COSA VOGLIAMO DAL CALCIO? Quello che vogliamo fare in questo incontro ha solamente lo scopo di sensibilizzare e dare degli strumenti agli allenatori in modo da poter fornire un aiuto e supporto a tutti i bambini con cui tutti i giorni abbiamo a che fare. Senza andare troppo a sindacare sulle cause e su perché dei fatti successi a CATANIA in occasione della partita di serie A, vorremmo capire cosa e come noi, realtà dilettantistica, possiamo fare per i bambini che crescono e che dalla televisione purtroppo prendono esempio. Questo come molte altre situazioni riportate dal mondo del calcio “televisivo” minano tutto quello che di positivo e di educativo il calcio dovrebbe insegnare. Ora noi in veste di allenatori/istruttori abbiamo il dovere di analizzare il problema e cercare di fermarci a pensare e di far riflettere le persone che collaborano con noi: dirigenti e genitori. Lo sport non è solo competizione, è valori, amicizia, delusioni, successi, in una parola, è crescita. Quindi siamo noi, in un certo modo, coloro che devono trasmettere e far crescere in un mondo sano i bambini. Realmente non sappiamo cosa possiamo fare riguardo alla violenza e a ogni tipo di episodio negativo nel calcio, ma dobbiamo assolutamente essere al corrente che esiste una educazione sportiva e culturale, e che ne siamo responsabili tutte le volte che ci relazioniamo con bambini e genitori. Di seguito abbiamo cercato di racchiudere ciò che pensiamo in quattro punti: • • • •
RIFLESSIONI PRESA DI COSCIENZA MEZZI PER “EDUCARE” CONSIDERAZIONI FINALI
COSA VOGLIAMO DAVVERO PERI NOSTRI RAGAZZI Scrivere oggi e riflettere su educazione e prevenzione all’indomani di troppa cronaca nera e’ impegno serio e stimolante.
Pare che nessuna situazione esterna in questa societa’ possa offrire garanzie: il disagio giovanile scorre trasversalmente lungo tutte le latitudini, tocca tutti gli ambiti sociali e sconvolge famiglie “per bene” come ambienti a rischio per definizione. E su questo non c’e’ ormai nessun dubbio. Dalla violenza all’uso di sostanze e di alcol, il mondo dei nostri ragazzi sembra toccato da una seria sofferenza. O noia? O crisi di valori? Saturazione da benessere? Infinite letture, infiniti pareri e appelli accorati al mondo adulto perche’ si impegni maggiormente nell’educazione dei giovani con un occhio a quella parola onnicomprensiva che e’ “prevenzione” Prevenire perche’? Per ragioni etiche, innanzitutto. Una societa’ ove si vive meglio, dove la gente si rispetta, ove esiste una progettualità futura, e’ una societa’ che offre maggiori garanzie di serenita’ a tutti.. E per non trascurabili ragioni economiche. Il disagio, la deviazione giovanile,le tossicodipendenze hanno costi sociali altissimi. Citiamo ancora una volta la lettera ondine di un ex detenuto: “sui libri c’e’ scritto tutto, su come fare, come curare. Come si dovrebbe intervenire nelle periferie, con i ragazzi nei guai: se avessero fatto qualcosa, a conti fatti sarei costato dimeno. Di certo meno di 400mila lire al giorno, che avete speso in carcere, per me.Potevate spendere meglio.. “. Questo e’ il punto di partenza che apre la strada alla domanda che ci tocca piu’ da vicino: cosa puo’ e deve fare il calcio giovanile per l’educazione dei suoi giovani atleti? Moltissimo senza dubbio! Il rettangolo verde (anche quando proprio verde non e’) esercita sui ragazzi un fascino unico; rappresenta il gioco per eccellenza, una sfida importante per la definizione e la realizzazione della proprio personalita’; un confronto con gli altri; una prova per se stessi e le proprio capacita’; un incontro con l’incertezza del risultato, la gioia della vittoria e la frustrazione della sconfitta, il dolore dell’infortunio e l’ingiustizia di una sanzione non meritata. In tutto cio’ e’ contenuta la vita intera, in dimensioni comprensibili anche ai bambini.
