiegato, «dovranno essere vagliate in accordo con le competenti autorità. Dovranno essere», hanno tenuto a sottolineare, «a protezione integrale, cioè con interdizione totale di ogni attività di prelievo, per la fascia che va dal battente dell'onda fino alla profondità di 25 metri nel periodo di riproduzione». Per quanto riguarda l'alborella, meglio nota come aola, la Upsdg ha proposto l'istituzione dell'«Aola day». «Vale la pena istituire», hanno proseguito, «una o più giornate dedicate alla posa di cassette opportunamente preparate che contengano ghiaia. Le cassette verrebbero posate nei periodi di frega in quei luoghi in cui le aole sono ancora presenti. Poi i recipienti verrebbero trasferiti in luoghi da individuare, che abbiano le caratteristiche adatte alla schiusa delle uova e per gli avannotti, in modo da ripopolare il lago». Un tempo l'aola era abbondantissima nel lago di Garda e, per decenni, ha costituito il principale cibo delle popolazioni rivierasche prima del boom turistico. Infine la Upsdg ha proposto di «bandire la pesca dalle zone dei moli di attracco dal primo giugno al 30 settembre di ogni anno, dalle 8 alle 17». E di utilizzare una locandina in tre lingue «che riporti le principali norme che regolamentano l'attività di pesca e di sicurezza sul Benaco», ha precisato l'Unione pescatori. La locandina ricorda pure le misure minime dei pesci e i periodi di divieto di pesca delle varie specie, oltre a quello, assoluto, già vigente per le alborelle, il carpione e l'anguilla martedì 27 dicembre 2016 – PROVINCIA – Pagina 37 AMBIENTE. Approvato lo schema di protocollo da inviare a Roma L'anello del lago in bici In Regione c'è la scheda Il percorso riguarderà le province che si affacciano sul Garda e permetterà di percorrerlo in sicurezza La Giunta regionale ha approvato nell'ultima seduta, su proposta dell'assessore alle infrastrutture e trasporti, Elisa De Berti, uno schema di protocollo d'intesa, preparato dalla stessa Regione del Veneto in accordo con la Provincia autonoma di Trento e la Regione Lombardia, da sottoporre al ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per l'inserimento dell'anello ciclabile «Garda by bike» tra le ciclovie turistiche previste dalla legge di stabilità 2016, affinché sia riconosciuto come infrastruttura strategica di livello nazionale. Ciò anche ai fini dell' accesso a eventuali finanziamenti comunitari.«Uno schema d'intesa frutto di numerosi incontri con i colleghi della Lombardia e di Trento, predisposto in analogia ai protocolli già sottoscritti nei mesi scorsi per la progettazione e la realizzazione di altre importanti ciclovie come quella del «Sole», percorso Verona-Firenze, e del «Vento», tratto Venezia-Torino. La ciclabile del Garda è un intervento sicuramente di rilievo nazionale, sia perché coinvolge un vasto territorio appartenente a tre diverse realtà amministrative che si affacciano sul lago e che già da tempo collaborano all'attuazione di progetti di interesse turistico e commerciale, sia per l'enorme potenzialità attrattiva di flussi turistici che questo anello ciclabile interregionale di lunga percorrenza sarà in grado di esercitare». La realizzazione di tale infrastruttura, infatti, potrà permettere agli ospiti del Garda di percorrere l'intero periplo del
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lago in sicurezza, su percorsi protetti, dedicati e ben segnalati, generando un nuovo indotto economico per gli operatori locali. Ma non vanno sottovalutati nemmeno i benefici in termini di mobilità sostenibile e di multimodalità, in quanto saranno messi in rete gli abitanti di 19 comuni rivieraschi che potranno spostarsi utilizzando un mezzo ecologico come la bicicletta, magari integrato con auto, bus e battello.«La «Garda Bike»» conclude De Berti «contribuirà a valorizzare il patrimonio culturale, paesaggistico e naturalistico dei luoghi attraversati, ma anche di scoprire le eccellenze gardesane, il vasto patrimonio agricolo, enogastronomico e delle tradizioni popolari del lago, magari contribuendo a generare nuove attività imprenditoriali e, quindi, nuova occupazione». Torna all’elenco dei quotidiani
da L’ADIGE Dro e Drena ci riprovano Ipotesi altro referendum Se ne discuterà il 28 in consiglio, forse già nel 2017 DRO ? Seduta «natalizia» per il consiglio comunale di Dro che si riunirà mercoledì 28 dicembre (dalle 18.30) al centro culturale di via Battisti. Una seduta importante che segnerà l'avvio del regime delle gestioni obbligatorie dei servizi associati (segreteria, anagrafe, stato civile, edilizia ed urbanistica tra gli altri) tra comuni di Dro e Drena. Un passaggio obbligato dopo il fallimento del referendum consultivo dello scorso 16 maggio, che ha interrotto il processo di fusione tra i due comuni dell'Alto Garda, ma che non ha bloccato il dialogo e la collaborazione tre le due amministrazioni guidate rispettivamente dai sindaci Vittorio Fravezzi e Tarcisio Michelotti. Dopo il voto unanime dei due consigli comunali alla fusione, nel successivo referendum a Dro non era stato raggiunto il quorum minino dei votanti (ci sei era fermati al 36,96% pari a 1.339 persone, fallendo di circa 150 voti la percentuale minima richiesta del 40%), mentre a Drena i votanti erano stati il 65,05% (296 persone). In entrambi i comuni si erano imposti i favorevoli alla fusione con l'85,18% (1.154 voti) a Dro e il 63,8% (189 voti) a Drena. Proprio il consenso unanime delle assemblee comunali, la larga maggioranza dei «sì» avuta nel referendum, ed i vantaggi (anche economici e finanziari) che la fusione comporterebbe, avrebbe ora riavvicinato i due comuni dopo le delusioni e le incomprensioni de dopo-referendum. Nell'ultima assemblea dei capigruppo del consiglio comunale di Dro tenuta ad inizio settimana è riemersa così la volontà e la possibilità di tornare al voto già nel corso del 2017 (come avvenuto recentemente per tre comuni dell'Alta Val di Non dove il referendum di maggio era fallito). Un'ipotesi che dovrà essere sottoposta al vaglio degli organi provinciali e regionali (dove sembra si stiano valutando dei correttivi su quorum e validità cogente del referendum popolare per l'effettiva fusione), e che se otterrà il via libera potrebbe consentire il riavvio del processo di fusione tra Dro e Drena, chiamato a concretizzarsi non prima del 2020 con elezione di un unico consiglio comunale. Tra gli altri punti all'esame del consiglio di Dro un'interrogazione della Lega Nord sulle criticità del servizio wi-fi della rete internet, una mozione del M5S sul punto nascite di Arco e la revisione del regolamento comunale su controlli su documenti e atti interni. daniele ferrari 23/12/2016 Torna all’elenco dei quotidiani
dal TRENTINO Dro e Drena pensano ancora alla fusione
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DRO A Dro passano le gestioni associate, ma naufraga la mozione tecnica che chiede alle varie amministrazioni di sollecitare la Provincia a presentare una nuova richiesta di deroga per il punto nascite dell’ospedale di Arco. Approvato quindi lo schema per le gestioni associate con i cugini di Drena. Un passo obbligatorio dopo il fallimento del referendum sulla fusione avvenuto nel maggio scorso che, complice una scarsa partecipazione alle urne, non ha portato a compimento il tentativo di accorpamento tra i due municipi. L’approvazione ad ampia maggioranza è avvenuta nell’ultimo consiglio comunale con la sola astensione del Movimento 5 stelle che entrando nel merito della questione ripropone e consiglia all’amministrazione di puntare nuovamente sulla fusione allargandola, però, ad altri comuni dell’Alto Garda. Per i 5 Stelle, infatti, è primaria l’intenzione di creare un comune unico per il Garda Trentino. «Si è sentito parlare di un nuovo tentativo di fusione con Drena - ha dichiarato il consigliere pentastellato Roberto Matteotti - e non siamo contro, come non siamo a sfavore delle gestioni associate, ma chiediamo di allargare gli orizzonti e di puntare a una fusione tra più comuni». Per i pentastellati è altresì necessario fare attenzione al