Infinite situazioni in cui l’adulto puo’ accompagnare e stimolare una crescita equilibrata del minore,aiutandolo a capire e accettare momenti di esplosiva felicita’ e di profonda frustrazione. Parrebbe molto semplice: ma allora perche’ tanto disagio e tanta tensione sui campi giovanili? Sono forse gli adulti l’anello debole della catena? Distratti, stanchi, polemici, nervosi e disattenti? E’ molto probabile che sia cosi’ e comprendere questo non significa affatto mettere in scena inutili processi a genitori, dirigenti, allenatori, nonche’ arbitri o federazione. Ma piuttosto far scendere in campo la fantasia per creare nuove occasioni di incontro e di dialogo, definire con maggiore chiarezza gli ambiti di competenza e rispettarli, essere pienamente consapevoli del proprio ruolo di educatori e confrontarsi con serenita’ e umilta’ con il proprio territorio e le altre agenzie educative per poter intervenire in modo efficace qualora si presentino problemi seri, osservare con chiarezza le proprie reazioni e cercare innanzitutto di capire cosa vogliamo davvero per i nostri ragazzi. Il nodo del discorso siamo sempre noi. Cosa vogliamo davvero per i nostri ragazzi? E cio’ che desideriamo per loro e con loro e’ un progetto comune o una serie di aspirazioni individuali coperte da tediose frasi fatte...non importa il risultato...basta che i ragazzi si divertano.. ?Siamo sicuri di comunicare con onesta’ i nostri desideri e i limiti entro cui vorremmo realizzarli?Abbiamo stabilito regole chiare anche per i nostri comportamenti? Cio’ che i ragazzi davvero non tollerano e’ l’incoerenza di noi adulti: infinite volte li abbiamo sentiti raccontare e criticare situazioni di orwelliana memoria: “le leggi sono uguali per tutti ma per qualcuno lo sono piu’ uguali....” Non e’ davvero difficile riconoscersi in questo sistema di deroghe infinite e nebulose, cosi’ irritanti alla sensibiita’ cristallina dei bambini e dei giovani! Su questo tema si potrebbe aprire infiniti dibattiti, ma ci preme qui stabilire un altro punto, a nostro avviso irrinunciabile in un discorso educativo serio: l’assoluta necessita’ di comunicazione tra i cosiddetti “adulti di riferimento”, lo scambio cioe’ di impressioni tra genitori dirigenti e allenatori sullo stato d’animo del ragazzo, sulle sue reazioni e sull’umore. Nessuno possiede la verita’, ognuno vede e nota aspetti diversi, ma insieme si possono cogliere per tempo situazioni di disagio piu’ o meno latenti e
magari pensare a un intervento su linee coerenti e comuni attuando un ‘autentica prevenzione. E il pensiero di collaborare allo sviluppo e alla maturita’ di persone nuove e sane ci sembra alto da vincere qualsiasi pigrizia possibile.