quorum, ricordando la loro proposta, portata in consiglio prima di maggio e respinta dall’amministrazione, di eliminarlo. Il sindaco di Dro, Vittorio Fravezzi, ha esposto come molte delle situazioni che si verranno a creare con la gestione associata sono già in atto tra i due comuni e ha fatto aleggiare l’ipotesi di un possibile nuovo tentativo di fusione. Proprio per queste ragioni si fa sempre più concreta la volontà di riproporre un nuovo referendum per arrivare al comune unico. Non ha avuto lo stesso esito la mozione presentata sempre dal M5s e già approvata nei consigli comunali di Ledro, Arco e Nago Torbole per convincere la Provincia a richiedere la deroga per il punto nascite arcense. Prima la vicesindaco Michela Calzà e poi lo stesso primo cittadino hanno invitato al ritiro della mozione spiegandone l’inattualità del dispositivo a fronte del fatto che già in consiglio provinciale tale richiesta era stata respinta. Con la maggioranza e parte della Lega astenuti il testo è respinto. (l.o) Torna all’elenco dei quotidiani
dal CORRIERE DELLA SERA Martedì 3 Gennaio, 2017 BRESCIA La battaglia della Tav I Commercianti chiedono una fermata sul Garda Comuni e ambientalisti vogliono il potenziamento della «linea storica» Da anni due eserciti si scontrano sul Garda. Niente armi, ma argomenti contrapposti: albergatori e Confesercenti vogliono una fermata dell’Alta velocità, la considerano un’opportunità per il futuro del Benaco, mentre diversi Comuni, come Desenzano o Peschiera, e tante associazioni ritengono che l’Alta velocità sia un progetto ormai obsoleto. E chiedono il potenziamento della linea storica, che si baserebbe sulle nuove tecnologie. In mezzo la posizione di Legambiente, che da anni parla di «quadruplicamento» dei binari, così da limitare il consumo di suolo. In realtà le Ferrovie dello Stato potrebbero deludere tutti, tirando dritto per il vecchio piano della Tav Brescia-Verona. Da progetto, infatti, l’Alta velocità passerà sul Garda a ridosso dell’autostrada ma non dovrebbe fermarsi né a Desenzano né in una nuova stazione tutta da costruire. Una scelta che gli operatori turistici considerano sbagliata, quasi una beffa visti i 7-8 anni di durata dei cantieri senza vantaggi sulla carta. E allora – chiedono gli albergatori del lago, supportati da Confesercenti – servirebbe una «ricompensa», ossia una fermata dei Frecciarossa sul Garda o una stazione nuova. L’assessore Mauro Parolini vorrebbe costruirla a San Martino, vicino al casello A4 di Sirmione. Ma l’amministratore delegato di Fs, Renato Mazzoncini, ha detto che una nuova stazione non trova fondamento: il paradosso sarebbe quello di un convoglio che basa la propria specificità su velocità superiori a 250 km/h e certo non può fermare ogni 30-40 chilometri. Ma Confesercenti e gli albergatori gettano sul tavolo i dati dei flussi turistici: «sono i numeri che sostengono le nostre proposte – spiega Marco Polettini, presidente degli albergatori Assohotel
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Confesercenti – la Riviera del Garda ha oltrepassato i 6 milioni e mezzo di presenze». Come dire, non si può ignorare. Il loro timore è, che senza una fermata Tav, le stazioni di Desenzano e Peschiera finiscano per accogliere solo «convogli locali e per brevi trasferte», alimentando così il traffico su gomma. Una deduzione che logica non è, a sentire il Coordinamento No-Tav Brescia-Verona. La vera questione, dal loro punto di vista, è che l’Alta velocità «non è un progetto moderno e funzionale, ma un progetto datato, già obsoleto, dispendioso». La futura Tav rischia di diventare «una linea ferroviaria destinata a far transitare unicamente dei treni il cui biglietto – dicono dal coordinamento – sarà troppo caro per limitare notevolmente il numero dei veicoli sulle strade». Gli albergatori, dal punto di vista dei No-Tav, si illudono. Se si deve intervenire, che si potenzi la linea storica: lo chiedono, in coro, il Comune di Desenzano e l’associazione Consorzio delle Colline moreniche del Garda, ente che condanna l’idea di una nuova stazione a San Martino della Battaglia: costruirla a ridosso di un monumento chiave per la storia risorgimentale e nei pressi di un Parco da poco istituito «sarebbe uno sfregio gravissimo al paesaggio, alla storia d’Europa e – scrivono – alla nostra cultura». Matteo Trebeschi Martedì 3 Gennaio, 2017 BRESCIA «Permessi a costruire», il turismo fa bene ai conti difficili dei municipi Ponte di Legno e Temù al top nazionale per le entrate da autorizzazioni edilizie L’Alta Valle Camonica con Ponte di Legno e Temù è ai primi posti, 5° e 9° posizione, tra i comuni italiani che, per residente, incassano somme cospicue dalla concessione di autorizzazioni edilizie. Le amministrazioni comunali dei due paesi, nel 2014, hanno messo a bilancio nella colonna delle proprie entrate, rispettivamente 897,32 e 573,29 euro per ogni cittadino. Questi i dati diffusi dal sito dell’associazione openpolis.it, che analizza le banche dati online delle pubbliche amministrazioni e che sintetizza con i numeri il meccanismo di quando un cittadino o un’impresa intendono fare un intervento edilizio che non sia di lieve entità, ad esempio costruire o ristrutturare un immobile, ed hanno bisogno di un’autorizzazione da parte del comune: il premesso a costruire, appunto. Questo viene rilasciato in seguito al pagamento di una somma che serve per portare i servizi come luce e gas nell’area di costruzione ed entra nelle casse comunali. A queste si sommano le relative sanzioni per i ritardi nel pagamento, errori nella procedura oppure realizzazione di interventi diversi rispetto a quelli dichiarati nella richiesta del permesso. E nell’elenco delle località bresciane ad aver incassato oltre i 200 euro pro capite, sono due comuni del Garda: Limone (271,47 euro) e San Felice (201,04). Al 26° posti di questa speciale classifica, dopo Provaglio d’Iseo e prima di Malonno, si trova il capoluogo che nel 2014, ultimi dati disponibili, ha incassato 62,42 euro per ogni residente. L’ultima in graduatoria è Roncadelle con 2,35 euro pro capite ma con molta probabilità il dato sarà aggiornato quando saranno resi disponibili i dati riconducibili al 2015 anno in cui sono iniziati i lavori per la costruzione del centro commerciale Elnòs. Sei (Berlingo, Cerveno, Cigole, Collio, Magasa, Milzano) sono invece i comuni nei quali non sono stati concessi permessi a costruire e quindi non hanno indicato da questo capitolo, entrate straordinarie. A livello nazionale tra le grandi città la prima in classifica è stata Roma, con 49,05 euro pro capite. Secondo e terzo posto per Venezia e Milano, con rispettivamente 39,45 e 35,63 euro incassati in media da ogni residente. Le tre città che hanno incassato meno sono state Trieste (8,63 euro pro capite), Catania (7,35 euro) e, ultima classificata tra le città con oltre 200mila abitanti, Napoli, con 3,01 euro per ogni residente. Oltre alle rilevazioni strettamente numeriche riconducibili ai bilanci comunali, il dato è indice della propensione delle imprese a costruire e dei privati a mettere mano ai propri immobili con interventi di ristrutturazione. Ed i numeri di openpolis.it hanno confermato che ancora due anni fa il comparto dell’edilizia soffriva, e tanto. Quest’anno al contrario si è registrata una tiepida ripresa del settore. Segnali positivi sono arrivati infatti dalle industrie che hanno ricominciato ad ampliare le sedi produttive mentre si è registrato un vero e proprio boom del commerciale con una nascita esponenziale di nuovi centri commerciali. Dopo i primi mesi dell’anno si sono invece interrotte le commesse di lavori pubblici così come si è fermato il comparto del residenziale nuovo. Ritmo sostenuto per le ristrutturazioni che dalla conferma degli incentivi e