DA INCIDERE SULLA PIETRA Lo sai papa’, che quasi mi mettevo a piangere dalla rabbia quando ti sei arrampicato sulla rete di recinzione, urlando contro l’arbitro io non ti avevo mai visto cosi’ arrabbiato! Forse sara’ anche vero che lui (l’arbitro) ha sbagliato: ma quante volte io ho fatto degli errori senza che tu mi dicessi niente....Anche se ho perso la partita, “per colpa dell’arbitro” come dici tu, io mi sono divertito lo stesso. Ho molte altre gare da giocare e sono sicuro che se non griderai piu’, l’arbitro sbagliera’ di meno. Papa’ capisci, io voglio solo giocare, ti prego lasciamela questa gioia, non darmi suggerimenti che mi fanno solo innervosire: “Tira” “passa”, “buttalo giu “...Mi hai sempre insegnato a rispettare lutti, anche l’arbitro e gli avversari e di essere sempre educato e leale. E se buttassero giu’ me, quante parolacce diresti? Un ‘altra cosa papa’, quando il “mister” mi sostituisce o non mi fa giocare, non ti arrabbiare, io mi diverto anche a vedere i miei amici, stando seduto in panchina. E per piacere, insegnami a pulire le scarpe da calcio.Non e’ bello che tu lo faccia al posto mio.Scusami papa’ ma non dire alla mamma, al ritorno della partita: “oggi ha vinto” o “ha perso”, dille solo che mi sono tanto divertito e basta. E non raccontare, ti prego, che ho vinto perche’ ho fatto un gol bellissimo:non e’ vero papa’! Ho buttato il pallone dentro la porta perche’ il mio amico mi ha fatto un bel passaggio e abbiamo vinto perche’ il portiere ha parato tutto e perche’ insieme agli altri ci siamo impegnati moltissimo. Ascoltami papa’, al termine della partita, non venire
nello spogliatoio per vedere se faccio bene la doccia o se so vestirmi: che importanza ha se mi metto la maglietta storta? Papa’ devo imparare da solo! Sta sicuro che diventero’ grande anche se avro’ la maglietta rovesciata, ti sembra? E lascia portare a me il borsone, vedi c’e’ stampato sopra il nome della squadra e mi fa piacere far vedere a tutti che gioco a pallone. Non prendertela papa’, se ti ho detto queste cose, lo sai che ti voglio bene..., ma adesso e’ gia’ tardi, devo correre al campo per l’allettamento. Se arrivo ultimo il mio mister non mi fara’ giocare la prossima volta.
Lettera ai genitori Possiamo considerare l'età dagli 8 ai 12 anni come l'età d'oro della motricità. E' il momento in cui il bambino diventa padrone del proprio corpo e delle proprie facoltà intellettive. Il bambino ha preso coscienza di sé, favorito dalla quasi completa definizione dello schema corporeo e ha adesso un grado di socialità buono, accetta le regole del gruppo ed ha elevato senso di giustizia. C'è quindi un eccezionale disponibilità mentale e fisica che, unita al desiderio ed all'istinto di una sana competizione e confronto con i coetanei, consente al bambino di dar fondo, senza risparmio, a tutte le qualità ed energie di cui dispone. Io credo sia fondamentale che tutti insieme : genitori, allenatore e società convivano in modo esemplare per permettere ai bambini di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Il nostro compito è di plasmarli, perché i giovani hanno caratteristiche diverse, abitudini diverse e dovranno formare un gruppo omogeneo; in modo che qualsiasi obbiettivo si raggiunga in perfetta armonia dentro e fuori del campo. Questo vuoi dire stare vicino ai bambini, seguirli durante la fatica ed il sacrificio fisico e morale per vederne le debolezze e muovere quelle leve che li renderanno capaci di saper soffrire sempre di più per l'esaltazione di quelle doti che li porteranno un giorno ad essere uomini. Occorrerebbe pretendere il più ampio dialogo con i genitori in modo da avere una costante visione della situazione. Quindi tutte le volte che ci capiterà di perdere la pazienza prima di arrabbiarci ricordiamoci che: l'attività viene svolta da un bambino e non da un adulto, cerchiamo di non decidere per lui, di non rimarcargli troppo una partita mal giocata evitando di generare in lui ansia da prestazione.