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agevolazioni previste dal governo anche per il prossimo anno, potrebbe tornare ad avere un nuovo impulso. Roberto Giulietti Giovedì 29 Dicembre, 2016 BRESCIA Istituzioni e consorzi del Garda uniti: «La Tav deve fermare anche sul lago» In un anno 24 milioni di turisti sul Benaco. Cerini: «Lo sviluppo passa anche dall’alta velocità» Progetto inadeguato. Il rischio che il lago di Garda non abbia una fermata dei treni ad alta velocità ai Consorzi bresciani, veronesi e trentini che raggruppano istituzioni pubbliche e le associazioni di operatori turistici, pare proprio incomprensibile. E la ragione è anche in quei 24 milioni di turisti che ogni anno trascorrono le loro vacanze sulle sponde del lago arrivando da mezza Europa e che, da dieci anni a questa parte, crescono ad un tasso del 3/4% l’anno. Ma non solo. Tra le strategie di sviluppo dell’area del Benaco si è puntato anche sulle piste ciclabili che consentiranno di percorrere il periplo del lago, una scelta che favorisce la mobilità sostenibile. Anche per questo al consorzio Garda Unico, che raccoglie i consorzi dei tre territori che si affacciano sul lago e attualmente presieduto da Franco Cerini, pare strana l’idea di escludere un’area che registra il 10% delle presenze turistiche complessive di stranieri in Italia, «da quella che vuol essere una linea di comunicazione moderna, fondamentale per il futuro e con il treno che diventa elemento essenziale per ridurre il traffico più inquinante e anti ecologico di autovetture». E la richiesta di Cerini è chiara: «se si vuole guardare allo sviluppo futuro del nostro territorio, si deve prevedere una stazione ferroviaria del Garda della Tav che consenta ai turisti di raggiungere entrambe le sponde del lago». Nessuna indicazione invece su dove farla. «È innegabile che i cantieri della Tav danneggeranno l’entroterra – ha ricordato Marco Polettini, il presidente desenzanese di Assohotel (Confesercenti) -. Nell’attuale progetto sono otto i chilometri nel comune di Desenzano attraversati dai treni ad alta velocità e non è pensabile sacrificare un territorio sensibile senza in cambio una stazione di accoglienza dove non chiediamo si fermino necessariamente tutti i treni ma almeno una parte». Il rischio che si vuole evitare è di perdere i collegamenti diretti con Venezia o Milano trasformando Desenzano e Peschiera in stazioni adatte solo ad accogliere convogli locali e per brevi trasferte. Anche in questo caso arrivano in soccorso i numeri: «alla stazione di Desenzano nella stagione turistica – ha ricordato Polettini – si fermano 70 treni al giorno e circa 150 mila passeggeri». Gli operatori turistici chiedono «di lasciare al Garda e ai milioni di turisti europei che lo frequentano la possibilità di essere collegati anche attraverso la Tav – ha ribadito Cerini – inserendo anche la modalità di trasporto su rotaia tra le opzioni di quei passeggeri che scelgono le rive del Benaco». E se proprio non ci saranno alternative, gli imprenditori hanno pronto la soluzione: «Se sarà necessario, i turisti ce li andremo a prendere». Roberto Giulietti Mercoledì 28 Dicembre, 2016 BRESCIA La Provincia stanzia 600 mila euro per il rilancio della Fiera di Montichiari Un accordo per potenziare le strutture, ma anche per la promozione delle attività Nero su bianco l’impegno della Provincia di Brescia a sostenere il piano di rilancio del Centro Fiera del Garda di Montichiari. Una volontà, siglata ieri, che si traduce innanzitutto in uno stanziamento di 600 mila euro, spalmati nei prossimi tre anni, destinati al miglioramento strutturale dei padiglioni. Ma l’operazione ha anche un valore politico non trascurabile, visto il peso che palazzo Broletto, già detentore del 20% delle quote, viene ad assumere, guardando alle potenziali collaborazioni con altre istituzioni o con gli enti del territorio. «E’ fondamentale e doveroso investire nel
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Centro Fiera di Montichiari — ha evidenziato il presidente della Provincia, Pierluigi Mottinelli — visto che ha un calendario di iniziative , convegni, eventi fieristici che ne fa un punto strategico per tutto il territorio bresciano e che richiama molti visitatori, non solo dalla Lombardia». Insomma, si parte dalla sistemazione di pavimenti e infissi e dall’adeguamento antisismico per dare voce nuova alla struttura monteclarense, già riferimento nazionale con il mercato agricolo-zootecnico ospitato nei padiglioni ogni venerdì, che cerca anche partner all’estero per affacciarsi su nuovi mercati. «L’intesa ha un valore strategico — ha affermato il presidente della Fiera, Germano Giancarli — perché gli eventi fieristici hanno una ricaduta diretta sull’intero sistema economico e, quando le istituzioni lavorano unite con un obiettivo comune, i risultati non si fanno attendere». Una collaborazione che non solo si rinnova, ma si rinforza e che grazie all’impegno della Provincia «riafferma la centralità strategica del nostro Polo fieristico — ha spiegato il sindaco di Montichiari, Mario Fraccaro — grazie a un investimento notevole, volto a migliorare e potenziare la struttura». Si pensa ad ampliare eventi che sono già di grande richiamo, «penso a Sport Show», aggiunge ancora il sindaco, ma anche a progettarne di nuovi. E in questo senso, mentre si cerca maggiore appoggio anche in Regione, il rapporto con la Camera di Commercio di Brescia e la sua azienda speciale Pro Brixia si è fatto più stretto. «Abbiamo bisogno di tutti. Non abbiamo chiesto alla Camera di Commercio di entrare nel capitale, ma abbiamo chiesto di farsi tramite con le realtà del territorio — ha spiegato ancora Mottinelli — per l’utilizzo del polo di Montichiari che la seconda struttura fieristica per dimensioni in Lombardia». Lilina Golia Mercoledì 28 Dicembre, 2016 BRESCIA Freud sedotto dal lago di Marco Roncalli Il padre della psicanalisi visitò la mostra del Moretto del 1898 e tornò più volte sul Garda ammirandone il clima e la bellezza «Non ho nessuna voglia di tornare a casa…». Era l’estate 1898. E il nostro turista speciale, di ritorno dalla Dalmazia, lasciata a Merano la moglie Martha proseguiva il viaggio da solo: meta generica la Lombardia, da lui mai visitata. E così, passando per Verona, eccolo a Brescia il 13 settembre come conferma una cartolina datata la sera di quel giorno, a dar conto di una visita — probabile — alla Pinacoteca Tosio Martinengo, e di due — sicurissime — al Tempio Capitolino e alla mostra per i quattrocento anni dalla nascita del Moretto: «Ti spero con energie rinnovate a Merano. […] Un pezzetto di Lago di Garda non mi ha fatto alcuna impressione, tanto ero assonnato. Oggi invece ho lavorato molto e faticosamente, sguazzando fra quadri, templi e musei. Molto più che a Verona. Comperato anche qualcosa. Essere da solo mi fa un effetto molto strano. L’albergo è buono e a buon mercato (2,5 L. la stanza). Fra i pittori qui c’è il Moretto, di cui in questo momento è in corsa una mostra per l’anniversario, come per Paolo Veronese a Verona, stupenda, grandiosa [...].Cordialmente Sigm». Sigm è Sigmund Freud (all’anagrafe Sigismund Schlomo Freud): allora un neuropatologo 42enne alle prese con teorie poco considerate, che «mosso dal bruciante desiderio di viaggiare», l’avrebbe fatto sino al 1923 (quando gli fu diagnosticato un cancro) raggiungendo mete svariate (oltre al Belpaese, Grecia, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Usa) spesso in compagnia del fratello minore Alexander e della cognata Minna Bernays, onnipresente al posto della moglie. In questo primo viaggio in Italia (poi girata in lungo e in largo), dopo Brescia, Freud visitò subito Milano con gite a Pavia, Monza, Bergamo. «I laghi li evito accuratamente; li voglio lasciare per l’anno prossimo»: così il padre della psicanalisi in un’altra lettera il 15 settembre 1898. E così sarebbe stato in tanti soggiorni tra il Sudtirolo e l’Italia al cambio del secolo e all’inizio del ‘900, occasioni di amene vacanze lacustri con shopping e relax, ma pure di lavoro. Spigolando l’epistolario freudiano curato da Christfried Tögel Il nostro cuore volge al Sud (Bompiani) ecco da Torbole, il 5 settembre 1900, una cartolina all’amico Wilhelm Fliess (studioso di problemi medico-biologici), con l’illustrazione di una lapide commemorativa di Goethe e il testo.