Cercare di incitarlo sempre a migliorarsi facendogli capire che l'impegno agli allenamenti lo premierà in futuro( rendendolo gradualmente consapevole che così come a scuola anche a calcio per far bene c'è bisogno di impegno serio) . Abituano a fare la doccia, legarsi le scarpe da solo e a portare lui stesso la borsa al campo sia all'arrivo che all'uscita(rendendolo piano piano autosufficente). Cercare di controllarsi nel tifo; capire se dopo un allenamento o dopo una partita è felice, ricordiamoci che sia i compagni che gli avversari di vostro figlio sono anche loro bambini e che pertanto vanno rispettati quanto lui e mai offesi. Rispettiamo l'arbitro e non offendiamolo, molto spesso sono dirigenti e anche loro genitori e tentano di aiutare il calcio giovanile. Tutto questo non vuole insegnare niente a nessuno tanto meno a fare il genitore, semplicemente indirizzare tutti noi sulla stessa strada. E' importante che tutti noi facciamo attenzione non alle cose che diciamo a loro, ma come le diciamo e come le facciamo. Tutti noi siamo diversi e i risultati che abbiamo ottenuto e che otteniamo, dipendono dal nostro "fare" cioè dal nostro comportamento, e dal nostro "essere". Quindi tutti i nostri errori non solo tali ma bensì solo esperienza perchè ognuno di noi è unico e irripetibile. Ogni istruttore allenatore dovrebbe essere consapevole dell’importanza del proprio ruolo, e di quanto lo sport sia veicolo di educazione. Di seguito abbiamo riportato una serie di esempi, letture, o meglio idee che possono ritornare utili per relazionarsi con le squadre. LE SEGUENTI INDICAZIONI POSSONO ESSERE D'AIUTO PER CONSERVARE UN PROFONDO SENSO DELLA GIUSTIZIA E DELLA LEALTA' IN CAMPO E NELLO SPOGLIATOIO • • • • • • • •
Rispettarsi in modo reciproco Offrire sempre aiuto ai compagni Non parlare mai male dei compagni del gruppo Fare amicizia con tutti i compagni Assumersi le proprie piccole responsabilità Le esigenze del gruppo sono prioritarie rispetto a quelle individuali Avere rispetto del materiale altrui manifestare ciò che si pensa
• giocare per divertirsi, imparare ad accettare le scelte dell'istruttore/allenatore INOLTRE: • Allenarsi e competere al massimo delle proprie possibilità del momento, riconoscendo i propri errori e impegnandosi a migliorare • Rispettare le convenzioni sociali tipiche dello sport, riconoscendo le prestazioni positive degli avversari e sapendo perdere • Rispettare le regole e l’arbitraggio , anche quando gli avversari le trasgrediscono o i giudici di gare possono essere percepiti come incompetenti. • Rispettare gli avversari anche nelle situazioni in cui un comportamento diverso favorirebbe la vittoria.
“Il calciatore modello” Questa vuole essere semplicemente una valida guida di riferimento, il più possibile utile a responsabilizzare i bambini e a formare una persona indipendente. Tutte le attività saranno adottate come giochi con l’unico fine di divertirsi, quindi i regolamenti saranno i margini della strada da percorrere. Lo sport è bellissimo riempie di soddisfazioni e di delusioni, occorre onorarLo e rispettare le sue regole . Quindi io ti auguro di fare più strada possibile e di diventare un campione, ma non dimenticare mai i veri valori dell’amicizia della lealtà dell’unione, che solo lo sport ti offre. Di conseguenza il “giocatore modello” è colui che:
• Ha cura delle proprie cose; si pulisce e si ingrassa le scarpe • Si prepara e svuota la propria borsa • Prova e poi impara ad organizzarsi, senza rubare del tempo allo studio • Adotta un atteggiamento positivo nei confronti dei suoi compagni, sorreggendoli nei momenti di difficoltà • Si allena e compete al massimo delle sue possibilità del momento, riconoscendo i propri errori e impegnandosi a migliorare • Rispetta le convenzioni sociali tipiche dello sport, riconoscendo le prestazioni positive degli avversari e sapendo perdere • Rispettare le regole dei!’ arbitraggio, anche quando gli avversari le tradiscono o i giudici si gara possono essere percepiti come incompetenti • Rispettare gli avversari anche nelle situazioni in cui un comportamento diverso favorirebbe la vittoria Tutto ciò ti potrà sembrare troppo impegnativo ma non è così, la maggior parte di queste cose le fai tutte le volte che vai al campo e magari non ci hai mai pensato. Mi auguro che questa guida ti aiuti nel tempo e ti faccia apprezzare di più il tuo sport.
“TRATTATO D’ALLEANZA” Questa carta rappresenta il patto d’unione tra l’allenatore e i suoi giocatori. L’impegno che entrambe le parti si prendono, e che onoreranno fino alla fine della stagione. Sarà un modo divertente e nuovo di prendersi delle responsabilità, sarà stilato completamente insieme e comprenderà: diritti, doveri, obbiettivi comuni e atteggiamenti da adottare(regole) al fine di elevare il gruppo. La pratica del tuo sport è come un investimento sulla salute, strumento per imparare a vivere in gruppo e a stare con i coetanei, relazionandosi con altre figure più grandi, ricavando dallo sport ogni tipo di beneficio fisico e mentale. E’ importante che tu conosca i tuoi diritti e che mai, vengano a mancare: 1.
Diritto di divertirsi e di giocare come un bambino
2. Diritto di fare dello sport 3. Diritto di beneficiare di un ambiente sano 4. Diritto di essere trattato con dignità 5. Diritto di essere istruito e circondato da persone qualificate 6. Diritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi 7. Diritto di misurarsi con ragazzi che abbiano la stessa probabilità di successo 8. Diritto di partecipare a gare adeguate 9. Diritto di partecipare al proprio sport nella massima sicurezza 10. Diritto di avere tempi di riposo 11. Diritto di non essere un campione
E’ fondamentale credere e rispettare le regole; si le norme che dicono cosa fare in una determinata situazione e nello sport, come nella vita, è indispensabile per la convivenza sociale. Comprendere l’importanza della comunicazione tra i compagni e gli adulti che ti circondano, ognuno di voi è fondamentale ed è in grado di offrire un contributo utile. Quindi le regole sono i rifèrimenti che armonizzano e rendono produttivi i comportamenti personali e collettivi. Garantiscono la sicurezza per cooperare e acquisire, dagli altri. Di conseguenza chi non le rispetta esprime un disagio ed non trova altri modi per segnalare la propria presenza. Devono diventare modi comuni e non discutibili, mezzi che garantiscono la libertà e l’iniziativa, abitudini che appagano. Si possono modificare per renderle più funzionali; non vengono imposte ma scoperte e, vissute e risolvono i problemi concreti. Cercheremo insieme di elencarle in modo che tutti siano d’accordo. Tutti insieme cercheremo di collaborare alla costruzione del gruppo, cosa determinante per ottenere dei risultati, per la crescita del singolo e della squadra. Il cosiddetto spirito di gruppo: avere degli obbiettivi comuni, collaborare, sacrificarsi, avere voglia di allenarsi, di imparare. Se ognuno di voi metterà le proprie capacità al servizio della squadra e non viceversa, capendo che il calcio è uno sport collettivo tutto diventerà più semplice.