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«Fatti rapidamente raccontare delle belle giornate su Lago di Garda. Abbiamo fatto bene a venire qui. È un paradiso» scrive in un’altra lettera alla moglie nello stesso giorno, dove si legge a proposito della cognata: «Che con questo Mimma rifiorisca è comprensibile. [...]Ieri siamo stati dalle 12,20 alle 7,30 sul lago lungo la costa fino a Salò [...]È stato troppo bello […]. Domani di nuovo gita in barca per l’intera giornata a Sirmione». Gite di cui Freud informa Wilhelm appena ritorna a Vienna il 14 settembre. Riferendogli appunto delle «due lunghe gite sul lago» che l’avevano portato «una volta a Salò», «un’altra volta a Sirmione» dove si era «aggirato fra le rovine della presunta villa di Catullo». Sul Garda e a Lavarone Freud avrebbe trascorso due mesi (ma con la famiglia) anche nel 1906, mentre il ritorno a Salò (in compagnia di Minna mentre la moglie stava a casa a Vienna), è documentato dalla corrispondenza con familiari e amici (compreso Jung) nel settembre 1908. Il 23 in una lettera a Martha dal Grand Hotel Salò leggiamo: «Amata moglie, Le tue lettere suonano già molto in tono di richiamo alle armi, ma se fossi seduta qui in giardino con noi, indovineresti subito il contenuto della lettera. Cioè che io non voglio tornare finché non è necessario. […]A proposito questo paesino e il lago sono davvero un incanto, si può meravigliosamente riempirsi la giornata seduti in giardino a rimirare il lago e programmare gita che poi non si fanno. […] Minna non è ancora una campionessa di salute, ma almeno è molto serena e ha di nuovo un bell’aspetto. Salutami tutti i marmocchi. […] Tuo Sigm». In una cartolina illustrata da Salò alla figlia Mathilde sempre il 23 si legge: «Da Salò si vada naturalmente tutti i giorni a Gardone. Un saluto pà». E il giorno dopo in un’altra cartolina illustrata alla figlia Sophie: «Così appare l’isola quando le si passa davanti in barca. Qui sei stata con noi. Un cordiale saluto pà». Il 25 settembre altra cartolina postale da Salò alla famiglia con il testo: «Miei cari Molto favoriti finora dal tempo ieri abbiamo fatto una stupenda gita a S. Vigilio passando davanti all’isola. Oggi è più bigio e pare voglia piovere un po’. Pensiamo di partire domenica […]. La tranquillità qui è stata molto gradevole. Cordiali saluti papà». E a sera altra lettera alla famiglia: «Miei cari Tutto sta per finire […]. Io arriverò subito dopo, ma sono molto contento di questo supplemento, perché dopo le ricchissime esperienze dell’estate mi serviva qualche giorno di benessere privo di ulteriori contenuti. A questo scopo Salò e questo albergo sono stati quel che ci voleva. È tutto molto gradevole, senz’essere opprimente per l’eleganza […].L’altro ieri abbiamo fatto un agita in barca a motore, vale a dire da soli, a S.Vigilio, uno dei punti più belli del Lago di Garda, forse il più bello in assoluto […]. Nell’andata abbiamo potuto osservare l’isola con il solito effetto di rancore irriducibile per non essere il principe Borghese». Certo Freud non avrebbe avuto motivo per invidiare quel Paolo Borghese che da anni aveva alienato buona parte del patrimonio. Ad ogni buon conto così continuava: «Ieri e anche oggi ci limitiamo a fare passeggiate durante le quali senza ulteriori motivazioni si sta molto bene. […] In tarda età si evidenzia in me moltissimo talento a godere la vita. Nel complesso è la quiete prima della tempesta. Martedì mattina a Vienna […]. Poi divideremo di nuovo le preoccupazioni e i doveri di quest’anno […] presto dunque. Molto cordialmente papà». Martedì 27 Dicembre, 2016 CORRIERE DEL VENETO - VERONA Ciclovia «Garda by bike», opera strategica per accedere ai fondi Ue VENEZIA La giunta regionale ha approvato, su proposta dell’assessore alle Infrastrutture, Elisa De Berti, uno schema di protocollo