Esprimeremo al massimo la voglia di confrontarci con i compagni, verificare i progressi, affrontando nuove situazioni. Il nostro agonismo sarà inteso come impegno a dare il meglio di se stessi nei confronti degli altri e che, una prestazione o una vittoria hanno valore quando rappresentano una conquista su se stessi, il frutto di un impegno assunto e tenacemente perseguito. Il calciatore è pronto alla competizione quando comprende e vive nel giusto significato le esperienze della vittoria e della sconfitta. Se saremo in grado di accettare la sconfitta e superarla non avremo nessun timore ad affrontare qualsiasi esame, ostacolo, confronto. Spero di avervi fatto capire quanto è importante il gruppo, non basta mettere insieme 16 giocatori bravi; il gruppo è un obbiettivo da raggiungere, mai scontato in partenza, deve attraversare un ben preciso percorso di maturazione. Voi tutti dovrete percepire quel sentimento di appartenenza che possiamo definire quel vissuto di orgoglio e fierezza dato dall’ essere proprio di questo gruppo. Imposteremo delle norme di condotta chiare ed accettate da tutti, dei valori ed un’ideologia che rappresenterà la colla di unione. Il conflitto fa parte dell’esperienza del gruppo sportivo, per superano è importante capire quali sono gli obbiettivi comuni. Sentirsi importanti e stimati dai propri compagni del “branco” vuoi dire aver allacciato i giusti rapporti, quindi avere l’umiltà di complimentarsi con un compagno , esaltando un fattore positivo o scusandosi per un errore commesso, crea una maggiore unione e stabilisce un legame più forte. Ora proveremo ad elencare gli obbiettivi che ci prefisseremo quest’anno: . • • • • •
Imparare a conoscere e rispettare i nostri compagni Formare e credere nello “spirito di gruppo” Allenarsi divertendosi nel miglior modo possibile Capire che il calcio è uno sport di squadra Essere consapevoli delle nostre doti e qualità, ma rimanendo sempre umili
• Apprendere che si può vincere e perdere, e questo deve intaccare il meno possibile la stima che • abbiamo di noi • Prefissarci le nostre piccole responsabilità • Conoscere bene noi stessi e le nostre reazioni • Sapersi controllare, gestendo sia l’ansia che l’euforia • Rispettare e onorare le regole(tutte) • Apprendere poco per volta le dinamiche del calcio Potrei continuare ancora, in seguito gli obbiettivi verranno rivisti e aggiornati insieme. Vorrei soffermarmi solamente sul concetto di stima. Nella vita è fondamentale avere fiducia di se stessi e nelle proprie capacità. Dall’autostima dipendono i progetti per il futuro, il successo, i rapporti con gli altri. Chi non si stima a sufficienza rischia di cadere in depressione o, comunque, di vivere male, pieno di rabbia, carico di frustrazioni e di rancore verso tutti e tutto. I fattori che influenzano l’autostima sono tanti: i genitori, gli amici, gli istruttori, i primi amori. E ancora quanto pensiamo di essere “attraenti” agli occhi degli altri. Potremmo dire che è il giudizio che ogni individuo ha del proprio valore; il potere è dentro di noi, è nella cura che abbiamo di noi stessi, nella capacità di volerci bene. Prima di concludere voglio analizzare un obbiettivo: il saper “perdere”. La sconfitta brucia sempre, brucia nella mente, punge l’orgoglio e fa diventare fragili e dubbiosi. Ma poi, all’atteggiamento negativo dovrebbe subentrare la curiosità sui perché del fallimento. Saperle accettare, le sconfitte, è l’inizio dell’opera di ricostruzione della propria autostima; non scaricando la colpa sugli altri o sulle fatalità, e neanche fare finta che non è successo niente dimenticando completamente cosa è successo. Se vogliamo davvero un’altra possibilità di vincere, e andare oltre la sconfitta senza negarla, dobbiamo scrollarci di dosso il passato. Il fallimento, infatti, è sempre pronto all’insidia, ma la vostra testa da sola senza l’appoggio del cuore e del coraggio non arriva da nessuna parte. Per raggiungere veramente i vostri obbiettivi, dovete ricordarvi che il vostro segreto è “sentirvi degli eroi”, persone speciali e uniche, che nella
vita vanno avanti incuranti degli ostacoli e che non hanno paura di sbagliare, perché sanno che gli errori possono diventare solidi mattoni per una nuova costruzione di se stessi. e hanno capito che lo sport(o la professione o l’ideale che hanno scelto) sono solo i loro campi di battaglia di esseri umani. Per concludere vogliamo ricordare che nessuno di noi è un educatore, ma che forse occorre solo dare ascolto al buon senso, riflettendo su tutto ciò che è stato riportato, e che ogni tanto andrebbe riletto esclusivamente per il bene dei bambini.