d’intesa, preparato dalla stessa Regione del Veneto in accordo con la Provincia Autonoma di Trento e la Regione Lombardia, da sottoporre ai ministeri delle Infrastrutture e delle Attività Culturali e del Turismo, per l’inserimento dell’anello ciclabile «Garda by bike» tra le ciclovie turistiche previste dalla legge di stabilità 2016, affinché sia riconosciuto come infrastruttura strategica di livello nazionale, anche ai fini dell’accesso a eventuali finanziamenti comunitari. «Uno schema d’intesa - spiega l’assessore De Berti - frutto di numerosi incontri con i colleghi della Lombardia e di Trento, predisposto in analogia ai protocolli già sottoscritti nei mesi scorsi per la progettazione e la realizzazione di altre importanti ciclovie come quella del «Sole», percorso Verona-Firenze, e del «Vento», tratto Venezia-Torino. La pista ciclabile del Garda è un intervento di rilievo nazionale, sia perché coinvolge un vasto territorio appartenente a tre diverse realtà amministrative che si affacciano sul più grande lago italiano, sia
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per l’enorme potenzialità attrattiva di flussi turistici che questo anello ciclabile interregionale di lunga percorrenza sarà in grado di esercitare».
Sabato 24 Dicembre, 2016 CORRIERE DEL VENETO - VERONA Malcesine, riapre la funivia ingresso per i biglietti «veloci» ma la neve ancora non si vede MALCESINE Da ieri gli appassionati di montagna (e non solo) possono riprendere la Funivia di Malcesine per salire sulle vette del Baldo. Durante le vacanze natalizie si potrà, così, passeggiare e godersi l’immenso spettacolo del lago di Garda, con lo sguardo rivolto nelle giornate limpide fino alla laguna di Venezia. Per sciare, invece, si dovrà attendere la neve, prevista dal meteo ad inizio gennaio (si spera). Il biglietto della funivia è valido, infatti, anche come skipass sui 4 impianti, tre skilift e una moderna seggiovia quadriposto. La funivia rimarrà aperta fino al 19 febbraio, quando dovrà richiudere di nuovo fino a Pasqua, per la consueta seconda revisione ordinaria annuale alle cabine rotanti. La cerimonia di riapertura è stata anche l’occasione per presentare i lavori di riqualificazione alla stazione di partenza. I soci della funivia, ovvero il presidente della Provincia Antonio Pastorello, il sindaco di Malcesine Nicola Marchesini e Andrea Prando, vicepresidente della Camera di Commercio, affiancati dal presidente della funivia Daniele Polato e dal cda della società pubblica, hanno tagliato il nastro della nuova scalinata (vedi foto): ingresso principale all’impianto di risalita, che insieme ai vialetti di accesso alla biglietteria sono stati ricostruiti e raddoppiati nella larghezza. Questo per consentire un più veloce afflusso di pubblico, che così potrà disporsi in più file e ridurre le code. Con gli spazi allargati, inoltre, si potrà anche acquistare on line il biglietto fast track, cioè il «salta file». E per agevolare ancor più l’accesso sono iniziati anche i lavori di costruzione di due ascensori in cristallo: uno a servizio privilegiato per disabili e utenti con bicicletta o passeggini per raggiungere la biglietteria dalla strada del piazzale esterno; un altro per salire dalla biglietteria fino alla prima stazione di imbarco al secondo piano. «La funivia è simbolo di Malcesine – ha sottolineato il sindaco Marchesini – si interfaccia con il castello: una rappresenta la modernità, l’altro la storia». Annamaria Schiano Torna all’elenco dei quotidiani
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della Comunità del Garda Scrivi nella denuncia dei redditi nel riquadro Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilita' sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all'art.10, c.1, lett a), del D.Lgs.n.460 del 1997
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