DARE UNA FORTE PERSONALITA’ Presentazione Possedere una personalità forte non vuoi dire avere un carattere duro e intransigente,ma piuttosto una disposizione d’animo in grado d’essere equanime, di prendere le decisioni giuste al momento opportuno. di distinguere, sempre e comunque, le idee dalle persone. Se consideriamo che ciò che rende piacevole una persona è la sua nobiltà, lealtà e onestà potremmo da ciò dedurre che il segreto consiste nella capacità di coltivare le virtù umane. Sembra semplice: è proprio questo il difficile... Ciò è a portata di mano la possibilità di diventare persone di forte personalità, ma la strada e in salita, richiede sforzo e, spesso, bisogna andare contro corrente. E facile osservare quanto poco impegno ci voglia per essere persone mediocri, per lasciarsi andare a seguire la massa. Per mantenersi sempre coerenti, tra il giusto pensiero e il giusto agire, e necessario invece fare rinunce, opporsi alla comodità, alla superbia, alla menzogna. Soprattutto è necessario perseverare in questo atteggiamento tutta la vita; dalla nostra parte avremo il vantaggio che le abitudini si acquistano con la ripetitività degli atti: la quinta volta che ci proporremo di cominciare a studiare a una certa ora prestabilita, ci costerà meno di quanto non ci sia costato la prima volta, perché abbiamo acquistato un modo di agire. Un comportamento che sarà a tal punto parte di noi stessi che se qualcuno ci dovesse dire:” che bravo ragazzo” saremo noi i primi a stupircene. Il
proposito di questo itinerario e tracciare alcune direttive che possono essere d’aiuto nella formazione, lenta e costante, del nostro carattere, per arrivare ad acquisire quella che abbiamo definito “forte personalità”. A qualunque età si può tendere al miglioramento; però la giovinezza, il momento in cui la personalità si plasma, è un’occasione da non perdere. In questa tappa dell’esistenza si semina ciò che verrà raccolto in seguito. Se avremo avuto l’accortezza di seminare una semente sana e abbondante, il raccolto non ci deluderà.
Prima cosa: imparare a conoscerci Arrivare a conoscere noi stessi non è facile. Spesso anche ingerenze esterne rendono difficile arrivare a una buona conoscenza di sé. E certo, per esempio, che se continuiamo a sottolineare i nostri talenti finiremo col dimenticarci dei nostri limiti. Se lodi che ci vengono rivolte non corrispondono alla realtà ci guardiamo bene dal farlo notare, e magari arriviamo a considerarci quasi un modello di virtù. Nel momento m cui siamo posti di fronte alla nuda realtà della nostra limitatezza, e allora che crolliamo. Non tanto per il fatto in se ma perchè acquisita, soggettivamente, la dimensione del dramma. Del resto, a tutti capita di cadere, ma tanto più alto sarà il punto da cui si cade, tanto più gravi saranno le conseguenze. Bisogna tener presente però che, così come non è opportuno ritenersi infallibili, è altrettanto deleterio considerarsi una nullità. L’atteggiamento del pessimista a oltranza amareggia sia la sua stessa vita sia quella di chi gli vive accanto. Il pessimista incallito finirà per non porsi mete nella vita, ne avrà alcun desiderio di migliorarsi e, prima o poi, finirà per cadere nella più totale indifferenza. Nessuno può essere considerato specchio di virtù e nemmeno ricettacolo di tutti i vizi e difetti. Ognuno di noi ha una certa inclinazione verso ciò che più comodo e facile, ma abbiamo anche la capacità per opporci a noi stessi. Dobbiamo solo chiamare le cose con il loro nome: una cosa e la stanchezza, un’altra cosa è la pigrizia; una cosa è il mai di testa, un’altra l’essere scontrosi. È opportuno allora lasciar parlare la nostra coscienza, che non solo rimorde, ma approva e perfino si congratula. Certo bisogna
lasciarle libertà di espressione, anche se quello che ci dice non è piacevole da ascoltare. Altre virtù umane Accanto alla giustizia si trova la lealtà. A tutti piace essere considerati uomini di parola, ma è difficile diventarlo. E facile criticare. Ci vuole una buona dose di autocontrollo per distinguere tra le persone, fatti e opinioni. Così, senza pensarci, finiamo col criticare un modo di agire e la persona stessa, magari di fronte agli altri, non di fronte all’interessato. Proviamo a cambiare punto di vista, e supponiamo di essere ripresi a tu per tu, senza commenti con estranei ai fatti. Costa far notare a una persona un modo di agire sbagliato o inopportuno, ma è indice di vera carità. Se sapremo essere veramente caritatevoli saremo anche ringraziati e comunque, nel peggiore dei casi, saremo cresciuti in fortezza. La fortezza va di pari passo con una virtù che non è più di moda: la sobrietà. E facile vivere dipendenti dall’ultima novità in qualsiasi campo, attribuendo valore alle persone in funzione di ciò che possiedono, non per ciò che sono. Di questo passo si è arrivati a tergiversare da qualcosa di positivo come il desiderio di vivere una vita degna, limitando questa dignità a un contesto solo materiale. Chi pone a fondamento della propria esistenza il massimo benessere, edifica su un terreno inadeguato; invece chi avrà posto il proprio interesse nell’essere migliore attraverso l’esercizio delle virtù, avrà un mezzi per superare ogni tipo di avversità. Proprio per questo non conviene mai fare paragoni con quello che possiedono gli altri, piuttosto valutare seriamente da che cosa possiamo prescindere noi stessi.
Ottimismo sempre e comunque... L’elenco delle virtù che aiutano a forgiare una forte personalità potrebbe continuare; concludiamo, pero, esaminandone una che dovrebbe arrivare a impegnare la nostra esistenza: l’allegria. Possiamo essere per indole ottimisti; qualora non lo fossimo, dobbiamo porre tutti i mezzi a nostra
disposizione per diventarlo. Lo dobbiamo a chi ci vive affianco. Chi è per carattere pessimista frena qualsiasi attività propria e altrui; beninteso, non si tratta di vivere in una beata ingenuità, ma di sforzarci di trovare un lato positivo in quello che ci capita. Ci sono persone che quando qualcosa riesce bene, bevono per festeggiare, e se va male bevono per dimenticare. Il nostro atteggiamento potrebbe essere questo, senza troppo prendere alla lettera la bevuta. Sorridiamo se tutto va bene? Sforziamoci di farlo anche quando andrà meno bene, mettendo tutto il nostro impegno nel migliorare la situazione, e se proprio non dovessimo riuscirci, raccogliamo quello che resta di positivo, che potrà essere un’esperienza per il futuro, una maggiore conoscenza di noi stessi o di altri, una contrizione più sincera. Se a tutto ciò aggiungiamo costanza e impegno nel compiere il nostro dovere, potremo proporci mete anche elevate, con la sicurezza che tutto ciò che ci capita sarà per il nostro bene. Alle volte la sfiducia prende il sopravvento, ma cerchiamo di recuperare presto il timone e tornare a vedere la vita e i suoi avvenimenti nella giusta prospetti
Qualcosa di molto pratico... Ciascuno di noi potrebbe tentare di rispondere a una serie di domande del tipo: faccio sempre quello che più mi piace? Mi lascio trasportare dalla comodità e dalla facilità? Conosco il mio peggior difetto? Mi sono imposto un orario? Cerco di rispettare i gusti degli altri? Rifletto sulle conseguenze delle mie azioni? Mi lamento continuamente? Le risposte non devono essere valutate con un punteggio, come nei test, anzi, teniamocele per noi. Qualora ci accorgessimo di essere lontani da poterci considerare persone di carattere , non è così grave: in questa vita tutto si può migliorare. Bisogna assumere un atteggiamento determinato, cominciare a porsi alcune mete, poche e raggiungibili. Per poi passare a cose più Impegnative………concludendo: ” metto in gioco la mia vita e perdo, e subito Torno a ricominciare, senza vita, un’altra partita. Persa quella di ieri, quella di oggi persa di nuovo Non mi do per vinto, e seguo, e gioco.. . .(A. Gonzales)